COMUNE DI GATTEO Domenica, 26 ottobre 2014 COMUNE DI GATTEO Domenica, 26 ottobre 2014 Prime Pagine 26/10/2014 Prima Pagina 1 Il Resto del Carlino (ed. Forli) cronaca 25/10/2014 Cesena Today Redazione Terremoto, lieve scossa nella notte tra il cesenate e il riminese 26/10/2014 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) Pagina 17 2 3 Scossa di terremoto poco dopo mezzanotte 26/10/2014 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) Pagina 18 4 Pesci morti e schiuma: è allarme 26/10/2014 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) Pagina 18 5 Il Tralcio politica locale 26/10/2014 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) Pagina 18 6 «La Provincia ha fatto un terzo delle opere» sport 26/10/2014 Il Resto del Carlino (ed. Cesena) Pagina 10 7 Serie D, domani derby al Manuzzi Promozione, clou a Castrocaro pubblica amministrazione 26/10/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 7 9 «Qui l' Italia che crea lavoro» 26/10/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 7 11 Diritto di sciopero, polemica su Serra 26/10/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 9 NICOLETTA PICCHIO «Lo sciopero non è la soluzione» 26/10/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 22 CELESTINA DOMINELLI Una solida cultura della legalità 12 14 economia nazionale 26/10/2014 Corriere della Sera Pagina 9 Luigi Offeddu Arriva la lettera alla Ue, segnali di tregua 26/10/2014 Il Resto del Carlino Pagina 7 18 Gozi: a Bruxelles ha vinto Renzi «E ora rifacciamo Maastricht» 26/10/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 10 16 DAVIDE COLOMBO, MARCO MOBILI Manovra «rafforzata» alla Camera 26/10/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 10 20 22 Sperando che il tempo non scada prima politica nazionale 26/10/2014 Corriere della Sera Pagina 2 Fabrizio Caccia Camusso: pronti allo sciopero generale 26/10/2014 Corriere della Sera Pagina 4 Francesco Alberti Renzi alla Leopolda: qui chi crea lavoro E annuncia che resterà... 26/10/2014 Corriere della Sera Pagina 4 Serra apre un caso sul diritto di sciopero 26/10/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 6 Rischio tempi sul Jobs Act Braccio di ferro in commissione F. Alb. 24 26 28 30 26 ottobre 2014 Il Resto del Carlino (ed. Forli) Prima Pagina Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 1 25 ottobre 2014 Cesena Today cronaca Terremoto, lieve scossa nella notte tra il cesenate e il riminese Continua a muoversi la terra in Romagna. Un lievissimo terremoto di magnitudo 2.7 della scala Richter è stato infatti registrato alle 00.57 della notte tra venerdì e sabato nell' Appennino tra le province di ForlìCesena e Rimini. Continua a muoversi la terra in Romagna. Un lievissimo terremoto di magnitudo 2.7 della scala Richter è stato infatti registrato alle 00.57 della notte tra venerdì e sabato nell' Appennino tra le province di ForlìCesena e Rimini. Il sisma ha avuto una profondità di 34,4 km: le località più vicine all' epicentro (nel raggio di 10 km) sono Borghi, Gambettola, Gatteo, Longiano, Montiano, Roncofreddo, San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone. Nel riminese i comuni interessati sono stati Poggio Berni, Santarcangelo, Torriana e Verucchio. Annuncio promozionale Solo poche persone, le più ai piani alti delle abitazioni, hanno avvertito il movimento tellurico. Non si segnalano danni a cose o persone. Redazione Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2 26 ottobre 2014 Pagina 17 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) cronaca Scossa di terremoto poco dopo mezzanotte RUBICONE. Un terremoto di magnitudo 2.7 è avvenuto a mezzanotte e 57 minuti di due notti fa. Il terremoto (con una profondità superiore ai 34 chilometri) ha avuto come comuni a 10 chilometri dall' epicentro Borghi, Gambettola, Gatteo, Longiano, Montiano, Ronco freddo, Savignano, Poggio Berni, Santarcangelo, Torriana e Verucchio. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 3 26 ottobre 2014 Pagina 18 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) cronaca FOCE RUBICONE. Pesci morti e schiuma: è allarme SAVIGANO MARE. A chi ieri mattina passeggiava nei pressi della foce del Rubicone, e sulla spiaggia fino a Gatteo, si presentava uno spettacolo insolito e allarmante. Una lunga schiuma bianca in mare e pesci morti sulla battigia. «Andrebbe esaminata per capire di cosa si tratta affermano alcuni residenti della zona piuttosto allarmati C' è schiuma per chilometri. Quando ci sono le mareggiate è normale che ci sia un poco di schiuma, ma questa è visibilmente troppa. A noi pareva addirittura detersivo, forse sarebbe opportuno farla analizzare». (gm) Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 4 26 ottobre 2014 Pagina 18 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) cronaca Il Tralcio Oggi il centro culturale Il Tralcio sarà presente alla Festa d'autunno con una bancarella con vendita di fiori e piantine e di alcuni libri per l'adozione a distanza. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 5 26 ottobre 2014 Pagina 18 Corriere di Romagna (ed. ForlìCesena) politica locale Gatteo. L' assessore Candoli risponde al dirigente provinciale Raffoni sulle opere intorno al casello A14. «La Provincia ha fatto un terzo delle opere» Il semaforo ciclopedonale che deve essere acceso da scoppiare la polemica. GATTEO. Semaforo pedonale a chiamata ancora spento: il Comune scarica sulla Provincia ogni responsabilità. Come riportato dal "Corriere" nella zona del cimitero, a poche centinaia di metri dalla rotonda per l' accesso al casello dell' A14, un anno fa era stato costruito un semaforo a chiamata. Ma realizzata l' opera da 12 mesi ancora non è entrata in funzione. Se la Provincia indicava una corresponsabilità con l' ente locale nella scelta di non accedere, il Comune si chiama fuori. «Come Comune abbiamo sollecitato in più occasioni la Provincia afferma l' assessore comunale ai lavori pubblici, Daniele Candoli affinché provvedesse a ultimare tutte le opere di messa in sicurezza della zona dell' uscita del casello, ma tutti i lavori promessi ad oggi sono stati eseguiti solo in parte. Riguardo al semaforo ad oggi non è ancora pervenuta all' ufficio tecnico nessuna comunicazione ufficiale dalla Provincia in cui si consegna l' opera al Comune, pertanto il semaforo è ancora sotto la responsabilità della Provincia e verrà acceso solo per le forti pressioni che abbiamo fatto, al fine di garantire la sicurezza di chi si deve recare al cimitero a trovare i propri congiunti. Proprio in vista della ricorrenza del 2 novembre abbiamo richiesto l' attivazione del semaforo, che verrà accesso». E prosegue: «Sono tante le opere che ancora devono essere ultimate che erano state promesse dall' ingegner Raffoni: il passaggio pedonale in sicurezza dell' intersezione tra la Provinciale e la via Fiumicino, l' attraversamento in prossimità della rotatoria che collega la banca al paese, l' asfaltatura di tutti i marciapiedi attorno al casello che oggi versano in un completo stato di abbandono, la piantumazione di una siepe a protezione delle palazzine che affacciano sulla provinciale e la segnaletica orizzontale quasi inesistente. » La conclusione è che «rispetto alle promesse fatte ad oggi sono state spese solo un terzo delle risorse che ci erano state garantite a copertura di tutti i lavori necessari per assicurare il decoro e la sicurezza dell' intera zona adiacente l' uscita del casello. Non è nostra abitudine rimpallare le responsabilità da un ente all' altro, ci siamo sempre e solo impegnati per far sì che le opere promesse venissero realizzate e a dimostrazione della nostra buona volontà abbiamo anche direttamente eseguito interventi che non erano di nostra competenza». (gm) Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 6 26 ottobre 2014 Pagina 10 Il Resto del Carlino (ed. Cesena) sport Calcio La domenica nel pallone. Serie D, domani derby al Manuzzi Promozione, clou a Castrocaro LEGA PRO (10ª giornata). Giocate ieri: L' AquilaPisa 14, Pro PiacenzaSavona 01, GrossetoSpal 23, ReggianaTuttocuoio 20. Oggi si giocano: ForlìLucchese (ore 12.30), CarrareseSantarcangelo (ore 14.30), PistoieseTeramo (ore 14.30), AscoliGubbio (ore 16), San MarinoAncona (ore 18). Domani sera: PontederaPrato (ore 20.45). Classifica: Reggiana 19; Spal 17; Tuttocuoio, Ascoli, Pisa 16; Grosseto, Teramo, Pontedera 14; Prato 13; Pistoiese, L' Aquila, Savona 12; Carrarese 11; Ancona 10; Forlì, Gubbio 9; San Marino, Lucchese 8; Santarcangelo 4; Pro Piacenza 2. SERIE D (9ª giornata, ore 15): Bellaria Imolese, San Paolo PadovaRimini, Abano TermeScandicci, EsteDelta Porto Tolle, FidenzaFiorenzuola, Fortis JuventusThermal Abano, MezzolaraCorreggese, PiacenzaJolly Montemurlo, Virtus CastelfrancoFormigine. Domani sera Romagna CentroRibelle al 'Manuzzi' di Cesena alle ore 20.45. Classifica: Este 16; Piacenza, Fiorenzuola 15; Delta Porto Tolle 14; Rimini, Virtus Castelfranco, Fortis Juventus, Abano Terme 13; Correggese, Mezzolara 11; Ribelle, Bellaria 10; Fidenza, Scandicci 9; Romagna Centro, San Paolo Padova, Thermal Abano 8; Formigine, Imolese 6; Jolly Montemurlo 5. ECCELLENZA (10ª giornata, ore 14.30): AlfonsineFaenza, ArgentanaCm Conselice, Cattolica Meldola, CoppareseVallesavio, RavennaSammaurese, PortuenseCentese, ProgressoTorconca, Real San LazzaroMassa Lombarda, SavignaneseSampierana. Classifica: Cattolica 24; Ravenna 19; Progresso, Sammaurese 18; Alfonsine, Real San Lazzaro 17; Savignanese 15; Torconca 14; Massa Lombarda 13; Sampierana 11; Meldola, Copparese 10; Portuense, Vallesavio 9; Argentana, Faenza 7; Cm Conselice 6; Centese 4. PROMOZIONE (10ª giornata, 14.30). GIRONE C: Surgital LavezzolaPorretta, San PatrizioMedicina, BudrioBagnacavallo, CastenasoRussi, DozzeseSavarna, VadeseCotignola, CasalecchioGranamica, Santa Maria CodifiumeBorgo Panigale, Sasso MarconiComacchio. Classifica: Granamica 19; Russi, Borgo Panigale, Sasso Marconi 17; Castenaso,Medicina 16; Surgital Lavezzola, Porretta 14; Savarna, Casalecchio 13; Comacchio 12; Cotignola 11; Budrio 10; Santa Maria Codifiume 9; San Patrizio 8; Vadese, Bagnacavallo 4; Dozzese 3. GIRONE D: Bakia CesenaticoReal Miramare, CastrocaroFosso Ghiaia, ClasseFya Riccione, MarignaneseForlimpopoli, Ronta ArpaxPietracuta, Sant' ErmeteMisano, San Pietro in VincoliBorghi, Tropical CorianoCervia, VerucchioReal Dovadola. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 7 26 ottobre 2014 Pagina 10 < Segue Il Resto del Carlino (ed. Cesena) sport Classifica: Castrocaro 17; Fya Riccione 16; Fosso Ghiaia, Bakia Cesenatico 15; Classe, S.Ermete, Marignanese 14; San Pietro in Vincoli, Forlimpopoli, Real Miramare 13; Ronta Arpax, Cervia 11; Real Dovadola 10; Misano 9; Pietracuta 8; Verucchio, Borghi 6; Tropical Coriano 4. PRIMA CATEGORIA (8ª giornata, 14.30). GIRONE E: OzzaneseRiolo Terme, Placci BubanoCagliari, AironeOsteria Grande, Castel del RioSan Benedetto, CorticellaZola Predosa, FaroCastelguelfo, LagaroTozzona Pedagna, Sesto Imolese Anzolavino. Classifica: Anzolavino, Faro 19; Corticella 18; Lagaro 14; Sesto Imolese 12; Ozzanese 11; Zola Predosa, Castel del Rio 9; San Benedetto 8; Osteria Grande, Tozzona Pedagna 7; Cagliari, Airone, Placci Bubano 6; Riolo Terme 4; Castel Guelfo 0. GIRONE G: Del DucaReno, CastelbologneseReda, Cava SaivSan Leonardo, CivitellaMarina, PredappioSparta, Ronco EdelweissSavio, San PancrazioFratta Terme, SolaroloSan Zaccaria. Classifica: Sparta 17; Civitella, Reda 15; San Leonardo, Del Duca 13; Reno, Ronco Edelweiss 11; San Zaccaria 10; Savio, Castelbolognese 9; Predappio, Cava Saiv, Solarolo 7; San Pancrazio 6; Marina, Fratta Terme 4. GIRONE H: Bagno di RomagnaVerucchio, CorpolòSan Clemente, DiegaroViserbella, Igea Marina Tre Esse Saludecio, MorcianoGambettola, RumagnaGiovane Cattolica, San LorenzoPinarella, StellaGatteo. Classifica: Gatteo 16; Morciano, Diegaro 14; Viserbella 12; San Clemente, Corpolò, Giovane Cattolica, Pinarella 11; Igea Marina, Rumagna, Gambettola 10; Bagno di Romagna 9; San Lorenzo 6; Tre Esse Saludecio 4; Verucchio 3; Stella 2. SERIE A FEMMINILE. Il campionato ieri e oggi osserva un turno di riposo, a causa degli impegni della nazionale azzurra. Nel prossimo weekend si riprenderà con la quarta giornata d' andata, in programma il derby romagnolo Riviera di RomagnaSan Zaccaria. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 8 26 ottobre 2014 Pagina 7 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione La lunga crisi. «Qui l' Italia che crea lavoro» Renzi alla Leopolda: «La Cgil? Piazza bella e importante ma non può fermare il Paese» FIRENZE. Dal nostro inviato «Qui c' è l' Italia che non si arrende, che si rimette in moto, che crea speranza e posti di lavoro». È ancora mattina e Matteo Renzi apre il secondo giorno della quinta edizione della Leopolda illustrando i lavoro dei 100 tavoli che si susseguiranno per tutti il giorno. Molti i ministri seduti a discutere con esperti e militanti, 12mila le persone transitate nella vecchia stazione di Firenze in due giorni. Sul palco si alternano intanto molti big dell' imprenditoria italiana, da Patrizio Bertelli al re del cachemire Brunello Cucinelli. Imprenditori milionari, e comunque storie di lavoratori tenaci che hanno successo anche in tempi di crisi. «L' Italia che non si arrende», appunto. È in questa operosità, in queste testimonianze di successo, nella discussione dei 100 tavoli sul programma di governo e nelle proposte che ne usciranno la risposta del premier alla piazza della Cgil. Più di un milione di persone secondo gli organizzatori. «Erano in 300mila», si lasciano sfuggire invece dall' entourage renziano. Comunque «una bella piazza», commenta poi Renzi in serata in collegamento dalla Leopolda con il Tg3. La parola d' ordine è non polemizzare più di tanto, il Pd renziano ha forza bastevole per essere ecumenico. E per andare avanti in ogni caso. «Credo che quando ci siano manifestazioni come queste non ci sia da dire, ci sia da ascoltare. Una piazza bella, una piazza importante, che dice no ad alcune proposte del governo. Ci confronteremo, ascolteremo, come abbiamo sempre fatto, poi andremo avanti, perché se c' è una cosa che non si può fare è pensare che una piazza blocchi un Paese», ripete il premier. Talmente deciso ad andare dritto, soprattutto sulla riforma del lavoro già "venduta" in Europa a riprova della volontà riformatrice del governo, che vede davanti a sé due mandati («ma non oltre il 2023, nello spirito della Leopolda»). Certo, in piazza c' erano anche tanti dirigenti e parlamentari del Pd, e qui il discorso è diverso. Una manifestazione politica contro il premier e contro il governo da parte di appartenenti allo stesso partito è altra cosa. Ma Renzi non ha voglia di polemizzare neanche in questo caso. «Nel Pd ci sono due anime diverse, assolutamente ammette . Un grande partito che rappresenta più del 40% ha il dovere di avere opinioni diverse, a me è capitato di essere in minoranza, ma non sono scappato. Sono rimasto a fare la minoranza. Quando ho vinto il congresso le parti si sono invertite. Un partito che è democratico ascolta e rispetta gli altri, io ascolto e rispetto quella parte del Pd che era in piazza a manifestare insieme alla Cgil». Che Stefano Fassina abbia già detto che voterà la sfiducia se il Jobs act non sarà modificato, a partire dall' articolo 18, è altro paio di maniche. Si vedrà. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 9 26 ottobre 2014 Pagina 7 < Segue Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione Intanto nel Pd «della nazione» di Renzi possono starci sia Fassina sia l' imprenditore Davide Serra, che proprio ieri invocava limitazioni allo sciopero per i pubblici dipendenti e che proprio ieri ha preso la tessera del Pd. L' unico sassolino dalle scarpe Renzi se lo toglie rispondendo a Rosy Bindi, che ha appena bollato la Leopolda come «contromanifestazione imbarazzante», innescando scintille in tv con Debora Serracchiani e la risposta della Boschi («Nessuna "conta" ne scontro»). «Il Pd ha preso il 40% anche perché ci sono persone è stata la replica di Renzi che erano abituate ad andare tutti i giorni a far polemica in tv che sono state messe da parte. Abbiamo bisogno di un Pd che smetta di far polemica, ma anche di un Pd che vinca, non che perda». Insomma il Pd ha vinto quando ha deciso di rottamare proprio politici di lungo corso come la Bindi. Bindi a parte, il low profile scelto da Renzi verso la manifestazione romana e seguito anche dai fedelissimi riuniti alla Leopolda non sposta in ogni caso la linea del governo. Sul jobs act il governo va avanti, non ci saranno modifiche sull' articolo 18. E se il premier non recederà neanche davanti allo sciopero generale, men che meno ha intenzione di farsi dettare la linea dalla minoranza del Pd. La battaglia si sposta alla Camera. Em. Pa. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 10 26 ottobre 2014 Pagina 7 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione La provocazione. «Va limitato nella pubblica amministrazione» Ed è scontro duro con la Cgil. Diritto di sciopero, polemica su Serra A gettare benzina sul fuoco tra sostenitori del premier Matteo Renzi, da un lato, e Cgil e minoranza Pd, dall' altro lato, ci ha pensato il finanziere, amico del premier, Davide Serra, proprietario del Fondo Algebris. Dalla Leopolda in una giornata già tesa, con la manifestazione a Roma del sindacato guidato da Susanna Camusso Serra ha chiesto di limitare il diritto di sciopero nella pubblica amministrazione. Il sindacato è insorto e che critiche sono venute anche dagli oppositori interni a Renzi. Lo stesso premier è apparso infastidito, tanto che dal palco della Leopolda ha fatto subito smentire dalla deputata Silvia Fregolet la linea di Serra: «Lo sciopero è un diritto costituzionale». Il finanziere ha premesso anch' egli che scioperare è «un diritto» ma ha invitato a «capire che è un costo» e ha fatto l' esempio di due potenziali investitori inglesi in Italia scoraggiati da uno sciopero del personale di volo, che aveva impedito loro di atterrare sul suolo italiano. Per Serra, che ha un ruolo centrale nei lavori del think tank renziano, il diritto di sciopero «dovrebbe essere molto regolato, prima che tutti lo facciano random» perché in caso contrario «chi deve venire domani a investire non ci viene». «Se vogliono aumentare i disoccupati facciano lo sciopero generale» ha detto. Camusso ha replicato a muso duro, chiamando in causa lo stesso Renzi. «Al presidente del Consiglio vorrei dire che la Leopolda ospita il finanziere Serra, che si permette di dire che bisogna intervenire sul diritto di sciopero perché è un costo. Sappia il finanziere che quel costo non è dei finanzieri ma dei lavoratoti che rivendicano i loro diritti». In Italia il «diritto di sciopero» è sancito nell' articolo 40 della Costituzione, ed è regolato dalla legge 146 del 1990 poi modificata dalla legge 83 del 2000. La norma tende a bilanciare il diritto allo sciopero con «i diritti della persona, costituzionalmente tutelati» come quello alla «libertà di circolazione». In questi ambiti devono essere garantiti i servizi indispensabili, nonché deve essere dato un preavviso di almeno 10 giorni. Negli ultimi anni, è stata avviata una riflessione per risolvere due aspetti critici della normativa: l' effetto annuncio (il danno provocati da uno sciopero revocato all' ultimo minuto) e il problema della rappresentanza (per evitare che l' agitazione sia proclamata solo da sigle minoritarie). In Germania, per esempio, la proposta di sciopero deve essere prima sottoposta a referendum: passa se vota a favore il 75% dei lavoratori interessati. An. Mari. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 11 26 ottobre 2014 Pagina 9 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione La lunga crisi. «Lo sciopero non è la soluzione» Squinzi: bene il taglio dell' Irap ma ora agire sull' Imu su capannoni e macchinari. Nicoletta Picchio NAPOLI. Dal nostro inviato Descrive un nuovo modello di società e di economia che chiama tutti insieme a «nuove responsabilità», dicendo basta con il debito e la spesa corrente, basta con l' inefficienza nel lavoro, pubblico e privato, più cultura del rischio, più merito e selezione: «così creeremo nuove imprese e lavoro». Convinto che «siamo all' inizio di una stagione di r i d i m e n s i o n a m e n t o d e l p e r i m e t r o pubblico c h e comporterà il ripensamento del nostro modello di sviluppo». In questo contesto per Giorgio Squinzi la questione «cruciale» è far ripartire il lavoro e la domanda interna, una spinta che non si innescherà «senza un robusto impulso del governo sugli investimenti in infrastrutture. Tutti ne siamo convinti». Su questo terreno si giocherà «l' alleanza del coinvestimento tra pubblico e privato», potrà aumentare «la competitività sui mercati delle imprese manifatturiere, elemento propulsivo dell' economia». Sono queste, secondo il presidente di Confindustria le sfide, «non la difesa di una realtà passata, di cui non abbiamo nessuna nostalgia». Ed ha continuato ad incalzare sulla necessità di cambiamento: «usciamo una volta per tutte dalla sterile difesa dei diritti formali che oggi sono di pochi, di quelli che non vogliono capire che il mondo è cambiato». È la tarda mattinata di ieri, Squinzi parla alla Città della Scienza di Napoli, dove quest' anno si è trasferito il convegno di Capri dei Giovani imprenditori, negli stessi momenti in cui a Roma Susanna Camusso conclude la manifestazione Cgil. E riceve l' applauso più forte mentre dedica «una riflessione» a questa scelta di scendere in piazza e al possibile sciopero generale: «non credo francamente che in questo momento di grave crisi, manifestazioni o scioperi siano la migliore delle soluzioni». Dopo sei anni di crisi, «rilanciare il sistema industriale e aumentare il suo livello competitivo è una priorità indifferibile per l' economia, come per la finanza pubblica». C' è assoluto bisogno, secondo il presidente di Confindustria, «di tornare ad un credito prossimo alle imprese». C' è la questione fisco. Squinzi ha ripreso la definizione utilizzata dal presidente dei Giovani, Marco Gay: «inferno fiscale, non posso che concordare. È indispensabile che la pressione sia rimodulata e ridotta in modo da favorire l' espansione dell' attività d' impresa». Quindi non si può che «plaudire» secondo il presidente di Confindustria, «alla scelta del governo e del presidente Renzi di eliminare dall' Irap il costo del lavoro, la più perfida delle tassazioni, e di decontribuire le assunzioni a tempo indeterminato». Finalmente, ha aggiunto «dopo anni di promesse un atto che costruisce la fiducia, con novità concrete». Resta aperta la questione del prelievo fiscale sui beni strumentali all' attività d' impresa che per Confindustria è una scelta sbagliata: «so però che anche Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 12 26 ottobre 2014 Pagina 9 < Segue Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione questo è un dossier aperto sul tavolo del presidente del Consiglio». In un paese moderno il fisco deve incentivare le imprese a crescere, «non comportarsi come il suo freno più rigido». La legge di stabilità contiene le misure di politica economica che il governo vuole realizzare per far ripartire il paese: «una manovra finanziaria che dà speranza», ha detto ieri Squinzi, ricordando la promessa fatta al convegno venerdì mattina dal ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan, cioè che i saldi e la filosofia della legge sono un vincolo. Il presidente di Confindustria spera ancora in uno sforzo maggiore a sostegno della ricerca e innovazione, in un appoggio convinto al "Made In". «L' obiettivo strategico è in sintesi una diminuzione dei costi operativi d' impresa», energetici, fiscali, quelli originati dall' inefficienza della Pa, dall' illegalità e dalla corruzione. E attende «con fiducia» la conclusione dell' iter della riforma del mercato del lavoro, per facilitare un migliore incontro tra domanda e offerta. Bisogna rilanciare il sistema industriale, ha sottolienato più volte Squinzi, elemento da cui la ripartenza dell' economia non può prescindere. E si è rivolto all' Europa e alle politiche restrittive che «hanno imposto rigidità incomprensibili» ed hanno «finito per esasperare ulteriormente le nostre debolezze». Il presidente di Confindustria ha citato di nuovo Padoan: se si parla assai meno di austerità in Europa è anche merito dell' Italia. «Lettere o non lettere, pubbliche o riservate qualche segno di un maggiore buon senso si intravede e questo è buon segno». Non occorrono «estremismi del debito o della cieca austerità», ma «un ragionevole tasso di flessibilità e un piano di investimenti fatto di obiettivi chiari e risorse reali». L' Italia deve essere un paese «con un nuovo sentire culturale e una nuova coscienza». Non bisogna temere, ha concluso Squinzi, «qualche dispiacere e qualche dissenso. Soprattutto resistenze dovute alle grandi inerzie che ci sono. Un grande lavoro ci attende, ma il lavoro e l' impegno non ci fanno paura». © RIPRODUZIONE RISERVATA. NICOLETTA PICCHIO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 13 26 ottobre 2014 Pagina 22 Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione TAVOLA ROTONDA CON CALTAGIRONE, CAPOLUPO, MORETTI, PIGNATONE, RECCHI E SEVERINO. Una solida cultura della legalità Per chi fa impresa e vuole investire servono regole certe e condivise. Celestina Dominelli Il messaggio finale è chiarissimo: le incertezze nella conclusione delle vertenze giudiziarie, per non dire degli effetti nefasti della corruzione unitamente a una pubblica amministrazione che talvolta è incline alla parzialità e alla scarsa trasparenza, rappresentano una vera zavorra per l' economia del Paese. Ergo, servono regole chiare e omogenee, ma occorre anche una solida cultura d' impresa affinché il perseguimento degli utili non sia disgiunto dalla salvaguardia degli aspetti etici e sociali. Non a caso ieri, Paola Severino, ex ministro della Giustizia e prorettore vicario della Luiss, nell' inaugurare, presso l' ateneo capitolino, il ciclo di incontri da lei curato "Sui sentieri della legalità" (i prossimi, rispettivamente, sulla corruzione e sulle mafie bianche sono in programma il 29 ottobre e il 26 novembre), ha voluto riunire attorno allo stesso tavolo, per il primo appuntamento "Etica e impresa nel mercato globalizzato", manager affermati e rappresentanti delle istituzioni per declinare un binomio non sempre scontato. Tanto più in un Paese in cui la poca certezza delle regole torna ciclicamente a pesare. Francesco Gaetano Caltagirone, presidente dell' associazione Amici della Luiss, lo dice con la consueta franchezza. «Oggi le imprese hanno bisogno di una giustizia penale che funzioni e che sia rapida, ma anche di una pubblica amministrazione che sia terza. Serve una giustizia giusta e una Pa non di parte. Le imprese straniere non investono in Italia perché hanno paura di una giustizia imprevedibile. Ma aggiunge si rischia che siano gli stessi imprenditori italiani a non investire più e ad andare altrove per l' incertezza del diritto civile, penale e amministrativo». Sono quindi necessari, precisa l' imprenditore, «la terzietà della Pa, condizioni di concorrenza leale e la certezza del diritto». Su un punto tutti convergono: «Il rapporto tra la Pa e l' impresa non deve essere conflittuale», come rimarca anche Saverio Capolupo, comandante generale delle Fiamme Gialle, per poi osservare «che molte cose sono state fatte, dai principi di contabilità internazionale al rating di legalità», ma diversi nodi restano ancora sul tappeto. «Stiamo cercando di fare il possibile per ripulire i mercati prosegue e assicurare una concorrenza leale, non è facile e i dati lo dimostrano». Ma guai a pensare, avverte, «che la criminalizzazione del sistema economico sia la soluzione del problema». Una solida cultura della legalità non si ottiene infatti solo a colpi di sanzioni, ma si costruisce anche, e forse soprattutto, agendo sulla formazione dei futuri cittadini e delle future leve imprenditoriali. Capolupo ricorda così il progetto di Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 14 26 ottobre 2014 Pagina 22 < Segue Il Sole 24 Ore pubblica amministrazione educazione alla legalità economica che la guardia di finanza sta portando avanti negli istituti primari e secondari insieme al Miur. L' asse con gli studenti, dunque, è cruciale, come sottolinea anche l' ex ministro Severino che, dal canto suo, sta promuovendo una serie di incontri sul tema della legalità nelle scuole. «Il discorso dell' educazione è fondamentale e tale, per esempio, si è rivelato anche in quei Paesi in cui la corruzione è endemica. Bisogna insegnare da quando si è piccoli che la corruzione è un peccato grandissimo». Ci sono quindi tanti tasselli, tutti egualmente importanti. Ma, per chi fa impresa, occorre partire dalle regole. Mauro Moretti, numero uno di Finmeccanica, è netto. «Non si possono continuare a fare le leggi solo in Italia. Già siamo piccoli come imprese e come Paese, tutti questi fardelli non ci aiutano. Come minimo ci vuole uno spazio europeo, altrimenti ci autoescludiamo». Serve dunque una omogeneizzazione delle regole, ma occorre riflettere, suggerisce il manager, sulla obbligatorietà del procedimento penale. «Bisognerebbe immaginare una sorta di "stress test" che consenta di andare a verificare se esistono a livello d' impresa certi fondamentali tali per cui non è possibile scalzare il corpo solo perché sono successi certi fatti», chiosa Moretti dopo aver ricordato l' inchiesta della procura di Busto Arsizio sull' affaire della fornitura di 12 elicotteri al governo indiano che ha visto archiviata la posizione del gruppo, tirato in ballo per la responsabilità oggettiva fissata dalla legge 231 del 2001. Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Roma, tira quindi le somme spostando l' attenzione su un altro fronte. «La grande corruzione vede protagoniste politica e imprese e dobbiamo combattere questi fenomeni con strumenti normativi anche di tipo straordinario, come forme di non punibilità per corruttore e corrotto che denunciano («purché ci sia poi come contraltare una norma che punisca chi non dice la verità», aggiunge la Severino)». Però, ammonisce il magistrato, «le leggi da sole non risolvono i problemi, alla base di tutto ci sono le scelte individuali». Perché, gli fa eco Giuseppe Recchi, presidente di Telecom, ci sono sì gli strumenti, come la governance, per ridurre le degenerazioni nell' attività aziendale, ma resta centrale «la cultura d' impresa che alcuni manager ritengono invece un tema di complemento, dimenticando che ha un' importanza tangibile quanto quella dei numeri o dei business plan. Noi come manager siamo infatti ugualmente gestori di budget e gestori di valori». © RIPRODUZIONE RISERVATA. CELESTINA DOMINELLI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 15 26 ottobre 2014 Pagina 9 Corriere della Sera economia nazionale Arriva la lettera alla Ue, segnali di tregua Attesa per domani la risposta del Tesoro. Katainen: bene le riforme strutturali, vediamo che cosa cambia. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Giusto sperare, vietato illudersi. Di giorno in giorno, si attende la risposta del governo italiano alla lettera della Commissione europea che ha rosolato il suo piano di Stabilità, descritto più o meno come un colabrodo. La risposta dovrebbe arrivare domani. E altre forche caudine incombono: il 4 novembre, la diffusione delle previsioni economiche d' autunno da parte della stessa Commissione. Intanto la prima fiammata polemica fra Roma e Bruxelles sembra essersi placata, i negoziati fra le due capitali hanno portato al compromesso (riduzione dello 0,3% del deficit strutturale italiano invece dell' originario 0,7% richiesto dalla Ue, e dello 0,1% offerto dall' Italia). L' aria in generale è quella di una chiusura indolore entro giovedì prossimo, grazie appunto a un compromesso in gran parte politico . Ma una cosa sono gli auspici, e un' altra poi i fatti reali. E il fatto più reale di tutti, adesso, è: nessuno sa con certezza se la letterarisposta firmata da Pier Carlo Padoan, il ministro delle Finanze italiano, riuscirà a placare tutti i dubbi (tradotti alla buona: «ma dov' è che li trovate i soldi?») espressi nell' altra missiva da Jyrki Katainen, il finlandese commissario europeo alla crescita, all' occupazione e agli investimenti. Gli ottimisti pensano decisamente di sì, che ci riuscirà. Per esempio lo pensa Davide Serra, presidente del Fondo Algebris, intervenuto ieri all' incontro della Leopolda promosso dal premier Matteo Renzi: «So da feedback (commenti, ndr ) stranieri, non attraverso canali italiani ha detto ieri ai giornalisti che quando il premier ha presentato il suo piano alla Commissione europea, il commissario Katai nen gli ha fatto i complimenti dicendo che ha presentato un piano ambizioso». E ancora: Katainen avrebbe lodato il piano dicendo che «per la prima volta fa la cosa giusta, taglia la spesa e taglia le imposte»; e avrebbe detto anche «che c' è un piccolo problema, che per 20 anni come Italia siamo andati là, abbiamo presentato delle cose e non le abbiamo rispettate. Il fatto che poi ci abbiano detto "va bene, ve la passiamo", è un segnale che i partner vedono la differenza e hanno fiducia». N on c' è ragione di dubitare dei feedback stranieri del finanziere. Almeno ieri, però non hanno trovato Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 16 26 ottobre 2014 Pagina 9 < Segue Corriere della Sera economia nazionale conferme tra le fonti della Commissione europea. Se non questa: resta valida la lettera di Katainen a Padoan. «Vorrei consultarla diceva fra l' altro sulle ragioni per cui l' Italia pianifica la non obbedienza al patto di Stabilità e crescita nel 2015». Giusto sperare, vietato illudersi. Luigi Offeddu. Luigi Offeddu Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 17 26 ottobre 2014 Pagina 7 Il Resto del Carlino economia nazionale Gozi: a Bruxelles ha vinto Renzi «E ora rifacciamo Maastricht» Il sottosegretario agli Affari europei: ci vuole una revisione dei trattati. ROMA SANDRO Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, il risultato dello scontro Renzi Commissione Ue 1 a 0? «Sì, ha vinto Renzi. Stiamo cambiando l' impostazione della politica economica della Ue. La nostra battaglia era fondamentale per vincere il muro di un' Europa concentrata solo su rigore e austerità. Una battaglia vinta in due tempi. A giugno, la Ue si è impegnata a una nuova agenda che, nei prossimi cinque anni, si concentrerà sugli investimenti, la crescita e per creare nuovi posti di lavoro. Un impegno preso in comune da tutti i capi di Stato dell' Unione. In questi ultimi due giorni abbiamo giocato il secondo tempo». Con quale intento? «Renzi ha scosso il muro dell' ipocrisia e della burocrazia di Bruxelles, presentando una Legge di stabilità che ha messo al centro proprio la crescita. Una legge che non solo è compatibile con le regole europee e con un nuovo approccio alla flessibilità dei Trattati, ma che può favorire la crescita e gli investimenti proprio nel solco di quel piano Juncker di 300 miliardi che su nostra precisa richiesta e spinta l' intero Consiglio europeo (quello dei capi di Stato e di governo che si è appena concluso, ndr) ha deciso di sostenere». A che prezzo, però? Basteranno i 3,4 miliardi previsti in Finanziaria? «Abbiamo concordato con la commissione uscente presieduta da Barroso un' aggiustamento del rapporto deficit/Pil allo 0,3% dallo 0,1% previsto. Vedremo quanto impegnare della clausola di salvaguardia' messa nella Legge di stabilità (i 3,4 miliardi, ndr), ci sta lavorando il ministro dell' Economia Padoan. Entro domani risponderà alla lettera della Commissione, ma quella cifra non è più trattabile. Il punto politico è che la logica aritmetica di Bruxelles è stata sconfitta». C' è stata triangolazione con altri Stati e i rigoristi della Commissione? «Abbiamo discusso non con altri Stati, ma con la Commissione uscente (Barroso) ed entrante (Juncker). A Bruxelles hanno capito che l' Italia non scherzava. Renzi ha fatto quello che ha detto e i parametri rigidi e aritmetici in voga a Bruxelles sono stati battuti. Ma affinché il governo dell' Eurozona diventi davvero democratico i suoi leader devono poter prendere loro decisioni politiche senza farsi risucchiare da una deriva criptoburocratica». Finora avveniva questo? «La governance democratica deve vincere sulle potenti burocrazie, le istituzioni dell' Unione devono lavorare più in sinergia e soprattutto il funzionamento dei vertici dei leader europei deve cambiare: servono meno dettagli tecnici e più scelte politiche vere». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 18 26 ottobre 2014 Pagina 7 < Segue Il Resto del Carlino economia nazionale Anche i trattati di Maastricht devono e possono cambiare? E come? «Per l' intero semestre italiano siamo molto impegnati a migliorare il funzionamento della Ue con questi' trattati. Faremo delle proposte specifiche a dicembre, in particolare per rendere più efficace il lavoro legislativo e politico europeo. Al momento ci sono ancora resistenze a una revisione formale, anche limitata, dei trattati, per certi aspetti superati e inadeguati. Ma per una vera governance politica ed economica dell' euro all' altezza delle sfide è necessaria, e auspicabile, una revisione dei trattati nell' arco della nuova legislatura europea». Ettore Maria Colombo. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 19 26 ottobre 2014 Pagina 10 Il Sole 24 Ore economia nazionale La lunga crisi. Manovra «rafforzata» alla Camera Emendamento per la richiesta Ue Tasse regionali e clausole salvaguardia, verso modifiche. Davide Colombo Marco Mobili ROMA Partirà solo domani la lettera del Governo con le risposte alle osservazioni critiche di Bruxelles sulla manovra 2015. Mentre martedì la presidente della Camera, Laura Boldrini, aprirà formalmente la sessione di bilancio con l' esame di ammissibilità su tutti i contenuti del ddl di Stabilità. Il testo della missiva, che sarebbe già stata messa a punto all' Economia, non dovrebbe contenere cifre né indicazioni operative sulla «correzione aggiuntiva» che verrà attivata per assicurare la nuova traiettoria di riduzione del deficit strutturale (attorno allo 0,3% del Pil, ovvero 4,8 miliardi). Si ribadiranno le ragioni di fondo che hanno portato al rinvio del pareggio di bilancio, le famose «circostanze eccezionali» determinate da un triennio di recessione con i rischi di deflazione, e si confermerà la portata espansiva attesa dalle riforme messe in campo: 0,1% nel 2015, 0,4% nel 2018. La «dote di riserva», già individuata per 3,3 miliardi nel testo della Stabilità e che potrebbe essere estesa per altri 1,5 miliardi (via maggiori entrate generate dalla riforma delle tax expenditures), verrebbe invece presentata formalmente entro i primi giorni di novembre con un emendamento governativo all' articolo 17 (comma 19), in tempo utile affinché il ministro dell' economia, Pier Carlo Padoan, possa presentarsi all' Ecofin del 9 novembre con la soluzione completata. Tutti questi passaggi saranno gestiti con una trattativa continua con Bruxelles, anche in vista del passaggio di testimone previsto a fine mese tra Josè Manuel Barroso e JeanClaude Juncker e tenendo in conto che il 29 ottobre la Commissione uscente darà comunque il suo primo verdetto sulle leggi di bilancio di tutti i Paesi. Con l' emendamento presentato subito dopo quel passaggio il confronto dovrebbe considerarsi chiuso fino alla nuova valutazione a tutto campo della manovra che si farà la primavera prossima. Intanto da martedì con l' ammissibilità e il possibile stralcio di alcune norme, la sessione di bilancio entrerà nel vivo. Il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd), già al lavoro per predisporre l' istruttoria sui 47 articoli presentati dal Governo a Montecitorio, punta a un approccio molto rigoroso per evitare, fin da subito, qualsiasi assalto alla diligenza. Tutte le norme «tipiche dei decreti omnibus verranno dirottate verso quel tipo di strumento». Il presidente della commissione Bilancio è convinto che la manovra debba essere rafforzata: «La legge di stabilità per il 2015 è una sorta di casa di vetro ma con alcune ambiguità che vanno chiarite». Non solo. «Le buone intenzioni sono evidenti dice Boccia ma ci sono dei rischi evidenti che questo Paese non può permettersi come le clausole di salvaguardia che potrebbero far lievitare l' Iva fino al 25,5%». Per Boccia sono almeno tre i fronti su cui sarebbe possibile intervenire. Primo fra tutti il fronte delle Regioni: «Occorre disinnescare un qualsiasi aumento delle imposte locali o una riduzione dei servizi». Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 20 26 ottobre 2014 Pagina 10 < Segue Il Sole 24 Ore economia nazionale Sul bonus degli 80 euro, poi, sarà necessario, sempre secondo Boccia, giungere quanto prima a una sua definizione come taglio di tasse e non come maggiore spesa, «soprattutto per rendere più incisivo il vantaggio fiscale sia per i dipendenti che lo ricevono sia per gli stessi datori di lavoro». Sul fronte delle entrate, invece, per il presidente della Bilancio si potrebbero esplorare anche altre strade per recuperare maggiori risorse, come ad esempio, un possibile aumento della tassazione sulle multinazionali del Web: «Lo scorso anno il Governo Letta è riuscito a recuperare maggiori imposte per 137 milioni. Su un potenziale mercato di 25 miliardi, si potrebbe arrivare già quest' anno a recuperare almeno 500 milioni». Se poi il Governo dovesse chiedergli di imbarcare sul treno della stabilità anche la "voluntary disclosure", Boccia lo valuterebbe ma a due condizioni: «non dovrà essere un condono e dovrà garantire entrate certe». Le stesse entrate attese dalla lotta all' evasione per Boccia sarebbero più credibili se ci fossero «strumenti nuovi e sanzioni penali più incisive e in grado, per chi non paga, di arrivare a un patto con il Fisco». © RIPRODUZIONE RISERVATA. DAVIDE COLOMBO, MARCO MOBILI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 21 26 ottobre 2014 Pagina 10 Il Sole 24 Ore economia nazionale EUROPA E ITALIA. Sperando che il tempo non scada prima Alberto Quadrio Curzio Le istituzioni europee hanno espresso nei giorni scorsi due caratteristiche che spesso le contraddistinguono: quella del rigore (certo) e quella per lo sviluppo (auspicato). In entrambi i casi l' Italia e personalità italiane hanno avuto, sia pure in modi diversi, un ruolo centrale. Il Presidente Renzi nella questione relativa alle richieste della Commissione europea sul progetto di legge di stabilità. Il Presidente Draghi per la preoccupazione sulla crisi europea esternata all' Eurosummit ovvero al Consiglio dei Capi di Stato o di Governo dell' Eurozona. Difficile dire se da questi eventi emergano incoraggiamenti per un futuro migliore in termini di crescita e di occupazione per l' Italia e l' Eurozona. Vediamo il perchè. Rigore per l' Italia. La lettera del 22 ottobre con la quale la Commissione europea (ovvero il Commissario agli Affari economici, Jyrki Katainen) ha chiesto all' Italia chiarimenti sul progetto di legge di stabilità (PLS) è stata commentata (quasi) solo per gli aspetti pseudodiplomatici (riservatezza o meno) sollevati dal Presidente Barroso. Tutti sanno invece quale sia la sostanza e cioè la contrarietà della Commissione europea (uscente) all' uso di flessibilità sul deficit da parte dell' Italia. Difficile infatti capire quali chiarimenti voglia la Commissione sul PLS (inoltrato alla Commissione il 15 ottobre) dove è ampiamente motivata la proposta aumentare nel 2015, per sostenere la crescita e le riforme, un po' il deficit sul Pil (0,7 punti percentuali rispetto al tendenziale) e di rinviare il pareggio strutturale al 2017. Pare che la mediazione porterà ad una correzione di 0,3 pp pari a circa 4,8. Avremo quindi meno risorse (in deficit) per la nostra crescita. Eppure la richiesta del Governo era fondata e bene ha fatto il Presidente del Consiglio Renzi a porre la questione circa la valutazione politica delle condizioni (ovvero quali siano le "circostanze eccezionali" e le "riforme strutturali") che consentono un rallentamento verso quel fatidico pareggio strutturale di bilancio al quale la Uem si è inchiodata. Sono condizioni che nella lettera della Commissione all' Italia non vengono menzionate mentre le stesse erano ben spiegate nel PLS trasmesso dal ministro Padoan a l l a Commissione stessa. Anche la Banca d' Italia nel bollettino di ottobre ha argomentato a favore delle proposte italiane paventando altrimenti l' aggravarsi d i una spirale recessiva. Non c' è dubbio infatti che l' Italia sia in "una situazione eccezionale" di crisi per durata ed intensità mentre per il deficit( sotto il 3%) e per avanzi primari siamo tra più virtuosi della Uem. Tecnica e politica. Quanto alle "riforme strutturali" italiane in cantiere, che per il Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 22 26 ottobre 2014 Pagina 10 < Segue Il Sole 24 Ore economia nazionale Governo daranno una spinta alla crescita e all' occupazione, sono in buona parte quelle che le Istituzioni europee ci chiedono da anni e sulle quali la nuova Commissione Juncker si pronuncerà formalme nte agli inizi del 2015. Ciò non impediva tuttavia a Barroso di tenerne conto sin d' ora anche perché dopo 10 anni di Presidenza della Commissione europea non ha mai mancato di incalzare (giustamente) l' Italia sulle riforme anche sottolineando che i mercati ci avrebbero punito. Adesso siamo al paradosso perché Barroso tace mentre Fitch apprezza le riforme (programmate) pur segnalando i rischi politici interni per la loro attuazione. La questione va dunque ben al di la dei decimali ponendo un problema di valutazioni tecniche e scelte politiche. La Commissione europea con Barroso si aggrappa ai decimali perché gli stessi danno la sicurezza dell' oggettività dura e pura mentre in realtà aumentano il potere della tecnocrazia (germanizzata) con dei Commissari trasformati in portavoce. La complessità delle regole europee, la loro traduzione in numeri di finanza pubblica codificati come parametri indiscutibili, le sanzioni agli Stati devianti, la minaccia di ricorsi alla Corte europea di giustizia di uno Stato contro l' altro, espongono la Uem a grosso rischi di paralisi. E offrono anche ai mercati finanziari molte occasioni per innescar e operazioni aggressive. Riforme per l' Eurozona. Un nuovo equilibrio tra politica e tecnica va dunque cercato e trovato, anche attraverso la modifica di accordi e trattati. Speriamo che il nuovo ciclo quinquennale delle Istituzioni europee a ffronti questo problema. Bisogna infatti rendersi pienamente conto che la crisi della Uem potrebbe diventare cronica. Elementi di questa consapevolezza sono emersi nei recenti Consigli dei capi di stato e di Governo della Ue e della Uem. La crisi europea è stata valutata nella sua gravità con il conseguente impegno per spingere la crescita specie attraverso investimenti sostenendo il progetto di Juncker di 300 miliardi in tre anni con fondi pubblici e privati. In particolare nell' Eurosummit Mario Draghi ha svolto una relazione, illustrata plasticamente da slides impressionanti, sul crollo degli investimenti nella eurozona, sul divario di crescita tra Uem e Usa, sulla disoccupazione su altre grandezze economiche e sociali fondamentali. La sua conclusione è che la Uem deve darsi un strategia coerente e comprensiva (monetaria, fiscale, finanziaria, strutturale fatta sia di coordinamento tra stati che con cessioni di sovranità) per rilanciare fiducia e crescita. La Cancelliera Merkel ha es presso stima per Draghi. Questo non significa che abbia capito e condiviso l' urgenza di agire anche se la stessa ha concordato sulla necessità che i quattro presidenti (Bce, Commissione, Consiglio, Eurogruppo) presentino al Consiglio Europeo di dicembre nuove proposte per migliorare la governance della Eurozona. Si tratterà di una ripresa del progetto "verso un' autentica unione economica e monetaria" già approvato del Consiglio europeo del giugno 2012 il cui unico risultato tangibile ad oggi è l' unione bancaria. Per il resto è ancora tutto da fare (compresa la spinta agli investimenti infrastrutturali decisi e finanziati a scala europea) sperando che i l tempo non scada prima. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 23 26 ottobre 2014 Pagina 2 Corriere della Sera politica nazionale La Cgil in piazza San Giovanni sfida il governo. «Siamo un milione» Il leader e la camicia di Renzi: «Noi sventoliamo i nostri abiti da lavoro» Camusso: pronti allo sciopero generale ROMA Lo dice subito, Susanna Camusso, dal palco di San Giovanni ha da poco iniziato l' intervento e sono parole, le sue, rivolte chiaramente a Matteo Renzi: «Se qualcuno pensa che questa sia una fiammata si sbaglia. E non s' illuda che basterà chiedere la fiducia in Parlamento, perché noi ci siamo e ci saremo ancora. Con gli scioperi articolati e anche con lo sciopero generale...». Sciopero generale: ecco la parola che la piazza aspettava. Boato. «Siamo un milione», fanno sapere quelli dell' organizzazione. La Cgil, in questo sabato 25 ottobre, sfida da sola il governo di centrosinistra e le sue politiche del Jobs act. E lo fa sottolinea il suo segretario in nome del lavoro, della dignità e dell' uguaglianza, «parola antica chiosa la Camusso in polemica continua con il premier ma vero motore della modernità e del futuro». Sono venuti in tanti a Roma, così da riempire due cortei, lavoratori da tutta Italia ma anche pensionati, precari, immigrati, studenti. Con i loro striscioni e le loro storie: i Grandi Salumifici di Modena, la Candy di Brugherio, la Moto Guzzi di Lecco. La penitenziaria di Brescia tira su uno stendardo tagliato a forma di slip: «Polizia in mutande». Fischi per Renzi e un hashtag su Twitter dedicato a lui: #tucamiciabiancaiomagliettarossa. Anche la Camusso se la prende con la camicia del premier: «Noi sventoliamo i nostri abiti da lavoro...». Poi invoca una tassa sulle grandi ricchezze e difende l' articolo 18: «Non è un totem. Tutto lo Statuto dei lavoratori è fatto di tutele concrete e non di ideologia. Sono le tutele concrete che fanno la differenza tra il lavoro servile e il lavoro moderno. Perciò l' articolo 18 dev' essere esteso, anziché tolto, anche a chi non ce l' ha...». Il segretario della Cgil attacca pure Confindustria: «Perché non va dalla Thyssen di Terni a dire: in questo Paese bisogna investire, non ridurre?». Gli operai dell' acciaieria (500 i tagli annunciati) sono sul palco (insieme al coro licenziato dell' Opera di Roma che intona «All' alba vincerò») e oggi andranno alla Leopolda da Renzi: «Se lui non viene da noi, noi andremo da lui, resisteremo fino all' ultimo bullone». Camusso ricorda che il 5 novembre si rivà in piazza con i pensionati, l' 8 con i lavoratori pubblici. «E lunedì (domani, ndr) torneremo a incontrare il governo sulla legge di Stabilità. Ma noi non abbiamo rimpianti, noi vogliamo solo confronto e contrattazione. Matteo stai sereno...». Fabrizio Caccia. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 24 26 ottobre 2014 Pagina 2 < Segue Corriere della Sera politica nazionale Fabrizio Caccia Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 25 26 ottobre 2014 Pagina 4 Corriere della Sera politica nazionale Renzi alla Leopolda: qui chi crea lavoro E annuncia che resterà altri nove anni «Al massimo faccio due mandati, fino al 2023. Nel Pd due anime diverse e rispettabili» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI FIRENZE È pronto a farsi da parte. Nel 2023. «Al massimo faccio due mandati come premier. Nello spirito della Leopolda». Per tagliare quel traguardo (a dir poco ambizioso visto il frenetico turnover da sempre in vigore a Palazzo Chigi) bisogna però che i democratici viaggino spediti alle urne. E la strada maestra per Matteo Renzi è soprattutto una: «Se il Pd alle Europee ha preso il 40%, è perché le persone che andavano in tv a fare polemiche sono state messe ai lati: io voglio un partito che vinca ed è quello che succederà alle prossime elezioni». Sarà anche una Leopolda di governo, costruttiva e piena di buoni propositi, ma il verbo originario della rottamazione è sempre lì, pronto a scattare come una lama. S e i l premier s e g r e t a r i o è r i m a s t o impressionato dal milione di anime della piazza Cgil, non lo ha fatto trasparire in un sabato interamente trascorso nel garage stile vintage della Leopolda a tirare le fila dei 104 tavoli sull' Italia che sarà, o che perlomeno dovrebbe essere. Di sicuro, più che la ventilata minaccia dello sciopero generale, ciò che ha c o l p i t o i l premiersegretario è stata «la politicizzazione» della piazza da parte di alcuni esponenti della minoranza dem. Da qui, la scelta di replicare in tre direzioni: grande rispetto per quel mare di persone confluite a Roma («Una piazza bella e importante da ascoltare»); rilancio dell' azione di governo, determinato a non farsi condizionare («Ci confronteremo, ma poi andremo avanti, non è pensabile che una manifestazione blocchi il Paese»); valorizzazione della Leopolda come simbolo di «un' Italia che crea lavoro». Non è stata una giornata facile, a dispetto dell' ottima audience ottenuta dalla Leopolda numero 5 (più di 12 mila presenze, tavoli tematici affollatissimi, magliette antigufi andate a ruba e sfilata di ministri e imprenditori di successo). Da Roma, dalla piazza della Cgil è arrivata la fotografia di un Pd sempre più divaricato, dove gli stessi valori costitutivi rischiano di trasformarsi in campo di battaglia. Renzi ne è perfettamente consapevole: «Sono due anime diverse, ma rispettabili» afferma, convinto di poterle fare convivere («Un grande partito ha il dovere di avere opinioni diverse»), ma consapevole che i rischi dello strappo non sono poi così remoti («Io stesso sono stato minoranza e non sono scappato e poi, quando ho vinto il congresso, le parti si sono invertite»). Il successo della Leopolda ha consentito al premiersegretario di offrire una risposta visibile all' onda d' Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 26 26 ottobre 2014 Pagina 4 < Segue Corriere della Sera politica nazionale urto della protesta sindacale. Sulla scia dei tanti imprenditori che hanno raccontato dal palco le loro storie di successo (l' ex ad di Luxottica, Andrea Guerra, il re del cashmere, Bruno Cucinelli, il patron di Prada, Patrizio Bertelli, l' inventore di Eataly, Oscar Farinetti, l' ad di H3G, Vincenzo Novari), Renzi ha potuto replicare alla Camusso che «i posti di lavoro non si creano con le manifestazioni, ma con aziende capaci di farlo». E i veri nemici sono l' evasione e la corruzione contro le quali, ha annunciato il premier, «metteremo in campo una strategia seria». Una linea confermata dal presidente dell' Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, presente alla Leopolda assieme alla direttrice dell' Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi: «Dopo tante parole, si comincia a fare qualcosa». Francesco Alberti. Francesco Alberti Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 27 26 ottobre 2014 Pagina 4 Corriere della Sera politica nazionale Serra apre un caso sul diritto di sciopero Il finanziere chiede di limitarlo nel pubblico, Delrio prende le distanze. L' irritazione del segretario. DA UNO DEI NOSTRI INVIATI FIRENZE Mai stato un pompiere. Duro, secco, poche subordinate e concetti affilati. Quando il finanziere Davide Serra, 43 anni, un passato nella banca d' affari Morgan Stanley, un presente come amministratore delegato del fondo Algebris, si materializza al fianco di Matteo Renzi (e capita spesso nei momenti nevralgici), l' incendio è garantito. Due anni fa, in piene primarie, ingaggiò una rissa verbale sulle Cayman, condita da minacce di querela, con l' allora segretario pd Pier Luigi Bersani. Ieri, sotto le volte della Leopolda, la giornata pareva partita bene. Al tavolo 50, quello sulle Piccole e medie imprese, la presenza di Serra faceva da catalizzatore. Poi, zac, la scintilla che ha acceso l' incendio. Campo di battaglia: il diritto di sciopero. Roba da scossa elettrica nel giorno in cui la Cgil ha riempito le piazze. Gli chiedono tra una pausa e l' altra dei lavori: limitare il diritto di sciopero dei lavoratori pubblici? E lui, dritto come un treno: «Esatto, va molto regolato prima che tutti lo facciano random. Se volete scioperare, scioperate tutti in un giorno: in caso contrario, chi vuole venire qui ad investire, non ci viene. Quello che voglio dire è che lo sciopero è un diritto, ma anche un costo». Ed era solo l' antipasto. Il Jobs Act? «Potrebbe essere più aggressivo. In Italia siamo rimasti agli Anni 60: ma che vadano a vedere come funziona in Russia e in Cina!». E sul minacciato sciopero generale: «Se vogliono aumentare i disoccupati, facciano pure». Naturalmente non sono parole dal sen sfuggite. Dicono che Renzi, che dal palco non si perde un sospiro di questa Leopolda, non abbia gradito. In effetti, dalla cerchia attorno al premier sono in tanti a prendere le distanze dal finanziere. La prima è una delle conduttrici della Leopolda, la deputata Silvia Fregolent: «Lo sciopero è un diritto sancito dalla Costituzione». Netto anche il sottosegretario Graziano Delrio: «Non sono d' accordo con Serra, il problema dell' Italia non è limitare il diritto di sciopero, ma creare lavoro». Da Roma arrivano le bordate di Susanna Camusso: «Il costo degli scioperi non è dei finanzieri, ma dei lavoratori che rivendicano i loro diritti». E Pippo Civati: «Forse alla Leopolda c' è anche una delegazione della destra repubblicana statunitense». Lapidaria il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia: «Non aggiungerei altri temi alla Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 28 26 ottobre 2014 Pagina 4 < Segue Corriere della Sera politica nazionale riforma». La risposta di Serra? «Mi iscriverò al Pd, ho fatto domanda a Londra». F. Alb. F. Alb. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 29 26 ottobre 2014 Pagina 6 Il Sole 24 Ore politica nazionale Alla Camera. La minoranza Pd insiste sulle modifiche, no dei centristi. Rischio tempi sul Jobs Act Braccio di ferro in commissione ROMA Per il disegno di legge delega sul lavoro, meglio noto come Jobs Act, in esame in commissione Lavoro della Camera, resta da sciogliere il nodo "tempi" di approvazione. Il calendario fissato dal presidente della commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), prevede per questa settimana il proseguimento delle audizioni, poi l' avvio della discussione generale (che potrebbe durare una o due settimane), dopodiché si valuteranno gli emendamenti prima del voto e del passaggio in Aula: «Puntiamo a correggere il testo del Senato per migliolarlo sostiene Damiano . Si guarda ai contenuti dell' ordine del giorno approvato dalla direzione del Pd, ma in qualità di relatore prenderò in considerazione gli emendamenti presentati dai deputati della commissione». Damiano non si sbilancia sui tempi d' approvazione alla Camera del Ddl delega che è Collegato alla legge di stabilità: «Un minuto dopo la conclusione della legge di stabilità aggunge il Jobs Act potrà andare in Aula. Consegneremo l' articolato al Senato affinché possa approvarlo nei tempi previsti dal governo». Il problema è che Renzi, secondo quanto ha confidato ai suoi più stretti collaboratori, non intende riaprire la partita al Senato con gli alleati della maggioranza sul testo su cui ha già raggiunto un equilibrio, che è stato "blindato" a palazzo Madama con il ricorso alla fiducia. Si tratta di capire se il governo è disponibile a modificare l' articolato che dovrà poi tornare al Senato per la terza lettura. O se, per evitare un allungamento dei tempi, Renzi deciderà di ricorrere nuovamente alla fiducia. Il pressing a sostegno delle modifiche ieri è arrivato da Guglielmo Epifani e da Stefano Fassina: «Presenteremo alla Camera gli emendamenti bocciati al Senato ha detto Fassina tra i quali anche quelli per disboscare la giungla dei contratti precari». Stella polare della minoranza del Pd sono diventati i quattro punti votati dalla direzione nazionale, che vorrebbero esplicitare nel testo della delega, per non lasciare mano libera al premier Renzi nei decreti delegati. Prevedono l' estensione degli ammortizzatori sociali (in particolare ai precari), la riduzione delle forme contrattuali (a partire dai co.co.pro), i servizi per l' impiego volti all' interesse nazionale. L' ultimo punto riguarda la disciplina per i licenziamenti: per quelli economici l' indennizzo «certo e crescente con l' anzianità» dovrà sostituire il reintegro, che si propone di mantenere per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare, «previa qualificazione specifica della fattispecie». Contro l' ipotesi di riaprire la partita è schierato il blocco moderato dela maggioranza, ovvero Ncd, Pi e Sc che fa quadrato sul testo Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 30 26 ottobre 2014 Pagina 6 < Segue Il Sole 24 Ore politica nazionale votato al Senato. Intanto in commissione Lavoro domani, tra gli altri, verranno ascoltati i rappresentanti di Ance, Alleanza delle cooperative italiane e Confindustria, martedì toccherà a Rete imprese Italia, mercoledì alla Conferenza delle Regioni. G. Pog. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 31
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