Scuola dell` obbligo dai cinque anni Corriere della Sera

19/02/2015
Corriere della Sera
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Scuola
Scuola dell' obbligo dai cinque anni
L a garanzia più forte della nostra Costituzione
consiste nella sua applicazione. Nel viverla
giorno dopo giorno». Così si è espresso, nel
suo messaggio al Parlamento, il presidente
della Repubblica Sergio Mattarella.
Che, subito dopo, ha aggiunto: «Garantire la
Costituzione significa garantire il diritto allo
studio dei nostri ragazzi».
Sarebbe fare torto alla cultura e alla
personalità del presidente sminuire il
significato della scelta del diritto allo studio
come primo campo nel quale dare prova di
concreta fedeltà alla Carta costituzionale.
Nel messaggio al Parlamento il diritto allo
studio appare, invero, come elemento
costitutivo e primario del «patto costituzionale
che mantiene unito il Paese e che riconosce a
tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari
dignità».
Mai come oggi, nella società che è la nostra e
che giustamente si definisce società della
conoscenza, il sapere fa la differenza: nella
possibilità di affermarsi nel mondo del lavoro,
di partecipare in modo attivo e consapevole,
da protagonista e non da gregario, alla vita
della società. Mai come oggi, proprio perché
può fare e fa la differenza, il sapere rischia di
diventare la fonte della più grande e
permanente diseguaglianza, quella tra chi sa e
chi non sa, tra chi ha avuto accesso alla migliore istruzione e chi ne è stato escluso.
Ma come dare «alla nostra comunità» una risposta «efficace» e «adeguata» a questa che, tra le «sfide
che abbiamo di fronte» ­ sono ancora e tutte parole del messaggio del presidente Mattarella ­ è forse la
più ardua? Da dove partire? Dove poggiare il primo passo per evitare l' inutile fuga in avanti delle
grandi promesse?
Dalla base. Questa può essere la risposta. È nei primi e primissimi anni di vita che il bambino, come
una spugna, è più aperto ad assorbire conoscenze. È su questa decisiva fase della vita che si deve
intervenire per offrire, per quanto possibile, uguali opportunità a tutti i bambini. Nulla e nessuno potrà
mai contare e fare di più di genitori capaci e disponibili a parlare, a leggere ai propri bambini, ad
accompagnarli, ora dopo ora, giorno dopo giorno, a scoprire il mondo.
Ma la scuola può fare molto, moltissimo, soprattutto per le famiglie più svantaggiate e i bambini meno
fortunati. La scuola è lì per questo. Facciamola allora iniziare un anno prima. Non più a sei, ma a cinque
anni. Per tutti. Superando l' attuale normativa che prevede che nella scuola primaria (quella che una
volta si chiamava scuola elementare) si entri al compimento dei sei anni entro il 31 dicembre di ogni
anno e offre la possibilità dell' anticipo solo per i bambini che compiano i sei anni entro il trenta aprile
dell' anno successivo. Portiamo sotto la cura e la protezione della scuola con un anno di anticipo tutti i
bambini e con loro, in primo luogo, quelli che a cinque anni, in molte regioni e soprattutto nel
Mezzogiorno, stanno non in un' aula ma nella strada, e contribuiremo (quasi certamente con poca o
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nessuna spesa aggiuntiva) a ridurre una grave fonte di ineguaglianza e di ingiustizia.
Ma non è tutto. Anticipiamo di un anno l' ingresso nella scuola primaria e daremo un sollievo importante
a tutte le strutture e a tutti i soggetti, pubblici e privati, impegnati nella cura e nell' educazione dei
bambini da zero a cinque anni, agevolando, così, l' estensione di questi servizi sociali fondamentali,
distribuiti in modo gravemente diseguale da Nord a Sud, a una fascia sempre più ampia della
popolazione. È compito e impegno della Repubblica ­ ha detto il presidente Mattarella citando l' articolo
3 della Costituzione e certamente memore della sua passata esperienza come ministro della Pubblica
istruzione ­ «rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l' eguaglianza». Partiamo dalla scuola.
Ricardo Franco Levi
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