obblighi - Consorzio Camerale per il Credito e la Finanza

Mini-bond:
obbligazioni senza
“obblighi”
Rieti, veduta del centro storico da Colle San Mauro
V. Morelli e G. Paglietti
I dati recentemente pubblicati da Banca
d’Italia sull’andamento della nostra
economia hanno evidenziato, nel corso
del 2013, un’ulteriore riduzione del 5% dei
prestiti concessi al settore produttivo.
La
tendenza
è
particolarmente
preoccupante alla luce della ancora
notevole banco-centricità che caratterizza le nostre imprese: basti pensare che,
in Italia, oltre il 64% dei debiti finanziari
delle aziende dipende dal canale
bancario, contro meno del 50% della
media europea.
È ovvio che, in queste condizioni, non
appena è entrato in crisi il canale
bancario, le ripercussioni si sono
immediatamente estese al
tessuto
produttivo, che ha visto rapidamente
deteriorarsi
la
sua
principale
(e
tradizionale) fonte di finanziamento.
Il problema è stato amplificato da due
peculiarità italiane: una diffusa sottocapitalizzazione, che ha impedito a non
poche aziende di ovviare alla carenza di
credito con mezzi propri, e una
sostanziale mancanza di alternative al
credito
stesso
per
finanziare
la
produzione.
Basti
pensare
che
il
mercato
obbligazionario tradizionale, che vale
circa 30 miliardi di euro annui, era e in
larga parte è circoscritto ai grandi gruppi
industriali; il mercato del private equity e
del venture capital, lo scorso anno, ha
prodotto investimenti per 3 miliardi di
euro, gran parte dei quali destinati a
operazioni di medio-alto livello; il mercato
azionario continua a essere poco
utilizzato e utilizzabile dalle imprese
piccole e medie.
Per far fronte a questa situazione, nel
corso degli ultimi due anni, è stata
predisposta una serie di misure atte, da
un lato, a incoraggiare il ricorso a fonti
alternative di finanziamento e, dall’altro,
a rimuovere i vincoli normativi e
regolamentari che ostacolavano lo
sviluppo dei nuovi mercati.
Uno dei principali filoni su cui si è
concentrato il lavoro della squadra
capitanata da Stefano Firpo è quello dei
mini-bond. È di pochi giorni fa la notizia di
un nuovo provvedimento del governo
per incentivarne il mercato che,
nonostante il fermento di iniziative, stenta
a formarsi e a decollare.
Se si considerano, infatti, esclusivamente i
titoli quotati sul mercato ExtraMOT PRO di
Borsa Italiana, ad oggi si annoverano 52
emissioni, tra cui due cambiali finanziarie,
emesse da 37 società per un mercato di
3,2 miliardi di euro. Se ci limitiamo a
considerare
solo le emissioni più
“piccole”, quelle che teoricamente sono
alla portata delle piccole (neanche
troppo) e medie imprese, scendiamo a
32 operazioni sotto i 50 milioni di euro, per
un volume complessivo di circa 230
milioni di euro.
Numeri esigui se si pensa che il mercato
potenziale, secondo le stime fatte,
1
dovrebbe ammontare ad alcune decine
di miliardi di euro e interessare alcune
migliaia di PMI.
Cosa prevede il nuovo provvedimento?
Di fatto, dovrebbe rappresentare un
nuovo importante passo in avanti nel
percorso iniziato col decreto Sviluppo,
che già aveva eliminato due limiti imposti
dal Codice civile alle società per azioni,
ovvero il divieto di fare emissioni per una
somma eccedente il doppio della
somma del capitale sociale, della riserva
legale e ulteriori riserve disponibili e il
parallelo obbligo di destinare tali
obbligazioni alla quotazione in mercati
regolamentati o in sistemi multilaterali di
negoziazione.
Al fine di favorire lo sviluppo del mercato,
dopo i provvedimenti fiscali degli scorsi
mesi, il decreto legge “Misure urgenti per
la semplificazione e per la crescita del
Paese”, varato lo scorso 13 giugno, ha
eliminato anche l’obbligo di quotazione
delle obbligazioni per le società di
capitali che volessero superare il limite
del doppio del capitale sociale per le
proprie emissioni. Inoltre, per le SRL, ha
eliminato il vincolo di sottoscrizione dei
titoli obbligazionari esclusivamente da
parte di investitori professionali.
Entrambe le modifiche vanno nella
direzione di estendere il mercato anche
agli investitori non professionali e di
permettere lo scambio dei titoli anche al
di fuori dei mercati regolamentati.
Con la pubblicazione in Gazzetta del
testo integrale del decreto si potrà
verificare se alle emissioni “facilitate”
saranno concessi gli stessi sgravi fiscali
previsti per quelle quotate o se questi
rimarranno subordinati alla quotazione
e/o alla sottoscrizione da parte di
investitori professionali.
Emittente
Cerved Technologies
IVS F.
TeamSystem Holding
Fide
Caar
Buscaini Angelo
Manutencoop Facility Management
IFIR Spa
Sisal
Gamenet
Primi sui Motori
Filca Cooperative
Sudcommerci
Meridie
Grafiche Mazzucchelli
Mille Uno Bingo
Rhino Bondco
Marcolin
GPI
Iacobucci HF Electronics
Alessandro Rosso Group
ETT
Importo emissioni
300.000.000
230.000.000
250.000.000
196.035.000
3.965.000
289.800.000
10.200.000
2.700.000
2.800.000
10.000.000
411.600.000
13.400.000
2.570.000
114.000
1.000.000
271.335.000
3.665.000
200.000.000
1.680.000
9.000.000
22.000.000
4.000.000
2.000.000
9.000.000
1.900.000
198.100.000
200.700.000
14.300.000
188.100.000
11.900.000
3.750.000
3.750.000
4.000.000
500.000
Microcinema
Finanziaria Internazionale Holding
500.000
1.500.000
12.000.000
Terni Energia
JSH Group
25.000.000
1.800.000
Bomi
28.606.000
21.394.000
1.500.000
Tesmec
IPI
RSM Italy A&A
15.000.000
12.300.000
1.000.000
Cogemat
Enna Energia
Dynamica Retail
SEA
IMI FABI
Officine Maccaferri
S.G.G. Holding
3.200.000
5.000.000
3.000.000
7.000.000
197.500.000
2.500.000
8.000.000
Nel frattempo, prosegue l’impegno del
Consorzio camerale sul tema dei minibond. Vi terremo aggiornati……
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