29-12 2006 TFR: sei mesi di tempo per scegliere Noi della Cisl siamo sempre stati grandi sostenitori della previdenza complementare e lo abbiamo dimostrato con gli ultimi accordi siglati. Nel 2005 il ministro del Welfare Maroni aveva condotto un lungo negoziato con i sindacati confederali e le associazioni imprenditoriali, arrivando a varare un provvedimento legislativo largamente condiviso, in particolare dalle parti sociali e non prevedendo però la nazionalizzazione del tfr a favore dell’Inps. Berlusconi, primo ministro azionista e tra i capi del polo assicurativo ha posposto il varo del secondo pilastro della previdenza al gennaio 2008. Nell’ottobre 2006 viene raggiunto tra Governo e parti sociali l’accordo che conferma finalmente l’entrata in vigore della disciplina della previdenza complementare con decorrenza dal 1° gennaio 2007. Un accordo che modifica l’impostazione precedente relativa al trasferimento del tfr ovvero l’art. 84 del disegno di legge finanziaria. Dunque, come funzionerà, dal 1° gennaio 2007, l’operazione TFR? Entro i primi sei mesi e non oltre il 30 giugno 2007, i lavoratori dipendenti potranno decidere di restare nell’attuale regime del tfr con le stesse condizioni di legge. Oppure, gli stessi potranno aderire ai fondi di previdenza integrativa (quelli “chiusi” se vi sono gli accordi collettivi). Restando essi inattivi o silenti, il loro tfr – tramite il meccanismo del silenzio- assenso- imboccherà la strada della previdenza complementare secondo alcuni criteri stabiliti dal provvedimento legislativo. I datori di lavoro con più di 50 dipendenti dovranno versare l’intero ammontare del tfr maturando al Fondo Inps di erogazione dei trattamenti di fine rapporto per finalità pubbliche. I datori che impiegano lavoratori al di sotto di tale limite saranno completamente esonerati dal versamento all’Ente previdenziale. Con questo accordo, finalmente il sindacato ha raggiunto un grande obiettivo: far decollare per sempre la previdenza integrativa. Quanto ai vantaggi fiscali, la CISL ha chiesto più volte al Governo di intervenire sull’abbassamento della tassazione fiscale della previdenza complementare (dall’11% al 6%) per adeguarla al sistema già presente nella maggior parte dei paesi dell’unione Europea. Ciò contribuirebbe a realizzare ottimi vantaggi fiscali per i lavoratori aderenti, rafforzando la partecipazione economica dei lavoratori dipendenti. di Donato Bonanni
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