2014_7nov_IlSussidiario_Proietti int

del 7 novembre 2014
RIFORMA PENSIONI 2014/ Proietti (Uil):
coefficienti e previdenza complementare,
ecco come "sistemare" il sistema contributivo
RIFORMA PENSIONI 2014-2015 Pensioni più basse per effetto del Pil negativo. È la conseguenza
del calcolo del coefficiente di rivalutazione, il cui dossier sta per arrivare sul tavolo dei ministeri
dell’Economia e del Lavoro. Il Governo dovrà quindi decidere se andrà applicato il tasso di
capitalizzazione dei montanti contributivi che quest’anno è risultato per la prima volta al di sotto
dello zero, registrando un saldo pari al -0,1927%. Ne abbiamo parlato con Domenico Proietti,
segretario confederale della Uil.
Che cosa ne pensa della questione dei coefficienti di rivalutazione?
Noi abbiamo da tempo sottolineato questo problema e abbiamo detto che bisognava intervenire
sull’attuale sistema contributivo, sterilizzando gli effetti nel caso in cui il Pil sia negativo, perché
applicare i coefficienti negativi comporterebbe un ulteriore impoverimento delle pensioni. Abbiamo
quindi chiesto al Governo e al Parlamento, in occasione della conversione della Legge di stabilità,
di introdurre un emendamento che sterilizzi questo effetto di Pil negativo. Ci aspettiamo una
risposta positiva.
Che cosa va fatto quindi per evitare un calo delle pensioni in caso di Pil negativo?
Nel caso in cui si dovesse registrare un Pil negativo, la nostra proposta è quella di sterilizzare i
coefficienti di rivalutazione evitando di applicarli. Questa è un’operazione che non costa molto. Noi
non ci dobbiamo mai dimenticare che negli ultimi anni sono stati tolti dal sistema pensionistico 80
miliardi di euro per andare a coprire altri buchi di bilancio. Una parte di queste risorse va destinata
nuovamente al sistema previdenziale, per dare beneficio alle pensioni future che altrimenti rischiano
di essere ulteriormente penalizzate.
Come valuta invece le osservazioni di Bankitalia sul Tfr in busta paga?
Bankitalia ha confermato le tesi che la Uil ha espresso in occasione del varo della Legge di stabilità.
La funzione principale del Tfr in questi anni è stata quella di poter essere destinato alla previdenza
complementare. I lavoratori che lo hanno fatto hanno avuto dei rendimenti molto positivi. Avere
introdotto la possibilità del Tfr in busta paga rischia di indebolire l’impianto della previdenza
complementare. Per fortuna il Governo ha lasciato la volontarietà sulla possibilità di accedere al
Tfr, e ciò in parte attenua questi danni.
Ma non è un vantaggio che i lavoratori possano disporre come credono del Tfr?
Dobbiamo sempre ricordare che il Tfr è un salario differito, e quindi è già nella disponibilità dei
lavoratori. Nel 2007 fu fatta la scelta a favore della previdenza complementare, e a nostro modo di
vedere bisognava incentivare e rafforzare questa scelta. Invece il governo ha fatto un ulteriore
danno, aumentando la tassazione sui rendimenti della previdenza complementare e fornendo così un
ulteriore segnale di indebolimento del sistema.
Davvero le pensioni sono a rischio come dice Bankitalia?
No, le pensioni non sono a rischio. Sul tema pensionistico pubblico, che dopo tutti gli interventi di
questi anni era pienamente sostenibile dal punto di vista economico, anzi i provvedimenti Fornero
hanno fatto cassa sul sistema previdenziale. La Uil chiede quindi che una parte di quelle risorse
vada rimessa dentro al sistema. Il bilancio pubblico con il sistema contributivo è in sicurezza.
Qual è allora il problema?
Il problema è che il sistema contributivo fornisce una prestazione pensionistica inferiore a quella
retributiva. Soprattutto in una fase in cui per le nuove generazioni c’è una discontinuità per quanto
riguarda i rapporti di lavoro. Se fossimo in presenza di rapporti di lavoro continui per 40 anni noi
avremmo una buona prestazione pensionistica anche da parte del pilastro pubblico. A fianco a
questo era stato individuato il secondo pilastro, la previdenza complementare, che doveva
completare l’assegno pensionistico e dare un futuro sereno soprattutto alle nuove generazioni.
(Pietro Vernizzi)