corriere-roma

Del 10 Febbraio 2015
Estratto da pag. 5
Alemanno e i soldi all’estero Rogatoria con l’Argentina
L’intercettazione di Odevaine: «L’ex sindaco coi contanti in valigia» Mafia Capitale: i magistrati chiedono
collaborazione al governo argentino. La rogatoria, sul punto di essere formalizzata, riguarda una presunta
esportazione di valuta alla quale si sarebbe prestato l’ex sindaco di centrodestra. Gianni Alemanno: sempre
stando all’ipotesi, avrebbe passato la frontiera argentina con denaro proveniente dai consorzi di Salvatore
Buzzi (accusato di corruzione oltre che di associazione mafiosa).
Apparentemente strampalata, l’ipotesi del sindaco «spallone» trova conferma nelle relazioni dei carabinieri del
Ros, che hanno effettuato le intercettazioni per conto della Procura. L’episodio viene raccontato da uno degli
arrestati, Luca Odevaine, che, da dirigente della Provincia, avrebbe organizzato l’accoglienza degli immigrati
a vantaggio delle coop di Buzzi.
«Per soldi se so’ scannati — dice Odevaine a Mario Schina (altro arrestato per il sodalizio)- ma sai che
Alemanno s’è portato via ... ha fatto quattro viaggi lui e il figlio con le valige piene de contanti.. ma te sembra
normale che un sindaco...». Odevaine avrebbe saputo dalla Polaria anche altri dettagli. Che Alemanno, ad
esempio, poteva contare su qualche sponda per varcare indisturbato il varco della frontiera.Così aveva
replicato l’ex sindaco: «Sono stato per pochi giorni, a Capodanno, con la mia famiglia, per andare a vedere i
ghiacciai della Patagonia».
Sta di fatto che, oggi, i funzionari di Buenos Aires possono fornire un riscontro e aiutare i pm Giuseppe
Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli a ricostruire questi passaggi oltrefrontiera.
A proposito di somme che transitavano dai conti delle coop di Buzzi a quelli di funzionari e politici capitolini,
i giudici del Tribunale del Riesame hanno respinto l’istanza di dissequestro dei conti di Claudio Turella
(Ufficio giardini) e della moglie Assunta Fortin (non indagata). Il funzionario capitolino avrebbe
involontariamente fornito la prova regina dell’attività corruttiva del duo Buzzi-Carminati. Nell’intercapedine
di una parete della casa di Turella il Ros aveva rintracciato circa 550mila euro riposti in sacchetti con il logo
del Comune di Roma. In seguito al suo arresto, una disposizione data dal carcere ai familiari ha portato la
procura a chiedere un nuovo sequestro di conti correnti bancari per un totale di altri 355.877 euro.
Turella si era difeso parlando di un’eredità in famiglia, ma scrivono i giudici, motivando il no al dissequestro:
«Il riferimento alla successione ereditaria negli anni 2009 e 2010 è del tutto privo di riscontro. Non solo non è
stato prodotto alcun documento che attesti che Turella ha beneficiato di proventi ereditari ma deve evidenziarsi
che la documentazione allegata riguarda un giroconto tra banche della somma di 164.413 euro mentre il
documento (prodotto dalla difesa, ndr) concerne la liquidazione di un sinistro per poche migliaia di euro». E
concludono: «E’ d’obbligo osservare che Turella percepisce uno stipendio mensile inferiore ai 3mila euro netti
che appare ridicolmente sproporzionato all’entità delle somme portate dal conto, che alla data del 31 dicembre
2012 sono state quantificate in 188.847 euro». Ilaria Sacchettoni