2 RM CRONACA DI ROMA Venerdì 5 Dicembre 2014 Corriere della Sera Mafia Capitale Rischi di infiltrazione della malavita La Regione sospende tutte le gare Zingaretti: voglio sapere se società coinvolte nell’inchiesta hanno partecipato a bandi La vicenda ● È stata denominata «Mondo di mezzo» l’inchiesta romana che vede coinvolta la politica, pezzi grossi della malavita e dell’imprenditoria ● Le indagini si sono mosse su un doppio binario tra pedinamenti, intercettazioni e verifiche sui flussi di denaro ● Le ipotesi di reato sono l’associazione a delinquere di stampo mafioso, la corruzione, l’estorsione e il riciclaggio ● Le indagini del Ros dei carabinieri e del Nucleo tributario della Guardia di Finanza sono sfociate in 37 arresti e decine di perquisizioni Il terremoto ha finito per coinvolgere anche la Regione. Il governatore Nicola Zingaretti ha sospeso ieri tutte le gare in corso in attesa dei risultati dell’indagine conoscitiva avviata sulle centrali appaltanti: le Asl, l’Ater, la Centrale unica e i dipartimenti. «Voglio sapere se società legate all’inchiesta su Mafia Capitale abbiano partecipato a gare e a bandi pubblici e il loro esito», ha spiegato il presidente Zingaretti per il quale «vista la gravità e l’eccezionalità della situazione occorre senza indugio portare alla luce qualsiasi tentativo di aggressione o infiltrazione possibile e, nel caso, fare chiarezza, mettendo a disposizione della procura tutte le informazioni acquisite». Il timore —fondato su intercettazioni e indagini dei carabinieri del Ros — è che lo stesso sistema che ha travolto il Campidoglio, adottato dal sodalizio di Massimo Carminati, possa aver coinvolto anche la Regione: dalle nomine dei «cavalli» — i personaggi politici e amministrativi ai quali in Comune si appoggiava l’organizzazione criminale per gestire soldi e appalti pubblici - alle loro attività a favore del clan una volta insediati nei posti-chiave. L’annuncio del congelamento delle gare Legacoop «Uno sgarbo senza precedenti», «uno schiaffo che si unisce all’umiliazione subita con quello che sta uscendo fuori dalla procura». Nella platea del Congresso di Legacoop Lazio è stata accolta nel gelo l’assenza dell’ospite più atteso per la giornata d’apertura dei lavori, ieri nell’Auditorium di via dei Frentani. E cioè il sindaco Ignazio Marino. Il suo intervento era previsto per le 17. Ma il programma era stato messo a punto ben prima dell’inchiesta sulla mafia nella Capitale. Formalmente l’assenza è più che giustificata da «impegni istitu- Presidente Nicola Zingaretti ha sospeso l’assegnazione di tutte le gare in corso arriva proprio nel giorno in cui Luca Gramazio - indagato per associazione mafiosa, corruzione aggravata e illecito finanziamento - si è dimesso da capogruppo di Forza Italia in Regione. Nell’ordinanza il gip sottolinea fra l’altro come «Carminati ricordava ai presenti che in Regione Lazio potevano contare anche sull’appoggio di Luca Gramazio (“Se c’è da dà una spinta.. glie..”)». A confermare l’interesse della cupola di Mafia Capitale per la Regione è anche il riferimento alla figura dell’avvocato Eugenio Patanè, consigliere regionale del Partito De- mocratico. «A seguito del mutamento degli equilibri politici nel consiglio regionale - conferma il gip - s’innesta un percorso di avvicinamento, a carattere corruttivo secondo la rappresentazione di Salvatore Buzzi (a capo del settore «cooperative sociali» della banda) verso gli esponenti dell’area di maggioranza. In questo senso - continua il giudice - assume rilievo la figura di Patanè: Buzzi a più riprese afferma di aver ricevuto imponenti richieste di denaro e di averne erogate in misura molto minore con riguardo alla gara Ama del 2013». D’altra par- te già con le attività scoperte dal Ros e dalla procura si è accertato che i finanziamenti intercettati dagli uomini del gruppo al Comune provenivano dalla Regione. Tanto che il gip Flavia Costantini sottolinea ancora «come la capacità coercitiva dell’organizzazione nei confronti l’amministrazione comunale risiedesse nella asserita capacità di gestire i fondi regionali destinati al territorio attraverso l’opera di Gramazio (“Non può fare nulla perchè? ti dico io perchè, perchè i soldi vengono dalla Regione. Se lui non fa quello che dimo noi, Luca gli blocca tutto, fatte servì”)». La Regione compare in molte delle pagine dell’inchiesta. E fra le gare in corso c’è anche quella da 60 milioni di euro finita anch’essa nelle intercettazioni. «Sò i servizi delle Asl, informazioni, sportelli, capito...», spiegava Carlo Guarany, collaboratore di Buzzi, arrestato per associazione mafiosa e turbativa d’asta. Denaro ora bloccato dopo l’ordine di Zingaretti che preoccupa Cgil, Cisl e Uil per le «ripercussioni che questa sospensione potrebbe avere sull’economia regionale. Non vorremmo che a pagare per l’ennesimo terremoto politico fossero sempre i soliti: lavoratori, pensionati e famiglie». Rinaldo Frignani Ilaria Sacchettoni © RIPRODUZIONE RISERVATA L’incontro «Non ho mai avuto conversazioni con Buzzi» ha detto Marino in tv a Otto e Mezzo. Una foto scattata in campagna elettorale sembra però smentirlo: ecco i due che parlano nella sede della 29 giugno. Al centro si vede Luigi Nieri. Dimissionario Luca Gramazio ha lasciato l’incarico di capogruppo di Forza Italia alla Regione La rabbia degli operatori «Mandava noi nei campi rom e Buzzi ci speculava sopra» Testimonianza Stefano Venditti, imprenditore e presidente di Legacoop Lazio zionali» subentrati per l’emergenza (in particolare l’incontro in Campidoglio con il prefetto), ma in molti hanno pensato che il sindaco - lasciando come rappresentate dell’amministrazione Comune l’assessore Giovanni Caudo - abbia preferito prendere le distanze dal mondo in cui aveva prosperato il business di Salvatore Buzzi, braccio operativo di Carminati e presidente della onlus 29 giugno (a cui fanno capo 12 coop), oltre a vari altri incarichi nel mondo della cooperazione. «Ma noi non siamo Buzzi, noi siamo un’altra cosa» ripe- tono arrabbiati e delusi i soci lavoratori, quelli che «ci facciamo un cu... così per 1000 euro al mese in quei campi nomadi che invece servivano a Buzzi e agli altri per steccare tangenti. Le coop siamo noi. Loro sono solo malaffare». Un malessere interpretato da Stefano Venditti, presidente di Legacoop Lazio: «Questa vicenda danneggia la reputazione collettiva, il nostro bene più prezioso. Ci sentiamo traditi. Non ci basta il rispetto delle leggi, nel movimento cooperativo la reputazione è alla base. Chi nelle intercettazioni parla di assessori a libro paga, ha violato il patto. La magistratura accerterà le responsabilità, ma comunque si concluderà la vicenda, è fuori dal mondo dell’impresa cooperativa». Sul caso Buzzi, che fondò la 29 giugno nel 1984 quando era detenuto in attesa di giudizio (e fu poi condannato per omicidio), però poi i pareri divergono. C’era chi considerava la sua coop «un modello sociale da prendere a esempio per come garantiva il reinserimento di ex detenuti» e chi invece da tempo sottolineava «il sospetto strapotere di questa coop che riesce a lavorare con tutti». Fra quelli che non si erano accorti di nulla, c’è anche il ministro Giuliano Poletti, ex presidente di Legacoop nazionale: «Buzzi», dice oggi, «era apparso come una persona perbene». Paolo Foschi @Paolo_Foschi © RIPRODUZIONE RISERVATA Cosca Gallico ‘Ndrangheta Sequestrati locali e ville per 3,5 milioni Beni per oltre 3 milioni e mezzo di euro riconducibili alla cosca della ‘ndrangheta denominata «Gallico», operante a Palmi in provincia di Reggio Calabria, sono stati confiscati a Roma dalla Guardia di Finanza. Tra i beni confiscati vi sono le quote sociali e l’intero patrimonio aziendale della Macc 4 Srl, con sede a Roma che si occupa di acquisto, vendita e gestione di bar, ristoranti, pizzerie, rosticcerie, proprietaria del bar Antiche mura, il 30% delle quote del capitale sociale e del patrimonio aziendale, comprensivo dei conti correnti, della Colonna Antonina 2004 Srl titolare, sino al novembre 2009, del Bar Chigi, due immobili, tra cui un villino di pregio, a Roma, appezzamenti di terreno agricolo per oltre 12 mila metri quadri, vari rapporti finanziari bancari, postali ed assicurativi. I beni sarebbero riconducibili, direttamente o indirettamente, a due affiliati di rilievo, Francesco Frisina, di 58 anni, ed il nipote Alessandro Mazzullo di 31. © RIPRODUZIONE RISERVATA CRONACA DI ROMA Corriere della Sera Venerdì 5 Dicembre 2014 3 RM Marino, ultimatum al Pd: con me o tutti a casa Il prefetto: c’è pericolo, serve la scorta. L’ipotesi del sindaco commissario. Baglio nuova presidente dell’Aula 205 Milioni I soldi bloccati perché, secondo i pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, sono frutto del reimpiego di capitali illeciti 76 Gli indagati nell’ambito dell’inchiesta Mondo di mezzo. Gli inquirenti ipotizzano che siano coinvolti in associazione di stampo mafioso 350 Le posizioni controllate dalle Fiamme Gialle tra persone fisiche e società. In due abitazioni di Carminati sequestrati 50 quadri di grande valore Le carte, adesso, le dà il sindaco di Roma. Con il gruppo in Consiglio comunale, in sintesi, il rapporto si è capovolto nel giro di poche ore: quelle, insomma, necessarie alla Procura di Giuseppe Pignatone per svelare alla città l’esistenza di Mondo di Mezzo, l’inchiesta che — oltre a raccontare come funzionava, secondo i magistrati, la città durante l’amministrazione Alemanno — ha svelato anche i rapporti tra malaffare e Partito democratico, che è sì partito di maggioranza ma anche in fortissima tensione (eufemismo) proprio con il sindaco. Tanto da criticarlo ferocemente, e c’è chi dice persino di ostacolarlo nella sua azione amministrativa. Vero o falso che sia, adesso la musica è cambiata. Tanto che è Marino, adesso, a dare le carte, a spedire un ultimatum neanche troppo velato al gruppo consiliare: è lui che propone — e ottiene — la candidatura di Valera Baglio per lo scranno più alto dell’Aula (quello che è stato di Mirko Coratti, oggi l’assemblea capitolina si riunirà per votarla ed eleggerla). È lui che chiede allo stesso Coratti di fare un passo indietro, di lasciare l’aula. Ed è lui che, mentre il prefetto studia le carte dell’inchiesta per capire se il Comune sia effettivamente da sciogliere, dice chiaramente — al gruppo, e anche in colloqui «privati» — che «di fronte ad al- Il retroscena Sindaco Ignazio Marino sta valutando se smettere di andare in bicicletta per la sua sicurezza Giovane turco Matteo Orfini, nuovo commissario del Pd romano, in Campidoglio dopo l’incontro con Marino Prefetto Giuseppe Pecoraro ha detto che una situazione simile non si era mai vista tri tentennamenti, ad altri rallentamenti, sarei io a fare un passo indietro». Per mandare tutti a casa e poi ricandidarsi. Il senso appare chiaro: bisogna marciare compatti. Il Pd, ancora sotto choc per le conseguenze dell’inchiesta, pare accettare tutte le condizioni. È stata un’altra giornata intensa quella di ieri in Campidoglio. Giornata particolare, inevitabilmente. Marino incontra il presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone. E il «com- Passo indietro Marino ha chiesto a Coratti di dimettersi da consigliere comunale Lo scioglimento Pecoraro: «Dopo aver letto le carte faremo le nostre valutazioni» missario» inviato da Renzi per il Pd Roma, Matteo Orfini, contrario al commissariamento: «Significherebbe seguire la linea della mafia, dei poteri criminali che hanno provato ad infiltrarsi anche in questa Amministrazione, provando ad aggredirla perché non faceva quello che loro chiedevano». Marino vede il prefetto Giuseppe Pecoraro, anche. Marino spiega: «Pecoraro è preoccupato per la mia incolumità personale e mi ha chiesto di rinunciare ad andare in bicicletta e ad accettare la protezione che ho sempre rifiutato. Gli ho risposto che voglio pensarci perché per me non è facile rinunciare a muovermi come un normale cittadino». E ancora, dice Marino: «Ho chiesto al prefetto di avere tutti gli strumenti che lui può mettere a nostra disposizione, sia in termini di risorse umane che tecnologiche, per valutare se all’interno dei nostri palazzi ci siano altre mele marce». Lo stesso Pecoraro torna a parlare dell’ipotesi dello scioglimento del Comune: «Per ora è prematuro parlarne». Anche perché «noi dobbiamo esclusivamente pensare che prima di tutto Roma è la Capitale e rappresenta il Paese. Ci sono dei fatti spiacevolissimi ma nello stesso tempo bisogna fare una terapia». Secondo alcuni, l’ipotesi proposta sarebbe quella di nominare proprio Marino «commissario» del Campidoglio. Appare commosso il capogruppo Pd, Fabrizio Panecaldo: «Questa amministrazione ancora non è riuscita a fare squadra. Se ci riesce ha tutte le qualità per poter operare al meglio. Momenti drammatici aiutano fortemente, vedere le lacrime negli occhi dei miei colleghi mi fa molto piacere, sono momenti duri, ma la voglia di continuare c’è tutta, a testa alta». Alessandro Capponi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’appalto a Cns prima assegnato poi revocato Gara da 145 milioni per i servizi scolastici. Cattoi e sindaco fermati dalle proteste SEGUE DALLA PRIMA Perché oggi del Cns — Consorzio nazionale servizi società cooperativa — si sa molto di più. Intanto che è una delle società collegate alla rete di Salvatore Buzzi, che a sua volta dipendeva dal boss Massimo Carminati. Tanto che, in uno dei passaggi delle carte dell’inchiesta, lo stesso Buzzi se ne vanta: «Oggi sono messo bene, sto dentro al consiglio del Cns, sono riverito, non c’ho debiti con nessuno...». Poi perché lo stesso Buzzi, tramite un’altra coop, ha finanziato anche la campagna elettorale di Ignazio Marino (con In piazza Una delle manifestazioni dei lavoratori di Multiservizi che rischiavano il posto una dazione di 30 mila euro). Infine perché, proprio in Cns, lavora dal primo luglio 2008 Luca Giansanti, capogruppo della Lista Marino, eletto alle comunali del 2013 in aula Giulio Cesare con 1.289 voti. Giansanti, al Cns, è il direttore commerciale. Ma, dal primo set- tembre 2013 è in aspettativa non retribuita. Tra maggio e luglio del 2014, proprio mentre al telefono Buzzi spiega al socio Guarany come spartire gli appalti («uno voi, uno noi, uno Cns, uno la destra») , l’assessore alla Scuola del Campidoglio Alessandra Cattoi, la «fedelissima» del sindaco, decide — seguendo le disposizioni della celebre relazione del Mef — di non prorogare ulteriormente l’appalto con Multiservizi per il sistema scolastico: pulizie, mense, scuolabus. La giunta, su indicazione della coppia Marino-Cattoi, vuole utilizzare la piattaforma Consip e assegna la gara da 145 milioni più Iva proprio al Cns del gruppo Buzzi, il consorzio di cui è direttore Salvatore Forlenza, per il quale i magistrati hanno richiesto l’arresto . La decisione, però, scatena la protesta. I lavoratori di Multiservizi «occupano» il Campidoglio, organizzano sit in sulla scalinata davanti all’entrata di Sisto IV, iniziano uno sciopero della fame. Le opposizioni, fin Estate 2014 Il sit-in dei lavoratori di Multiservizi in Comune dall’inizio, si schierano al loro fianco. Con, soprattutto, Alessandro Onorato (Marchini), poi il pentastellato Marcello De Vito e poi — via via — si aggregano tutti gli altri capigruppo del consiglio comunale. Cattoi e Marino provano a resistere, ma dopo due mesi di battaglia devono desistere. Cns non garantisce i posti di lavoro agli ex Multiservizi, la maggioranza firma all’unanimità (compreso Giansanti) una mozione e alla fine assessore e sindaco revocano l’appalto. Che, ad oggi, deve ancora essere assegnato. Ernesto Menicucci © RIPRODUZIONE RISERVATA
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