€1,20* ANNO 136- N˚ 341 ITALIA Edizione Nazionale Sped. Abb. Post. legge 662/85 art.2/19 Roma Domenica 14 Dicembre 2014 • III. d'Avvento Il caso Babbo Natale nell’era del web i bimbi chiedono aiuto a Internet Il personaggio Frida Giannini si racconta: «Non si può piacere a tutti» Campionato La Lazio batte l’Atalanta: 3-0 Conquistato il terzo posto Ravarino a pag. 25 Latella a pag. 27 Servizi nello Sport Lo stato sociale Ripartire dal welfare per sostenere lo sviluppo Romano Prodi S i ripete ormai in modo ossessivo che la lunga stanchezza dell’economia dei paesi europei, tra i quali l’Italia, sia l’inevitabile conseguenza delle eccessive spese sociali. Il messaggio che ci viene inviato ogni giorno è che l’Europa non può avere un futuro perché, con il 7% della popolazione mondiale e producendo il 20% del Pil del pianeta, copre il 40% della spesa sociale di tutta l’umanità. Un messaggio che si fonda sul presupposto che la spesa sociale sia improduttiva e che il welfare-state sia quindi il nemico dello sviluppo. Questo ragionamento, ormai diventata dottrina comune, è profondamente sbagliato, perché parte dall’ipotesi che tutto quanto è gestito dal mercato sia per sua natura più efficiente di ogni decisione che passa attraverso le strutture pubbliche. Ogni sforzo per migliorarne il funzionamento sarebbe perciò fatica sprecata. A questo proposito, per chiarire meglio le cose, vorrei porre un semplice interrogativo in riferimento a un settore del welfare che è stato giustamente messo sotto la lente di ingrandimento per i suoi sprechi: il settore sanitario. La domanda è semplice fino a poter sembrare provocatoria. Partiamo dal fatto che in Italia, dove il sistema sanitario è universale, si spende in sanità (sommando pubblico e privato e contando tutti gli sprechi) una percentuale intorno al 9% del Pil, mentre negli Stati Uniti (dove il sistema è eminentemente privato e non ancora universale) la spesa è intorno al 18%. Continua a pag. 24 Il suicidio, le forbici e le chiavi: le bugie della madre di Loris dal nostro inviato Nino Cirillo SANTA CROCE CAMERINA la telecamera numero 12 che inchioda Veronica Panarello, la numero 12 delle tredici telecamere del paese che da sole costituiscono l’architrave di queste indagini. È la telecamera di un’azienda agricola «ubicata in una strada poderale collocata tra la strada comunale 35 e il luogo di rinvenimento del cadavere (strada del vecchio Mulino)». È dunque l’occhio elettronico che sorprende la Polo nera di Veronica per ben due volte. A pag. 19 È Commenta le notizie su ILMESSAGGERO.IT IL GIORNALE DEL MATTINO Casa e canone Rai, stop aumenti Modifiche alla manovra: nel 2015 resteranno invariate Imu e Tasi, congelata l’imposta sulla tv Irap, sgravi per autonomi e piccole imprese. Arriva la mobilità per i dipendenti delle Province ` ` Udienza privata con la famiglia in Vaticano ROMA Il governo corre ai ripari per evitare aumenti della tassazione immobiliare il prossimo anno: in attesa del passaggio alla Local tax, probabilmente rinviata al 2016, viene prorogato al 2015 l’attuale tetto dell’aliquota Tasi fissato al 2,5 per mille: non ci saranno quindi incrementi di imposta. Congelato al valore del 2014 il canone Rai. Tra gli emendamenti alla legge di Stabilità è stata inserita anche una norma per favorire la mobilità verso altre amministrazioni dei dipendenti delle Province. Cifoni e Di Branco alle pag. 2 e 3 La sfida Venti di scissione, resa dei conti nel Pd Il premier: esigo lealtà, non obbedienza Venti di scissione nel Pd. Civati dice: se si vota a marzo possibile un partito alla sinistra del Pd. Ma Bersani frena: «Niente psicodrammi». E il premier avverte la minoranza: «Esigo lealtà, non obbedienza». Ajello e Oranges alle pag. 7 e 9 Mafia a Roma e immigrazione così la gang pressava i prefetti La rete di Odevaine per lucrare sull’emergenza sbarchi ` Sanità e scuola cattolica Renzi al Papa: soldi finiti Alberto Gentili e Franca Giansoldati L a musica è cambiata non tanto perché il protocollo è finito in soffitta diverse volte, piuttosto perché l’udienza a Matteo Renzi segna la fine di un periodo. Come se avesse tracciato un solco. A pag. 4 L’intervento Ritorniamo al presepe Card. Agostino Vallini a pag. 24 ROMA La banda di Mafia Capitale pressava anche i prefetti che si occupano del coordinamento e della realizzazione di nuovi centri di accoglienza per gli immigrati. Tra le carte dell’inchiesta, le richieste di proroga delle intercettazioni con data più recente sono proprio quelle che riguardano i protagonisti dell’affare immigrazione. E Luca Odevaine, secondo gli investigatori, si muoveva con dimestichezza tra le stanze delle Prefetture grazie alla casacca di rappresentante del Tavolo per la gestione dei flussi migratori. Guasco e Mangani alle pag. 12 e 13 L’intervista Il procuratore antimafia Roberti: «Servono misure premiali anche per i corrotti» Sara Menafra I l Procuratore nazionale antimafia Roberti premette che per esprimere un’opinione sugli interventi in materia di corruzione bisognerebbe leggere i testi. Poi fa capire che il governo rischia di perdere una buona occasione. A pag. 11 IL SEGNO DELLA VERGINE INIZIA UN NUOVO CAMMINO Buona domenica Vergine! Delle quattro fasi lunari, ultimo quarto è la più seria, non molto incline all’espressione dei sentimenti d’amore, ma diventa efficace se abbiamo in mente di concludere qualcosa, per poi intraprendere un nuovo cammino. Siete facilitati dall’aspetto che Luna forma con Venere e Saturno, stimolati a proseguire nella ricerca di nuove persone e anche di posti nuovi. Questa infatti sarà la sorpresa di Giove 2015 intende portarvi lontano. Intanto riprendete gli esercizi di seduzione amorosa. Auguri. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’oroscopo a pag. 43 11 Primo Piano Domenica 14 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Corruzione, bufera sul premio cancellato `La scomparsa dal testo varato dal Cdm delle misure premiali `Migliucci (Camere penali): «Mai fare riforme sotto spinte per i pentiti, dopo l’altolà del Ncd, preoccupa anche Cantone emotive». E Forza Italia: pacchetto inapplicabile e inutile LA POLEMICA ROMA Non tutti, all’interno della maggioranza, sono convinti dei testi di legge su corruzione e prescrizione annunciati venerdì sera da Matteo Renzi. Soprattutto perché, a differenza delle bozze circolate nei giorni scorsi, all’ultimo momento Ncd ha ottenuto che la proposta uscita dal consiglio non preveda strumenti premiali per i corrotti o corruttori ”pentiti”. In ogni caso, il governo punta a trasmettere il ddl anti-corruzione al Parlamento già entro Natale, presumibilmente alla Camera. IL DIBATTITO All’indomani dell’annuncio del Governo sulle nuove misure, sono discordanti i giudizi sia in campo politico sia tra i tecnici. Se la presidente della Camera, Laura Boldrini, plaude all’iniziativa dell’esecutivo, critiche arrivano dal suo stesso partito, da Forza Italia, dall’Ncd ma anche dallo stesso Pd. «Ha fatto bene il Governo - ha detto la Boldrini - a inasprire le pene, a chiedere la restituzione del maltolto e a pensare anche alla confisca dei beni». Sono «tutte misure che stanno andando nella giusta direzione». Il leader del partito della presidente della Camera (Sel), Nichi Vendola, invece, punta il dito contro la «contraddizione» tra la «propaganda di Palazzo Chigi» e il fatto che «non si è percepita un'urgenza tale da presentare un decreto ma si è preferito un disegno di legge». E’ però Forza Italia a sferrare i maggiori attacchi al pacchetto anticorruzione: da Daniele Capezzone che parla di «clamoroso Carabinieri in Campidoglio per l’inchiesta Mafia Capitale L’intervista Franco Roberti ROMA Il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti premette subito che per esprimere un’opinione completa sugli interventi annunciati due giorni fa dal premier Matteo Renzi in materia di corruzione e prescrizione bisognerebbe leggere i testi e che quindi ogni opinione è ulteriormente emendabile. Fatta la prudente introduzione, il magistrato ci mette poco a far capire che, a suo avviso, con le attuali proposte il governo rischia di perdere una buona occasione per intervenire su un tema così complesso. Procuratore, cosa pensa dell’inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale? «Per ragionare su come combattere la corruzione, bisogna partire da una premessa di fondo: questo crimine è oggi lo strumento privilegiato dell’azione delle mafie moderne, che lo associano alla forza di intimidazione che le ha sempre caratterizzate. Un modello particolarmente chiaro nel caso romano. Qui la forza di intimidazione mafiosa serve a garantire il rispetto del patto corruttivo tra i soggetti che partecipano, cioè tra i mafiosi, gli imprenditori e i politici corrotti. E la novità è che siamo davanti a un paradigma politico, imprenditoriale e mafioso che si è cementato sul terreno di una visione comune della cosa pubblica, su un’unica filosofia di pensiero. Un’idea proprietaria e privatistica della pubblica amministrazione. Mafiosi, politici corrotti e imprenditori collusi si ritrovano su questa visione comune, la condividono». Come si combatte un fenomeno così radicato? «Secondo me bisogna applicare alla corruzione gli stessi strumenti che oggi usiamo per il contrasto alle mafie. E’ per questo che a mio avviso i provvedimenti messi in cantiere dal governo non sono sufficienti». In queste ore molti dicono che ci vorrebbero strumenti premiali per chi collabora. Pensa anche a questo? «Penso prima di tutto agli sconti di pena per chi confessa e chiama in correità il corrotto o il corruttore. Penso alle operazioni sotto copertura che consentono di insinuarsi nel meccanismo di accordo corruttivo con due effetti. Il primo è quello di far circolare dubbio e diffidenza reciproca tra chi fa affari illeciti, che può avere sempre il dubbio di aver di fronte un agente sotto copertura. Il secondo, ovviamente, è che l’agente sotto copertura, con il coordinamento del pm, può dare un apporto significativo alle indagini. Infine, penso a termini delle indagini preliminari e delle intercettazioni telefoniche e ambientali più lunghi di quelli attuali». L’aumento delle pene ha una conseguenza sui tempi di inchiesta. Non basta? «Va bene, ma non è un grande risultato. Passare una pena edittale dagli attuali 4 anni di minima e 8 di massima a 6/10 è qualcosa. Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia INTERVENTI TANTO MINIMALI POTEVANO ESSERE FATTI PER DECRETO, VISTA LA SCELTA DEL DDL SI POTEVA OSARE DI PIÙ BISOGNA FARE UNA SCELTA DI CAMPO SUPERANDO LA VISIONE SECONDO CUI CORROTTO E CORRUTTORE SONO SIMPATICHE CANAGLIE L’intervento che blocca la prescrizione tra un grado e l’altro di giudizio ricalca un progetto del Pd su cui sono stato audito. Anche in commissione ho detto che è meglio di niente, un passo avanti, ma preferivo il progetto presentato dai Cinque stelle che prevede la cessazione della prescrizione una volta che viene esercitata l’azione penale. L’allungamento dei tempi non elimina le tattiche dilatorie, le rende solo più complesse. In teoria con il decorso del tempo senza sentenza, lo stato dimostra di non essere interessato a punire un determinato fatto. Ma non è questo il nostro caso: bloccare la prescrizione al momento dell’esercizio dell’azione penale significherebbe interromperla proprio quando lo Stato manifesta un interesse punitivo e dunque si terrebbe fede allo stesso principio, ma in modo più efficace». Quali sono le norme più convincenti tra quelle annunciate dal governo Renzi? «La principale novità mi pare legata al fatto che non sarà più possibile accedere al patteggiamento se non restituisci i beni ottenuti con la corruzione. Per quanto riguarda le confische, le leggi attuali, quelle introdotte dopo la strage di Capaci e recentemente modificate, prevedono che per i corrotti e i concussori ci sia la confisca dei beni di cui non sia dimostrata la legittima provenienza quando non è proporzionale al reddito dichiarato. E’ prevista anche la confisca in sede di prevenzione quando si dimostri che il corrotto vive abitualmente dei provvedimenti della corruzione. In questo caso, è decisivo quello che prova il pm». Dunque qual è il suo giudizio complessivo? «Credo che l’iniziativa del governo sia apprezzabile ma ancora troppo timidi gli interventi normativi nel contrasto alla corruzione. Anche perché questi interventi, apprezzabili ma minimali, potevano essere affidati a un decreto legge. Se si è scelta la strada del disegno di legge, con tempi più distesi, allora si può fare di più. Il parlamento può intervenire, e quando i testi saranno esaminati dalle commissioni, la Procura nazionale antimafia darà il suo contributo come ha già fatto in passato.» C’è una sottovalutazione del fenomeno? «Bisogna fare una scelta di campo, superando la visione in cui il corruttore e il corrotto sono “simpatiche canaglie” responsabili di reati tutto sommato minori. Come hanno spiegato alcune inchieste comprese l’ultima, corrotti e corruttori sono proiezioni di organizzazioni mafiose moderne © RIPRODUZIONE RISERVATA I LAVORI ALLA CAMERA Non è detta l’ultima parola. Spiega la presidente della commissione giustizia della Camera Donatella Ferranti, «alcuni interventi rafforzativi potrebbero essere inseriti durante il dibattito». E’ proabile che il ministro Boschi decida di mandare il testo a Montecitorio: dopo la riforma costituzionale, l’assemblea della Camera dovrebbe essere relativamente libera per votare in tempi rapidi. Sa. Men. © RIPRODUZIONE RISERVATA Eugene Coat Paolo Ventura for WoolrichArt «Stretta insufficiente, servono misure come quelle per la lotta alla mafia» che si avvalgono dell’intimidazione oltre che del vincolo corruttivo». Come giudica la Mafia Capitale per come emerge dalle carte? «Ha tutte le caratteristiche della mafia moderna. Questo tipo di sinergie criminali tra mafia, imprenditori e politici corrotti è ormai sempre più frequente e basato su rapporti sinallagmatici tra i soggetti. In altre parole, siamo di fronte ad un patto che ognuno dei soggetti vuole tenere in vita, perché tutti, politici, mafiosi e imprenditori, ci guadagnano». Sara Menafra autogol per il sistema-giustizia» perché allungando la prescrizione si avranno processi «eterni» a Giovanni Toti che definisce le norme «inapplicabili e inutili». Perplessità serpeggiano anche nel partito del premier Renzi, il Pd. Secondo Davide Mattiello, componente della commissione Giustizia della Camera, «bisogna incentivare la collaborazione del corruttore», mentre per Pippo Civati «non è il caso di inasprire le pene tout court, ma di far funzionare meglio la selezione della classe politica». Si dice «deluso» il presidente dell’Anm, Rodolfo Maria Sabelli. La mossa più efficace, spiega, sarebbe «introdurre strumenti in grado di rompere il patto corruttivo». Critici anche i penalisti: «Non bisogna fare le riforme sulla base delle spinte emotive. L’aumento delle pene non è mai un deterrente», dice il presidente dell’Unione delle camere penali, Beniamino Migliucci. E anche il presidente dell’Authority anticorruzione Raffaele Cantone non nasconde ai suoi di essere amareggiato perl l’assenza di strumenti più incisivi. shop on line woolrich.eu 12 Primo Piano Domenica 14 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Il clan corteggiava i prefetti: telefonate e favori per avere più immigrati Odevaine raccomandava al Viminale la coop di Buzzi e Carminati La promessa al capo dipartimento: prendo tuo figlio per uno stage ` L’INCHIESTA ROMA Nella cinica equazione del mondo di mezzo, barconi pieni significa portafogli gonfi. E così, quando il 2 aprile scorso 900 immigrati approdano in Sicilia, il membro per il Tavolo dei rifugiati Luca Odevaine entra in azione: «Se vengono dalla Siria è inutile prenderli perché scappano, se sono fotosegnalati vuol dire che vogliono rimanere», spiega. I disperati, per Odevaine, sono una miniera d’oro e i contatti per favorire il business delle cooperative di Salvatore Buzzi puntano molto in alto. Al Viminale, al presidente del Consiglio Matteo Renzi cui invia una lettera (ignorata) proponendosi per l’emergenza Mare Nostrum e soprattutto ai prefetti, che si occupano del coordinamento e della realizzazione di nuovi centri. Tra le carte di Mafia Capitale, le richieste di proroga delle intercettazioni con data più recente sono pro- prio quelle che riguardano i protagonisti del grande affare dell’immigrazione, attività che rende all’organizzazione milioni di euro. «Se stamo a comprà mezza Prefettura», afferma Buzzi, annunciando buone notizie per l’appalto di un secondo Cara a Castelnuovo Porto. LA RETE DEI PREFETTI Odevaine, secondo gli investigatori, si muove con dimestichezza tra le stanze delle Prefetture. Grazie alla casacca di rappresentante del Tavolo per la gestione dei flussi migratori, rileva il gip, avrebbe «veicolato» verso IL FUNZIONARIO SI VANTAVA DI ESSERE RIUSCITO A PORTARE A ROMA 2.500 RIFUGIATI ANZICHÉ 250 «gli organi centrali dello Stato» gli interessi degli uomini del suo gruppo. Per questo motivo i prefetti Rosetta Scotto Lavina, Mario Morcone e Domenico Menzione sono figure chiave nella sua strategia. Quando Buzzi ventila la possibilità di trasferire 400 immigrati in un immobile di sua proprietà, Odevaine parte all’attacco: «Mo’ faccio chiamare la Scotto Lavina, domani ci vado a parlà. Lei al momento è il prefetto, è quella che decide... e poi sta nel pallone e quindi si appoggia molto su un paio di persone di cui si fida, una delle quali sono io. Mi chiama tutti i giorni in Venezuela, adesso è il momento buono». Conclusione di Odevaine: «E’ chiaro che il rapporto è con le Prefetture». Una volta stabiliti i contatti, l’ex capo di gabinetto passa all’azione. Con la Scotto Lavina «mi sono permesso di segnalarle delle strutture pronte, immediatamente disponibili... alcune sono di Eriches», cooperativa nella quale il boss Migranti sbarcati sulle coste italiane 170.000 163.369 160.000 150.000 140.000 130.000 120.000 110.000 100.000 90.000 80.000 64.261 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 13.635 22.939 22.016 20.455 9.573 10.000 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: Viminale 42.777 36.951 2011 *al 30 novembre IL DISCO DI NATALE Da Radio Monte Carlo e Mario Biondi DISPONIBILE SU CD E D I G I TA L D OW N L OA D Buon Natale 13.136 4.406 2012 2013 ANSA 2014* Massimo Carminati è di fatto il socio occulto. Al telefono con i suoi compagni d’affari, Odevaine vanta come un punto d’onore essere riuscito a portare da 250 a 2.500 la quota di rifugiati a Roma e festeggia (il 18 luglio) la nomina del prefetto Mario Morcone a capo del Dipartimento per l’immigrazione al ministero dell’Interno. Con lui ha già trattato la questione del centro di accoglienza di Melli. Riferisce a Schina: «Mi ha detto: ”Non ti preoccupare, intervengo subito”. Poi mi ha chiesto: ”Ah, ma mio figlio sta laureando, mi piacerebbe fargli fare uno stage». Risposta di Odevaine: «Guarda, te lo prendo io in Fondazione, figurati». Claudia Guasco © RIPRODUZIONE RISERVATA 13 Primo Piano Domenica 14 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it «Si porta a casa la direttrice bionda» nel mirino finiscono i lavori nel carcere In un’intercettazione Brugia, braccio destro del Nero `«Grazie a lei la sua cooperativa si occupa del verde» parla del rapporto tra la dirigente e l’ex Nar Ciavardini La donna, rimossa dall’incarico: «Una mascalzonata» ` IL CASO AGLI ARRESTI Secondo l’accusa Odevaine gestiva un grande giro di affari ROMA Nasce tutto intorno a una chiacchiera tra uomini, di quelle che si possono fare al bar parlando di donne. Solo che questa volta i protagonisti sono Luigi Ciavardini, ex esponente dei Nar, condannato per la strage di Bologna, ora in semilibertà, e Silvia Pesante, fino a ieri direttrice del carcere di Sulmona. A parlare tra loro sono due indagati dell’inchiesta Mafia Capitale: Riccardo Brugia, braccio destro di Massimo Carminati, e l’imprenditore Mario Zurlo. Basta un attimo, due paroline sui rapporti troppo stretti tra Pesante e l’ex terrorista, e la direttrice viene sostituita nel suo incarico. A tutto questo si aggiunge che Ciavardini è anche uno dei primi tasselli da cui parte la mega indagine, e a catena cadono uno dopo l’altro, coin- Carminati via da Roma e portato a Tolmezzo trasferiti i big della banda LA POLEMICA ROMA Lontani il più possibile da Roma, da quelle carceri che hanno frequentato abitualmente e che avrebbero, forse, potuto riservare qualche trattamento di favore. Dopo Salvatore Buzzi, trasferito due giorni fa in Sardegna, nell’istituto di pena di Badu ’e Carros, ieri è toccato a Massimo Carminati lasciare Regina Coeli. E con lui anche a quasi tutti gli altri protagonisti dell’inchiesta su Mafia Capitale. All’ex Nar la destinazione più lontana: Tolmezzo in Friuli, nel reparto di massima sicurezza. Fabrizio Testa a Voghera, Roberto Lacono a Teramo, Carlo Pucci a Terni, Agostino Gaglianone a Melfi. Rimane a Rebibbia, almeno per il momento, Giovannone De Carlo. Il motivo ufficiale è «incompatibilità ambientale», anche perché - viene spiegato - sarebbe stato impossibile lasciare gli indagati della stessa inchiesta in L’EX TERRORISTA IN PRIGIONE IN FRIULI GLI ALTRI IN PENITENZIARI DI MASSIMA SICUREZZA ARRESTATO Massimo Carminati, per l’accusa è lui il capo celle e spazi troppo vicini l’uno all’altro. Inoltre, deve aver pesato anche quello che le intercettazioni hanno registrato negli ultimi anni, e cioè la capacità di Carminati e soci di avere trattamenti di favore e protezioni dietro le sbarre. È dell’aprile del 2014 il colloquio tra Fabio Gaudenzi e Filippo Maria Macchi. I due parlano di un soggiorno nel carcere di Regina Coeli. «Ti rispettano gli altri detenuti?» chiede Macchi. «Sì... vabbè ma io ancora dovevo entrare alla sezione, e già tutto il carcere sapeva che ero arrivato - conferma Gaudenzi So’ arrivato in cella, e in un attimo sono piombati una montagna de pacchetti, de libri...gente che veniva là, persone anche mai viste e conosciute...tanti vecchi amici e anche persone che non conoscendo però sapevano. Un sacco di solidarietà, un sacco. Le stesse guardie se stupivano, me caricavano sulle spalle me portavano giù ai colloqui». Dietro tutto questo ci sarebbe il potere dell’ex Nar, il suo ascendente nei confronti di chiunque, e in particolare di chi lo ha conosciuto. Ma anche i rapporti maturati nel tempo da Salvatore Buzzi attraverso la sua cooperativa per i detenuti. I DIFENSORI La notizia dei trasferimenti non è molto piaciuta agli avvocati degli indagati. «In questo modo non viene permesso di esercitare il diritto alla difesa - spiega Giosuè Naso, legale di Carminati - Io per andare a trovare il mio assistito devo arrivare al confine con l’Italia. La sua famiglia dovrà fare lo stesso e spendere chissà quanti soldi ogni volta». Nel frattempo l’inchiesta sta andando avanti e domani si svolgeranno gli altri interrogatori di garanzia nei confronti di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggero, gli ultimi due a essere finiti in carcere perché considerati “il collante” del clan romano con la ’ndrangheta. Devono rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso in quanto ritenuti responsabili di aver assicurato il collegamento tra i Mancuso, egemoni nel Vibonese, e alcune cooperative riconducibili a Buzzi. C.Man. © RIPRODUZIONE RISERVATA volti in crimini commessi e indiscrezioni presunte. È febbraio del 2013 quando Zurlo e Brugia chiacchierano tra di loro. È presente anche Massimo Carminati. Si discute di una presunta relazione tra l’ex esponente dei Nar e «la bionda direttrice» che, quando era a Frosinone, avrebbe affidato alla sua cooperativa sociale la gestione del verde intorno al carcere. «Gli ho detto di stare attento - dice l’imprenditore riferendosi a Ciavardini - perché il giorno che non te la porti più a ERA RESPONSABILE DELLA STRUTTURA DI SULMONA L’EX TERRORISTA: «UNA PORCHERIA METTERMI IN MEZZO» gne». Il suo contratto era scaduto in effetti il 25 novembre e non è stato rinnovato, ma finora nessun direttore era rimasto solo un anno. Al suo posto è stato richiamato Sergio Romice, ex direttore allontanato per la gestione del caso Aiello (luogotenente di Provenzano, che ottenne gli arresti domiciliari perché affetto da favismo), ma che per quella vicenda è stato prosciolto dal ministero della Giustizia. Secca anche la reazione di Ciavardini: «Mettermi in mezzo in questa inchiesta è davvero una porcheria - interviene - siamo sempre stati lontani da chi quelle cooperative le ha gestite e da chi possa aver avuto rapporti con loro. Non sono Buzzi. Quelle del signor Zurlo sono delle interpretazioni personali che dovrà giustificare in sede legale davanti a una querela». Cristiana Mangani casa questa te fa leva la semi libertà». Zurlo aggiunge anche di avere visto «Luigi in auto con una bionda in macchina, il direttore del carcere di Frosinone, se la stava portando a casa». E puntualizza: «Con la sua cooperativa sociale Ciavardini sta facendo tutti i lavori intorno al carcere, gli pulisce l'erba... c'ha tutto il verde esterno». LE REAZIONI La circostanza viene smentita con energia dagli interessati. Silvia Pesante puntualizza: «È una mascalzonata, una falsità. Ho avuto contatti con certa gente, per via del mio lavoro, ma so anche che si tratta di un “certo tipo di gente”, mentre per fortuna la buona parte del volontariato che opera con i detenuti è sana. Il mio avvicendamento a Sulmona fa parte delle disposizioni: ero provvisoria. Si è trattato di un normale passaggio di conse- Luigi Ciavardini © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronacadi Roma [email protected] www.ilmessaggero.it Domenica 14 Dicembre 2014 Eventi Aziendali e Cerimonie in Sale Riservate Roma Via dei Gracchi, 266/268 Tel 06.3213126 06.3216958 [email protected] www.tabernadegracchi.com 15ºC 10ºC Il Sole Sorge 7.29 Tramonta 16.39 La Luna Sorge -.- Cala 12.08 Gli uffici della Cronaca sono aperti dalle 11 alle 20, via del Tritone, 152, 00187 Roma T 06/4720224 - 06/4720228 F 06/4720446 Roma Segreta Scheletri, stregoni e occultismo i mille misteri di Villa Stuart Il raduno Videogames al museo i vip si mettono in gioco La festa Christmas party sul green attori, sportivi e golosità Isman a pag. 61 Patriarca a pag. 65 Quaglia a pag. 63 Indagati, lite Marino-prefetto Tor Sapienza i residenti contestano `Il sindaco critico sull’incontro in Prefettura con il boss della Coop 29 giugno, Buzzi la maratona Intervista a Pecoraro: «Pensi piuttosto agli uomini sotto inchiesta che ha intorno» ` Nuove tensioni tra Marino e il prefetto Pecoraro. Il sindaco ieri aveva ricordato che Salvatore Buzzi, uno degli arrestati per Mafia Capitale a cui fa capo la Cooperativa 29 Giugno, «era perfino entrato negli uffici del prefetto». Giuseppe Pecoraro, intervistato dal Messaggero, replica in questo modo: «Ci sono indagati anche nell’amministrazione Marino, il rischio di un commissario resta. Buzzi era estraneo ai miei uffici, nella amministrazione Marino, invece, ci sono tre indagati, tra politici e nomine dirigenziali ». Canettieri alle pag. 46 e 47 Comune Atac Appalti senza gara per 50 milioni: scatta il giro di vite Spunta la richiesta del consigliere: «Comprami casa» Il Comune prepara accertamenti su tutti i 50 milioni di euro di appalti per affidamento diretto deliberati nel 2014. A disporre le verifiche è la Commissione Bilancio. De Cicco a pag. 46 Nelle carte dell’inchiesta su Mafia Capitale spunta il nome di Andrea Carlini, ex consigliere Atac. Secondo i Ros avrebbe chiesto a Buzzi un appartamento in cambio di favori. a pag. 49 Il degrado. Ambulanti senza freni «Federica uccisa dall’ex ragazzo non abbiamo mai avuto dubbi» `Il Vigna Jacobini Sedici anni dopo è ancora dolore Il Papa va a Primavalle per incontrare i rom Oggi alle 16 il Papa visita la parrocchia di San Giuseppe all'Aurelio, nella zona di Boccea, fondata nel 1961. a pag. 53 Era il 16 dicembre 1998 quando un boato assordante sveglia l’intero quartiere Portuense. Alle ore 3.06 del mattino, un palazzo di cinque piani in via Vigna Jacobini si sbriciola al suolo portando con se vittime e macerie. Sono 27 le persone che perdono la vita, tra cui 6 bambini. «A distanza di 16 anni, il ricordo è sempre più vivo ed altrettanto doloroso», raccontano i superstiti. Panarella a pag. 59 Negli scatti l’unione tra Roma e il mondo L’umanità della gente è meglio fotografarla in bianco e nero. Trovo sia più intensa @anitaeusebi ueste sono parole di Mario Dondero. E anche queste: «Il colore distrae. Fotografare una guerra a colori mi pare immorale». Però, qualche foto non in bianco e nero c’è alla mostra di questo grande fotoreporter italiano, che si apre venerdì alla Terme di Diocleziano. E in questo luogo, uno dei più belli del mondo, si celebra un incontro quasi naturale. Che sarebbe potuto avvenire nel triangolo delle Bermuda, o in un qualsiasi atollo o in un angiporto nebbioso o solare, e invece si svolge a Caput Mundi. L’incontro tra Dondero, che avrebbe voluto fare il marinaio se non avesse fatto il fotografo, e Enrico Quell che è un navigatore dell’arte e un velista della creatività approdato su un terreno, quello dell’allestimento delle mostre, dove ha accumulato decenni di esperienze e di eccellenze. I capolavori fotografici sono di Dondero, la cura della mostra è di Quell e la non strana coppia sarà in scena da venerdì dove non c’è la barriera Sembra inarrestabile l’assedio degli abusivi a piazza Navona Navona, niente banchi ma è assedio di abusivi Mozzetti a pag. 57 Mario Ajello Q Vigna Clara, ambasciatore derubato: furto in casa padre della ragazza morta sul lago: «Di Muro? Solo bugie» «Che idea mi sono fatto? Ci fu una lite. Lui le spinse la testa nell’acqua e finì per affogarla». Luigi Mangiapelo, padre di Federica, la sedicenne trovata morta sulla riva del Lago di Bracciano all’alba del 1˚ novembre 2012, parla per la prima volta dopo l’arresto di Marco Di Muro, l’ex ragazzo della vittima. «In questi due anni - continua il papà nell’intervista - Lui ha detto un sacco di bugie. Gli spostamenti, gli orari, le alghe sui pantaloni. Fin dall’inizio abbiamo pensato, io e la mamma di Federica, che lui l’avesse uccisa. Il provvedimento che ha disposto l’arresto di Di Muro lo conferma. Nessuno potrà ridarmi mia figlia. Ma sarebbe ora che lui dicesse la verità. Sono arrabbiato con lui. Molto, molto arrabbiato». Riccioni a pag. 55 corallina e neanche l’atmosfera da Corto Maltese o da romanzo di Alvaro Mutis ma vabbè: c’è molto, ma molto, di più. Alle Terme di Diocleziano, attraverso le immagini scattate in giro per il globo da Dondero (la sua Parigi degli anni ’60, l’Afghanistan della guerra e gli altri teatri di sofferenza e di speranza) e montate dalla mano sapiente di Quell (le Scuderie del Quirinale e il Palazzo delle Esposizioni portano anche la sua forma), si materializza l’unione tra Roma e il mondo. Insomma, si torna ai fondamentali. [email protected] Quella di oggi sarà ricordata a Tor Sapienza come un’altra giornata di tensione. Gli abitanti hanno contestato l’idea di far passare la “Mezza Roma Run”, una maratonina, in viale Giorgio Morandi, lo stesso che un mese fa è stato l’epicentro della rivolta contro gli immigrati. Ieri c’è stata una lunga trattativa che ha coinvolto i residenti, il Municipio di zona e la Questura. Il corteo è stato rinviato al 20, ma il percorso sarà comunque presidiato dalle forze dell’ordine. «Si sprecano soldi per la maratona e il quartiere resta nel degrado» dicono i residenti. Bogliolo a pag. 53 Sconosciuti hanno svaligiato a Vigna Clara l’appartamento di Marco Mancini, ambasciatore italiano in Turkmenistan. I ladri, indisturbati, hanno portato via argento e altri oggetti preziosi. Gli investigatori, però non si sono limitati a fare un inventario del furto, perché nell’abitazione vi sarebbe stato anche materiale di lavoro del diplomatico. L’intrusione è avvenuta venerdì pomeriggio in un palazzo signorile e alberato a due passi da corso Francia. Un familiare, rincasando, ha segnalato il furto al 113. Sul posto gli equipaggi delle ”volanti” e gli agenti del commissariato di zona. È intervenuta anche la polizia scientifica. De Risi a pag. 53 Lady Chic TI INVITA A SCOPRIRE LE ORIGINALI IDEE REGALO! Solo per te UN PERSONALE REGALO NATALIZIO BONUS OMAGGIO di 100 EURO ROMA Viale Eritrea 81/a -81/b - 83-83/a tel. 0686219133 Parcheggio gratuito in Viale Eritrea 89 o Via Lucrino 28a www.ladychic.it [email protected] Fino al 31 Dicembre orario non stop (9.00 - 20.00) DOMENICA APERTO 46 Domenica 14 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma Lite sindaco-prefetto Giro di vite su appalti da oltre 50 milioni `Marino su Buzzi: «Se Pecoraro non sapeva che era indagato e lo riceveva nel suo studio, come potevo esserne al corrente io?» LO SCONTRO Metà mattinata, teatro Ambra Jovinelli. Ignazio Marino sta partecipando a un’iniziativa di Nichi Vendola, leader di Sel, su Mafia Capitale. Si parla degli affari di Salvatore Buzzi e della ramificazione del clan di Carminati a Roma. A un certo punto il sindaco dice testuale: «La domanda se “potevo non sapere” mi sembra bizzarra da un certo punto di vista. Siamo una città in cui un Prefetto riceve nel suo studio una persona che ora è agli arresti per il 416 bis e parla di progetti dal punto di vista delle cooperativa». Marino vuole dire che «se un prefetto lo riceve, è chiaro che nessuno di noi pensa che lo fa sapendo che quella persona è indagata o attenzionata per mafia. Ma se non lo sapeva il Prefetto, che ha a disposizione tutte le forze dell’ordine della città, come faceva a saperlo il sindaco?». L’affermazione sembra un attacco all’inquilino di Palazzo Valentini, anche se dal Campidoglio si apprestano subito a gettare acqua sul fuoco: «Ignazio ha voluto citare un esempio limite, per dire che Buzzi, prima che scoppiasse l’inchiesta, aveva libero accesso ovunque, a partire dalla Prefettura. Tutto qui». Sarà. Ma alla vigilia dell’arrivo della troika dei com- missari inviati proprio da Pecoraro per scartabellare tra i documenti e faldoni, alla ricerca di infiltrazioni mafiose, l’affermazione del sindaco ha creato un cortocircuito. Dal palco di Sel, dove Marino è stato molto coccolato e incoraggiato ad andare avanti, sono partiti messaggi importanti: «Con me gli affari sono finiti», ha scandito il chirurgo dem. E Vendola ha aggiunto: «Per cinque anni la città è stata in mano a una banda di ganster». I VERSAMENTI Il Comune intanto prepara accertamenti su tutti i 50 milioni di euro di appalti per affidamento diretto deliberati nel 2014. A disporre le verifiche è la Commissione Bilancio, che nelle prossime settimane è chiamata ad esaminare le spese “per somma urgenza” quelle cioè decise dai Dipartimenti e dai Municipi senza ricorrere a bandi di gara. «Dopo l’inchiesta LA COMMISSIONE BILANCIO AVVIERÀ GLI ACCERTAMENTI SULLE SPESE DEL 2014 PER LAVORI ASSEGNATI SENZA BANDO Il processo I numeri La denuncia «È necessario rivedere tutte le gare sul sociale» 50 mln il valore degli affidamenti diretti del 2014 28,7mln già erogati per il 2013 e per il 2012 70 le gare pubbliche al vaglio del Comune 3 i settori critici: Manutenzione, Verde Sociale Anche le coop pronte a costituirsi parte civile Anche le cooperative sono pronte a costituirsi parte civile nel processo su Mafia Capitale. «Questa vicenda sta producendo un danno enorme alla reputazione di migliaia di cooperative e di operatori che lavorano onestamente e seriamente», dice il presidente di Federsolidarietà Giuseppe Guerini, che spiega: «Chiederò a Confcooperative di costituirsi parte civile nel processo. Perché va bene puntare la lente di ingrandimento sulla cooperazione sociale, ma bisogna anche difendere l’onorabilità di un sistema strutturalmente sano». © RIPRODUZIONE RISERVATA su Mafia Capitale – spiega il presidente dell’organismo, Alfredo Ferrari – abbiamo deciso di effettuare un esame molto più approfondito su tutte le spese deliberate senza bando. Anche queste carte potrebbero essere inviate all’Autorità Anticorruzione, insieme a quelle sui bandi pubblici». Circa 70 appalti, per un valore di altri 50 milioni, che sta passando al vaglio l’assessore Silvia Scozzese. E proprio la titolare del Bilancio L’ASSESSORE SCOZZESE: «AFFIDAMENTI DIRETTI SOTTO LA LENTE DELL’ANTICORRUZIONE INSIEME ALLE SETTANTA GARE SOSPETTE» conferma l’allargamento delle verifiche: «Potremo fare un faldone unico da consegnare a Cantone che includa anche gli affidamenti diretti». Non si tratta di briciole. Anzi. In tutto sono 50 milioni le spese per somma urgenza contabilizzate nell’assestamento di Bilancio approvato dall'Assemblea Capitolina a novembre. La procedura standard prevede che, dopo questo passaggio, la Commissione Bilancio apra un’istruttoria che “riconosca” questi contributi e ne disponga il pagamento. Così come è stato fatto a ottobre per i contributi determinati nel 2012 e 2013, 28,7 milioni di euro, dopo un lungo lavoro da parte della Commissione guidata da Ferrari. Un lavoro che però, per prassi, non entra nel merito della decisione, ma che più che altro punta a verificare che i Il Coordinamento nazionale delle Comunità di Accoglienza chiede al Campidoglio di azzerare tutte le situazioni in cui sono coinvolti soggetti sotto accusa nei procedimenti in corso e di rivedere tutti gli appalti nel sociale emanati dal Comune negli ultimi anni, e in particolare quelli riguardanti immigrati, rom e tossicodipendenti. «L’inchiesta di Roma dimostra che il modello consociativo che ha dominato, non solo nella capitale, produce corruzione, bassa qualità di intervento, aggravamento dei problemi», spiega don Armando Zappolini, che ieri è stato confermato presidente nazionale del Cnca. «Denunciamo da anni l'assurdità delle varie “emergenze”di immigrati, rom e non solo, costruite ad arte nel nostro paese». lavori (dalle buche stradali alla manutenzione) siano effettivamente stati svolti. L'inchiesta della Procura che ha scoperchiato il clan Carminati però cambierà il sistema delle verifiche. «Ora serviranno accertamenti più approfonditi - spiega Ferrari – Per questo valutiamo il coinvolgimento in questo processo di revisione anche del pool dell'Anticorruzione». L'assessore Scozzese domani o martedì riceverà la documentazione sulle gare sospette e si è impegnata a consegnare le carte all’Anticorruzione entro la fine della settimana. Si tratta del primo step della procedura che potrebbe portare al commissariamento degli appalti. Simone Canettieri Lorenzo De Cicco © RIPRODUZIONE RISERVATA 47 Domenica 14 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma Intervista Giuseppe Pecoraro Prefetto Pecoraro, il sindaco Marino parlando delle ramificazioni di Buzzi a Roma ha detto: «Se non sapeva il prefetto, che ricevette il capo della coop, come potevo sapere io?». Alla luce di questa affermazione si sente tirato in ballo dal sindaco? «Buzzi all’epoca era estraneo alla prefettura, forse c’è stato un vulnus nella norma, perché i miei uffici non si erano informati su questa persona, tuttavia nel rispetto della riservatezza dell’autorità inquirente e degli uffici di polizia giudiziaria non si poteva fare altrimenti». C’è differenza tra i rapporti che ebbe la prefettura con Buzzi e quelli intrattenuti dal Campidoglio? «Beh, direi proprio di sì. Buzzi era estraneo ai miei uffici, nella amministrazione Marino, invece, ci sono tre indagati, tra politici e nomine dirigenziali, e il fatto che ci sia una commissione d’accesso agli atti significa che vogliamo capire se c’è una continuità delle infiltrazioni mafiose tra la passata e l’attuale giunta visto che sono finiti sotto inchiesta Ozzimo, Coratti». Si spieghi meglio: domani, lunedì, arriveranno i commissari per l’amministrazione Alemanno o per quella di Marino? «I commissari sono qui soprattutto per l’attuale tenuto conto della presenza di persone coin- «SE LA TASK FORCE SCOPRIRÀ ULTERIORI AZIONI ILLECITE NON ESCLUDO LO SCIOGLIMENTO DEL COMUNE» «Indagati intorno a Marino, il rischio commissario resta» Il prefetto: «Gli ispettori faranno pulizia `«Vogliamo capire se c’è una continuità a partire dall’attuale amministrazione» di infiltrazioni mafiose in Campidoglio» ` Gli attriti Nozze gay Il prefetto dispone l’annullamento delle 16 trascrizioni di matrimoni omosessuali del Campidoglio Panda rossa Pecoraro prima concede e poi annulla il parcheggio gratuito al Senato per l’auto di Marino Scorta Marino rifiuta l’assegnazione della scorta suggerita dal prefetto Giuseppe Pecoraro volte nell’inchiesta che fino a pochi giorni fa hanno ricoperto ruoli pubblici. Ecco perché se venisse verificata da parte dei commissari la continuità mafiosa tra la precedente e la nuova amministrazione o se nell’attuale ci fossero elementi che fanno pensare alla presenza di azioni illecite ovviamente non posso escludere lo scioglimento del Comune per mafia». Il Campidoglio ha annunciato la rotazione di tutti i dirigenti: è una scelta giusta o arriva comunque in ritardo? «Il problema non è la rotazione che viene effettuata oggi, ma quella del passato, più o meno recente. Ben venga questa iniziativa, ma il nostro lavoro non cambia». Ecco, di preciso cosa farà questa commissione? «Le tre persone che invieremo in Campidoglio esamineranno car- Marchini e il corteggiamento di Ncd «No, ai vecchi blocchi consociativi» LO SCENARIO No, grazie. Ad Alfio Marchini non piace l’idea di una grande ammucchiata, che elegantemente chiama «aggregazione di blocchi consociativi», per quando ci saranno le elezioni (già, ma quando?). Il leader dell’omonima lista civica è già in pista in attesa di un voto anticipato per il Campidoglio, scosso dall’inchiesta su Mafia Capitale. E proprio su di lui Fabrizio Cicchitto, pezzo da novanta di Ncd, vuole puntare come candidato sindaco di una nuova area riformista. Invito che Marchini declina. Ma con un discorso più ampio. «Ringrazio l'onorevole Cicchitto, che non ho il piacere di conoscere, per le parole di stima nei miei confronti. Ritengo però che, piuttosto che lanciare la mia candidatura, egli abbia voluto porre un tema serio su cui riflettere». La parola chiave è il riformismo, che per Marchini «è rimasto uno slogan elettorale usato da entrambi gli schieramenti e mi sorprende come ancora oggi ci sia qualcuno che mi spinga ad aggregarmi ad uno dei due vecchi blocchi che sono stati i protagonisti, e quindi i responsabili, della miseria economica ed etica che ci sta soffocando». Marchini non nasconde da sempre la propria allergia al partitismo, specie a quello romano fatto di larghe e gelatinose intese. trosinistra, che adesso si è arricchito anche del fattore M5S, intenzionato a incassare il più possibile dallo scandalo di questi giorni. «Roma, ieri come oggi, deve indicare - ragiona Marchini la via da percorrere per uscire in modo innovativo da questo pantano e da questa sfida nasce il mio impegno di amore per la città e Capitale del Paese». E in questo schema sembra non esserci posto per l’endorsement di Cicchitto. Ancora Marchini: «Mi ha colpito che uno degli esponenti storici di quel bipolarismo berlu- IL LEADER DELLA LISTA CIVICA RISPONDE A CICCHITTO: «SERVE UN VERO SCATTO RIFORMISTA CONTRO LOGICHE LOGORE» te, controlleranno il funzionamento degli uffici, analizzeranno tutti gli appalti, senza sovrapporsi con il lavoro dell’Autorità anti-corruzione con la quale abbiamo già preso contatti per coordinarci al meglio». Dalle sue parole il rischio scioglimento del Comune non sembra essere ancora scongiurato. «Mi auguro che non avvenga. Di sicuro se troveremo ulteriori illeciti nell’amministrazione non Da domani in Comune la task force di ispettori Si insedierà domani la task force di commissari voluta da Giuseppe Pecoraro per capire fino a che punto le infiltrazioni della mafia capitolina, venute a galla con l’inchiesta della Procura che ha portato in carcere 37 persone, abbiano infestato le radici dell’amministrazione comunale della Città eterna. I tre ispettori - un prefetto, un viceprefetto e un tecnico del Mef - si metteranno subito al lavoro concentrando la propria attenzione sugli appalti sospetti. Andranno a mettere mano sugli scaffali dei dipartimenti più colpiti dagli affari messi in piedi dal clan: Servizi Sociali, Ambiente e verde pubblico. Questo per quanto riguarda il corpo centrale del Comune. Parallelamente, la stessa sorte toccherà ai municipi. Si inizierà dal X, Ostia. Anche qui la visita dei commissari è attesa già per oggi. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA «L’INCONTRO CON BUZZI? ALLORA ERA ESTRANEO ALLA PREFETTURA IL VALZER DI MANAGER NON CAMBIERÀ IL NOSTRO LAVORO» BelLazio. La Regione con uno scatto in più. sconiano - dice - nato proprio a Roma con la candidatura a sindaco di Fini, abbia avuto il coraggio di un'analisi così realista». Infatti, proprio a Roma in occasione delle comunali del 1993, prese corpo «quello schieramento tatticamente definito di destra che poi alle successive elezioni politiche incluse forze diverse - dai radicali, ai socialisti, ai democristiani fino agli eredi dell'Msi». In realtà, ragiona ancora Marchini, «il collante di quella coalizione non era una comune visione strategica e riformista, quanto piuttosto la potente leadership di Berlusconi e un forte sentimento anticomunista enfatizzato dalla convinzione di essere stati vittime di un 'doppiopesismò nel periodo di Tangentopoli. Oggi questo collante è venuto meno ed è importante prenderne atto». E allora Marchini corre da solo. E non è l’unico candidato sindaco in ballo. LA LISTA L’ANNUNCIO Ecco perché per l’ingegnere prestato alla politica, che i sondaggi continuano a dare in forte crescita tra i romani, l’unica strada da seguire non è né a destra né a sinistra, ma oltre. Oltre i partiti e il bipolarismo, centrodestra-cen- Le verifiche Sicurezza Il sindaco, a inizio estate, denuncia la situazione di degrado a San Lorenzo e Pigneto potremo escludere alcuna ipotesi». Per la gioia dei grillini, che puntano su questo scenario. «Il M5S fa la sua parte, porta avanti una battaglia politica. Il mio ruolo è diverso». Visto il lavoro che sta per intraprendere, con quale animo aspetta la seconda parte dell’inchiesta annunciata dal procuratore Giuseppe Pignatone? «Io non ne so nulla, come ovvio che sia e nel rispetto dell’autorità giudiziaria. La priorità per la Prefettura è chiara: fare pulizia». Quando terminerà il lavoro dei tre commissari? «Mi auguro che in un mese e mezzo, due al massimo, si possa concludere con una prima analisi dei risultati». Insomma, prefetto per ritornare a bomba: siamo davanti all’ennesimo scontro tra Marino e Pecoraro. Ma queste tensioni non minano la serenità istituzionale della Capitale? «Non c’è alcuno scontro con il sindaco, al massimo, diciamo, una visione diversa delle cose». Come la scorta. Marino, nonostante il suo invito, ha declinato l’offerta di avere maggiore protezione. Lei come ha preso questo no?. «Lo rispetto e, a nome del comitato provinciale per la sicurezza pubblica, ne prendo atto». Simone Canettieri L’ingegnere Alfio Marchini, già candidato sindaco nel 2013 I pretendenti a Palazzo Senatorio cominciano a essere molti, sempre sotto l’insegna dei partiti. A destra-destra c’è il ticket Fratelli d’Italia-Lega. Con gli uomini di Salvini pronti a tirare la volata a Giorgia Meloni. «Roma - dice il deputato Fabio Rampelli - sia il laboratorio di un nuovo centrodestra». Ieri è stata lanciata la candidatura del sottosegretario alla difesa Domenico Rossi a nome dei Popolari per l’Italia. Intanto sindaco rimane Marino, «che in caso di elezioni sarà il nostro candidato», va ripetendo da giorni il commissario del Pd Matteo Orfini. In questo spazio Marchini ci riprova nel «nome di un vero riformismo». S.Can. © RIPRODUZIONE RISERVATA Partecipa al concorso fotografico “BelLazio”: panorami, borghi e sapori visti con i tuoi occhi. Iscriviti e invia le tue foto su visitlazio.com/bellazio. Media partner visitlazio visit_lazio www.regione.lazio.it 49 Domenica 14 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma «Al consigliere Atac gli compro casa» `Andrea Carlini, nel cda della municipalizzata fino al 2013, `Il braccio destro di Carminati voleva acquistare un immobile aveva chiesto a Buzzi un appartamento da 50 metri quadri anche per il democratico Pedetti: «Tanto qui sono tutti corrotti» L’INCHIESTA Un appartamento di 50 metri quadri a un ex consigliere di amministrazione dell’Atac in cambio di favori. A fare da ponte tra il boss di Mafia Capitale, Massimo Carminati, e l’ex dirigente della municipalizzata dei trasporti è ancora una volta lui: Salvatore Buzzi, il capo della Cooperativa 29 giugno accusato dagli inquirenti di essere il braccio operativo dell’ex terrorista nero, il volto presentabile da ex detenuto riabilitato che poteva manipolare politici e amministratori. L’INTERCETTAZIONE Nell’informativa del Reparto operativo speciale dei Carabinieri si legge che Andrea Carlini, fino al 2013 membro del Consiglio di amministrazione dell’Atac, avrebbe «chiesto a Buzzi di acquistare in suo favore un appartamento da 50 metri quadri». Il motivo della richiesta è ora al va- glio degli inquirenti, i favori che il manager avrebbe potuto elargire nell’ordinanza non vengono «precisati». Ma i Ros scrivono che le elargizioni sarebbero state «funzionali a ottenere illeciti vantaggi» alla cooperativa di Buzzi «in procedimenti pubblici amministrativi». LA LITE Il nome di Carlini, membro della Direzione regionale del Pd Lazio, era comunque tenuto in considerazione dalla banda Carminati, tanto che lo stesso capo della cooperativa 29 giugno parla di «ricucire» il rapporto con lui dopo alcune incomprensioni e un feroce litigio telefonico, con Carlini che manda a quel paese Buzzi, e l’interlocutore che reagisce minaccioso: «Dimmi dove sei che ti spacco il c... subito! Il vaffanc... a me te lo rimangi, hai capito? Testa di c... indegna». Ma è una lite estemporanea. «Non sono tuo nemico», scrive poi Carlini in un sms. E Buzzi ri- Pd, le pressioni di Ozzimo su Zoro per aiutare Marroni nelle primarie IL CASO Il 2013 è iniziato da poco e a Roma la politica è in fibrillazione per le elezioni comunali. Prima però ci sono le primarie per il candidato sindaco del centrosinistra e Salvatore Buzzi, dominus della ”29 giugno”, è ricercatissimo. Perché riesce a muovere voti con estrema facilità. Il braccio destro di Carminati dice infatti a Daniele Ozzimo (ex assessore della giunta Marino, indagato): «Sulle Comunali c'avemo una serie di persone che ci stanno a cercà, noi ovviamente stamo a dì a tutti che stamo posizionati su di te... mi ha chiamato Athos De Luca....e coso Zambelli». Il primo è un consigliere comunale del Pd, il secondo è un consigliere regionale sempre dei democrat. Entrambi non risultano indagati. Ma Buzzi si fa grosso con Ozzimo: queste telefonate testimoniano la considerazione del Pd di Roma. LA STRATEGIA Ma sono le primarie per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra a tener banco. In lizza, anche se poi si ritirerà, c’è l’attuale deputato del Pd Umberto Marroni. All’epoca di questa intercettazione Ozzimo si sta occupando proprio di curare l’immagine di Marroni e ne discute con Buzzi. Ci- IL DEPUTATO DEM: «CONTRO DI ME CI SONO SOLO INTERCETTAZIONI ESTRAPOLATE DAL CONTESTO» tando anche un incontro con Zoro, alias Diego Bianchi, conduttore di Gazebo. «Ho parlato con Bianchi - spiega Ozzimo - perché volevo capire se riuscivo a costruirgli una cosa ad Umberto (Marroni, ndr). Ma lui mi dice: 'Umberto è un ottimo amministratore però lo vedo un po’ polveroso, cioè lo vedo poco in grado di incarnare una battaglia anche di tipo generazionale». Incassata la bocciatura di Zoro, Ozzimo afferma: «Umberto deve attaccare... deve dimostrare un po’ più di coraggio: lui deve fare un frontale a qualcuno, certo non a Bersani, però deve fare un frontale fatto bene...». L’INTERVENTO Marroni (che non è indagato) non ci sta a vedersi di continuo tirato in ballo dalle carte dell’inchiesta e spiega: «Continuano le inspiegabili aggressioni giornalistiche contro di me, vengono rievocate foto d’epoca o spezzoni di intercettazioni, sempre le stesse, estrapolate dal contesto». Marroni conclude: «Incuriosisce poi - aggiunge il deputato - il fatto che ci siano articoli che riguardino spesso il ruolo di esponenti Pd, non indagati, e che invece non si cerchi di capire a quando risalgono i rapporti criminosi, tra Salvatore Buzzi, che molti conoscevano come presidente di una cooperativa esempio per il recupero e l'integrazione al lavoro di fasce svantaggiate, e Carminati, che non sapevo chi era, non ho mai conosciuto, neanche per interposta persona, e che invece criminale era già, e che ha potuto girare ed operare a Roma rapportandosi con ambienti di destra ed istituzioni». S. Can. © RIPRODUZIONE RISERVATA Un gazebo del Pd, nelle intercettazioni emerge l’interessamento del clan anche sulle primarie per la scelta del candidato sindaco mona, Buzzi dice ai suoi sodali: «Sò tutti corrotti, non l’hai capito?». Poi millanta addirittura di voler comprare un appartamento a un altro politico, stavolta si tratterebbe del consigliere comunale del Pd Pierpaolo Pedetti, presidente della Commissione Patrimonio e Politiche Abitative del Campidoglio. «La prossima settimana vado a pranzo con Carlini e Pedetti - dice Buzzi - mi compro pure lui, gli compreremo casa». Pedetti però non è indagato a nessun titolo nell’inchiesta su Mafia Capitale, tanto che gli stessi investigatori del Ros nelle carte dell’inchiesta specificano che «non è chiaro se il secondo appartamento fosse destinato a Pedetti». E ieri il consigliere del Pd ha voluto ribadire la sua totale estraneità: «Da parte mia e della Commissione che presiedo non vi è stato alcun favoritismo alla Cooperativa 29 giugno». L. D. C. sponde: «Nemmeno io il tuo». Della richiesta di acquistare l’appartamento era informato lo stesso Carminati. In un’altra intercettazione di marzo 2014 infatti è Buzzi ricorda al boss delle pretese immobiliari dell’ex consigliere Atac. E il Cecato sembra dare l’avallo all’operazione: «Guarda. A me basta che me fai tutto... E io te faccio tutto». «MI COMPRO CHIUNQUE» Nelle carte dell’inchiesta spunta anche la conversazione sull’acquisto di un altro appartamento. In una intercettazione negli uffici della Cooperativiva, a via Po- L’OPERAZIONE AVEVA IL PLACET DELL’EX NAR «BASTA CHE FA QUELLO CHE VOGLIAMO» L’ESPONENTE DEL PD: «NESSUN FAVORITISMO» La sede centrale di Atac in via Prenestina © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 Domenica 14 Dicembre 2014 www.ilmessaggero.it Cronaca di Roma Diotallevi, ultimo sogno: benzina in nero `È indagato come presunto referente di Cosa Nostra a Roma `Intercettato, diceva al figlio: «Se buttamo sul contrabbando» Il boss aveva progetti ambiziosi per un suo cantiere navale Gli inquirenti: lo aiutava il presidente del consiglio di Fiumicino LE INDAGINI A 70 anni sente ormai il peso dell' età che avanza, e di fronte agli astri nascenti della Roma criminale capisce di essere sulla strada del tramonto. Nonostante Ernesto Diotallevi, ex boss della Magliana indagato come presunto referente di Cosa Nostra nella capitale, dica più volte ai figli di «voler andare in pensione», riesce sempre a tirar fuori dal cilindro quel guizzo d'illegalità che, al solo pensiero, lo fa tornare l’”Enrichetto” che all’epoca della Banda teneva sotto scacco un’intera città. Nel gennaio 2013, ad esempio, aveva progetti ambiziosi per un cantiere navale che aveva a Fiumicino. Aiutato dai figli Mario e Leonardo, ha l'idea di impiantare nel porto una pompa di benzina per contrabbandare carburante. E' scritto in un'informativa dei carabinieri del Reparto Anticrimine. L’AFFARE Diotallevi, intercettato, dice infatti a Leonardo: «Se buttamo sul contrabbando... la pompa la famo ruspà per du anni, poi la mettiamo a regime». Il piano prevede di effettuare movimentazioni fittizie di benzina da rivendere in nero, attraverso teste di legno che cariche- TRA LE PERSONE SOSPETTATE DI AVERLO APPOGGIATO C’ERA ANCHE UN MARESCIALLO DELLA FINANZA rebbero su imbarcazioni estere migliaia di litri di gasolio per poi scaricarli in cisterne nascoste. Il carburante verrebbe poi rivenduto a prezzi maggiorati, sfruttando il diverso regime fiscale che si applica alle imbarcazioni straniere. Secondo gli inquirenti, il boss sarebbe appoggiato nell'affare da Mauro Gonnelli, presidente del consiglio di Fiumicino, all'epoca candidato sindaco, e da Giuseppe Volpe, maresciallo capo della Finanza. Diotallevi è orgoglioso dei rapporti di potere che è riuscito a creare. E dà indicazioni ai figli su come gestire le amicizie. «Volpe è a disposizione per qualsiasi cosa... vuole guadagnà, sta dalla parte nostra», dice. E' stato proprio il finanziere a presentargli il politico, che secondo il boss è un «mitomane... impiastrato di malavita… se diventa sindaco sai come piottiamo, c'è da arricchisse». In vista del progetto, l'esaltazione di Enrichetto è alle stelle. Pensa addirittura di creare una società di sicurezza, per consolidare la sua figura sul territorio attraverso «scorta e rispetto». IL DECLINO Da metà febbraio, però, i rapporti con l'asse Volpe-Gonnelli si raffreddano. Intercettato con Mario, il boss dice di aver paura che altri soggetti si siano intromessi, soffiandogli l’idea. A suo dire potrebbe essere stato Giovanni De Carlo, giovane capo di Roma Nord che «di fatto comanda adesso» dice. Diotallevi è deluso, si sente messo da parte. «Me so rotto er cazzo che tutto quello che sto a fa nun conta un cazzo... me sento un vecchio» si sfoga. E' il 21 del mese, Volpe non gli risponde neanche al telefono. Ernesto Diotallevi, indagato come presunto referente di Cosa Nostra a Roma Nella foto in basso Salvatore Buzzi «Ho incontrato il finanziere, gli ho detto “che famo? concludiamo? ti ho chiamato...” e lui “c'ho avuto da fa, ti chiamo” e invece è sparito... lo stavo a chiamà e manco risponde», racconta a Mario. Diotallevi ne è certo: «Quello gli avrà detto “no ma guarda mo è anziano, poi se ne vo approfittà, guarda che alla fine non ce fai un cazzo... ce stamo noi”». Il figlio tenta di consolarlo: «Papà, qualcuno che te storce c'è, punto. Ma poi te sei tanto malavitoso, c'hai gli amici fascisti e c'hai paura de uno che al massimo te manna no zingaro? Stamo a parlà de scemi». «Di scimmie? – fraintende il vecchio boss, che poi aggiunge: «Voglio anda’ in pensione». Michela Allegri «Meglio in Sardegna che a Rebibbia» © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica aperto Via Merulana n°29/a Roma tel. 06 4469825 www.maracarol.it IL COLLOQUIO «Qui comunque si sta meglio che a Rebibbia». Parola di Salvatore Buzzi, il capo della cooperativa 29 giugno considerato dai pm dell’inchiesta di Mafia Capitale come il braccio operativo della banda di Carminati. Lo ha incontrato ieri Roberto Capelli, deputato della Commissione Affari Sociali della Camera, in visita ispettiva al penitenziario di Badd'e Carros. Buzzi, racconta il parlamentare, si è presentato così: «Salve, sono quello famoso del mo- mento». «Mi sono trattenuto in quella cella pochi minuti in più», spiega Capelli, che racconta dello scambio di battute con l’indagato per associazione mafiosa. «Mi ha detto: “A volte si è vittime, io ho dato lavoro a 1.200 SALVATORE BUZZI DAL CARCERE PARLA CON UN DEPUTATO IN VISITA «MI SENTO UNA VITTIMA» persone”, e intanto prendeva appunti su un quaderno», racconta il deputato. «Si ma lei ha messo sul lastrico 1300 persone e in ogni caso saprà lei cosa dire ai magistrati», racconta di avergli risposto Capelli, che aggiunge: «Non sono andato a trovare Buzzi di proposito, a dire la verità neppure sapevo che fosse lì. Sono andato a vedere le condizioni di quel carcere e quello che ho visto non mi è piaciuto. Ho visitato la struttura, che non esito a definire in condizioni disastrose». C.R.
© Copyright 2024 ExpyDoc