Casa e canone Rai, stop aumenti

€1,20*
ANNO 136- N˚ 341
ITALIA
Edizione Nazionale
Sped. Abb. Post. legge 662/85 art.2/19 Roma
Domenica 14 Dicembre 2014 • III. d'Avvento
Il caso
Babbo Natale
nell’era del web
i bimbi chiedono
aiuto a Internet
Il personaggio
Frida Giannini
si racconta:
«Non si può
piacere a tutti»
Campionato
La Lazio batte
l’Atalanta: 3-0
Conquistato
il terzo posto
Ravarino a pag. 25
Latella a pag. 27
Servizi nello Sport
Lo stato sociale
Ripartire
dal welfare
per sostenere
lo sviluppo
Romano Prodi
S
i ripete ormai in modo ossessivo che la lunga stanchezza dell’economia dei
paesi europei, tra i quali
l’Italia, sia l’inevitabile conseguenza delle eccessive spese
sociali. Il messaggio che ci viene inviato ogni giorno è che
l’Europa non può avere un futuro perché, con il 7% della popolazione mondiale e producendo il 20% del Pil del pianeta, copre il 40% della spesa sociale di tutta l’umanità. Un
messaggio che si fonda sul presupposto che la spesa sociale
sia improduttiva e che il welfare-state sia quindi il nemico
dello sviluppo.
Questo ragionamento, ormai diventata dottrina comune, è profondamente sbagliato, perché parte dall’ipotesi
che tutto quanto è gestito dal
mercato sia per sua natura più
efficiente di ogni decisione che
passa attraverso le strutture
pubbliche. Ogni sforzo per migliorarne il funzionamento sarebbe perciò fatica sprecata. A
questo proposito, per chiarire
meglio le cose, vorrei porre un
semplice interrogativo in riferimento a un settore del welfare che è stato giustamente
messo sotto la lente di ingrandimento per i suoi sprechi: il
settore sanitario. La domanda
è semplice fino a poter sembrare provocatoria. Partiamo dal
fatto che in Italia, dove il sistema sanitario è universale, si
spende in sanità (sommando
pubblico e privato e contando
tutti gli sprechi) una percentuale intorno al 9% del Pil,
mentre negli Stati Uniti (dove
il sistema è eminentemente
privato e non ancora universale) la spesa è intorno al 18%.
Continua a pag. 24
Il suicidio, le forbici
e le chiavi: le bugie
della madre di Loris
dal nostro inviato
Nino Cirillo
SANTA CROCE CAMERINA
la telecamera numero 12 che
inchioda Veronica Panarello, la numero 12 delle tredici
telecamere del paese che da
sole costituiscono l’architrave di
queste indagini. È la telecamera
di un’azienda agricola «ubicata
in una strada poderale collocata
tra la strada comunale 35 e il luogo di rinvenimento del cadavere
(strada del vecchio Mulino)». È
dunque l’occhio elettronico che
sorprende la Polo nera di Veronica per ben due volte.
A pag. 19
È
Commenta le notizie su ILMESSAGGERO.IT
IL GIORNALE DEL MATTINO
Casa e canone Rai, stop aumenti
Modifiche alla manovra: nel 2015 resteranno invariate Imu e Tasi, congelata l’imposta sulla tv
Irap, sgravi per autonomi e piccole imprese. Arriva la mobilità per i dipendenti delle Province
`
`
Udienza privata con la famiglia in Vaticano
ROMA Il governo corre ai ripari
per evitare aumenti della tassazione immobiliare il prossimo
anno: in attesa del passaggio alla Local tax, probabilmente rinviata al 2016, viene prorogato al
2015 l’attuale tetto dell’aliquota
Tasi fissato al 2,5 per mille: non
ci saranno quindi incrementi
di imposta. Congelato al valore
del 2014 il canone Rai. Tra gli
emendamenti alla legge di Stabilità è stata inserita anche una
norma per favorire la mobilità
verso altre amministrazioni
dei dipendenti delle Province.
Cifoni e Di Branco
alle pag. 2 e 3
La sfida
Venti di scissione, resa dei conti nel Pd
Il premier: esigo lealtà, non obbedienza
Venti di scissione nel Pd. Civati dice: se si vota a marzo possibile un partito alla sinistra
del Pd. Ma Bersani frena:
«Niente psicodrammi». E il
premier avverte la minoranza: «Esigo lealtà, non obbedienza».
Ajello e Oranges alle pag. 7 e 9
Mafia a Roma e immigrazione
così la gang pressava i prefetti
La rete di Odevaine per lucrare sull’emergenza sbarchi
`
Sanità e scuola cattolica
Renzi al Papa: soldi finiti
Alberto Gentili
e Franca Giansoldati
L
a musica è cambiata non tanto perché il protocollo è finito
in soffitta diverse volte, piuttosto perché l’udienza a Matteo
Renzi segna la fine di un periodo.
Come se avesse tracciato un solco.
A pag. 4
L’intervento
Ritorniamo
al presepe
Card. Agostino Vallini
a pag. 24
ROMA La banda di Mafia Capitale pressava anche i prefetti
che si occupano del coordinamento e della realizzazione di
nuovi centri di accoglienza
per gli immigrati. Tra le carte
dell’inchiesta, le richieste di
proroga delle intercettazioni
con data più recente sono proprio quelle che riguardano i
protagonisti dell’affare immigrazione. E Luca Odevaine, secondo gli investigatori, si muoveva con dimestichezza tra le
stanze delle Prefetture grazie
alla casacca di rappresentante
del Tavolo per la gestione dei
flussi migratori.
Guasco e Mangani
alle pag. 12 e 13
L’intervista
Il procuratore antimafia Roberti: «Servono
misure premiali anche per i corrotti»
Sara Menafra
I
l Procuratore nazionale antimafia Roberti premette
che per esprimere un’opinione sugli interventi in materia di corruzione bisognerebbe leggere i testi. Poi fa capire che il governo rischia di
perdere una buona occasione.
A pag. 11
IL SEGNO DELLA VERGINE
INIZIA UN NUOVO CAMMINO
Buona domenica Vergine! Delle
quattro fasi lunari, ultimo quarto
è la più seria, non molto incline
all’espressione dei sentimenti
d’amore, ma diventa efficace se
abbiamo in mente di concludere
qualcosa, per poi intraprendere
un nuovo cammino. Siete
facilitati dall’aspetto che Luna
forma con Venere e Saturno,
stimolati a proseguire nella
ricerca di nuove persone e anche
di posti nuovi. Questa infatti sarà
la sorpresa di Giove 2015 intende portarvi lontano. Intanto
riprendete gli esercizi di
seduzione amorosa. Auguri.
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L’oroscopo a pag. 43
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Primo Piano
Domenica 14 Dicembre 2014
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Corruzione, bufera sul premio cancellato
`La scomparsa dal testo varato dal Cdm delle misure premiali `Migliucci (Camere penali): «Mai fare riforme sotto spinte
per i pentiti, dopo l’altolà del Ncd, preoccupa anche Cantone
emotive». E Forza Italia: pacchetto inapplicabile e inutile
LA POLEMICA
ROMA Non tutti, all’interno della
maggioranza, sono convinti dei
testi di legge su corruzione e prescrizione annunciati venerdì sera da Matteo Renzi. Soprattutto
perché, a differenza delle bozze
circolate nei giorni scorsi, all’ultimo momento Ncd ha ottenuto
che la proposta uscita dal consiglio non preveda strumenti premiali per i corrotti o corruttori
”pentiti”. In ogni caso, il governo
punta a trasmettere il ddl anti-corruzione al Parlamento già
entro Natale, presumibilmente
alla Camera.
IL DIBATTITO
All’indomani dell’annuncio del
Governo sulle nuove misure, sono discordanti i giudizi sia in
campo politico sia tra i tecnici.
Se la presidente della Camera,
Laura Boldrini, plaude all’iniziativa dell’esecutivo, critiche arrivano dal suo stesso partito, da
Forza Italia, dall’Ncd ma anche
dallo stesso Pd. «Ha fatto bene il
Governo - ha detto la Boldrini - a
inasprire le pene, a chiedere la
restituzione del maltolto e a pensare anche alla confisca dei beni». Sono «tutte misure che stanno andando nella giusta direzione». Il leader del partito della
presidente della Camera (Sel),
Nichi Vendola, invece, punta il
dito contro la «contraddizione»
tra la «propaganda di Palazzo
Chigi» e il fatto che «non si è percepita un'urgenza tale da presentare un decreto ma si è preferito
un disegno di legge».
E’ però Forza Italia a sferrare i
maggiori attacchi al pacchetto
anticorruzione: da Daniele Capezzone che parla di «clamoroso
Carabinieri in Campidoglio per l’inchiesta Mafia Capitale
L’intervista Franco Roberti
ROMA Il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti premette
subito che per esprimere un’opinione completa sugli interventi
annunciati due giorni fa dal premier Matteo Renzi in materia di
corruzione e prescrizione bisognerebbe leggere i testi e che
quindi ogni opinione è ulteriormente emendabile. Fatta la prudente introduzione, il magistrato
ci mette poco a far capire che, a
suo avviso, con le attuali proposte il governo rischia di perdere
una buona occasione per intervenire su un tema così complesso.
Procuratore, cosa pensa dell’inchiesta sulla cosiddetta Mafia
Capitale?
«Per ragionare su come combattere la corruzione, bisogna partire da una premessa di fondo: questo crimine è oggi lo strumento
privilegiato dell’azione delle mafie moderne, che lo associano alla forza di intimidazione che le
ha sempre caratterizzate. Un modello particolarmente chiaro nel
caso romano. Qui la forza di intimidazione mafiosa serve a garantire il rispetto del patto corruttivo tra i soggetti che partecipano,
cioè tra i mafiosi, gli imprenditori e i politici corrotti. E la novità è
che siamo davanti a un paradigma politico, imprenditoriale e
mafioso che si è cementato sul
terreno di una visione comune
della cosa pubblica, su un’unica
filosofia di pensiero. Un’idea proprietaria e privatistica della pubblica amministrazione. Mafiosi,
politici corrotti e imprenditori
collusi si ritrovano su questa visione comune, la condividono».
Come si combatte un fenomeno così radicato?
«Secondo me bisogna applicare
alla corruzione gli stessi strumenti che oggi usiamo per il contrasto alle mafie. E’ per questo
che a mio avviso i provvedimenti
messi in cantiere dal governo
non sono sufficienti».
In queste ore molti dicono che
ci vorrebbero strumenti premiali per chi collabora. Pensa
anche a questo?
«Penso prima di tutto agli sconti
di pena per chi confessa e chiama
in correità il corrotto o il corruttore. Penso alle operazioni sotto
copertura che consentono di insinuarsi nel meccanismo di accordo corruttivo con due effetti. Il
primo è quello di far circolare
dubbio e diffidenza reciproca tra
chi fa affari illeciti, che può avere
sempre il dubbio di aver di fronte
un agente sotto copertura. Il secondo, ovviamente, è che l’agente sotto copertura, con il coordinamento del pm, può dare un apporto significativo alle indagini.
Infine, penso a termini delle indagini preliminari e delle intercettazioni telefoniche e ambientali
più lunghi di quelli attuali».
L’aumento delle pene ha una
conseguenza sui tempi di inchiesta. Non basta?
«Va bene, ma non è un grande risultato. Passare una pena edittale dagli attuali 4 anni di minima e
8 di massima a 6/10 è qualcosa.
Franco Roberti, procuratore
nazionale antimafia
INTERVENTI TANTO
MINIMALI POTEVANO
ESSERE FATTI PER
DECRETO, VISTA LA
SCELTA DEL DDL SI
POTEVA OSARE DI PIÙ
BISOGNA FARE
UNA SCELTA DI CAMPO
SUPERANDO LA VISIONE
SECONDO CUI CORROTTO
E CORRUTTORE SONO
SIMPATICHE CANAGLIE
L’intervento che blocca la prescrizione tra un grado e l’altro di
giudizio ricalca un progetto del
Pd su cui sono stato audito. Anche in commissione ho detto che
è meglio di niente, un passo avanti, ma preferivo il progetto presentato dai Cinque stelle che prevede la cessazione della prescrizione una volta che viene esercitata l’azione penale. L’allungamento dei tempi non elimina le
tattiche dilatorie, le rende solo
più complesse. In teoria con il decorso del tempo senza sentenza,
lo stato dimostra di non essere interessato a punire un determinato fatto. Ma non è questo il nostro
caso: bloccare la prescrizione al
momento dell’esercizio dell’azione penale significherebbe interromperla proprio quando lo Stato manifesta un interesse punitivo e dunque si terrebbe fede allo
stesso principio, ma in modo più
efficace».
Quali sono le norme più convincenti tra quelle annunciate dal
governo Renzi?
«La principale novità mi pare legata al fatto che non sarà più possibile accedere al patteggiamento se non restituisci i beni ottenuti con la corruzione. Per quanto
riguarda le confische, le leggi attuali, quelle introdotte dopo la
strage di Capaci e recentemente
modificate, prevedono che per i
corrotti e i concussori ci sia la
confisca dei beni di cui non sia dimostrata la legittima provenienza quando non è proporzionale
al reddito dichiarato. E’ prevista
anche la confisca in sede di prevenzione quando si dimostri che
il corrotto vive abitualmente dei
provvedimenti della corruzione.
In questo caso, è decisivo quello
che prova il pm».
Dunque qual è il suo giudizio
complessivo?
«Credo che l’iniziativa del governo sia apprezzabile ma ancora
troppo timidi gli interventi normativi nel contrasto alla corruzione. Anche perché questi interventi, apprezzabili ma minimali,
potevano essere affidati a un decreto legge. Se si è scelta la strada
del disegno di legge, con tempi
più distesi, allora si può fare di
più. Il parlamento può intervenire, e quando i testi saranno esaminati dalle commissioni, la Procura nazionale antimafia darà il
suo contributo come ha già fatto
in passato.»
C’è una sottovalutazione del fenomeno?
«Bisogna fare una scelta di campo, superando la visione in cui il
corruttore e il corrotto sono “simpatiche canaglie” responsabili di
reati tutto sommato minori. Come hanno spiegato alcune inchieste comprese l’ultima, corrotti e
corruttori sono proiezioni di organizzazioni mafiose moderne
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I LAVORI ALLA CAMERA
Non è detta l’ultima parola. Spiega la presidente della commissione giustizia della Camera Donatella Ferranti, «alcuni interventi
rafforzativi potrebbero essere inseriti durante il dibattito». E’ proabile che il ministro Boschi decida di mandare il testo a Montecitorio: dopo la riforma costituzionale, l’assemblea della Camera
dovrebbe essere relativamente libera per votare in tempi rapidi.
Sa. Men.
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«Stretta insufficiente, servono misure
come quelle per la lotta alla mafia»
che si avvalgono dell’intimidazione oltre che del vincolo corruttivo».
Come giudica la Mafia Capitale
per come emerge dalle carte?
«Ha tutte le caratteristiche della
mafia moderna. Questo tipo di sinergie criminali tra mafia, imprenditori e politici corrotti è ormai sempre più frequente e basato su rapporti sinallagmatici tra i
soggetti. In altre parole, siamo di
fronte ad un patto che ognuno
dei soggetti vuole tenere in vita,
perché tutti, politici, mafiosi e
imprenditori, ci guadagnano».
Sara Menafra
autogol per il sistema-giustizia»
perché allungando la prescrizione si avranno processi «eterni» a
Giovanni Toti che definisce le
norme «inapplicabili e inutili».
Perplessità serpeggiano anche
nel partito del premier Renzi, il
Pd. Secondo Davide Mattiello,
componente della commissione
Giustizia della Camera, «bisogna
incentivare la collaborazione del
corruttore», mentre per Pippo Civati «non è il caso di inasprire le
pene tout court, ma di far funzionare meglio la selezione della
classe politica». Si dice «deluso»
il presidente dell’Anm, Rodolfo
Maria Sabelli. La mossa più efficace, spiega, sarebbe «introdurre strumenti in grado di rompere
il patto corruttivo». Critici anche
i penalisti: «Non bisogna fare le
riforme sulla base delle spinte
emotive. L’aumento delle pene
non è mai un deterrente», dice il
presidente dell’Unione delle camere penali, Beniamino Migliucci. E anche il presidente dell’Authority anticorruzione Raffaele
Cantone non nasconde ai suoi di
essere amareggiato perl l’assenza di strumenti più incisivi.
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Primo Piano
Domenica 14 Dicembre 2014
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Il clan corteggiava
i prefetti: telefonate
e favori per avere
più immigrati
Odevaine raccomandava al Viminale la coop di Buzzi e Carminati
La promessa al capo dipartimento: prendo tuo figlio per uno stage
`
L’INCHIESTA
ROMA Nella cinica equazione del
mondo di mezzo, barconi pieni
significa portafogli gonfi. E così,
quando il 2 aprile scorso 900 immigrati approdano in Sicilia, il
membro per il Tavolo dei rifugiati Luca Odevaine entra in azione:
«Se vengono dalla Siria è inutile
prenderli perché scappano, se
sono fotosegnalati vuol dire che
vogliono rimanere», spiega.
I disperati, per Odevaine, sono
una miniera d’oro e i contatti per
favorire il business delle cooperative di Salvatore Buzzi puntano molto in alto. Al Viminale, al
presidente del Consiglio Matteo
Renzi cui invia una lettera (ignorata) proponendosi per l’emergenza Mare Nostrum e soprattutto ai prefetti, che si occupano del
coordinamento e della realizzazione di nuovi centri. Tra le carte
di Mafia Capitale, le richieste di
proroga delle intercettazioni
con data più recente sono pro-
prio quelle che riguardano i protagonisti del grande affare dell’immigrazione, attività che rende all’organizzazione milioni di
euro. «Se stamo a comprà mezza
Prefettura», afferma Buzzi, annunciando buone notizie per
l’appalto di un secondo Cara a
Castelnuovo Porto.
LA RETE DEI PREFETTI
Odevaine, secondo gli investigatori, si muove con dimestichezza tra le stanze delle Prefetture. Grazie alla casacca di rappresentante del Tavolo per la gestione dei flussi migratori, rileva
il gip, avrebbe «veicolato» verso
IL FUNZIONARIO
SI VANTAVA
DI ESSERE RIUSCITO
A PORTARE A ROMA
2.500 RIFUGIATI
ANZICHÉ 250
«gli organi centrali dello Stato»
gli interessi degli uomini del suo
gruppo. Per questo motivo i prefetti Rosetta Scotto Lavina, Mario Morcone e Domenico Menzione sono figure chiave nella
sua strategia. Quando Buzzi ventila la possibilità di trasferire
400 immigrati in un immobile di
sua proprietà, Odevaine parte all’attacco: «Mo’ faccio chiamare
la Scotto Lavina, domani ci vado
a parlà. Lei al momento è il prefetto, è quella che decide... e poi
sta nel pallone e quindi si appoggia molto su un paio di persone
di cui si fida, una delle quali sono
io. Mi chiama tutti i giorni in Venezuela, adesso è il momento
buono». Conclusione di Odevaine: «E’ chiaro che il rapporto è
con le Prefetture». Una volta stabiliti i contatti, l’ex capo di gabinetto passa all’azione. Con la
Scotto Lavina «mi sono permesso di segnalarle delle strutture
pronte, immediatamente disponibili... alcune sono di Eriches»,
cooperativa nella quale il boss
Migranti sbarcati sulle coste italiane
170.000
163.369
160.000
150.000
140.000
130.000
120.000
110.000
100.000
90.000
80.000
64.261
70.000
60.000
50.000
40.000
30.000
20.000
13.635
22.939 22.016
20.455 9.573
10.000
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Fonte: Viminale
42.777
36.951
2011
*al 30 novembre
IL DISCO DI NATALE
Da Radio Monte Carlo e Mario Biondi
DISPONIBILE SU CD E
D I G I TA L D OW N L OA D
Buon Natale
13.136
4.406
2012
2013
ANSA
2014*
Massimo Carminati è di fatto il
socio occulto. Al telefono con i
suoi compagni d’affari, Odevaine vanta come un punto d’onore
essere riuscito a portare da 250 a
2.500 la quota di rifugiati a Roma e festeggia (il 18 luglio) la nomina del prefetto Mario Morcone a capo del Dipartimento per
l’immigrazione al ministero dell’Interno. Con lui ha già trattato
la questione del centro di accoglienza di Melli. Riferisce a Schina: «Mi ha detto: ”Non ti preoccupare, intervengo subito”. Poi
mi ha chiesto: ”Ah, ma mio figlio
sta laureando, mi piacerebbe fargli fare uno stage». Risposta di
Odevaine: «Guarda, te lo prendo
io in Fondazione, figurati».
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Domenica 14 Dicembre 2014
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«Si porta a casa la direttrice bionda»
nel mirino finiscono i lavori nel carcere
In un’intercettazione Brugia, braccio destro del Nero `«Grazie a lei la sua cooperativa si occupa del verde»
parla del rapporto tra la dirigente e l’ex Nar Ciavardini La donna, rimossa dall’incarico: «Una mascalzonata»
`
IL CASO
AGLI ARRESTI
Secondo l’accusa Odevaine
gestiva un grande giro di affari
ROMA Nasce tutto intorno a una
chiacchiera tra uomini, di quelle
che si possono fare al bar parlando
di donne. Solo che questa volta i
protagonisti sono Luigi Ciavardini, ex esponente dei Nar, condannato per la strage di Bologna, ora
in semilibertà, e Silvia Pesante, fino a ieri direttrice del carcere di
Sulmona. A parlare tra loro sono
due indagati dell’inchiesta Mafia
Capitale: Riccardo Brugia, braccio
destro di Massimo Carminati, e
l’imprenditore Mario Zurlo. Basta
un attimo, due paroline sui rapporti troppo stretti tra Pesante e l’ex
terrorista, e la direttrice viene sostituita nel suo incarico. A tutto
questo si aggiunge che Ciavardini
è anche uno dei primi tasselli da
cui parte la mega indagine, e a catena cadono uno dopo l’altro, coin-
Carminati via da Roma
e portato a Tolmezzo
trasferiti i big della banda
LA POLEMICA
ROMA Lontani il più possibile da
Roma, da quelle carceri che hanno frequentato abitualmente e
che avrebbero, forse, potuto riservare qualche trattamento di
favore. Dopo Salvatore Buzzi,
trasferito due giorni fa in Sardegna, nell’istituto di pena di Badu
’e Carros, ieri è toccato a Massimo Carminati lasciare Regina
Coeli. E con lui anche a quasi tutti gli altri protagonisti dell’inchiesta su Mafia Capitale. All’ex
Nar la destinazione più lontana:
Tolmezzo in Friuli, nel reparto
di massima sicurezza. Fabrizio
Testa a Voghera, Roberto Lacono a Teramo, Carlo Pucci a Terni, Agostino Gaglianone a Melfi.
Rimane a Rebibbia, almeno per
il momento, Giovannone De Carlo.
Il motivo ufficiale è «incompatibilità ambientale», anche perché - viene spiegato - sarebbe
stato impossibile lasciare gli indagati della stessa inchiesta in
L’EX TERRORISTA
IN PRIGIONE IN FRIULI
GLI ALTRI
IN PENITENZIARI
DI MASSIMA
SICUREZZA
ARRESTATO Massimo Carminati,
per l’accusa è lui il capo
celle e spazi troppo vicini l’uno
all’altro. Inoltre, deve aver pesato anche quello che le intercettazioni hanno registrato negli ultimi anni, e cioè la capacità di Carminati e soci di avere trattamenti di favore e protezioni dietro le
sbarre. È dell’aprile del 2014 il
colloquio tra Fabio Gaudenzi e
Filippo Maria Macchi. I due parlano di un soggiorno nel carcere
di Regina Coeli. «Ti rispettano
gli altri detenuti?» chiede Macchi. «Sì... vabbè ma io ancora dovevo entrare alla sezione, e già
tutto il carcere sapeva che ero
arrivato - conferma Gaudenzi So’ arrivato in cella, e in un attimo sono piombati una montagna de pacchetti, de libri...gente
che veniva là, persone anche
mai viste e conosciute...tanti vecchi amici e anche persone che
non conoscendo però sapevano.
Un sacco di solidarietà, un sacco. Le stesse guardie se stupivano, me caricavano sulle spalle
me portavano giù ai colloqui».
Dietro tutto questo ci sarebbe il
potere dell’ex Nar, il suo ascendente nei confronti di chiunque,
e in particolare di chi lo ha conosciuto. Ma anche i rapporti maturati nel tempo da Salvatore
Buzzi attraverso la sua cooperativa per i detenuti.
I DIFENSORI
La notizia dei trasferimenti non
è molto piaciuta agli avvocati degli indagati. «In questo modo
non viene permesso di esercitare il diritto alla difesa - spiega
Giosuè Naso, legale di Carminati
- Io per andare a trovare il mio
assistito devo arrivare al confine
con l’Italia. La sua famiglia dovrà fare lo stesso e spendere
chissà quanti soldi ogni volta».
Nel frattempo l’inchiesta sta andando avanti e domani si svolgeranno gli altri interrogatori di
garanzia nei confronti di Rocco
Rotolo e Salvatore Ruggero, gli
ultimi due a essere finiti in carcere perché considerati “il collante” del clan romano con la ’ndrangheta. Devono rispondere
di associazione per delinquere
di stampo mafioso in quanto ritenuti responsabili di aver assicurato il collegamento tra i Mancuso, egemoni nel Vibonese, e alcune cooperative riconducibili a
Buzzi.
C.Man.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
volti in crimini commessi e indiscrezioni presunte. È febbraio del
2013 quando Zurlo e Brugia chiacchierano tra di loro. È presente anche Massimo Carminati. Si discute
di una presunta relazione tra l’ex
esponente dei Nar e «la bionda direttrice» che, quando era a Frosinone, avrebbe affidato alla sua cooperativa sociale la gestione del verde intorno al carcere. «Gli ho detto
di stare attento - dice l’imprenditore riferendosi a Ciavardini - perché
il giorno che non te la porti più a
ERA RESPONSABILE
DELLA STRUTTURA
DI SULMONA
L’EX TERRORISTA:
«UNA PORCHERIA
METTERMI IN MEZZO»
gne». Il suo contratto era scaduto
in effetti il 25 novembre e non è
stato rinnovato, ma finora nessun
direttore era rimasto solo un anno.
Al suo posto è stato richiamato
Sergio Romice, ex direttore allontanato per la gestione del caso Aiello (luogotenente di Provenzano,
che ottenne gli arresti domiciliari
perché affetto da favismo), ma che
per quella vicenda è stato prosciolto dal ministero della Giustizia.
Secca anche la reazione di Ciavardini: «Mettermi in mezzo in questa
inchiesta è davvero una porcheria
- interviene - siamo sempre stati
lontani da chi quelle cooperative le
ha gestite e da chi possa aver avuto
rapporti con loro. Non sono Buzzi.
Quelle del signor Zurlo sono delle
interpretazioni personali che dovrà giustificare in sede legale davanti a una querela».
Cristiana Mangani
casa questa te fa leva la semi libertà». Zurlo aggiunge anche di avere
visto «Luigi in auto con una bionda in macchina, il direttore del carcere di Frosinone, se la stava portando a casa». E puntualizza: «Con
la sua cooperativa sociale Ciavardini sta facendo tutti i lavori intorno
al carcere, gli pulisce l'erba... c'ha
tutto il verde esterno».
LE REAZIONI
La circostanza viene smentita con
energia dagli interessati. Silvia Pesante puntualizza: «È una mascalzonata, una falsità. Ho avuto contatti con certa gente, per via del
mio lavoro, ma so anche che si tratta di un “certo tipo di gente”, mentre per fortuna la buona parte del
volontariato che opera con i detenuti è sana. Il mio avvicendamento
a Sulmona fa parte delle disposizioni: ero provvisoria. Si è trattato
di un normale passaggio di conse-
Luigi Ciavardini
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Cronacadi Roma
[email protected]
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Domenica 14
Dicembre 2014
Eventi Aziendali e Cerimonie
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Gli uffici della Cronaca sono aperti dalle 11 alle 20, via del Tritone, 152, 00187 Roma T 06/4720224 - 06/4720228 F 06/4720446
Roma Segreta
Scheletri, stregoni
e occultismo
i mille misteri
di Villa Stuart
Il raduno
Videogames
al museo i vip
si mettono
in gioco
La festa
Christmas party
sul green
attori, sportivi
e golosità
Isman a pag. 61
Patriarca a pag. 65
Quaglia a pag. 63
Indagati, lite Marino-prefetto
Tor Sapienza
i residenti
contestano
`Il sindaco critico sull’incontro in Prefettura con il boss della Coop 29 giugno, Buzzi
la maratona
Intervista a Pecoraro: «Pensi piuttosto agli uomini sotto inchiesta che ha intorno»
`
Nuove tensioni tra Marino e il
prefetto Pecoraro. Il sindaco ieri
aveva ricordato che Salvatore
Buzzi, uno degli arrestati per Mafia Capitale a cui fa capo la Cooperativa 29 Giugno, «era perfino
entrato negli uffici del prefetto».
Giuseppe Pecoraro, intervistato
dal Messaggero, replica in questo modo: «Ci sono indagati anche nell’amministrazione Marino, il rischio di un commissario
resta. Buzzi era estraneo ai miei
uffici, nella amministrazione
Marino, invece, ci sono tre indagati, tra politici e nomine dirigenziali ».
Canettieri alle pag. 46 e 47
Comune
Atac
Appalti senza gara
per 50 milioni:
scatta il giro di vite
Spunta la richiesta
del consigliere:
«Comprami casa»
Il Comune prepara
accertamenti su tutti i 50
milioni di euro di appalti
per affidamento diretto
deliberati nel 2014. A
disporre le verifiche è la
Commissione Bilancio.
De Cicco a pag. 46
Nelle carte dell’inchiesta su
Mafia Capitale spunta il
nome di Andrea Carlini, ex
consigliere Atac. Secondo i
Ros avrebbe chiesto a Buzzi
un appartamento in cambio
di favori.
a pag. 49
Il degrado. Ambulanti senza freni
«Federica uccisa dall’ex ragazzo
non abbiamo mai avuto dubbi»
`Il
Vigna Jacobini
Sedici anni dopo
è ancora dolore
Il Papa va a Primavalle
per incontrare i rom
Oggi alle 16 il Papa visita la
parrocchia di San Giuseppe
all'Aurelio, nella zona di
Boccea, fondata nel 1961.
a pag. 53
Era il 16 dicembre 1998
quando un boato assordante
sveglia l’intero quartiere
Portuense. Alle ore 3.06 del
mattino, un palazzo di
cinque piani in via Vigna
Jacobini si sbriciola al suolo
portando con se vittime e
macerie. Sono 27 le persone
che perdono la vita, tra cui 6
bambini. «A distanza di 16
anni, il ricordo è sempre più
vivo ed altrettanto
doloroso», raccontano i
superstiti.
Panarella a pag. 59
Negli scatti l’unione tra Roma e il mondo
L’umanità della gente
è meglio fotografarla
in bianco e nero.
Trovo sia più intensa
@anitaeusebi
ueste sono parole di Mario
Dondero. E anche queste: «Il
colore distrae. Fotografare
una guerra a colori mi pare
immorale». Però, qualche foto
non in bianco e nero c’è alla mostra di questo grande fotoreporter italiano, che si apre venerdì
alla Terme di Diocleziano. E in
questo luogo, uno dei più belli
del mondo, si celebra un incontro quasi naturale. Che sarebbe
potuto avvenire nel triangolo
delle Bermuda, o in un qualsiasi
atollo o in un angiporto nebbioso o solare, e invece si svolge a
Caput Mundi. L’incontro tra
Dondero, che avrebbe voluto fare il marinaio se non avesse fatto
il fotografo, e Enrico Quell che è
un navigatore dell’arte e un velista della creatività approdato su
un terreno, quello dell’allestimento delle mostre, dove ha accumulato decenni di esperienze
e di eccellenze. I capolavori fotografici sono di Dondero, la cura
della mostra è di Quell e la non
strana coppia sarà in scena da
venerdì dove non c’è la barriera
Sembra inarrestabile l’assedio degli abusivi a piazza Navona
Navona, niente banchi
ma è assedio di abusivi
Mozzetti a pag. 57
Mario Ajello
Q
Vigna Clara,
ambasciatore
derubato:
furto in casa
padre della ragazza morta sul lago: «Di Muro? Solo bugie»
«Che idea mi sono fatto? Ci fu
una lite. Lui le spinse la testa nell’acqua e finì per affogarla». Luigi Mangiapelo, padre di Federica, la sedicenne trovata morta
sulla riva del Lago di Bracciano
all’alba del 1˚ novembre 2012,
parla per la prima volta dopo
l’arresto di Marco Di Muro, l’ex
ragazzo della vittima. «In questi
due anni - continua il papà nell’intervista - Lui ha detto un sacco di bugie. Gli spostamenti, gli
orari, le alghe sui pantaloni. Fin
dall’inizio abbiamo pensato, io e
la mamma di Federica, che lui
l’avesse uccisa. Il provvedimento che ha disposto l’arresto di Di
Muro lo conferma. Nessuno potrà ridarmi mia figlia. Ma sarebbe ora che lui dicesse la verità.
Sono arrabbiato con lui. Molto,
molto arrabbiato».
Riccioni a pag. 55
corallina e neanche l’atmosfera
da Corto Maltese o da romanzo
di Alvaro Mutis ma vabbè: c’è
molto, ma molto, di più. Alle Terme di Diocleziano, attraverso le
immagini scattate in giro per il
globo da Dondero (la sua Parigi
degli anni ’60, l’Afghanistan della guerra e gli altri teatri di sofferenza e di speranza) e montate
dalla mano sapiente di Quell (le
Scuderie del Quirinale e il Palazzo delle Esposizioni portano anche la sua forma), si materializza
l’unione tra Roma e il mondo. Insomma, si torna ai fondamentali.
[email protected]
Quella di oggi sarà ricordata a
Tor Sapienza come un’altra
giornata di tensione. Gli abitanti hanno contestato l’idea
di far passare la “Mezza Roma
Run”, una maratonina, in viale Giorgio Morandi, lo stesso
che un mese fa è stato l’epicentro della rivolta contro gli immigrati. Ieri c’è stata una lunga trattativa che ha coinvolto i
residenti, il Municipio di zona
e la Questura. Il corteo è stato
rinviato al 20, ma il percorso
sarà comunque presidiato dalle forze dell’ordine. «Si sprecano soldi per la maratona e il
quartiere resta nel degrado»
dicono i residenti.
Bogliolo a pag. 53
Sconosciuti hanno svaligiato
a Vigna Clara l’appartamento di Marco Mancini, ambasciatore italiano in Turkmenistan. I ladri, indisturbati,
hanno portato via argento e
altri oggetti preziosi. Gli investigatori, però non si sono limitati a fare un inventario
del furto, perché nell’abitazione vi sarebbe stato anche
materiale di lavoro del diplomatico. L’intrusione è avvenuta venerdì pomeriggio in
un palazzo signorile e alberato a due passi da corso Francia. Un familiare, rincasando, ha segnalato il furto al 113.
Sul posto gli equipaggi delle
”volanti” e gli agenti del commissariato di zona. È intervenuta anche la polizia scientifica.
De Risi a pag. 53
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46
Domenica 14 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
Lite sindaco-prefetto
Giro di vite su appalti
da oltre 50 milioni
`Marino su Buzzi: «Se Pecoraro non sapeva che era indagato
e lo riceveva nel suo studio, come potevo esserne al corrente io?»
LO SCONTRO
Metà mattinata, teatro Ambra Jovinelli. Ignazio Marino sta partecipando a un’iniziativa di Nichi
Vendola, leader di Sel, su Mafia
Capitale. Si parla degli affari di
Salvatore Buzzi e della ramificazione del clan di Carminati a Roma. A un certo punto il sindaco dice testuale: «La domanda se “potevo non sapere” mi sembra bizzarra da un certo punto di vista. Siamo una città in cui un Prefetto riceve nel suo studio una persona
che ora è agli arresti per il 416 bis
e parla di progetti dal punto di vista delle cooperativa». Marino
vuole dire che «se un prefetto lo riceve, è chiaro che nessuno di noi
pensa che lo fa sapendo che quella persona è indagata o attenzionata per mafia. Ma se non lo sapeva il Prefetto, che ha a disposizione tutte le forze dell’ordine della
città, come faceva a saperlo il sindaco?». L’affermazione sembra
un attacco all’inquilino di Palazzo
Valentini, anche se dal Campidoglio si apprestano subito a gettare
acqua sul fuoco: «Ignazio ha voluto citare un esempio limite, per dire che Buzzi, prima che scoppiasse l’inchiesta, aveva libero accesso ovunque, a partire dalla Prefettura. Tutto qui». Sarà. Ma alla vigilia dell’arrivo della troika dei com-
missari inviati proprio da Pecoraro per scartabellare tra i documenti e faldoni, alla ricerca di infiltrazioni mafiose, l’affermazione del sindaco ha creato un cortocircuito. Dal palco di Sel, dove Marino è stato molto coccolato e incoraggiato ad andare avanti, sono
partiti messaggi importanti: «Con
me gli affari sono finiti», ha scandito il chirurgo dem. E Vendola ha
aggiunto: «Per cinque anni la città
è stata in mano a una banda di
ganster».
I VERSAMENTI
Il Comune intanto prepara accertamenti su tutti i 50 milioni di euro di appalti per affidamento diretto deliberati nel 2014. A disporre le verifiche è la Commissione
Bilancio, che nelle prossime settimane è chiamata ad esaminare le
spese “per somma urgenza” quelle cioè decise dai Dipartimenti e
dai Municipi senza ricorrere a
bandi di gara. «Dopo l’inchiesta
LA COMMISSIONE
BILANCIO AVVIERÀ
GLI ACCERTAMENTI
SULLE SPESE DEL 2014
PER LAVORI ASSEGNATI
SENZA BANDO
Il processo
I numeri
La denuncia
«È necessario rivedere
tutte le gare sul sociale»
50 mln
il valore degli
affidamenti
diretti del 2014
28,7mln
già erogati
per il 2013
e per il 2012
70
le gare pubbliche
al vaglio del
Comune
3
i settori critici:
Manutenzione,
Verde Sociale
Anche le coop pronte
a costituirsi parte civile
Anche le cooperative sono
pronte a costituirsi parte
civile nel processo su Mafia
Capitale. «Questa vicenda sta
producendo un danno
enorme alla reputazione di
migliaia di cooperative e di
operatori che lavorano
onestamente e seriamente»,
dice il presidente di
Federsolidarietà Giuseppe
Guerini, che spiega:
«Chiederò a Confcooperative
di costituirsi parte civile nel
processo. Perché va bene
puntare la lente di
ingrandimento sulla
cooperazione sociale, ma
bisogna anche difendere
l’onorabilità di un sistema
strutturalmente sano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
su Mafia Capitale – spiega il presidente dell’organismo, Alfredo
Ferrari – abbiamo deciso di effettuare un esame molto più approfondito su tutte le spese deliberate
senza bando. Anche queste carte
potrebbero essere inviate all’Autorità Anticorruzione, insieme a
quelle sui bandi pubblici». Circa
70 appalti, per un valore di altri
50 milioni, che sta passando al vaglio l’assessore Silvia Scozzese. E
proprio la titolare del Bilancio
L’ASSESSORE SCOZZESE:
«AFFIDAMENTI DIRETTI
SOTTO LA LENTE
DELL’ANTICORRUZIONE
INSIEME ALLE SETTANTA
GARE SOSPETTE»
conferma l’allargamento delle verifiche: «Potremo fare un faldone
unico da consegnare a Cantone
che includa anche gli affidamenti
diretti».
Non si tratta di briciole. Anzi. In
tutto sono 50 milioni le spese per
somma urgenza contabilizzate
nell’assestamento di Bilancio approvato dall'Assemblea Capitolina a novembre. La procedura
standard prevede che, dopo questo passaggio, la Commissione Bilancio apra un’istruttoria che “riconosca” questi contributi e ne disponga il pagamento. Così come è
stato fatto a ottobre per i contributi determinati nel 2012 e 2013, 28,7
milioni di euro, dopo un lungo lavoro da parte della Commissione
guidata da Ferrari. Un lavoro che
però, per prassi, non entra nel merito della decisione, ma che più
che altro punta a verificare che i
Il Coordinamento nazionale
delle Comunità di Accoglienza
chiede al Campidoglio di
azzerare tutte le situazioni in
cui sono coinvolti soggetti
sotto accusa nei procedimenti
in corso e di rivedere tutti gli
appalti nel sociale emanati dal
Comune negli ultimi anni, e in
particolare quelli riguardanti
immigrati, rom e
tossicodipendenti.
«L’inchiesta di Roma dimostra
che il modello consociativo che
ha dominato, non solo nella
capitale, produce corruzione,
bassa qualità di intervento,
aggravamento dei problemi»,
spiega don Armando
Zappolini, che ieri è stato
confermato presidente
nazionale del Cnca.
«Denunciamo da anni
l'assurdità delle varie
“emergenze”di immigrati, rom
e non solo, costruite ad arte nel
nostro paese».
lavori (dalle buche stradali alla
manutenzione) siano effettivamente stati svolti.
L'inchiesta della Procura che ha
scoperchiato il clan Carminati però cambierà il sistema delle verifiche. «Ora serviranno accertamenti più approfonditi - spiega Ferrari
– Per questo valutiamo il coinvolgimento in questo processo di revisione anche del pool dell'Anticorruzione».
L'assessore Scozzese domani o
martedì riceverà la documentazione sulle gare sospette e si è impegnata a consegnare le carte all’Anticorruzione entro la fine della settimana. Si tratta del primo
step della procedura che potrebbe portare al commissariamento
degli appalti.
Simone Canettieri
Lorenzo De Cicco
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Domenica 14 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
Intervista Giuseppe Pecoraro
Prefetto Pecoraro, il sindaco
Marino parlando delle ramificazioni di Buzzi a Roma ha detto: «Se non sapeva il prefetto,
che ricevette il capo della coop,
come potevo sapere io?». Alla
luce di questa affermazione si
sente tirato in ballo dal sindaco?
«Buzzi all’epoca era estraneo alla prefettura, forse c’è stato un
vulnus nella norma, perché i
miei uffici non si erano informati su questa persona, tuttavia nel
rispetto della riservatezza dell’autorità inquirente e degli uffici di polizia giudiziaria non si poteva fare altrimenti».
C’è differenza tra i rapporti
che ebbe la prefettura con Buzzi e quelli intrattenuti dal Campidoglio?
«Beh, direi proprio di sì. Buzzi
era estraneo ai miei uffici, nella
amministrazione Marino, invece, ci sono tre indagati, tra politici e nomine dirigenziali, e il fatto
che ci sia una commissione d’accesso agli atti significa che vogliamo capire se c’è una continuità delle infiltrazioni mafiose
tra la passata e l’attuale giunta visto che sono finiti sotto inchiesta
Ozzimo, Coratti».
Si spieghi meglio: domani, lunedì, arriveranno i commissari per l’amministrazione Alemanno o per quella di Marino?
«I commissari sono qui soprattutto per l’attuale tenuto conto
della presenza di persone coin-
«SE LA TASK FORCE
SCOPRIRÀ ULTERIORI
AZIONI ILLECITE
NON ESCLUDO
LO SCIOGLIMENTO
DEL COMUNE»
«Indagati intorno a Marino,
il rischio commissario resta»
Il prefetto: «Gli ispettori faranno pulizia `«Vogliamo capire se c’è una continuità
a partire dall’attuale amministrazione» di infiltrazioni mafiose in Campidoglio»
`
Gli attriti
Nozze gay
Il prefetto dispone l’annullamento
delle 16 trascrizioni di matrimoni
omosessuali del Campidoglio
Panda rossa
Pecoraro prima concede e poi annulla
il parcheggio gratuito al Senato
per l’auto di Marino
Scorta
Marino rifiuta l’assegnazione
della scorta suggerita dal prefetto
Giuseppe Pecoraro
volte nell’inchiesta che fino a pochi giorni fa hanno ricoperto
ruoli pubblici. Ecco perché se venisse verificata da parte dei commissari la continuità mafiosa tra
la precedente e la nuova amministrazione o se nell’attuale ci fossero elementi che fanno pensare
alla presenza di azioni illecite ovviamente non posso escludere lo
scioglimento del Comune per
mafia».
Il Campidoglio ha annunciato
la rotazione di tutti i dirigenti:
è una scelta giusta o arriva comunque in ritardo?
«Il problema non è la rotazione
che viene effettuata oggi, ma
quella del passato, più o meno recente. Ben venga questa iniziativa, ma il nostro lavoro non cambia».
Ecco, di preciso cosa farà questa commissione?
«Le tre persone che invieremo in
Campidoglio esamineranno car-
Marchini e il corteggiamento di Ncd
«No, ai vecchi blocchi consociativi»
LO SCENARIO
No, grazie. Ad Alfio Marchini
non piace l’idea di una grande
ammucchiata, che elegantemente chiama «aggregazione di blocchi consociativi», per quando ci
saranno le elezioni (già, ma quando?). Il leader dell’omonima lista
civica è già in pista in attesa di un
voto anticipato per il Campidoglio, scosso dall’inchiesta su Mafia Capitale. E proprio su di lui
Fabrizio Cicchitto, pezzo da novanta di Ncd, vuole puntare come candidato sindaco di una
nuova area riformista. Invito che
Marchini declina. Ma con un discorso più ampio. «Ringrazio
l'onorevole Cicchitto, che non ho
il piacere di conoscere, per le parole di stima nei miei confronti.
Ritengo però che, piuttosto che
lanciare la mia candidatura, egli
abbia voluto porre un tema serio
su cui riflettere». La parola chiave è il riformismo, che per Marchini «è rimasto uno slogan elettorale usato da entrambi gli
schieramenti e mi sorprende come ancora oggi ci sia qualcuno
che mi spinga ad aggregarmi ad
uno dei due vecchi blocchi che
sono stati i protagonisti, e quindi
i responsabili, della miseria economica ed etica che ci sta soffocando». Marchini non nasconde
da sempre la propria allergia al
partitismo, specie a quello romano fatto di larghe e gelatinose intese.
trosinistra, che adesso si è arricchito anche del fattore M5S, intenzionato a incassare il più possibile dallo scandalo di questi
giorni. «Roma, ieri come oggi, deve indicare - ragiona Marchini la via da percorrere per uscire in
modo innovativo da questo pantano e da questa sfida nasce il
mio impegno di amore per la città e Capitale del Paese». E in questo schema sembra non esserci
posto per l’endorsement di Cicchitto. Ancora Marchini: «Mi ha
colpito che uno degli esponenti
storici di quel bipolarismo berlu-
IL LEADER DELLA LISTA
CIVICA RISPONDE
A CICCHITTO: «SERVE
UN VERO SCATTO
RIFORMISTA CONTRO
LOGICHE LOGORE»
te, controlleranno il funzionamento degli uffici, analizzeranno tutti gli appalti, senza sovrapporsi con il lavoro dell’Autorità
anti-corruzione con la quale abbiamo già preso contatti per coordinarci al meglio».
Dalle sue parole il rischio scioglimento del Comune non sembra essere ancora scongiurato.
«Mi auguro che non avvenga. Di
sicuro se troveremo ulteriori illeciti nell’amministrazione non
Da domani in Comune
la task force di ispettori
Si insedierà domani la task
force di commissari voluta da
Giuseppe Pecoraro per capire
fino a che punto le infiltrazioni
della mafia capitolina, venute a
galla con l’inchiesta della
Procura che ha portato in
carcere 37 persone, abbiano
infestato le radici
dell’amministrazione
comunale della Città eterna. I
tre ispettori - un prefetto, un
viceprefetto e un tecnico del
Mef - si metteranno subito al
lavoro concentrando la
propria attenzione sugli
appalti sospetti. Andranno a
mettere mano sugli scaffali dei
dipartimenti più colpiti dagli
affari messi in piedi dal clan:
Servizi Sociali, Ambiente e
verde pubblico. Questo per
quanto riguarda il corpo
centrale del Comune.
Parallelamente, la stessa sorte
toccherà ai municipi. Si
inizierà dal X, Ostia. Anche qui
la visita dei commissari è
attesa già per oggi.
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«L’INCONTRO CON BUZZI?
ALLORA ERA ESTRANEO
ALLA PREFETTURA
IL VALZER DI MANAGER
NON CAMBIERÀ
IL NOSTRO LAVORO»
BelLazio. La Regione
con uno scatto in più.
sconiano - dice - nato proprio a
Roma con la candidatura a sindaco di Fini, abbia avuto il coraggio
di un'analisi così realista». Infatti, proprio a Roma in occasione
delle comunali del 1993, prese
corpo «quello schieramento tatticamente definito di destra che
poi alle successive elezioni politiche incluse forze diverse - dai radicali, ai socialisti, ai democristiani fino agli eredi dell'Msi». In
realtà, ragiona ancora Marchini,
«il collante di quella coalizione
non era una comune visione strategica e riformista, quanto piuttosto la potente leadership di Berlusconi e un forte sentimento anticomunista enfatizzato dalla convinzione di essere stati vittime di
un 'doppiopesismò nel periodo
di Tangentopoli. Oggi questo collante è venuto meno ed è importante prenderne atto». E allora
Marchini corre da solo. E non è
l’unico candidato sindaco in ballo.
LA LISTA
L’ANNUNCIO
Ecco perché per l’ingegnere prestato alla politica, che i sondaggi
continuano a dare in forte crescita tra i romani, l’unica strada da
seguire non è né a destra né a sinistra, ma oltre. Oltre i partiti e il
bipolarismo, centrodestra-cen-
Le verifiche
Sicurezza
Il sindaco, a inizio estate, denuncia
la situazione di degrado a San Lorenzo
e Pigneto
potremo escludere alcuna ipotesi».
Per la gioia dei grillini, che
puntano su questo scenario.
«Il M5S fa la sua parte, porta
avanti una battaglia politica. Il
mio ruolo è diverso».
Visto il lavoro che sta per intraprendere, con quale animo
aspetta la seconda parte dell’inchiesta annunciata dal procuratore Giuseppe Pignatone?
«Io non ne so nulla, come ovvio
che sia e nel rispetto dell’autorità giudiziaria. La priorità per la
Prefettura è chiara: fare pulizia».
Quando terminerà il lavoro dei
tre commissari?
«Mi auguro che in un mese e
mezzo, due al massimo, si possa
concludere con una prima analisi dei risultati».
Insomma, prefetto per ritornare a bomba: siamo davanti all’ennesimo scontro tra Marino
e Pecoraro. Ma queste tensioni
non minano la serenità istituzionale della Capitale?
«Non c’è alcuno scontro con il
sindaco, al massimo, diciamo,
una visione diversa delle cose».
Come la scorta. Marino, nonostante il suo invito, ha declinato l’offerta di avere maggiore
protezione. Lei come ha preso
questo no?.
«Lo rispetto e, a nome del comitato provinciale per la sicurezza
pubblica, ne prendo atto».
Simone Canettieri
L’ingegnere Alfio Marchini,
già candidato sindaco nel 2013
I pretendenti a Palazzo Senatorio
cominciano a essere molti, sempre sotto l’insegna dei partiti. A
destra-destra c’è il ticket Fratelli
d’Italia-Lega. Con gli uomini di
Salvini pronti a tirare la volata a
Giorgia Meloni. «Roma - dice il
deputato Fabio Rampelli - sia il
laboratorio di un nuovo centrodestra». Ieri è stata lanciata la
candidatura del sottosegretario
alla difesa Domenico Rossi a nome dei Popolari per l’Italia. Intanto sindaco rimane Marino, «che
in caso di elezioni sarà il nostro
candidato», va ripetendo da giorni il commissario del Pd Matteo
Orfini. In questo spazio Marchini
ci riprova nel «nome di un vero
riformismo».
S.Can.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 14 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
«Al consigliere Atac gli compro casa»
`Andrea Carlini, nel cda della municipalizzata fino al 2013, `Il braccio destro di Carminati voleva acquistare un immobile
aveva chiesto a Buzzi un appartamento da 50 metri quadri anche per il democratico Pedetti: «Tanto qui sono tutti corrotti»
L’INCHIESTA
Un appartamento di 50 metri
quadri a un ex consigliere di amministrazione dell’Atac in cambio di favori. A fare da ponte tra
il boss di Mafia Capitale, Massimo Carminati, e l’ex dirigente
della municipalizzata dei trasporti è ancora una volta lui: Salvatore Buzzi, il capo della Cooperativa 29 giugno accusato dagli
inquirenti di essere il braccio
operativo dell’ex terrorista nero,
il volto presentabile da ex detenuto riabilitato che poteva manipolare politici e amministratori.
L’INTERCETTAZIONE
Nell’informativa del Reparto
operativo speciale dei Carabinieri si legge che Andrea Carlini, fino al 2013 membro del Consiglio
di amministrazione dell’Atac,
avrebbe «chiesto a Buzzi di acquistare in suo favore un appartamento da 50 metri quadri». Il
motivo della richiesta è ora al va-
glio degli inquirenti, i favori che
il manager avrebbe potuto elargire nell’ordinanza non vengono
«precisati». Ma i Ros scrivono
che le elargizioni sarebbero state «funzionali a ottenere illeciti
vantaggi» alla cooperativa di
Buzzi «in procedimenti pubblici
amministrativi».
LA LITE
Il nome di Carlini, membro della
Direzione regionale del Pd Lazio, era comunque tenuto in considerazione dalla banda Carminati, tanto che lo stesso capo della cooperativa 29 giugno parla di
«ricucire» il rapporto con lui dopo alcune incomprensioni e un
feroce litigio telefonico, con Carlini che manda a quel paese Buzzi, e l’interlocutore che reagisce
minaccioso: «Dimmi dove sei
che ti spacco il c... subito! Il vaffanc... a me te lo rimangi, hai capito? Testa di c... indegna».
Ma è una lite estemporanea.
«Non sono tuo nemico», scrive
poi Carlini in un sms. E Buzzi ri-
Pd, le pressioni di Ozzimo
su Zoro per aiutare
Marroni nelle primarie
IL CASO
Il 2013 è iniziato da poco e a Roma
la politica è in fibrillazione per le
elezioni comunali. Prima però ci
sono le primarie per il candidato
sindaco del centrosinistra e Salvatore Buzzi, dominus della ”29 giugno”, è ricercatissimo. Perché riesce a muovere voti con estrema facilità. Il braccio destro di Carminati dice infatti a Daniele Ozzimo (ex
assessore della giunta Marino, indagato): «Sulle Comunali c'avemo
una serie di persone che ci stanno
a cercà, noi ovviamente stamo a dì
a tutti che stamo posizionati su di
te... mi ha chiamato Athos De Luca....e coso Zambelli». Il primo è
un consigliere comunale del Pd, il
secondo è un consigliere regionale sempre dei democrat. Entrambi
non risultano indagati. Ma Buzzi
si fa grosso con Ozzimo: queste telefonate testimoniano la considerazione del Pd di Roma.
LA STRATEGIA
Ma sono le primarie per scegliere
il candidato sindaco del centrosinistra a tener banco. In lizza, anche se poi si ritirerà, c’è l’attuale
deputato del Pd Umberto Marroni. All’epoca di questa intercettazione Ozzimo si sta occupando
proprio di curare l’immagine di
Marroni e ne discute con Buzzi. Ci-
IL DEPUTATO DEM:
«CONTRO DI ME
CI SONO SOLO
INTERCETTAZIONI
ESTRAPOLATE
DAL CONTESTO»
tando anche un incontro con Zoro, alias Diego Bianchi, conduttore di Gazebo. «Ho parlato con
Bianchi - spiega Ozzimo - perché
volevo capire se riuscivo a costruirgli una cosa ad Umberto
(Marroni, ndr). Ma lui mi dice:
'Umberto è un ottimo amministratore però lo vedo un po’ polveroso,
cioè lo vedo poco in grado di incarnare una battaglia anche di tipo
generazionale». Incassata la bocciatura di Zoro, Ozzimo afferma:
«Umberto deve attaccare... deve
dimostrare un po’ più di coraggio:
lui deve fare un frontale a qualcuno, certo non a Bersani, però deve
fare un frontale fatto bene...».
L’INTERVENTO
Marroni (che non è indagato) non
ci sta a vedersi di continuo tirato
in ballo dalle carte dell’inchiesta e
spiega: «Continuano le inspiegabili aggressioni giornalistiche contro di me, vengono rievocate foto
d’epoca o spezzoni di intercettazioni, sempre le stesse, estrapolate dal contesto». Marroni conclude: «Incuriosisce poi - aggiunge il
deputato - il fatto che ci siano articoli che riguardino spesso il ruolo
di esponenti Pd, non indagati, e
che invece non si cerchi di capire a
quando risalgono i rapporti criminosi, tra Salvatore Buzzi, che molti conoscevano come presidente
di una cooperativa esempio per il
recupero e l'integrazione al lavoro
di fasce svantaggiate, e Carminati,
che non sapevo chi era, non ho
mai conosciuto, neanche per interposta persona, e che invece criminale era già, e che ha potuto girare
ed operare a Roma rapportandosi
con ambienti di destra ed istituzioni».
S. Can.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Un gazebo del Pd, nelle intercettazioni emerge l’interessamento
del clan anche sulle primarie per la scelta del candidato sindaco
mona, Buzzi dice ai suoi sodali:
«Sò tutti corrotti, non l’hai capito?». Poi millanta addirittura di
voler comprare un appartamento a un altro politico, stavolta si
tratterebbe del consigliere comunale del Pd Pierpaolo Pedetti,
presidente della Commissione
Patrimonio e Politiche Abitative
del Campidoglio. «La prossima
settimana vado a pranzo con
Carlini e Pedetti - dice Buzzi - mi
compro pure lui, gli compreremo casa». Pedetti però non è indagato a nessun titolo nell’inchiesta su Mafia Capitale, tanto
che gli stessi investigatori del
Ros nelle carte dell’inchiesta specificano che «non è chiaro se il
secondo appartamento fosse destinato a Pedetti». E ieri il consigliere del Pd ha voluto ribadire la
sua totale estraneità: «Da parte
mia e della Commissione che
presiedo non vi è stato alcun favoritismo alla Cooperativa 29
giugno».
L. D. C.
sponde: «Nemmeno io il tuo».
Della richiesta di acquistare
l’appartamento era informato lo
stesso Carminati. In un’altra intercettazione di marzo 2014 infatti è Buzzi ricorda al boss delle
pretese immobiliari dell’ex consigliere Atac. E il Cecato sembra
dare l’avallo all’operazione:
«Guarda. A me basta che me fai
tutto... E io te faccio tutto».
«MI COMPRO CHIUNQUE»
Nelle carte dell’inchiesta spunta
anche la conversazione sull’acquisto di un altro appartamento.
In una intercettazione negli uffici della Cooperativiva, a via Po-
L’OPERAZIONE AVEVA
IL PLACET DELL’EX NAR
«BASTA CHE FA
QUELLO CHE VOGLIAMO»
L’ESPONENTE DEL PD:
«NESSUN FAVORITISMO»
La sede centrale di Atac in via Prenestina
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Domenica 14 Dicembre 2014
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Cronaca di Roma
Diotallevi, ultimo sogno: benzina in nero
`È indagato come presunto referente di Cosa Nostra a Roma `Intercettato, diceva al figlio: «Se buttamo sul contrabbando»
Il boss aveva progetti ambiziosi per un suo cantiere navale
Gli inquirenti: lo aiutava il presidente del consiglio di Fiumicino
LE INDAGINI
A 70 anni sente ormai il peso dell'
età che avanza, e di fronte agli astri
nascenti della Roma criminale capisce di essere sulla strada del tramonto. Nonostante Ernesto Diotallevi, ex boss della Magliana indagato come presunto referente di Cosa
Nostra nella capitale, dica più volte ai figli di «voler andare in pensione», riesce sempre a tirar fuori
dal cilindro quel guizzo d'illegalità
che, al solo pensiero, lo fa tornare
l’”Enrichetto” che all’epoca della
Banda teneva sotto scacco un’intera città. Nel gennaio 2013, ad esempio, aveva progetti ambiziosi per
un cantiere navale che aveva a Fiumicino. Aiutato dai figli Mario e
Leonardo, ha l'idea di impiantare
nel porto una pompa di benzina
per contrabbandare carburante. E'
scritto in un'informativa dei carabinieri del Reparto Anticrimine.
L’AFFARE
Diotallevi, intercettato, dice infatti
a Leonardo: «Se buttamo sul contrabbando... la pompa la famo
ruspà per du anni, poi la mettiamo
a regime». Il piano prevede di effettuare movimentazioni fittizie di
benzina da rivendere in nero, attraverso teste di legno che cariche-
TRA LE PERSONE
SOSPETTATE
DI AVERLO APPOGGIATO
C’ERA ANCHE
UN MARESCIALLO
DELLA FINANZA
rebbero su imbarcazioni estere migliaia di litri di gasolio per poi scaricarli in cisterne nascoste. Il carburante verrebbe poi rivenduto a
prezzi maggiorati, sfruttando il diverso regime fiscale che si applica
alle imbarcazioni straniere. Secondo gli inquirenti, il boss sarebbe
appoggiato nell'affare da Mauro
Gonnelli, presidente del consiglio
di Fiumicino, all'epoca candidato
sindaco, e da Giuseppe Volpe, maresciallo capo della Finanza. Diotallevi è orgoglioso dei rapporti di
potere che è riuscito a creare. E dà
indicazioni ai figli su come gestire
le amicizie. «Volpe è a disposizione per qualsiasi cosa... vuole
guadagnà, sta dalla parte nostra»,
dice. E' stato proprio il finanziere a
presentargli il politico, che secondo il boss è un «mitomane... impiastrato di malavita… se diventa sindaco sai come piottiamo, c'è da arricchisse». In vista del progetto,
l'esaltazione di Enrichetto è alle
stelle. Pensa addirittura di creare
una società di sicurezza, per consolidare la sua figura sul territorio attraverso «scorta e rispetto».
IL DECLINO
Da metà febbraio, però, i rapporti
con l'asse Volpe-Gonnelli si raffreddano. Intercettato con Mario,
il boss dice di aver paura che altri
soggetti si siano intromessi, soffiandogli l’idea. A suo dire potrebbe essere stato Giovanni De Carlo,
giovane capo di Roma Nord che
«di fatto comanda adesso» dice.
Diotallevi è deluso, si sente messo
da parte. «Me so rotto er cazzo che
tutto quello che sto a fa nun conta
un cazzo... me sento un vecchio» si
sfoga. E' il 21 del mese, Volpe non
gli risponde neanche al telefono.
Ernesto Diotallevi, indagato
come presunto referente
di Cosa Nostra a Roma
Nella foto in basso
Salvatore Buzzi
«Ho incontrato il finanziere, gli ho
detto “che famo? concludiamo? ti
ho chiamato...” e lui “c'ho avuto da
fa, ti chiamo” e invece è sparito... lo
stavo a chiamà e manco risponde»,
racconta a Mario. Diotallevi ne è
certo: «Quello gli avrà detto “no
ma guarda mo è anziano, poi se ne
vo approfittà, guarda che alla fine
non ce fai un cazzo... ce stamo
noi”». Il figlio tenta di consolarlo:
«Papà, qualcuno che te storce c'è,
punto. Ma poi te sei tanto malavitoso, c'hai gli amici fascisti e c'hai
paura de uno che al massimo te
manna no zingaro? Stamo a parlà
de scemi». «Di scimmie? – fraintende il vecchio boss, che poi aggiunge: «Voglio anda’ in pensione».
Michela Allegri
«Meglio in Sardegna che a Rebibbia»
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Domenica aperto
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IL COLLOQUIO
«Qui comunque si sta meglio
che a Rebibbia». Parola di Salvatore Buzzi, il capo della cooperativa 29 giugno considerato
dai pm dell’inchiesta di Mafia
Capitale come il braccio operativo della banda di Carminati.
Lo ha incontrato ieri Roberto
Capelli, deputato della Commissione Affari Sociali della Camera, in visita ispettiva al penitenziario di Badd'e Carros.
Buzzi, racconta il parlamentare, si è presentato così: «Salve,
sono quello famoso del mo-
mento». «Mi sono trattenuto in
quella cella pochi minuti in
più», spiega Capelli, che racconta dello scambio di battute con
l’indagato per associazione mafiosa.
«Mi ha detto: “A volte si è vittime, io ho dato lavoro a 1.200
SALVATORE BUZZI
DAL CARCERE
PARLA CON
UN DEPUTATO
IN VISITA
«MI SENTO
UNA VITTIMA»
persone”, e intanto prendeva
appunti su un quaderno», racconta il deputato. «Si ma lei ha
messo sul lastrico 1300 persone
e in ogni caso saprà lei cosa dire ai magistrati», racconta di
avergli risposto Capelli, che aggiunge: «Non sono andato a trovare Buzzi di proposito, a dire
la verità neppure sapevo che
fosse lì. Sono andato a vedere le
condizioni di quel carcere e
quello che ho visto non mi è
piaciuto. Ho visitato la struttura, che non esito a definire in
condizioni disastrose».
C.R.