06 12 14 ll.Fatto.Quotidiano

Il Censis accusa gli ultimi tre governi italiani: “Hanno deluso e sfiancato
il Paese con inutili promesse”. Ora Renzi dirà che anche De Rita è un gufo
e 1,40 – Arretrati: e 2,00
Sabato 6 dicembre 2014 – Anno 6 – n° 336
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
ECCO I SUDDITI DI CARMINATI
“È UN FENOMENO, È TUTTO”
Nelle migliaia di pagine di “Mafia Capitale” l’elenco di quelli che chiedevano aiuto
all’ex Nar e ai suoi sodali: vip e calciatori. Nelle carte i nomi di Alemanno e Berlusconi
Renzi: “Uno schifo”. Ma l’indignazione non basta più
Fierro, Massari e Vecchi » pag. da 2 a 5
MANI IN PASTA
RISSE E DOPING
Il re delle coop
Buzzi: una storia
che comincia
con 34 coltellate
L’omicidio di un socio
per un giro di assegni,
la “redenzione” in
carcere, la cooperativa
e l’ascesa. Fino agli
“scatti” con Poletti,
Bonafè e il sindaco. E
alla cena del premier
Cannavò e Tecce » pag. 6
Da Mammucari
a De Rossi: i favori
chiesti alla banda
Pacelli » pag. 4
ALLEANZE PROIBITE
Quel “tentativo”
su Marchini
Lui: “Sono matti”
Lillo » pag. 3
LE INTERCETTAZIONI
“Il nostro mondo
è Gasbarra,
non Bettini”
Di Blasi » pag. 2
» FORT APACHE » Il “marziano” ora diventa il baluardo del Pd
TAGLIO DEL RATING
Marino, M5S gli dice no
ma Renzi l’ha blindato
Standard&Poor’s:
per l’Italia di Renzi
rischio spazzatura
La protesta durante l’Assemblea capitolina Ansa
ALEXANDER STILLE
Giornata rovente in Campidoglio.
In mattinata la notizia di un furto
sospetto negli uffici comunali
della Protezione civile: rubato
il pc di un arrestato. Poi la rissa
durante il Consiglio, la dura
contestazione dei Cinquestelle
e gli appelli per lo scioglimento.
Matteo però fa quadrato attorno
De Carolis » pag. 7
alla giunta
CUORE & AMORE
» RAGUSA
Loris, c’era l’auto
della mamma
sul luogo del delitto
Lo Bianco » pag. 13
“Il paradosso
del presidente
nero nell’America
tornata razzista”
Borromeo » pag. 16
y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!#!?!z!.
Siamo tutti poeti
e ci raccontiamo
scrivendo in rima
sui fogli di Twitter
Ambrosi » pag. 18
LA CATTIVERIA
Piero Grasso: “A Roma i presupposti per la mafia ci sono”.
È che poi ci si mette sempre
di mezzo la burocrazia
» www.forum.spinoza.it
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi Ansa
L’agenzia americana dice che le riforme
non bastano e ci declassa a BBB-, a un solo
Conti » pag. 10
gradino dall’insufficienza
Derivati sul debito,
il rosso è di 34 miliardi
Il Tesoro si è assicurato contro
l’aumento dei tassi di interesse che sono
scesi, e ora ci rimette
Feltri » pag. 11
Nonostante un corno
di Marco Travaglio
orse siamo troppo cinici. O forse Saviano
F
non lo è abbastanza. Ma domandarsi – come
fa Roberto nel suo commento su Repubblica – come può la politica “fidarsi ciecamente” di Buzzi
& Carminati, il Rosso e il Nero, e a dare loro
“massima fiducia, senza chiedere in cambio nessuna trasparenza”, nonostante i loro trascorsi rispettivamente di “assassino e terrorista dei Nar”,
è un eccesso di ingenuità. Bisogna rassegnarsi ad
abrogare i “nonostante”, i “malgrado” e i “sebbene” dal vocabolario politico. I pregiudicati siedono a capotavola nei palazzi del potere non
“nonostante” i loro precedenti penali, ma proprio per quelli. Così come non sono “deviati”
quei settori della politica, dell’amministrazione,
dell’imprenditoria, dei servizi segreti, delle forze
dell’ordine che lavorano per (o trattano con) la
criminalità. Ma quelli che lavorano per lo Stato e
ne rispettano le leggi. Se una persona onesta
chiede udienza a un potente, deve mettersi in fila,
fare lunghissime anticamere, e anche nell’eventualità che venga ricevuta non ottiene quasi mai
ciò che chiede: perché non ha nulla da offrire e
nulla da tacere. Un delinquente invece viene subito accontentato, spesso prim’ancora di chiedere. Come disse Giuliano Ferrara: “Chi non è
ricattabile non può fare politica”. Anche perché,
di solito, chi è ricattabile è anche ricattatore. Io so
tutto di te, tu sai tutto di me, e facciamo carriera
sui nostri rispettivi silenzi. La nuova legge sul
voto di scambio politico-mafioso, sbandierata
da Renzi come il colpo di grazia ai collusi, è stata
scritta in modo da impedire qualsiasi condanna
per voto di scambio. Ma non per un errore: apposta. Così come la legge Severino: si chiama
“anticorruzione” ed è stata scritta proprio per
salvare B. e Penati dai loro processi per concussione. Ora si scoprirà che il reato di autoriciclaggio, votato l’altroieri dal Parlamento, renderà
impossibile la galera per chi ripulisce il bottino
dei propri delitti. Giovedì, mentre Renzi annunciava la linea dura contro i corrotti (“una specie
di ergastolo, di Daspo”) e spediva il commissario
Orfini a bonificare la federazione romana del Pd
di cui fa parte da quando aveva i calzoni corti e il
commissario Cantone ad annunciare l’ennesima
“task force”, il suo partito al Senato votava con
FI, Ncd e Lega per respingere la richiesta dei giudici di usare le intercettazioni contro gli inquisiti
Azzollini (Ncd) e Papania (Pd). Una svista “nonostante” i sospetti pesanti come macigni che
gravano sui due politici? No, una scelta fatta proprio per quei sospetti pesanti come macigni.
Fa quasi tenerezza Luca Odevaine detto lo Sceriffo, che ad aprile vuole farsi un viaggetto negli
Usa, ma si vede negare il visto: gli americani hanno scoperto che si chiama Odovaine con la “o” ed
è pregiudicato per droga e assegni a vuoto. “Una
roba da matti, una cosa assurda, in una democrazia come quella!”, si lamenta. La vocale se l’è
fatta cambiare lui all’anagrafe per nascondere i
suoi precedenti. Come se questi, in Italia, fossero
mai stati un handicap e non facessero invece curriculum: ciò che negli Usa ti impedisce anche
l’ingresso per turismo, in Italia basta e avanza per
promuoverti vice capo di gabinetto della giunta
Veltroni, capo della polizia provinciale della
giunta Zingaretti e infine membro del Coordinamento nazionale richiedenti asilo del governo
Renzi, naturalmente a libro paga di Mafia Capitale per 5 mila euro al mese. Nonostante i precedenti? No, grazie a quelli, che ti rendono affidabile. Ovviamente la Banda Carminati aveva
scelto pure il presidente della Commissione di
Controllo Garanzia e Trasparenza e il responsabile della Direzione Trasparenza del Comune
di Roma (che, alla Trasparenza, ha non uno ma
due addetti): due sceriffi di provata fede, ora indagati per mafia. Se Marino s’è salvato parzialmente dalla catastrofe non è tanto perché, personalmente, è un onest’uomo: ma soprattutto
perché gli assessori se li è scelti quasi tutti da sé,
rifiutando quelli che tentava di imporgli il Pd.
Sennò Carminati e Buzzi se li ritrovava perlomeno vicesindaci.
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ROMANZO CRIMINALE
SABATO 6 DICEMBRE 2014
I“M5Stelle
ai romani:
andateci
denunce anonime”
COME GIULIANO Ferrara ai torinesi
negli anni del terrorismo, Luigi Di
Maio, vicepresidente della Camera e
membro del direttorio del Movimento 5 Stelle, invita i romani a denunciare la nuova mafia, anche anonimamente. “Noi siamo l’unica forza politica non coinvolta nello scandalo di
Mafia Capitale. Siamo gli unici che
hanno le mani pulite perciò fidatevi di
noi: inviateci in buste chiuse tutto ciò
che sapete su mafia capitale perché
noi indagheremo per voi”, ha detto
davanti ad attivisti e i cittadini arrivati
ieri in Campidoglio per protestare
dopo l’ultimo scandalo che ha visto
AI PIEDI DI MAX IL FENOMENO
“NON MI TOCCA MANCO CRISTO”
Fierro
C
apitale corrotta =
nazione infetta”.
Volesse il cielo si
potesse fare ancora
un titolo così. Come quello
che L’Espresso dedicò nel
1955 all’inchiesta di Manlio
Cancogni sul “sacco di Roma.” Oggi, con “Mafia Capitale”, siamo molto oltre.
Ogni livello di guardia è stato superato, abbiamo già attraversato il ciglio del burrone. L’impasto di fascismo,
mafia e politica, senza distinzioni di steccati e bandiere, che da anni governa i
destini di Roma, rischia di
farci rimpiangere quel preistorico 1955 e i suoi voraci
palazzinari.
era uno dei picchiatori preferiti da Massimo Carminati, uno degli uomini usati per recuperare i crediti.
“Da ieri sono diventato un membro dei 5 stelle. Stiamo aprendo presso le zone Infernetto, Acilia, Ostia
uno studio dove daremo vita a questo movimento di
Beppe Grillo. Chiunque fosse interessato ci contatti
su Fb”. Lo scriveva il 9 giugno 2012 sulla sua pagina
Facebook proprio Calvio, che era soprannominato
“Matteo Bojo”. Roberto Grilli,
lo skipper fermato al largo della Sardegna con 500 chili di cocaina nascosti nello scafo, lo
descrive come “un discreto
cretino, un elemento non di
particolare rilevanza o affidabilità”, ma tuttavia un soggetto
che “fa un po’ da usuraio per il
Fleming” e “sicuramente in
rapporti con Riccardo Brugia.”
Per Carminati è uno che
“chiacchiera troppo e ha sempre fatto il testa di minchia”.
Secondo quanto detto dall’informativa dei Ros, Calvio veniva usato dall’organizzazione criminale quasi
esclusivamente per operazioni di bassa manovalanza.
In serata la nota del M5s: “Si sottolinea come, a differenza di quanto affermato dal sig.Calvio il M5s non
hai mai avuto alcuna sede fisica e quindi le sue affermazioni sono destituite di fondamento. Il M5s è
estraneo all’inchiesta su mafia capitale, si riserva pertanto di ricorrere alla magistratura nei confronti di
chi intende accostare il M5s alle indagini in corso”.
Nel riquadro, Massimo Carminati LaPresse
AL CONFRONTO con questi
criminali, che avevano libero
accesso nelle ovattate stanze
del Campidoglio, sia ai tempi
del fascista ripulito Gianni
Alemanno, sia ai tempi di
oggi del sindaco in bicicletta,
anche gli anni di Evangelisti
(“’a Fra che te serve”) e di Vittorio Sbardella, “Lo squalo”,
risplendono come anni
d’oro. Chi comanda nella
Capitale d’Italia, ce lo dice un
sodale del “sistema” in una
intercettazione. Comanda
Massimo Carminati, il Re, il
fascista dei Nar che si fece
affarista di altissimo livello,
perché “lui è un fenomeno, è
un boss, è tutto”. Lo stesso
“Max il Fenomeno” è convinto di essere un gradino
sopra dio: “Non mi tocca
neppure Gesù Cristo”. L’inchiesta della Procura di Roma è solida e ampiamente
documentata, ma quello che
è certo è che siamo solo di
fronte alla prima puntata di
una storia che promette di
aprire altri e ben più inquietanti capitoli. Ha voglia Matteo Renzi a dire che “quello
che emerge è letteralmente
uno schifo.” Il giovane premier si limita a fotografare
una situazione che è sotto gli
occhi di tutti, ma omette un
passaggio che era lecito
aspettarsi da chi predica la
“rottamazione” del vecchio:
quello schifo è roba sua, il
cancro ha corroso le ossa del
suo partito, la pratica del volemose bene e dell’accogliere
tutto e tutti senza stare tanto
a indagare sul passato e sul
presente di chi ci siede accanto, ha spalancato le porte
della politica e delle istituzioni a questa gentaglia.
CERTO, i processi si faranno
e presto, come auspica il premier, ma per fare piazza pulita nella parte del suo Pd
corrotto non è necessario at-
KAPUTT MUNDI
Un impasto fatto
di politica, mafia,
affari e fascisti buoni
per tutte le stagioni,
che ha soffoca Roma
Paura per nuove retate
tendere i lunghissimi tre gradi della giustizia. Chi è accusato di intascare mazzette
va cacciato e subito, chi non
ha vigilato anche, chi come il
ministro Giuliano Poletti è
stato quanto meno leggero
nell’accostarsi a un personaggio come Salvatore Buzzi, dovrebbe fare decine di
passi indietro e non limitarsi
a denunciare la sua indignazione per le notizie pubblicate. La foto a colori della cena del ministro, allora capo
della potente centrale delle
coop rosse, con Alemanno,
Buzzi, Panzironi, l’onorevole
Marroni, e sullo sfondo un
membro del potente clan dei
Casamonica intento a mangiare a quattro ganasce, parla
da sola. E ci racconta di
quell’impasto fatto di politica, mafia, affari e fascisti
buoni per tutte le stagioni,
che ha soffocato la Capitale e
sta ammazzando l’Italia intera. Ma chi ai tempi della
famosa copertina de L’Espresso, avrebbe mai potuto immaginare che un giorno si
sarebbe addirittura ipotizzata la possibilità di sciogliere
per mafia il Comune di Roma? Non accadrà, certo, ma
il solo fatto che se ne discuta
dovrebbe far tremare le vene
ai polsi a chi è al governo del
Paese.
Non è finita qui, lo sanno
tutti, i rumors su sviluppi clamorosi e su possibili collegamenti del “sistema capitolino” con altre mafie, si fanno sempre più insistenti. C’è
nel ventre molle del sistema
di potere mafioso-affaristico
chi si agita e sta già correndo
ai ripari. Come leggere diversamente l’incursione nei
locali degli uffici che ospitano il Servizio giardini e la
Protezione civile del Comune di Roma? Hanno rubato
un computer, cosa c’era in
quei file? Cosa doveva sparire
per sempre? Dietrologie? Se
scattare le manette per 37 persone.
“Chi ha rovinato Roma non può risolvere i problemi - sostiene Di Maio chi ha creato il cancro non lo può
estirpare. Dobbiamo fare in modo
che il comune venga sciolto per mafia. Il Pd che vuole risolvere i problemi
è nient’altro che una buffonata”.
PICCHIATORE Ora recluso
disse: “Apro sede M5s”
è anche un iscritto al Movimento 5 Stelle tra gli
C’
arrestati nella maxi operazione Mafia Capitale.
Si chiama Matteo Calvio e secondo gli investigatori
IL “RE” CARMINATI SI CREDEVA UN DIO. RENZI: “È UNO SCHIFO, SUBITO IL PROCESSO”
NELLA NOTTE IN CAMPIDOGLIO UNO STRANO FURTO NELL’UFFICIO DI UN ARRESTATO
di Enrico
il Fatto Quotidiano
sì, sono ampiamente giustificate.
PERCHÉ tra i protagonisti di
questa storia italiana ci sono
personaggi come Massimo
Carminati che hanno avuto
anni di frequentazione collaborativa con pezzi importanti dei servizi e delle isti-
tuzioni. Il sindaco Ignazio
Marino annuncia una giunta
di salute pubblica, aperta alla
società civile e ai grillini.
Chissà se c’è ancora tempo
per attestarsi su questa ultima spiaggia, prima che l’onda del malaffare travolga anche l’ultimo granello di sabbia.
TREMA IL PD LAZIO
“Il nostro mondo è Gasbarra”
Affari e voti all’ombra della coop
di Eduardo Di Blasi
A
ffari, voti, scambi tra destra e sinistra. Quello che
succedeva nelle aule del consiglio comunale capitolino, nei cda delle municipalizzate, in Regione Lazio, ma anche ai vertici delle ex circoscrizioni. La politica romana degli ultimi anni, letta con gli occhi di
Salvatore Buzzi, è una fotografia di appalti, soldi e
voti. I politici sono roba sua: “Ho 11 consiglieri”, si vanta
al telefono facendo i conti per vedere se riesce a far
passare un suo progetto. Maggioranza e opposizione
non contano. Buzzi ritiene suo anche il mini sindaco
di Ostia Andrea Tassone, nel territorio del quale ha
appena avuto diversi appalti: “Però Tassone è nostro eh.. è solo nostro.. non c’è maggioranza e opposizione è mio”.
Gli orizzonti, all’alba delle elezioni europee a maggio passato, sono chiari:
“Claudio... devi capì... noi il nostro mondo è
Gasbarra non è Bettini”. Chiarisce esborsi
e voti per la battaglia: “Noi nell’ambito de
ste cose.. nell’ambito di questa monnezza, pe tenè (fonetico) i voti già semo arrivati a 43 mila euro, eh...Tassone
30...10 Alemanno… 40...”. Buzzi dichiara di aver pagato
anche una cena elettorale organizzata ad un certo
D’Ausilio (forse l’ex capogruppo Pd in Campidoglio
Francesco D’Ausilio): “Questi i 3 e 5 (3500 euro, ndr)...
questo se chiama D’Ausilio... perché noi pagamo tutti come
vedi caro Carlo ...questi son 3 mila e 5 apertura dei pasti
D’Ausilio...(inc) pasti Ostia...100 sono 100 pasti a 35 euro..
per cui (inc) già fai il bonifico poi io.. io te porto la fattura”.
Il campo in cui giocare è quello della sinistra: Buzzi lo
sa, e chiarisce all’altro: “Non ce serve la destra Cla”. E al
ribattere di quello che qualcosa avevano promesso
STRATEGIE
Tangenti e cene pagate per le campagne elettorali.
Alle Europee, Buzzi afferma di voler sostenere solo
il centrosinistra: “A destra nun ce serve più niente”
pure a loro, risponde
brusco: “...cazzi tua a destra non ce serve più niente”.
Gli appalti chiamano
soldi. Buzzi lo sa. A un certo punto denuncia che il
consigliere regionale del Pd Eugenio Patanè gli ha
chiesto 120 mila euro per un appalto. “Patanè voleva
120 mila euro a lordo.. allora gli ho detto scusa... ‘noi a Panzironi (Franco Panzironi, ndr) che comandava gli avemo
dato il due e me.. 2 virgola 5 per cento (2,5%, ndr)...dato 120
mila euro su 5 milioni...” mo damo tutti sti soldi a questo?”.
Alla fine decidono di diminuire il compenso e rateizzare: “Io martedì incontro Patanè, una parte dei soldi io
comunque gliela darei...gliela incomincerei a da’”.
Tra scatole e scatolette c’è anche un gioco di specchi. È
sempre Buzzi a raccontare: “So stato poi ieri dal capogruppo del PD gl’ho spiegato Formula Sociale è di destra
anche se sono io.. è di destra c’è Caldarelli e Quarzo...”.
Uno è consigliere Pdl. L’altro era assessore alle Politiche dei servizi Sociali del Municipio XIX.
ROMANZO CRIMINALE
il Fatto Quotidiano
PIl Fatto
er attaccare
mostrava
la foto della “cena”
AL “CONFRONTO” del 2013 organizzato dall’emittente all news Sky Tg
24 per le elezioni comunali di Roma, il
sindaco uscente Gianni Alemanno,
per rispondere alle polemiche scatenate dalla pubblicazione del Fatto
Quotidiano di una foto che lo ritraeva
con un appartenente della famiglia
Casamonica, mostrò lo scatto successivo con Salvatore Buzzi e l’allora
presidente di Lega Coop Giuliano Poletti. Quella stessa fotografia che
Alemanno usava per attaccare il Fatto è diventata un elemento dal quale
oggi sia lo stesso Alemanno sia il ministro Poletti devono ancora spiega-
L’APPUNTAMENTO
SABATO 6 DICEMBRE 2014
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re. Eppure Alemanno allora era molto deteminato nel raccontare che
quella era una cena bipartisan e la
foto col boss che il Fatto pubblicò era
solo un pretesto per attaccarlo. Anche il conduttore fu costretto a riprendere l’ex sindaco e invitarlo alla
calma.
L’INCONTRO
“Il Nero cercò l’intesa Buzzi: “Alemanno
anche con Marchini” mi presentò Silvio”
IL COSTRUTTORE GIÀ CANDIDATO SINDACO INCONTRÒ GRAMAZIO JR:
”NON SAPEVO CHI CI FOSSE DIETRO”. IL RUOLO DI ERASMO CINQUE
IL RAS DELLE COOPERATIVE ROSSE RACCONTA ALL’EX NAR L’INCONTRO
CON BERLUSCONI AVVENUTO DURANTE UNA CENA ELETTORALE
M
o aveva anche presentato a Silvio cittadino in carica al leader del Pdl Silvio BerBerlusconi. Non si può dire che lusconi: “Allora Alemanno m’ha presentato a
Gianni Alemanno non avesse fatto Silvio, dicendo: ‘Ti presento il capo della cootutto quanto era in suo potere per perative rosse di Roma’”. Accade anche queaiutare Salvatore Buzzi, arrestato come socio sto nel nuovo Romanzo criminale 2.0: la scena di
di Massimo Carminati, e presidente della coo- un sindaco di destra che presenta a Silvio Berperativa rossa “29 giugno”. Lo si scopre ascol- lusconi un signore come Salvatore Buzzi, già
tando un’intercettazione riportata nell’infor- condannato e recluso negli anni Ottanta per
mativa del Ros dei carabinieri guidato dal ge- l’omicidio del suo socio di affari nelle truffe
con gli assegni rubati, nonché
nerale Mario Parente, in un
fondatore di una cooperativa
capitolo dedicato alla trasverrossa che vanta tra i suoi massalità dell’associazione maRISCHI LEGALI
simi dirigenti Emanuela Bufiosa denominata “Mafia cagitti, classe 1953, brigatista
pitale”. Lo racconta Buzzi
Il superboss dice
rossa condannata a 16 anni
stesso a Carminati: “A seguito
della partecipazione di Buzzi
mentre è intercettato: (scontati) per l’omicidio del
capo della Digos di Venezia
a una cena elettorale in favore
“Solo uno può fottere Alfredo Albanese nel 1980.
di Gianni Alemanno tenutasi
Scorrendo l’informativa del
la sera del 16 maggio 2013. In
Gianni. Non è
Ros si scopre anche un ricorquella occasione, infatti, il
Buzzi – come raccontava al
Mancini che fa i cazzi do di gioventù di Massimo
Carminati su Ignazio La RusCarminati – era stato presensuoi. È Panzironi”
sa: “Ignazio no, no, me lo ritato direttamente dal primo
cordo da ragazzini era così,
eh, io quando andavo a Milano la federazione del Msi erano solo loro,
lui, Romano, er padre. Vanno ai congressi, gli
rompono sempre il cazzo al padre gli dicono
che era mafioso perché era amico di Ligresti
(...) è Ligresti che viene da me, no io che vado
da lui”. Poi Carminati, che parla con l’ex direttore commerciale di Finmeccanica Paolo
Pozzessere, aggiunge un commento sulla passione per le donne di Larussa: “Deve sta attento alla sorca (...) è sempre stato così”.
a non ce se crede, questo è matto!”. È chini prende il telefono e chiede alla segretaria di
da romano verace la prima reazione chiamare Cinque: “Erasmo ma che mi hai comdi Alfio Marchini quando il cronista binato? Io sono in grave imbarazzo.
gli legge l’informativa dei carabinie- I giornalisti mi chiamano per chiedermi di Carri del Ros su “Mafia Capitale”. Il “matto” è Erasmo minati. Io ho accettato di incontrare su tua richieCinque che nel novembre 2013 ha organizzato un sta Gramazio perché mi hai detto che era un gioincontro tra Marchini e Luca Gramazio senza av- vane in gamba e ora escono queste cose sul fatto
vertire il costruttore che li aveva spediti da lui – che l’incontro sarebbe stato organizzato da Carsecondo l’accusa del Ros – il boss Massimo Car- minati. Ti rendi conto? Ti prego di smentire con
minati. A pagina 1364 dell’inuna nota all’Ansa”. L’Ansa non
pubblica smentite di Cinque fiformativa (altro che Romanzo
criminale) c’è il paragrafo intitono a sera quando appare una noL’INFORMATIVA
lato “L’intermediazione di Carta di Marchini: “Gramazio mi
minati per l’incontro con Marchiese che gli esponessi il progetIl Ros: il consigliere
chini”. Nessuno è indagato per
to politico al quale stavo lavoquesta vicenda, ma il Ros la rirando poi non se ne fece nulla
regionale Pdl
porta perché “l’incontro di Luca
tanto che, alle successive elezioarrivò nell’ufficio
Gramazio, Fabrizio Testa e Gioni per le aree metropolitane, rivanni Quarzio con Marchini,
fiutai di votare i loro candidati
dell’imprenditore solo malgrado ne avessero fatto
già candidato alla carica di sindaco di Roma, organizzato da
esplicita richiesta al nostro cagrazie all’intervento
Carminati attraverso Erasmo
pogruppo”.
del presunto boss
M. L.
Cinque” (costruttore da sempre
vicino al mondo ex An, indagato in una vicenda relativa al Mose con Altero Matteoli, ndr) è un esempio della
“capacità di Carminati di intervenire positivamente nel mondo politico romano”.
IL 24 NOVEMBRE 2013 Gramazio contatta Cinque per chiedergli di incontrare “il suo amico” per
“costruire qualcosa di importante davvero”.
L’amico di Cinque è Marchini. Ma il costruttore
non si muove nonostante Gramazio Jr gli ricordi
di essere il figlio di Domenico, ex ras della destra
romana. Le elezioni erano state vinte da Marino e
si era alla vigilia dell’approvazione del bilancio comunale. Marchini in quei giorni presentò 100 mila
emendamenti con tattica ostruzionistica.
Gramazio chiede a Testa di mettere in pista Carminati. “Il mercoledì successivo, 27 novembre
2013 – scrive il Ros – Carminati dopo essersi trattenuto almeno dalle ore 13 sino alle successive ore
13.47 presso gli uffici di Cinque Erasmo, in questo
viale delle Milizie, alle ore 14.40, utilizzando una
cabina telefonica, chiamava Testa al quale confermava di aver inoltrato la richiesta di appuntamento, che si sarebbe dovuto svolgere il successivo venerdì 29 novembre 2013: ‘Senti ti ho inoltrato’.
‘Quindi penso che per quella cosa la facciamo venerdì’ (…) Il servizio di osservazione consentiva di
riscontrare la presenza di Testa, Gramazio e Quarzo, successivamente raggiunti da Erasmo Cinque;
i quattro entravano poi al portone di via S. Nicola
de Cesarini”. La sede del gruppo Marchini. “Alle
successive ore 9.41, Luca Gramazio chiamava suo
padre Domenico, per informarlo di essere appena
tornato da un incontro con Erasmo e Marchini”.
PER IL ROS, “la vicenda evidenziava, ancora una
volta, il ruolo di ‘ponte’ e ‘trait d’union’ del Carminati in questo caso tra ‘mondi politici opposti’ e
come la sua fitta rete di relazioni a tutti i livelli,
fosse sfruttata dai membri del sodalizio per facilitare incontri in altro modo non conseguibili”.
Solo grazie alla filiera Carminati-Cinque, infatti
Gramazio junior arriva al cospetto di Marchini
che oggi è una furia: “Erasmo Cinque lo conosco
da quando eravamo bambini. È molto amico dei
miei zii che sono i Danesi, quelli del caffè, uno di
loro è stato vittima anche di un sequestro, pensi lei,
della Banda della Magliana. Cinque mi dice che
voleva presentarmi Luca Gramazio che non conoscevo, perché diceva che era un valido giovane
della destra. Io ho accettato l’incontro ma si immagini se pensavo che Cinque avesse contatti con
Carminati. Questo me lo dice lei. Mi sembra una
follia solo pensarlo. Ma guarda un po’. Questi sono
matti. Ora lo chiamo subito davanti a lei. Guardi se
io devo essere associato a questo schifio. Io Carminati non so chi sia se non dai giornali’”. Mar-
L
Alfio Marchini LaPresse
Gianni Alemanno LaPresse
Amici e parenti: tutti i “favori”
e le prebende di Mafia Capitale
S
i va dalle assunzioni di
amici e parenti agli appartamenti: l’elenco delle “dazioni illecite” che la mafia Capitale destinava a funzionari
pubblici, annotate dai Carabinieri del Ros, è davvero variegato. Per il sindaco di
Sant’Oreste, Sergio Menichelli, è prevista una paghetta di
30mila euro mentre, per l’impiegato del settore tecnico,
Marco Placidi, la cifra scende a
20mila euro da versare in due
tranche. Altri 10 mila euro
erano destinati a Francesco
Caputo, consulente comunale
per le procedure a evidenza
pubblica. Sempre secondo le
accuse, erano previsti altri
70mila euro per Claudio Turella, responsabile del servizio
Programmazione e Gestione
verde pubblico del Comune di
Roma.
Per l’ad di Ama spa, Franco
Panzironi, si viaggia intorno ai
200mila euro con annesso
orologio di imprecisato valore. Per Carlo Pucci, direttore
commerciale della società Eur,
partecipata al 90 per cento dal
ministero del Tesoro e al 10
per cento da Roma capitale,
erano previsti 5 mila euro
mensili. Il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti aveva l'elevata quotazione di 150mila euro. Per Angelo
Scozzafava, ex direttore del
Dipartimento Promozione
dei Servizi Sociali e della Salute del Comune di Roma, era
previsto un appartamento del
valore di 130mila euro e un
orologio. A Franco Figurelli, ex
segretario dell’ex Sindaco
Francesco Rutelli, consigliere
comunale nella giunta Veltroni giungevano, secondo le accuse, mille euro mensili più un
bonus di 10mila, per fissare un
incontro con Mirko Curatti.
E la lunga lista che i ros sintetizzano con “Specchio delle
dazioni” non è ancora finita.
Tommaso Liuzzi, già presidente e amministratore delegato
dell’azienda pubblica Astral
Spa, attuale sindaco del Comune di Sacrofano ottiene
l’assunzione Coop. 29 Giugno
di 4 persone di Sacrofano più
una cena elettorale.
Brigidina Paone, pensionata,
già dipendente del Comune di
Roma, attualmente assunta a
tempo determinato per chiamata diretta dalla Giunta Marino, ottiene l’assunzione della
figlia Francesca.
a.mass. e val.pa.
SU ALEMANNO, invece, Carminati in un’altra
conversazione dice: “Solo uno lo può fottere
ad Alemanno, è Panzironi, ... non è Mancini...
Mancini è un malversatore (fonetico, ndr) per
cazzi suoi mica per Alemanno, solo quello,
uno che può fottere veramente Alemanno è
Panzironi. Panzironi lo può fottere, altri non
ce n’è, ‘sti du’ pazzi”.
Poi c’è un’intercettazione di Ernesto Diotallevi (che altrove si autodefinisce come una
sorta di superboss morale, ndr) con il suo avvocato Pierpaolo Dell’Anno, che secondo
Diotallevi rischiava troppo incontrando Carminati: “Pierpà... se... Striscia la notizia, Report.. ce vè Striscia la notizia... qui sotto famo
l’associazione ... siamo sempre li stessi... perché io evito da vede’?” E l’avvocato rispondeva:
“Io non ho fatto niente... inc... c’è un processo
Carminati non l’ho mai difeso”. Ma Diotallevi
insisteva: “Qui sotto... l'ho visto io na settimana
fa”.
Una cosa è certa come sondaggista Carminati
non ha un gran futuro. In un’altra intercettazione prima delle elezioni comunali diceva:
“Questi qua.. stanno... tu senti a me..., con
grande dispiacere fanno vince’ Alemanno, loro
stanno... vince Alemanno, senti a Massimo, io
sono convinto”. Mentre ricordava un pestaggio di Gennaro Mockbel ai danni di Alemanno
che avrebbe cambiato la traettoria politica
dell’ex sindaco: “Mokbel è un cazzone, però,
sai che c’ha lui? Ha sempre fatto questo però,
che lui non è che ha fatto questo perché aveva
preso i soldi.. da tutti sempre è stato, cioè lui
mi ricordo ai tempi di..., hanno fatto la lega
meridionale, è sempre uno che ha fatto politica, per cui.. è sempre stato in qualche maniera.. appoggiava un gruppo politico, un altro, no? Ha creato un partito, aveva.. a Roma,
aspetta, chi appoggiava, ma pure (fonetico) ha
menato Alemanno mi ricordo, è stato un periodo, me ricordo sotto un comizio hanno
picchiato Alemanno, per questo poi Alemanno si appoggiò al gruppo di terza posizione,
no?”.
4
ROMANZO CRIMINALE
SABATO 6 DICEMBRE 2014
M
arroni: “Amarezza
per le ombre sulle
cooperative sociali”
SONO RIMASTO profondamente colpito e addolorato dal quadro di degrado che stanno tratteggiando le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Roma”. Lo dichiara, in una nota, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni: “Fermo restando il rispetto per il lavoro dei magistrati –
ha aggiunto il Garante – che auspico accertino celermente le responsabilità, mi addolora che, in que-
ste ore, le ombre del sospetto si allunghino sull'opera di decine di cooperative sociali e di realtà del
terzo settore che in silenzio, e lontano dalle luci della ribalta, svolgono un lavoro fondamentale di inclusione sociale e di lotta alla emarginazione contribuendo, con il coinvolgimento di detenuti ed ex
detenuti nelle attività lavorative, a diffondere la cultura della legalità e riducendo i rischi di recidiva. Un
il Fatto Quotidiano
mondo che, credo sia determinato a far sentire
prossimamente ed in modo determinato e forte la
sua voce. Ovviamente sono amareggiato per le notizie che, in particolare riguardano una cooperativa
che 30 anni fa contribuii a fondare e che oggi per
responsabilità personali sta attraversando una grave crisi mettendo a rischio il lavoro di tanti detenuti
ed ex detenuti".
Mammucari, De Rossi
starlette e ultras nazi:
tutti con il “nuovo boss”
I VIP
In senso orario
Gigi D’Alessio,
Belen Rodriguez con Giovanni De Carlo
e Daniele
De Rossi
Ansa
IL CALCIATORE CHIAMÒ DE CARLO. E LUI: “HAI FATTO BENE DANIE’”
IL CONDUTTORE CERCAVA FARMACI, GIGI D’ALESSIO IL SUO OROLOGIO
di Valeria Pacelli
A
Roma lo conoscevano
tutti Giovanni De Carlo,
l’uomo che Ernesto Diotallevi, legato ai vecchi
capi della Magliana, indicava in
un’intercettazione come “il nuovo
boss” della capitale. Almeno “materialmente”. De Carlo si è costituito
due giorni fa dopo aver ricevuto l’ordine di arresto nell’ambito di “Mafia
capitale”. Non è indagato per associazione mafiosa ma per trasferimento fraudolento di beni. Ma mentre “gravitava in ambienti delinquenziali”, come pure tra gli ultrà laziali e nei ristoranti della Roma bene,
Giovannone si è costruito una rete di
amicizie vip: da Belen Rodriguez a
Teo Mammucari e a Daniele De Rossi. Intercettati con De Carlo ma tutti
estranei all’inchiesta. Vale la pena di
raccontare le conversazioni per capire come il personaggio fosse ben
inserito, non solo in ambienti criminali.
I carabinieri del Ros hanno annotato
“numerosi contatti e frequentazioni
con le showgirl Ludovica Caramis,
compagna dell’attaccante della Roma Mattia Destro e Alessia Tedeschi”. Qualche vip l’avrebbe anche
ospitato nel proprio appartamento
di piazza Cavour, “come Veronica
Sciacca e Belen Rodriguez con il marito Stefano De Martino, anch’essi
ospiti presso la suddetta abitazione,
e con i quali veniva anche fotografato dalla stampa di gossip durante la
loro permanenza a Roma”. Ossia al
ristorante Assunta Madre, nel centro di Roma, lo stesso dove una cimice ha captato il tentativo di fuga
verso il Libano di Marcello Dell’Utri,
ora in carcere a Parma.
A De Carlo si è rivolto anche Daniele
De Rossi, centrocampista della Roma e della nazionale, che lo ha chiamato alle 3 di notte del 30 settembre
2013 preoccupato per una rissa che
stava in un locale. “Il calciatore – riporta l’informativa – gli riferiva di
averlo contattato in quanto, insieme
al compagno di squadra Mehdi Benatia, aveva avuto poco prima una
discussione con un ragazzo all’interno di un locale notturno e temendo
ulteriori conseguenze (“no avevo
pensato che aveva chiamato qualche
malandrino... qualche coattone... ho
detto famme senti’ Giovanni”) aveva
pensato al De Carlo affinché si potesse interessare della questione”.
Quando Giovannone richiama De
Rossi però è troppo tardi: era già intervenuta la polizia. Ma De Carlo
rassicura comunque il calciatore per
il futuro: “Chiamame sempre… Bravo! Hai fatto bene Danie’, amico
mio”. “Mi auguro che non si strumentalizzi la vicenda”, ha commentato ieri Mauro Baldissoni, direttore
generale della Roma, rimandando
ad oggi un intervento del calciatore.
Nel mondo del calcio Giovannone
conosce anche Giuseppe Sculli, nipote del boss Giuseppe Morabito di
ROMA NORD
Il “regno” di
Giovannone è a Ponte
Milvio, nei ristoranti
in cui si incontrano
calciatori milionari,
tifosi e showgirl
Africo (Reggio Calabria), detto il Tiradritto, che avrebbe incontrato De
Carlo presso il ristorante “Met-Villa
Brasini” a Ponte Milvio. Quando i
Ros fanno riferimento a Sculli, coinvolto nell’inchiesta sul “calcioscommesse” di Cremona, allegano anche
un articolo di giornale che parla di
un incontro tra lo stesso calciatore e
Massimo Carminati, anche se è ingnoto il motivo dell’incontro.
A De Carlo, si sarebbe rivolto a luglio
2013 anche Gigi D’Alessio dopo un
furto subita nella propria casa nel
Complesso residenziale dell’Olgiata
a Largo dell’Olgiata, quando i ladri
avevano portato via “molti orologi
preziosi, tra cui una collezione di
orologi marca Rolex per un valore
per circa 4 milioni di euro”. Da Miami ieri Gigi D’Alessio ha fatto sapere
che: “Non ho mai conosciuto questa
persona, parlerò attraverso il mio avvocato”. Eppure l’ingresso di De
Carlo è stato notato dai militari del
Ros, che in quei giorni lo stavano pedinando. Gli agenti, è scritto nell’informativa, “potevano registrare come lo stesso alle ore 14,30 circa, venisse prelevato a bordo di un’autovettura Audi Q7 e si portasse presso
l’abitazione del D’Alessio all’interno, dove si tratteneva per una
mezz’ora”. E nella rete di amicizie di
De Carlo non manca il mondo dello
spettacolo. Anche Teo Mammuccari, presentatore delle Iene, è una sua
conoscenza. Contattato dal Fatto
Quotidiano spiega si conoscono da
tempo e che si era rivolto a lui per
avere alcuni prodotti per andare in
palestra. Il presentatore “dimostrandosi consapevole della caratura criminale di questo, contattava più volte De Carlo al quale chiedeva di poter
reperire sostanze dopanti”.
La telefonata riportata nell’informativa è del 25 giugno 2013:
Teo Mammucari: “Giovanno’ me dai
una mano con quella cosa che t'ho chiesto?
De Carlo: Mo’ ce vado a vede’
M: no perché... Nucciatelli (foneti-
co) me dice ‘no Giovannone è un
chiacchierone’ gli ho detto ‘no..non è
vero’
DC: Sì lo so.. Sono un chiacchierone
ma almeno non spiattello i cavoli tua in
giro.. non dico che vuoi diventa’ Hulk
capito?
M: (ride) (...) dai allora se beccamo
più tardi me fai sapè.. ciao Giò.
La richiesta di Mammucari, continua l’informativa del Ros nella conversazione ritenuta “volutamente
evasive nei toni e nei contenuti, era
rivolta affinché De Carlo gli procurasse in maniera ‘riservata’ sostanze
dopanti per lo sport come peraltro
veniva esplicitato, un paio di giorni
dopo”. Ossia il 27 giugno 2013 quando De Carlo chiamava Mammucari:
“Quest’ultimo, diceva di essere appena tornato molto stanco dalla palestra e si lamentava con De Carlo
Giovanni che non era riuscito a procurargli il ‘GH’, nonostante le assicurazioni. De Carlo Giovanni replicava che lui era “passato dall’amico
mio” ma che questi era partito.
Mammucari spiega: “Mi sono rivolto a lui perché era un ex pugile. Cercavo semplicemente dei prodotti per
la palestra.”
Notizie utili agli affari e articoli su commissione
Così la banda cercava di usare i giornali romani
la stampa. La banda di mezzo è riuscita
Anche
a far pubblicare alcuni articoli per diffondere notizie utili ai loro affari. Uno su tutti, secondo gli inquirenti, quello pubblicato dal Tempo
il 12 marzo 2014 con il titolo “Centro rifugiati
bloccato dai francesi. Palla al Tar”. A quanto ricostruito dai magistrati l'intento era quello di
promuovere una campagna mediatica favorevole
al Consorzio Eriches 29, quindi Buzzi e Carminati, che si era aggiudicata l'appalto della prefettura di Roma nonostante “l’esiguità del prezzo” e
infatti la concorrente Gepsa aveva fatto ricorso e
il Tar aveva sospeso l'assegnazione. Massimo
Carminati ha incontrato, attraverso l’avvocato
Ippolita Naso, il direttore del Tempo, Gianmarco
Chiocci “adottando accurati accorgimenti al fine
di dissimulare l’evento alle eventuali attenzioni
investigative”. Chiocci, contattato dal Fatto, ha
spiegato di essere rimasto “persino stupito: me
l’ha presentato Alemanno e lui si è presentato con
i documenti e una notizia, quindi ci abbiamo lavorato; ho girato le informazioni a una mia collega che ha iniziato a seguire la vicenda, niente di
più e niente di meno”.
E così la mattina della pubblicazione dell’articolo,
Valeria Di Corrado contatta Buzzi: “Ma andava
bene l’articolo, vero?”, chiede. “Sì, perfetto, sei
bravissima”. Buzzi poi via Sms segnalava a diverse persone che sul Tempo era stato l'articolo, fra cui
a Micaela Campana, deputato del Partito Democratico, attuale responsabile welfare della segreteria del Pd. Buzzi confidava nella disponibilità di
Campana per presentare sul caso un'interrogazione parlamentare nel caso la gara non venisse
NELLE CARTE
Il caso di un pezzo
pubblicato sul “Tempo”
il 12 marzo 2014 per
“aiutare” il Consorzio
Eriches 29. I contatti
con la pd Campana
“Volevo solo
prodotti per
la palestra”
IL PRESENTATORE AL TELEFONO CON
“GIOVANNONE”: “NIENTE DI MALE”
olo prodotti per andare in palestra, non
S
dopanti. Così Teo Mammucari spiega al
Fatto quella telefonata – anticipata ieri pomeriggio da alcuni siti – tra lui e Giovanni De
Carlo, il romano coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale, anche se non è accusato di associazione a delinquere a stampo mafioso, ma di
intestazione fittizia di beni. La conversazione
imbarazzante per Mammucari risale al al 25
giugno 2013. “Sono abituato ormai, prima mi
hanno accusato per la cocaina, poi per Mussolini. È un mese che mi succedono queste cose. Questa è la quarta.”
Cosa chiede a De
Carlo, ce lo spieghi
Chiedo semplicemente, è non voglio
rinnegare
nulla,
un’informazione,
una telefonata alla
persona della quale
io non ho niente da
dire. Ogni volta che
mi incontrava mi abbracciava, era simpaticissimo, una persona normalissima. Pensa
oggi mio fratello mi ha scritto un messaggio:
“finalmente sai il suo cognome”.
Cioè mi sta dicendo che non sapeva che Giovannone fosse Giovanni De Carlo?
sbloccata. “Ho già concordato con Micaela che
mi faceva un'interrogazione sul casino che è successo (...) se vai a pagina 11 del Tempo”, spiegava a
Simone Barbieri, assistente di Campana.
Nel pomeriggio del 19 marzo Campana riferisce
di aver parlato direttamente con il “sottosegretario” e di aver ricevuto indicazioni affinché, dato
che “al momento c’è solo un articolo”, si attendesse che fossero ultimati gli “accertamenti del
caso” già avviati da parte del Ministero”. Allora
Barbieri si preoccupa di “bloccare quella del Tempo”, perché
era previsto un secondo articolo. Vicenda simile coinvolge anche il Messaggero. Inoltre Campana appare in altri passaggi
dell’inchiesta. Il 5 maggio 2013
veniva intercettato un lungo
dialogo all’interno dell’ufficio
di Salvatore Buzzi, tra quest’ultimo, Carminati, Caldarelli e altri. Buzzi dice: “ “…mo se me
compro la Campana..”.
Micaela Campana Ansa
INTERCETTATO
dav. ve.
No, non lo sapevo. Per me è Giovannone. È
una persona simpatica, non aggressiva.
Dove vi siete conosciuti?
Vabbè, ma io vivo a Roma da 50 anni. Me fai
na’ domanda...
Torniano ai rapporti con De Carlo?
Te la spiego, io volevo andare in palestra e a
Miami mi avevano consigliato di prendere dei
prodotti perchè mi dicevano sei troppo magro.
Io faccio il presentatore televisivo non è che mi
posso prendere questa roba. Per loro mi dicevano che anche la melatonina è un ormone,
non ti fa niente, ti aiuta un po’ con la palestra.
Poi mi sono documentato. Ma pensa che io
sono vegetariano, faccio meditazione, vi sembro un culturista?
Perché chiedere proprio a De Carlo i prodotti
per la palestra e non andare in farmacia?
E tu perchè chiedi questo a me?
Perché è il mio lavoro e per capire bene.
Lo chiedo a lui perchè è un ex pugile. Se lo vedi
ora è cicciottello, ma faceva sport. Gli ho chiesto un consiglio, non capisco perchè uno deve
sparare sul giornale il mio nome.
Val.pa.
ROMANZO CRIMINALE
il Fatto Quotidiano
P“Aarola
di Spatuzza:
Roma non si
sporcano le mani”
LA COSA che ho notato è che rispetto
alla mafia, la mafia palermitana o siciliana che sia, a Roma hanno tutta un’altra
mentalità, nel senso che non si vogliono
sporcare le mani direttamente”. Parole di
Gaspare Spatuzza interrogato dai pm di
Roma e contenute nell’informativa del
Ros: “Il romano – prosegue il boss di Cosa
Nostra – cerca di farsi proteggere le spalle, agire in seconda fila e però investire
più per avere più proventi possibili; quindi cerca di non apparire ed esporsi. Io sto
parlando degli anni fino al ‘95, ora non so
se un po’ la cosa si è capovolta, però c’è...
questa componente che c’è alle spalle
degli sconosciuti, nell’ottica criminale,
SABATO 6 DICEMBRE 2014
5
però hanno bisogno di questa manovalanza criminale per portare avanti i propri interessi, gli investimenti. Quindi
l’anomalia rispetto alle questioni dirette
che gestisce direttamente Cosa Nostra
questi invece cercano un po’ il criminale
per investire ma nello stesso tempo rimanere dietro le quinte”.
STORIE DI CARMINATI:
“LA MAGLIANA?
BANDA DI STRACCIONI”
IL “CECATO”, QUAND’È IN VENA, PARLA PER ORE CON GLI AMICI:
”L’UNICO CAPO ERA ER NEGRO GIUSEPPUCCI”. I SOLDI, I RICORDI
DI GUERRA E LE RIVELAZIONI SULLA MORTE DI ALIBRANDI
di Antonio Massari
P
arla per ore, Massimo Carminati, quando è in vena di raccontare agli amici la
sua storia, a cominciare dalla
Banda della Magliana. E così,
parlando di Franco Giuseppucci, detto il “negro”, dice che lui,
sì, “era uno degli uomini più liquidi di Roma” ma in fondo,
quella della Magliana, era una
“banda di accattoni, straccioni,
per carità sanguinari, perché
s’ammazzava la gente così, senza manco discutere, la mattina
si decideva se uno doveva ammazzare qualcuno la sera...”.
“Io ero politico, schioppavo
dieci banche al mese”
“Sono diventato, secondo loro,
uno della Banda della Magliana”, continua Carminati,
“mentre io ero soltanto amico...
io ero politico … facevo politica
a quei tempi … poi … la politica
ha smesso di essere politica... è
diventata criminalità politica,
perché c’era una guerra a bassa
intensità, prima con la sinistra e
poi con lo Stato. C’avevo contatti con la Banda della Magliana perché... l’unico vero capo
che c’è mai stato... Giuseppucci... era un mio caro amico, abitava di fronte a casa mia ... poi
quando l’hanno ammazzato …
c’ho avuto una sorta di rapporti,
con tutti ’sti cialtroni, ma loro
vendono la droga, io la droga
non l’ho mai venduta, non mi
ha mai interessato... Io schioppavo dieci banche al mese...”.
“Con una stecca sola mi sono
comprato la prima casa”
Carminati ricorda una famosa
rapina, quella del 27 novembre
1979 alla filiale romana della
Chase Manhattan Bank, e come
spese il bottino con i suoi amici:
“Il giorno dopo la … Chase Manhattan Bank siamo andati lì...
gli ho fatto compra’ il 323 (una
Bmw, ndr) pure a lui... c’aveva
una baracca gli ho detto... ’annamose a compra’ il 323’ ... ancora me lo ricordo.... 11 milioni... calcola pigliavamo stecche
da 50-60 milioni... ti facevi una
macchina che adesso varrà
40-50.000 euro … con 50 milioni m’ero comprato casa... la prima casa che mi sono comprato... con una stecca...”.
Tra Moro e Almirante,
che era nemico dei fascisti
Il boss racconta di quando “Almirante ha detto che, per i terroristi di destra, doppia pena di
morte...”. E la riflessione inevitabile fu: “Per noi non c’è spazio
qui”. Ricorda anche che, tra i
suoi amici fascisti qualcuno
pensava di colpire Moro: “È andato in Libano … stavano per
… (parola incomprensibile,
ndr) … qualcosa ad Aldo Moro, infatti l’hanno bevuto...”.
Quei mesi in Libano a fare
la guerra “senza mandato”
C’è poi la fase libanese, “tra il
1980 e il 1981” annota il Ros, “al
fianco di altri appartenenti ai
Nar, unitisi alle forze falangiste
cristiano-maronite che pren-
fatto
a mano
devano parte al conflitto tra le
forze filo-israeliane (alle quali
esse appartenevano) e lo schieramento filo-palestinese”. “Ti
compravi un M16 con 150 dollari...”, dice Carminati, e - a giudicare dalle sue parole, annota
il Ros -, non era in Libano per
sfuggire a provvedimenti giudiziari in Italia. Si trattava di
“una missione vera e propria”
con “compiti di carattere operativo” della quale “l’indagato
evidenzia l’assenza di un ‘mandato ufficiale’, come a sottin-
tendere la presenza di un mandante virtualmente titolato a
formularne”. In altre parole,
una missione che pare organizzata da servizi segreti deviati.
“Sabra e Shatila avete fatto…”,
dice il suo amico Matteo. “No,
’82! ...non me la potete dare
...non me la ponno accolla’...”,
risponde ridendo. “Poi siamo
andati al sud...”, continua,
“quando siamo dovuti scappare da Beirut... gli israeliani ci
hanno fatto passare... sapevano
che avevamo i passaporti falsi
…”. E ancora, ricordando
all’amico il clima, aggiunge: “...
tu salivi sui palazzi e lì cecchinavi dall’altra parte eh... sì...”.
“La Magliana ha arricchito
tutti, tranne la Banda”
“Tutto quello che scrivevano
su di me...”, dice Carminati, “io
sono stato killer della P2, killer
dei servizi segreti... la strage di
Bologna... ero l’anello mancante fra una realtà politica e
una realtà di criminalità organizzata, la Banda della Magliana era diventata... l’anello
mancante... e allora tutto quello che si poteva affibbiare a
quella che era diventata la cosiddetta Agenzia del Crimine...
un’agenzia secondo loro disposta a tutto per soldi, per potere per prebende... che gli è
servita per far poi carriere politiche, film libri e quant’altro
…. perché gli unici che non si
sono arricchiti con la Banda
della Magliana sono stati pro-
prio quelli della Banda della
Magliana, gli altri si sono arricchiti tutti, chi per questioni di
potere, chi in maniera economica hanno avuto tutto il loro
tornaconto...”.
L’invito negli Stati Uniti
del console americano
Carminati: “Io combattevo il
comunismo, console, quando
lei ancora non era nato”, gli ho
detto ridendo, quello mi ha
detto ‘a Carminati, non solo
quello... non solo quello’, è sta-
GLI ANNI D’ORO
“Dopo la rapina
alla Chase Manatthan
ho comprato il Bmw.
Prendevamo stecche
da 50 milioni: con una
mi sono comprato casa”
to fichissimo... mi ha detto,
‘stiamo a marzo … l’ambasciata c’ha una lista di attesa lunghissima per queste cose ... se
vuole prima vada a Napoli...
però io le do un permesso per
tre mesi, viene, visita gli Usa e
poi si leva dai coglioni...”
La prima pistola a 14 anni:
“Ora te carcerano subito”
“A quattordici anni avevo la
L’ARRESTO
I carabinieri hanno
arrestato Massimo
Carminati nella giornata di
domenica. Con lui a rischio
un “mondo di mezzo” tra
politica, mafia e affari Ansa
pistola... una 7,65... ventimila
lire la pagai ... mia mamma non
mi diceva un cazzo...”. L’amico
gli chiede: “Ci andavi a sparà?”. “Ci andavo a scuola...”, risponde Carminati, “ con la pistola... col vespone... erano altri tempi... adesso te carcerano
subito ...”
La rivelazione sull'omicidio
Alibrandi
“Carminati – annota il Ros - rivela particolari inediti sulla dinamica della morte di Alessandro Alibrandi, avvenuta il
5 dicembre 1981 al Labaro: asseriva che, contrariamente a
quanto noto, il suo compagno
di militanza fu erroneamente
ucciso da “fuoco amico” e non
dai colpi dei poliziotti con cui
aveva ingaggiato il conflitto a
fuoco”. “Alibrandi - chiede
l’amico Matteo - è morto il 5
novembre?”. “Il 5 dicembre risponde Carminati - con il
fuoco amico... lo hanno ammazzato i compagni stessi suoi
...è successo al ristorante.. al
ristorante gli hanno sparato …
per sbaglio... a me me l’ha detto Lorenzo Lai.. che stava
là…”.
“Panetta di Bankitalia è amico mio”
IL CAPO DI MAFIA CAPITALE DISSE: “CON LUI FACCIAMO VACANZE INSIEME”. DA RAGAZZI HANNO VISSUTO ALL’EUR
I
l vicedirettore generale della Banca ta una filiera no... allora loro per di- nell'ufficio studi della Banca di Italia,
d’Italia Fabio Panetta è cresciuto screditare qualcuno sotto campagna che stavamo insieme a fare politica
all’Eur e là ha incrociato, in gioventù, elettorale possono sfruttare meglio... quando eravamo ragazzini, ci sta FaMassimo Carminati, di cui è quasi il discorso è quello se io sono io... che bio Panetta che è il numero 3 della
coetaneo. Da via Nazionale spiegano io conosco questi... io c'ho fatto po- Bce, quello, l'unico della Banca di Itache Panetta non parla con Carminati litica... ma poi ognuno ha preso la lia che si è portato Draghi io ci ho fatto
da oltre trent’anni e che il banchiere strada aho, chi ha fatto politica ...ca- le vacanze insieme per tutta la vita è
centrale è disposto a mettere a dispo- pito? Chi è diventato un bandito da uno dei miei migliori amici, ogni tansizione i tabulati telefonici a chi non si strada... chi è che si è laureato... a quei to mi chiama... mi ha chiamato profida e vuole verificare, che le parole di tempi ci stava gente che adesso sta prio dopo l'articolo, mi ha detto ‘a Ma
Carminati
riportate
nell’informativa dei carabinieri sono soltanto “milLA REPLICA
lantato credito”.
Ecco cosa dice quello che i
Il vice dg di via
pm considerano il capo di
“Mafia Capitale” il 25 genNazionale smentisce
naio del 2013, parlando
tutto: “Nessun contatto
con l’amico Cristiano
Guarnera: “Perché lì... in
negli ultimi 30 anni,
Procura, hai visto ieri si è
dimesso Mancini... (Ricse volete controllate
cardo Mancini, ex ad di
pure i tabulati”
Fabio Panetta, vicedirettore generale Bankitalia Ansa
Eur spa) ce sta tutto... è tut-
sei sempre rimasto il solito bandito da
strada’, mi ha detto. Gli ho detto ‘sì, tu
sei sempre rimasto il solito stronzo
che stai lì a leccare il culo alla Bce’ e a
Francoforte tu pensa te come stai come non sta”. Il riferimento è all’articolo dell’Espresso di Lirio Abbate sui
poteri occulti romani (“I quattro re di
Roma”, del 12 dicembre 2012)per il
quale Carminati ha querelato. Da
Bankitalia dicono che Panetta smentisce tutto: i contatti telefonici con
Carminati, gli apprezzamenti e le vacanze insieme.
Agli atti dell’inchiesta non risulta alcun contatto con Panetta, che in questi mesi è stato spesso citato dai giornali perché si è occupato del progetto
di Unione bancaria e degli stress test
sulle banche italiane. È stato lui a spiegare i risultati dell’esame sui bilanci e
la bocciatura di Monte Paschi e Carige, lo scorso 26 ottobre.
Ste. Fel.
6
ROMANZO CRIMINALE
SABATO 6 DICEMBRE 2014
G
li scandali non
fermano le Olimpiadi:
“Roma si candida”
IL GOVERNO non ha intenzione di rinunciare alla
candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2014
nonostante gli scandali e la corruzione. “Non ci
facciamo fermare da chi ruba”, è la posizione di
Palazzo Chigi. Infatti dopo la rinuncia di Mario
Monti, il presidente del Consiglio Renzi aveva
ripreso in mano il progetto delle Olimpiadi nella
Capitale e si dice determinato ad andare avanti
nel progetto. Iniziativa che sembrava a rischio
dopo la decisione di governo e Campidoglio di
coinvolgere Raffaele Cantone per passare al vaglio tutti gli appalti compresa la
candidatura alle Olimpiadi. Ma il
Premier non rinuncia, anzi, esalta le
Olimpiadi come occasione per dimostrare che la Capitale può rial-
il Fatto Quotidiano
zarsi in modo pulito dalla corruzione e dal malaffare: “Chi ruba – sostiene il presidente del Consiglio – deve essere giudicato e messo dentro,
poche ciance. Nessuna scorciatoia,
nessun buonismo, nessun compromesso”. Niente sconti per la politica, a prescindere dal partito, è la
linea dura del premier.
LA MUTAZIONE DI BUZZI
Le pagine de Il Messaggero e La Stampa che il 27 giugno del 1980 danno la notizia dell’arresto di Salvatore Buzzi per l’omicidio Gargano. A destra,
la pagina de l’Unità del 1986 in cui si racconta la novità, positiva, della cooperativa di detenuti
29 giugno che permette ai reclusi di Rebibbia di uscire dal carcere per lavorare.
IL RAS DELLE COOP
di Salvatore Cannavò
e Carlo Tecce
I
capelli erano più ricci,
molto folti. Il volto dietro le braccia con le manette strette ai polsi. Il
bancario truffatore, ch’era impiegato nel centro di Roma,
aveva appena confessato: il
complice Giovanni Gargano,
un pregiudicato ventenne, lo
ricattava. E così l’aveva ammazzato con 34 coltellate. Era
il 26 giugno 1980. L’assassino
si chiamava Salvatore Buzzi, 25
anni, fidanzato con una brasiliana, sfruttata per un alibi caduto presto.
È lo stesso Salvatore Buzzi che
oggi è agli arresti, di nuovo, per
l’inchiesta “Mafia Capitale”.
Era “un figlio di papà” sostiene
il Messaggero dell’epoca, che
viveva con i genitori e la sorella
minore in via Prospero Colonna, non lontano dalla Magliana, la periferia in mano a una
banda. Il posto da impiegato,
forse, non gli permetteva di
comprarsi un’automobile da
12 milioni di lire e di prendersi
un appartamento con la fidanzata. Arrotondava con assegni
che rubava in banca e incassava tramite il socio.
Salta il trucchetto
degli assegni a vuoto
Il giochetto, però, s’inceppò, i
due litigarono e una sera, in zona Aurelia, il chiarimento finì
male: “Gargano minacciava di
rivelare tutto ai miei superiori. E
dopo una discussione, ha cercato di accoltellarmi. Io l’ho disarmato per difendermi e poi ho
perso la testa”. Condannato per
omicidio doloso a un quarto di
secolo, Buzzi va in galera, ci resta senza uscire mai per quasi 11
anni, libertà vigilata sino al ‘92,
quando riceve la grazia da Oscar
Luigi Scalfaro, nel 1994. Questa
è la sua storia criminale, ma in
prigione, tra Rebibbia e Regina
Coeli, sembra cambiare vita. Si
fa notare nel 1983 quando si laurea in Lettere e per la prima volta
una commissione universitaria
oltrepassa i cancelli di Rebibbia
per proclamare un dottore.
Il 29 giugno dell’84, la svolta. A
quattro anni esatti dall’omicidio, Buzzi organizza un convegno nel penitenziario di Roma
dedicato al reinserimento dei
detenuti. Qualche giorno prima, il 25 giugno, avevano messo
in scena l’Antigone di Sofocle dove presenziano il capo dello Stato di allora, Francesco Cossiga e
personalità come Pietro Ingrao.
Antigone ispirerà un’associazione che si occupa di giustizia e
Buzzi, l’omicida
passato dalla Grazia
alla Mafia Capitale
NEL 1980 AMMAZZÒ UN COMPLICE CON 34 COLTELLATE
FU IL PRIMO A LAUREARSI IN CELLA. SCALFARO LO LIBERÒ
carcere e la vicenda di Buzzi diventa esemplare a sinistra (Il manifesto ne scriverà più di tutti).
Al convegno si ritrovano socialisti come Giuliano Vassalli, liberali come Aldo Bozzi, democristiani come Giovanni Galloni,
comunisti come Luciano Violante. C’è l’allora sindaco di Roma, Ugo Vetere, il vicepresidente della Provincia, Angiolo Marroni, padre di Umberto, il dem
che Buzzi, leggendo le intercettazioni dell’inchiesta “mafia capitale”, voleva primo cittadino
al Campidoglio. Miriam Mafai
gli dedica un pezzo su Repubblica. Il 29 giugno diventa il nome
di una delle cooperative di Buz-
zi, il suo progetto diviene realtà
con la legge del 1991 sulle cooperative sociali che permette di
assegnare gli appalti senza bandi pubblici. I rapporti costruiti
con la sinistra romana si traducono in lavoro vero: dapprima
nella cura dei giardini, della raccolta rifiuti per poi crescere a dismisura. Con l’avvento della
giunta Rutelli avviene il primo
salto. Gli amici e i compagni di
sempre salgono alla guida di
Roma e la amica cooperativa di
detenuti va aiutata.
La nascita della cooperativa
sull’onda di Antigone
Buzzi e i suoi si ingrandiscono e
forse, un po’ alla volta, iniziano
a toccare interessi e questioni
sempre più scabrose. È ancora
estate, stavolta il 22 luglio 2002.
Al cimitero monumentale del
Verano si segnalano devastazioni di cinque giardinieri contro le tombe ebraiche. Al Campidoglio siede Walter Veltroni,
il capo di gabinetto è Luca Odevaine, arrestato martedì scorso. Gli investigatori ascoltano i
soci di “29 giugno”, la cooperativa a cui l’Ama aveva affidato
la gestione del Verano. Buzzi
dice di aver subito minacce e di
aver denunciato l’accaduto al
direttore del camposanto, perché voleva sconfiggere “la ma-
fia del cimitero”. Un legame
che allora non dice, ma che oggi, scoperchiato il sistema Buzzi-Carminati, può destare dei
sospetti.
Nel corso del tempo, il potere di
Buzzi è germinato a sinistra, gli
appalti si sono moltiplicati con
le giunte di quell’indirizzo politico.
Quando in Campidoglio arriva
Gianni Alemanno, nel 2008,
l’ipotesi che si fa strada è di azzerare i rapporti tra il Comune
e le cooperative legate alla sinistra. L’ex sindaco, oggi indagato, pensa di aprire spazi per i
“suoi”. Ecco, allora, che Buzzi si
rivolge a Massimo Carminati.
Ma per Renzi stanno tutti bene
IL PREMIER: “NON ACCOSTARE LA CITTÀ ALLA CORRUZIONE”. E IL PD VA IN TILT SULLE CENE
hi è andato a cena con Matteo Renzi,
C
un mese fa in zona Eur a Roma per
finanziare il Partito democratico, non lo
sanno di preciso neanche al Nazareno.
Soltanto le rassicurazioni sono puntuali:
gli elenchi saranno pubblicati.
Intorno a quei tavoli, anzi per l’esattezza
a un tavolo prenotati dai dem romani,
c’era pure Salvatore Buzzi, il signor cooperative, “braccio di sinistra” dell’ex Nar
Massimo Carminati.
cietà che hanno materialmente pagato il
contributo minimo di 1.000 euro per partecipare. Dopo aver commissariato il partito a Roma, Renzi fa capire che non ha
tanta voglia e, soprattutto, tanta convenienza a battere sul tema di questi giorni:
“La città di Roma è la capitale di questo
Paese. Non consentiremo - insieme al
sindaco e a tutti i cittadini onesti - che sia
accostata a fenomeni squallidi come corruzione e disonestà”, non s’è sprecato in
dichiarazioni, il premier. Unica annotazione, a parte l’evocazione di un processo
rapido per lo “schifo”: Ignazio Marino
deve resistere, sciogliere il Comune non è
in agenda, sebbene l’istituzione sia coin-
SU QUEST’INGRESSO che adesso imbarazza, il deputato Francesco Boccia (via
Twitter) ha chiesto la trasparenza sui
commensali al tesoriere Francesco Bonifazi, che ha replicato piccato: “Tranquillo Boccia, Buzzi non ha dato un euro al Pd
ALTA TENSIONE
nazionale. Nemmeno tu però nonostante le nostre reLitigio su Twitter
gole. Ti invio l’Iban via
sms”. Poi silenzio. Ma Boctra Boccia (che chiede
cia ha proseguito: ho versatrasparenza sulla raccolta
to 30.000 euro e questa è delazione in mancanza di rifondi) e il tesoriere
sposte. Al Nazareno stanno
ricostruendo la mappa dei
Bonifazi. Bindi: “Poletti
presenti, in maggioranza
e Ignazio chiariscano”
celati dietro il nome di so-
volto direttamente nell’inchiesta.
Non la pensa così Rosy Bindi, che non
esclude la necessità di un intervento del
ministero degli Interni e di palazzo Chigi
sul Campidoglio infestato dal malaffare.
BINDI PRETENDE spiegazioni dal sinda-
co Ignazio Marino e dal ministro Giuliano Poletti che, per motivi diversi, avevano
rapporti con Buzzi: “Tutti devono chiarire. Le foto non sono una prova di reato,
a volte non sappiamo neanche con chi ci
stanno fotografando, ma è evidente che
occorre chiarezza”. Il presidente dell’Antimafia ha poi enunciato il suo epitaffio su
questa vicenda: “La mafia cresce perché la
politica collabora”. Ieri
i movimenti per la casa
hanno occupato la sede
del partito democratico
laziale.
Il commissario Matteo
Orfini li ha incontrati.
Il governatore Nicola
Zingaretti dice che il Pd
è sano. Si reagisce come
quando sta passando la
piena del Tevere. Incrociando le dita.
C. T.
Vince Gianni Alemanno,
è tempo di migrare
Il “triangolo”, il legame a tre,
emerge dalle intercettazioni. Il
presidente della “29 giugno” rimane stupito quando l’ex Nar
gli dice di andare al Campidoglio e di aspettare Antonio Lucarelli, il responsabile della segreteria di Alemanno. Buzzi ne
parla con un amico: “Allora praticamente bisognava parlà col suo
capo segreteria, quello che ha ammazzato dall’inizio, un Padre Eterno… allora chiamiamo Massimo e
faccio ‘guarda che qui c’ho difficoltà a farmi fa i trecentomila euro’me
fa ‘me richiami’ visto c'ha il telefono… su quel telefono parla solo lui,
me fa dice ‘va in Campidoglio, alle
tre, che scende Lucarelli e viene a
parlare con te’ ho fatto ‘a Massimo
ma io nemmeno salgo su, no.. quello scende giù!?’ ‘vai alle tre lì tranquillo’, aò alle tre meno cinque
scende, dice ‘ho parlato con Massimo, tutto a posto domani vai..’ aò
tutto a posto veramente! C’hanno
paura de lui, c’hanno paura che
cazzo devono fare qua”. Carmi-
nati si dimostra una potenza di
fuoco e Buzzi conserva, anzi
aumenta i suoi affari. E così, da
lì in poi, si possono ascoltare,
sempre intercettati, dialoghi
come quello con Alessandro
Montani rappresentante legale
de “Il Granellino di senapa”,
nonché delegato di Confcooperative,
l’organizzazione
“bianca” già rutelliana e poi
pronta a legarsi ad Alemanno.
Sarà Montani (che non è indagato) a chiedere, confidenzialmente, a Buzzi notizie sulla
possibilità di recuperare un
“milione e mezzo” dalle piste
ciclabili.
La vita di Buzzi è un’altra, le fotografie con futuri ministri
(Poletti), la sedia al gran gala di
finanziamento democratico, il
mese scorso all’Eur con Matteo
Renzi, ospite del partito romano. Non sferra coltellate, ma
s’inabissa nel cancro di Roma
capitale.
ROMANZO CRIMINALE
il Fatto Quotidiano
Bnelerlusconi
si infila
caos: “Meglio
sciogliere il comune”
CONSIGLI INTERESSATI “Ritengo che
di fronte alla situazione che sta emergendo nell’inchiesta le forze politiche
debbano reagire con determinazione
ed urgenza”. È un Berlusconi impostato
quello che decide di intervenire sul caso
Roma: “Sono convinto che l’unica soluzione accettabile sia quella di uno
scioglimento immediato del Consiglio
comunale – dice – procedendo conseguentemente all’immediata convocazione di nuove elezioni". Berlusconi capisce lo stato di difficoltà del Pd e di
Matteo Renzi e prova ad approfittarne.
"Tutte le altre soluzioni prospettate in
queste ore, compresa quella della no-
SABATO 6 DICEMBRE 2014
7
mina di un commissario - prosegue l’x
Cavaliere – non mi sembrano né adeguate né percorribili. Le forze politiche
debbono dare un segnale preciso non
ricandidando coloro che sono coinvolti”. “Curioso l’asse tra Berlusconi e Di
Maio” è la replica che riesce a dare Matteo Orfini, neo-commissario Pd.
MARINO, L’ULTIMA RIDOTTA
PER UN PD IN PREDA AL PANICO
IL PARTITO SI AGGRAPPA AL SINDACO, ALFANO FRENA SUL COMMISSARIAMENTO
IL PRIMO CITTADINO SI GIUSTIFICA PER LA FOTO CON L’UOMO DEL POTERE ROSSO
di Luca De Carolis
I tanti incontri di Buzzi: sopra con Simona Bonafé.
Accanto con il sindaco Ignazio Marino. Alla cena
con Gianni Alemanno, Giuliano Poletti allora
presidente della Lega delle Cooperative ansa
Amici e affari, tanti
legami della 29 giugno
UN MONDO di relazioni, di
compromessi, di affari. La
galleria fotografica del Magazine della cooperativa 29
giugno restituisce la capacità di Salvatore Buzzi di costruire una tela robusta. Già
dalla copertina, con l’immagine del ministro Giuliano
Poletti messa lì per esibire
forza. Dentro si trova anche il
sindaco Ignazio Marino, ancora accanto a Buzzi e a Emanuela Bugitti, tra gli arrestati
dell’inchiesta. Il sindaco si
mette in posa nel corso della
visita alla cooperativa, come
assicura lui stesso. Si trova,
poi, “l’angolo del garante” a
cura di Angiolo Marroni, una
sorta di padrino politico di
Buzzi, ispiratore della cooperativa e padre di Umberto,
uno dei principali referenti di
Buzzi nel Pd romano. Non
manca l’intervista a Giovanni
Fiscon, direttore dell’Ama tra
gli arrestati. Da segnalare
una pagina che è un programma, quella sull’”Emergenza immigrazione” che
annuncia lo sbarco della 29
giugno in Sicilia.
U
n marziano indispensabile. L’ultima ridotta per il Pd
romano livido di
paura, per le istituzioni che hanno il terrore di azzerare il Comune in riva al Tevere. Perfino
per il Renzi che non lo ama ma
che in serata lo blinda: “Roma è
la capitale di questo Paese. Non
consentiremo, insieme al sindaco, che sia accostata a fenomeni
come corruzione e disonestà”.
Ignazio Marino, il sindaco che
aveva contro tutti, se ne sta solido sul suo scranno, anche nella
sera in cui il Campidoglio diventa un’arena colma di risse e
insulti. Gli urlano qualsiasi cosa
e lui ride: nonostante quella foto
di cui proprio non si ricordava,
le mille voci che gli intimano di
andarsene a casa, i Cinque Stelle
che di una “giunta di salute pubblica” proprio non ne vogliono
sapere e respingono la sua apertura. Perché si va avanti con lui,
nella Roma alluvionata da arresti, indagati e miasmi da larghe
intese della mazzetta. Sbatte
contro troppi muri, l’appello del
M5S che per tutto il giorno invoca il commissariamento del
Comune per infiltrazione mafiosa. “L’attitudine del governo
non è punire una città ma i colpevoli, oltretutto Marino non è
coinvolto” precisa il ministro
dell’Interno Alfano.
NON PARE neppure pensarci il
prefetto Pecoraro, che al sindaco ha detto di stare attento, perché in parecchi gliela vogliono
far pagare. “Mi asterrò dall’andare in bici” fa sapere Marino.
Cancella un pezzettino della sua
diversità. Ma è ancora lui il diverso che serve. Anche se è inciampato, su quella foto che lo
ritrae con Salvatore Buzzi, l’uomo di Carminati, dentro la cooperativa 29 giugno. “Non ho
mai avuto conversazioni con
Buzzi” aveva assicurato Marino.
Ieri ha dovuto rettificare, con
rabbia: “È un’immagine scattata
durante una visita in campagna
elettorale, non ho mai avuto incontri di lavoro con luii. È incredibile che si provi ad alzare
un polverone quando circolano
intercettazioni in cui si parla di
farmi fuori”. Dal suo staff precisano: quella visita fu uno dei
primi appuntamenti elettorali
assieme al poi vicesindaco Luigi
Nieri, Marino non sapeva nulla
di quell’uomo. La sua maggioranza quasi non ci fa caso. Ora
dovrebbe ringraziarlo, per non
avere accettato l’azzeramento
della giunta quando infuriava il
caso della Panda rossa. Pochi
giorni fa, un pelo prima del deflagrare della melma, l’aveva
chiamato anche il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini:
“Ignazio, devi cambiare tutto”.
Raccontano che per la nuova
giunta Guerini avesse fatto anche il nome dell’allora presidente dell’aula Mirko Coratti: ora
indagato, dimessosi. Voci, forse. Di certo Marino ha preso
(ancora) tempo. E ora il Pd che
lo voleva mettere sotto tutela si
aggrappa a lui. A cominciare dal
neo commissario Pd romano,
Matteo Orfini. In mattinata incontra i consiglieri comunali, in
un clima pesantissimo. Lo dice
chiaro: “Dovete sostenere Marino, lavorare in silenzio. E basta
con le correnti, di ogni tipo”.
Nel pomeriggio replica con i
presidenti dei Municipi. In mattinata sul Messaggero Orfini
aveva lanciato un avviso ai naviganti: “Se qualcuno ha dei
dubbi vada in Procura e parli.
Abbiamo tutti il dovere di vigilare”. Intanto Marino cerca di
tenere a galla la sua giunta. In
serata va eletto il nuovo presidente d’aula al posto di Coratti.
La prescelta è la giovane Valeria
Baglio, zingarettiana, legata alla
fedelissima di Marino Alessandra Cattoi. L’unico nome possibile per il sindaco. Prima della
seduta Marino parla al Tg3. E fa
una mossa, sposando la proposta lanciata da Francesco Rutelli
sul Fatto: “L’ipotesi di una giunta straordinaria con i Cinque
Stelle è condivisibile, non so se
loro sono disponibili ma deve
essere un insieme di persone al
di sopra di ogni sospetto”. È una
bomba anche per il M5S, che per
tutto il giorno ha lanciato appel-
Anche il M5S in Campidoglio. Sopra, Alessandro Di Battista Ansa
SBANDAMENTI
Nel clima di fragilità
si fanno strada prove
di dialogo con il M5S,
che però vengono
bloccati dall’intervento
di Luigi Di Maio
SONDAGGIO Matteo cala
La Lega sale ancora
a Lega sfonda il muro del 10 per cento nelle
L
intenzioni di voto (10,1%, +0,7% in una
settimana). Il Pd torna a salire, passando dal 38
al 38,4%, mentre cala ancora la fiducia nel premier Matteo Renzi e nel governo. È quanto
emerge da un sondaggio dell’Ixè per Agorà
(Rai3). In calo M5S (-0,7%) e Forza Italia
(-0,3%). Scende, intanto, la quota del non voto,
che in una settimana passa dal 38,2 al 36,8 percento. Al campione è stato inoltre chiesto se
ritengono quanto emerso nell’inchiesta "Mafia
Capitale" un fenomeno solo romano: l'89% ha
risposto no.
Per quanto riguarda la fiducia nel governo si
registra un ulteriore calo di un punto, arrivando
così al 38%. Inoltre per il 47% degli italiani l’Italia sta peggio da quando Matteo Renzi è premier, mentre soltanto il 32% pensa che la situazione del Paese sia migliore.
Non va meglio alla fiducia nel primo ministro
che perde un punto percentuale passando dal 41
al 40%, contro il 50% del 10 ottobre scorso.
Stabile, al secondo posto, Giorgio Napolitano
con il 39%. Prosegue, intanto, la crescita di Matteo Salvini, oggi terzo al 26%, mentre Beppe
Grillo scivola al 14 come Angelino Alfano. Berlusconi si colloca in crescita di un punto dietro
Salvini, al 17%.
li a “invadere” il Campidoglio. Il
deputato Carlo Sibilia ha anche
polemizzato via Twitter con il
sindaco: “Nella foto con Buzzi
cosa facevi, lo contemplavi?”.
MA DENTRO L’AULA Giulio
Cesare qualcosa si è già mosso. Il
Pd ha proposto al Movimento la
vicepresidenza dell’aula. I consiglieri M5S traballano di sorpresa, poi però in Comune arrivano i parlamentari, guidati
da Luigi Di Maio. Ed è tagliola:
“Non se ne parla”. La linea a 5
Stelle è sciogliere subito il Comune. “Come al solito noi siamo gli unici non coinvolti” dice
Di Maio. Entra in aula con Roberta Lombardi, Alessandro Di
Battista, Nicola Morra e gli attivisti. Dentro il clima è irrespirabile. Il dem Fabrizio Panecaldo aggancia proprio Di Maio:
“Vi abbiamo offerto la vicepresidenza, sapete bene che Marino è un baluardo di legalità”. Il
grillino respinge: “Questo lo dici tu che sei del Pd”. Appena inizia la seduta, suonano i fischietti
dei 5Stelle. I leghisti alzano cartelli: “Facciamo pulizia”. Cori
del M5S: “Tutti a casa”. Si vota
con larghissime assenze nei
banchi dell’opposizione. Viene
eletta la Baglio, e sono urla belluine. Scoppiano risse, con i leghisti scatenati. Paola Taverna
litiga con un consigliere municipale Pd. La Baglio prova a parlare: il suo discorso è coperto dal
caos. Di Battista: “Marino è un
incapace, un pesce piccolo messo lì dagli squali. Come facciamo ad accordarci?”. La Lombardi si siede per terra. Poi tutti
fuori, con Di Battista che arringa dal megafono. Marino è già
uscito, facendo il segno della
vittoria.
8
INCROCI PERICOLOSI
SABATO 6 DICEMBRE 2014
Idil sindaco
arrestato
S. Oreste (Roma)
sospeso dal prefetto
IL PREFETTO di Roma Giuseppe Pecoraro ha sospeso il sindaco di Sant'Oreste, in provincia di Roma, Sergio
Menichelli, ora detenuto agli arresti
domiciliari per turbativa d’asta e corruzione aggravata nell’ambito dell’inchiesta del Ros su Mafia Capitale.
Secondo l'accusa il clan di Massimo
Carminati aveva pagato il sindaco
Sergio Menichelli per assicurarsi in
esclusiva l’appalto per la raccolta dei
rifiuti nel Comune a 58 km a nord di
Roma, che ha meno di quattromila
abitanti. La banda, insomma, corrompeva anche “in trasferta”: al funzionario Marco Placidi 10.000 euro,
40.000 in bonifici che il consorzio di
Buzzi elargisce alla fondazione Nuova Italia di Alemanno (Nuova Italia),
15.000 al suo mandatario elettorale,
altri 30.000 per la Fondazione Alcide
De Gasperi, di cui Angelino Alfano è
presidente. Il prefetto "ha accertato a
carico del signor Sergio Menichelli, la
il Fatto Quotidiano
sussistenza della causa di sospensione di diritto dalla carica di sindaco del
Comune di Sant'Oreste – si legge in
una nota della prefettura – a seguito
della misura cautelare degli arresti
domiciliari disposta dal GIP del Tribunale di Roma. Come previsto dal
T.U. degli enti locali”.
LA HOLDING DI BUZZI DALLA A ALLA Z
di Silvia D’Onghia
C
he la cooperativa 29
giugno fosse esperta
nella “gestione patrimoni pubblici” era
chiaro già da luglio, quando –
azienda partner dell’Università
Roma Tre – si era aggiudicata
un premio proprio nell’omonima start up. A leggerlo oggi
sembra una beffa. Tanta strada
è stata fatta dal 29 giugno 1984,
giorno in cui a Rebibbia si tenne
un convegno sulle misure alternative alla detenzione, evento
che diede origine a tutto. Più
che una cooperativa, oggi la
onlus che fa capo a Salvatore
Buzzi è un mosaico di srl, consorzi e altre coop. La proposta di
sintesi di bilancio 2013 fa segnare risultati di tutto rispetto: un
totale di attivo pari a quasi 29
milioni di euro. Del resto con
tutto ciò che fa non è difficile.
Servizi amministrativi: dalla
prima accoglienza in portineria
a piccoli interventi di manutenzione. Un cliente di lusso? Roma Tre, quella del premio.
Accoglienza. “Personale qualificato con lo scopo di favorire
l’integrazione sociale dei cittadini appartenenti alle fasce deboli della società”. Tradotto:
immigrazione, case, emergenza
freddo. Centinaia di persone assistite e immobili come se piovesse. Uno degli ultimi, il centro
di accoglienza “La Zagara” di
Melilli, nel siracusano, aperto
qualche mese prima dell’inizio
dell’operazione Mare Nostrum.
Igiene ambientale. Un servizio
che va dalla raccolta dei rifiuti
alla gestione dei centri di raccolta fino allo spazzamento delle
strade. Anche in questo caso, la
29 giugno ha clienti eccellenti:
Ama (la municipalizzata romana dei rifiuti), i Comuni di Castelnuovo di Porto, Morlupo,
Moricone, Anguillara Sabazia,
Castel Madama, Lariano e Formello. I romani ricordano bene
la scena agghiacciante dei maiali che grufolavano tra i rifiuti del
quartiere di Boccea, un anno fa.
Chi ha chiamato il Comune in
quell’occasione? La coop di
Buzzi, naturalmente.
Verde pubblico. La 29 giugno
avrebbe il compito di realizzare
e mantenere le aree verdi e i parchi, persino nel centro storico
della Capitale. Lavora per il
Campidoglio, per la Provincia,
per Eur spa e per l’Ama. “Impegno, professionalità e cura” lo
slogan aziendale. Parole che
sbattono un po’ con l'immagine
dei giardini romani.
Pulizia. La coop lavora nelle
strutture industriali e negli
ospedali, ha appalti nel centro
agroalimentare di Roma,
all’Auditorium Parco della Musica, nelle Asl Roma B e D e
all’Atac, la municipalizzata del
trasporto pubblico.
DISTRICARSI nel mosaico societario è molto complesso. Dalla Onlus dipendono a cascata sei
soggetti: Eriches 29 (partecipata
al 24% da coop Dioniso e al 42%
da altre coop), Oml srl (parteci-
SOCIETÀ CONTROLLATE, SRL, ONLUS: UN COLOSSO DEI SERVIZI DAGLI STRANIERI ALLA PULIZIA AL VERDE.
NON SOLO A ROMA, IL SISTEMA ARRIVA IN EMILIA ROMAGNA: TRA I CLIENTI COMUNI E UNIVERSITÀ
TUTTI A TAVOLA
Dall’Ama all’ Atac,
all’Arci: un fiume
di denaro per
vivere tra i rifiuti
CHI PRENDE I 24 MILIONI
che Roma dà ai campi Rom.
4,242 MILIONI vanno al Consorzio Casa della Solidarietà.
3,757 MILIONI a Risorse per
Roma, società del comune.
TRA UNO E DUE MILIONI
prendono Eriches, Ama, Arcisolidarietà, Ata, Ra.La.M. ,
Coop Inopera, Isola Verde.
TRA 0,5 E UN MILIONE vanno alla cooperativa Ermes e al
consorzio Bastiani.
TRA 250 E 500 MILA euro
vanno a Bottega solidale, Tailorsan srl, Coop Hilarius, Edilqualità e Casa diritti sociali.
TRA 100 E 250 MILA prendono Saluber 04, Croce Rossa,
le coop Saro, Ambiente e Lavoro, San Saturnino, Coos e 29
giugno, Opera Nomadi.
Fonte: Associazione 21 Luglio
Dal rapporto “Campi Nomadi
Spa” dell’Ass. 21 luglio, i numeri
dell’“emergenza” Rom nel 2013.
In tutto parliamo di circa 8000
persone per le quali la sola “cabina
di regia” è costata 192.699 euro
pata al 10% da Formula sociale e
al 60% da Marco Clemenzi),
Consorzio raccolta differenziata 3 (partecipata al 33% da Formula Ambiente), Crd Immobiliare (partecipata al 33% da For-
mula Ambiente e al 33% da Cosp Tecnoservice), Crisalide srl
(partecipata al 50% da Casa Comune 2000) e Sarim srl. Quest’ultima controlla Crisalide, ma
anche – rispettivamente al 49%
e al 35% - Si.Al Service srl (l’altro 50% è di Impegno per la Promozione) e Rogest srl (partecipata al 15% da Casa Comune
2000 e al 50% da Edil House srl).
Da Crisalide dipende anche Tol-
Un campo Rom LaPresse
IN TUTTA ITALIA
Formula Ambiente,
consorzio partecipato
della 29 giugno servizi,
ha molti appalti nel feudo
delle cooperative rosse
(e pure sul Gran Sasso)
fa Care. C’è poi una costola della
Onlus, la 29 giugno servizi
coop, dalla quale dipende – al
29% – Formula Ambiente e al
19% Formula Consorzio.
L’ACCOGLIENZA è quasi tutta
nelle mani di Eriches 29, che ha
chiuso il 2013 con un fatturato
di oltre 15 milioni di euro. Il
consorzio gestisce il villaggio
della solidarietà di Castel Romano, il centro di accoglienza di via
Silicella, 9 centri del Progetto
Sprar, uno per minori non accompagnati, altri 5 per richiedenti asilo, uno per senza fissa
dimora. E poi ancora: un centro
per madri con bambino, l’ostello di Ciampino, i due centri per
l’emergenza freddo e uno in
convenzione con la Prefettura.
Il consorzio Formula Ambiente,
invece, non si ferma al Grande
Raccordo Anulare. Forlì, Bologna, Ravenna, Cesena, Cesenatico: le strade della Romagna e di
parte dell’Emilia vengono spazzate dalle società del consorzio.
Un sodalizio che frutta 73 milioni di euro l’anno. Qualche
esempio: il cimitero del Verano
a Roma, le sponde del Tevere, il
Parco Naturale del Gran Sasso.
Ecco perché di patrimoni pubblici Buzzi s’intende così tanto.
Odevaine e soci turbano Legambiente
LA FONDAZIONE INTEGRA/AZIONE, NATA DALL’ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTA, PIENA DI INDAGATI DI “MAFIA CAPITALE”
di Marco Palombi
L
a prima reazione è l’incredulità,
poi si passa all’incazzatura più nera. Nascosto dal grande affresco di
“Mafia capitale” c’è un terremoto che
sta scuotendo l’ambientalismo italiano
e, più precisamente, Legambiente, associazione di grande potenza mediatica
e ancor più politica, avendo dato al Pd
parecchi tra deputati e senatori (Ermete
Realacci, il fondatore, è presidente della
commissione Ambiente della Camera
in quota Renzi).
ACCADE, infatti, che uno dei personaggi principali dell’inchiesta romana, Luca Odevaine, sia un figlio di Legambiente dalla brillante carriera: negli staff di
Giovanna Melandri quand’era ministro,
di Walter Veltroni da sindaco, direttore
della polizia provinciale con Luca Zingaretti e organizzatore di
grandi eventi romani come
i funerali di Giovanni Paolo II. I rapporti con l’associazione creata da Realacci,
però, non si sono mai interrotti: è tanto vero che nei
resoconti di questi giorni
Odevaine viene indicato come presidente della Fondazione IntegrA/Azione, creata nel 2010 proprio da Legambiente insieme alla cooperativa sociale
Abitus, che dagli atti sembra riconducibile sempre all’uomo arrestato questa
settimana.
Il gip l’ha chiamato “Sistema Odevaine”, un sistema che negli ultimi anni ha
fatto arrivare i soldi pubblici per l’accoglienza dei migranti ai gestori amici
“che si dividono il mercato”. Il nostro,
d’altronde, sedeva allo strategico tavolo
del Coordinamento sui migranti del
ministero dell’Interno. Un pezzo importante del “Sistema Odevaine” viene
compreso dagli inquirenti proprio attraverso una serie di intercettazioni ambientali dentro la sede della IntegrA/Azione, dove lavorano anche altre
due persone finite nell’inchiesta. Il
commercialista Stefano Bravo, che ri-
sulta indagato per ricettazione, ed è il
presidente del collegio dei revisori della
Fondazione (in cui siede anche Maurizio Tocci, revisore anche di Legambiente), nonché il segretario della coop Abitus. Il secondo nome è più pesante ed è
quello di Rossana Calistri, direttore
scientifico di IntegrA/Azione e funzionario del comune di Roma finita ai domiciliari: secondo l’accusa - corroborata da intercettazioni dirette e indirette si è piegata alle richieste di Salvatore
Buzzi per far vincere un appalto alla sua
cooperativa 29 giugno nonostante la
sua offerta fosse inferiore a quella di un
concorrente.
IL VICE DI ODEVAINE nella Fondazione, in tutto questo, è Francesco Ferrante,
ex parlamentare del Pd e direttore generale di Legambiente dal 1995 al 2007,
del tutto estraneo all’inchiesta: “So che
adesso mi tocca fare la figura del cretino - dice al
telefono al Fatto QuotidiaORGANIGRAMMI
no - ma non m’ero accorto di niente. Questa è una
L’ex uomo di Veltroni è il presidente (arrestato),
vicenda dolorosa, per
la direttrice è Rossana Calistri (ai domiciliari),
me e per la Legambiente,
il capo dei revisori Stefano Bravo (sotto inchiesta) ma IntegrA/Azione, che
è nata per occuparsi di accoglienza dei
migranti, non c’entra nulla e chi ci ha
lavorato potrà continuare a sentirsi orgoglioso delle cose fatte”. Alcune voci
riferiscono che la cooperativa di Buzzi
abbia girato dei soldi alla Fondazione: le
risulta? “Ovviamente no - è la replica di
Ferrante - Io non avevo ruoli operativi,
ma ora che il presidente è agli arresti dovrò occuparmene e ho intenzione di verificare anche questo”.
Fonti di Legambiente, invece, fanno notare che l’associazione è uscita dalla
Fondazione il 28 giugno di quest’anno:
“L’avevamo aperta per lavorare sugli
sbarchi a Lampedusa nel 2011 e per noi
doveva servire a quello: siccome quel
progetto è finito siamo usciti”. Sta di fatto che una Fondazione che doveva occuparsi di sociale, fondata e gestita da
ambientalisti, è accostata a un’associazione per delinquere di stampo mafioso: “La prima reazione è stata di incredulità - è ancora Ferrante a parlare - poi
mi sono sentito tradito e ora sono incazzato nero. E preoccupato: non vorrei
che questa vicenda finisse per macchiare l’impegno di centinaia di volontari
che mettono ore e risorse all’ambientalismo o nel sociale”.