Il Censis accusa gli ultimi tre governi italiani: “Hanno deluso e sfiancato il Paese con inutili promesse”. Ora Renzi dirà che anche De Rita è un gufo e 1,40 – Arretrati: e 2,00 Sabato 6 dicembre 2014 – Anno 6 – n° 336 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 ECCO I SUDDITI DI CARMINATI “È UN FENOMENO, È TUTTO” Nelle migliaia di pagine di “Mafia Capitale” l’elenco di quelli che chiedevano aiuto all’ex Nar e ai suoi sodali: vip e calciatori. Nelle carte i nomi di Alemanno e Berlusconi Renzi: “Uno schifo”. Ma l’indignazione non basta più Fierro, Massari e Vecchi » pag. da 2 a 5 MANI IN PASTA RISSE E DOPING Il re delle coop Buzzi: una storia che comincia con 34 coltellate L’omicidio di un socio per un giro di assegni, la “redenzione” in carcere, la cooperativa e l’ascesa. Fino agli “scatti” con Poletti, Bonafè e il sindaco. E alla cena del premier Cannavò e Tecce » pag. 6 Da Mammucari a De Rossi: i favori chiesti alla banda Pacelli » pag. 4 ALLEANZE PROIBITE Quel “tentativo” su Marchini Lui: “Sono matti” Lillo » pag. 3 LE INTERCETTAZIONI “Il nostro mondo è Gasbarra, non Bettini” Di Blasi » pag. 2 » FORT APACHE » Il “marziano” ora diventa il baluardo del Pd TAGLIO DEL RATING Marino, M5S gli dice no ma Renzi l’ha blindato Standard&Poor’s: per l’Italia di Renzi rischio spazzatura La protesta durante l’Assemblea capitolina Ansa ALEXANDER STILLE Giornata rovente in Campidoglio. In mattinata la notizia di un furto sospetto negli uffici comunali della Protezione civile: rubato il pc di un arrestato. Poi la rissa durante il Consiglio, la dura contestazione dei Cinquestelle e gli appelli per lo scioglimento. Matteo però fa quadrato attorno De Carolis » pag. 7 alla giunta CUORE & AMORE » RAGUSA Loris, c’era l’auto della mamma sul luogo del delitto Lo Bianco » pag. 13 “Il paradosso del presidente nero nell’America tornata razzista” Borromeo » pag. 16 y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!#!?!z!. Siamo tutti poeti e ci raccontiamo scrivendo in rima sui fogli di Twitter Ambrosi » pag. 18 LA CATTIVERIA Piero Grasso: “A Roma i presupposti per la mafia ci sono”. È che poi ci si mette sempre di mezzo la burocrazia » www.forum.spinoza.it Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi Ansa L’agenzia americana dice che le riforme non bastano e ci declassa a BBB-, a un solo Conti » pag. 10 gradino dall’insufficienza Derivati sul debito, il rosso è di 34 miliardi Il Tesoro si è assicurato contro l’aumento dei tassi di interesse che sono scesi, e ora ci rimette Feltri » pag. 11 Nonostante un corno di Marco Travaglio orse siamo troppo cinici. O forse Saviano F non lo è abbastanza. Ma domandarsi – come fa Roberto nel suo commento su Repubblica – come può la politica “fidarsi ciecamente” di Buzzi & Carminati, il Rosso e il Nero, e a dare loro “massima fiducia, senza chiedere in cambio nessuna trasparenza”, nonostante i loro trascorsi rispettivamente di “assassino e terrorista dei Nar”, è un eccesso di ingenuità. Bisogna rassegnarsi ad abrogare i “nonostante”, i “malgrado” e i “sebbene” dal vocabolario politico. I pregiudicati siedono a capotavola nei palazzi del potere non “nonostante” i loro precedenti penali, ma proprio per quelli. Così come non sono “deviati” quei settori della politica, dell’amministrazione, dell’imprenditoria, dei servizi segreti, delle forze dell’ordine che lavorano per (o trattano con) la criminalità. Ma quelli che lavorano per lo Stato e ne rispettano le leggi. Se una persona onesta chiede udienza a un potente, deve mettersi in fila, fare lunghissime anticamere, e anche nell’eventualità che venga ricevuta non ottiene quasi mai ciò che chiede: perché non ha nulla da offrire e nulla da tacere. Un delinquente invece viene subito accontentato, spesso prim’ancora di chiedere. Come disse Giuliano Ferrara: “Chi non è ricattabile non può fare politica”. Anche perché, di solito, chi è ricattabile è anche ricattatore. Io so tutto di te, tu sai tutto di me, e facciamo carriera sui nostri rispettivi silenzi. La nuova legge sul voto di scambio politico-mafioso, sbandierata da Renzi come il colpo di grazia ai collusi, è stata scritta in modo da impedire qualsiasi condanna per voto di scambio. Ma non per un errore: apposta. Così come la legge Severino: si chiama “anticorruzione” ed è stata scritta proprio per salvare B. e Penati dai loro processi per concussione. Ora si scoprirà che il reato di autoriciclaggio, votato l’altroieri dal Parlamento, renderà impossibile la galera per chi ripulisce il bottino dei propri delitti. Giovedì, mentre Renzi annunciava la linea dura contro i corrotti (“una specie di ergastolo, di Daspo”) e spediva il commissario Orfini a bonificare la federazione romana del Pd di cui fa parte da quando aveva i calzoni corti e il commissario Cantone ad annunciare l’ennesima “task force”, il suo partito al Senato votava con FI, Ncd e Lega per respingere la richiesta dei giudici di usare le intercettazioni contro gli inquisiti Azzollini (Ncd) e Papania (Pd). Una svista “nonostante” i sospetti pesanti come macigni che gravano sui due politici? No, una scelta fatta proprio per quei sospetti pesanti come macigni. Fa quasi tenerezza Luca Odevaine detto lo Sceriffo, che ad aprile vuole farsi un viaggetto negli Usa, ma si vede negare il visto: gli americani hanno scoperto che si chiama Odovaine con la “o” ed è pregiudicato per droga e assegni a vuoto. “Una roba da matti, una cosa assurda, in una democrazia come quella!”, si lamenta. La vocale se l’è fatta cambiare lui all’anagrafe per nascondere i suoi precedenti. Come se questi, in Italia, fossero mai stati un handicap e non facessero invece curriculum: ciò che negli Usa ti impedisce anche l’ingresso per turismo, in Italia basta e avanza per promuoverti vice capo di gabinetto della giunta Veltroni, capo della polizia provinciale della giunta Zingaretti e infine membro del Coordinamento nazionale richiedenti asilo del governo Renzi, naturalmente a libro paga di Mafia Capitale per 5 mila euro al mese. Nonostante i precedenti? No, grazie a quelli, che ti rendono affidabile. Ovviamente la Banda Carminati aveva scelto pure il presidente della Commissione di Controllo Garanzia e Trasparenza e il responsabile della Direzione Trasparenza del Comune di Roma (che, alla Trasparenza, ha non uno ma due addetti): due sceriffi di provata fede, ora indagati per mafia. Se Marino s’è salvato parzialmente dalla catastrofe non è tanto perché, personalmente, è un onest’uomo: ma soprattutto perché gli assessori se li è scelti quasi tutti da sé, rifiutando quelli che tentava di imporgli il Pd. Sennò Carminati e Buzzi se li ritrovava perlomeno vicesindaci. 2 ROMANZO CRIMINALE SABATO 6 DICEMBRE 2014 I“M5Stelle ai romani: andateci denunce anonime” COME GIULIANO Ferrara ai torinesi negli anni del terrorismo, Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e membro del direttorio del Movimento 5 Stelle, invita i romani a denunciare la nuova mafia, anche anonimamente. “Noi siamo l’unica forza politica non coinvolta nello scandalo di Mafia Capitale. Siamo gli unici che hanno le mani pulite perciò fidatevi di noi: inviateci in buste chiuse tutto ciò che sapete su mafia capitale perché noi indagheremo per voi”, ha detto davanti ad attivisti e i cittadini arrivati ieri in Campidoglio per protestare dopo l’ultimo scandalo che ha visto AI PIEDI DI MAX IL FENOMENO “NON MI TOCCA MANCO CRISTO” Fierro C apitale corrotta = nazione infetta”. Volesse il cielo si potesse fare ancora un titolo così. Come quello che L’Espresso dedicò nel 1955 all’inchiesta di Manlio Cancogni sul “sacco di Roma.” Oggi, con “Mafia Capitale”, siamo molto oltre. Ogni livello di guardia è stato superato, abbiamo già attraversato il ciglio del burrone. L’impasto di fascismo, mafia e politica, senza distinzioni di steccati e bandiere, che da anni governa i destini di Roma, rischia di farci rimpiangere quel preistorico 1955 e i suoi voraci palazzinari. era uno dei picchiatori preferiti da Massimo Carminati, uno degli uomini usati per recuperare i crediti. “Da ieri sono diventato un membro dei 5 stelle. Stiamo aprendo presso le zone Infernetto, Acilia, Ostia uno studio dove daremo vita a questo movimento di Beppe Grillo. Chiunque fosse interessato ci contatti su Fb”. Lo scriveva il 9 giugno 2012 sulla sua pagina Facebook proprio Calvio, che era soprannominato “Matteo Bojo”. Roberto Grilli, lo skipper fermato al largo della Sardegna con 500 chili di cocaina nascosti nello scafo, lo descrive come “un discreto cretino, un elemento non di particolare rilevanza o affidabilità”, ma tuttavia un soggetto che “fa un po’ da usuraio per il Fleming” e “sicuramente in rapporti con Riccardo Brugia.” Per Carminati è uno che “chiacchiera troppo e ha sempre fatto il testa di minchia”. Secondo quanto detto dall’informativa dei Ros, Calvio veniva usato dall’organizzazione criminale quasi esclusivamente per operazioni di bassa manovalanza. In serata la nota del M5s: “Si sottolinea come, a differenza di quanto affermato dal sig.Calvio il M5s non hai mai avuto alcuna sede fisica e quindi le sue affermazioni sono destituite di fondamento. Il M5s è estraneo all’inchiesta su mafia capitale, si riserva pertanto di ricorrere alla magistratura nei confronti di chi intende accostare il M5s alle indagini in corso”. Nel riquadro, Massimo Carminati LaPresse AL CONFRONTO con questi criminali, che avevano libero accesso nelle ovattate stanze del Campidoglio, sia ai tempi del fascista ripulito Gianni Alemanno, sia ai tempi di oggi del sindaco in bicicletta, anche gli anni di Evangelisti (“’a Fra che te serve”) e di Vittorio Sbardella, “Lo squalo”, risplendono come anni d’oro. Chi comanda nella Capitale d’Italia, ce lo dice un sodale del “sistema” in una intercettazione. Comanda Massimo Carminati, il Re, il fascista dei Nar che si fece affarista di altissimo livello, perché “lui è un fenomeno, è un boss, è tutto”. Lo stesso “Max il Fenomeno” è convinto di essere un gradino sopra dio: “Non mi tocca neppure Gesù Cristo”. L’inchiesta della Procura di Roma è solida e ampiamente documentata, ma quello che è certo è che siamo solo di fronte alla prima puntata di una storia che promette di aprire altri e ben più inquietanti capitoli. Ha voglia Matteo Renzi a dire che “quello che emerge è letteralmente uno schifo.” Il giovane premier si limita a fotografare una situazione che è sotto gli occhi di tutti, ma omette un passaggio che era lecito aspettarsi da chi predica la “rottamazione” del vecchio: quello schifo è roba sua, il cancro ha corroso le ossa del suo partito, la pratica del volemose bene e dell’accogliere tutto e tutti senza stare tanto a indagare sul passato e sul presente di chi ci siede accanto, ha spalancato le porte della politica e delle istituzioni a questa gentaglia. CERTO, i processi si faranno e presto, come auspica il premier, ma per fare piazza pulita nella parte del suo Pd corrotto non è necessario at- KAPUTT MUNDI Un impasto fatto di politica, mafia, affari e fascisti buoni per tutte le stagioni, che ha soffoca Roma Paura per nuove retate tendere i lunghissimi tre gradi della giustizia. Chi è accusato di intascare mazzette va cacciato e subito, chi non ha vigilato anche, chi come il ministro Giuliano Poletti è stato quanto meno leggero nell’accostarsi a un personaggio come Salvatore Buzzi, dovrebbe fare decine di passi indietro e non limitarsi a denunciare la sua indignazione per le notizie pubblicate. La foto a colori della cena del ministro, allora capo della potente centrale delle coop rosse, con Alemanno, Buzzi, Panzironi, l’onorevole Marroni, e sullo sfondo un membro del potente clan dei Casamonica intento a mangiare a quattro ganasce, parla da sola. E ci racconta di quell’impasto fatto di politica, mafia, affari e fascisti buoni per tutte le stagioni, che ha soffocato la Capitale e sta ammazzando l’Italia intera. Ma chi ai tempi della famosa copertina de L’Espresso, avrebbe mai potuto immaginare che un giorno si sarebbe addirittura ipotizzata la possibilità di sciogliere per mafia il Comune di Roma? Non accadrà, certo, ma il solo fatto che se ne discuta dovrebbe far tremare le vene ai polsi a chi è al governo del Paese. Non è finita qui, lo sanno tutti, i rumors su sviluppi clamorosi e su possibili collegamenti del “sistema capitolino” con altre mafie, si fanno sempre più insistenti. C’è nel ventre molle del sistema di potere mafioso-affaristico chi si agita e sta già correndo ai ripari. Come leggere diversamente l’incursione nei locali degli uffici che ospitano il Servizio giardini e la Protezione civile del Comune di Roma? Hanno rubato un computer, cosa c’era in quei file? Cosa doveva sparire per sempre? Dietrologie? Se scattare le manette per 37 persone. “Chi ha rovinato Roma non può risolvere i problemi - sostiene Di Maio chi ha creato il cancro non lo può estirpare. Dobbiamo fare in modo che il comune venga sciolto per mafia. Il Pd che vuole risolvere i problemi è nient’altro che una buffonata”. PICCHIATORE Ora recluso disse: “Apro sede M5s” è anche un iscritto al Movimento 5 Stelle tra gli C’ arrestati nella maxi operazione Mafia Capitale. Si chiama Matteo Calvio e secondo gli investigatori IL “RE” CARMINATI SI CREDEVA UN DIO. RENZI: “È UNO SCHIFO, SUBITO IL PROCESSO” NELLA NOTTE IN CAMPIDOGLIO UNO STRANO FURTO NELL’UFFICIO DI UN ARRESTATO di Enrico il Fatto Quotidiano sì, sono ampiamente giustificate. PERCHÉ tra i protagonisti di questa storia italiana ci sono personaggi come Massimo Carminati che hanno avuto anni di frequentazione collaborativa con pezzi importanti dei servizi e delle isti- tuzioni. Il sindaco Ignazio Marino annuncia una giunta di salute pubblica, aperta alla società civile e ai grillini. Chissà se c’è ancora tempo per attestarsi su questa ultima spiaggia, prima che l’onda del malaffare travolga anche l’ultimo granello di sabbia. TREMA IL PD LAZIO “Il nostro mondo è Gasbarra” Affari e voti all’ombra della coop di Eduardo Di Blasi A ffari, voti, scambi tra destra e sinistra. Quello che succedeva nelle aule del consiglio comunale capitolino, nei cda delle municipalizzate, in Regione Lazio, ma anche ai vertici delle ex circoscrizioni. La politica romana degli ultimi anni, letta con gli occhi di Salvatore Buzzi, è una fotografia di appalti, soldi e voti. I politici sono roba sua: “Ho 11 consiglieri”, si vanta al telefono facendo i conti per vedere se riesce a far passare un suo progetto. Maggioranza e opposizione non contano. Buzzi ritiene suo anche il mini sindaco di Ostia Andrea Tassone, nel territorio del quale ha appena avuto diversi appalti: “Però Tassone è nostro eh.. è solo nostro.. non c’è maggioranza e opposizione è mio”. Gli orizzonti, all’alba delle elezioni europee a maggio passato, sono chiari: “Claudio... devi capì... noi il nostro mondo è Gasbarra non è Bettini”. Chiarisce esborsi e voti per la battaglia: “Noi nell’ambito de ste cose.. nell’ambito di questa monnezza, pe tenè (fonetico) i voti già semo arrivati a 43 mila euro, eh...Tassone 30...10 Alemanno… 40...”. Buzzi dichiara di aver pagato anche una cena elettorale organizzata ad un certo D’Ausilio (forse l’ex capogruppo Pd in Campidoglio Francesco D’Ausilio): “Questi i 3 e 5 (3500 euro, ndr)... questo se chiama D’Ausilio... perché noi pagamo tutti come vedi caro Carlo ...questi son 3 mila e 5 apertura dei pasti D’Ausilio...(inc) pasti Ostia...100 sono 100 pasti a 35 euro.. per cui (inc) già fai il bonifico poi io.. io te porto la fattura”. Il campo in cui giocare è quello della sinistra: Buzzi lo sa, e chiarisce all’altro: “Non ce serve la destra Cla”. E al ribattere di quello che qualcosa avevano promesso STRATEGIE Tangenti e cene pagate per le campagne elettorali. Alle Europee, Buzzi afferma di voler sostenere solo il centrosinistra: “A destra nun ce serve più niente” pure a loro, risponde brusco: “...cazzi tua a destra non ce serve più niente”. Gli appalti chiamano soldi. Buzzi lo sa. A un certo punto denuncia che il consigliere regionale del Pd Eugenio Patanè gli ha chiesto 120 mila euro per un appalto. “Patanè voleva 120 mila euro a lordo.. allora gli ho detto scusa... ‘noi a Panzironi (Franco Panzironi, ndr) che comandava gli avemo dato il due e me.. 2 virgola 5 per cento (2,5%, ndr)...dato 120 mila euro su 5 milioni...” mo damo tutti sti soldi a questo?”. Alla fine decidono di diminuire il compenso e rateizzare: “Io martedì incontro Patanè, una parte dei soldi io comunque gliela darei...gliela incomincerei a da’”. Tra scatole e scatolette c’è anche un gioco di specchi. È sempre Buzzi a raccontare: “So stato poi ieri dal capogruppo del PD gl’ho spiegato Formula Sociale è di destra anche se sono io.. è di destra c’è Caldarelli e Quarzo...”. Uno è consigliere Pdl. L’altro era assessore alle Politiche dei servizi Sociali del Municipio XIX. ROMANZO CRIMINALE il Fatto Quotidiano PIl Fatto er attaccare mostrava la foto della “cena” AL “CONFRONTO” del 2013 organizzato dall’emittente all news Sky Tg 24 per le elezioni comunali di Roma, il sindaco uscente Gianni Alemanno, per rispondere alle polemiche scatenate dalla pubblicazione del Fatto Quotidiano di una foto che lo ritraeva con un appartenente della famiglia Casamonica, mostrò lo scatto successivo con Salvatore Buzzi e l’allora presidente di Lega Coop Giuliano Poletti. Quella stessa fotografia che Alemanno usava per attaccare il Fatto è diventata un elemento dal quale oggi sia lo stesso Alemanno sia il ministro Poletti devono ancora spiega- L’APPUNTAMENTO SABATO 6 DICEMBRE 2014 3 re. Eppure Alemanno allora era molto deteminato nel raccontare che quella era una cena bipartisan e la foto col boss che il Fatto pubblicò era solo un pretesto per attaccarlo. Anche il conduttore fu costretto a riprendere l’ex sindaco e invitarlo alla calma. L’INCONTRO “Il Nero cercò l’intesa Buzzi: “Alemanno anche con Marchini” mi presentò Silvio” IL COSTRUTTORE GIÀ CANDIDATO SINDACO INCONTRÒ GRAMAZIO JR: ”NON SAPEVO CHI CI FOSSE DIETRO”. IL RUOLO DI ERASMO CINQUE IL RAS DELLE COOPERATIVE ROSSE RACCONTA ALL’EX NAR L’INCONTRO CON BERLUSCONI AVVENUTO DURANTE UNA CENA ELETTORALE M o aveva anche presentato a Silvio cittadino in carica al leader del Pdl Silvio BerBerlusconi. Non si può dire che lusconi: “Allora Alemanno m’ha presentato a Gianni Alemanno non avesse fatto Silvio, dicendo: ‘Ti presento il capo della cootutto quanto era in suo potere per perative rosse di Roma’”. Accade anche queaiutare Salvatore Buzzi, arrestato come socio sto nel nuovo Romanzo criminale 2.0: la scena di di Massimo Carminati, e presidente della coo- un sindaco di destra che presenta a Silvio Berperativa rossa “29 giugno”. Lo si scopre ascol- lusconi un signore come Salvatore Buzzi, già tando un’intercettazione riportata nell’infor- condannato e recluso negli anni Ottanta per mativa del Ros dei carabinieri guidato dal ge- l’omicidio del suo socio di affari nelle truffe con gli assegni rubati, nonché nerale Mario Parente, in un fondatore di una cooperativa capitolo dedicato alla trasverrossa che vanta tra i suoi massalità dell’associazione maRISCHI LEGALI simi dirigenti Emanuela Bufiosa denominata “Mafia cagitti, classe 1953, brigatista pitale”. Lo racconta Buzzi Il superboss dice rossa condannata a 16 anni stesso a Carminati: “A seguito della partecipazione di Buzzi mentre è intercettato: (scontati) per l’omicidio del capo della Digos di Venezia a una cena elettorale in favore “Solo uno può fottere Alfredo Albanese nel 1980. di Gianni Alemanno tenutasi Scorrendo l’informativa del la sera del 16 maggio 2013. In Gianni. Non è Ros si scopre anche un ricorquella occasione, infatti, il Buzzi – come raccontava al Mancini che fa i cazzi do di gioventù di Massimo Carminati su Ignazio La RusCarminati – era stato presensuoi. È Panzironi” sa: “Ignazio no, no, me lo ritato direttamente dal primo cordo da ragazzini era così, eh, io quando andavo a Milano la federazione del Msi erano solo loro, lui, Romano, er padre. Vanno ai congressi, gli rompono sempre il cazzo al padre gli dicono che era mafioso perché era amico di Ligresti (...) è Ligresti che viene da me, no io che vado da lui”. Poi Carminati, che parla con l’ex direttore commerciale di Finmeccanica Paolo Pozzessere, aggiunge un commento sulla passione per le donne di Larussa: “Deve sta attento alla sorca (...) è sempre stato così”. a non ce se crede, questo è matto!”. È chini prende il telefono e chiede alla segretaria di da romano verace la prima reazione chiamare Cinque: “Erasmo ma che mi hai comdi Alfio Marchini quando il cronista binato? Io sono in grave imbarazzo. gli legge l’informativa dei carabinie- I giornalisti mi chiamano per chiedermi di Carri del Ros su “Mafia Capitale”. Il “matto” è Erasmo minati. Io ho accettato di incontrare su tua richieCinque che nel novembre 2013 ha organizzato un sta Gramazio perché mi hai detto che era un gioincontro tra Marchini e Luca Gramazio senza av- vane in gamba e ora escono queste cose sul fatto vertire il costruttore che li aveva spediti da lui – che l’incontro sarebbe stato organizzato da Carsecondo l’accusa del Ros – il boss Massimo Car- minati. Ti rendi conto? Ti prego di smentire con minati. A pagina 1364 dell’inuna nota all’Ansa”. L’Ansa non pubblica smentite di Cinque fiformativa (altro che Romanzo criminale) c’è il paragrafo intitono a sera quando appare una noL’INFORMATIVA lato “L’intermediazione di Carta di Marchini: “Gramazio mi minati per l’incontro con Marchiese che gli esponessi il progetIl Ros: il consigliere chini”. Nessuno è indagato per to politico al quale stavo lavoquesta vicenda, ma il Ros la rirando poi non se ne fece nulla regionale Pdl porta perché “l’incontro di Luca tanto che, alle successive elezioarrivò nell’ufficio Gramazio, Fabrizio Testa e Gioni per le aree metropolitane, rivanni Quarzio con Marchini, fiutai di votare i loro candidati dell’imprenditore solo malgrado ne avessero fatto già candidato alla carica di sindaco di Roma, organizzato da esplicita richiesta al nostro cagrazie all’intervento Carminati attraverso Erasmo pogruppo”. del presunto boss M. L. Cinque” (costruttore da sempre vicino al mondo ex An, indagato in una vicenda relativa al Mose con Altero Matteoli, ndr) è un esempio della “capacità di Carminati di intervenire positivamente nel mondo politico romano”. IL 24 NOVEMBRE 2013 Gramazio contatta Cinque per chiedergli di incontrare “il suo amico” per “costruire qualcosa di importante davvero”. L’amico di Cinque è Marchini. Ma il costruttore non si muove nonostante Gramazio Jr gli ricordi di essere il figlio di Domenico, ex ras della destra romana. Le elezioni erano state vinte da Marino e si era alla vigilia dell’approvazione del bilancio comunale. Marchini in quei giorni presentò 100 mila emendamenti con tattica ostruzionistica. Gramazio chiede a Testa di mettere in pista Carminati. “Il mercoledì successivo, 27 novembre 2013 – scrive il Ros – Carminati dopo essersi trattenuto almeno dalle ore 13 sino alle successive ore 13.47 presso gli uffici di Cinque Erasmo, in questo viale delle Milizie, alle ore 14.40, utilizzando una cabina telefonica, chiamava Testa al quale confermava di aver inoltrato la richiesta di appuntamento, che si sarebbe dovuto svolgere il successivo venerdì 29 novembre 2013: ‘Senti ti ho inoltrato’. ‘Quindi penso che per quella cosa la facciamo venerdì’ (…) Il servizio di osservazione consentiva di riscontrare la presenza di Testa, Gramazio e Quarzo, successivamente raggiunti da Erasmo Cinque; i quattro entravano poi al portone di via S. Nicola de Cesarini”. La sede del gruppo Marchini. “Alle successive ore 9.41, Luca Gramazio chiamava suo padre Domenico, per informarlo di essere appena tornato da un incontro con Erasmo e Marchini”. PER IL ROS, “la vicenda evidenziava, ancora una volta, il ruolo di ‘ponte’ e ‘trait d’union’ del Carminati in questo caso tra ‘mondi politici opposti’ e come la sua fitta rete di relazioni a tutti i livelli, fosse sfruttata dai membri del sodalizio per facilitare incontri in altro modo non conseguibili”. Solo grazie alla filiera Carminati-Cinque, infatti Gramazio junior arriva al cospetto di Marchini che oggi è una furia: “Erasmo Cinque lo conosco da quando eravamo bambini. È molto amico dei miei zii che sono i Danesi, quelli del caffè, uno di loro è stato vittima anche di un sequestro, pensi lei, della Banda della Magliana. Cinque mi dice che voleva presentarmi Luca Gramazio che non conoscevo, perché diceva che era un valido giovane della destra. Io ho accettato l’incontro ma si immagini se pensavo che Cinque avesse contatti con Carminati. Questo me lo dice lei. Mi sembra una follia solo pensarlo. Ma guarda un po’. Questi sono matti. Ora lo chiamo subito davanti a lei. Guardi se io devo essere associato a questo schifio. Io Carminati non so chi sia se non dai giornali’”. Mar- L Alfio Marchini LaPresse Gianni Alemanno LaPresse Amici e parenti: tutti i “favori” e le prebende di Mafia Capitale S i va dalle assunzioni di amici e parenti agli appartamenti: l’elenco delle “dazioni illecite” che la mafia Capitale destinava a funzionari pubblici, annotate dai Carabinieri del Ros, è davvero variegato. Per il sindaco di Sant’Oreste, Sergio Menichelli, è prevista una paghetta di 30mila euro mentre, per l’impiegato del settore tecnico, Marco Placidi, la cifra scende a 20mila euro da versare in due tranche. Altri 10 mila euro erano destinati a Francesco Caputo, consulente comunale per le procedure a evidenza pubblica. Sempre secondo le accuse, erano previsti altri 70mila euro per Claudio Turella, responsabile del servizio Programmazione e Gestione verde pubblico del Comune di Roma. Per l’ad di Ama spa, Franco Panzironi, si viaggia intorno ai 200mila euro con annesso orologio di imprecisato valore. Per Carlo Pucci, direttore commerciale della società Eur, partecipata al 90 per cento dal ministero del Tesoro e al 10 per cento da Roma capitale, erano previsti 5 mila euro mensili. Il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti aveva l'elevata quotazione di 150mila euro. Per Angelo Scozzafava, ex direttore del Dipartimento Promozione dei Servizi Sociali e della Salute del Comune di Roma, era previsto un appartamento del valore di 130mila euro e un orologio. A Franco Figurelli, ex segretario dell’ex Sindaco Francesco Rutelli, consigliere comunale nella giunta Veltroni giungevano, secondo le accuse, mille euro mensili più un bonus di 10mila, per fissare un incontro con Mirko Curatti. E la lunga lista che i ros sintetizzano con “Specchio delle dazioni” non è ancora finita. Tommaso Liuzzi, già presidente e amministratore delegato dell’azienda pubblica Astral Spa, attuale sindaco del Comune di Sacrofano ottiene l’assunzione Coop. 29 Giugno di 4 persone di Sacrofano più una cena elettorale. Brigidina Paone, pensionata, già dipendente del Comune di Roma, attualmente assunta a tempo determinato per chiamata diretta dalla Giunta Marino, ottiene l’assunzione della figlia Francesca. a.mass. e val.pa. SU ALEMANNO, invece, Carminati in un’altra conversazione dice: “Solo uno lo può fottere ad Alemanno, è Panzironi, ... non è Mancini... Mancini è un malversatore (fonetico, ndr) per cazzi suoi mica per Alemanno, solo quello, uno che può fottere veramente Alemanno è Panzironi. Panzironi lo può fottere, altri non ce n’è, ‘sti du’ pazzi”. Poi c’è un’intercettazione di Ernesto Diotallevi (che altrove si autodefinisce come una sorta di superboss morale, ndr) con il suo avvocato Pierpaolo Dell’Anno, che secondo Diotallevi rischiava troppo incontrando Carminati: “Pierpà... se... Striscia la notizia, Report.. ce vè Striscia la notizia... qui sotto famo l’associazione ... siamo sempre li stessi... perché io evito da vede’?” E l’avvocato rispondeva: “Io non ho fatto niente... inc... c’è un processo Carminati non l’ho mai difeso”. Ma Diotallevi insisteva: “Qui sotto... l'ho visto io na settimana fa”. Una cosa è certa come sondaggista Carminati non ha un gran futuro. In un’altra intercettazione prima delle elezioni comunali diceva: “Questi qua.. stanno... tu senti a me..., con grande dispiacere fanno vince’ Alemanno, loro stanno... vince Alemanno, senti a Massimo, io sono convinto”. Mentre ricordava un pestaggio di Gennaro Mockbel ai danni di Alemanno che avrebbe cambiato la traettoria politica dell’ex sindaco: “Mokbel è un cazzone, però, sai che c’ha lui? Ha sempre fatto questo però, che lui non è che ha fatto questo perché aveva preso i soldi.. da tutti sempre è stato, cioè lui mi ricordo ai tempi di..., hanno fatto la lega meridionale, è sempre uno che ha fatto politica, per cui.. è sempre stato in qualche maniera.. appoggiava un gruppo politico, un altro, no? Ha creato un partito, aveva.. a Roma, aspetta, chi appoggiava, ma pure (fonetico) ha menato Alemanno mi ricordo, è stato un periodo, me ricordo sotto un comizio hanno picchiato Alemanno, per questo poi Alemanno si appoggiò al gruppo di terza posizione, no?”. 4 ROMANZO CRIMINALE SABATO 6 DICEMBRE 2014 M arroni: “Amarezza per le ombre sulle cooperative sociali” SONO RIMASTO profondamente colpito e addolorato dal quadro di degrado che stanno tratteggiando le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Roma”. Lo dichiara, in una nota, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni: “Fermo restando il rispetto per il lavoro dei magistrati – ha aggiunto il Garante – che auspico accertino celermente le responsabilità, mi addolora che, in que- ste ore, le ombre del sospetto si allunghino sull'opera di decine di cooperative sociali e di realtà del terzo settore che in silenzio, e lontano dalle luci della ribalta, svolgono un lavoro fondamentale di inclusione sociale e di lotta alla emarginazione contribuendo, con il coinvolgimento di detenuti ed ex detenuti nelle attività lavorative, a diffondere la cultura della legalità e riducendo i rischi di recidiva. Un il Fatto Quotidiano mondo che, credo sia determinato a far sentire prossimamente ed in modo determinato e forte la sua voce. Ovviamente sono amareggiato per le notizie che, in particolare riguardano una cooperativa che 30 anni fa contribuii a fondare e che oggi per responsabilità personali sta attraversando una grave crisi mettendo a rischio il lavoro di tanti detenuti ed ex detenuti". Mammucari, De Rossi starlette e ultras nazi: tutti con il “nuovo boss” I VIP In senso orario Gigi D’Alessio, Belen Rodriguez con Giovanni De Carlo e Daniele De Rossi Ansa IL CALCIATORE CHIAMÒ DE CARLO. E LUI: “HAI FATTO BENE DANIE’” IL CONDUTTORE CERCAVA FARMACI, GIGI D’ALESSIO IL SUO OROLOGIO di Valeria Pacelli A Roma lo conoscevano tutti Giovanni De Carlo, l’uomo che Ernesto Diotallevi, legato ai vecchi capi della Magliana, indicava in un’intercettazione come “il nuovo boss” della capitale. Almeno “materialmente”. De Carlo si è costituito due giorni fa dopo aver ricevuto l’ordine di arresto nell’ambito di “Mafia capitale”. Non è indagato per associazione mafiosa ma per trasferimento fraudolento di beni. Ma mentre “gravitava in ambienti delinquenziali”, come pure tra gli ultrà laziali e nei ristoranti della Roma bene, Giovannone si è costruito una rete di amicizie vip: da Belen Rodriguez a Teo Mammucari e a Daniele De Rossi. Intercettati con De Carlo ma tutti estranei all’inchiesta. Vale la pena di raccontare le conversazioni per capire come il personaggio fosse ben inserito, non solo in ambienti criminali. I carabinieri del Ros hanno annotato “numerosi contatti e frequentazioni con le showgirl Ludovica Caramis, compagna dell’attaccante della Roma Mattia Destro e Alessia Tedeschi”. Qualche vip l’avrebbe anche ospitato nel proprio appartamento di piazza Cavour, “come Veronica Sciacca e Belen Rodriguez con il marito Stefano De Martino, anch’essi ospiti presso la suddetta abitazione, e con i quali veniva anche fotografato dalla stampa di gossip durante la loro permanenza a Roma”. Ossia al ristorante Assunta Madre, nel centro di Roma, lo stesso dove una cimice ha captato il tentativo di fuga verso il Libano di Marcello Dell’Utri, ora in carcere a Parma. A De Carlo si è rivolto anche Daniele De Rossi, centrocampista della Roma e della nazionale, che lo ha chiamato alle 3 di notte del 30 settembre 2013 preoccupato per una rissa che stava in un locale. “Il calciatore – riporta l’informativa – gli riferiva di averlo contattato in quanto, insieme al compagno di squadra Mehdi Benatia, aveva avuto poco prima una discussione con un ragazzo all’interno di un locale notturno e temendo ulteriori conseguenze (“no avevo pensato che aveva chiamato qualche malandrino... qualche coattone... ho detto famme senti’ Giovanni”) aveva pensato al De Carlo affinché si potesse interessare della questione”. Quando Giovannone richiama De Rossi però è troppo tardi: era già intervenuta la polizia. Ma De Carlo rassicura comunque il calciatore per il futuro: “Chiamame sempre… Bravo! Hai fatto bene Danie’, amico mio”. “Mi auguro che non si strumentalizzi la vicenda”, ha commentato ieri Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma, rimandando ad oggi un intervento del calciatore. Nel mondo del calcio Giovannone conosce anche Giuseppe Sculli, nipote del boss Giuseppe Morabito di ROMA NORD Il “regno” di Giovannone è a Ponte Milvio, nei ristoranti in cui si incontrano calciatori milionari, tifosi e showgirl Africo (Reggio Calabria), detto il Tiradritto, che avrebbe incontrato De Carlo presso il ristorante “Met-Villa Brasini” a Ponte Milvio. Quando i Ros fanno riferimento a Sculli, coinvolto nell’inchiesta sul “calcioscommesse” di Cremona, allegano anche un articolo di giornale che parla di un incontro tra lo stesso calciatore e Massimo Carminati, anche se è ingnoto il motivo dell’incontro. A De Carlo, si sarebbe rivolto a luglio 2013 anche Gigi D’Alessio dopo un furto subita nella propria casa nel Complesso residenziale dell’Olgiata a Largo dell’Olgiata, quando i ladri avevano portato via “molti orologi preziosi, tra cui una collezione di orologi marca Rolex per un valore per circa 4 milioni di euro”. Da Miami ieri Gigi D’Alessio ha fatto sapere che: “Non ho mai conosciuto questa persona, parlerò attraverso il mio avvocato”. Eppure l’ingresso di De Carlo è stato notato dai militari del Ros, che in quei giorni lo stavano pedinando. Gli agenti, è scritto nell’informativa, “potevano registrare come lo stesso alle ore 14,30 circa, venisse prelevato a bordo di un’autovettura Audi Q7 e si portasse presso l’abitazione del D’Alessio all’interno, dove si tratteneva per una mezz’ora”. E nella rete di amicizie di De Carlo non manca il mondo dello spettacolo. Anche Teo Mammuccari, presentatore delle Iene, è una sua conoscenza. Contattato dal Fatto Quotidiano spiega si conoscono da tempo e che si era rivolto a lui per avere alcuni prodotti per andare in palestra. Il presentatore “dimostrandosi consapevole della caratura criminale di questo, contattava più volte De Carlo al quale chiedeva di poter reperire sostanze dopanti”. La telefonata riportata nell’informativa è del 25 giugno 2013: Teo Mammucari: “Giovanno’ me dai una mano con quella cosa che t'ho chiesto? De Carlo: Mo’ ce vado a vede’ M: no perché... Nucciatelli (foneti- co) me dice ‘no Giovannone è un chiacchierone’ gli ho detto ‘no..non è vero’ DC: Sì lo so.. Sono un chiacchierone ma almeno non spiattello i cavoli tua in giro.. non dico che vuoi diventa’ Hulk capito? M: (ride) (...) dai allora se beccamo più tardi me fai sapè.. ciao Giò. La richiesta di Mammucari, continua l’informativa del Ros nella conversazione ritenuta “volutamente evasive nei toni e nei contenuti, era rivolta affinché De Carlo gli procurasse in maniera ‘riservata’ sostanze dopanti per lo sport come peraltro veniva esplicitato, un paio di giorni dopo”. Ossia il 27 giugno 2013 quando De Carlo chiamava Mammucari: “Quest’ultimo, diceva di essere appena tornato molto stanco dalla palestra e si lamentava con De Carlo Giovanni che non era riuscito a procurargli il ‘GH’, nonostante le assicurazioni. De Carlo Giovanni replicava che lui era “passato dall’amico mio” ma che questi era partito. Mammucari spiega: “Mi sono rivolto a lui perché era un ex pugile. Cercavo semplicemente dei prodotti per la palestra.” Notizie utili agli affari e articoli su commissione Così la banda cercava di usare i giornali romani la stampa. La banda di mezzo è riuscita Anche a far pubblicare alcuni articoli per diffondere notizie utili ai loro affari. Uno su tutti, secondo gli inquirenti, quello pubblicato dal Tempo il 12 marzo 2014 con il titolo “Centro rifugiati bloccato dai francesi. Palla al Tar”. A quanto ricostruito dai magistrati l'intento era quello di promuovere una campagna mediatica favorevole al Consorzio Eriches 29, quindi Buzzi e Carminati, che si era aggiudicata l'appalto della prefettura di Roma nonostante “l’esiguità del prezzo” e infatti la concorrente Gepsa aveva fatto ricorso e il Tar aveva sospeso l'assegnazione. Massimo Carminati ha incontrato, attraverso l’avvocato Ippolita Naso, il direttore del Tempo, Gianmarco Chiocci “adottando accurati accorgimenti al fine di dissimulare l’evento alle eventuali attenzioni investigative”. Chiocci, contattato dal Fatto, ha spiegato di essere rimasto “persino stupito: me l’ha presentato Alemanno e lui si è presentato con i documenti e una notizia, quindi ci abbiamo lavorato; ho girato le informazioni a una mia collega che ha iniziato a seguire la vicenda, niente di più e niente di meno”. E così la mattina della pubblicazione dell’articolo, Valeria Di Corrado contatta Buzzi: “Ma andava bene l’articolo, vero?”, chiede. “Sì, perfetto, sei bravissima”. Buzzi poi via Sms segnalava a diverse persone che sul Tempo era stato l'articolo, fra cui a Micaela Campana, deputato del Partito Democratico, attuale responsabile welfare della segreteria del Pd. Buzzi confidava nella disponibilità di Campana per presentare sul caso un'interrogazione parlamentare nel caso la gara non venisse NELLE CARTE Il caso di un pezzo pubblicato sul “Tempo” il 12 marzo 2014 per “aiutare” il Consorzio Eriches 29. I contatti con la pd Campana “Volevo solo prodotti per la palestra” IL PRESENTATORE AL TELEFONO CON “GIOVANNONE”: “NIENTE DI MALE” olo prodotti per andare in palestra, non S dopanti. Così Teo Mammucari spiega al Fatto quella telefonata – anticipata ieri pomeriggio da alcuni siti – tra lui e Giovanni De Carlo, il romano coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale, anche se non è accusato di associazione a delinquere a stampo mafioso, ma di intestazione fittizia di beni. La conversazione imbarazzante per Mammucari risale al al 25 giugno 2013. “Sono abituato ormai, prima mi hanno accusato per la cocaina, poi per Mussolini. È un mese che mi succedono queste cose. Questa è la quarta.” Cosa chiede a De Carlo, ce lo spieghi Chiedo semplicemente, è non voglio rinnegare nulla, un’informazione, una telefonata alla persona della quale io non ho niente da dire. Ogni volta che mi incontrava mi abbracciava, era simpaticissimo, una persona normalissima. Pensa oggi mio fratello mi ha scritto un messaggio: “finalmente sai il suo cognome”. Cioè mi sta dicendo che non sapeva che Giovannone fosse Giovanni De Carlo? sbloccata. “Ho già concordato con Micaela che mi faceva un'interrogazione sul casino che è successo (...) se vai a pagina 11 del Tempo”, spiegava a Simone Barbieri, assistente di Campana. Nel pomeriggio del 19 marzo Campana riferisce di aver parlato direttamente con il “sottosegretario” e di aver ricevuto indicazioni affinché, dato che “al momento c’è solo un articolo”, si attendesse che fossero ultimati gli “accertamenti del caso” già avviati da parte del Ministero”. Allora Barbieri si preoccupa di “bloccare quella del Tempo”, perché era previsto un secondo articolo. Vicenda simile coinvolge anche il Messaggero. Inoltre Campana appare in altri passaggi dell’inchiesta. Il 5 maggio 2013 veniva intercettato un lungo dialogo all’interno dell’ufficio di Salvatore Buzzi, tra quest’ultimo, Carminati, Caldarelli e altri. Buzzi dice: “ “…mo se me compro la Campana..”. Micaela Campana Ansa INTERCETTATO dav. ve. No, non lo sapevo. Per me è Giovannone. È una persona simpatica, non aggressiva. Dove vi siete conosciuti? Vabbè, ma io vivo a Roma da 50 anni. Me fai na’ domanda... Torniano ai rapporti con De Carlo? Te la spiego, io volevo andare in palestra e a Miami mi avevano consigliato di prendere dei prodotti perchè mi dicevano sei troppo magro. Io faccio il presentatore televisivo non è che mi posso prendere questa roba. Per loro mi dicevano che anche la melatonina è un ormone, non ti fa niente, ti aiuta un po’ con la palestra. Poi mi sono documentato. Ma pensa che io sono vegetariano, faccio meditazione, vi sembro un culturista? Perché chiedere proprio a De Carlo i prodotti per la palestra e non andare in farmacia? E tu perchè chiedi questo a me? Perché è il mio lavoro e per capire bene. Lo chiedo a lui perchè è un ex pugile. Se lo vedi ora è cicciottello, ma faceva sport. Gli ho chiesto un consiglio, non capisco perchè uno deve sparare sul giornale il mio nome. Val.pa. ROMANZO CRIMINALE il Fatto Quotidiano P“Aarola di Spatuzza: Roma non si sporcano le mani” LA COSA che ho notato è che rispetto alla mafia, la mafia palermitana o siciliana che sia, a Roma hanno tutta un’altra mentalità, nel senso che non si vogliono sporcare le mani direttamente”. Parole di Gaspare Spatuzza interrogato dai pm di Roma e contenute nell’informativa del Ros: “Il romano – prosegue il boss di Cosa Nostra – cerca di farsi proteggere le spalle, agire in seconda fila e però investire più per avere più proventi possibili; quindi cerca di non apparire ed esporsi. Io sto parlando degli anni fino al ‘95, ora non so se un po’ la cosa si è capovolta, però c’è... questa componente che c’è alle spalle degli sconosciuti, nell’ottica criminale, SABATO 6 DICEMBRE 2014 5 però hanno bisogno di questa manovalanza criminale per portare avanti i propri interessi, gli investimenti. Quindi l’anomalia rispetto alle questioni dirette che gestisce direttamente Cosa Nostra questi invece cercano un po’ il criminale per investire ma nello stesso tempo rimanere dietro le quinte”. STORIE DI CARMINATI: “LA MAGLIANA? BANDA DI STRACCIONI” IL “CECATO”, QUAND’È IN VENA, PARLA PER ORE CON GLI AMICI: ”L’UNICO CAPO ERA ER NEGRO GIUSEPPUCCI”. I SOLDI, I RICORDI DI GUERRA E LE RIVELAZIONI SULLA MORTE DI ALIBRANDI di Antonio Massari P arla per ore, Massimo Carminati, quando è in vena di raccontare agli amici la sua storia, a cominciare dalla Banda della Magliana. E così, parlando di Franco Giuseppucci, detto il “negro”, dice che lui, sì, “era uno degli uomini più liquidi di Roma” ma in fondo, quella della Magliana, era una “banda di accattoni, straccioni, per carità sanguinari, perché s’ammazzava la gente così, senza manco discutere, la mattina si decideva se uno doveva ammazzare qualcuno la sera...”. “Io ero politico, schioppavo dieci banche al mese” “Sono diventato, secondo loro, uno della Banda della Magliana”, continua Carminati, “mentre io ero soltanto amico... io ero politico … facevo politica a quei tempi … poi … la politica ha smesso di essere politica... è diventata criminalità politica, perché c’era una guerra a bassa intensità, prima con la sinistra e poi con lo Stato. C’avevo contatti con la Banda della Magliana perché... l’unico vero capo che c’è mai stato... Giuseppucci... era un mio caro amico, abitava di fronte a casa mia ... poi quando l’hanno ammazzato … c’ho avuto una sorta di rapporti, con tutti ’sti cialtroni, ma loro vendono la droga, io la droga non l’ho mai venduta, non mi ha mai interessato... Io schioppavo dieci banche al mese...”. “Con una stecca sola mi sono comprato la prima casa” Carminati ricorda una famosa rapina, quella del 27 novembre 1979 alla filiale romana della Chase Manhattan Bank, e come spese il bottino con i suoi amici: “Il giorno dopo la … Chase Manhattan Bank siamo andati lì... gli ho fatto compra’ il 323 (una Bmw, ndr) pure a lui... c’aveva una baracca gli ho detto... ’annamose a compra’ il 323’ ... ancora me lo ricordo.... 11 milioni... calcola pigliavamo stecche da 50-60 milioni... ti facevi una macchina che adesso varrà 40-50.000 euro … con 50 milioni m’ero comprato casa... la prima casa che mi sono comprato... con una stecca...”. Tra Moro e Almirante, che era nemico dei fascisti Il boss racconta di quando “Almirante ha detto che, per i terroristi di destra, doppia pena di morte...”. E la riflessione inevitabile fu: “Per noi non c’è spazio qui”. Ricorda anche che, tra i suoi amici fascisti qualcuno pensava di colpire Moro: “È andato in Libano … stavano per … (parola incomprensibile, ndr) … qualcosa ad Aldo Moro, infatti l’hanno bevuto...”. Quei mesi in Libano a fare la guerra “senza mandato” C’è poi la fase libanese, “tra il 1980 e il 1981” annota il Ros, “al fianco di altri appartenenti ai Nar, unitisi alle forze falangiste cristiano-maronite che pren- fatto a mano devano parte al conflitto tra le forze filo-israeliane (alle quali esse appartenevano) e lo schieramento filo-palestinese”. “Ti compravi un M16 con 150 dollari...”, dice Carminati, e - a giudicare dalle sue parole, annota il Ros -, non era in Libano per sfuggire a provvedimenti giudiziari in Italia. Si trattava di “una missione vera e propria” con “compiti di carattere operativo” della quale “l’indagato evidenzia l’assenza di un ‘mandato ufficiale’, come a sottin- tendere la presenza di un mandante virtualmente titolato a formularne”. In altre parole, una missione che pare organizzata da servizi segreti deviati. “Sabra e Shatila avete fatto…”, dice il suo amico Matteo. “No, ’82! ...non me la potete dare ...non me la ponno accolla’...”, risponde ridendo. “Poi siamo andati al sud...”, continua, “quando siamo dovuti scappare da Beirut... gli israeliani ci hanno fatto passare... sapevano che avevamo i passaporti falsi …”. E ancora, ricordando all’amico il clima, aggiunge: “... tu salivi sui palazzi e lì cecchinavi dall’altra parte eh... sì...”. “La Magliana ha arricchito tutti, tranne la Banda” “Tutto quello che scrivevano su di me...”, dice Carminati, “io sono stato killer della P2, killer dei servizi segreti... la strage di Bologna... ero l’anello mancante fra una realtà politica e una realtà di criminalità organizzata, la Banda della Magliana era diventata... l’anello mancante... e allora tutto quello che si poteva affibbiare a quella che era diventata la cosiddetta Agenzia del Crimine... un’agenzia secondo loro disposta a tutto per soldi, per potere per prebende... che gli è servita per far poi carriere politiche, film libri e quant’altro …. perché gli unici che non si sono arricchiti con la Banda della Magliana sono stati pro- prio quelli della Banda della Magliana, gli altri si sono arricchiti tutti, chi per questioni di potere, chi in maniera economica hanno avuto tutto il loro tornaconto...”. L’invito negli Stati Uniti del console americano Carminati: “Io combattevo il comunismo, console, quando lei ancora non era nato”, gli ho detto ridendo, quello mi ha detto ‘a Carminati, non solo quello... non solo quello’, è sta- GLI ANNI D’ORO “Dopo la rapina alla Chase Manatthan ho comprato il Bmw. Prendevamo stecche da 50 milioni: con una mi sono comprato casa” to fichissimo... mi ha detto, ‘stiamo a marzo … l’ambasciata c’ha una lista di attesa lunghissima per queste cose ... se vuole prima vada a Napoli... però io le do un permesso per tre mesi, viene, visita gli Usa e poi si leva dai coglioni...” La prima pistola a 14 anni: “Ora te carcerano subito” “A quattordici anni avevo la L’ARRESTO I carabinieri hanno arrestato Massimo Carminati nella giornata di domenica. Con lui a rischio un “mondo di mezzo” tra politica, mafia e affari Ansa pistola... una 7,65... ventimila lire la pagai ... mia mamma non mi diceva un cazzo...”. L’amico gli chiede: “Ci andavi a sparà?”. “Ci andavo a scuola...”, risponde Carminati, “ con la pistola... col vespone... erano altri tempi... adesso te carcerano subito ...” La rivelazione sull'omicidio Alibrandi “Carminati – annota il Ros - rivela particolari inediti sulla dinamica della morte di Alessandro Alibrandi, avvenuta il 5 dicembre 1981 al Labaro: asseriva che, contrariamente a quanto noto, il suo compagno di militanza fu erroneamente ucciso da “fuoco amico” e non dai colpi dei poliziotti con cui aveva ingaggiato il conflitto a fuoco”. “Alibrandi - chiede l’amico Matteo - è morto il 5 novembre?”. “Il 5 dicembre risponde Carminati - con il fuoco amico... lo hanno ammazzato i compagni stessi suoi ...è successo al ristorante.. al ristorante gli hanno sparato … per sbaglio... a me me l’ha detto Lorenzo Lai.. che stava là…”. “Panetta di Bankitalia è amico mio” IL CAPO DI MAFIA CAPITALE DISSE: “CON LUI FACCIAMO VACANZE INSIEME”. DA RAGAZZI HANNO VISSUTO ALL’EUR I l vicedirettore generale della Banca ta una filiera no... allora loro per di- nell'ufficio studi della Banca di Italia, d’Italia Fabio Panetta è cresciuto screditare qualcuno sotto campagna che stavamo insieme a fare politica all’Eur e là ha incrociato, in gioventù, elettorale possono sfruttare meglio... quando eravamo ragazzini, ci sta FaMassimo Carminati, di cui è quasi il discorso è quello se io sono io... che bio Panetta che è il numero 3 della coetaneo. Da via Nazionale spiegano io conosco questi... io c'ho fatto po- Bce, quello, l'unico della Banca di Itache Panetta non parla con Carminati litica... ma poi ognuno ha preso la lia che si è portato Draghi io ci ho fatto da oltre trent’anni e che il banchiere strada aho, chi ha fatto politica ...ca- le vacanze insieme per tutta la vita è centrale è disposto a mettere a dispo- pito? Chi è diventato un bandito da uno dei miei migliori amici, ogni tansizione i tabulati telefonici a chi non si strada... chi è che si è laureato... a quei to mi chiama... mi ha chiamato profida e vuole verificare, che le parole di tempi ci stava gente che adesso sta prio dopo l'articolo, mi ha detto ‘a Ma Carminati riportate nell’informativa dei carabinieri sono soltanto “milLA REPLICA lantato credito”. Ecco cosa dice quello che i Il vice dg di via pm considerano il capo di “Mafia Capitale” il 25 genNazionale smentisce naio del 2013, parlando tutto: “Nessun contatto con l’amico Cristiano Guarnera: “Perché lì... in negli ultimi 30 anni, Procura, hai visto ieri si è dimesso Mancini... (Ricse volete controllate cardo Mancini, ex ad di pure i tabulati” Fabio Panetta, vicedirettore generale Bankitalia Ansa Eur spa) ce sta tutto... è tut- sei sempre rimasto il solito bandito da strada’, mi ha detto. Gli ho detto ‘sì, tu sei sempre rimasto il solito stronzo che stai lì a leccare il culo alla Bce’ e a Francoforte tu pensa te come stai come non sta”. Il riferimento è all’articolo dell’Espresso di Lirio Abbate sui poteri occulti romani (“I quattro re di Roma”, del 12 dicembre 2012)per il quale Carminati ha querelato. Da Bankitalia dicono che Panetta smentisce tutto: i contatti telefonici con Carminati, gli apprezzamenti e le vacanze insieme. Agli atti dell’inchiesta non risulta alcun contatto con Panetta, che in questi mesi è stato spesso citato dai giornali perché si è occupato del progetto di Unione bancaria e degli stress test sulle banche italiane. È stato lui a spiegare i risultati dell’esame sui bilanci e la bocciatura di Monte Paschi e Carige, lo scorso 26 ottobre. Ste. Fel. 6 ROMANZO CRIMINALE SABATO 6 DICEMBRE 2014 G li scandali non fermano le Olimpiadi: “Roma si candida” IL GOVERNO non ha intenzione di rinunciare alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2014 nonostante gli scandali e la corruzione. “Non ci facciamo fermare da chi ruba”, è la posizione di Palazzo Chigi. Infatti dopo la rinuncia di Mario Monti, il presidente del Consiglio Renzi aveva ripreso in mano il progetto delle Olimpiadi nella Capitale e si dice determinato ad andare avanti nel progetto. Iniziativa che sembrava a rischio dopo la decisione di governo e Campidoglio di coinvolgere Raffaele Cantone per passare al vaglio tutti gli appalti compresa la candidatura alle Olimpiadi. Ma il Premier non rinuncia, anzi, esalta le Olimpiadi come occasione per dimostrare che la Capitale può rial- il Fatto Quotidiano zarsi in modo pulito dalla corruzione e dal malaffare: “Chi ruba – sostiene il presidente del Consiglio – deve essere giudicato e messo dentro, poche ciance. Nessuna scorciatoia, nessun buonismo, nessun compromesso”. Niente sconti per la politica, a prescindere dal partito, è la linea dura del premier. LA MUTAZIONE DI BUZZI Le pagine de Il Messaggero e La Stampa che il 27 giugno del 1980 danno la notizia dell’arresto di Salvatore Buzzi per l’omicidio Gargano. A destra, la pagina de l’Unità del 1986 in cui si racconta la novità, positiva, della cooperativa di detenuti 29 giugno che permette ai reclusi di Rebibbia di uscire dal carcere per lavorare. IL RAS DELLE COOP di Salvatore Cannavò e Carlo Tecce I capelli erano più ricci, molto folti. Il volto dietro le braccia con le manette strette ai polsi. Il bancario truffatore, ch’era impiegato nel centro di Roma, aveva appena confessato: il complice Giovanni Gargano, un pregiudicato ventenne, lo ricattava. E così l’aveva ammazzato con 34 coltellate. Era il 26 giugno 1980. L’assassino si chiamava Salvatore Buzzi, 25 anni, fidanzato con una brasiliana, sfruttata per un alibi caduto presto. È lo stesso Salvatore Buzzi che oggi è agli arresti, di nuovo, per l’inchiesta “Mafia Capitale”. Era “un figlio di papà” sostiene il Messaggero dell’epoca, che viveva con i genitori e la sorella minore in via Prospero Colonna, non lontano dalla Magliana, la periferia in mano a una banda. Il posto da impiegato, forse, non gli permetteva di comprarsi un’automobile da 12 milioni di lire e di prendersi un appartamento con la fidanzata. Arrotondava con assegni che rubava in banca e incassava tramite il socio. Salta il trucchetto degli assegni a vuoto Il giochetto, però, s’inceppò, i due litigarono e una sera, in zona Aurelia, il chiarimento finì male: “Gargano minacciava di rivelare tutto ai miei superiori. E dopo una discussione, ha cercato di accoltellarmi. Io l’ho disarmato per difendermi e poi ho perso la testa”. Condannato per omicidio doloso a un quarto di secolo, Buzzi va in galera, ci resta senza uscire mai per quasi 11 anni, libertà vigilata sino al ‘92, quando riceve la grazia da Oscar Luigi Scalfaro, nel 1994. Questa è la sua storia criminale, ma in prigione, tra Rebibbia e Regina Coeli, sembra cambiare vita. Si fa notare nel 1983 quando si laurea in Lettere e per la prima volta una commissione universitaria oltrepassa i cancelli di Rebibbia per proclamare un dottore. Il 29 giugno dell’84, la svolta. A quattro anni esatti dall’omicidio, Buzzi organizza un convegno nel penitenziario di Roma dedicato al reinserimento dei detenuti. Qualche giorno prima, il 25 giugno, avevano messo in scena l’Antigone di Sofocle dove presenziano il capo dello Stato di allora, Francesco Cossiga e personalità come Pietro Ingrao. Antigone ispirerà un’associazione che si occupa di giustizia e Buzzi, l’omicida passato dalla Grazia alla Mafia Capitale NEL 1980 AMMAZZÒ UN COMPLICE CON 34 COLTELLATE FU IL PRIMO A LAUREARSI IN CELLA. SCALFARO LO LIBERÒ carcere e la vicenda di Buzzi diventa esemplare a sinistra (Il manifesto ne scriverà più di tutti). Al convegno si ritrovano socialisti come Giuliano Vassalli, liberali come Aldo Bozzi, democristiani come Giovanni Galloni, comunisti come Luciano Violante. C’è l’allora sindaco di Roma, Ugo Vetere, il vicepresidente della Provincia, Angiolo Marroni, padre di Umberto, il dem che Buzzi, leggendo le intercettazioni dell’inchiesta “mafia capitale”, voleva primo cittadino al Campidoglio. Miriam Mafai gli dedica un pezzo su Repubblica. Il 29 giugno diventa il nome di una delle cooperative di Buz- zi, il suo progetto diviene realtà con la legge del 1991 sulle cooperative sociali che permette di assegnare gli appalti senza bandi pubblici. I rapporti costruiti con la sinistra romana si traducono in lavoro vero: dapprima nella cura dei giardini, della raccolta rifiuti per poi crescere a dismisura. Con l’avvento della giunta Rutelli avviene il primo salto. Gli amici e i compagni di sempre salgono alla guida di Roma e la amica cooperativa di detenuti va aiutata. La nascita della cooperativa sull’onda di Antigone Buzzi e i suoi si ingrandiscono e forse, un po’ alla volta, iniziano a toccare interessi e questioni sempre più scabrose. È ancora estate, stavolta il 22 luglio 2002. Al cimitero monumentale del Verano si segnalano devastazioni di cinque giardinieri contro le tombe ebraiche. Al Campidoglio siede Walter Veltroni, il capo di gabinetto è Luca Odevaine, arrestato martedì scorso. Gli investigatori ascoltano i soci di “29 giugno”, la cooperativa a cui l’Ama aveva affidato la gestione del Verano. Buzzi dice di aver subito minacce e di aver denunciato l’accaduto al direttore del camposanto, perché voleva sconfiggere “la ma- fia del cimitero”. Un legame che allora non dice, ma che oggi, scoperchiato il sistema Buzzi-Carminati, può destare dei sospetti. Nel corso del tempo, il potere di Buzzi è germinato a sinistra, gli appalti si sono moltiplicati con le giunte di quell’indirizzo politico. Quando in Campidoglio arriva Gianni Alemanno, nel 2008, l’ipotesi che si fa strada è di azzerare i rapporti tra il Comune e le cooperative legate alla sinistra. L’ex sindaco, oggi indagato, pensa di aprire spazi per i “suoi”. Ecco, allora, che Buzzi si rivolge a Massimo Carminati. Ma per Renzi stanno tutti bene IL PREMIER: “NON ACCOSTARE LA CITTÀ ALLA CORRUZIONE”. E IL PD VA IN TILT SULLE CENE hi è andato a cena con Matteo Renzi, C un mese fa in zona Eur a Roma per finanziare il Partito democratico, non lo sanno di preciso neanche al Nazareno. Soltanto le rassicurazioni sono puntuali: gli elenchi saranno pubblicati. Intorno a quei tavoli, anzi per l’esattezza a un tavolo prenotati dai dem romani, c’era pure Salvatore Buzzi, il signor cooperative, “braccio di sinistra” dell’ex Nar Massimo Carminati. cietà che hanno materialmente pagato il contributo minimo di 1.000 euro per partecipare. Dopo aver commissariato il partito a Roma, Renzi fa capire che non ha tanta voglia e, soprattutto, tanta convenienza a battere sul tema di questi giorni: “La città di Roma è la capitale di questo Paese. Non consentiremo - insieme al sindaco e a tutti i cittadini onesti - che sia accostata a fenomeni squallidi come corruzione e disonestà”, non s’è sprecato in dichiarazioni, il premier. Unica annotazione, a parte l’evocazione di un processo rapido per lo “schifo”: Ignazio Marino deve resistere, sciogliere il Comune non è in agenda, sebbene l’istituzione sia coin- SU QUEST’INGRESSO che adesso imbarazza, il deputato Francesco Boccia (via Twitter) ha chiesto la trasparenza sui commensali al tesoriere Francesco Bonifazi, che ha replicato piccato: “Tranquillo Boccia, Buzzi non ha dato un euro al Pd ALTA TENSIONE nazionale. Nemmeno tu però nonostante le nostre reLitigio su Twitter gole. Ti invio l’Iban via sms”. Poi silenzio. Ma Boctra Boccia (che chiede cia ha proseguito: ho versatrasparenza sulla raccolta to 30.000 euro e questa è delazione in mancanza di rifondi) e il tesoriere sposte. Al Nazareno stanno ricostruendo la mappa dei Bonifazi. Bindi: “Poletti presenti, in maggioranza e Ignazio chiariscano” celati dietro il nome di so- volto direttamente nell’inchiesta. Non la pensa così Rosy Bindi, che non esclude la necessità di un intervento del ministero degli Interni e di palazzo Chigi sul Campidoglio infestato dal malaffare. BINDI PRETENDE spiegazioni dal sinda- co Ignazio Marino e dal ministro Giuliano Poletti che, per motivi diversi, avevano rapporti con Buzzi: “Tutti devono chiarire. Le foto non sono una prova di reato, a volte non sappiamo neanche con chi ci stanno fotografando, ma è evidente che occorre chiarezza”. Il presidente dell’Antimafia ha poi enunciato il suo epitaffio su questa vicenda: “La mafia cresce perché la politica collabora”. Ieri i movimenti per la casa hanno occupato la sede del partito democratico laziale. Il commissario Matteo Orfini li ha incontrati. Il governatore Nicola Zingaretti dice che il Pd è sano. Si reagisce come quando sta passando la piena del Tevere. Incrociando le dita. C. T. Vince Gianni Alemanno, è tempo di migrare Il “triangolo”, il legame a tre, emerge dalle intercettazioni. Il presidente della “29 giugno” rimane stupito quando l’ex Nar gli dice di andare al Campidoglio e di aspettare Antonio Lucarelli, il responsabile della segreteria di Alemanno. Buzzi ne parla con un amico: “Allora praticamente bisognava parlà col suo capo segreteria, quello che ha ammazzato dall’inizio, un Padre Eterno… allora chiamiamo Massimo e faccio ‘guarda che qui c’ho difficoltà a farmi fa i trecentomila euro’me fa ‘me richiami’ visto c'ha il telefono… su quel telefono parla solo lui, me fa dice ‘va in Campidoglio, alle tre, che scende Lucarelli e viene a parlare con te’ ho fatto ‘a Massimo ma io nemmeno salgo su, no.. quello scende giù!?’ ‘vai alle tre lì tranquillo’, aò alle tre meno cinque scende, dice ‘ho parlato con Massimo, tutto a posto domani vai..’ aò tutto a posto veramente! C’hanno paura de lui, c’hanno paura che cazzo devono fare qua”. Carmi- nati si dimostra una potenza di fuoco e Buzzi conserva, anzi aumenta i suoi affari. E così, da lì in poi, si possono ascoltare, sempre intercettati, dialoghi come quello con Alessandro Montani rappresentante legale de “Il Granellino di senapa”, nonché delegato di Confcooperative, l’organizzazione “bianca” già rutelliana e poi pronta a legarsi ad Alemanno. Sarà Montani (che non è indagato) a chiedere, confidenzialmente, a Buzzi notizie sulla possibilità di recuperare un “milione e mezzo” dalle piste ciclabili. La vita di Buzzi è un’altra, le fotografie con futuri ministri (Poletti), la sedia al gran gala di finanziamento democratico, il mese scorso all’Eur con Matteo Renzi, ospite del partito romano. Non sferra coltellate, ma s’inabissa nel cancro di Roma capitale. ROMANZO CRIMINALE il Fatto Quotidiano Bnelerlusconi si infila caos: “Meglio sciogliere il comune” CONSIGLI INTERESSATI “Ritengo che di fronte alla situazione che sta emergendo nell’inchiesta le forze politiche debbano reagire con determinazione ed urgenza”. È un Berlusconi impostato quello che decide di intervenire sul caso Roma: “Sono convinto che l’unica soluzione accettabile sia quella di uno scioglimento immediato del Consiglio comunale – dice – procedendo conseguentemente all’immediata convocazione di nuove elezioni". Berlusconi capisce lo stato di difficoltà del Pd e di Matteo Renzi e prova ad approfittarne. "Tutte le altre soluzioni prospettate in queste ore, compresa quella della no- SABATO 6 DICEMBRE 2014 7 mina di un commissario - prosegue l’x Cavaliere – non mi sembrano né adeguate né percorribili. Le forze politiche debbono dare un segnale preciso non ricandidando coloro che sono coinvolti”. “Curioso l’asse tra Berlusconi e Di Maio” è la replica che riesce a dare Matteo Orfini, neo-commissario Pd. MARINO, L’ULTIMA RIDOTTA PER UN PD IN PREDA AL PANICO IL PARTITO SI AGGRAPPA AL SINDACO, ALFANO FRENA SUL COMMISSARIAMENTO IL PRIMO CITTADINO SI GIUSTIFICA PER LA FOTO CON L’UOMO DEL POTERE ROSSO di Luca De Carolis I tanti incontri di Buzzi: sopra con Simona Bonafé. Accanto con il sindaco Ignazio Marino. Alla cena con Gianni Alemanno, Giuliano Poletti allora presidente della Lega delle Cooperative ansa Amici e affari, tanti legami della 29 giugno UN MONDO di relazioni, di compromessi, di affari. La galleria fotografica del Magazine della cooperativa 29 giugno restituisce la capacità di Salvatore Buzzi di costruire una tela robusta. Già dalla copertina, con l’immagine del ministro Giuliano Poletti messa lì per esibire forza. Dentro si trova anche il sindaco Ignazio Marino, ancora accanto a Buzzi e a Emanuela Bugitti, tra gli arrestati dell’inchiesta. Il sindaco si mette in posa nel corso della visita alla cooperativa, come assicura lui stesso. Si trova, poi, “l’angolo del garante” a cura di Angiolo Marroni, una sorta di padrino politico di Buzzi, ispiratore della cooperativa e padre di Umberto, uno dei principali referenti di Buzzi nel Pd romano. Non manca l’intervista a Giovanni Fiscon, direttore dell’Ama tra gli arrestati. Da segnalare una pagina che è un programma, quella sull’”Emergenza immigrazione” che annuncia lo sbarco della 29 giugno in Sicilia. U n marziano indispensabile. L’ultima ridotta per il Pd romano livido di paura, per le istituzioni che hanno il terrore di azzerare il Comune in riva al Tevere. Perfino per il Renzi che non lo ama ma che in serata lo blinda: “Roma è la capitale di questo Paese. Non consentiremo, insieme al sindaco, che sia accostata a fenomeni come corruzione e disonestà”. Ignazio Marino, il sindaco che aveva contro tutti, se ne sta solido sul suo scranno, anche nella sera in cui il Campidoglio diventa un’arena colma di risse e insulti. Gli urlano qualsiasi cosa e lui ride: nonostante quella foto di cui proprio non si ricordava, le mille voci che gli intimano di andarsene a casa, i Cinque Stelle che di una “giunta di salute pubblica” proprio non ne vogliono sapere e respingono la sua apertura. Perché si va avanti con lui, nella Roma alluvionata da arresti, indagati e miasmi da larghe intese della mazzetta. Sbatte contro troppi muri, l’appello del M5S che per tutto il giorno invoca il commissariamento del Comune per infiltrazione mafiosa. “L’attitudine del governo non è punire una città ma i colpevoli, oltretutto Marino non è coinvolto” precisa il ministro dell’Interno Alfano. NON PARE neppure pensarci il prefetto Pecoraro, che al sindaco ha detto di stare attento, perché in parecchi gliela vogliono far pagare. “Mi asterrò dall’andare in bici” fa sapere Marino. Cancella un pezzettino della sua diversità. Ma è ancora lui il diverso che serve. Anche se è inciampato, su quella foto che lo ritrae con Salvatore Buzzi, l’uomo di Carminati, dentro la cooperativa 29 giugno. “Non ho mai avuto conversazioni con Buzzi” aveva assicurato Marino. Ieri ha dovuto rettificare, con rabbia: “È un’immagine scattata durante una visita in campagna elettorale, non ho mai avuto incontri di lavoro con luii. È incredibile che si provi ad alzare un polverone quando circolano intercettazioni in cui si parla di farmi fuori”. Dal suo staff precisano: quella visita fu uno dei primi appuntamenti elettorali assieme al poi vicesindaco Luigi Nieri, Marino non sapeva nulla di quell’uomo. La sua maggioranza quasi non ci fa caso. Ora dovrebbe ringraziarlo, per non avere accettato l’azzeramento della giunta quando infuriava il caso della Panda rossa. Pochi giorni fa, un pelo prima del deflagrare della melma, l’aveva chiamato anche il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini: “Ignazio, devi cambiare tutto”. Raccontano che per la nuova giunta Guerini avesse fatto anche il nome dell’allora presidente dell’aula Mirko Coratti: ora indagato, dimessosi. Voci, forse. Di certo Marino ha preso (ancora) tempo. E ora il Pd che lo voleva mettere sotto tutela si aggrappa a lui. A cominciare dal neo commissario Pd romano, Matteo Orfini. In mattinata incontra i consiglieri comunali, in un clima pesantissimo. Lo dice chiaro: “Dovete sostenere Marino, lavorare in silenzio. E basta con le correnti, di ogni tipo”. Nel pomeriggio replica con i presidenti dei Municipi. In mattinata sul Messaggero Orfini aveva lanciato un avviso ai naviganti: “Se qualcuno ha dei dubbi vada in Procura e parli. Abbiamo tutti il dovere di vigilare”. Intanto Marino cerca di tenere a galla la sua giunta. In serata va eletto il nuovo presidente d’aula al posto di Coratti. La prescelta è la giovane Valeria Baglio, zingarettiana, legata alla fedelissima di Marino Alessandra Cattoi. L’unico nome possibile per il sindaco. Prima della seduta Marino parla al Tg3. E fa una mossa, sposando la proposta lanciata da Francesco Rutelli sul Fatto: “L’ipotesi di una giunta straordinaria con i Cinque Stelle è condivisibile, non so se loro sono disponibili ma deve essere un insieme di persone al di sopra di ogni sospetto”. È una bomba anche per il M5S, che per tutto il giorno ha lanciato appel- Anche il M5S in Campidoglio. Sopra, Alessandro Di Battista Ansa SBANDAMENTI Nel clima di fragilità si fanno strada prove di dialogo con il M5S, che però vengono bloccati dall’intervento di Luigi Di Maio SONDAGGIO Matteo cala La Lega sale ancora a Lega sfonda il muro del 10 per cento nelle L intenzioni di voto (10,1%, +0,7% in una settimana). Il Pd torna a salire, passando dal 38 al 38,4%, mentre cala ancora la fiducia nel premier Matteo Renzi e nel governo. È quanto emerge da un sondaggio dell’Ixè per Agorà (Rai3). In calo M5S (-0,7%) e Forza Italia (-0,3%). Scende, intanto, la quota del non voto, che in una settimana passa dal 38,2 al 36,8 percento. Al campione è stato inoltre chiesto se ritengono quanto emerso nell’inchiesta "Mafia Capitale" un fenomeno solo romano: l'89% ha risposto no. Per quanto riguarda la fiducia nel governo si registra un ulteriore calo di un punto, arrivando così al 38%. Inoltre per il 47% degli italiani l’Italia sta peggio da quando Matteo Renzi è premier, mentre soltanto il 32% pensa che la situazione del Paese sia migliore. Non va meglio alla fiducia nel primo ministro che perde un punto percentuale passando dal 41 al 40%, contro il 50% del 10 ottobre scorso. Stabile, al secondo posto, Giorgio Napolitano con il 39%. Prosegue, intanto, la crescita di Matteo Salvini, oggi terzo al 26%, mentre Beppe Grillo scivola al 14 come Angelino Alfano. Berlusconi si colloca in crescita di un punto dietro Salvini, al 17%. li a “invadere” il Campidoglio. Il deputato Carlo Sibilia ha anche polemizzato via Twitter con il sindaco: “Nella foto con Buzzi cosa facevi, lo contemplavi?”. MA DENTRO L’AULA Giulio Cesare qualcosa si è già mosso. Il Pd ha proposto al Movimento la vicepresidenza dell’aula. I consiglieri M5S traballano di sorpresa, poi però in Comune arrivano i parlamentari, guidati da Luigi Di Maio. Ed è tagliola: “Non se ne parla”. La linea a 5 Stelle è sciogliere subito il Comune. “Come al solito noi siamo gli unici non coinvolti” dice Di Maio. Entra in aula con Roberta Lombardi, Alessandro Di Battista, Nicola Morra e gli attivisti. Dentro il clima è irrespirabile. Il dem Fabrizio Panecaldo aggancia proprio Di Maio: “Vi abbiamo offerto la vicepresidenza, sapete bene che Marino è un baluardo di legalità”. Il grillino respinge: “Questo lo dici tu che sei del Pd”. Appena inizia la seduta, suonano i fischietti dei 5Stelle. I leghisti alzano cartelli: “Facciamo pulizia”. Cori del M5S: “Tutti a casa”. Si vota con larghissime assenze nei banchi dell’opposizione. Viene eletta la Baglio, e sono urla belluine. Scoppiano risse, con i leghisti scatenati. Paola Taverna litiga con un consigliere municipale Pd. La Baglio prova a parlare: il suo discorso è coperto dal caos. Di Battista: “Marino è un incapace, un pesce piccolo messo lì dagli squali. Come facciamo ad accordarci?”. La Lombardi si siede per terra. Poi tutti fuori, con Di Battista che arringa dal megafono. Marino è già uscito, facendo il segno della vittoria. 8 INCROCI PERICOLOSI SABATO 6 DICEMBRE 2014 Idil sindaco arrestato S. Oreste (Roma) sospeso dal prefetto IL PREFETTO di Roma Giuseppe Pecoraro ha sospeso il sindaco di Sant'Oreste, in provincia di Roma, Sergio Menichelli, ora detenuto agli arresti domiciliari per turbativa d’asta e corruzione aggravata nell’ambito dell’inchiesta del Ros su Mafia Capitale. Secondo l'accusa il clan di Massimo Carminati aveva pagato il sindaco Sergio Menichelli per assicurarsi in esclusiva l’appalto per la raccolta dei rifiuti nel Comune a 58 km a nord di Roma, che ha meno di quattromila abitanti. La banda, insomma, corrompeva anche “in trasferta”: al funzionario Marco Placidi 10.000 euro, 40.000 in bonifici che il consorzio di Buzzi elargisce alla fondazione Nuova Italia di Alemanno (Nuova Italia), 15.000 al suo mandatario elettorale, altri 30.000 per la Fondazione Alcide De Gasperi, di cui Angelino Alfano è presidente. Il prefetto "ha accertato a carico del signor Sergio Menichelli, la il Fatto Quotidiano sussistenza della causa di sospensione di diritto dalla carica di sindaco del Comune di Sant'Oreste – si legge in una nota della prefettura – a seguito della misura cautelare degli arresti domiciliari disposta dal GIP del Tribunale di Roma. Come previsto dal T.U. degli enti locali”. LA HOLDING DI BUZZI DALLA A ALLA Z di Silvia D’Onghia C he la cooperativa 29 giugno fosse esperta nella “gestione patrimoni pubblici” era chiaro già da luglio, quando – azienda partner dell’Università Roma Tre – si era aggiudicata un premio proprio nell’omonima start up. A leggerlo oggi sembra una beffa. Tanta strada è stata fatta dal 29 giugno 1984, giorno in cui a Rebibbia si tenne un convegno sulle misure alternative alla detenzione, evento che diede origine a tutto. Più che una cooperativa, oggi la onlus che fa capo a Salvatore Buzzi è un mosaico di srl, consorzi e altre coop. La proposta di sintesi di bilancio 2013 fa segnare risultati di tutto rispetto: un totale di attivo pari a quasi 29 milioni di euro. Del resto con tutto ciò che fa non è difficile. Servizi amministrativi: dalla prima accoglienza in portineria a piccoli interventi di manutenzione. Un cliente di lusso? Roma Tre, quella del premio. Accoglienza. “Personale qualificato con lo scopo di favorire l’integrazione sociale dei cittadini appartenenti alle fasce deboli della società”. Tradotto: immigrazione, case, emergenza freddo. Centinaia di persone assistite e immobili come se piovesse. Uno degli ultimi, il centro di accoglienza “La Zagara” di Melilli, nel siracusano, aperto qualche mese prima dell’inizio dell’operazione Mare Nostrum. Igiene ambientale. Un servizio che va dalla raccolta dei rifiuti alla gestione dei centri di raccolta fino allo spazzamento delle strade. Anche in questo caso, la 29 giugno ha clienti eccellenti: Ama (la municipalizzata romana dei rifiuti), i Comuni di Castelnuovo di Porto, Morlupo, Moricone, Anguillara Sabazia, Castel Madama, Lariano e Formello. I romani ricordano bene la scena agghiacciante dei maiali che grufolavano tra i rifiuti del quartiere di Boccea, un anno fa. Chi ha chiamato il Comune in quell’occasione? La coop di Buzzi, naturalmente. Verde pubblico. La 29 giugno avrebbe il compito di realizzare e mantenere le aree verdi e i parchi, persino nel centro storico della Capitale. Lavora per il Campidoglio, per la Provincia, per Eur spa e per l’Ama. “Impegno, professionalità e cura” lo slogan aziendale. Parole che sbattono un po’ con l'immagine dei giardini romani. Pulizia. La coop lavora nelle strutture industriali e negli ospedali, ha appalti nel centro agroalimentare di Roma, all’Auditorium Parco della Musica, nelle Asl Roma B e D e all’Atac, la municipalizzata del trasporto pubblico. DISTRICARSI nel mosaico societario è molto complesso. Dalla Onlus dipendono a cascata sei soggetti: Eriches 29 (partecipata al 24% da coop Dioniso e al 42% da altre coop), Oml srl (parteci- SOCIETÀ CONTROLLATE, SRL, ONLUS: UN COLOSSO DEI SERVIZI DAGLI STRANIERI ALLA PULIZIA AL VERDE. NON SOLO A ROMA, IL SISTEMA ARRIVA IN EMILIA ROMAGNA: TRA I CLIENTI COMUNI E UNIVERSITÀ TUTTI A TAVOLA Dall’Ama all’ Atac, all’Arci: un fiume di denaro per vivere tra i rifiuti CHI PRENDE I 24 MILIONI che Roma dà ai campi Rom. 4,242 MILIONI vanno al Consorzio Casa della Solidarietà. 3,757 MILIONI a Risorse per Roma, società del comune. TRA UNO E DUE MILIONI prendono Eriches, Ama, Arcisolidarietà, Ata, Ra.La.M. , Coop Inopera, Isola Verde. TRA 0,5 E UN MILIONE vanno alla cooperativa Ermes e al consorzio Bastiani. TRA 250 E 500 MILA euro vanno a Bottega solidale, Tailorsan srl, Coop Hilarius, Edilqualità e Casa diritti sociali. TRA 100 E 250 MILA prendono Saluber 04, Croce Rossa, le coop Saro, Ambiente e Lavoro, San Saturnino, Coos e 29 giugno, Opera Nomadi. Fonte: Associazione 21 Luglio Dal rapporto “Campi Nomadi Spa” dell’Ass. 21 luglio, i numeri dell’“emergenza” Rom nel 2013. In tutto parliamo di circa 8000 persone per le quali la sola “cabina di regia” è costata 192.699 euro pata al 10% da Formula sociale e al 60% da Marco Clemenzi), Consorzio raccolta differenziata 3 (partecipata al 33% da Formula Ambiente), Crd Immobiliare (partecipata al 33% da For- mula Ambiente e al 33% da Cosp Tecnoservice), Crisalide srl (partecipata al 50% da Casa Comune 2000) e Sarim srl. Quest’ultima controlla Crisalide, ma anche – rispettivamente al 49% e al 35% - Si.Al Service srl (l’altro 50% è di Impegno per la Promozione) e Rogest srl (partecipata al 15% da Casa Comune 2000 e al 50% da Edil House srl). Da Crisalide dipende anche Tol- Un campo Rom LaPresse IN TUTTA ITALIA Formula Ambiente, consorzio partecipato della 29 giugno servizi, ha molti appalti nel feudo delle cooperative rosse (e pure sul Gran Sasso) fa Care. C’è poi una costola della Onlus, la 29 giugno servizi coop, dalla quale dipende – al 29% – Formula Ambiente e al 19% Formula Consorzio. L’ACCOGLIENZA è quasi tutta nelle mani di Eriches 29, che ha chiuso il 2013 con un fatturato di oltre 15 milioni di euro. Il consorzio gestisce il villaggio della solidarietà di Castel Romano, il centro di accoglienza di via Silicella, 9 centri del Progetto Sprar, uno per minori non accompagnati, altri 5 per richiedenti asilo, uno per senza fissa dimora. E poi ancora: un centro per madri con bambino, l’ostello di Ciampino, i due centri per l’emergenza freddo e uno in convenzione con la Prefettura. Il consorzio Formula Ambiente, invece, non si ferma al Grande Raccordo Anulare. Forlì, Bologna, Ravenna, Cesena, Cesenatico: le strade della Romagna e di parte dell’Emilia vengono spazzate dalle società del consorzio. Un sodalizio che frutta 73 milioni di euro l’anno. Qualche esempio: il cimitero del Verano a Roma, le sponde del Tevere, il Parco Naturale del Gran Sasso. Ecco perché di patrimoni pubblici Buzzi s’intende così tanto. Odevaine e soci turbano Legambiente LA FONDAZIONE INTEGRA/AZIONE, NATA DALL’ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTA, PIENA DI INDAGATI DI “MAFIA CAPITALE” di Marco Palombi L a prima reazione è l’incredulità, poi si passa all’incazzatura più nera. Nascosto dal grande affresco di “Mafia capitale” c’è un terremoto che sta scuotendo l’ambientalismo italiano e, più precisamente, Legambiente, associazione di grande potenza mediatica e ancor più politica, avendo dato al Pd parecchi tra deputati e senatori (Ermete Realacci, il fondatore, è presidente della commissione Ambiente della Camera in quota Renzi). ACCADE, infatti, che uno dei personaggi principali dell’inchiesta romana, Luca Odevaine, sia un figlio di Legambiente dalla brillante carriera: negli staff di Giovanna Melandri quand’era ministro, di Walter Veltroni da sindaco, direttore della polizia provinciale con Luca Zingaretti e organizzatore di grandi eventi romani come i funerali di Giovanni Paolo II. I rapporti con l’associazione creata da Realacci, però, non si sono mai interrotti: è tanto vero che nei resoconti di questi giorni Odevaine viene indicato come presidente della Fondazione IntegrA/Azione, creata nel 2010 proprio da Legambiente insieme alla cooperativa sociale Abitus, che dagli atti sembra riconducibile sempre all’uomo arrestato questa settimana. Il gip l’ha chiamato “Sistema Odevaine”, un sistema che negli ultimi anni ha fatto arrivare i soldi pubblici per l’accoglienza dei migranti ai gestori amici “che si dividono il mercato”. Il nostro, d’altronde, sedeva allo strategico tavolo del Coordinamento sui migranti del ministero dell’Interno. Un pezzo importante del “Sistema Odevaine” viene compreso dagli inquirenti proprio attraverso una serie di intercettazioni ambientali dentro la sede della IntegrA/Azione, dove lavorano anche altre due persone finite nell’inchiesta. Il commercialista Stefano Bravo, che ri- sulta indagato per ricettazione, ed è il presidente del collegio dei revisori della Fondazione (in cui siede anche Maurizio Tocci, revisore anche di Legambiente), nonché il segretario della coop Abitus. Il secondo nome è più pesante ed è quello di Rossana Calistri, direttore scientifico di IntegrA/Azione e funzionario del comune di Roma finita ai domiciliari: secondo l’accusa - corroborata da intercettazioni dirette e indirette si è piegata alle richieste di Salvatore Buzzi per far vincere un appalto alla sua cooperativa 29 giugno nonostante la sua offerta fosse inferiore a quella di un concorrente. IL VICE DI ODEVAINE nella Fondazione, in tutto questo, è Francesco Ferrante, ex parlamentare del Pd e direttore generale di Legambiente dal 1995 al 2007, del tutto estraneo all’inchiesta: “So che adesso mi tocca fare la figura del cretino - dice al telefono al Fatto QuotidiaORGANIGRAMMI no - ma non m’ero accorto di niente. Questa è una L’ex uomo di Veltroni è il presidente (arrestato), vicenda dolorosa, per la direttrice è Rossana Calistri (ai domiciliari), me e per la Legambiente, il capo dei revisori Stefano Bravo (sotto inchiesta) ma IntegrA/Azione, che è nata per occuparsi di accoglienza dei migranti, non c’entra nulla e chi ci ha lavorato potrà continuare a sentirsi orgoglioso delle cose fatte”. Alcune voci riferiscono che la cooperativa di Buzzi abbia girato dei soldi alla Fondazione: le risulta? “Ovviamente no - è la replica di Ferrante - Io non avevo ruoli operativi, ma ora che il presidente è agli arresti dovrò occuparmene e ho intenzione di verificare anche questo”. Fonti di Legambiente, invece, fanno notare che l’associazione è uscita dalla Fondazione il 28 giugno di quest’anno: “L’avevamo aperta per lavorare sugli sbarchi a Lampedusa nel 2011 e per noi doveva servire a quello: siccome quel progetto è finito siamo usciti”. Sta di fatto che una Fondazione che doveva occuparsi di sociale, fondata e gestita da ambientalisti, è accostata a un’associazione per delinquere di stampo mafioso: “La prima reazione è stata di incredulità - è ancora Ferrante a parlare - poi mi sono sentito tradito e ora sono incazzato nero. E preoccupato: non vorrei che questa vicenda finisse per macchiare l’impegno di centinaia di volontari che mettono ore e risorse all’ambientalismo o nel sociale”.
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