MESSAGGIO - XXIII GIORNATA MONDIALE DEL

MESSAGGIO - XXIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO -11 febbraio 2015
Il Tema «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo»(Gb 29,15)
Tutti abbiamo bisogno dello Spirito di sapienza per cogliere la presenza provvidente e
misericordiosa di Dio. Per la Bibbia il cuore è il centro delle decisioni, delle scelte,dell'amore ,delle
azioni. Il tema della XXIII Giornata Mondiale del Malato invita tutti noi a chiedere al Signore il
dono della sapienza del cuore.
Quando la malattia bussa alla porta e si fa sentire spesso in modo cruente abbiamo bisogno
della grazia della sapienza del cuore. In questi momenti di sconforto ci può essere d'auto il libro di
Giobbe . Quando la malattia è aggressiva e prolungata, ricordiamo i tempi sereni e pieni di salute.
Questo ricordo - nostalgia può essere l'occasione di ringraziamento oppure diventare un rimpianto
pieno di collera e quindi causa di ulteriore sofferenza. Questa è la condizione che può spingere ad
alzare la voce e gridare «Signore fa che io veda», «Donaci o Signore la sapienza del cuore!».
Come è difficile fare in modo che la sofferenza, che non possiamo eliminare abbia un
senso, diventi atto di amore e affidamento alle mani di Dio, diventi una tappa di crescita della fede
e dell'amore. Ci domandiamo in che modo possiamo aiutare una persona ad affrontare il dolore
e la sofferenza? Teniamo presente che la sofferenza non va spiegata ma curata non soltanto in
modo materiale ma prima di tutto con un atto di carità e di amore che è nello stesso tempo presenza
che accompagna, che coinvolge il nostro operato.
Noi siamo chiamati a stringersi attorno a chi soffre, camminare con lui, accompagnarlo nella
solitudine creata dalla malattia e spesso anche dall'assenza dei familiari, amici, vicini. Come
possiamo farlo? La paura, l'indecisione, l'egoismo, l'incapacità, sono segni che ci spronano a
prepararci ad offrire un accompagnamento attivo e non passivo fatto con "una certa distanza".
"Toccare" il sofferente significa toccare il Cristo che soffre senza dimenticarci mai che la salvezza
dell'umanità è stata realizzata anche attraverso le sue sofferenze.
L'epoca postmoderna delira"nell'onnipotenza e nell'immortalità"e cerca di rimuovere dalla
vita il dolore, la sofferenza, la malattia, la morte. Alla cultura del profitto economico e dello scarto
alla quale si tenta iscrivere i disabili, le persone affette da gravissime forme di sofferenza psichica,
i lungodegenti, gli inguaribili, i malati cronici dobbiamo opporci con decisione operando in modo
concreto. A questi messaggi dobbiamo rispondere con una seria umanizzazione della cultura nella
relazione interpersonale.
Essere umani significa costruire le relazioni che testimoniano i valore e la dignità
dell'uomo... Umanizzazione del mondo della salute passa necessariamente attraverso le attività di
evangelizzazione e affronta tutti gli aspetti disumanizzanti quali per esempio l'organizzazione delle
cure, anonimato, riduzione della persona umana a “un numero” che "viene chiamata con il nome
di un organo malato". L'evangelizzazione del mondo della salute non si limita soltanto a portare una
buona parola ma anzitutto significa operare con i fatti anche materiali. Solo tale prossimità ci
permette di superare le difficoltà e offrire una cura "completa".
E' anche importante saper accompagnare le persone che debbono affrontare il morire e la
morte. Chi di noi è capace di aiutare il prossimo ad elaborare il cordoglio?
Per comprendere la propria identità l'uomo deve contemplare la malattia, il dolore e la stessa
morte combattendo contro tutto ciò che può compromettere l'unità psicosomatica e spirituale.
Dobbiamo tenere presente che Dio ha fatto suo il volto di ogni persona umana, ciò significa
che ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito può imprimere al proprio soffrire lo stesso
significato che il Cristo ha dato al proprio.
Don Kristoforo & Don Luigi