Dichiarazione finale della missione del FMI (PDF, 151 Kb)

TRADUZIONE NON UFFICIALE
ITALIA - ARTICOLO IV 2014
DICHIARAZIONE FINALE DELLA MISSIONE DEL FMI 1
17 GIUGNO 2014
SBLOCCARE IL POTENZIALE DI CRESCITA DELL’ITALIA
“Il nostro è un paese arrugginito, un paese impantanato, incatenato da una burocrazia asfissiante, da
regole, norme e codicilli ….” Presidente del Consiglio Matteo Renzi, febbraio 2014
UNA RIPRESA FRAGILE EVIDENZIA L’URGENZA DI CONTINUARE NEL PROCESSO DI RIFORMA
L’economia sta tentando di uscire dalla profonda recessione. Le esportazioni e la ripresa nei consumi
privati compensano il forte freno agli investimenti derivante da condizioni creditizie restrittive, in
particolare per le piccole imprese. L’ampia capacità produttiva inutilizzata ha contribuito a ridurre il
tasso di inflazione ben al di sotto dell’uno per cento, aumentando il peso sui debitori in termini reali.
È previsto che la crescita riprenda quest’anno, sostenuta dalle esportazioni e da un graduale
allentamento delle condizioni finanziarie. Tuttavia, la ripresa rimane fragile e la disoccupazione a
livelli inaccettabili, con la conseguente necessità di interventi di politica economica rapidi e
coraggiosi. Cambiamenti strutturali profondi sono necessari per rendere l’Italia un paese più
dinamico, che si adatti rapidamente a un mondo in continua evoluzione e che sia capace di attrarre
imprenditori innovativi. Il mercato del lavoro, la politica della concorrenza, le piccole e medie imprese
e il sistema giudiziario sono quattro aree connesse, riformando le quali si libererebbe un notevole
potenziale di crescita. Anche un riequilibrio di bilancio volto a ridurre le aliquote fiscali e ad
aumentare la spesa produttiva può sostenere la ripresa.
Il Presidente del Consiglio Renzi ha definito un programma ambizioso per riformare la legge
elettorale, il mercato del lavoro, il sistema giudiziario e il settore pubblico. L’approvazione della legge
delega in materia fiscale fornisce un quadro apprezzabile per semplificare e migliorare il sistema
fiscale. La realizzazione di un vero cambiamento è essenziale per rafforzare la fiducia e il sostegno
alle riforme. A partire da questo programma, la missione identifica nelle aree che seguono le priorità
per sbloccare il potenziale di crescita e la produttività dell’Italia.
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Una delegazione del FMI si è recata in Italia dal 5 al 17 giugno 2014 per la valutazione annuale dello stato
dell’economia, come parte delle ordinarie consultazioni ai sensi dell’articolo IV dello Statuto del FMI. Questa
dichiarazione illustra le conclusioni preliminari della delegazione del FMI.
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I. RIFORME STRUTTURALI PER CREARE POSTI DI LAVORO E SOSTENERE GLI INVESTIMENTI
Riforme del lavoro. Il Jobs Act delinea un insieme di proposte volte ad accrescere la partecipazione e
risolvere il dualismo. Tradurre tali proposte in misure concrete rafforzerà l’incentivo ad assumere e
investire nei lavoratori. In particolare, un contratto a tutele crescenti aumenterebbe l’equità tramite la
riduzione del dualismo, specialmente se dovesse sostituire gli attuali contratti a tempo
indeterminato. Innalzare la qualità delle politiche attive del lavoro al livello delle Regioni con le
migliori pratiche, con un monitoraggio centralizzato, migliorerebbe l’incontro tra domanda e offerta
di lavoro e affronterebbe il problema della disoccupazione di lungo periodo. Al fine di permettere
alle imprese di adattarsi più rapidamente a condizioni economiche in continua evoluzione, l’Italia
dovrebbe promuovere un maggiore utilizzo della contrattazione salariale a livello di impresa, insieme
a una maggiore flessibilità dei contratti collettivi nazionali. Anche la differenziazione dei salari
pubblici a livello regionale potrebbe contribuire a migliorare il legame tra produttività e salari nel
settore privato.
Efficienza del sistema giudiziario. L’Italia ha compiuto progressi nella riduzione dell’ampio numero di
casi pendenti davanti alle Corti, ma dato che occorrono ancora più di mille giorni per far rispettare
un contratto, un sistema giudiziario più efficiente è necessario con urgenza per promuovere la
crescita, l’occupazione e il credito. Proseguendo sulla scia delle recenti riforme, occorrerebbe
considerare la possibilità di rivedere le spese processuali, limitare l’eccessivo ricorso in appello,
sviluppare indicatori di performance per tutte le Corti e incentivare l’utilizzo della mediazione. Anche
diffondere le migliori pratiche regionali (come il cosiddetto “Programma Strasburgo” della Corte di
Torino) potrebbe ridurre il divario di performance.
Politica della concorrenza. Negli ultimi anni sono state adottate iniziative legislative per rimuovere gli
ostacoli normativi in diversi mercati, che tuttavia sono state attuate in modo limitato. Rispettare
l’impegno di tradurre in legge entro settembre 2014 le raccomandazioni dell’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato sarebbe un importante primo passo per aumentare la concorrenza,
incoraggiare nuovi entranti e ridurre il costo dei servizi.
Crescita e dinamismo delle PMI. Le PMI sono la spina dorsale dell’economia italiana. Tuttavia, sono
più indebitate delle altre operanti nell’area dell’euro e ci sono meno startup. Negli ultimi anni, il
diritto fallimentare è stato modificato al fine di consentire ristrutturazioni più rapide e complete.
Incoraggiare un più ampio utilizzo della procedura fallimentare e di soluzioni extragiudiziali
sosterrebbe le aziende solventi ma in difficoltà e darebbe impulso a nuove attività produttive. Il
riorientamento del sostegno pubblico verso le startup promuoverebbe lo sviluppo di settori
innovativi. Meccanismi efficienti di escussione delle garanzie che non facciano affidamento sulle
decisioni delle Corti potrebbe aumentare la disponibilità di credito e ridurne il costo. Per migliorare il
quadro legale relativo ai prestiti garantiti, ad esempio un nuovo contratto di prestito basato su
accordi fiduciari potrebbe consentire l’escussione rapida ed efficiente in caso di fallimento.
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Combattere la corruzione migliorerà il clima imprenditoriale e la crescita. La legge anticorruzione del
2012 costituisce un passo nella giusta direzione e la base per azioni efficaci contro la corruzione. Le
misure che il Governo ha approvato di recente per fornire maggiori poteri all’Autorità Nazionale
Anti-Corruzione (ANAC) sono apprezzate. L’ordinamento giuridico potrebbe essere ulteriormente
migliorato, in particolare tramite l’introduzione del reato di falso in bilancio e la modifica delle norme
sulla prescrizione.
II. UN SETTORE FINANZIARIO CHE FAVORISCA NUOVI PRESTITI E INVESTIMENTI
Le ispezioni della Banca d’Italia hanno contribuito ad aumentare il tasso di copertura degli
accantonamenti e a rafforzare la fiducia. A loro volta, le banche italiane hanno conseguito progressi
in materia di riconoscimento delle perdite, di cessione di prestiti in sofferenza, di riforma della
propria governance, e stanno raccogliendo livelli significativi di capitale privato. Tuttavia, i crediti in
sofferenza continuano a crescere, avendo raggiunto il livello del 16 per cento dei prestiti, dal
momento che il lento ritmo di cancellazione degli attivi deteriorati non ha tenuto il passo delle
nuove sofferenze. L’esercizio di valutazione completa dei bilanci da parte della BCE rafforzerà la
fiducia e contribuirà a ridurre la frammentazione finanziaria. Questo dovrebbe essere integrato a
livello nazionale da una maggiore pressione allo smaltimento dei crediti in sofferenza, al fine di
liberare risorse e favorire nuovi prestiti durante la ripresa:
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Incoraggiare gli accantonamenti e le cancellazioni. Data l’esperienza di altri paesi, più elevati
requisiti di capitale o limiti temporali per le cancellazioni dei crediti in sofferenza darebbero una
spinta a disporre più rapidamente di attivi deteriorati. Armonizzare i criteri di accantonamento
sui prestiti e incoraggiare cuscinetti di capitale più robusti incentiverebbe le banche a essere più
sollecite nel trattare i prestiti problematici. Per le PMI, la definizione di criteri standard di
valutazione dei prestiti e di linee guida per la ristrutturazione di imprese solventi ma in difficoltà
accelererebbe l’uso di procedure fallimentari e di risoluzione.
•
Sviluppare il mercato dei debiti deteriorati. È incoraggiante che le banche stiano esplorando
soluzioni di mercato per disporre e gestire i prestiti in sofferenza. Un mercato attivo dei crediti in
sofferenza rappresenterebbe un’alternativa alle lunghe procedure fallimentari, aumenterebbe il
valore dei crediti e ridurrebbe l’eccessivo indebitamento delle imprese. Per aiutare le banche a
istituire società di gestione dei crediti in sofferenza, si potrebbero valutare le predette misure
regolatorie o incentivi fiscali, garantendo al contempo che gli attivi deteriorati siano trasferiti a
valore di mercato. Le Autorità di vigilanza potrebbero utilmente incoraggiare le banche a mettere
in comune le loro risorse per operazioni di ristrutturazione del debito e per superare le difficoltà
di coordinamento.
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Rafforzare il governo di impresa. le Fondazioni che controllano banche dovrebbero pubblicare
bilanci certificati, limitare la leva finanziaria e seguire regole di governo appropriate. Sulla scia dei
progressi conseguiti di recente nella riduzione della proprietà delle banche da parte delle
Fondazioni, nel tempo le Fondazioni dovrebbero essere incoraggiate a cedere il controllo di fatto
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sulle banche. Le banche cooperative più grandi dovrebbero essere incoraggiate a convertirsi in
società per azioni e ad accorparsi per realizzare sinergie.
L’ulteriore sviluppo dei mercati dei capitali, in particolare il mercato azionario, ridurrebbe la
dipendenza dal credito bancario e sosterrebbe l’investimento azionario nelle imprese italiane. La
promozione della gestione professionale dei fondi pensione, assicurando al contempo le opportune
salvaguardie, accrescerebbe l’interesse degli investitori per le opportunità con un più elevato profilo
di rischio/rendimento. Nel tempo, la riduzione del differenziale di tassazione tra titoli pubblici e
privati incoraggerebbe maggiori investimenti nei mercati dei capitali.
III. UNA POLITICA DI BILANCIO CHE SOSTENGA LA CRESCITA E LA STABILITÀ
Dopo parecchi anni di difficile risanamento, l’Italia ha conseguito uno degli avanzi primari più elevati
dell’area dell’euro – fattore chiave per il rafforzamento della fiducia. Tuttavia, occorre fare di più per
ridurre l’alto livello di debito pubblico e rafforzare la resilienza delle finanze pubbliche.
A breve termine, la politica di bilancio deve assicurare il delicato equilibrio tra collocare il rapporto
debito/PIL su un sentiero di riduzione ed evitare una stretta eccessiva che faccia deragliare la fragile
ripresa economica. A condizione che la ripresa si rafforzi, sarebbe opportuno un contenuto avanzo
del saldo strutturale di bilancio il prossimo anno al fine di ridurre il debito più velocemente – questo
obiettivo verrebbe meglio conseguito se si intervenisse in modo graduale, al fine di evitare un
aggiustamento ampio. Lo sforzo relativo alle privatizzazioni dovrebbe essere completato
rapidamente. Al fine di sostenere l’economia, occorrerebbe perseguire prioritariamente un
riequilibrio di bilancio che sia favorevole alla crescita tramite:
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La riduzione del carico fiscale. Maggiori risparmi dalla revisione della spesa pubblica e minori
agevolazioni fiscali consentirebbero di aumentare e rendere permanenti le riduzioni della
tassazione sul lavoro e permetterebbero maggiori agevolazioni per l’Aiuto alla Crescita
Economica (ACE) per lo stimolo degli investimenti. Maggiori sforzi per ridurre l’evasione fiscale
genererebbero maggiori risparmi per il riequilibrio di bilancio e aumenterebbero l’equità
dell’aggiustamento.
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Una spesa pubblica più produttiva. La riforma delle pensioni del 2011 ha rafforzato la
sostenibilità. Tuttavia, la spesa pubblica italiana è tra le più orientate a favore della parte più
anziana della popolazione e mostra uno dei più ridotti stanziamenti per istruzione nell’area
dell’euro. A breve termine, spostare le risorse dalle pensioni più elevate all’istruzione e alle
politiche attive del lavoro rafforzerebbe la produttività e l’occupazione giovanile e contribuirebbe
alla riduzione dell’ampio squilibrio intergenerazionale.
Un processo di revisione permanente della spesa pubblica fornisce l’opportunità di riorientare le
priorità di bilancio verso la crescita e migliorare l’efficienza e l’efficacia del settore pubblico. Il
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processo di definizione del bilancio pubblico dovrebbe utilizzare maggiormente le numerose
informazioni disponibili sulla performance ed essere collegato strettamente al quadro di spesa di
medio termine. Ridurre le sovrapposizioni nelle aree di politica economica comuni ai vari livelli di
governo e adottare costi standard per la determinazione dei trasferimenti a Regioni ed enti locali
permetterebbe di intervenire sulle inefficienze nella spesa. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio di
recente costituzione svolgerà un ruolo importante nel fornire una valutazione chiara, indipendente e
pubblica sulla politica di bilancio.
IV. POLITICA EUROPEA
Anche le politiche europee potrebbero sostenere la crescita tramite l’allentamento delle condizioni
monetarie e la riduzione della frammentazione finanziaria. Le recenti misure decise dalla BCE saranno
di aiuto al riguardo, laddove progressi più rapidi verso l’unione bancaria e l’attuazione della Direttiva
Servizi sosterranno lo sforzo di riforma messo in atto dall’Italia. L’Italia deve fare la propria parte nel
processo dell’UE, ad esempio finalizzando gli accordi per la risoluzione delle crisi e definendo un
meccanismo pubblico di backstop prima della valutazione della BCE.
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