Intervento del Tribunale per i diritti del malato (Tdm) di Cittadinanzattiva Sabrina Nardi, Vice coordinatore nazionale Tdm Convegno di Studio su privacy e telemedicina tra diritto del paziente alla riservatezza ed utilità della condivisione del dato sanitario, Roma, 21 ottobre 2014 Il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva nel corso dell’ultimo anno si è impegnato fortemente sul tema dell’informatizzazione in sanità e dei “Diritti del malato 2.0”. L’associazione ha deciso di affrontare questa tematica in maniera sistematica, analizzando rischi ed opportunità offerte dall’informatizzazione dal punto di vista dei cittadini, attraverso la realizzazione di una “Raccomandazione civica”, vale a dire un insieme più o meno cospicuo di richieste/raccomandazioni su questioni rilevanti per i cittadini, definito dopo un confronto ed una condivisione con i diversi stakeholders1 su questioni come e-health, Fascicolo Sanitario Elettronico, m-health. La scelta di occuparsene è legata a più aspetti: - l’attualità (Patto per la sanità digitale previsto nel Patto per la Salute 2014-2016, Digital Agenda for Europe, Horizon 2020, etc.), l’impatto che può avere nella vita dei pazienti, dei caregiver, le ricadute sull’organizzazione dei servizi. Attraverso le Raccomandazioni civiche, appunto, si intende ridurre un gap, potenziale o esistente, ed indicare come usare l’informatizzazione al meglio per contribuire a rispettare i diritti sanciti nella Carta Europea dei diritti del malato, oltre che quale direzione prendere nelle scelte che saranno necessarie. La Carta europea dei diritti del malato è il risultato di un lavoro congiunto tra il Tribunale per i Diritti del Malato e 15 organizzazioni civiche partner della rete europea di Cittadinanzattiva, Active citizenship network. Elaborata nel 2002, si è basata sia sulla esperienza del Tribunale per i diritti del malato ed in particolare sulle precedenti Carte per i diritti del malato promulgate in Italia, a livello nazionale, regionale e locale, sia sulla Carta Europea dei diritti Fondamentali. La Carta Europea raggruppa i diritti inalienabili del paziente che ogni paese dell’Unione Europea dovrebbe tutelare e garantire: diritto a misure preventive, diritto all'accesso, diritto all'informazione, diritto al consenso, diritto alla libera scelta, diritto alla privacy e alla confidenzialità, diritto al rispetto del tempo dei pazienti, diritto al rispetto di standard di qualità, diritto alla sicurezza, diritto all'innovazione, diritto a evitare sofferenze e dolore non necessari, diritto ad un trattamento personalizzato, diritto al reclamo, diritto al risarcimento. In 59 punti, 14 diritti, si riassumono le raccomandazioni civiche sull’informatizzazione in sanità- focus sulla telemedicina rivolte ai diversi soggetti (decisori politici, amministratori, professionisti, associazioni di cittadini) che verranno presentate in un evento istituzionale il 4 novembre a Roma, presso la Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio dalle 9.00 alle 13.30. 1 Hanno partecipato alla realizzazione della Raccomandazione civica di Cittadinanzattiva: Ipasvi, Alice Italia Onlus, SiHTA, Associazione italiana BPCO, ANMCO, Promofarma, SIT, AIIC, ASL RME, SIMG, FAND, Assobiomedica, AIAC, GISE, FIASO, FISM, Rappresentanti di Azienda oospedaliera Santa Maria della Misericordia (UD), ASL n. 5 Bassa Friulana. La metodologia con la quale la raccomandazione è stata costruita ha consentito di superare le “tribù” di cui si è parlato nel corso di questa giornata, vale a dire la visione “particolare” dei diversi professionisti sanitari, per arrivare ad una più completa, multi-prospettica che parte dai bisogni dei cittadini e che mette davvero al centro la persona (cittadino-paziente-utente). Tra i 14 diritti sanciti nella Carta Europea dei diritti del malato vi è il “Diritto alla privacy ed alla confidenzialità. Ogni individuo ha il diritto alla confidenzialità delle informazioni di carattere personale, incluse quelle che riguardano il suo stato di salute e le possibili procedure diagnostiche o terapeutiche, così come ha il diritto alla protezione della sua privacy durante l’attuazione di esami diagnostici, visite specialistiche e trattamenti medicochirurgici in generale”. La privacy (e la normativa che la disciplina) è stata utilizzata troppo spesso come uno scudo, un alibi per non fare, o come un mero adempimento burocratico, piuttosto che come tutela dell’individuo. E invece è un aspetto importante, un diritto della persona che, come tale, richiede la giusta attenzione, per evitare ad esempio che l’acquisizione del consenso al trattamento si riduca al solo modulo (incomprensibile e presentato solitamente come un foglio da firmare, con un segno a penna che dica alla persona dove firmare, senza preoccuparsi di spendere due parole sul significato), finendo con l’essere snaturato: questo rischio va scongiurato nell’interesse della persona per evitare che sia percepito come un inutile orpello. E abbiamo un precedente illustre delle derive che può comportare: il consenso informato, che si è trasformato dal momento in cui la persona dialoga col medico/professionista sanitario sulla procedura, acquisisce maggiore consapevolezza e sceglie sulla base di informazioni chiare ed esaustive, al mero modulo da firmare (magari pochi minuti prima dell’esecuzione della procedura). Questa ed altre questioni, devono essere affrontate nel Patto per la sanità digitale insieme ai cittadini, per evitare che l’approccio e le decisioni che si assumeranno siano distanti da chi poi quelle innovazioni dovrà utilizzarle: cittadini e professionisti sanitari. E invece, nella bozza che è circolata, i cittadini, le organizzazioni di cittadini e pazienti, non figurano nemmeno tra i portatori di interesse! Se si vuole che l’informatizzazione sia realmente una risorsa, c’è bisogno del contributo di tutti, anche per selezionare l’innovazione di cui c’è veramente bisogno e non sprecare (o rischiare di farlo) risorse economiche. Per questo le organizzazioni di cittadini e pazienti devono essere a pieno titolo nel Patto per la sanità digitale per dare un contributo per scelte costo-efficaci, a partire da bisogni ed evidenze civiche.
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