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Comunicato del 25.03.2015
Le nostre idee relative alla possibile evoluzione dei mercati nel breve e medio termine.
IN GENERALE
Dal nostro ultimo commento di fine febbraio l’appuntamento maggiormente rilevante a livello economico è stato il meeting FOMC. Era opinione diffusa che questo meeting avrebbe dato indicazioni
relative ad un eventuale rialzo dei tassi sul dollaro da parte della FED in giugno o nella seconda metà
del 2015.
La FED ha infatti tolto il riferimento al termine «paziente» nel cambio di strategia di politica monetaria,
un segnale che per gli analisti prelude a una stretta a giugno o nei mesi successivi. Inoltre nel comunicato «Un aumento dei tassi in aprile è improbabile», afferma il Fomc (Federal open market committee,
braccio operativo della Fed), ma una stretta diventerà appropriata «quando si vedrà un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro e quando il Comitato sarà ragionevolmente fiducioso che l’inflazione
tornerà verso l’obiettivo di medio termine del 2%».
Quanto all’ipotesi di un rialzo a giugno, ha detto il governatore Janet Yellen aprendo la conferenza
stampa successiva alla riunione della banca centrale, «non si verificherà necessariamente» ma la Fed
«non può escludere» tale ipotesi. La scomparsa del termine «paziente» dal comunicato finale, ha affermato inoltre il numero uno della Fed, non significa che «saremo impazienti» sui tassi. Un gioco di
parole per far capire ai mercati che anche dopo il primo aumento la politica monetaria resterà molto
accomodante.
La banca centrale al tempo stesso ha rivisto al ribasso le stime per l’economia americana. Il Pil dovrebbe crescere quest’anno del 2,3-2,7%, meno del 2,6-3,0% stimato in dicembre. Una limatura che conferma come l’outlook sia solo moderatamente positivo. Un altro segnale da «colomba» è arrivato dalle
previsioni dei membri della Fed sul livello dei tassi a fine 2015, riviste al ribasso dall’1,125% stimato in
dicembre allo 0,625%.
La moneta americana ha prontamente reagito: l’indice DXY del dollaro americano è sceso del 2.3% da
prima dell’annuncio da parte della banca centrale americana ad oggi. Gli indici azionari USA invece,
dopo un primo rialzo post annuncio della FED si sono corretti sia per le valutazioni al ribasso del pil
americano, sia per i dati contrastanti degli ultimi giorni. La loro evoluzione nel medio termine rimane
incerta visto anche il rally fatto registrare nell’ultimo anno.
Per quanto riguarda invece l’evoluzione a medio termine degli indici azionari europei siamo positivi,
principalmente a causa del QE iniziato il 6 marzo, che ha portato sia i rendimenti ulteriormente al
ribasso quindi favorendo l’investimento azionario rispetto a quello obbligazionario, sia una svalutazione della moneta unica che dovrebbe quindi favorire l’economia del vecchio continente.
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