-20% La sottoperformance relativa dei titoli delle grandi società europee che hanno un'operatività globale, a vantaggio dei titoli di minore qualità. Pagina 2 4 Caratteristiche delle politiche monetarie delle principali banche centrali. Queste sono desincronizzate e non cooperative. Pagina 4 0,5% Livello attuale dell'inflazione per l'insieme dell'eurozona. Il pericolo di deflazione è molto concreto. Pagina 6 +7,7% Il rimbalzo dell'indice MSCI Eastern Europe in USD nell'ultima settimana di marzo. Pagina 7 BBB- L'agenzia Standard & Poor's ha abbassato di un livello il rating creditizio del Brasile, da BBB a BBB-. Pagina 8 +4,6% Il rialzo del prezzo del palladio a marzo, che porta la sua performance da inizio anno all'8,5%. Pagina 10 6,7% Livello del tasso di disoccupazione americano a febbraio 2014. All'inizio del 2013 era al 7,9%. Pagina 12 3% La nostra stima per il tasso dei Fed funds a fine 2015, sulla base delle proiezioni dei tassi di disoccupazione e d'inflazione della Fed. Pagina 13 Generazione di rendimento contro protezione del capitale in un mondo monetario non cooperativo: il dilemma dell'investitore Aprile 2014 Prospettive COMMENTO La qualità a prezzi, relativamente, stracciati La ripresa dei mercati borsistici europei dopo l'estate 2012 è stata caratterizzata dal rimbalzo delle vittime accertate – come le banche – o potenziali – come le società a media capitalizzazione – della crisi dell'eurozona. Parallelamente, il titoli dei leader mondiali basati sul Vecchio continente sono stati totalmente trascurati o addirittura abbandonati, nel grande movimento di riequilibrio dei portafogli che ha fatto seguito alla fine dei timori di un'implosione della moneta unica. Nei mesi più bui della crisi dell'euro, gli investitori che non avevano lasciato le coste europee si sono rifugiati nei grandi titoli mondiali, protetti dagli avatar dell'eurozona dalla loro esposizione verso i paesi emergenti e gli Stati Uniti, in settori come il lusso o le case automobilistiche di alta gamma. I titoli maggiormente dipendenti dall'andamento dell'economia europea sono stati pertanto trattati a sconto elevato, riflettendo i rischi legati al loro orientamento geografico. Questi ultimi non erano solo di ordine congiunturale, ma anche regolamentare e fiscale, come ad esempio nel caso delle banche o dei servizi di pubblica utilità. Yves Bonzon Direttore degli investimenti Con il ritorno dell'eurozona nelle grazie dei grandi investitori globali, e con il parallelo aumento delle tensioni nei paesi emergenti, i grandi titoli globali europei hanno conosciuto un brusco rovescio di fortuna. Secondo alcune metriche la sottoperformance relativa ha superato il 20% e solo due episodi di ampiezza paragonabile sono stati osservati negli ultimi due decenni, entrambi rimbalzi iniziali successivi ai ribassi storici dei mercati nel 2002 e 2008. Dopo un simile movimento, le probabilità sono nuovamente cambiate, questa volta a favore dei titoli di qualità. A breve termine, il loro destino è legato a quello dei paesi emergenti, e in particolare ai rischi legati alla fase di transizione in cui è entrata l'economia cinese. Il loro comportamento borsistico è peraltro correlato alla performance relativa delle azioni emergenti rispetto a quelle dei mercati sviluppati. Sul mercato americano, il fenomeno della sottoperformance dei titoli di qualità è stato molto meno marcato. Questo per due motivi. In primo luogo, dato che il punto di partenza era meno estremo, la crisi europea non ha ovviamente provocato lo stesso stress delle valutazioni. Secondariamente, l'euro si è sensibilmente rafforzato con il ritorno della fiducia nella sua stessa esistenza. Pertanto, lo choc di svalutazione delle monete emergenti ha un impatto molto più forte sui titoli europei che sui corrispondenti titoli americani. Questo effetto di base dovrebbe comunque esaurirsi a partire dal quarto trimestre. |2| prospettive|aprile 2014 PERFORMANCE RELATIVA DEI QUARTILI SUPERIORI (ALTA QUALITÀ) E INFERIORI (BASSA QUALITÀ) PER L'EUROPA RISPETTO ALL'INDICE MSCI EUROPE, ENTRAMBI EQUIPONDERATI. 110 % 1° quartile (alta qualità) 4° quartile (bassa qualità) 105 100 95 90 85 10 11 12 13 Fonti: Pictet Asset Management, Datastream, Worldscope, MSCI Dopo l'attuale fase di consolidamento degli indici europei, delle due l'una, o usciamo da questa fase dall'alto (ma questo scenario sembra poco probabile senza che vi partecipino i grandi nomi del listino), o usciamo dal basso in un contesto di nuova accentuazione delle tensioni congiunturali o politiche e i titoli di qualità faranno allora valere le loro caratteristiche più difensive. In tutti e due i casi, sembra prudente non liberarsi di tali titoli faro (blue chips). «Prospettive» è disponibile anche online. Seguite quotidianamente e abbonatevi alle nostre opinioni sull’economia, i mercati e le tendenze secolari sul sito http://perspectives.pictet.com prospettive|aprile 2014 |3| Il fragile equilibrio dell'economia mondiale MACROECONOMIA L'equilibrio dell'economia mondiale dipende in gran parte dalle politiche monetarie delle principali banche centrali. Queste però non sono né sincronizzate, né cooperative. Christophe Donay*, Bernard Lambert e Jean-Pierre Durante * con la collaborazione di Wilhelm Sissener Nel momento in cui la Banca centrale europea potrebbe impegnarsi sulla strada dell'allentamento quantitativo, proponiamo quattro caratteristiche per qualificare le politiche monetarie dalle banche centrali. Solo la Federal reserve statunitense la Bank of England hanno una caratteristica comune: il loro stile. La banca centrale cinese, fonte d'incertezza per i mercati In aggiunta al ciclo economico e alla crescita dei profitti delle imprese, il fattore di rischio della politica moneta è attivo nell'ambito del nostro scenario economico e finanziario per il 2014. Le politiche monetarie delle principali banche centrali sono però desincronizzate e non cooperative. Utilizziamo intenzionalmente il termine «non cooperative» con riferimento alla teoria dei giochi, che prevede il punto di equilibrio dell'economia mondiale, tenendo conto del comportamento delle principali banche centrali: la Federal reserve americana (Fed), la Banca centrale europea (BCE), la Bank of England (BoE), la Banca nazionale svizzera (BNS), la Bank of Japan (BoJ) e la banca centrale cinese (PBoC). Le loro politiche monetarie possono essere definite mediante quattro caratteristiche: 1) stile, 2) fase, 3) obiettivi economici, e 4) funzione di preferenza. Salvo un'eccezione, per ciascuna di loro, le politiche monetarie sono desincronizzate e disordinate. L'eccezione è relativa alla Fed e alla Bank of England, i cui stili (pilotaggio delle previsioni) sono similari. Sulle fasi (ad esempio la strategia d'uscita dall'allentamento quantitavo o ancora la stabilizzazione del tasso di cambio), esse differiscono tutte, così come sugli obiettivi economici. La funzione di preferenza delle banche centrali dipende dall'obiettivo di crescita o dall'obiettivo d'inflazione, o ancora da una combinazione dei due. Ora, la funzione di preferenza può restare stabile o modificarsi. Nel primo caso, la politica monetaria viene da noi caratterizzata come endogena e, nel secondo, esogena. Quanto più una politica monetaria è endogena, tanto più essa stabilizza l'ambiente finanziario. Riteniamo che solo la banca centrale cinese conduca una politica monetaria esogena. Da una politica favorevole alla crescita ad ogni costo, essa è ormai orientata verso la strada di una politica mirata a una crescita sostenibile, con una funzione di preferenza del tipo stop and go per controllare il credito. Questo cambiamento è suscettibile di generare choc sui mercati finanziari. |4| Stati Uniti: un netto miglioramento della congiuntura sembra probabile nel secondo trimestre La maggior parte degli indicatori congiunturali per gennaio e febbraio puntano sempre più chiaramente verso un netto rallentamento della crescita all'inizio di quest'anno, una affievolimento essenzialmente legato a condizioni invernali particolarmente rigide. Le prime indicazioni per il mese di marzo sono tuttavia relativamente incoraggianti, puntando verso un netto miglioramento. L'indebolimento della crescita quindi è rimasto limitato al primo trimestre. Continuiamo a prevedere una progressione trimestrale annualizzata del PIL dell'1,8%, dopo il 2,6% del quarto trimestre 2013. Inoltre, recupero permettendo, la crescita potrebbe avvicinarsi temporaneamente al 4% nel secondo trimestre. Nel complesso, restiamo molto ottimisti per l'intero anno. Continuiamo pertanto a prevedere una crescita robusta intorno al 3,0% tra il quarto trimestre 2013 e il quarto trimestre 2014. In occasione della sua riunione di politica monetaria dello scorso 19 marzo, la Federal reserve in modo non sorprendente ha annunciato un nuovo taglio di 10 miliardi (a 55 miliardi) del ritmo mensile dei suoi acquisti di titoli (QE3). Il tapering dovrebbe continuare allo stesso ritmo, e il programma di acquisti terminare ad ottobre. Come altresì previsto, la Fed ha optato per una formulazione più qualitativa del suo «pilotaggio delle previsioni» a livello dei tassi dei Fed funds. Per contro, le nuove proiezioni per questi stessi tassi d'interesse hanno largamente stupito i mercati finanziari. Rispetto alle previsioni pubblicate a dicembre, la mediana delle proiezioni individuali dei partecipanti alla riunione del comitato di politica monetaria è stata in effetti rivista dallo 0,7% all'1% per fine 2015, e dall'1,75% al 2,25% per fine 2016. Come spiegato nel «Tema del mese» a pagina 12, anche dopo tali revisioni, queste proiezioni rimangono sorprendentemente basse. «La Fed ha optato per una formulazione più qualitativa del suo pilotaggio delle previsioni a livello dei tassi dei Fed funds» Eurozona: la BCE pressata dal rischio di deflazione Le recenti notizie hanno confermato il consolidamento della crescita economica, malgrado un rischio deflazionistico sempre molto presente. La debolezza dell'inflazione ha convinto il presidente della Bundesbank a dichiararsi a favore prospettive|aprile 2014 LA CRESCITA AMERICANA DOVREBBE ACCELERARE NEL SECONDO TRIMESTRE 2014. Dopo una mancanza di vigore nel primo trimestre, principalmente causata dalle cattive condizioni meteorologiche, la crescita dovrebbe consolidarsi nel secondo. % 4.5 Previsione di crescita media dal 2° trim. 2013 al 4° trim. 2014: 3.1%E Previsioni Crescita media dal 2° trim. 2009 al 2° trim. 2013: 2.2% 4.0 4.1% 4.0% 3.5 3.0 2.5 2.6% 2.0 1.8% 1.5 1.0 0.5 0.0 -0.5 -1.0 -1.5 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Fonte: Pictet WM – AA&MR, Datastream di misure non convenzionali. Questo apparente ravvedimento di Jens Weidmann ha permesso di sostenere le attività dei paesi periferici. La fiducia delle imprese si è leggermente deteriorata a marzo. Le prospettive degli industriali tedeschi in particolare sembrano essere state influenzate dalla crisi ucraina e dal rallentamento cinese. Tuttavia, al di là della volatilità a breve termine, l'espansione dell'attività economica dell'eurozona è in rafforzamento intorno allo 0,3%-0,4%, trimestre su trimestre. Nel contempo, la pubblicazione dei dati sull'inflazione per marzo ha ricordato che il pericolo di uno scenario deflazionistico era estremamente reale nell'eurozona. L'inflazione è infatti scesa allo 0,5% per l'insieme dell'area dell'euro e la Spagna si è unita al gruppo dei paesi in deflazione. Questa situazione ha spinto il presidente della Bundesbank ad ammorbidire il suo linguaggio dichiarandosi disposto a prendere in considerazione misure di allentamento quantitativo a determinate condizioni. Questo tono conciliante purtroppo deve essere preso con una certa circospezione. Jens Weidmann si era già mostrato favorevole della fine della sterilizzazione delle attività detenute nel quadro del programma SMP (Securities Market Program) senza che ciò avesse portato a decisioni di sorta. Nell'immediato, questi interventi verbali hanno avuto il vantaggio di sostenere il corso delle attività dei paesi periferici dell'eurozona e di indebolire leggermente l'euro. prospettive|aprile 2014 Ciò non è tuttavia sufficiente. La debolezza dell'inflazione continua in effetti a minare il processo di recupero della competitività dei paesi periferici. Quanto alla forza dell'euro, essa rischia di rendere fragili le esportazioni, che anche nel 2014 costituiranno il pilastro principale della ripresa economica. In questo contesto, la BCE sarà incitata a tradurre questi interventi verbali in azioni. Cina: inizio dell'allentamento delle politiche economiche Gli indicatori pubblicati recentemente in Cina segnalano un sensibile rallentamento nel primo trimestre 2014. La domanda interna è la componente che sembra maggiormente segnare il passo, mentre le esportazioni restano relativamente vigorose. In ogni caso la crescita del PIL potrebbe essere scesa a circa il 7,4% anno su anno (7,7% nel quarto trimestre 2013), ossia un ritmo di progressione di circa il 5,5% come variazione trimestrale annualizzata. E anche se le priorità rimangono le riforme strutturali e il controllo dell'espansione del credito, l'indebolimento della crescita sta chiaramente avvicinandosi al limite di tolleranza delle autorità. Dovrebbero essere periodicamente decise delle misure di rilancio per mantenere la crescita al di sopra del 7%. Siamo convinti che un rallentamento durevole sotto tale soglia sia poco probabile. Il recente allentamento delle condizioni monetarie (abbondanza di liquidità, discesa dei tassi interbancari, deprezzamento del renmimbi) può peraltro essere considerato come una prima azione di sostegno della crescita, anche se l'obiettivo non era certamente solo congiunturale. Inoltre, è stato recentemente annunciato che alcuni interventi di spesa pubblica saranno anticipati. Le politiche economiche stanno quindi per prendere un tono decisamente più espansivo, e i mercati finanziari hanno cominciato a reagire positivamente a questi cambiamenti. Misure supplementari miranti a stimolare la crescita sono probabili in un prossimo futuro. Il punto morto della crescita potrebbe essere raggiunto nel secondo trimestre e, analogamente al 2013, un'accelerazione della crescita dovrebbe profilarsi nel corso del prossimo semestre. |5| STRATEGIA Un vento favorevole soffia sulle azioni dei mercati sviluppati Dopo gli choc subiti all'inizio di quest'anno dalle economie emegenti, come l'Argentina, la Turchia, il Sud Africa, l'India o ancora l'Ucraina, i mercati azionari americani ed europei si sono rafforzati negli ultimi giorni di marzo. Christophe Donay*, Chloé Koos Dunand e Jacques Henry *con la collaborazione di Wilhelm Sissener occasione degli choc di inizio anno lo ha dimostrato ancora una volta. MERCATI FINANZIARI Performance in % degli indici finanziari in moneta locale. Dati al 31.03.2014 Indice Dal 31.12.2013 Mese precedente Azioni statunitensi* USD S&P 500 1.8% 0.8% Azioni europee* EUR STOXX Europe 600 2.4% -0.8% Azioni mercati emergenti* USD MSCI Emerging Markets -0.4% 3.1% US Treasury* USD ML Treasury Master 0.2% 0.1% Obbligazioni societarie investment grade statunitensi* USD ML Corp Master 3.0% 0.1% Obbligazioni societarie high yield statunitensi* USD ML US High Yield Master II 3.0% 0.2% Hedge fund Credit Suisse Tremont Index global** 1.7% 1.4% USD Commodity USD Reuters Commodities Index 8.7% 0.7% Oro USD Oncia troy oro 6.7% -2.7% Il ruolo che attribuiamo alle politiche monetarie delle principali banche centrali nell'evoluzione dei mercati finanziari torna in primo piano, sulla scia dell'affievolimento dei rischi creati da talune economie emergenti all'inizio di quest'anno. Conviene tuttavia optare per una protezione della componente azionaria dei portafogli, mediante un'allocazione negli US Treasury a 10 anni. Le cattive notizie a inizio anno hanno avuto conseguenze opposte sulle tendenze dei corsi delle principali classi di attività: rallentamento della crescita americana a causa dell'ondata persistente di freddo invernale che ha paralizzato una parte dell'attività, inizio di crisi economiche e finanziarie in Argentina e in Turchia, crisi politica in Ucraina. Da una parte, hanno penalizzato le azioni europee ed americane. Dall'altra, esse hanno spinto al rialzo i titoli di Stato, che hanno giocato un ruolo di bene rifugio in questi momenti di tensione. Nel corso delle ultime settimane, tali tendenze hanno mostrato |6| * Dividendi/cedole reinvestiti ** fine febbraio 2014 segnali incoraggianti d'inversione. Questi ultimi hanno permesso all'indice S&P 500 di chiudere il primo trimestre 2014 con un rialzo dell'1,8%. Lo STOXX 600 ha beneficiato di una progressione molto più sostenuta che gli ha permesso di ottenere una performance trimestrale del 2,4%. L'accelerazione della crescita americana da noi prevista a partire dal secondo trimestre dovrebbe accentuare il rialzo delle azioni europee ed americane, a scapito dei titoli di Stato. Salvo uno choc esogeno provienente dalle economie emergenti, identificato nel nostro scenario centrale 2014 come la principale fonte di rischio per i mercati, restiamo convinti in un rialzo delle azioni europee ed americane dell'ordine del 10%. Continuiamo a sovrappesare le azioni sviluppate nei nostri portafogli. I titoli di Stato dovrebbero risentire del rialzo di tassi d'interesse a lungo termine verso il 3,2% da qui a fine anno. Per contro, essi rimangono attraenti grazie alla protezione del portafoglio che offrono in caso di choc sui mercati. Il loro rialzo in I mercati azionari sviluppati avanzano leggermente Dopo un inizio d'anno problematico, i mercati americani ed europei hanno espresso un timido miglioramento nel primo trimestre, con un rialzo del 2,4% per lo Stoxx Europe 600 e dell'1,8% per lo S&P 500, dividendi compresi. La performance degli ultimi giorni di marzo è stata cruciale, con il mercato europeo che ha guadagnato il 3,1% nell'ultima settimana. Dopo una partenza scoraggiante, i risultati delle società europee sono fortemente migliorati nel corso delle settimane e anche se i dati sul fatturato sono stati un po' al di sotto delle previsioni nel quarto trimestre 2013, il risultato netto alla fine è stato mediamente dello 0,4% superiore alle attese. Restiamo positivi in merito all'evoluzione dei mercati azionari sviluppati per il 2014. L'accelerazione della crescita economica e il sostegno delle banche centrali dovrebbero essere i principali motori di questo rialzo. Anche il Giappone ha beneficiato di un rally positivo negli ultimi giorni del mese di marzo, ma il TOPIX accusa ancora un ribasso di circa il 7% rispetto all'inizio anno. I timori sulle conseguenze dell'aumento dell'IVA il 1° aprile, dal 5% all'8%, hanno pesato sulla fiducia degli investitori, alla luce del comportamento dell'economia giapponese dopo il precedente aumento dell'IVA nel 1997. Sebbene le tendenze delle revisioni al rialzo degli utili delle imprese giapponesi siano nettamente meno dinamiche rispetto al 2013, queste ultime resistono bene dall'inizio dell'anno. prospettive|aprile 2014 Rimbalzo dei mercati azionari emergenti L'evento caratteristico del mese di marzo è stato costituito dal forte rimbalzo dei mercati emergenti nella seconda parte del mese. Rispetto al 2013, la sottoperformance dei mercati emergenti è ormai modesta: nel primo trimestre, e includendo i dividendi, l'indice MSCI World ha guadagnato un timido 1,4% rispetto a un calo dei mercati emergenti del -0,4%. Questo rimbalzo dei mercati emergenti è stato ancora più forte nelle due zone che avevano scatenato le due ultime crisi: l'America Latina, sua scia della crisi del peso argentino, a gennaio, e l'Europa orientale, dopo la crisi ucraina a febbraio. Nell'ultima settimana di marzo, i rimbalzi sono stati rispettivamente del 6,3% e del 7,7%. L'Asia (Giappone escluso) che aveva dimostrato molta più resistenza durante il ribasso, ha comunque espresso un rimbalzo del 2,8% a fine marzo. Il principale cambiamento riguarda la percezione del rischio: la volatilità implicita – misura di rischio recentemente esaminata con attenzione – degli indici emergenti è tornata al livello di metà gennaio. In termini di profitti delle imprese, i risultati netti pubblicati per il 4° trimestre 2013 sono stati molto inferiori alle attese e gli analisti hanno continuato a rivedere al ribasso le loro previsioni per il 2014 e il 2015. Nella nostra allocazione strategica cerchiamo di evitare le azioni emergenti. Le monete emergenti si rafforzano, così come il dollaro USA Dall'inizio dell'anno, molte divise procicliche si sono apprezzate. Le migliori performance a marzo sono prospettive|aprile 2014 state ottenute da alcune monete emergenti, le cui parità avevano subito forti correzioni nel 2013 e le cui economie stanno accelerando da poco. In effetti, taluni paesi l'anno scorso hanno subito un deprezzamento dei tassi di cambio del 10-20%. Questi deprezzamenti hanno stimolato le esportazioni, che a loro volta stimolano ora le economie su una scala più larga. È il caso ad esempio della rupia indonesiana, che dopo un deprezzamento rispetto al dollaro del 20% lo scorso anno, ha espresso un rimbalzo del 7% nei primi mesi del 2014. Questa tendenza dovrebbe perdurare a breve e medio termine per le monete emergenti. Anche il dollaro USA si è rafforzato da metà marzo. Le revisioni dello scenario di politica monetaria della Fed sono state migliori del previsto. Il dollaro si è pertanto rafforzato dal suo minimo da due anni, a 1,38 contro l'euro. Dato che la Banca centrale europea non ha ancora adottato misure supplementari, il suo bilancio continua a ridursi, mentre quello della Fed aumenta. Questa situazione dovrebbe invertirsi nel corso dell'anno e permettere così al dollaro di iniziare una tendenza rialzista durevole nei confronti dell'euro. stabili. Quanto alle altre commodity, esse sono sempre ostaggio dell'economia cinese. Quest'ultima dovrebbe tuttavia accelerare nella seconda parte dell'anno, trascinando sulla sua scia il prezzo delle commodity. Il potenziale di rialzo ci sembra tuttavia limitato, a causa di un eccesso di offerta per talune materie prime o, per altre, poiché l'impatto dell'aumento della domanda sarà compensato da un rialzo del dollaro. Volatilità senza una vera tendenza per le commodity La maggior parte dei prezzi delle commodity sono scesi nel mese di marzo, dal -1% per il prezzo del greggio al -6% per l'argento. Il palladio ha fatto eccezione con un apprezzamento di circa il 4%. Il prezzo del petrolio e del palladio dovrebbero continuare a rimanere |7| FATTI SALIENTI NEL MONDO Il ritorno delle strategie di carry Tornano d'attualità le strategie di carry, che consistono nel prendere a prestito una moneta con tassi d'interesse bassi, per poi convertirla in un'altra moneta con tassi d'interesse superiori, grazie ai rialzi dei tassi delle obbligazioni societarie in economie come la Nuova Zelanda. 82,3 Le cattive condizioni meteorologiche hanno pesato sui consumi americani negli ultimi mesi, ma molto poco sulla fiducia dei consumatori. Quest'ultima (misurata dal Conference Board) è passata da 78,3 a febbraio a 82,3 a marzo, il suo livello più alto da poco più di sei anni. BBB- L’agenzia Standard & Poor’s ha abbassato di un livello il rating di solvibilità del Brasile, da BBB a BBB- (sia pure elevando l'outlook da «negativo» a «stabile»). L'agenzia di valutazione segnala la combinazione di una crescita economica deludente da 4 anni e un indebolimento del bilancio. 51,8 Il Markit Flash Composite PMI per la Francia si è attestato a 51,8 nel mese di marzo, rispetto a 47,9 a febbraio, superando così le previsioni di consenso. Si tratta del suo livello più alto in 31 mesi. L'indice del settore dei servizi è salito a 51,5 dopo 47,2 a febbraio, e quello manifatturiero a 52,1 rispetto a 49,7 a febbraio. |8| prospettive|aprile 2014 30% Nel 2012, il 30% del gas naturale importato dalla Germania proveniva dalla Russia. 2,6% La banca nazionale ungherese (BNH) ha ridotto il suo tasso di riferimento principale dal 2,7% al 2,6%, un nuovo minimo storico. Si tratta del ventesimo taglio consecutivo da agosto 2012 (quando il tasso era del 7%). 27 miliardi di dollari Gli esperti del Fondo monetario internazionale hanno presentato un programma di aiuti per l'Ucraina di 27 miliardi di dollari sull'arco di due anni. Il Fondo monetario internazionale vi parteciperebbe anch'esso fino a 14-18 miliardi. Questo programma di aiuti verrà sbloccato a condizione che l'Ucraina prenda le misure richieste: ristrutturazione di Naftogaz, cura di austerità, blocco delle pensioni e degli stipendi dei funzionari pubblici. 48,1 L'indice dei direttori degli acquisti (PMI) manifatturiero cinese Markit/HSBC è arretrato di 0,4 punti a 48,1 per il mese di marzo (contro 48,5 a febbraio). Si tratta del suo livello più basso in 8 mesi. 203,5 milioni di dollari La Banca mondiale ha approvato un prestito di 203,5 milioni di dollari al Kenya per sostenere la ricostruzione dell'aeroporto internazionale Jomo Kenyatta, il più grande polo aeronautico dell'Africa orientale, che era stato distrutto da un incendio nell'agosto 2013. prospettive|aprile 2014 2,75% La banca centrale neozelandese ha appena aumentato i suoi tassi di riferimento dello 0,25%, al 2,75%. È la prima banca centrale di un paese ricco a fare questo gesto dal 2012. Nel 2013, l'economia neozelandese ha registrato una crescita del 2,7%. |9| CLASSI DI ATTIVITÀ Il rischio dei paesi emergenti assume una varietà di forme Dopo i timori che hanno pesato sull'Argentina, la Turchia, il Sud Africa e l'India nel mese di gennaio, a marzo l'Ucraina ha ricordato agli investitori che il rischio dei paesi emergenti poteva assumere diverse forme. Tuttavia, le attività rischiose si sono riprese a fine mese. Un primo trimestre contrastato Azioni Le crisi a ripetizione hanno pesato sui mercati azionari nel primo trimestre, ma i recenti sviluppi rimangono di buon augurio per il resto dell'anno. I mercati azionari hanno visto una leggera schiarita a fine marzo. Gli indicatori di rischio si sono fortemente distesi, sia sui mercati emergenti che su quelli sviluppati, ove siamo tornati ai livelli prevalenti a metà gennaio, prima delle due crisi che hanno infierito sulle economie emergenti. Le previsioni di crescita dei profitti per il 2014 hanno invece subito forti revisioni al ribasso, poiché le stime a due cifre di fine 2013 oscillano ormai tra l'8% e il 9% negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone. L'Asia emergente ha mostrato maggiore resistenza, dato che le previsioni per tale area (Giappone escluso) sono ancora al 13,3% per il 2014. Il contesto macroeconomico, quanto ad esso, ha piuttosto la tendenza a migliorare, e questo dovrebbe permettere ai dati di fatturato di crescere nel 2014. Questa dinamica giocherà un ruolo chiave, soprattutto in Europa, dopo un anno molto negativo nel 2013. Peraltro, lo scenario di stabilizzazione dei margini delle imprese americane ad un livello elevato è stato confermato dall'ultimo aggiornamento dei profitti NIPA da parte del Bureau of Economic Analysis del dipartimento dell'economia statunitense. In Europa, la stabilizzazione e successivamente il rimbalzo dei margini a un livello basso richiedono più di tempo del previsto, ma i risultati pubblicati nel quarto trimestre 2013 sono incoraggianti. Lo scenario 2014 basato su una progressione del 10% delle azioni dei paesi sviluppati rimane attuale. |10| La divergenza Stati Uniti/Europa viene confermata Obbligazioni Il rischio deflazionistico nell'eurozona costringerà la BCE ad attuare misure supplementari. Ciò dovrebbe continuare a giocare a favore di un allargamento dello spread tra US Treasury e Bund tedeschi, e d'altra parte, favorire il mantenimento di tassi d'interesse bassi nei paesi periferici dell'eurozona. I tassi d'interesse a lungo termine dei titoli di Stato americani hanno registrato una leggera tendenza rialzista nel mese scorso: il tasso degli US Treasury a 10 anni ha chiuso il mese quasi al 2,8%, mentre all'inizio dello stesso periodo era appena al di sotto del 2,6%. Nello stesso tempo, il tasso dei Bund decennali si è costantemente mosso nel basso della forcella degli ultimi nove mesi. Il differenziale tra i due è pertanto continuato ad aumentare. Oggi si situa a 116 punti base, 6 punti sopra il livello del 2005. Lo scenario di una ripresa economica che spinge la Fed a normalizzare la sua politica monetaria da una parte, e la necessità di combattere i rischi di deflazione per la BCE dall'altra, potrebbero accentuare ulteriormente tale spread nei mesi a venire. La debolezza dell'inflazione nell'eurozona ha spinto il presidente della Bundesbank ad assumere un tono più conciliante. La speranza di vedere la BCE adottare nuove misure ha favorito in particolare le attività dei paesi perifici: azioni e titoli di Stato. Il tasso d'interesse a 10 anni dei BTP italiani è ormai solo a 7 pb dal record storico del 2005. D'altra parte, continuiamo a prevedere un rialzo del tasso d'interesse degli US Treasury decennali al 3,2% da qui a fine anno. I titoli comportanti rischio di credito beneficiano del clima di incertezza Obbligazioni societarie L'attuale clima d'incertezza è favorevole per le obbligazioni societarie. Ma queste ultime dovrebbero essere penalizzate in futuro dalla probabile conferma di una ripresa sostenuta negli Stati Uniti. Tra conferma del tapering della Fed, crisi ucraina e timori di rallentamento cinese, i saliscendi intervenuti nel mese scorso hanno avuto un impatto sulla performance della maggior parte delle classi di attività. Le obbligazioni societarie non sono sfuggite a questa regola, pur riuscendo a rimanere in territorio positivo. Il segmento investment grade (IG) ha registrato un magro 0,1% nel mese, quello high yield (HY) non è riuscito a fare molto meglio con lo 0,2%, ossia leggermente più dei titoli di Stato (0,1%). Su base annua, le obbligazioni societarie continuano ad essere in testa, con il 3,0% sia per l'IG che per l'HY, contro lo 0,2% per gli US Treasury e l'1,8% per lo S&P 500. In termini di settori, la rotazione intervenuta a cavallo d'inizio anno ha trovato conferma nelle sue grandi linee. I media hanno registrato la migliore performance (5,4%), seguiti dai servizi di pubblica utilità (4,2%). La conferma di uno scenario di ripresa sostenuta dovrebbe pertanto favorire le azioni a scapito delle obbligazioni societarie. Ci manteniamo a distanza dall'investment grade e restiamo marginalmente esposti verso l'high yield. prospettive|aprile 2014 Il momentum sta perdendo velocità Hedge fund Diversi temi d'investimento che avevano permesso ai gestori di riprendere contatto con le performance positive a marzo si sono affievoliti. Mentre l'indice HFRI Fund Weighted Composite era progredito di oltre il 2% a febbraio, le stime per marzo si sono rivelate inferiori alle previsioni, a causa della correzione subita dalle azioni, sostenute fino a quel momento da una dinamica rialzista. Questa inversione di tendenza è stata particolarmente sfavorevole per i due temi dominanti, che in precedenza avevano drogato le performance. I titoli collegati a Internet, sui quali molti hedge fund si erano posizionati al rialzo, hanno subito forti perdite. Sebbene l'evoluzione degli indici azionari, rimasti stabili rispetto al mese precedente, ad esempio dello S&P abbia mascherato l'ampiezza del ribasso, la caduta di titoli come Netflix (-21%), Facebook (-12%) o Google (-8%) si è tradotta in una sottoperformance relativa per alcuni gestori long/short equity. Il secondo tema, che consisteva nell'anticipare il vigore dei mercati sviluppati e la debolezza dei mercati emergenti, ha penalizzato molte strategie. Sia le posizioni long che quelle short sono state all'origine di minusvalenze importanti. Se i gestori che miravano su una accelerazione della crescita americana figurano tra i principali perdenti, anche quelli che avevano puntato su un rallentamento dell'attività in Cina, a Taiwan, in Sud Africa, in Brasile o in Turchia non sono stati risparmiati. prospettive|aprile 2014 Il palladio resiste Metalli preziosi Nel mese di marzo, la forza del dollaro ha pesato sui metalli preziosi, ad eccezione del palladio, sul quale restiamo positivi a lungo termine. La riunione di politica monetaria della Fed ha spinto il dollaro a rafforzarsi. In modo concomitante, la maggior parte dei metalli preziosi ha subito un ribasso dei prezzi, ad eccezione del palladio che nel periodo si è apprezzato del 4,6%. Il prezzo dell'oro è invece sceso del 3,2% nel mese, portando la sua performance da inizio anno al 6,9%, leggermente inferiore a quella del palladio. Il prezzo del metallo giallo è aumentato da inizio anno, grazie a un leggero ritorno dell'avversione al rischio, generata dalle preoccupazioni riguardanti i paesi emergenti, ma anche dalla debolezza del dollaro. Venuti meno questi due fattori, il prezzo dell'oro è sceso. Vista la perdurante instabilità della situazione economica e finanziaria, non è escluso che il metallo giallo conosca un recupero nei prossimi mesi. Tuttavia, lo scenario illustrato nell'edizione di Prospettive di febbraio rimane invariato: manteniamo un giudizio negativo in merito al prezzo dell'oro su un orizzonte più lungo. I fondamentali del palladio restano favorevoli, così come le nostre previsioni sul suo prezzo. Il recente aumento di quest'ultimo è comunque attribuibile alle agitazioni in Russia. Bisogna dunque attendersi una leggera correzione della sua quotazione una volta che questa situazione si sarà stabilizzata. Il kiwi mantiene le sue promesse Cambi Come previsto, le monete procicliche hanno espresso un rimbalzo, dollaro neozelandese in testa. I cambiamenti delle previsioni della Fed rischiano tuttavia di frenare l'evoluzione di queste divise rispetto al dollaro. Nell'edizione dello scorso dicembre, avevamo espresso un'opinione favorevole per il dollaro neozelandese, grazie al ritorno in auge delle strategie di carry. Come previsto, la banca centrale del paese ha aumentato a marzo il suo tasso di riferimento di 25 punti base, al 2,75%. La performance della divisa da fine novembre 2013 ha così raggiunto il 6,6% nei confronti del dollaro, ossia il migliore rendimento tra tutte le monete. Le previsioni di consenso indicano un tasso di riferimento intorno al 3,75-4% da qui a fine anno, cosa che dovrebbe continuare a stimolare il kiwi. Da parte nostra, pensiamo che il potenziale sia limitato a questi livelli, di 0,86 dollari americani per un dollaro neozelandese. A marzo, molte monete procicliche hanno continuato il loro rimbalzo. Stimolate da un'accelerazione delle loro economie, esse hanno colmato una parte del ritardo accumulato nel 2013. La rupia indonesiana e il dollaro australiano mettono pertanto a segno performance mensili contro dollaro rispettivamente del 2,2% e del 3,8%. Da quando la Fed ha pubblicato le sue nuove previsioni di politica monetaria, meno accomodanti del previsto, il dollaro si è rafforzato. Questo vigore dovrebbe limitare il potenziale di rialzo delle monete procicliche come le divise legate alle commodity, ma probabilmente non sarà sufficiente a invertire la tendenza fintanto che le economie continueranno ad accelerare. |11| Le riserve di manodopera si riducono rapidamente TEMA DEL MESE – STATI UNITI: MERCATO DEL LAVORO E POLITICA MONETARIA La caduta della disoccupazione americana sovrastima sicuramente l'ampiezza del miglioramento sul mercato del lavoro. Tuttavia, anche sulla base delle stime più precise, le riserve di manodopera appaiono in rapida diminuzione. Di conseguenza, le previsioni dell'andamento dei tassi a breve termine sono verosimilmente troppo basse e dovranno essere riviste al rialzo. Il tasso di disoccupazione americano ha continuato il suo rapido ribasso, passando dal 7,9% a inizio 2013 al 6,7% a febbraio 2014. Dato che tale livello era molto vicino alla soglia del 6,5% che la Federal reserve aveva scelto nel suo «pilotaggio delle previsioni», quest'ultima ha puramente e semplicemente abbandonato questo riferimento in occasione della sua ultima riunione di politica monetaria. Tuttavia, il fatto che questa soglia sia stata raggiunta, o vi ci sia avvicinati, molto prima del previsto non costituisce già di per sé uno sviluppo importante? L'economia americana non è in fin dei conti più vicina alla piena occupazione di quanto non venga generalmente percepito? In caso affermativo, quali potrebbero essere le implicazioni per la politica monetaria e il comportamento dei tassi d'interesse? In primo luogo, si tratta di determinare la misura nella quale la diminuzione del tasso di disoccupazione ufficiale fornisce una chiara idea del miglioramento registrato sul mercato del lavoro. Una parte della diminuzione è evidentemente legata alla creazione di nuovi posti di lavoro, ma una parte sostanziale è spiegata dalla diminuzione del tasso Bernard Lambert, Chief Economist di Pictet Wealth Management |12| di partecipazione (definito come la percentuale della popolazione adulta che lavora o che è alla ricerca di impiego). È proprio la rapidità di questa discesa del tasso di partecipazione che ha sorpreso gli osservatori, non il ritmo della creazione di posti di lavoro. Una diminuzione del tasso di partecipazione può avere due nature molto diverse. Diminuzione del tasso di partecipazione di natura strutturale... In un primo caso, la diminuzione del tasso di partecipazione può derivare dal fatto che un maggior numero di persone attive lascia definitivamente il mercato del lavoro, il più delle volte per il pensionamento di questi lavoratori. Con l'invecchiamento della generazione dei baby boomer, questo fenomeno ha effettivamente raggiunto proporzioni considerevoli negli ultimi anni. In un caso del genere, la diminuzione del tasso di partecipazione è strutturale e il suo impatto sul tasso di disoccupazione corrisponde ad una effettiva riduzione delle riserve di manodopera non impiegata. In effetti, i lavoratori che vanno in pensione rientrano molto raramente sul mercato del lavoro. ... o diminuzione di natura ciclica Nel secondo caso, la diminuzione del tasso di partecipazione è spiegata da un maggior numero di persone che lasciano temporaneamente il mercato del lavoro in attesa di giorni migliori (giovani che riprendono gli studi, madri di famiglia che cessano temporanamente di lavorare, ecc.). In un caso del genere, la diminuzione del tasso di partecipazione è essenzialmente di natura ciclica e l'aumento del tasso di disoccupazione che ne deriva tende a sottostimare l'ampiezza delle risorse non impiegate sul mercato del lavoro. I vari studi sull'argomento danno risultati talvolta molto differenti. Tuttavia, a grandi linee, si può dire che poco più della metà della diminuzione del tasso di disoccupazione osservata dal 2007 sia legata alla demografia, e quindi strutturale, e l'altra metà sia di natura più ciclica. Misura allargata del tasso di sottoccupazione Un modo per misurare meglio l'ampiezza delle riserve di manodopera sul mercato del lavoro consiste nel considerare una definizione della sottoccupazione più ampia del tasso di disoccupazione ufficiale. Ai richiedenti di lavoro in senso stretto (10,6 milioni a febbraio 2014) si possono pertanto aggiungere i 2,2 milioni di persone che non hanno cercato attivamente un lavoro nel corso di quattro settimane (e non sono quindi contate come disoccupati), ma che vorrebbero lavorare, e che non hanno effettuato SCOSTAMENTO DAL TASSO DI DISOCCUPAZIONE DI PIENO IMPIEGO 4.5 4.0 Tasso di disoccupazione allargato* 3.5 3.0 2.5 2.0 1.7 pt 1.5 1.0 Tasso di disoccupazione ufficiale 1.2 pt 0.5 0.0 -0.5 -1.0 * V. definizione nel testo dell'articolo -1.5 94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 Fonte: Pictet WM – AA&MR, Datastream prospettive|aprile 2014 ricerche d'impiego nel corso degli ultimi dodici mesi. Sembra pertanto legittimo tenere conto dei 7,2 milioni di persone che lavorano a tempo parziale, ma che vorrebbero lavorare a tempo pieno se ciò fosse possibile. Nei suoi più recenti commenti, Janet Yellen ha dato importanza a quest'ultimo segmento della sottoccupazione. Sulla base di questo tasso di disoccupazione «allargato», abbiamo stimato uno scostamento rispetto al tasso di disoccupazione di pieno impiego e lo abbiamo confrontato con una stima similare basata sul tasso di disoccupazione ufficiale. Come si può vedere nel grafico soprariportato, sembra che effettivamente la discesa del tasso di disoccupazione ufficiale sovrastimi la rapidità della riduzione delle capacità eccedentarie sul mercato del lavoro. Tuttavia, la differenza non è enorme. Al 6,7% lo scorso febbraio, il tasso di disoccupazione ufficiale si colloca verosimilmente circa 1,2 punti percentuali al di sopra del tasso di disoccupazione corrispondente al pieno impiego. Utilizzando il tasso di disoccupazione allargato, lo scarto passa a 1,7 punti, una differenza di «soli» 0,5 punti. Questa differenza corrisponde a un ritorno al pieno impiego dilazionato di 6-9 mesi, una differenza non sostanziale tenuto conto dell'incertezza inerente a questo tipo di stime. Proiezioni con l'aiuto di una regola di Taylor Quali insegnamenti trarne per quanto riguarda la probabile evoluzione della politica monetaria americana? Per rispondere a questa domanda, ci è parso utile calcolare una regola di Taylor basata su questo tasso di disoccupazione allargato. Il principio delle regole di Taylor consiste nello prospettive|aprile 2014 stimare quale dovrebbe essere il livello del tasso dei Fed funds in funzione delle misure dello scostamento della piena occupazione e dello scostamento dell'inflazione effettiva rispetto all'obiettivo di inflazione. Abbiamo scelto una regola di Taylor che calibra il modello in funzione del comportamento passato dalla Federal reserve. I risultati sono molto istruttivi (v. grafico alla fine dell'articolo). Certamente, rispetto a una regola di Taylor basata sul tasso di disoccupazione ufficiale, otteniamo livelli di tassi nettamente inferiori, in particolare con una stima sempre in territorio negativo all'inizio di quest'anno. Tuttavia, le nostre stime puntano a un primo rialzo dei tassi dei Fed funds a partire dal mese prossimo, e un rialzo relativamente rapido successivamente. Così, sulla base delle proiezioni del tasso di disoccupazione e d'inflazione della Federal reserve, le nostre stime sul tasso dei Fed funds suggeriscono una progressione a circa il 3% a fine 2015. Previsioni di tassi stupefacentemente bassi Questi risultati sono molto superiori alle proiezioni della Fed, nonché alle previsioni dei mercati a termine (v. le cifre indicate sul grafico alla fine dell'articolo). Questa divergenza è tanto più stupefacente se si considera che la Fed ha appena rivisto al rialzo le sue previsioni di tasso, con un impatto non trascurabile sulle previsioni dei mercati a termine (v. parte Macroeconomia a pagina 4). Come interpretare queste forti divergenze tra i risultati della nostra regola di Taylor e le previsioni della Fed? Per certi versi, esse possono sembrare logiche. In effetti, la Federal reserve ha ora esplicitamente dichiarato nel suo comunicato di politica monetaria che anche una volta che il pieno impiego fosse ritrovato e che l'inflazione fosse tornata al suo obiettivo, potrebbe essere necessario per qualche tempo mantenere i tassi a breve a livelli inferiori a quelli ritenuti normali a lungo termine. La Federal reserve non sembra tuttavia optare formalmente per una forma di optimal control policy. Più semplicemente, essa sembra considerare che anche molti anni dopo la crisi finanziaria, sussistano squilibri |13| TEMA DEL MESE – STATI UNITI: MERCATO DEL LAVORO E POLITICA MONETARIA importanti e ostacoli a lungo termine continuino a penalizzare la ripresa. E che di conseguenza la Fed dovrà probabilmente mantenere tassi dei Fed funds al di sotto dei livelli che sarebbero normali. Abbiamo tuttavia molti dubbi sul fatto che questa visione non possa essere cambiata. Prevedere ed enunciare questo oggi è una cosa. Mantenere effettivamente tassi d'interesse reali praticamente a zero, mentre la crescita è sostenuta, si è tornati al pieno impiego e l'inflazione sfiora l'obiettivo del 2%, è un'altra. Questo è comunque quanto suggerisce il panorama completo delle previsioni della Fed per fine 2016. Ciò sarà tanto più difficile dato che le opinioni divergono notevolmente nell'ambito stesso del comitato di politica monetaria. Previsioni dei tassi a breve termine orientate al rialzo Siamo dell'avviso che se l'economia evolverà in linea con le proiezione della Federal reserve, le previsioni dei tassi dei Fed funds verranno probabilmente riviste al rialzo in occasione dei prossimi aggiornamenti di fine trimestre. Con un po' di ritardo, il pilotaggio delle previsioni dovrebbe evolvere nella stessa direzione. Le previsioni dei mercati a terminne dovrebbe anch'esse registrare un movimento rialzista. Come abbiamo visto, queste restano per il momento molto basse. Esse sono persino inferiori alle proiezioni della Fed. A nostro avviso, ciò è dovuto innanzitutto al fatto che in questo momento l'incertezza in merito al vigore sottostante della crescita è notevole e che l'inflazione rimane molto bassa. Se il nostro scenario basato su una netta accelerazione della crescita e un aumento graduale dei prezzi si dovesse realizzare, le previsioni dei mercati in merito all'evoluzione dei tassi a breve termine dovrebbero tendersi sensibilmente. Questo movimento potrebbero peraltro prendere la forma di scosse più o meno violente. In effetti, le previsioni sui tassi a breve termine sono molto basse. Statistiche di crescita più favorevoli, una risalita anche modesta dell'inflazione e/o segnali più netti di una accelerazione dei rialzi dei salari potrebbero pertanto essere sufficienti a generare dei movimenti marcati sui mercati dei tassi d'interesse. Se queste reazioni TASSO DEI FED FUNDS - REGOLA DI TAYLOR, PREVISIONI DELLA FED E DEI MERCATI A TERMINE 4.0 Fine 2016: 3.6% % Fine 2015: 3.0% 3.5 3.0 Fine 2016: 2.25% Regola di Taylor basata sulle previsioni FOMC per la disoccupazione e l'inflazione 2.5 2.0 Fine 2015: 1.0% 1.5 Mediana previsioni FOMC 1.0 0.5 Fine 2015: 0.8% Obiettivo di tasso sui Fed funds 0.0 -0.5 Fine 2016: 1.9% Aspettative di mercato Regola di Taylor *, con gap corretto per la disoccupazione -1.0 -1.5 * Regola stimata modifica: funzione del gap di disoccupazione e inflazione di base PCE -2.0 12 Contributori | Yves Bonzon, Christophe Donay, Jean-Pierre Durante, Chloé Koos Dunand, Bernard Lambert, Jacques Henry, Kalina Moore, Wilhelm Sissener, David Baglione | Redazione terminata il 31 marzo 2014 Revisione editoriale | Sabine Jacot-Descombes, Francine Jacquemet Perez Traduzione| Mario Clapis Impaginazione | Production Multimédia Pictet Stampa | Stampa su carta certificata FSC Disclaimer | Il presente documento non è destinato alle persone aventi cittadinanza, residenza o domicilio o alle entità registrate in un paese o una giurisdizione in cui la sua distribuzione, pubblicazione, messa a disposizione o utilizzo sono in contrasto con norme di legge o regolamentari in vigore. 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Tutto questo potrebbe tradursi in forti cambi di direzione nelle previsioni dei tassi d'interesse. Complessivamente, la prospettiva di un rialzo irregolare dei tassi a lungo termine e delle previsioni relative ai tassi a breve non ci sembra tuttavia veramente preoccupante. In effetti, essa sarà innanzitutto il riflesso di una crescita più robusta e meglio assicurata, non la conseguenza di uno spostamento verso un modo di reagire più rigido da parte della Federal reserve. Questi sviluppi non dovrebbero pertanto penalizzare in modo durevole i mercati degli strumenti più rischiosi. 13 14 15 16 Fonte: Pictet WM - AA&MR, Datastream residua, delle condizioni di mercato, della volatilità e della solvibilità dell’emittente o dell'emittente di riferimento. I tassi di cambio possono inoltre influire positivamente o negativamente sul valore, sul prezzo o sul reddito dei titoli o degli investimenti ad essi relativi menzionati nel presente documento. 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Dati al 31 marzo 2014 PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI TASSI D’INTERESSE Stime Pictet - (consenso*) Tassi di crescita del PIL 2012 2013 Stati Uniti Eurozona Svizzera Regno Unito Giappone Cina Brasile Russia 2.8% -0.6% 1.0% 0.3% 1.4% 7.7% 1.0% 3.4% 1.9% -0.4% 2.0% 1.7% 1.5% 7.7% 2.3% 1.3% Inflazione (IPC) (media annuale, Brasile escluso, a fine anno) 2012 2013 Stati Uniti Eurozona Svizzera Regno Unito Giappone Cina Brasile Russia 2.1% 2.5% -0.7% 2.8% 0.0% 2.6% 5.8% 6.6% 1.5% 1.3% -0.2% 2.6% 0.4% 2.6% 5.9% 6.5% 2014E 3.0% 1.1% 2.0% 2.9% 1.0% 7.3% 1.9% 1.3% 2015E (2.8%) (1.1%) (2.1%) (2.7%) (1.4%) (7.4%) (1.8%) (1.3%) 3.0% 1.3% 2.2% 2.6% 1.0% 7.2% 2.3% 2.1% 2014E 1.8% 0.9% 0.1% 1.7% 2.5% 2.6% 6.0% 5.8% (3.1%) (1.4%) (2.2%) (2.5%) (1.3%) (7.3%) (2.1%) (2.1%) 2015E (1.7%) (0.9%) (0.3%) (2.0%) (2.6%) (2.9%) (6.0%) (5.8%) 2.2% 1.2% 0.5% 2.0% 1.8% 3.0% 5.5% 5.1% Breve termine (3 mesi) Lungo termine (10 anni) 0.1% 0.25% 0.0% 0.5% 0.0% 3.0% (1 anno) 10.8% 2.7% 1.6% 1.0% 2.7% 0.6% 4.8% (5 anni) 12.9% Stati Uniti Eurozona Svizzera Regno Unito Giappone Cina Brasile MERCATI OBBLIGAZIONARI (2.0%) (1.3%) (0.9%) (2.2%) (1.7%) (3.2%) (5.6%) (5.1%) *Fonte: Consensus Economics Inc Performance dal 31.12.2013 EUR High yield EUR High yield USD CHF Debito emergente (in moneta locale) USD VARIAZIONI DEI TASSI DI CAMBIO (DAL 31.12.2013) GBP Rispetto all’EUR Rispetto all’USD NZD — NZD — AUD — AUD — AUD — JPY — JPY — JPY — NOK — NOK — NOK — CHF — CHF — GBP — GBP — GBP — EUR — USD — EUR — USD — HKD — HKD — HKD — SEK — SEK — CAD — CAD — SEK — CAD — % -6 -4 -2 0 2 4 6 % -6 -4 JPY Rispetto al CHF NZD — -2 0 2 4 % -6 6 Debito emergente (in USD) % -4 Baltic Freight 16.4 Agricoltura -39.6 19.0 Mais Performance dal 31.12.2013 USD -4 Energia -2 0 2 In colore scuro: Performance dal 31.12.2013 Brent In colore chiaro: Performance del mese precedente WTI Cacao 13.6 -12 0 12 -13.6 0 12 % -18.3 Metalli preziosi* Alluminio -27.3 Oro -34.9 Argento Zinco Platino Stagno Palladio Piombo -12 0 12 prospettive|aprile 2014 % 4 6 MSCI World* S&P 500* MSCI Europe* Tokyo SE (Topix)* MSCI Pacific ex. Japan* SPI* Nasdaq MSCI Em. Markets* Russell 2000 1.4% 1.8% 2.2% -4.8% -0.7% 5.4% 0.5% -0.4% 0.8% 4 EUR 1.4% 1.8% 2.2% -4.8% -0.7% 5.3% 0.5% -0.4% 0.8% CHF GBP 0.7% 0.7% 1.1% 1.1% 1.5% 1.5% -5.5% -5.4% -1.4% -1.3% 4.7% 4.7% -0.1% -0.1% -1.0% -1.0% 0.1% 0.2% * Dividendi reinvestiti SETTORI DI ATTIVITÀ Performance dal 31.12.2013 -12 Metalli industriali Rame 2 Gas naturale Zucchero % 0 MERCATI AZIONARI COMMODITY -22.1 -2 -12 0 12 % * Indice Pictet Industria Tecnologia Materiali di base Telecomunicazioni Salute Energia Servizi pubblica utilità Finanza Consumi di base Consumi voluttuari Stati Uniti -1.0% 1.9% 2.7% -0.8% 5.4% 0.8% 9.1% 1.9% 0.0% -2.6% Europa Mondo 1.4% -1.1% 1.2% -1.2% 4.1% 0.9% 10.5% 1.3% -0.1% 0.4% -0.6% 1.5% 1.2% -1.5% 5.1% 1.2% 7.9% 0.1% 0.0% -2.5% |15| PERSP ITA 0414 «Prospettive» è disponibile anche online. Seguite quotidianamente e abbonatevi alle nostre opinioni sull’economia, i mercati e le tendenze secolari sul sito http://perspectives.pictet.com
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