Relazione semestrale al 30 giugno 2014 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato denominato “BancoPosta STEP” istituito e promosso da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR INDICE Relazione Semestrale al 30 Giugno 2014 del Fondo Comune di Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato BancoPosta STEP istituito e promosso da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR Nota Illustrativa Premessa Considerazioni generali Mercati Prospettive Regime di tassazione Fondo STEP Situazione Patrimoniale del Fondo 1 Premessa La Relazione Semestrale al 30 giugno 2014 (ultimo giorno di borsa italiana aperta del 1° semestre 2014) del fondo comune di investimento mobiliare aperto armonizzato denominato “BancoPosta STEP”, istituito da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR (Società Promotrice) e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR S.p.A. (Società Gestore), è stata redatta dalla Società Gestore in conformità alle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia con Regolamento dell’8 maggio 2012 e successive modifiche. La Società Gestore assume piena responsabilità sulla completezza e sulla veridicità dei dati e delle informazioni contenute nel presente documento. La Relazione Semestrale si compone di una Situazione Patrimoniale accompagnata da una Nota Illustrativa che fornisce, tra l’altro, indicazioni sia sulla politica di investimento seguita nella gestione del patrimonio dei fondi nel corso del semestre, sia sulle prospettive di investimento. Poste Italiane S.p.A. Società con socio unico - Patrimonio BancoPosta, Società controllante di BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, rappresenta il Collocatore delle quote del fondo comune di investimento illustrato nella presente Relazione Semestrale. Considerazioni generali Con l’ausilio ancora una volta di politiche monetarie espansive delle principali Banche Centrali, l’indice MSCI AC World ha guadagnato nei primi sei mesi dell’anno il 4,94%, sostenuto soprattutto dal mercato americano e da quelli europei, in salita di circa il 6,05% (S&P500) e 4,8% (EuroStoxx 50) mentre il mercato giapponese è sceso del -6,93% (Nikkei225). I mercati emergenti hanno guadagnato il 4,8% (MSCI Emerging Markets), nonostante un inizio d’anno piuttosto incerto condizionato dal rallentamento economico registrato dai principali paesi dell’area (Cina, Brasile e Russia) e dal ritorno dell’avversione al rischio alimentata dalle tensioni tra Ucraina e Russia. La crescita economica mondiale rimarrà con ogni probabilità positiva e leggermente superiore rispetto all’anno precedente supportata dalla ripresa delle economie sviluppate. Secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale (World Economic Outlook, aprile 2014), nel 2014 il PIL mondiale è atteso espandersi ad un tasso del 3,6% (3% nel 2013): nelle economie avanzate la crescita dovrebbe attestarsi mediamente intorno al 2,2% (1,3% nel 2013) mentre i paesi emergenti dovrebbero crescere di circa il 4,9% (4,7% nel 2013). Dato il permanere di un’elevata disoccupazione in molte economie sviluppate, l’inflazione media attesa in questi paesi non è elevata (1,5% nel 2014 secondo il Fondo Monetario Internazionale), mentre in molti paesi emergenti dovrebbe attestarsi intorno al 5,5%. Stati Uniti Negli Stati Uniti, nella prima parte dell’anno l’economia si è contratta di circa il 2,9% annualizzato, a causa principalmente delle condizioni climatiche particolarmente avverse dell’inverno. Tuttavia gli indicatori macroeconomici prospettici, pubblicati a fine periodo, lasciano pensare ad un’accelerazione della crescita nel corso della seconda parte dell’anno. Il tasso di disoccupazione è sceso significativamente portandosi a fine periodo al 6,1%. Nonostante le difficoltà registrate dall’economia domestica, la FED ha continuato a ridurre l’allentamento monetario in atto passando da 85 a 35 miliardi di dollari al mese. Venendo alla politica monetaria convenzionale, le riunioni del FOMC non hanno invece portato ad alcun cambiamento dello status quo americano. Il tasso di riferimento dei fondi federali è rimasto nell’intervallo in vigore dal dicembre 2008 (0%-0,25). Il nuovo presidente della FED, Janet Yellen ha tuttavia iniziato a comunicare su un possibile rialzo a partire dalla seconda metà del 2015 qualora venissero confermati i miglioramenti registrati dal mercato occupazionale, la cui ripresa purtroppo non si accompagna ad una dinamica salariale altrettanto di supporto. Area Euro Secondo il FMI l’Area Euro nel 2014 vedrà un’espansione della propria economia pari a circa l’1,2%. Le discrepanze tra le differenti aree geografiche dovrebbero attenuarsi anche perché si dovrebbe ridurre significativamente la lista dei paesi in recessione. La Germania dovrebbe continuare a crescere ad un ritmo dell’1,7% e la Francia dell’1%. L’Italia e la Spagna, dopo un 2013 in contrazione, dovrebbero vedere le loro economie espandersi rispettivamente dell’1% e dello 0,6%. Dopo mesi di 2 inattivismo, a giugno in occasione del Consiglio dei Governatori della BCE, il presidente Mario Draghi ha tagliato il tasso di interesse ufficiale (refi) da 0,25% a 0,15%. Contestualmente è stato ridotto il cosiddetto “depo rate”, portato per la prima volta in territorio negativo (- 0,10%) per incentivare l’immissione di liquidità da parte delle Banche nel sistema economico. Mario Draghi ha inoltre esteso temporalmente i prestiti alle Banche facenti parte del cosiddetto programma MRO, ha annunciato la fine della sterilizzazione degli acquisti nell’ambito del programma SMP e ha annunciato due nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO) per un ammontare complessivo di 400, successivamente innalzato a 1000 miliardi di euro, a patto che le Banche che ne faranno ricorso concedano maggior credito alle piccole e medie imprese. Il presidente della BCE non ha escluso, qualora tutto ciò non fosse sufficiente ad allontanare la minaccia della deflazione, un programma di “credit easing” (ovvero un “quantitative easing” realizzato sul credito societario). UK Secondo le stime più recenti del FMI, la crescita del Regno Unito dovrebbe attestarsi intorno al 2,9%, confermandosi di gran lunga la più elevata del Vecchio Continente. In deciso miglioramento nella prima parte dell’anno il mercato occupazionale che ha visto una drastica riduzione del tasso di disoccupazione (sceso al 6,6%). Ciò nonostante la politica monetaria è rimasta al momento accomodante con tassi di interesse fermi allo 0,5% e l’allentamento monetario in atto per un ammontare complessivo pari a 375 miliardi di sterline dopo l’ultimo aumento avvenuto a luglio 2012. Nelle ultime settimane tuttavia il presidente della BOE, Carney non ha escluso la possibilità di un rialzo dei tassi entro la fine dell’anno. Giappone Il FMI per il 2014 stima una crescita dell’1,4%. L’attività economica, seppur ben supportata da investimenti privati ed esportazioni, è in parte rallentata nella prima parte dell’anno in risposta alla stretta fiscale in programma per quest’anno e per l’anno prossimo. La tassazione sui consumi è stata alzata dal 5 all’8% in aprile causando nel secondo trimestre un calo dei consumi e verrà ulteriormente incrementata (al 10%) nel quarto trimestre del 2015. Dopo le “due frecce” degli stimoli monetari (QE) e fiscali (spesa pubblica) che sembrano aver allontanato lo spettro della stagflazione –essendosi l’ultimo dato sull’inflazione portato all’1,25% se non si considera l’impatto della tassazione sui consumi- il primo ministro Abe ha presentato a fine giugno la cosiddetta terza freccia, un mix di riforme strutturali per rilanciare la crescita del paese che coinvolgerebbero la corporate governance, la tassazione aziendale, gli investimenti nei fondi pensione pubblici, la partecipazione femminile alla forza lavoro, ecc . Nel corso dell’ultimo incontro, la BOJ ha mantenuto inalterati i tassi ufficiali (0,10%) ed il programma di QE, che continuerà a procedere ad un ritmo annuale di 60-70 trilioni di Yen. Cina Secondo le ultime stime del FMI la Cina crescerà nel 2014 del 7,5%. Il rallentamento economico in atto rispetto al 2012 - 2013 è dovuto principalmente alla scelta operata dal Governo Centrale cinese di traghettare l’economia domestica verso un modello di crescita interna a favore quindi di una maggiore espansione dei consumi locali. Se le riforme, però, hanno un effetto sul lungo termine, sul breve periodo hanno un impatto limitato e la crescita nella prima parte dell’anno è risultata più debole del previsto. La Banca Centrale cinese ha mantenuto i tassi di interesse al 6% essendo l’inflazione rimasta sostanzialmente stabile nel periodo intorno al 2,5%. Mercati Dopo un 2013 positivo, beneficiando di un contesto molto favorevole in termini di politica monetaria che ha portato l'indice S&P500 ad un nuovo record il 31 dicembre 2013, i mercati azionari a partire dal 23 gennaio hanno iniziato una brusca inversione di tendenza a causa della situazione geopolitica e delle preoccupazioni per le economie emergenti. La pubblicazione di un indice PMI deludente in Cina e il forte deprezzamento delle diverse valute dei paesi emergenti (peso argentino, lira turca, rublo, rupia indiana, rand sudafricano) sono state le principali ragioni di questa reazione. Il calo è stato violento soprattutto per 3 le azioni emergenti in quanto gli investitori hanno cominciato a temere seriamente la fragilità di alcune economie caratterizzate da un’elevata inflazione e da significativi deficit esterni. Gli investitori si sono riposizionati sulle azioni nel mese di febbraio, nonostante gli eventi in Ucraina. La propensione al rischio tuttavia è rimasta altalenante poiché gli investitori da un lato hanno continuato a temere la fragilità dell'economia globale e la situazione geopolitica, dall’altro sono stati rassicurati a più riprese dai discorsi delle principali banche centrali. Quest'ultimo elemento è stato determinante a maggio, permettendo un rialzo significativo mentre a giugno i riflettori si sono accesi sui dubbi sulla crescita (in particolare nell’Area Euro) e sulle tensioni geopolitiche in Iraq (ed i potenziali effetti sul prezzo del petrolio). E’ anche probabile che una parte degli investitori abbiano deciso di prendere i profitti prima dell'estate, dato che il 19 giugno l’indice MSCI AC World segnava un rialzo del 5% rispetto a fine 2013. La volatilità è significativamente scesa rispetto ai primi mesi dell'anno e ha raggiunto alla fine del periodo un livello particolarmente basso (inferiore al 12% quella calcolata sulle opzioni sull'indice S&P500, VIX). Il bilancio del semestre resta positivo nonostante il difficile inizio d’anno ed il rallentamento di fine periodo. L'indice MSCI AC World e l'indice MSCI Emerging (entrambi in Dollari) sono saliti parimenti registrando un incremento del 4,9% e del 4,8% rispettivamente. Dopo un inizio molto difficile l'anno, che ha portato ad un calo dell’8,6% il MSCI Emerging in poco più di un mese, le azioni dei mercati emergenti hanno significativamente recuperato a partire da aprile. Da inizio anno, l'S&P500 è salito del 6,1%, mentre gli indici principali dell’Area Euro mostrano incrementi compresi tra il 3% ed il 4% mentre il cambio Euro/Dollaro nello stesso periodo è rimasto sostanzialmente invariato (-0,6%). Se l'S&P500 ha chiuso il semestre oltre quota 1.960, molto vicino al nuovo massimo toccato un paio di giorni prima, i mercati europei sono stati influenzati dai dati economici deludenti. A Tokyo, l'indice Topix, grazie alle migliori prospettive economiche per il secondo semestre, è riuscito a fine periodo a recuperare parte delle perdite accumulate da inizio anno chiudendo tuttavia in ribasso del 3,1%. Il mercato azionario italiano ha registrato nel primo semestre del 2014 una performance positiva con un rialzo dei suoi indici principali pari a circa il 12% (FTSE Mib + 12,2%, FTSE Allshare +11,8%). Nonostante un’elevata volatilità determinata dalla crisi delle valute di alcuni paesi emergenti e dal tema legato ai nuovi stress test e dall’Asset Quality Review che ha aumentato il rischio sulle Banche patrimonialmente più deboli, il listino domestico ha beneficiato di alcuni lievi miglioramenti a livello macroeconomico, della progressiva discesa dello spread Btp/Bund, del permanere di elevati flussi di liquidità e della normalizzazione dello scenario politico con la relativa attesa delle nuove riforme strutturali implementabili dal nuovo governo del Primo Ministro Renzi. I settori migliori sono stati le telecomunicazioni, il bancario, le utilities e l’energetico. In linea all’andamento dell’Indice sono risultati il chimico e l’auto mentre performances più deboli sono state registrate dai comparti delle costruzioni e dei metalli, gli alimentari e l’industriale. Tra i segmenti peggiori si annoverano infine il comparto del lusso e quello del risparmio gestito. I primi hanno subito il rallentamento delle vendite in alcuni paesi emergenti e stime più caute sullo sviluppo nei prossimi trimestri; gli asset managers hanno scontato invece le brillanti performances degli ultimi anni, nonostante i dati di raccolta di molti operatori non evidenzino segnali di rallentamento. Il listino italiano, nel periodo in esame, ha evidenziato un ritorno di interesse da parte delle società alla quotazione: si sono registrate infatti quindici nuove Ipo. I nuovi afflussi di risorse finanziarie hanno poi compreso anche undici operazioni di aumenti di capitale per un totale di 8 miliardi di Euro. Da inizio dell'anno, la FED ha tagliato i suoi acquisti mensili di titoli ad un tasso di 10 miliardi di dollari in ciascuno dei quattro incontri del semestre. Dopo la riunione di giugno, gli acquisti sono stati ridotti a 35 miliardi di dollari (contro gli 85 tra la fine del 2012 e la fine del 2013). Una volta partita, la normalizzazione della politica monetaria è stata sostanzialmente ben accolta dagli operatori. Le aspettative sui tassi di interesse hanno invece alimentato qualche inquietudine. Come successo precedentemente con Ben Bernanke, anche Janet Yellen, divenuta presidente della FED nel febbraio 2014 - ha ribadito che il tasso sui fondi federali rimarrà basso ancora a lungo. Tuttavia, le dichiarazioni non sempre sono state così chiare. In primo luogo, la FED è stata costretta ad abbandonare a marzo ogni riferimento al "target" di disoccupazione fissato al 6,5% come soglia per un eventuale rialzo dei tassi, in quanto il mercato occupazionale ha avuto un’evoluzione più rapida del previsto da quando questa soglia era stata esplicitamente fissata nel 4 dicembre 2012 e la disoccupazione era pari al 7,9%. Allo stesso tempo, durante la sua prima conferenza stampa come presidente della FED, Janet Yellen ha dato l'impressione che i tassi di interesse potessero venir alzati già nella primavera del 2015, un po’ prima di quanto previsto dai mercati. I commenti seguiti a quelle dichiarazioni hanno rapidamente dissipato l’equivoco, ma gli investitori sono rimasti particolarmente sensibili ai segnali della FED. Alla conferenza stampa del mese di giugno, Janet Yellen ha rassicurato ribadendo che l'inflazione è rimasta al di sotto dell'obiettivo della FED e che il mercato del lavoro rimane fragile sebbene in miglioramento. Questi due fattori giustificano il mantenimento di tassi di interesse vicino allo zero "per un periodo di tempo considerevole", nonostante la ripresa economica registrata nel secondo trimestre. A fine semestre, la BCE ha tagliato il tasso di interesse ufficiale in risposta ad un’inflazione molto bassa (0,5% a maggio). Da inizio anno, varie dichiarazioni hanno preceduto gli annunci in tema di politica monetaria dell’ultimo mese alimentando le aspettative anche sull’implementazione di misure cosiddette non standard. E’ stato però solo all'inizio di giugno che la BCE ha fatto il grande passo. Il tasso refi è stato portato allo 0,15%, il tasso sui prestiti marginali allo 0,40% e il tasso sui depositi a – 0,10%, livelli chiaramente senza precedenti. Inoltre, le operazioni di finanziamento a tasso fisso senza limitazione (MRO) sono state prorogate fino alla fine del 2016, la BCE ha inoltre aggiunto un nuovo strumento: le cosiddette TLTRO (Targeted longer term refinancing operations) per stimolare l'attività di prestito bancario destinato al settore privato non finanziario (escludendo i mutui immobiliari). Inoltre, per migliorare la trasmissione della politica monetaria, la BCE ha deciso di accelerare i lavori preparatori per gli acquisti di titoli sul mercato ABS. Infine, la sterilizzazione della liquidità iniettata nel programma per i mercati dei valori mobiliari (SMP) è stata sospesa. Il programma annunciato è molto ambizioso e, anche se alcune questioni restano da chiarire, evidenzia la volontà di sostenere l'attività reale come quella di allontanare le aspettative deflazionistiche nel momento in cui gli indicatori economici pubblicati alla fine del semestre sembrano riflettere un rallentamento della crescita. Il rendimento del Treasury a 10 anni, che si attestava a 3,03% a fine 2013, ha conosciuto una discesa abbastanza significativa, nonostante il graduale declino negli acquisti di titoli da parte della FED. La normalizzazione della politica monetaria sembra alle spalle degli investitori, il che può essere considerato un successo dopo la violenta reazione verificatasi a maggio 2013, quando Ben Bernanke per la prima volta ha parlato di una riduzione futura degli acquisti di titoli. Il tasso a 10 anni si è rapidamente portato in un range abbastanza ristretto di oscillazione (2,6% - 2,8%), seguendo gli indicatori economici prima di iniziare, da aprile 2014, una discesa ininterrotta che lo riportato sotto 2,5% a fine maggio. Senza tener conto della pubblicazione dei dati economici più recenti che evidenziano la ripresa dell'attività nel secondo trimestre e l'accelerazione dell'inflazione. L'impegno della FED a mantenere i tassi di interesse vicino allo zero ha senz’altro giocato un ruolo in questa evoluzione, così come hanno pesato le tensioni geopolitiche emerse nel periodo (la situazione ancora instabile in Ucraina, gli scontri in Iraq). Dopo alcune oscillazioni nel mese di giugno, i titoli di Stato hanno chiuso un periodo segnato dalla minore propensione al rischio in netto calo. Il rendimento a 10 anni ha infatti chiuso a 2,53%, in discesa di 50 punti base in sei mesi. Allo stesso tempo, il tasso a 2 anni è sceso di 8 punti base portandosi 0,46%. Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni (1,93% a fine 2013) è sceso quasi ininterrottamente a seguito: 1) dei commenti ufficiali della BCE che hanno a più riprese alimentato le aspettative su nuove misure di politica monetaria accomodante e di un taglio dei tassi; 2) dei dati economici un po' deludenti soprattutto a fine periodo; 3) della bassa inflazione; 4) degli eventi in Ucraina che hanno riportato l’interesse degli investitori sulle obbligazioni ritenute più sicure. Il rendimento del Bund decennale ha chiuso il semestre a 1,25%, in discesa di 68 punti base in sei mesi al suo livello minimo. I rendimenti periferici hanno registrato performance decisamente migliori. Alla ricerca di rendimento (in uno scenario relativamente "tranquillo", dopo le dichiarazioni di Mario Draghi dell’estate 2012) si è aggiunta la rassicurazione giunta dalla BCE di mantenere condizioni monetarie accomodanti e di essere pronta ad un quantitative easing. Il mercato spagnolo ha beneficiato dei buoni risultati economici e dell'innalzamento del giudizio sul debito sovrano da parte delle agenzie di rating. Il rendimento a 10 anni è sceso dal 4,15% al 2,66%, di 149 punti base in sei mesi. Anche l’andamento del rendimento decennale italiano è stato favorevole, grazie soprattutto all’entusiasmo generato dai programmi economici del 5 governo di Matteo Renzi, nominato Presidente del Consiglio nel mese di febbraio. Il rendimento dei BTP a 10 anni è sceso di 128 punti base al 2,85% a fine semestre. Simbolicamente, la Grecia è tornata sul mercato obbligazionario il 10 aprile con un’emissione, completamente assorbita dagli investitori, di 3.000.000.000 di euro a 5 anni al tasso di 4,95%. PRINCIPALI INDICI DI MERCATO Azionario Variazioni* USA S&P 500 Index (Dollaro USA) Dow Jones (Dollaro USA) Nasdaq (Dollaro USA) 6,47% 1,95% 6,11% Europa Eurostoxx 50 Index (Euro) DAX Index (Euro) CAC 40 Index (Euro) FTSE 100 (Sterlina) 4,11% 2,94% 3,44% 0,19% Pacifico Nikkei (Yen) Hang Seng Index (Dollaro HKD) -6,93% -0,23% Italia FTSE Mib (Euro) 12,21% Obbligazionario Variazioni** Europa Germania 1-3 anni (Euro) Germania 3-5 anni (Euro) Germania 7-10 anni (Euro) 0,43% 2,30% 6,99% Italia Italia 1-3 anni (Euro) Italia 3-5 anni (Euro) Italia 7-10 anni (Euro) 2,08% 5,85% 11,23% Corporate Europa 1,27% Citigroup Eurobig 1-3 3,45% Citigroup Eurobig 3-5 8,47% Citigroup Eurobig 7-10 * Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014, (fonte Bloomberg). **Variazioni complessive calcolate in base ai livelli degli indici di settore Citigroup, (fonte Bloomberg); gli indici obbligazionari sono rappresentativi dell’andamento dei titoli con scadenza all’interno del segmento considerato (1-3 anni, 3-5 anni, 5-10 anni). Nei primi mesi del 2014, la principale novità sul mercato dei cambi è stata la significativa oscillazione di alcune valute emergenti (peso argentino, lira turca, rand sudafricano, rublo, rupia, ecc.) a seguito dei timori innescati dalle crescenti difficoltà registrate dall’Argentina, da un'analisi obiettiva degli squilibri di molti paesi emergenti in termini di deficit correnti, dai dubbi sulla crescita cinese e sulla salute del suo sistema finanziario, dalle tensioni politiche e dall'incertezza circa le conseguenze della normalizzazione della politica monetaria della FED. Le Banche Centrali interessate hanno reagito rapidamente alzando i tassi di interesse ufficiali, consentendo di stabilizzare la volatilità sulle valute emergenti per il proseguo del semestre. Di fronte all’aumentato nervosismo, nei primi mesi dell'anno il Dollaro ha riacquistato il suo status di bene rifugio e il cambio Euro/Dollaro, che si attestava a 1,37 a fine 2013 è sceso sotto 1,35 a fine gennaio (il minimo del semestre), riflettendo anche le aspettative di un taglio dei tassi da parte della BCE. L’inattivismo di Mario Draghi ad inizio febbraio e i dati economici degli Stati Uniti più deboli del previsto a causa delle condizioni climatiche eccezionali, hanno spinto la parità nuovamente al rialzo, portandola a 1,40 in marzo. Il movimento è stato abbastanza erratico, in riposta alle decisioni e alle dichiarazioni della BCE e della FED. Il punto più alto nel semestre è stato osservato subito dopo l'annuncio dello status quo sui tassi di interesse della BCE agli inizi di maggio, poi il discorso accomodante di Mario Draghi durante la conferenza stampa seguita allo stesso Consiglio dei Governatori ha portato ad un modesto deprezzamento dell’Euro, successivamente alimentato dalle dichiarazioni dei membri della BCE sulla relazione tra apprezzamento dell'Euro e basso livello di inflazione che hanno portato a valutare un tasso di deposito negativo. All'annuncio di questa nuova misura il 5 giugno, il cambio Euro/Dollaro si è avvicinato a 1,35 per poi tornare a salire fino alla riunione del FOMC del 17e 18 giugno. Ribadendo la sua intenzione di mantenere il rendimento sui fondi federali vicino allo zero per molti mesi, Janet Yellen ha 6 spinto la parità di nuovo a 1,36. Infine, la pubblicazione a fine semestre di dati economici deludenti negli Stati Uniti (contrazione del PIL del primo trimestre maggiore del previsto, modesto aumento dei consumi in maggio) ha certamente pesato sul Dollaro, che ha nuovamente invertito il senso di marcia. Il cambio Euro/Dollaro ha finito il semestre a 1,369, in calo solo dello 0,6% rispetto alla fine del 2013, nonostante le numerose misure adottate da Mario Draghi. A fine 2013, il cambio Dollaro/YEN ha raggiunto il suo livello più alto da ottobre 2008, sopra quota 105. Le parti interessate in quel momento credevano che, dato il prevedibile rallentamento economico a causa dell'aumento dell'IVA previsto per la primavera del 2014, la Banca del Giappone (BoJ) sarebbe stata costretta ad aumentare rapidamente e massicciamente gli stimoli monetari introdotti nell’aprile 2013. Ma non è accaduto. La BoJ da un lato, ha deciso di fare solo piccoli interventi a favore del settore bancario e del credito, dall’altro ha indicato che l'obiettivo di inflazione a medio termine (fissato al 2%) è raggiungibile. Le inchieste presso le imprese pubblicate in primavera hanno anche dimostrato che l'attività dovrebbe riprendersi dopo il vuoto d'aria del secondo trimestre, allontanando a poco a poco le aspettative di un nuovo allentamento della politica monetaria. In questo contesto, il cambio Dollaro/YEN ha chiuso il semestre a 101,29, in calo del 3,7% nel periodo. Il cambio Euro/YEN, che aveva raggiunto il picco a oltre 145 a fine 2013 mostra nello stesso periodo un calo del 4,2%. PRINCIPALI TASSI DI CAMBIO CONTRO EURO Dollaro USA/Euro Yen/Euro Sterlina/Euro Variazioni* 0,81% 4,58% 4,41% *Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014 - fonte Bloomberg Composite London 18:00. Prospettive Dopo gli annunci fatti dalle grandi Banche Centrali nel corso degli ultimi mesi le prossime settimane dovrebbero essere, almeno sotto questo punto di vista, piuttosto tranquille. La BCE ha già lasciato intendere che aspetterà di vedere gli effetti delle misure già annunciate prima di adottare nuove misure. Tenuto conto delle ultime dichiarazioni ufficiali, è poco probabile che Janet Yellen davanti al Congresso o a Jackson Hole invii ai mercati segnali differenti. D’altra parte la visibilità sullo scenario economico del secondo semestre è piuttosto limitata e potrebbe limitare l’appetito per il rischio degli investitori soprattutto qualora dovessero riemergere nuove o vecchie tensioni politiche. In questo contesto i dati microeconomici potrebbero essere la principale guida dei mercati nelle settimane a venire così come altri fattori quali il posizionamento e le valutazioni. Un rialzo della volatilità implicita, scesa a livelli minimi a giugno, non è da escludere. Regime di tassazione Dal 1° luglio 2014, il D.L. n. 66/2014 ha elevato al 26% l’aliquota di tassazione delle rendite finanziarie e, quindi, anche dei proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi comuni di investimento. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito alla sezione: http://www.bancopostafondi.it/fiscalita.shtml. 7 FONDO BANCOPOSTA STEP Il fondo ha realizzato da inizio anno, una performance positiva pari allo 0,89%, espressa al lordo dell’effetto fiscale. Il fondo è di tipo flessibile e pertanto non è possibile individuare un benchmark rappresentativo della politica di investimento posta in essere. Nel corso del primo semestre i mercati azionari sono stati sostenuti principalmente dalle politiche monetarie espansive delle principali Banche Centrali. Non sono tuttavia mancati momenti di avversione al rischio, alimentati dalla fragilità economica di alcuni Paesi Emergenti (inflazione, deficit, rallentamento economico), manifestatasi già a gennaio e, successivamente, dalle tensioni tra Russia e Ucraina che hanno acceso i riflettori sull’aumentato rischio geopolitico. I principali indici borsistici, con l’unica eccezione del Giappone, sono tuttavia riusciti a chiudere il semestre con performance positive. Durante il semestre è stato confermato il giudizio di rating sul debito italiano prima da parte dell’agenzia Fitch (25 aprile 2014) a BBB+ e successivamente (6 giugno 2014) da parte dell’agenzia S&P a BBB. Inoltre, nel corso del semestre l’agenzia di rating Moody’s ha migliorato l’outlook sull’Italia da “Negativo” a “Stabile” lo scorso 14 febbraio seguita dall’agenzia di rating Fitch lo scorso 25 aprile. L’esposizione alla componente azionaria è stata variata tatticamente nel corso del semestre, dal 42% del mese di gennaio al 41% circa di febbraio passando in marzo al 60% circa per poi scendere a fine aprile al 48,5% circa. A fine maggio l’esposizione è stata riportata intorno al 57,9%, per terminare il periodo intorno al 32%. Data l’esposizione a tale asset class, il fondo ha beneficiato dell’andamento positivo nell’intero periodo dei mercati azionari, registrando una performance negativa nel mese di gennaio che non ha tuttavia compromesso il bilancio positivo dell’intero semestre. Al 31 marzo 2014 inoltre, come previsto dalla documentazione d’offerta, il fondo ha rivisto il “valore della quota garantito” e quindi l’obiettivo di protezione annuale. Il fondo ha iniziato l’anno con una posizione strategica lunga sugli Stati Uniti, sull’Europa e sui mercati emergenti. L’esposizione ai Paesi Emergenti è stata aumentata a gennaio in occasione della correzione. L’esposizione all’Europa, e in particolare ai Paesi Periferici (Italia e Spagna), è stata incrementata a scapito di quella agli Stati Uniti, sia in gennaio che in febbraio. A fine marzo, in occasione del rinnovo annuale del livello di protezione del fondo, è stato investito il 40% del budget di rischio, equamente sui mercati azionari europeo, americano ed emergente. Tatticamente, il gestore ha inoltre deciso di esporsi al mercato azionario messicano, prendendo successivamente profitto nel corso del mese di maggio quando ha chiuso la posizione e ha aumentato l’esposizione azionaria americana riducendo quella ai Paesi Emergenti. A fine giugno, il fondo mostra un’esposizione strategica bilanciata ai mercati americano, europeo ed emergente ed una copertura tattica al mercato americano. Tatticamente, temendo un consolidamento dei mercati azionari dopo i significativi rialzi, il fondo ha coperto a più riprese nel corso del semestre parte dell’esposizione azionaria. L’esposizione ai mercati azionari nel corso del semestre è stata per lo più ottenuta tramite strategie opzionali. Le strategie implementate sono state realizzate finanziando l’acquisto delle posizione lunghe attraverso la vendita di opzioni “out-of -themoney”. In media, l’esposizione ai mercati azionari è stata del 45,2% circa (con un massimo nell’intorno di circa il 59,3% a marzo e un minimo nell’intorno del 31,4% a giugno). Quanto alla componente monetaria del fondo, è stata mediamente pari a circa il 96,27% ed è stata investita in fondi di liquidità (mediamente il 2% circa) e in titoli obbligazionari governativi francesi (mediamente il 94,2% circa). La performance positiva del semestre deriva dal contributo positivo apportato sia dalla componente esposta ai mercati azionari sia dalla componente obbligazionaria. Al 30 giugno 2014 la componente monetaria, investita in strumenti del mercato obbligazionario, rappresenta circa il 94,6% del fondo (valori comprensivi dei ratei maturati e percentuali calcolate sul patrimonio netto) di cui l’investimento in parti di OICR di liquidità rappresenta il 7,2% circa. La duration del portafoglio titoli alla stessa data è pari a circa 0,14 anni (2 mesi circa). L’esposizione ai mercati azionari, effettuata tramite strumenti derivati, è pari al 33% circa. La liquidità risulta sostanzialmente nulla. Il rating medio ponderato del portafoglio titoli della componente obbligazionaria è pari ad AA (scala S&P). Al 30 giugno 2014, il budget di rischio (per “budget di rischio” s’intende la differenza tra il valore corrente della quota ed il valore della quota garantito, in rapporto al valore corrente) è pari al 10,94% circa. Pertanto il margine di manovra disponibile per partecipare alla crescita dei mercati 8 azionari è in linea con le potenzialità previste dalla politica d investimento del fondo. Durante il periodo, sono state implementate operazioni in strumenti finanziari derivati, in linea con quanto previsto dalla documentazione d’offerta, sia per finalità di investimento che per finalità di copertura. La leva massima è stata inferiore a 2. Nel corso dell’esercizio sono state attuate politiche di mitigazione del rischio cambio sul dollaro statunitense tramite l’utilizzo di contratti a termine. La Società Gestore adotta tecniche di contenimento del rischio che operano affinché, con un livello di elevata probabilità, il valore unitario della quota, in un qualsiasi giorno di valorizzazione, non sia inferiore al "Valore della Quota Garantito" determinato secondo le modalità, le condizioni ed i limiti stabiliti nel Regolamento di gestione del fondo1. Il valore della quota garantito in qualsiasi giorno di valorizzazione, dalla data del 1° aprile 2014 e fino al 31 marzo 2015, è pari a euro 4,257, corrispondente al 90% di 4,730 euro, ossia del valore unitario della quota rilevato alla data del 31 marzo 2014. Il precedente valore della quota garantito, fino al 31 marzo 2014, si attestava a 4,307 pari al 90% di 4,785 del valore unitario della quota rilevato al 31 marzo 2013. La garanzia è prestata da BNP Paribas SA, banca di diritto francese con rating S&P pari ad A+ (AA alla partenza del fondo), Moody’s pari ad A1 (Aa2 alla partenza del fondo) e Fitch pari ad A+ (AA alla partenza del fondo). Il valore della quota al 30 giugno 2014 è pari a euro 4,780, superiore al valore garantito. Nel corso dell'esercizio, rispetto al gruppo di appartenenza di BNP Paribas Investment Partners SGR (Società Gestore): (i) sono state effettuate compravendite di strumenti finanziari con controparti del gruppo in percentuale pari allo 0,03% rispetto al totale delle operazioni, (ii) non sono state effettuate compravendite di strumenti finanziari, diversi dagli OICR, emessi da società del gruppo e (iii) non sono stati sottoscritti strumenti finanziari collocati da società del gruppo. Prospettive del Fondo In termini prospettici, lo scenario è quello di una congiuntura globale in lieve miglioramento rispetto all’anno precedente, nonostante le difficoltà emerse per alcuni Paesi Emergenti e per gli Stati Uniti nel corso del semestre. La politica accomodante delle banche centrali potrebbe continuare ad attrarre gli investitori verso i mercati azionari in assenza di alternative più attraenti, sebbene in alcuni Paesi si inizi a parlare di rialzi di tassi. Potrebbe quindi essere opportuno mantenere una certa cautela di fronte alle valutazioni raggiunte da alcuni listini azionari e al permanere di qualche perplessità sulla robustezza della crescita economica. Il fondo continuerà a variare tatticamente la posizione azionaria anche alla luce di tale contesto di incertezza. Elenco degli strumenti finanziari in portafoglio alla data della Relazione Semestrale in ordine decrescente di controvalore STRUMENTI FINANZIARI Codice ISIN FRENCH BTF 28/08/2014 FRENCH BTF 11/09/2014 FRENCH BTF 17/07/2014 FRENCH BTF 14/08/2014 BNP INSTICASH-EUR Classe-I FRENCH BTF 07/08/2014 FRENCH BTF 21/08/2014 FRENCH BTF 31/07/2014 FR0122208194 FR0122208202 FR0122208145 FR0122208186 LU0094219127 FR0122005673 FR0121616108 FR0122208160 1 Controvalore in Euro 13.997.951 9.799.010 8.996.897 5.998.412 3.478.696 1.999.898 999.918 499.821 % incidenza su attività del Fondo 28,859 20,203 18,549 12,367 7,172 4,123 2,062 1,03 Il "Valore della Quota Garantito" é determinato come segue: a) dalla data di inizio del collocamento e fino al 31 marzo 2011, è pari al 90% di 5 Euro, ossia del valore unitario della quota rilevato alla data di inizio del collocamento secondo quanto indicato nel Paragrafo V, punto 1, Parte C) del Regolamento di Gestione del fondo. b) dal 1° aprile 2011 e fino al 31 marzo 2012, sarà pari al 90% del valore unitario della quota calcolato con riferimento alla data del 31 marzo 2011 (o del giorno lavorativo precedente se il 31 marzo 2011 non è un giorno lavorativo; per giorno lavorativo si intende ogni giorno di apertura della Borsa Valori Italiana non coincidente con un giorno di festività nazionale italiana). c) per i successivi periodi annuali (dal 1° aprile al 31 marzo seguente), sarà pari al 90% del valore unitario della quota calcolato con riferimento al 31 marzo del periodo annuale precedente (ovvero il giorno lavorativo precedente se il 31 marzo non è un giorno lavorativo), il nuovo “Valore della Quota Garantito” può essere inferiore o superiore a quello determinato precedentemente. Se in un qualsiasi giorno di valorizzazione il valore unitario della quota del fondo risulta superiore del 5% rispetto al valore unitario della quota in base al quale è stato calcolato il "Valore della Quota Garantito" vigente, quest'ultimo viene rivisto al rialzo e diviene pari al 90% del valore unitario della quota del fondo in tale giorno di valorizzazione. Il nuovo "Valore della Quota Garantito" così determinato entra in vigore a partire dal primo giorno lavorativo successivo. 9 Di seguito sono dettagliate (in unità di Euro) le variazioni della consistenza del patrimonio in gestione, verificatesi nel corso del primo semestre, dovute a sottoscrizioni (incrementi) e rimborsi (decrementi). Incrementi: a) sottoscrizioni: - sottoscrizioni singole Decrementi: b) rimborsi: - riscatti - switch in uscita 92.098 -7.544.424 -397.093 Raccolta netta del periodo -7.849.419 10 Situazione Patrimoniale al 30/06/2014 SITUAZIONE AL 30/06/2014 ATTIVITA’ A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI A1. Titoli di debito A1.1 Titoli di Stato Valore complessivo % tot. attività SITUAZIONE A FINE ESERCIZIO PRECEDENTE Valore complessivo % tot. Attività 45.770.603 94,365 51.317.998 91,304 42.291.907 87,193 50.990.265 90,721 42.291.907 87,193 50.990.265 90,721 3.478.696 7,172 327.733 0,583 2.619.390 5,401 4.507.295 8,019 55.961 0,099 A1.2 Altri A2. Titoli di capitale A3. Parti di O.I.C.R. B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI B1. Titoli di debito B2. Titoli di capitale B3. Parti di O.I.C.R. C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia C 1.1 di cui in Euro C 1.2 di cui in valuta C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati C 2.1 di cui in Euro C 2.2 di cui in valuta C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati 55.961 0,099 2.619.390 5,401 4.451.334 7,920 751.115 1.868.275 1,549 3,852 4.451.334 7,920 92.936 0,192 371.221 0,660 F1. Liquidità disponibile 96.978 0,200 371.221 0,660 F1.1 di cui in Euro F1.2 di cui in valuta 90.691 6.287 0,187 0,013 251.720 119.501 0,448 0,212 6.297.180 12,983 1.767.096 3,144 4.031.131 2.266.049 8,311 4,672 1.743.853 23.243 3,103 0,041 -6.301.222 -12,991 -1.767.096 -3,144 -2.270.091 -4.031.131 -4,680 -8,311 1.767.096 -3,144 20.655 0,042 9.296 0,017 6.515 0,013 2.775 0,005 14.140 0,029 6.521 0,012 48.503.584 100,000 56.205.810 100,000 D. DEPOSITI BANCARI D1. A vista D2. Altri E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA’ F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare F2.1 di cui in Euro F2.2 di cui in valuta F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare F3.1 di cui in Euro F3.2 di cui in valuta G. ALTRE ATTIVITA’ G1. Ratei attivi G2. Risparmio d’imposta G3. Altre TOTALE ATTIVITA’ 11 PASSIVITA’ E NETTO SITUAZIONE AL 30/06/2014 SITUAZIONE A FINE ESERCIZIO PRECEDENTE Valore complessivo Valore complessivo H. FINANZIAMENTI RICEVUTI I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E OPERAZIONI ASSIMILATE 14.900 89.687 14.900 89.687 65.183 208.930 65.183 208.930 35.323 62.882 33.385 62.335 1.938 547 115.406 361.499 VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO 48.388.178 55.844.311 NUMERO DELLE QUOTE IN CIRCOLAZIONE 10.123.021,845 11.785.527,879 4,780 4,738 L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI M1. Rimborsi richiesti e non regolati M2. Proventi da distribuire M3. Altri N. ALTRE PASSIVITA’ N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati N2. Debiti d’imposta N3. Altre TOTALE PASSIVITA’ VALORE UNITARIO DELLE QUOTE MOVIMENTI DELLE QUOTE NEL SEMESTRE Quote emesse Quote rimborsate 19.460,140 1.681.966,174 12 BancoPosta Fondi S.p.A. SGR con Socio Unico
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