UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE DIPARTIMENTO SCIENZE DELLA VITA E DELL’AMBIENTE Corso di Laurea Magistrale in Biologia Marina Ceppi di Escherichia coli isolati da sedimenti marini: diversità genetica, metallo-resistenza e produzione di biofilm Tesi di Laurea Magistrale di: Relatore: Daniele Ancillai Dott.ssa Carla Vignaroli Sessione straordinaria - Febbraio 2014 Anno Accademico 2012/2013 Cap. 1 Introduzione 1. INTRODUZIONE Nella famiglia delle Enterobacteriaceae possiamo annoverare la maggior parte degli organismi comunemente definiti enterobatteri. In questo raggruppamento troviamo bacilli Gram negativi, asporigeni, mobili per flagelli peritrichi o immobili (come i generi Shigella e Klebsiella), di norma provvisti di pili, capsulati o acapsulati, che hanno come habitat prevalente l’intestino dell’uomo e degli altri animali a sangue caldo (uccelli e mammiferi). Tra le specie sicuramente più note troviamo il batterio Escherichia coli, facente Escherichia, parte così del genere denominato in quanto principale membro della flora batterica aerobia intestinale. Infatti, E. coli è in grado di colonizzare il tratto gastrointestinale dei neonati già dopo poche ore dalla nascita e, solitamente, rappresenta per l’ospite umano (o animale) un innocuo commensale localizzato nello strato mucoso dell’epitelio del colon (Kaper J. B. et al., 2004). Questo rapporto di commensalismo può venire meno quando si ha a che fare con pazienti immunocompromessi o in soggetti con peritoniti, nei quali le normali barriere gastrointestinali sono alterate. Il batterio E. coli è dunque un normale commensale associato all’uomo e agli animali, dall’altro lato è uno dei maggiori responsabili di infezioni umane intestinali ed extraintestinali (Rasko et al., 2008). Nei diversi ospiti, la prevalenza e la densità di E. coli nel microbiota intestinale è variabile e dipende da diversi fattori, tra cui la morfologia intestinale, la dieta, il 2 Cap. 1 Introduzione tempo di ritenzione del contenuto intestinale, ecc. (Tenaillon et al., 2010). Nell’uomo la prevalenza di E. coli è del 90%, nei mammiferi selvatici del 56%, negli uccelli del 23% e nei rettili del 10%. Inoltre, essendo un normale membro della flora batterica intestinale, è molto elevata la possibilità che esso contamini, tramite le feci, acqua, cibo, suolo e sedimenti. Attraverso le feci che possono contenere in media 10 8 cellule batteriche/g, E. coli transita quindi in habitat secondari. Recenti studi hanno messo in evidenza che questi ambienti transitori in alcuni casi possono sostenere la crescita di specifici ceppi, in base alla disponibilità di nutrienti e ai livelli di temperatura (Byappanahalli et al., 2006, Walk et al., 2007) . La contaminazione di un’importante risorsa come i corpi idrici rappresenta una tra le maggiori cause di stati patologici e mortalità nel mondo intero: solo nei paesi sviluppati, le patologie diarroiche, causano fino a 1 milione e 800 mila decessi ogni anno (Ishii et al., 2008). A complicare il quadro è il fatto che molti di questi organismi, immessi tramite le acque reflue nei corpi idrici, posseggono geni di resistenza agli antibiotici che possono eventualmente essere trasferite tra le comunità batteriche di acqua e suolo mediante elementi genetici mobili (quali plasmidi, trasposoni e integroni). L’introduzione e l’accumulo progressivo nell’ambiente di agenti antimicrobici, detergenti, disinfettanti, residui di inquinamento industriale e metalli pesanti, contribuisce all’evoluzione e alla diffusione di tali organismi resistenti in ambiente acquatico (Baquero et al., 2008). Per tutti questi motivi, la Direttiva Europea 2006/7/CE prevede che per il monitoraggio delle acque costiere, inclusa l’area di spiaggia adibita alla balneazione, vengano presi in considerazione campioni d’acqua nei quali ricercare microrganismi come E. coli e gli enterococchi 3 Cap. 1 Introduzione intestinali, che rappresentano degli indicatori di contaminazione fecale (FIB – Fecal Indicator Bacteria). Il rilevamento di questi microrganismi è molto importante per la salute dell’uomo, per poter segnalare la presenza di eventuali patogeni enterici. Inoltre la loro presenza in acqua rappresenta di per sé un rischio in quanto ceppi di E. coli, come pure di enterococchi, virulenti e multiresistenti, potenzialmente patogeni, possono persistere in acqua e formare dei veri e propri serbatoi di infezione nel comparto sedimentario, adattandosi alla nuova tipologia di nicchia (Vignaroli et al., 2013). Un’eventualità da tenere in considerazione è che fenomeni che portano alla risospensione dei sedimenti, che può essere dovuta ad attività di dragaggio, alle correnti marine o alla semplice attività ricreativa, possono causare un aumento significativo dei FIB nella colonna d’acqua e quindi un potenziale rischio per la salute umana. Nonostante ciò, le normative tutt’ora vigenti sembrano accantonare la possibilità di valutare questo comparto, anche se dati provenienti da studi recenti riferiscono che i FIB non solo riescono a sopravvivere in un nuovo ambiente come quello marino, ma che addirittura riescono a moltiplicarsi nei sedimenti, evolvendo come popolazioni naturalizzate (Ishii et al., 2006). Alcuni ceppi possono inoltre acquisire nuovi e specifici fattori di virulenza (VFs), che conferiscono una ulteriore e maggiore capacità di adattamento a nuove nicchie ecologiche, permettendo loro di causare un ampio spettro di malattie. Sono proprio questi fattori di virulenza che, inizialmente codificati da elementi mobili, con il tempo si fissano e si bloccano nel genoma, andando a decretare quelle combinazioni di maggior successo che a loro volta definiscono gli specifici patotipi di E. coli, i quali saranno in grado di causare malattie anche in soggetti sani (Kaper et al., 2004). 4 Cap. 1 Introduzione 1.1 Classificazione, patogenesi e manifestazioni cliniche Escherichia coli è in grado di causare un’ampia gamma di infezioni: intestinali ed extraintestinali. Queste ultime comprendono meningiti neonatali, batteriemie, pielonefriti, cistiti e prostatiti. In genere i ceppi patogeni differiscono in base al loro gruppo di appartenenza filogenetico e ai fattori di virulenza presenti. Ceppi patogeni di E. coli derivano principalmente dal gruppo filogenetico B2 e in misura minore dal gruppo D e la loro attività si esplica in tre fasi distinte: la colonizzazione, l’elusione delle difese dell’ospite e infine la moltiplicazione e il danno tissutale. I ceppi di E. coli commensali, invece, sono tipicamente appartenenti al gruppo filogenetico A (Johnson et al., 2000). Sulla base delle caratteristiche antigeniche, si riconoscono più di 700 sierotipi di E. coli. La sierotipizzazione un tempo era considerata importante per riconoscere quei ceppi patogeni responsabili d’infezione: essa avveniva tramite il riconoscimento di una complessa struttura antigene: O, K e H. Oggi i ceppi patogeni sono classificati e identificati sulla base di specifiche ed uniche caratteristiche di virulenza codificate da particolari determinanti, i quali ci permettono di raggruppare i sierotipi di E. coli in otto patotipi: sei per quanto riguarda i ceppi patogeni intestinali (EPEC, ETEC, EHEC, EIEC, EAEC e DAEC) e due per quelli patogeni extraintestinali (UPEC e NMEC). Una rapida visione del loro insieme è riepilogata nella Tabella 1.1 (Lanciotti, 2000; Kaper et al., 2004; Croxen et al., 2010). 5
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