Il Censis accusa gli ultimi tre governi italiani: “Hanno deluso e sfiancato il Paese con inutili promesse”. Ora Renzi dirà che anche De Rita è un gufo Sabato 6 dicembre 2014 – Anno 6 – n° 336 e 1,40 – Arretrati: e 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 ECCO I SUDDITI DI CARMINATI “È UN FENOMENO, È TUTTO” Nelle migliaia di pagine di “Mafia Capitale” l’elenco di quelli che chiedevano aiuto all’ex Nar e ai suoi sodali: vip e calciatori. Nelle carte i nomi di Alemanno e Berlusconi Renzi: “Uno schifo”. Ma l’indignazione non basta più Fierro, Massari e Vecchi » pag. da 2 a 5 MANI IN PASTA RISSE E DOPING Il re delle coop Buzzi: una storia che comincia con 34 coltellate L’omicidio di un socio per un giro di assegni, la “redenzione” in carcere, la cooperativa e l’ascesa. Fino agli “scatti” con Poletti, Bonafè e il sindaco. E alla cena del premier Cannavò e Tecce » pag. 6 Da Mammucari a De Rossi: i favori chiesti alla banda Pacelli » pag. 4 ALLEANZE PROIBITE Quel “tentativo” su Marchini Lui: “Sono matti” Lillo » pag. 3 LE INTERCETTAZIONI “Il nostro mondo è Gasbarra, non Bettini” Di Blasi » pag. 2 » FORT APACHE » Il “marziano” ora diventa il baluardo del Pd TAGLIO DEL RATING Marino, M5S gli dice no ma Renzi l’ha blindato Standard&Poor’s: per l’Italia di Renzi rischio spazzatura La protesta durante l’Assemblea capitolina Ansa ALEXANDER STILLE Giornata rovente in Campidoglio. In mattinata la notizia di un furto sospetto negli uffici comunali della Protezione civile: rubato il pc di un arrestato. Poi la rissa durante il Consiglio, la dura contestazione dei Cinquestelle e gli appelli per lo scioglimento. Matteo però fa quadrato attorno alla giunta De Carolis » pag. 7 CUORE & AMORE » RAGUSA Loris, c’era l’auto della mamma sul luogo del delitto Lo Bianco » pag. 13 “Il paradosso del presidente nero nell’America tornata razzista” Borromeo » pag. 16 y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!#!?!z!. Siamo tutti poeti e ci raccontiamo scrivendo in rima sui fogli di Twitter Ambrosi » pag. 18 LA CATTIVERIA Piero Grasso: “A Roma i presupposti per la mafia ci sono”. È che poi ci si mette sempre di mezzo la burocrazia » www.forum.spinoza.it Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi Ansa L’agenzia americana dice che le riforme non bastano e ci declassa a BBB-, a un solo gradino dall’insufficienza Conti » pag. 10 Derivati sul debito, il rosso è di 34 miliardi Il Tesoro si è assicurato contro l’aumento dei tassi di interesse che sono scesi, e ora ci rimette Feltri » pag. 11 Nonostante un corno di Marco Travaglio orse siamo troppo cinici. O forse Saviano F non lo è abbastanza. Ma domandarsi – come fa Roberto nel suo commento su Repubblica – co- me può la politica “fidarsi ciecamente” di Buzzi & Carminati, il Rosso e il Nero, e a dare loro “massima fiducia, senza chiedere in cambio nessuna trasparenza”, nonostante i loro trascorsi rispettivamente di “assassino e terrorista dei Nar”, è un eccesso di ingenuità. Bisogna rassegnarsi ad abrogare i “nonostante”, i “malgrado” e i “sebbene” dal vocabolario politico. I pregiudicati siedono a capotavola nei palazzi del potere non “nonostante” i loro precedenti penali, ma proprio per quelli. Così come non sono “deviati” quei settori della politica, dell’amministrazione, dell’imprenditoria, dei servizi segreti, delle forze dell’ordine che lavorano per (o trattano con) la criminalità. Ma quelli che lavorano per lo Stato e ne rispettano le leggi. Se una persona onesta chiede udienza a un potente, deve mettersi in fila, fare lunghissime anticamere, e anche nell’eventualità che venga ricevuta non ottiene quasi mai ciò che chiede: perché non ha nulla da offrire e nulla da tacere. Un delinquente invece viene subito accontentato, spesso prim’ancora di chiedere. Come disse Giuliano Ferrara: “Chi non è ricattabile non può fare politica”. Anche perché, di solito, chi è ricattabile è anche ricattatore. Io so tutto di te, tu sai tutto di me, e facciamo carriera sui nostri rispettivi silenzi. La nuova legge sul voto di scambio politico-mafioso, sbandierata da Renzi come il colpo di grazia ai collusi, è stata scritta in modo da impedire qualsiasi condanna per voto di scambio. Ma non per un errore: apposta. Così come la legge Severino: si chiama “anticorruzione” ed è stata scritta proprio per salvare B. e Penati dai loro processi per concussione. Ora si scoprirà che il reato di autoriciclaggio, votato l’altroieri dal Parlamento, renderà impossibile la galera per chi ripulisce il bottino dei propri delitti. Giovedì, mentre Renzi annunciava la linea dura contro i corrotti (“una specie di ergastolo, di Daspo”) e spediva il commissario Orfini a bonificare la federazione romana del Pd di cui fa parte da quando aveva i calzoni corti e il commissario Cantone ad annunciare l’ennesima “task force”, il suo partito al Senato votava con FI, Ncd e Lega per respingere la richiesta dei giudici di usare le intercettazioni contro gli inquisiti Azzollini (Ncd) e Papania (Pd). Una svista “nonostante” i sospetti pesanti come macigni che gravano sui due politici? No, una scelta fatta proprio per quei sospetti pesanti come macigni. Fa quasi tenerezza Luca Odevaine detto lo Sceriffo, che ad aprile vuole farsi un viaggetto negli Usa, ma si vede negare il visto: gli americani hanno scoperto che si chiama Odovaine con la “o” ed è pregiudicato per droga e assegni a vuoto. “Una roba da matti, una cosa assurda, in una democrazia come quella!”, si lamenta. La vocale se l’è fatta cambiare lui all’anagrafe per nascondere i suoi precedenti. Come se questi, in Italia, fossero mai stati un handicap e non facessero invece curriculum: ciò che negli Usa ti impedisce anche l’ingresso per turismo, in Italia basta e avanza per promuoverti vice capo di gabinetto della giunta Veltroni, capo della polizia provinciale della giunta Zingaretti e infine membro del Coordinamento nazionale richiedenti asilo del governo Renzi, naturalmente a libro paga di Mafia Capitale per 5 mila euro al mese. Nonostante i precedenti? No, grazie a quelli, che ti rendono affidabile. Ovviamente la Banda Carminati aveva scelto pure il presidente della Commissione di Controllo Garanzia e Trasparenza e il responsabile della Direzione Trasparenza del Comune di Roma (che, alla Trasparenza, ha non uno ma due addetti): due sceriffi di provata fede, ora indagati per mafia. Se Marino s’è salvato parzialmente dalla catastrofe non è tanto perché, personalmente, è un onest’uomo: ma soprattutto perché gli assessori se li è scelti quasi tutti da sé, rifiutando quelli che tentava di imporgli il Pd. Sennò Carminati e Buzzi se li ritrovava perlomeno vicesindaci.
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