ECCO I SUDDITI DI CARMINATI “È UN FENOMENO, È

Il Censis accusa gli ultimi tre governi italiani: “Hanno deluso e sfiancato
il Paese con inutili promesse”. Ora Renzi dirà che anche De Rita è un gufo
Sabato 6 dicembre 2014 – Anno 6 – n° 336
e 1,40 – Arretrati: e 2,00
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ECCO I SUDDITI DI CARMINATI
“È UN FENOMENO, È TUTTO”
Nelle migliaia di pagine di “Mafia Capitale” l’elenco di quelli che chiedevano aiuto
all’ex Nar e ai suoi sodali: vip e calciatori. Nelle carte i nomi di Alemanno e Berlusconi
Renzi: “Uno schifo”. Ma l’indignazione non basta più
Fierro, Massari e Vecchi » pag. da 2 a 5
MANI IN PASTA
RISSE E DOPING
Il re delle coop
Buzzi: una storia
che comincia
con 34 coltellate
L’omicidio di un socio
per un giro di assegni,
la “redenzione” in
carcere, la cooperativa
e l’ascesa. Fino agli
“scatti” con Poletti,
Bonafè e il sindaco. E
alla cena del premier
Cannavò e Tecce » pag. 6
Da Mammucari
a De Rossi: i favori
chiesti alla banda
Pacelli » pag. 4
ALLEANZE PROIBITE
Quel “tentativo”
su Marchini
Lui: “Sono matti”
Lillo » pag. 3
LE INTERCETTAZIONI
“Il nostro mondo
è Gasbarra,
non Bettini”
Di Blasi » pag. 2
» FORT APACHE » Il “marziano” ora diventa il baluardo del Pd
TAGLIO DEL RATING
Marino, M5S gli dice no
ma Renzi l’ha blindato
Standard&Poor’s:
per l’Italia di Renzi
rischio spazzatura
La protesta durante l’Assemblea capitolina Ansa
ALEXANDER STILLE
Giornata rovente in Campidoglio.
In mattinata la notizia di un furto
sospetto negli uffici comunali
della Protezione civile: rubato
il pc di un arrestato. Poi la rissa
durante il Consiglio, la dura
contestazione dei Cinquestelle
e gli appelli per lo scioglimento.
Matteo però fa quadrato attorno
alla giunta
De Carolis » pag. 7
CUORE & AMORE
» RAGUSA
Loris, c’era l’auto
della mamma
sul luogo del delitto
Lo Bianco » pag. 13
“Il paradosso
del presidente
nero nell’America
tornata razzista”
Borromeo » pag. 16
y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!#!?!z!.
Siamo tutti poeti
e ci raccontiamo
scrivendo in rima
sui fogli di Twitter
Ambrosi » pag. 18
LA CATTIVERIA
Piero Grasso: “A Roma i presupposti per la mafia ci sono”.
È che poi ci si mette sempre
di mezzo la burocrazia
» www.forum.spinoza.it
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi Ansa
L’agenzia americana dice che le riforme
non bastano e ci declassa a BBB-, a un solo
gradino dall’insufficienza
Conti » pag. 10
Derivati sul debito,
il rosso è di 34 miliardi
Il Tesoro si è assicurato contro
l’aumento dei tassi di interesse che sono
scesi, e ora ci rimette
Feltri » pag. 11
Nonostante un corno
di Marco Travaglio
orse siamo troppo cinici. O forse Saviano
F
non lo è abbastanza. Ma domandarsi – come
fa Roberto nel suo commento su Repubblica – co-
me può la politica “fidarsi ciecamente” di Buzzi
& Carminati, il Rosso e il Nero, e a dare loro
“massima fiducia, senza chiedere in cambio nessuna trasparenza”, nonostante i loro trascorsi rispettivamente di “assassino e terrorista dei Nar”,
è un eccesso di ingenuità. Bisogna rassegnarsi ad
abrogare i “nonostante”, i “malgrado” e i “sebbene” dal vocabolario politico. I pregiudicati siedono a capotavola nei palazzi del potere non
“nonostante” i loro precedenti penali, ma proprio per quelli. Così come non sono “deviati”
quei settori della politica, dell’amministrazione,
dell’imprenditoria, dei servizi segreti, delle forze
dell’ordine che lavorano per (o trattano con) la
criminalità. Ma quelli che lavorano per lo Stato e
ne rispettano le leggi. Se una persona onesta
chiede udienza a un potente, deve mettersi in fila,
fare lunghissime anticamere, e anche nell’eventualità che venga ricevuta non ottiene quasi mai
ciò che chiede: perché non ha nulla da offrire e
nulla da tacere. Un delinquente invece viene subito accontentato, spesso prim’ancora di chiedere. Come disse Giuliano Ferrara: “Chi non è
ricattabile non può fare politica”. Anche perché,
di solito, chi è ricattabile è anche ricattatore. Io so
tutto di te, tu sai tutto di me, e facciamo carriera
sui nostri rispettivi silenzi. La nuova legge sul
voto di scambio politico-mafioso, sbandierata
da Renzi come il colpo di grazia ai collusi, è stata
scritta in modo da impedire qualsiasi condanna
per voto di scambio. Ma non per un errore: apposta. Così come la legge Severino: si chiama
“anticorruzione” ed è stata scritta proprio per
salvare B. e Penati dai loro processi per concussione. Ora si scoprirà che il reato di autoriciclaggio, votato l’altroieri dal Parlamento, renderà
impossibile la galera per chi ripulisce il bottino
dei propri delitti. Giovedì, mentre Renzi annunciava la linea dura contro i corrotti (“una specie
di ergastolo, di Daspo”) e spediva il commissario
Orfini a bonificare la federazione romana del Pd
di cui fa parte da quando aveva i calzoni corti e il
commissario Cantone ad annunciare l’ennesima
“task force”, il suo partito al Senato votava con
FI, Ncd e Lega per respingere la richiesta dei giudici di usare le intercettazioni contro gli inquisiti
Azzollini (Ncd) e Papania (Pd). Una svista “nonostante” i sospetti pesanti come macigni che
gravano sui due politici? No, una scelta fatta proprio per quei sospetti pesanti come macigni.
Fa quasi tenerezza Luca Odevaine detto lo Sceriffo, che ad aprile vuole farsi un viaggetto negli
Usa, ma si vede negare il visto: gli americani hanno scoperto che si chiama Odovaine con la “o” ed
è pregiudicato per droga e assegni a vuoto. “Una
roba da matti, una cosa assurda, in una democrazia come quella!”, si lamenta. La vocale se l’è
fatta cambiare lui all’anagrafe per nascondere i
suoi precedenti. Come se questi, in Italia, fossero
mai stati un handicap e non facessero invece curriculum: ciò che negli Usa ti impedisce anche
l’ingresso per turismo, in Italia basta e avanza per
promuoverti vice capo di gabinetto della giunta
Veltroni, capo della polizia provinciale della
giunta Zingaretti e infine membro del Coordinamento nazionale richiedenti asilo del governo
Renzi, naturalmente a libro paga di Mafia Capitale per 5 mila euro al mese. Nonostante i precedenti? No, grazie a quelli, che ti rendono affidabile. Ovviamente la Banda Carminati aveva
scelto pure il presidente della Commissione di
Controllo Garanzia e Trasparenza e il responsabile della Direzione Trasparenza del Comune
di Roma (che, alla Trasparenza, ha non uno ma
due addetti): due sceriffi di provata fede, ora indagati per mafia. Se Marino s’è salvato parzialmente dalla catastrofe non è tanto perché, personalmente, è un onest’uomo: ma soprattutto
perché gli assessori se li è scelti quasi tutti da sé,
rifiutando quelli che tentava di imporgli il Pd.
Sennò Carminati e Buzzi se li ritrovava perlomeno vicesindaci.