10 12 14 Libero La Cupola a cena da Renzi

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Mercoledì 10 dicembre 2014
ANNO XLIX NUMERO 292 EURO 1,40*
Un passo falso dopo l’altro
La Cupola a cena da Renzi
Ben cinque esponenti della Coop al centro di Mafia capitale erano alla serata per finanziare il Pd. Perché il premier non rende
noto l’elenco completo dei partecipanti? E perché si limita a un mezzo commissariamento di Marino? Di che cosa ha paura?
VIENI A TROVARCI ANCHE SUL SITO
di MAURIZIO BELPIETRO
Dal mondo di mezzo alla mezza decisione: nonostante il marcio di Roma,
Matteo Renzi non ha voluto sciogliere il
Consiglio comunale della Capitale e
portare la città a nuove elezioni. Il presidente del Consiglio ha preferito prendere tempo e puntellare Ignazio Marino,
lasciandolo dov’è ma allo stesso tempo
commissariandolo un po’. Non un vero
commissariamento e neppure una piena esautorazione. Il sindaco resterà sindaco, ma il prefetto avrà l’accesso agli
atti, ovvero il diritto di controllare tutto
ciò che fa il primo cittadino, con una
specie di commissione d’inchiesta. Un
commissariamento dolce, l’ha definito
ieri Stefano Folli su La Repubblica. Forse, ma di sicuro il primo vero errore del
premier.
Da quando un anno fa è divenuto segretario del Pd, Renzi è sempre stato
percepito come un uomo risoluto, che
non guarda in faccia nessuno (ne sa
qualcosa Enrico Letta), né i dinosauri
del suo partito né i burocratidel ministero dell’Economia. Questo stile finora gli
ha portato fortuna e consensi, facendo
aumentare la sua popolarità. Però nel
caso di Mafia capitale, il presidente del
Consiglio non si è mosso con determinazione, ma anzi con molta esitazione,
scegliendo alla fine di tenersi un uomo
come Marino, che pure non ama, per
paura di dover affrontare una campagna elettorale sulla difensiva. Il premier
teme che lo scandalo di Roma possa finire per indebolirlo, ma paradossalmente la mancanza di un taglio secco
con il passato rischia di indebolirlo ancor di più, trasformando l’inchiesta romana in un peso che Renzi si trascinerà
a lungo e con fatica.
La vicenda infatti ha un’eco nazionale e nonostante i tentativi fatti (...)
Un milione al Festival del cinema per silurare Venezia
Ciak, si magna: altri soldi per Roma
di CHIARA PELLEGRINI a pagina 5
Così una mamma uccide, così
una mamma si uccide. Non c’era riuscita finora, Veronica. Non
ce l’aveva fatta a sbarazzarsi della sua vita a 14 anni, nel pieno
della sua adolescenza infelice. E
non ce l’aveva fatta pochi anni
fa, nel pieno della depressione
post partum. C’è riuscita ora.
Ma purtroppo, se le cose stanno
davvero come dicono i
m a g istra ti
che l’hanno
arrestata,
per riuscire
a sbarazzarsidellasuavita la mamma di Ragusa ha dovuto prima sbarazzarsi
di suo figlio Loris, un bimbo che
aveva solo 8 anni, prendeva 10
in storia e amava il taekwondo.
E l’orrore di questa storia,se l’accusa sarà confermata, sta tutto
in questo movente atroce: chi
ha ucciso non l’ha fatto perché
voleva vivere. Ma perché voleva
morire.
Sopprimere un pezzo (...)
E la Berlinguer
va dai concorrenti
a difendere il Pd
di ADRIANO SCIANCA
di ANTONIO AMOROSI
Appena si è capito che la famosa «fasciomafia» era molto mafia ma forse non così
fascio, il suo Tg ha deciso
che le notizie giunte (...)
a pagina 4
Le carte dell'inchiesta romana raccontano che uno dei capi, Salvatore Buzzi, a un certo punto vuole
promuovere una campagna mediatica contro una giudice del Tar
del Lazio: il tribunale amministrativo, infatti, deve decidere su un ricorso contro un appalto vinto da
una cooperativa di Buzzi in un
Centro per rifugiati, ma Buzzi ha
scoperto che la giudice che dovrà
occuparsene ha un conflitto d'interessi perché è socia in un'azienda
che aveva avuto un appalto nello
stesso Centro. Questa cosa si legge
nelle carte dell'inchiesta, appunto:
«Ha ucciso suo figlio»
Così si ammazza
l’idea stessa di mamma
di MARIO GIORDANO
segue a pagina 3
Emilia, paradiso delle Coop
E Buzzi sguazzava anche qui
Ma Veronica in carcere nega
APPUNTO
di FILIPPO FACCI
Tar Capitale
e tutti si sono concentrati sul ruolo
del quotidiano Il Tempo in questa
campagna promossa da Buzzi e
poi su un'interrogazione di sostegno che la parlamentare Micaela
Campana avrebbe voluto presentare: ma a nessuno è parso interessare se la campagna mediatica dicesse il vero. Lo diceva? Dalle carte
dei Ros parrebbe di sì: al Tar c'era
una giudice che prendeva decisio-
segue a pagina 7
segue a pagina 13
Soluzione per il Senato in vista di elezioni a primavera
«Al voto»: Matteo prende il Mattarellum
di ELISA CALESSI
L’emendamento sarà di una riga o poco più.
Dirà che, nel malaugurato caso in cui la legislatura finisse prima del tempo e il Parlamento
non avesse approvato la riforma del Senato,
ni su una materia sulla quale, al
minimo, doveva astenersi. In pratica c'era una banda di delinquenti
che ha fatto un piccolo scoop (vero) e l'ha passato a un giornale che
ha approfondito e scritto il vero.
Anche l'interrogazione parlamentare, quindi, diceva il vero. Due
giorni fa la giudice si è detta disgustata e ha detto che su di lei furono
pubblicati dati riservati: ma non li
ha smentiti. Bene, com'è finita? La
storia è vera o falsa? Ha importanza? Per ora sappiamo solo che Buzzi ha perso l'appalto e che la giudice è ancora lì con la sua impresa.
* Con: "CANTO DI NATALE" € 6,00; "PERCORSI CON LE CIASPOLE - VOL. 4" € 8,00; "PERCORSI CON LE CIASPOLE - VOL. 3" € 8,00.
nella Camera Alta si voterà con il Mattarellum.
Cioè il 75% dei seggi assegnati in collegi uninominali, mentre il 25% attraverso preferenze.
Un sistema che premierebbe soprattutto il Pd
(ma va bene anche alla Lega (...)
segue a pagina 8
Il rapporto sulle torture
Pugnalata di Obama alla Cia
Che gran favore ai terroristi
di CARLO PANELLA
Solo negli Stati Uniti di Barack Obama possono accadere cose del genere: nel nome
della trasparenza spinta oltre ogni limite e
a scapito della «ragion di Stato» Obama si
è assunto la responsabilità di far pubblicare un report di 6.000 pagine (...)
segue a pagina 15
GLAUCO MAGGI a pagina 15
Prezzo all’estero: CH - Fr 3.30 / MC & F - € 2.20
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PRIMO PIANO
__Mercoledì 10 dicembre 2014__
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romanzo criminale
SCHIERATI Due dei partecipanti alla kermesse
democratica adesso sono in carcere. Bolla: «Se siamo di
sinistra? Io sì... Se il consorzio è di area Pd? Che ne so... »
La Cupola romana alla cena del premier
Claudio Bolla, uno dei più stretti collaboratori di Buzzi: «All’evento di Matteo siamo andati io, lui, Guarany e altri due
I soldi? Ognuno pagava mille euro, quindi immagino che noi ne abbiamo dati 5mila. Però i tavoli costavano 10mila...»
::: ENRICO PAOLI
■■■ Non c’era solo Salvatore Buzzi. Erano in cinque,
della cooperativa 29 giugno, presenti alla cena del 7
novembre scorso, organizzata dal premier Matteo
Renzi per finanziare le casse del Pd. Di quei cinque,
due oggi sono in carcere. Il
primo a sollevare il dubbio,
rivelatosi fondato, era stato
Marco Damilano a Bersaglio Mobile, il programma
de La7 condotto da Enrico
Mentana. Nel corso della
puntata andata in onda la
scorsa settimana, con Renzi unico protagonista della
serata, il notista politico de
L’Espresso aveva chiesto al
premier se era sicuro del fatto che Salvatore Buzzi e altri personaggi «dubbi» non
fossero presenti alla cena di
autofinanziamento del partito, organizzata all’Eur a
Roma. Il segretario del Pd,
stizzito per la domanda e infastidito dal tema, di fatto
ha eluso il quesito: «Non ne
ho la più pallida idea».
Vista l’imbarazzante risposta il premier ha provato a salvarsi in calcio d’angolo, assicurando che esiste
un elenco con gli ospiti pagantipresential Palazzo delle Tre Fontane dell’Eur. Un
elenco che, però, ancora
non è stato reso pubblico
sul sito del Pd. Ed è custodito nei cassetti del tesoriere
del partito, il deputato renziano Francesco Bonifazi. E
in quei cassetti del Nazareno continua a restare. Così
Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita, il programma del lunedì de La7,
ha deciso di andare alla radice del problema. «Siamo
stati in cinque alla cena di
sottoscrizione di Renzi e abbiamo pagato 1000 euro a
persona», dice Claudio Bolla, intervistato da uno degli
inviati del programma di
Formigli. Bolla non è uno
qualunque. Figura tra i soci
della coop 29 Giugno di Salvatore Buzzi ed è considerato il suo braccio destro nella
gestione della cooperativa.
«C’eravamo io, Buzzi, Guarany e altri due che non
hanno cariche...».La conferma della partecipazione di
alcuni esponenti dell’organizzazione
denominata
“Mafia capitale” alle cena
di autofinanziamento del
Pd, organizzata da Renzi,
apre dunque nuovi scenari
sui rapporti di Buzzi con il
partito. «L’unico dubbio
che mi rimane è che i tavoli
costavano diecimila euro»,
dice Bolla, che comunque
non risulta tra gli indagati.
Da ex detenuto Buzzi è diventato il dominus di una
cooperativa da sessanta mi-
“
■ A Buzzi Renzi
piaceva perché
era decisionista,
prima non lo
sopportava...
Il caso ha voluto
che Buzzi e
Alemanno
abbiano passato
sei mesi
di detenzione
insieme. Quando
si vedono
si riconoscono
e Salvatore ne
approfitta subito,
perché è così...
INTERVISTA
DI CLAUDIO BOLLA
A «PIAZZA PULITA»
lionidieuro.Grazie a un’impressionante sfilza di gare
vinte (174) le cooperative
che fanno capo a Buzzi, sodale di Massimo Carminati
- il capo dell’organizzazione criminale romana - hanno ricevuto 74 milioni dalla
casse del Campidoglio. La
cooperativa è nata nel 1985
con i migliori propositi, tra
cui reinserire nel mondo
del lavoro ex detenuti. In
questo caso i detenuti, però, li ha «formati» al suo interno.
«A Buzzi Renzi piaceva
perché era decisionista, prima non lo sopportava»,racconta ancora Bolla a Piazzapulita. Ma c’è anche un’altra rivelazione clamorosa.
«Il caso ha voluto che Buzzi
e Alemanno abbiano passa-
to sei mesi di detenzione insieme. Quando si vedono si
riconoscono e Salvatore ne
approfitta subito, perché è
così». Già, è così... Ed è così
anche con la politica. «La
cooperativa? E che ne so»,
dice Bolla, «io sono di sinistra». Ma per capire davvero come funziona basta
guardare la foto di Buzzi
con Gianni Alemanno e il
La sede romana della
Cooperativa 29 giugno.
Ieri i lavoratori hanno
occupato l’assessorato al
Sociale. Tra i manifestanti
c’erano anche esponenti dei
movimenti per la casa
Occupato l’assessorato al Sociale
Lavoratore romeno contro la coop
«Non mi ha pagato i contributi»
::: CHIARA PELLEGRINI
ROMA
■■■ «Non mangiate sulla nostra
pelle». «Renzi i veri eroi sono gli operai». «Fate pagare gli evasori». E ancora: «Cambiano le poltrone non
cambia la politica». Sono questi gli
slogan, fissati sugli striscioni, gridati
ieri mattina, davanti all’assessorato
alle Politiche sociali di Roma Capitale dagli ex lavoratori della Cooperativa 29 giugno, la onlus fondata da Salvatore Buzzi, arrestato nell’inchiesta
“Mondo di mezzo”.
Credevano tutti nella buona fede
di quell’organizzazione, nata a Roma nel 1985, il cui scopo sociale, si
legge ancora sul sito dell’organizzazione, era «l’inserimento lavorativo
delle persone appartenenti alle categorie protette svantaggiate e più in
generale delle persone appartenenti
alle fasce deboli della società». Ieri, a
due passi da San Giovanni, alcuni
rappresentanti di quei 1.300 lavora-
tori della coop rossa, che sponsorizzava gli spettacoli di Serena Dandini
sulla violenza contro le donne, sono
scesi in strada, assieme ed esponenti del movimento studentesco di Action, che si occupa dei diritti per la
casa, per reclamare i contributi
«mai pagati» da Buzzi.
Urlavano slogan nella speranza di
vedere un giorno confermati i propri diritti traditi di lavoratori. In strada c’era anche Radu, un lavoratore
rumeno. Lavorava da 15 anni in Ita-
lia e non si aspettava che fosse proprio quella «brava persona,con i modi gentili e garbati» a privarlo di un
lavoro e sopratutto a non pagargli i
contributi. «Era vicino a noi lavorato-
il graffio
Buonanotte Poletti
«È vero che non ci ho dormito, ora
ho però ripreso a dormire perché altrimenti non riesco a lavorare se
non dormo e devo dire che mi è andato anche il tilt il cellulare per i messaggi di solidarietà che mi sono arri-
ministro Giuliano Poletti,
quelle della famosa cena
che hanno fatto il giro del
mondo. «Se gira a sinistra si
taglia qui», dice Bolla indicando Alemanno, «altrimenti se si va a destra si taglia qua». E il taglio in questo caso colpisce Poletti. Gli
affari sono affari e in questi
«mondi» non c’è destra né
sinistra.
vati». Così il ministro del Lavoro,
Giuliano Poletti, in merito alle foto
che lo ritraevano durante un pranzo
a cui ha partecipato anche Buzzi.
Buonanotte, allora. Ma per non rischiare meglio evitare i sogni d’oro.
ri, non ci combatteva. Di certo non
lo vedo né come un mafioso né come uno spietato», racconta l’ex lavoratore della Coop di Buzzi. Radu fino a poco tempo si occupava infatti
della manutenzione del verde in alcuni quartieri per conto di Eur Spa,
la società romana - a cui il governo
Renzi destinò 100 milioni di euro che faceva capo a Riccardo Mancini, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul sistema tangenti a Roma. Ora
è a spasso.
«In tutta questa storia ci rimettiamo solo noi», racconta prendendosela con i “compagni”, «loro possono andare anche in carcere, ma
quando escono sicuramente non saranno poveri. I soldi se li sono già
messi da parte. Hanno speculato su
tutto: dagli immigrati ai nomadi, ora
basta». Il contratto lavorativo di Radu è scaduto circa un anno fa, ha
aspettato mesi per il rinnovo. Poi,
spiega, «ho scoperto che non mi avevano mai pagato i contributi».
PRIMO PIANO
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romanzo criminale
DOMANDA Perché il premier non ha ancora rivelato
i nomi degli imprenditori che parteciparono alla famosa
cena di finanziamento? Di che cosa ha paura?
L’esitazione su Mafia capitale
rischia ditravolgere Renzi
Ha salvato Marino, non ha chiesto un passo indietro alla Campana e non sollecita
un’indagine sugli intrecci tra amministrazioni e cooperative. Ma così si indebolirà
::: segue dalla prima
MAURIZIO BELPIETRO
AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA...
A sinistra, in piccolo, Claudio Bolla durante
l’intervista a «Piazza Pulita». Di fianco, Salvatore
Buzzi in un fermoimmagine di un video dei
carabianieri del Ros. Sopra, Matteo Renzi [Ansa]
LO STIPENDIO
«Al presidente 25mila euro al mese»
«Sono andato a chiedere a uno della contabilità, ma tu
sai quanto Salvatore prendeva? E lui mi dirà 25mila euro. E sono molto incazzato...». Difficile dare torto a Claudio Bolla, braccio destro di Salvatore Buzzi alla cooperativa 29 giugno. Non solo mazzette e tangenti ma anche
uno stipendio da favola.
(...) dai giornali amici di accreditarla come una questione di criminalità e destra, in realtà l’opinione
pubblica ha perfettamente
capito che se gli ex missini
sono coinvolti, altrettanto
e forse più lo sono gli ex comunisti. Ma il problema è
che i legami con l’organizzazione criminale arrivano
fino ai giorni nostri, alla
giunta Marino e perfino al
nuovo corso del Pd. La video intervista di La7 al braccio destro di quel Salvatore
Buzzi che era il dominus
delle tangenti ha svelato
che alla cena di autofinanziamento di Matteo Renzi
c’erano almeno cinque
esponenti della cooperativa finita nel mirino della
Procura di Roma e due
commensali del presidente del Consiglio poi sono finiti a Rebibbia. Certo, questo non prova affatto che il
premier avesse relazioni
con gli uomini che operavano all’interno del sistema di Mafia capitale, e però un odor di tanfo e di cattive frequentazionisale dall’entourage del Pd e senza
aprire le finestre difficilmente passerà.
Di fronte a un livello così
esteso e profondo di contaminazione (la cena di fi-
nanziamento con Buzzi e
compagni, i 30 mila euro di
Buzzi a favore della campagna del sindaco, le frequentazioni di uomini della
giunta capitolina con il medesimo Buzzi, lo sconto di
60 mila euro concesso a
Buzzisul canone di locazione di un edificio comunale), molti si aspettavano
che il presidente del Consiglio impartisse un tutti a casa. E invece no, niente di
tutto questo si è sentito. E
allora vengono spontanee
alcune domande. Innanzi
tutto perché Renzi sia così
incerto nel muoversi sul
campo minato della Capitale. Possibile che non si
renda conto che Marino or-
mai è un sindaco dimezzato e che sostenerlo rischia
solo di compromettere anche la sua immagine di uomo solo contro tutti i poteri
e tutti gli sprechi? Ma ancor di più viene da chiedersi perché, pur dichiarando
di non voler lasciare la città
in mano ai ladri, il premier
non solleciti un’indagine
accurata e profonda sugli
intrecci tra amministrazioni e cooperative. Lo squarcio aperto dai pm romani
ha dimostrato rapporti ambigui e poco trasparenti
che mal si conciliano con
la sbandierata opera di pulizia del governo: certo è
più facile attaccare il potere in declino della Cgil che
[email protected]
@BelpietroTweet
Ermete Realacci è nato
a Sora il 1º maggio 1955.
Ambientalista, è deputato
del Partito democratico
e presidente della
commissione Ambiente
della Camera [Olycom]
Realacci (Pd) dà ragione a «Libero»
«Non si prende denaro da enti sociali
Né tanto meno si possono favorire»
::: FRANCO BECHIS
■■■ Anche Ermete Realacci condivide il giudizio di Libero su un aspetto
non marginale dello scandalo di Mafia capitale: i politici che hanno accettato finanziamenti dalle cooperative
coinvolte, hanno portato via quei soldi ai soci cooperatori, in questo caso
agli ex detenuti della coop 29 giugno.
E in questa intervista a Libero tv (oggi
sul sito www.liberoquotidiano.it) Realacci spiega anche che sarebbe meglio che un amministratore si astenga
(come non è avvenuto a Roma) dalle
decisioni che favoriscono un finanziatore della sua campagna elettorale
Realacci, lei ha bazzicato un po’
ambienti della cooperazione...
«Cooperazione per la verità no. Ma
sono un cittadino romano, pur non
avendo mai fatto politica attiva a Roma».
La cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi si occupava anche di
recupero aree verdi. Non l’aveva
mai sentita nominare?
«No. Ma sa, se uno guarda le attività
che faceva sulla carta, non si può che
pensarne bene: recupero degli ex detenuti, degli emarginati... E invece, come diceva Diderot, non basta fare il
bene. Bisogna pure farlo bene. E infatti si annidava la possibilità di malaffare per altro con questo retroterra criminale che viene da una pancia della
città che pensavo francamente legato
a storie del passato».
Crede che quella sia davvero la
Mafia capitale?
«Il termine è suggestivo. In ogni caso la vicenda è impressionante per i
rapporti verticali che propone. Certo
le dimensioni non paiono enormi. Mi
ha colpito anche l'intervista di Mancini, un ex esponente della Banda della
Magliana, che diceva di non scherzare: rispetto a quello che muovevano
loro, questi sono dei ragazzini. Hanno
mosso piccoli fondi, ma sono fondi pesanti...».
Tanti candidati e forze politiche -
compreso il Pd - hanno preso da
quella gente fondi elettorali...
«Se erano contributi regolari, ufficialmente dichiarati...»
E le sembra giusto ricevere contributi elettorali da una coop sociale? Quei soldi presi dai vari candidati, compreso il sindaco Marino,
sono stati tolti agli ex detenuti.
il graffio
Il fine e il mezzo
Scrive il grillino Alessandro Di
Battista: «C’è la mafia a Roma e
va sfruttato ogni mezzo per far
capire ai romani che il cancro
dell’Italia si chiama corruzione.
Per questo abbiamo accettato
l’invito di Ballarò». Quando il
gioco si fa duro, il web non basta
più.
quello forte e sostanziale
delle coop, ma dopo quanto si è appreso eludere il
problema sarà difficile.
A tutto ciò si aggiunge il
fatto che, pur avendo commissariato il Pd romano, il
segretario delPartito democratico si è ben guardato
dal chiedere un passo indietro di un membro della
segreteria come Micaela
Campana, una deputata
che con Buzzi si scambiava messaggi molto confidenziali e presentò un’interrogazione sul caso della
cooperativa romana. Non
sarebbe consigliabile che
la parlamentare almeno si
sospendesse da responsabile del Terzo settore, cioè
proprio quello in cui operavano Buzzi e compagni?
Infine,un’ultima domanda s’impone: perché ad oggi, nonostante lo scandalo
romano e le polemiche,
Renzi non ha ancora rivelato i nomi degli imprenditori che parteciparono alla famosa cena di finanziamento? Non sarebbe questo un
bell’esempio di trasparenza per un uomo che della
trasparenza ha fatto una
bandiera? Di che cosa ha
paura il premier? Che si
scoprano altri Buzzi tra i
partecipanti? Attendiamo
risposte.
«Sì,ha ragione.Capisco questo punto di vista, ha fondamento. È vero anche che le cooperative sono ormai diventate delle vere e proprie aziende.
Immagino la logica con cui loro facevano queste cose, ma il primo discrimine è vedere se è stato fatto alla luce
del sole, dichiarando i contributi...»
Sono stati dichiarati, Marino ha
preso 30 mila euro, un assessore 20
mila, tanti altri contributi più piccoli: 5, 4, 3 mila euro... Quei soldi si
danno sperando di avere qualcosa
poi in cambio, no?
«Beh, cosa vuole che sposti qualche migliaio di euro? Non credo che
le decisioni venissero prese sulla base
di quei mini finanziamenti...»
Non le sembra che nessuna decisione dovrebbe mai essere presa
da un amministratore in favore di
una impresa o una coop che l’ha
finanziato?
«Sì, ha ragione, su questo ha ragione. Non è un tema nuovo, ma sicuramente bisognerebbe prevedere rego-
le su questo punto per il finanziamento privato alla politica. Vero però che
negliStatiUniti hanno norme rigidissime, e poi le cose di cui stiamo parlando accadono lo stesso anche lì. Come
diceva Eliot gli uomini cercano sempre regole che rendano inutili essere
buoni, e non ci riescono...»
Qui è meno poetica...
«Sì, bisogna che paghi chi ha sbagliato almeno con l’allontanamento
dai denari pubblici, in attesa delle responsabilità penali di ciascuno».
E chi rimane? Questa era una cooperativa sociale rossa che aveva
socializzato talmente tanto da diventare rosso-nera...
«Non importa chi rimane, deve essere allontanato chi ha gestito così denari pubblici, chiunque sia. Bisogna
essere più duri che mai. Frasi come
“con i rifugiati si guadagna più che
con la droga”, al di là della veridicità,
faranno danni tali per anni che bisognerebbe dare una pena in più a chi è
stato pizzicato».
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romanzo criminale
::: ANTONIO AMOROSI
■■■ Le strade della coop 29
giugno diSalvatore Buzziportano a Bologna e in Emilia-Romagna. Lo spiega proprio il boss
Massimo Carminati in un passaggio chiave delle prime 1.200
pagine dell’inchiesta Mafia Capitale. L’ex Nar intercettato giustifica a un imprenditore colluso la magnificenza del sistema
Coop, quasi fosse lui stesso un
cooperatore. Carminati: «Ci
stanno delle attività che possono essere gestite solo dalle Cooperative...perché le Coop sociali hanno una struttura, per cui
intanto non sono a scopo di lucro, teoricamente non sono a
scopo di lucro, in effetti poi il
lucro…».L’imprenditore Guarnera, indagato: «Non pagano
tasse… ». Carminati: «Serve, si,
serve per far lavorare la gente,
se tu per dire, sei una Cooperativa che c’ha, un bilancio a cui
a fine anno c’hai 10 milioni ti
dicono senti tu con questi 10
milionidevi implementare illavoro perché quello serve, capito, tanto è vero che loro c’hanno, non lo so, 1100 dipendenti,
non so quanto cazzo... loro poi
gli danno 16 mensilità a questi,
cioè è tutto finalizzato, capito,
questa fa parte, pensa come
una Cooperativa di ex detenuti...».
Per l’ex Nar, in sintesi, si usa
la forma giuridica della Coop
non per avere un regime fiscale di favore ma per far lavorare i
lavoratori. Un po’ come si sente dire dai cooperatori veri. Poi
Carminati spiega dove è la casa madre. «Infatti ogni tanto
prendono e partono tutti per
andare a Bologna» dice l’ex
Nar riferendosi alla 29 giugno,
la cooperativa controllata da
Buzzi.
A Bologna? A fare cosa? Ecco un’altra sorpresa che emerge dalle intercettazioni e porta
Buzzi direttamente nella regione rossa, a dimostrazione che
la famosa foto col ministro del
Lavoro Giuliano Poletti forse è
qualcosa di più di una evento
occasionale e che Buzzi sia
strutturale all’ambiente.
IN RIVIERA
La Coop di Buzzi, la 29 giugno Servizi-Società Cooperativa di produzione e Lavoro ha
tra le controllate il Consorzio
Formula Ambiente. Questa
con 80 milioni di fatturato e
650 dipendenti ha sede a Cesena e riunisce altre 23 coop, 20
delle quali a carattere sociale.
Buzzi ne è stato il fondatore insieme a Formula Servizi di Forlì e fino al 2012 presidente, essendone socio al 49%. Ora la
partecipazione è scesa al 29%.
Ma il Consorzio Formula Ambiente è partecipato da CNSConsorzio Nazionale Servizi di
Bologna, uno dei principali assi della cooperazione italiana.
CNS con Manutencoop sempre di Bologna, associata al
consorzio se non principale socia, un anno e mezzo fa si vide
aggiudicare dalla Consip, la
centrale acquisti per la Pubbli-
EMERGENZE D’ORO Nella regione di Bersani & C
i servizi sociali, come l’accoglienza dei profughi, sono
appannaggio della cooperazione sociale rossa
Grazie alle Coop degli spazzini
Buzzimagnava pure in Emilia
Con un meccanismo di scatole cinesi la «29 giugno» controllava altre 9 società specializzate
nella pulizia stradale. Così, da Forlì a Bologna, il boss di Mafia capitale fatturava 70 milioni
vo con Zingaretti (l’attuale presidente della regione, ndr)» dice Odevaine.
In Cns Buzzi è membro del
consiglio di sorveglianza (è stato espulso dopo l’inchiesta). Il
megaconsorzio Cns finisce nell’indagine Mafia Capitale per
la gara da 21,45 milioni di euro
bandita dalla munipalizzata romana Ama. Assegnati inizialmente i lavori a Cns questa li
riassegna alle coop di Buzzi. E
la particolarità non è da poco
visto che, come fanno notare i
giudici,«il giorno successivo all’aggiudicazione della raccolta
differenziata, le società riconducibili a Buzzi eroghino, a favore della fondazione riconducibile a Panzironi (ex presidente Ama) e Alemanno, una somma pari a 30.000 euro».
LA «COLLEZIONE»
LA RETE DELLA COOPERAZIONE
A sinistra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (il primo
a sinistra), fino a pochi mesi fa presidente di Legacoop,
fotografato a una cena al tavolo con Salvatore Buzzi,
finito agli arresti per Mafia capitale. [LaP]
ca amministrazione controllata dal Ministero del Tesoro, il
mega-appalto da 1 miliardo di
euro per la pulizia delle scuole
italiane: su 9 lotti, 6 vennero aggiudicati alle cooperative rosse, il 65,5% del valore comples-
sivo.
Un gioco tra scatole societarie, Coop, consorzi ed aziende
da far girare al testa.
Manutencoop è lo stesso colosso rosso che Luca Odevaine, l’ex capogabinetto di Wal-
ter Veltroni sindaco di Roma
coinvolto nel sodalizio criminale,contatta per fare affari. Il presidente Claudio Levorato ha
una richiesta di arresto per
l’Expo. Ma Odevaine ha in
mente un progetto imponente,
da fare insieme, un Global Service per le strutture sanitarie
della regione Lazio, del valore
di un miliardo e 300-400 milioni. Li dovrebbe convincere facilmente perché quelli di Manutencoop «sanno che lavora-
Il senatore Ncd
«Il Pd è in mano alle onlus rosse»
Giovanardi: «La macchina del consenso è legata da sempre a Legacoop. E pure Renzi la deve ringraziare»
::: EDOARDO CAVADINI
■■■ Carlo Giovanardi, senatore del
Nuovo Centrodestra, modenese doc, è
uno che con il mondo associativo “rosso” ha battagliato più di una volta, dai
tempi del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna fino ai banchi del Parlamento.
Senatore cosa ci mostra l’inchiesta
Mafia capitale?
«Ciò che accade a Roma è un riflesso
dell’intreccio, della triangolazione sinistra-amministrazione pubblica-Lega
delle Cooperative, che ha condizionato
pesantemente la vita politica italiana negli ultimi trent’anni almeno. Un sistema
che spiega perché - fatto assolutamente
straordinario in una democrazia - ci siano quattro regioni in cui il voto è sempre inchiodato a verso quella parte. Mi
riferisco ovviamente al “blocco” EmiliaToscana-Umbria-Liguria».
Su cosa si salda questo intreccio?
«Sulmeccanismo rodatissimo per il quale il partito, prima era il Pci, poi i Ds, oggi
il Pd, acquisisce voti tramite i quali esprime degli amministratori che necessariamente beneficeranno le Coop con dei
vantaggi - in termini di appalti, contratti,
agevolazioni di vario genere - proprio
perché da esse ottengono il consenso e
le risorse economiche e ad esse devono sono progressivamente diventate sogriconoscenza».
getti politici in grado di esercitare un
Che tipo di riconoscenza?
condizionamento incredibile sui partiti
«Roma lo dimostra: finanziamenti elet- e gli amministratori, a tutti i livelli».
torali cui seguono affidamenti e appalti In effetti il ministro del Lavoro Poletdall’amministrazione. Sono anni che ti è espressione diretta del mondo deldenuncio questo costume, come nel ca- la cooperazione rossa. A proposito,
so dello scandalo - poi non perseguito come commenta la foto della cena
dalla magistratura - ducon Buzzi?
rante gli annidi Tangento«Per formazione non impoli delle assunzioni dei
picco le persone a foto
funzionari di partito Pcicon gente che solo in sePds nelle strutture delle
guito si è scoperta essere
Coop così da guadagnare
coinvolta in malaffare. Pocon le indennità di carica.
liticamente, però, segnalo
L’intera giunta comunale
che la ministra De Giroladi Modena si dimise alle 9
mo venne fatta dimettere
del mattino per essere asdalla sinistra per fatti non
sunta alle 9.05 da una Copenalmente rilevanti. C’è
op e andare subito in
disparità di trattamento».
aspettativa con i contribu- Carlo Giovanardi [Ftg]
Con Fiom e Cgil Renzi
ti a carico dello Stato».
non ha peli sulla lingua,
Peccato ci si dimentichi che le Coop ma non ha ancora detto nulla sui rapsociali (come la 29 giugno di Salvato- porti distorti tra mondo Coop e Pd.
re Buzzi, ndr), godono di agevolazio- Come mai?
ni fiscali dietro vincoli all’utilizzo de- «È molto più facile mandare a quel paegli utili, che in nessun caso possono se la Camusso che tagliare il ramo su cui
essere destinati al foraggiamento di si è seduti. Il premier nasce nella Dc, ma
partiti o candidati. Perché nessuno vi- secondo lei a chi deve dire grazie per i
gila?
voti che lo hanno fatto eleggere sindaco
«Le Cooperative nascono per persegui- di Firenze lanciandone la carriera politire finalità mutualistiche ma nel tempo ca?».
Un gioco di spostamenti e incastri inizialmente difficile da
individuare. Ma i nomi sono
sempre glistessi. Dentro ilConsorzio Formula Ambiente di
Cesena, la controllata dalla 29
giugno, oltre a CNS, ci sono la
C.I.C.L.A.T. Trasporti (Ravenna),Formula Servizi (Forlì), CILS (Cesena), Co.For.Pol. (Forlì), CCILS (Cesena), CSIPM
(Meldola-Fo), Gulliver Coop
Sociale (Forlì), Formula Sociale (Roma). Nomi questi principalmente emiliano romagnoli
che si ripetono in Mafia Capitale anche se le società risultano
estranee all’inchiesta. Formula
Ambiente, invece, non opera
solo a Cesena ma “spazza” le
strade di Forlì, Bologna, Ravenna, Cesenatico, di parte della
Romagna e dell’Emilia. Un lavoro che frutta 73 milioni di euro l’anno. Ma spazza anche altrove: al cimitero del Verano a
Roma; sulle sponde del Tevere; il Parco Naturale del Gran
Sasso. Il presidente di Consorzio Formula Ambiente è ilcesenate Maurizio Franchini che
suigiornali localisi dice esterrefatto.Ma gli uomini di Buzzi sono ancora ben piazzati nell’azienda. Alessandra Garrone
(compagna e sua stretta collaboratrice) e Carlo Maria Guarany nel consiglio d’amministrazione, Paolo Di Ninno nel
collegio sindacale. Tutti e tre finiti in manette nel blitz romano per il loro presunto ruolo
nell’organizzazione mafiosa gestita da Carminati e Buzzi.
In Emilia Romagna le Coop
rosse primeggiano anche nelle
emergenze
immigrazioni,
rom, abitative e sociali. In ogni
comune o ente detengono o
hanno detenuto il controllo degli appalti. Ma soprattutto per
motivi di sicurezza poco viene
reso pubblico dagli enti locali
quando le opposizioni di centro destra chiedono trasparenza. Caso esemplificativo quella
del campo sosta di Villa Erbosa
oggetto dell’aggressione a Salvini costato solo di allacci 165 mila euro. O il parco Prati di Caprara per i profughi dalla Libia.
In due anni 124 persone sono
costate solo in pasti della coop
Camst 501 mila euro.
PRIMO PIANO
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5
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IL PRECEDENTE Il Comune di reggio Calabria
ha subìto la medesima procedura al termine della quale
il prefetto decise per lo scioglimento per mafia
romanzo criminale
Marino la sfanga: commissariato a metà
Alfano sceglie la soluzione soft: niente scioglimento del Comune di Roma ma atti accessibili a tre ispettori per 90 giorni (rinnovabili)
Poi deciderà il prefetto. Il sindaco scarica tutto su Alemanno («indagano il suo mandato») e va in tv ad annunciare querela a «Libero»
::: TOMMASO MONTESANO
ALTRE PRIORITÀ
■■■ Un commissariamento a metà. Ignazio
Marino si salva. Per ora. Perché lo scioglimento anticipato del Comune di Roma, al momento, è scongiurato. Angelino Alfano, ministro
dell’Interno, dopo il vertice con il prefetto della Capitale, Giuseppe Pecoraro, ha deciso di
imboccare la via intermedia: l’accesso agli atti
del Campidoglio. Né fine anticipata della conL’incontro in Campidosiliatura, dunque, né colpo di spugna su quanglio sarà stato sicurato emerso con l’inchiesta su Mafia Capitale.
mente denso di argoUn commissario (forse un prefetto) e due vice
menti e non saranno
commissari (funzionari della Pubblica ammimancati certo i momennistrazione, uno dei quali del Mef) avranno
ti di tensione. In ballo c’è
tre mesi di tempo (prorogabili una sola volta
il fututo amministrativo
per altri novanta giorni) per passare al setacdella Capitale, che pocio tutte le carte (delibere, verbali, resoconti di
trebbe essere esposta alassegnazioni di appalti etc) del Comune di Rola più grande figuraccia
ma. Alfano, infatti, ha delegato Pecoraro a
che si ricordi sa andrà in
«esercitare i poteri di accesso e di accertamenporto lo scioglimento
to nei confronti del Comune di Roma».
della giunta appeso al
Al termine del lavoro, la palla tornerà al pregiudizio dei tre ispettori
fetto, che avrà ulteriori 45 giorni di tempo per
governativi. Forse anche
avanzare proposte allo stesso titolare del Vimiper questo il prefetto di
nale. Ed è quel punto, presumibilmente dopo
Roma Giuseppe Pecoral’estate dando per scontata la proroga, che poro ha risposto ai giornalitrebbe tornare d’attualità, sulla scorta dellavosti in questo modo alle
ro dei tre commissari, l’ipotesi dello scioglidomande sulla possibilimento dell’amministrazione comunale. La
tà di assegnare una scordecisione, a quel punto, spetterebbe al consita al primo cittadino
glio dei ministri su proposta del ministro del(che lo costringerebbe
l’Interno.
ad abbandonare la tanto
A Reggio Calabria, del resto, andò proprio
amata bicicletta a favore
così: commissione di accesso agli atti costituidi una inquinante auto
ta nel gennaio 2012; sei mesi di lavoro sulle
blindata): «La scorta a
carte; ulteriore riflessione del prefetto; infine
Marino? Avevamo cose
lo scioglimento dell’amministrazione da parpiù importanti di cui parte del governo (il 9 ottobre 2012) per
lare». Insomma, la sicu«contiguità, non infiltrazione, mafiosa».
rezza del sindaco non paI tre commissari saranno supportati da un
re così in pericolo.
nucleo di esperti appartenenti alle Forze di po- Il sindaco di Roma Ignazio Marino continua a negare qualsiasi conoscenza con Salvatore Buzzi [Ap]
lizia. Il gruppo dovrà verificare, spiegano dal
ministero dell’Interno, «eventuali possibili forme di infiltrazione o di condizionamento, di
tipo mafioso o similare, tali da compromettere il regolare svolgimento dei servizi nonché il
buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione comunale».Il vaglio riguarderà anche gli atti dei municipi. Un esame durante il
quale la commissione potrebbe imbattersi in
Dopo i 110 milioni extra nella Stabilità, lo Stato fissa un contributo annuo per la kermesse che fa concorrenza a Venezia
fatti che abbiano rilievo penale e quandi tali
::: CHIARA PELLEGRINI
re del Veneto, Luca Zaia, che ieri ha inviato
da peggiorare il quadro accusatorio degli at::: PIOVE SUL BAGNATO
ROMA
una lettera al premier Renzi e al ministro Frantuali indagati, oppure in grado di far emergere
ceschini chiedendo loro di chiudere il Festival
nuove responsabilità. Novità che sarebbero
INTERVIENE IL MIBACT
■■■ Ciak se magna. Il Comune di Roma di Roma «per il quale», scrive, «non si pone
immediatamente trasmesse ai magistrati di
L’intervento
economico
a
favore
del
festival
cinemezzo commissariato attraverso la delega
nemmeno il confronto con la Mostra del Cinepiazzale Clodio. Ecco perché l’ipotesi dello
matografico inventato da Veltroni sarà erogato
che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano,
ma di Venezia». Secondo Zaia non solo è anoscioglimento dell’assemblea consiliare, con
dal ministero dei Beni e Attività culturali di Dario
ha affidato al prefetto della Capitale, Giuseppe
malo e «vergognoso» che in un «Paese normapossibile nomina di un commissario incaricaFranceschini attraverso l’Istituto Luce, che entrerà nel board. Da tempo la manifestazione è in
Pecoraro, affinché avvii un’indagine sugli atti
le, non una repubblica delle banane», ci siano
to di portare il Comune di Roma al voto, è
crisi
(non
ha
più
un
direttore)
e
soprattutto
fa
del Campidoglio - dopo i 110 milioni extra otdue festival del cinema, ma è necessario che
destinata a restare giocoforza sul tavolo.
concorrenza al ben più quotato Festival del cinetenuti con la Legge di Stabilità, riceve un altro
quello di Roma sia «chiuso. «Pensare», ha agIeri sera Pecoraro ha incontrato il sindaco
ma di Venezia.
regalo dal governo. Il ministero del Beni e delgiunto il governatore, «che si vada anche a dar
di Roma per mettere a punto il piano di lavoro
le attività culturali (Mibact) entrerà nella Fonvita a un finanziamento per la “borsa” del merdei commissari. Marino ha fatto buon viso a
IL VENETO PROTESTA
Ieri il governatore del Veneto Luca Zaia ha inviadazione della Festa del cinema. Un regalino
cato cinematografico mentre noi qui già la faccattivo gioco: «Auspico fortemente che l’azioto
una
lettera
di
protesta
ufficiale
al
premier
Renper Ignazio Marino che costerà alle casse del
ciamo da tre anni senza ricevere fondi è imbane del prefetto sia la più incisiva possibile, in
zi e al ministro Franceschini definendo «vergoministero 1 milione di euro l’anno.
razzante».
modo che se ci sono altre persone che devono
gnoso» l’aiuto di Stato e chiedendo la «chiusuLa lista dei soci del Festival dopo Roma CaI soldi pubblici per Roma potrebbero non
andare in prigione ci vadano al più presto». Al
ra» del Festival che fa concorrenza alla manifestazione lagunare.
pitale, Regione, Provincia, Camera di comfinire qui. Stando ad un’anticipazione del Corprefetto Pecoraro, il sindaco ha suggerito di
mercio e Fondazione musica per Roma dunriere del Veneto, oggi il sottosegretario allo Sviaffidare il lavoro agli «stessi ispettori del minique si allarga. Ad annunciare l’arrivo del «con- no, sarà di nuovo “Festa”. Cosa cambierà per luppo economico, Carlo Calenda, dovrebbe
stero dell’Economia che avevano già lavorato
tributo» è stato lo stesso ministro dei Beni cul- una manifestazione ancora priva di direttore incontrare Nicola Borrelli, direttore generale
per quattro mesi in Campidoglio» al momenturali,Dario Franceschini,che ieri ha specifica- dopo l’addio di Marco Muller? Poco o nulla. Si cinema del Mibact, alcuni membri del cda del
to del suo insediamento. Nessun timore per il
to che «sarà l’Istituto Luce e non il Mibact di- ritornerà agli albori veltroniani. «Con una fe- Festival, l’ad dell’Istituto Luce, Roberto Cicutfuturo scioglimento della consiliatura, in ogni
rettamente ad entrare nella Festa del cine- sta», ha spiegato il ministro «priva di concorso to e Riccardo Tozzi presidente di Anica, assocaso: «Non c’è in questo momento nessuna
ma». In una riunione in via del Collegio roma- per evitare concorrenza o improbabile com- ciazione che riunisce i produttori e i distributoevidenza della pervasività o dell’attualità della
no, il sindaco di Roma, il presidente della Re- petizione con la Mostra internazionale d’arte ri del cinema italiano, per stanziare 3 milioni
presenza mafiosa in Campidoglio». Anche
gione Lazio, Nicola Zingaretti, assieme a Fran- cinematografica di Venezia». E con «una data di euro in due anni per incentivare il mercato
perché, ha spiegato Marino, «se si scioglie il
ceschini hanno definito i dettagli dell’accordo fissa», ha aggiunto Marino, che «tenga anche del cinema. Fondi di cui potrebbe beneficiare,
Comune per mafia significa che sono tutti maprima della riunione dei soci, prevista la pros- conto di altri eventi internazionali come Can- ancora una volta la Capitale. La «business strefiosi».Invece «l’inchiesta si basa soprattutto susima settimana. La kermesse cinematografica nes. Una data che potrebbe essere intorno al- et», il mercato in cui si incontrano buyer intergli anni del governo Alemanno». In serata, il
romana, nata “Festa” con Walter Veltroni la seconda settimana di ottobre».
nazionali e produttori,si svolge infatti nella Casindaco si siede nel salotto diBallarò e, svento(che da sindaco gli diede i natali) e poi ribattezI buoni propositi di Franceschini, Marino e pitale, proprio nei giorni, guarda caso, della
lando una copia di Libero di ieri, annuncia la
zata “festival”dal successore Gianni Aleman- Zingaretti non sedano però l’ira del governato- kermesse romana.
querela contro il nostro quotidiano.
Pecoraro: «La scorta?
Avevamo da trattare
cose più importanti»
Un altro regalo alla Capitale
Ciak si spende: 1 milione alla Festa del cinema
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PRIMO PIANO
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romanzo criminale
GLI INTERROGATORI Legami col boss Diotallevi:
«Ti immagini se entriamo nella sicurezza del Vaticano?»
Intanto tutti gli indagati respingono le accuse
Carminati:«È dei nostri
Mister preferenze del Pd»
Dopo le Regionali del 2013 l’ex Nar si rallegra: «Siamo coperti a destra e a sinistra»
E a Buzzi, che contatta i collaboratori di Marino, dice: «Il vero sindaco sei tu»
::: RITA CAVALLARO
■■■ E spunta pure “Mister
preferenze” nell’inchiesta su
Mafia capitale. Gli uomini
dell’ex Nar Massimo Carminati vantavano, o millantavano, conoscenze con il democratico Daniele Leodori, diventato consigliere regionale
di Zingaretti alle ultime elezioni. È quanto emerge in
un’informativa dei carabinieri del Ros, allegata al fascicolo
che ha fatto scattare i 37 arresti e gli oltre 100 avvisi di garanzia.
Il 2 luglio 2013, “il cecato”
incontra l’imprenditore colluso Agostino Gargaglione nell’azienda edile Imeg. I due
parlano della «situazione favorevole venutasi a creare
con l’acquisizione delle nuove leve a seguito delle appena trascorse elezioni», si legge. Carminati riferisce all’impresario che Luca Gramazio
avrebbe da lì a poco assunto
la carica di capogruppo del
Pdl in Consiglio per poi fare
cenno al fatto che, oltre al pidiellino, «il sodalizio avrebbe
vantato anche la conoscenza
del “più votato” dello schieramento di sinistra». Il Nero
non fa nomi, usa solo quella
frase perché il suo interlocutore sa di chi sta parlando. Ed
ecco che, voti alla mano, viene fuori Leodori. È lui ad aver
ottenuto più preferenze, oltre 22mila, nella lista del Pd
della circoscrizione provinciale di Roma. Carminati è sicuro, ormai il suo clan ha «la
disponibilità di uomini chiave sia nella maggioranza che
nell’opposizione» e ipotizza
«dipoter disporre di essia piacimento». Dice a Gargaglione:«Poiuno della maggioranza e uno dell’opposizione,
per i prossimi tre anni stamo
così… lo sai come stamo? Dovremmo sta col cuscino così… ogni tanto apre l’occhi indichi una cosa e la fa, cioè,
più de così...».
Nel frattempo il suo braccio imprenditoriale Salvatore
Buzzi, l’uomo delle coop rosse, è andato «a bussacchiare»
al Comune. Chiama il capo,
gli dice di aver incontrato tre
alti dirigenti del Campidoglio
e di aver ricevuto assicurazioni che, deicandidati a ricoprire ruoli di responsabilità all’interno dell’amministrazione Marino, c’erano «due assessori e dieci consiglieri». Il
Nero è contento e si complimenta con il suo allievo: «Ma
sei un partito, sei te il vero sindaco».
La banda si muoveva pure
a livelli più alti. Per loro, con il
Vaticano, trattava Ernesto
::: L’INCHIESTA
IL SISTEMA
Nell’inchiesta “Mafia capitale” la procura romana ipotizza
l’esistenza di una vera e propria holding criminale che si aggiudicava appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di
Roma e dalle aziende municipalizzate.
L’EX NAR
Secondo i magistrati, il capo
della Cupola è Massimo Carminati, già terrorista dei Nar, poi
vicino alla banda della Magliana. Suo braccio destro è Riccardo Brugia che «coordina il recupero crediti e l’estorsione e custodisce le armi del sodalizio».
Diotallevi, lo storico boss ritenuto il referente di Cosa Nostra in città. Lui e il figlio erano entusiasti di aver agganciato, nel febbraio 2013, il faccendiere Paolo Oliverio, poi
arrestato per una truffa da 10
milioni all’Ordine dei Camilliani. «Tu t’immagini entri a
far parte da sicurezza ar Vaticano? Diventamo miliardari
se quello c’ha una mossa per
questi prelati», dice il padre
al figlio. Mafia Capitale avrebbe comprato “pedine” ovunque, insomma. Al Quirinale,
alVicariato, in Prefettura e anche al ministero dell’Integrazione. Sarebbe arrivata inoltre a un collaboratore dell’ex
ministro Cécile Kyenge, per
entrare negli affari del Centro
di accoglienza di Mineo, in Sicilia. Il dirigente della presi-
Carminati, a destra, parla con il sodale Fabio Gaudenzi [Ansa]
denza del Consiglio, ora, è
sotto inchiesta.
Ma non è solo lui a tremare, visto che le indagini della
Procura si sono allargate e
presto dovrebbero scattare
nuovi arresti. Ieri sono ripresi
gli interrogatori e il gip ha
ascoltato quattro degliotto arrestatiaidomiciliari, tra cui alcuni funzionari comunali e
impiegati delle coop. Tutti
il graffio
Occhio
critico
IL MANAGER ROSSO
Un ruolo chiave è quello di Salvatore Buzzi, condannato in
gioventù a 14 anni per un omicidio, poi trasformatosi in manager di una coop rossa, la «29
giugno». È il braccio imprenditoriale del sodalizio criminale,
comincia a fare affari con le
giunte Veltroni e Rutelli, prosegue a farli con la giunta Marino. Tra i business, l’accoglienza degli immigrati, considerata
più profittevole del traffico di
droga.
Nelle intercettazioni dell’inchiesta su Mafia capitale si
parla anche del romanzo di
Giancarlo De Cataldo, Romanzo criminale, del film
diMichele Placido e della serie su Sky diretta da Stefano
Sollima. Un imprenditore
chiede a Massimo Carminati chi si avvicina di più alla verità. «Romanzo criminale», risponde lui. «Ma il
film o la serie?». «Il film... sì,
la serie è una buffonata».
Promosso anche il romanzo: «Il libro è abbastanza veritiero». Placido e De Cataldo possono essere soddisfatti del giudizio di Carminati:
se c’è un occhio critico ideale quello è il suo.
I REATI CONTESTATI
La procura ipotizza l’associazione per delinquere di stampo
mafioso: è la prima volta che
l’accusa di mafia viene applicata ad una associazione criminale della Capitale.
I BENI SEQUESTRATI
Sequestrati 200 milioni di euro. Nella casa di Carminati sono stati trovati quadri di Jackson Pollock e Andy Warhol.
::: ROMA
■■■ «I corrotti pagheranno tutto. Fi-
no all’ultimo giorno, fino all’ultimo
centesimo. Il vento è cambiato». Il governo prova a passare al contrattacco
dopo la bufera di Mafia Capitale, per
la quale è scattato l’accesso agli atti da
parte di una commissione nominata
dal prefetto di Roma, annunciando
nuove norme anti-corruzione. È lo
stesso Matteo Renzi, che ha fretta di
cancellare l’immagine di un Pd romano finito al centro dell’inchiesta e da
lui commissariato, ad annunciare un
inasprimento delle pene in un videomessaggio. «Faremo capire che non
basta essere indignati per qualche
ora», ad esempio dicendo «che schifo, sono tuttiuguali», premette il presidente del consiglio. «No no, non sono
tutti uguali: c’è chi ruba e chi è serio. E
siccome le persone serie si devono far
riconoscere, in particolare in questi
momenti, io annuncio, con grande
determinazione, che l’Italia del nostro governo è l’Italia che non fa sconti a nessuno e non guarda in faccia
nessuno».
Quanto accaduto a Roma è una
«schifezza»; «lo sdegno va bene, ma
non basta». E dunque: nel consiglio
dei ministri di giovedì mattina, convo-
hanno respinto le accuse e
sperano che i loro avvocati
riescano a far cadere l’associazione di stampo mafioso.
Il Riesame deciderà giovedì
sulla richiesta di scarcerazione e sull’aggravante tanto
odiata soprattutto da Carminati. “Il pirata”, secondo il
suo legale Giosuè Naso, «è
tutto tranne che un mafioso.
La mafia romana non esiste».
Videomessaggio del premier
Pene più alte, prescrizione più lunga
Renzi promette misure anti-corrotti
cato per le ore 8, «insieme al ministro
della Giustizia, Andrea Orlando, porteremo quattro piccole,grandi modifiche al nostro codice penale».
Il governo non ha ancora deciso se
procedere con un decreto o, come
sembra più probabile, con un disegno di legge. La misura più significativa è l’innalzamento di due anni della
«soglia minima», della «pena minima, della corruzione: da quattro a sei
anni». Spiega Renzi: «Che significa?,
che se tu hai rubato puoi patteggiare,
ma comunque un po’ di carcere lo
fai». «Non è pensabile», aggiunge il
premier, «che con il patteggiamento
uno stia sempre fuori dalla galera. Su
una popolazione carceraria di circa
LE INTERCETTAZIONI
Nelle telefonate Veltroni e due sottosegretari
Di Veltroni sindaco era collaboratore, poi il rapporto è continuato. Dice
a maggio Luca Odevaine: «Ho parlato con Veltroni ieri, ho detto, Walter
parlaci pure te, che questo Manzione è persona molto vicina a Renzi…
perché Mineo non è compatibile… però c’è la struttura di Piazza Armerina… ». In ballo, la costruzione di un centro profughi in Sicilia: la cupola
vuole Piazza Armerina (Enna) e non Mineo. E cerca di contattare il sottosegretario Domenico Manzione. C’è pure il sottosegretario Giuseppe Castiglione. Secondo Odevaine, da presidente della Provincia di Catania lo
invitò a pranzo e «arrivai a capire che quello che veniva a pranzo con noi
era quello che avrebbe dovuto vincere la gara» (del centro accoglienza).
50mila persone, in carcere per corruzione con sentenza passata in giudicato sono in 257. Troppo poco rispetto
ai numeri della corruzione nel nostro
Paese». In quest’ottica Palazzo Chigi e
ministero della Giustizia sono al lavoro anche per allungare «il periodo necessario per andare in prescrizione».
In arrivo anche modifiche alla disciplina della confisca e la restituzione
del maltolto «fino all’ultimo centesimo». Il governo, spiega Renzi,sta lavorando per rendere più agevole la confisca dei beni «di chi ha rubato: chi è
condannato per corruzione, con sentenza in giudicato, potrà vedere la
confisca dei propri beni esattamente
come accade oggi per reati più gravi».
E il maltolto, aggiunge rivolto a chi si è
macchiato di corruzione, «lo devi restituire, non è che dai una parte e chi
si è visto si è visto. Se è provata la corruzione, devi restituire fino all’ultimo
centesimo».
Annunci spot, li bolla il grillino Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera: «Dopo che sono scappati i
buoi, Renzi chiude il recinto. Non ci
prenda in giro: usa strumentalmente
questo tema (l’anticorruzione, ndr)
per pulirsi la faccia dopo lo schifo fatto dal suo partito a Roma».
T.M.
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DOPPIA MISURA Per la «zarina» della terza rete la
Cupola prospera solo con l’ex An al Campidoglio. E gli
affari sotto Veltroni e Rutelli? Allora diventa garantista
romanzo criminale
Dalla Rai a La 7, soccorso Bianca al Pd
La Berlinguer non dovrebbe andare in video, ma se ne frega e sul suo Tg3 censura le notizie scomode per la giunta Marino
Poi, non contenta, va a «Piazza pulita» e fa l’opinionista per scaricare Mafia capitale su Alemanno. Il tutto a spese nostre
“
::: segue dalla prima
ADRIANO SCIANCA
(...) dallo Yemen e dal Kurdistan meritavano più spazio
della cooperazione creativa
di quel fior di democratico
che era Salvatore Buzzi. Sarà
stato lo choc del momento,
poi Bianca Berlinguer si è ripresa ed è passata all’attacco:
contrordine compagni, la colpa è tutta di Alemanno, per le
responsabilità dei nostri si vedrà.Peccato che la controffensiva non sia partita dalla fu TeleKabul, quel Tg3 dinasticamente conquistato e implacabilmente diretto. Lunedì sera, infatti, abbiamo visto la
Berlinguer furoreggiare a
Piazza Pulita, nel ruolo di garantista a corrente alternata,
molto ben sintonizzata sulle
frequenze della linea ufficiale
del Pd. Il che già è strano di
per sé: perché un giornalista
della televisione pubblica
(quindi pagato da noi) e per
di più direttore di telegiornale, deve andare dalla concorrenza a esprimere opinioni
sostanzialmente politiche? E
pensare che in Rai, in genere,
i direttori non vanno neanche in video, cosa che invece
la rampolla della famiglia tar-
■ Il collaboratore
di Veltroni,
Odevaine? Di lui
anche Achille Serra
e don Ciotti si
fidavano... Che
Marino non c’entri
mi pare appurato
BIANCA BERLINGUER
Bianca Berlinguer, 55 anni, dirige il Tg3 dal 2009 [LaPresse]
gata Pci fa spesso e volentieri.
Ma esondare anche sulle altre reti è davvero troppo. La
situazione preparata dall’ineffabile Formigli era del resto
tutto un programma: di fatto
un Maurizio Gasparri contro
tutti, dato che sulle altre poltrone erano seduti appunto
Bianca la rossa, il travagliesco
Peter Gomez, il commissario
Orfini e uno smagliante Alfio
Marchini con tanto di ciuffo
al vento e sorriso magico. La
strada per la Berlinguer è in
discesa, quindi la direttorissi-
ma incalza:Mafia Capitale nasce sotto Alemanno, per l’era
di Veltroni o quella di Marino
boh, chissà, vedremo, la giustizia faccia il suo corso. E poi
parliamoci chiaro: quelli del
Pd saranno pure inquisiti, indagati, ammanicati, tutto
quello che volete, ma hanno
pur sempre dalla loro il bel
mondo. È il caso di Luca Odevaine, l’ex vicecapo di gabinetto con Walter Veltroni, poi
capo della polizia provinciale
con Nicola Zingaretti e infine
passato al Coordinamento
nazionale sull’accoglienza
peririchiedenti asilo del ministero dell’Interno. Tutto questo solo dopo aver cambiato
cognome in seguito a una vecchia condanna per reati didroga, si intende. Dopo qualche
incertezza sull’esatta pronuncia («Odevaine»? «Odevén»?),
la Berlinguer trasecola: «Di lui
Achille Serra dice che era la
persona più specchiata e che
di lui si fidavano ciecamente»
e lo stesso fa «la comunità che
fa capo a don Ciotti». Gasparri
ha buon gioco a replicare: «Evi-
dentemente ha sbagliato un
sacco di gente». È in effetti curioso che quando si scoperchia il calderone dell’industria
della solidarietà e del business
dell’accoglienza, quando si
scopre quanto marcia sia la
morale dei buoni, quanto ambiguo sia un certo associazionismo, quanto strumentale sia
certa solidarietà, per la sinistra
se ne può uscire con un’ulteriore iniezione di «morale», di «solidarietà» e di «bontà».
Ora, se don Ciotti e Achille
Serra parlavano bene dell’uo-
mo che secondo gli inquirenti
avrebbe preso mazzette per
poi girarne i proventi su conti
esteri, avrebbe lucrato sulla
pelle degli immigrati (e degli
italiani), avrebbe pilotato gare
e infine preso un vero e proprio stipendio da una cupola
criminale - beh, allora tanto
peggio per Serra e Ciotti, no?
Discutibili, del resto, anche altre certezze della Berlinguer,
come quando, parlando di
Marino, afferma: «Che sicuramente non c’entri mi sembra
appurato».Non c’entri con cosa, con gli affari loschi, in prima persona? Può darsi. Con
Buzzi e le cooperative incriminate? È stato già sbugiardato
da foto e dichiarazioni. Ma, al
di là di questo, Marino fa tuttora parte di un Pd romano commissariato e di una giunta che
porta il suo nome che è piena
zeppa di indagati. Ora ci vorrebbero far credere che il suo
aggirarsi come un marziano
in una città che non conosce,
fino a ieri il suo peggior difetto, sia in realtà il suo principale pregio. Certo, un sindaco
che «non si rende conto» è forse incorruttibile di suo, ma c’è
da dubitare che possa essere il
peggior nemico di chi i gonzi,
per mestiere, li raggira.