9 771591 042007 41210 Mercoledì 10 dicembre 2014 ANNO XLIX NUMERO 292 EURO 1,40* Un passo falso dopo l’altro La Cupola a cena da Renzi Ben cinque esponenti della Coop al centro di Mafia capitale erano alla serata per finanziare il Pd. Perché il premier non rende noto l’elenco completo dei partecipanti? E perché si limita a un mezzo commissariamento di Marino? Di che cosa ha paura? VIENI A TROVARCI ANCHE SUL SITO di MAURIZIO BELPIETRO Dal mondo di mezzo alla mezza decisione: nonostante il marcio di Roma, Matteo Renzi non ha voluto sciogliere il Consiglio comunale della Capitale e portare la città a nuove elezioni. Il presidente del Consiglio ha preferito prendere tempo e puntellare Ignazio Marino, lasciandolo dov’è ma allo stesso tempo commissariandolo un po’. Non un vero commissariamento e neppure una piena esautorazione. Il sindaco resterà sindaco, ma il prefetto avrà l’accesso agli atti, ovvero il diritto di controllare tutto ciò che fa il primo cittadino, con una specie di commissione d’inchiesta. Un commissariamento dolce, l’ha definito ieri Stefano Folli su La Repubblica. Forse, ma di sicuro il primo vero errore del premier. Da quando un anno fa è divenuto segretario del Pd, Renzi è sempre stato percepito come un uomo risoluto, che non guarda in faccia nessuno (ne sa qualcosa Enrico Letta), né i dinosauri del suo partito né i burocratidel ministero dell’Economia. Questo stile finora gli ha portato fortuna e consensi, facendo aumentare la sua popolarità. Però nel caso di Mafia capitale, il presidente del Consiglio non si è mosso con determinazione, ma anzi con molta esitazione, scegliendo alla fine di tenersi un uomo come Marino, che pure non ama, per paura di dover affrontare una campagna elettorale sulla difensiva. Il premier teme che lo scandalo di Roma possa finire per indebolirlo, ma paradossalmente la mancanza di un taglio secco con il passato rischia di indebolirlo ancor di più, trasformando l’inchiesta romana in un peso che Renzi si trascinerà a lungo e con fatica. La vicenda infatti ha un’eco nazionale e nonostante i tentativi fatti (...) Un milione al Festival del cinema per silurare Venezia Ciak, si magna: altri soldi per Roma di CHIARA PELLEGRINI a pagina 5 Così una mamma uccide, così una mamma si uccide. Non c’era riuscita finora, Veronica. Non ce l’aveva fatta a sbarazzarsi della sua vita a 14 anni, nel pieno della sua adolescenza infelice. E non ce l’aveva fatta pochi anni fa, nel pieno della depressione post partum. C’è riuscita ora. Ma purtroppo, se le cose stanno davvero come dicono i m a g istra ti che l’hanno arrestata, per riuscire a sbarazzarsidellasuavita la mamma di Ragusa ha dovuto prima sbarazzarsi di suo figlio Loris, un bimbo che aveva solo 8 anni, prendeva 10 in storia e amava il taekwondo. E l’orrore di questa storia,se l’accusa sarà confermata, sta tutto in questo movente atroce: chi ha ucciso non l’ha fatto perché voleva vivere. Ma perché voleva morire. Sopprimere un pezzo (...) E la Berlinguer va dai concorrenti a difendere il Pd di ADRIANO SCIANCA di ANTONIO AMOROSI Appena si è capito che la famosa «fasciomafia» era molto mafia ma forse non così fascio, il suo Tg ha deciso che le notizie giunte (...) a pagina 4 Le carte dell'inchiesta romana raccontano che uno dei capi, Salvatore Buzzi, a un certo punto vuole promuovere una campagna mediatica contro una giudice del Tar del Lazio: il tribunale amministrativo, infatti, deve decidere su un ricorso contro un appalto vinto da una cooperativa di Buzzi in un Centro per rifugiati, ma Buzzi ha scoperto che la giudice che dovrà occuparsene ha un conflitto d'interessi perché è socia in un'azienda che aveva avuto un appalto nello stesso Centro. Questa cosa si legge nelle carte dell'inchiesta, appunto: «Ha ucciso suo figlio» Così si ammazza l’idea stessa di mamma di MARIO GIORDANO segue a pagina 3 Emilia, paradiso delle Coop E Buzzi sguazzava anche qui Ma Veronica in carcere nega APPUNTO di FILIPPO FACCI Tar Capitale e tutti si sono concentrati sul ruolo del quotidiano Il Tempo in questa campagna promossa da Buzzi e poi su un'interrogazione di sostegno che la parlamentare Micaela Campana avrebbe voluto presentare: ma a nessuno è parso interessare se la campagna mediatica dicesse il vero. Lo diceva? Dalle carte dei Ros parrebbe di sì: al Tar c'era una giudice che prendeva decisio- segue a pagina 7 segue a pagina 13 Soluzione per il Senato in vista di elezioni a primavera «Al voto»: Matteo prende il Mattarellum di ELISA CALESSI L’emendamento sarà di una riga o poco più. Dirà che, nel malaugurato caso in cui la legislatura finisse prima del tempo e il Parlamento non avesse approvato la riforma del Senato, ni su una materia sulla quale, al minimo, doveva astenersi. In pratica c'era una banda di delinquenti che ha fatto un piccolo scoop (vero) e l'ha passato a un giornale che ha approfondito e scritto il vero. Anche l'interrogazione parlamentare, quindi, diceva il vero. Due giorni fa la giudice si è detta disgustata e ha detto che su di lei furono pubblicati dati riservati: ma non li ha smentiti. Bene, com'è finita? La storia è vera o falsa? Ha importanza? Per ora sappiamo solo che Buzzi ha perso l'appalto e che la giudice è ancora lì con la sua impresa. * Con: "CANTO DI NATALE" € 6,00; "PERCORSI CON LE CIASPOLE - VOL. 4" € 8,00; "PERCORSI CON LE CIASPOLE - VOL. 3" € 8,00. nella Camera Alta si voterà con il Mattarellum. Cioè il 75% dei seggi assegnati in collegi uninominali, mentre il 25% attraverso preferenze. Un sistema che premierebbe soprattutto il Pd (ma va bene anche alla Lega (...) segue a pagina 8 Il rapporto sulle torture Pugnalata di Obama alla Cia Che gran favore ai terroristi di CARLO PANELLA Solo negli Stati Uniti di Barack Obama possono accadere cose del genere: nel nome della trasparenza spinta oltre ogni limite e a scapito della «ragion di Stato» Obama si è assunto la responsabilità di far pubblicare un report di 6.000 pagine (...) segue a pagina 15 GLAUCO MAGGI a pagina 15 Prezzo all’estero: CH - Fr 3.30 / MC & F - € 2.20 2 PRIMO PIANO __Mercoledì 10 dicembre 2014__ @ commenta su www.liberoquotidiano.it romanzo criminale SCHIERATI Due dei partecipanti alla kermesse democratica adesso sono in carcere. Bolla: «Se siamo di sinistra? Io sì... Se il consorzio è di area Pd? Che ne so... » La Cupola romana alla cena del premier Claudio Bolla, uno dei più stretti collaboratori di Buzzi: «All’evento di Matteo siamo andati io, lui, Guarany e altri due I soldi? Ognuno pagava mille euro, quindi immagino che noi ne abbiamo dati 5mila. Però i tavoli costavano 10mila...» ::: ENRICO PAOLI ■■■ Non c’era solo Salvatore Buzzi. Erano in cinque, della cooperativa 29 giugno, presenti alla cena del 7 novembre scorso, organizzata dal premier Matteo Renzi per finanziare le casse del Pd. Di quei cinque, due oggi sono in carcere. Il primo a sollevare il dubbio, rivelatosi fondato, era stato Marco Damilano a Bersaglio Mobile, il programma de La7 condotto da Enrico Mentana. Nel corso della puntata andata in onda la scorsa settimana, con Renzi unico protagonista della serata, il notista politico de L’Espresso aveva chiesto al premier se era sicuro del fatto che Salvatore Buzzi e altri personaggi «dubbi» non fossero presenti alla cena di autofinanziamento del partito, organizzata all’Eur a Roma. Il segretario del Pd, stizzito per la domanda e infastidito dal tema, di fatto ha eluso il quesito: «Non ne ho la più pallida idea». Vista l’imbarazzante risposta il premier ha provato a salvarsi in calcio d’angolo, assicurando che esiste un elenco con gli ospiti pagantipresential Palazzo delle Tre Fontane dell’Eur. Un elenco che, però, ancora non è stato reso pubblico sul sito del Pd. Ed è custodito nei cassetti del tesoriere del partito, il deputato renziano Francesco Bonifazi. E in quei cassetti del Nazareno continua a restare. Così Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita, il programma del lunedì de La7, ha deciso di andare alla radice del problema. «Siamo stati in cinque alla cena di sottoscrizione di Renzi e abbiamo pagato 1000 euro a persona», dice Claudio Bolla, intervistato da uno degli inviati del programma di Formigli. Bolla non è uno qualunque. Figura tra i soci della coop 29 Giugno di Salvatore Buzzi ed è considerato il suo braccio destro nella gestione della cooperativa. «C’eravamo io, Buzzi, Guarany e altri due che non hanno cariche...».La conferma della partecipazione di alcuni esponenti dell’organizzazione denominata “Mafia capitale” alle cena di autofinanziamento del Pd, organizzata da Renzi, apre dunque nuovi scenari sui rapporti di Buzzi con il partito. «L’unico dubbio che mi rimane è che i tavoli costavano diecimila euro», dice Bolla, che comunque non risulta tra gli indagati. Da ex detenuto Buzzi è diventato il dominus di una cooperativa da sessanta mi- “ ■ A Buzzi Renzi piaceva perché era decisionista, prima non lo sopportava... Il caso ha voluto che Buzzi e Alemanno abbiano passato sei mesi di detenzione insieme. Quando si vedono si riconoscono e Salvatore ne approfitta subito, perché è così... INTERVISTA DI CLAUDIO BOLLA A «PIAZZA PULITA» lionidieuro.Grazie a un’impressionante sfilza di gare vinte (174) le cooperative che fanno capo a Buzzi, sodale di Massimo Carminati - il capo dell’organizzazione criminale romana - hanno ricevuto 74 milioni dalla casse del Campidoglio. La cooperativa è nata nel 1985 con i migliori propositi, tra cui reinserire nel mondo del lavoro ex detenuti. In questo caso i detenuti, però, li ha «formati» al suo interno. «A Buzzi Renzi piaceva perché era decisionista, prima non lo sopportava»,racconta ancora Bolla a Piazzapulita. Ma c’è anche un’altra rivelazione clamorosa. «Il caso ha voluto che Buzzi e Alemanno abbiano passa- to sei mesi di detenzione insieme. Quando si vedono si riconoscono e Salvatore ne approfitta subito, perché è così». Già, è così... Ed è così anche con la politica. «La cooperativa? E che ne so», dice Bolla, «io sono di sinistra». Ma per capire davvero come funziona basta guardare la foto di Buzzi con Gianni Alemanno e il La sede romana della Cooperativa 29 giugno. Ieri i lavoratori hanno occupato l’assessorato al Sociale. Tra i manifestanti c’erano anche esponenti dei movimenti per la casa Occupato l’assessorato al Sociale Lavoratore romeno contro la coop «Non mi ha pagato i contributi» ::: CHIARA PELLEGRINI ROMA ■■■ «Non mangiate sulla nostra pelle». «Renzi i veri eroi sono gli operai». «Fate pagare gli evasori». E ancora: «Cambiano le poltrone non cambia la politica». Sono questi gli slogan, fissati sugli striscioni, gridati ieri mattina, davanti all’assessorato alle Politiche sociali di Roma Capitale dagli ex lavoratori della Cooperativa 29 giugno, la onlus fondata da Salvatore Buzzi, arrestato nell’inchiesta “Mondo di mezzo”. Credevano tutti nella buona fede di quell’organizzazione, nata a Roma nel 1985, il cui scopo sociale, si legge ancora sul sito dell’organizzazione, era «l’inserimento lavorativo delle persone appartenenti alle categorie protette svantaggiate e più in generale delle persone appartenenti alle fasce deboli della società». Ieri, a due passi da San Giovanni, alcuni rappresentanti di quei 1.300 lavora- tori della coop rossa, che sponsorizzava gli spettacoli di Serena Dandini sulla violenza contro le donne, sono scesi in strada, assieme ed esponenti del movimento studentesco di Action, che si occupa dei diritti per la casa, per reclamare i contributi «mai pagati» da Buzzi. Urlavano slogan nella speranza di vedere un giorno confermati i propri diritti traditi di lavoratori. In strada c’era anche Radu, un lavoratore rumeno. Lavorava da 15 anni in Ita- lia e non si aspettava che fosse proprio quella «brava persona,con i modi gentili e garbati» a privarlo di un lavoro e sopratutto a non pagargli i contributi. «Era vicino a noi lavorato- il graffio Buonanotte Poletti «È vero che non ci ho dormito, ora ho però ripreso a dormire perché altrimenti non riesco a lavorare se non dormo e devo dire che mi è andato anche il tilt il cellulare per i messaggi di solidarietà che mi sono arri- ministro Giuliano Poletti, quelle della famosa cena che hanno fatto il giro del mondo. «Se gira a sinistra si taglia qui», dice Bolla indicando Alemanno, «altrimenti se si va a destra si taglia qua». E il taglio in questo caso colpisce Poletti. Gli affari sono affari e in questi «mondi» non c’è destra né sinistra. vati». Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in merito alle foto che lo ritraevano durante un pranzo a cui ha partecipato anche Buzzi. Buonanotte, allora. Ma per non rischiare meglio evitare i sogni d’oro. ri, non ci combatteva. Di certo non lo vedo né come un mafioso né come uno spietato», racconta l’ex lavoratore della Coop di Buzzi. Radu fino a poco tempo si occupava infatti della manutenzione del verde in alcuni quartieri per conto di Eur Spa, la società romana - a cui il governo Renzi destinò 100 milioni di euro che faceva capo a Riccardo Mancini, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul sistema tangenti a Roma. Ora è a spasso. «In tutta questa storia ci rimettiamo solo noi», racconta prendendosela con i “compagni”, «loro possono andare anche in carcere, ma quando escono sicuramente non saranno poveri. I soldi se li sono già messi da parte. Hanno speculato su tutto: dagli immigrati ai nomadi, ora basta». Il contratto lavorativo di Radu è scaduto circa un anno fa, ha aspettato mesi per il rinnovo. Poi, spiega, «ho scoperto che non mi avevano mai pagato i contributi». PRIMO PIANO __Mercoledì 10 dicembre 2014__ 3 @ commenta su www.liberoquotidiano.it romanzo criminale DOMANDA Perché il premier non ha ancora rivelato i nomi degli imprenditori che parteciparono alla famosa cena di finanziamento? Di che cosa ha paura? L’esitazione su Mafia capitale rischia ditravolgere Renzi Ha salvato Marino, non ha chiesto un passo indietro alla Campana e non sollecita un’indagine sugli intrecci tra amministrazioni e cooperative. Ma così si indebolirà ::: segue dalla prima MAURIZIO BELPIETRO AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA... A sinistra, in piccolo, Claudio Bolla durante l’intervista a «Piazza Pulita». Di fianco, Salvatore Buzzi in un fermoimmagine di un video dei carabianieri del Ros. Sopra, Matteo Renzi [Ansa] LO STIPENDIO «Al presidente 25mila euro al mese» «Sono andato a chiedere a uno della contabilità, ma tu sai quanto Salvatore prendeva? E lui mi dirà 25mila euro. E sono molto incazzato...». Difficile dare torto a Claudio Bolla, braccio destro di Salvatore Buzzi alla cooperativa 29 giugno. Non solo mazzette e tangenti ma anche uno stipendio da favola. (...) dai giornali amici di accreditarla come una questione di criminalità e destra, in realtà l’opinione pubblica ha perfettamente capito che se gli ex missini sono coinvolti, altrettanto e forse più lo sono gli ex comunisti. Ma il problema è che i legami con l’organizzazione criminale arrivano fino ai giorni nostri, alla giunta Marino e perfino al nuovo corso del Pd. La video intervista di La7 al braccio destro di quel Salvatore Buzzi che era il dominus delle tangenti ha svelato che alla cena di autofinanziamento di Matteo Renzi c’erano almeno cinque esponenti della cooperativa finita nel mirino della Procura di Roma e due commensali del presidente del Consiglio poi sono finiti a Rebibbia. Certo, questo non prova affatto che il premier avesse relazioni con gli uomini che operavano all’interno del sistema di Mafia capitale, e però un odor di tanfo e di cattive frequentazionisale dall’entourage del Pd e senza aprire le finestre difficilmente passerà. Di fronte a un livello così esteso e profondo di contaminazione (la cena di fi- nanziamento con Buzzi e compagni, i 30 mila euro di Buzzi a favore della campagna del sindaco, le frequentazioni di uomini della giunta capitolina con il medesimo Buzzi, lo sconto di 60 mila euro concesso a Buzzisul canone di locazione di un edificio comunale), molti si aspettavano che il presidente del Consiglio impartisse un tutti a casa. E invece no, niente di tutto questo si è sentito. E allora vengono spontanee alcune domande. Innanzi tutto perché Renzi sia così incerto nel muoversi sul campo minato della Capitale. Possibile che non si renda conto che Marino or- mai è un sindaco dimezzato e che sostenerlo rischia solo di compromettere anche la sua immagine di uomo solo contro tutti i poteri e tutti gli sprechi? Ma ancor di più viene da chiedersi perché, pur dichiarando di non voler lasciare la città in mano ai ladri, il premier non solleciti un’indagine accurata e profonda sugli intrecci tra amministrazioni e cooperative. Lo squarcio aperto dai pm romani ha dimostrato rapporti ambigui e poco trasparenti che mal si conciliano con la sbandierata opera di pulizia del governo: certo è più facile attaccare il potere in declino della Cgil che [email protected] @BelpietroTweet Ermete Realacci è nato a Sora il 1º maggio 1955. Ambientalista, è deputato del Partito democratico e presidente della commissione Ambiente della Camera [Olycom] Realacci (Pd) dà ragione a «Libero» «Non si prende denaro da enti sociali Né tanto meno si possono favorire» ::: FRANCO BECHIS ■■■ Anche Ermete Realacci condivide il giudizio di Libero su un aspetto non marginale dello scandalo di Mafia capitale: i politici che hanno accettato finanziamenti dalle cooperative coinvolte, hanno portato via quei soldi ai soci cooperatori, in questo caso agli ex detenuti della coop 29 giugno. E in questa intervista a Libero tv (oggi sul sito www.liberoquotidiano.it) Realacci spiega anche che sarebbe meglio che un amministratore si astenga (come non è avvenuto a Roma) dalle decisioni che favoriscono un finanziatore della sua campagna elettorale Realacci, lei ha bazzicato un po’ ambienti della cooperazione... «Cooperazione per la verità no. Ma sono un cittadino romano, pur non avendo mai fatto politica attiva a Roma». La cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi si occupava anche di recupero aree verdi. Non l’aveva mai sentita nominare? «No. Ma sa, se uno guarda le attività che faceva sulla carta, non si può che pensarne bene: recupero degli ex detenuti, degli emarginati... E invece, come diceva Diderot, non basta fare il bene. Bisogna pure farlo bene. E infatti si annidava la possibilità di malaffare per altro con questo retroterra criminale che viene da una pancia della città che pensavo francamente legato a storie del passato». Crede che quella sia davvero la Mafia capitale? «Il termine è suggestivo. In ogni caso la vicenda è impressionante per i rapporti verticali che propone. Certo le dimensioni non paiono enormi. Mi ha colpito anche l'intervista di Mancini, un ex esponente della Banda della Magliana, che diceva di non scherzare: rispetto a quello che muovevano loro, questi sono dei ragazzini. Hanno mosso piccoli fondi, ma sono fondi pesanti...». Tanti candidati e forze politiche - compreso il Pd - hanno preso da quella gente fondi elettorali... «Se erano contributi regolari, ufficialmente dichiarati...» E le sembra giusto ricevere contributi elettorali da una coop sociale? Quei soldi presi dai vari candidati, compreso il sindaco Marino, sono stati tolti agli ex detenuti. il graffio Il fine e il mezzo Scrive il grillino Alessandro Di Battista: «C’è la mafia a Roma e va sfruttato ogni mezzo per far capire ai romani che il cancro dell’Italia si chiama corruzione. Per questo abbiamo accettato l’invito di Ballarò». Quando il gioco si fa duro, il web non basta più. quello forte e sostanziale delle coop, ma dopo quanto si è appreso eludere il problema sarà difficile. A tutto ciò si aggiunge il fatto che, pur avendo commissariato il Pd romano, il segretario delPartito democratico si è ben guardato dal chiedere un passo indietro di un membro della segreteria come Micaela Campana, una deputata che con Buzzi si scambiava messaggi molto confidenziali e presentò un’interrogazione sul caso della cooperativa romana. Non sarebbe consigliabile che la parlamentare almeno si sospendesse da responsabile del Terzo settore, cioè proprio quello in cui operavano Buzzi e compagni? Infine,un’ultima domanda s’impone: perché ad oggi, nonostante lo scandalo romano e le polemiche, Renzi non ha ancora rivelato i nomi degli imprenditori che parteciparono alla famosa cena di finanziamento? Non sarebbe questo un bell’esempio di trasparenza per un uomo che della trasparenza ha fatto una bandiera? Di che cosa ha paura il premier? Che si scoprano altri Buzzi tra i partecipanti? Attendiamo risposte. «Sì,ha ragione.Capisco questo punto di vista, ha fondamento. È vero anche che le cooperative sono ormai diventate delle vere e proprie aziende. Immagino la logica con cui loro facevano queste cose, ma il primo discrimine è vedere se è stato fatto alla luce del sole, dichiarando i contributi...» Sono stati dichiarati, Marino ha preso 30 mila euro, un assessore 20 mila, tanti altri contributi più piccoli: 5, 4, 3 mila euro... Quei soldi si danno sperando di avere qualcosa poi in cambio, no? «Beh, cosa vuole che sposti qualche migliaio di euro? Non credo che le decisioni venissero prese sulla base di quei mini finanziamenti...» Non le sembra che nessuna decisione dovrebbe mai essere presa da un amministratore in favore di una impresa o una coop che l’ha finanziato? «Sì, ha ragione, su questo ha ragione. Non è un tema nuovo, ma sicuramente bisognerebbe prevedere rego- le su questo punto per il finanziamento privato alla politica. Vero però che negliStatiUniti hanno norme rigidissime, e poi le cose di cui stiamo parlando accadono lo stesso anche lì. Come diceva Eliot gli uomini cercano sempre regole che rendano inutili essere buoni, e non ci riescono...» Qui è meno poetica... «Sì, bisogna che paghi chi ha sbagliato almeno con l’allontanamento dai denari pubblici, in attesa delle responsabilità penali di ciascuno». E chi rimane? Questa era una cooperativa sociale rossa che aveva socializzato talmente tanto da diventare rosso-nera... «Non importa chi rimane, deve essere allontanato chi ha gestito così denari pubblici, chiunque sia. Bisogna essere più duri che mai. Frasi come “con i rifugiati si guadagna più che con la droga”, al di là della veridicità, faranno danni tali per anni che bisognerebbe dare una pena in più a chi è stato pizzicato». 4 PRIMO PIANO __Mercoledì 10 dicembre 2014__ @ commenta su www.liberoquotidiano.it romanzo criminale ::: ANTONIO AMOROSI ■■■ Le strade della coop 29 giugno diSalvatore Buzziportano a Bologna e in Emilia-Romagna. Lo spiega proprio il boss Massimo Carminati in un passaggio chiave delle prime 1.200 pagine dell’inchiesta Mafia Capitale. L’ex Nar intercettato giustifica a un imprenditore colluso la magnificenza del sistema Coop, quasi fosse lui stesso un cooperatore. Carminati: «Ci stanno delle attività che possono essere gestite solo dalle Cooperative...perché le Coop sociali hanno una struttura, per cui intanto non sono a scopo di lucro, teoricamente non sono a scopo di lucro, in effetti poi il lucro…».L’imprenditore Guarnera, indagato: «Non pagano tasse… ». Carminati: «Serve, si, serve per far lavorare la gente, se tu per dire, sei una Cooperativa che c’ha, un bilancio a cui a fine anno c’hai 10 milioni ti dicono senti tu con questi 10 milionidevi implementare illavoro perché quello serve, capito, tanto è vero che loro c’hanno, non lo so, 1100 dipendenti, non so quanto cazzo... loro poi gli danno 16 mensilità a questi, cioè è tutto finalizzato, capito, questa fa parte, pensa come una Cooperativa di ex detenuti...». Per l’ex Nar, in sintesi, si usa la forma giuridica della Coop non per avere un regime fiscale di favore ma per far lavorare i lavoratori. Un po’ come si sente dire dai cooperatori veri. Poi Carminati spiega dove è la casa madre. «Infatti ogni tanto prendono e partono tutti per andare a Bologna» dice l’ex Nar riferendosi alla 29 giugno, la cooperativa controllata da Buzzi. A Bologna? A fare cosa? Ecco un’altra sorpresa che emerge dalle intercettazioni e porta Buzzi direttamente nella regione rossa, a dimostrazione che la famosa foto col ministro del Lavoro Giuliano Poletti forse è qualcosa di più di una evento occasionale e che Buzzi sia strutturale all’ambiente. IN RIVIERA La Coop di Buzzi, la 29 giugno Servizi-Società Cooperativa di produzione e Lavoro ha tra le controllate il Consorzio Formula Ambiente. Questa con 80 milioni di fatturato e 650 dipendenti ha sede a Cesena e riunisce altre 23 coop, 20 delle quali a carattere sociale. Buzzi ne è stato il fondatore insieme a Formula Servizi di Forlì e fino al 2012 presidente, essendone socio al 49%. Ora la partecipazione è scesa al 29%. Ma il Consorzio Formula Ambiente è partecipato da CNSConsorzio Nazionale Servizi di Bologna, uno dei principali assi della cooperazione italiana. CNS con Manutencoop sempre di Bologna, associata al consorzio se non principale socia, un anno e mezzo fa si vide aggiudicare dalla Consip, la centrale acquisti per la Pubbli- EMERGENZE D’ORO Nella regione di Bersani & C i servizi sociali, come l’accoglienza dei profughi, sono appannaggio della cooperazione sociale rossa Grazie alle Coop degli spazzini Buzzimagnava pure in Emilia Con un meccanismo di scatole cinesi la «29 giugno» controllava altre 9 società specializzate nella pulizia stradale. Così, da Forlì a Bologna, il boss di Mafia capitale fatturava 70 milioni vo con Zingaretti (l’attuale presidente della regione, ndr)» dice Odevaine. In Cns Buzzi è membro del consiglio di sorveglianza (è stato espulso dopo l’inchiesta). Il megaconsorzio Cns finisce nell’indagine Mafia Capitale per la gara da 21,45 milioni di euro bandita dalla munipalizzata romana Ama. Assegnati inizialmente i lavori a Cns questa li riassegna alle coop di Buzzi. E la particolarità non è da poco visto che, come fanno notare i giudici,«il giorno successivo all’aggiudicazione della raccolta differenziata, le società riconducibili a Buzzi eroghino, a favore della fondazione riconducibile a Panzironi (ex presidente Ama) e Alemanno, una somma pari a 30.000 euro». LA «COLLEZIONE» LA RETE DELLA COOPERAZIONE A sinistra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (il primo a sinistra), fino a pochi mesi fa presidente di Legacoop, fotografato a una cena al tavolo con Salvatore Buzzi, finito agli arresti per Mafia capitale. [LaP] ca amministrazione controllata dal Ministero del Tesoro, il mega-appalto da 1 miliardo di euro per la pulizia delle scuole italiane: su 9 lotti, 6 vennero aggiudicati alle cooperative rosse, il 65,5% del valore comples- sivo. Un gioco tra scatole societarie, Coop, consorzi ed aziende da far girare al testa. Manutencoop è lo stesso colosso rosso che Luca Odevaine, l’ex capogabinetto di Wal- ter Veltroni sindaco di Roma coinvolto nel sodalizio criminale,contatta per fare affari. Il presidente Claudio Levorato ha una richiesta di arresto per l’Expo. Ma Odevaine ha in mente un progetto imponente, da fare insieme, un Global Service per le strutture sanitarie della regione Lazio, del valore di un miliardo e 300-400 milioni. Li dovrebbe convincere facilmente perché quelli di Manutencoop «sanno che lavora- Il senatore Ncd «Il Pd è in mano alle onlus rosse» Giovanardi: «La macchina del consenso è legata da sempre a Legacoop. E pure Renzi la deve ringraziare» ::: EDOARDO CAVADINI ■■■ Carlo Giovanardi, senatore del Nuovo Centrodestra, modenese doc, è uno che con il mondo associativo “rosso” ha battagliato più di una volta, dai tempi del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna fino ai banchi del Parlamento. Senatore cosa ci mostra l’inchiesta Mafia capitale? «Ciò che accade a Roma è un riflesso dell’intreccio, della triangolazione sinistra-amministrazione pubblica-Lega delle Cooperative, che ha condizionato pesantemente la vita politica italiana negli ultimi trent’anni almeno. Un sistema che spiega perché - fatto assolutamente straordinario in una democrazia - ci siano quattro regioni in cui il voto è sempre inchiodato a verso quella parte. Mi riferisco ovviamente al “blocco” EmiliaToscana-Umbria-Liguria». Su cosa si salda questo intreccio? «Sulmeccanismo rodatissimo per il quale il partito, prima era il Pci, poi i Ds, oggi il Pd, acquisisce voti tramite i quali esprime degli amministratori che necessariamente beneficeranno le Coop con dei vantaggi - in termini di appalti, contratti, agevolazioni di vario genere - proprio perché da esse ottengono il consenso e le risorse economiche e ad esse devono sono progressivamente diventate sogriconoscenza». getti politici in grado di esercitare un Che tipo di riconoscenza? condizionamento incredibile sui partiti «Roma lo dimostra: finanziamenti elet- e gli amministratori, a tutti i livelli». torali cui seguono affidamenti e appalti In effetti il ministro del Lavoro Poletdall’amministrazione. Sono anni che ti è espressione diretta del mondo deldenuncio questo costume, come nel ca- la cooperazione rossa. A proposito, so dello scandalo - poi non perseguito come commenta la foto della cena dalla magistratura - ducon Buzzi? rante gli annidi Tangento«Per formazione non impoli delle assunzioni dei picco le persone a foto funzionari di partito Pcicon gente che solo in sePds nelle strutture delle guito si è scoperta essere Coop così da guadagnare coinvolta in malaffare. Pocon le indennità di carica. liticamente, però, segnalo L’intera giunta comunale che la ministra De Giroladi Modena si dimise alle 9 mo venne fatta dimettere del mattino per essere asdalla sinistra per fatti non sunta alle 9.05 da una Copenalmente rilevanti. C’è op e andare subito in disparità di trattamento». aspettativa con i contribu- Carlo Giovanardi [Ftg] Con Fiom e Cgil Renzi ti a carico dello Stato». non ha peli sulla lingua, Peccato ci si dimentichi che le Coop ma non ha ancora detto nulla sui rapsociali (come la 29 giugno di Salvato- porti distorti tra mondo Coop e Pd. re Buzzi, ndr), godono di agevolazio- Come mai? ni fiscali dietro vincoli all’utilizzo de- «È molto più facile mandare a quel paegli utili, che in nessun caso possono se la Camusso che tagliare il ramo su cui essere destinati al foraggiamento di si è seduti. Il premier nasce nella Dc, ma partiti o candidati. Perché nessuno vi- secondo lei a chi deve dire grazie per i gila? voti che lo hanno fatto eleggere sindaco «Le Cooperative nascono per persegui- di Firenze lanciandone la carriera politire finalità mutualistiche ma nel tempo ca?». Un gioco di spostamenti e incastri inizialmente difficile da individuare. Ma i nomi sono sempre glistessi. Dentro ilConsorzio Formula Ambiente di Cesena, la controllata dalla 29 giugno, oltre a CNS, ci sono la C.I.C.L.A.T. Trasporti (Ravenna),Formula Servizi (Forlì), CILS (Cesena), Co.For.Pol. (Forlì), CCILS (Cesena), CSIPM (Meldola-Fo), Gulliver Coop Sociale (Forlì), Formula Sociale (Roma). Nomi questi principalmente emiliano romagnoli che si ripetono in Mafia Capitale anche se le società risultano estranee all’inchiesta. Formula Ambiente, invece, non opera solo a Cesena ma “spazza” le strade di Forlì, Bologna, Ravenna, Cesenatico, di parte della Romagna e dell’Emilia. Un lavoro che frutta 73 milioni di euro l’anno. Ma spazza anche altrove: al cimitero del Verano a Roma; sulle sponde del Tevere; il Parco Naturale del Gran Sasso. Il presidente di Consorzio Formula Ambiente è ilcesenate Maurizio Franchini che suigiornali localisi dice esterrefatto.Ma gli uomini di Buzzi sono ancora ben piazzati nell’azienda. Alessandra Garrone (compagna e sua stretta collaboratrice) e Carlo Maria Guarany nel consiglio d’amministrazione, Paolo Di Ninno nel collegio sindacale. Tutti e tre finiti in manette nel blitz romano per il loro presunto ruolo nell’organizzazione mafiosa gestita da Carminati e Buzzi. In Emilia Romagna le Coop rosse primeggiano anche nelle emergenze immigrazioni, rom, abitative e sociali. In ogni comune o ente detengono o hanno detenuto il controllo degli appalti. Ma soprattutto per motivi di sicurezza poco viene reso pubblico dagli enti locali quando le opposizioni di centro destra chiedono trasparenza. Caso esemplificativo quella del campo sosta di Villa Erbosa oggetto dell’aggressione a Salvini costato solo di allacci 165 mila euro. O il parco Prati di Caprara per i profughi dalla Libia. In due anni 124 persone sono costate solo in pasti della coop Camst 501 mila euro. PRIMO PIANO __Mercoledì 10 dicembre 2014__ 5 @ commenta su www.liberoquotidiano.it IL PRECEDENTE Il Comune di reggio Calabria ha subìto la medesima procedura al termine della quale il prefetto decise per lo scioglimento per mafia romanzo criminale Marino la sfanga: commissariato a metà Alfano sceglie la soluzione soft: niente scioglimento del Comune di Roma ma atti accessibili a tre ispettori per 90 giorni (rinnovabili) Poi deciderà il prefetto. Il sindaco scarica tutto su Alemanno («indagano il suo mandato») e va in tv ad annunciare querela a «Libero» ::: TOMMASO MONTESANO ALTRE PRIORITÀ ■■■ Un commissariamento a metà. Ignazio Marino si salva. Per ora. Perché lo scioglimento anticipato del Comune di Roma, al momento, è scongiurato. Angelino Alfano, ministro dell’Interno, dopo il vertice con il prefetto della Capitale, Giuseppe Pecoraro, ha deciso di imboccare la via intermedia: l’accesso agli atti del Campidoglio. Né fine anticipata della conL’incontro in Campidosiliatura, dunque, né colpo di spugna su quanglio sarà stato sicurato emerso con l’inchiesta su Mafia Capitale. mente denso di argoUn commissario (forse un prefetto) e due vice menti e non saranno commissari (funzionari della Pubblica ammimancati certo i momennistrazione, uno dei quali del Mef) avranno ti di tensione. In ballo c’è tre mesi di tempo (prorogabili una sola volta il fututo amministrativo per altri novanta giorni) per passare al setacdella Capitale, che pocio tutte le carte (delibere, verbali, resoconti di trebbe essere esposta alassegnazioni di appalti etc) del Comune di Rola più grande figuraccia ma. Alfano, infatti, ha delegato Pecoraro a che si ricordi sa andrà in «esercitare i poteri di accesso e di accertamenporto lo scioglimento to nei confronti del Comune di Roma». della giunta appeso al Al termine del lavoro, la palla tornerà al pregiudizio dei tre ispettori fetto, che avrà ulteriori 45 giorni di tempo per governativi. Forse anche avanzare proposte allo stesso titolare del Vimiper questo il prefetto di nale. Ed è quel punto, presumibilmente dopo Roma Giuseppe Pecoral’estate dando per scontata la proroga, che poro ha risposto ai giornalitrebbe tornare d’attualità, sulla scorta dellavosti in questo modo alle ro dei tre commissari, l’ipotesi dello scioglidomande sulla possibilimento dell’amministrazione comunale. La tà di assegnare una scordecisione, a quel punto, spetterebbe al consita al primo cittadino glio dei ministri su proposta del ministro del(che lo costringerebbe l’Interno. ad abbandonare la tanto A Reggio Calabria, del resto, andò proprio amata bicicletta a favore così: commissione di accesso agli atti costituidi una inquinante auto ta nel gennaio 2012; sei mesi di lavoro sulle blindata): «La scorta a carte; ulteriore riflessione del prefetto; infine Marino? Avevamo cose lo scioglimento dell’amministrazione da parpiù importanti di cui parte del governo (il 9 ottobre 2012) per lare». Insomma, la sicu«contiguità, non infiltrazione, mafiosa». rezza del sindaco non paI tre commissari saranno supportati da un re così in pericolo. nucleo di esperti appartenenti alle Forze di po- Il sindaco di Roma Ignazio Marino continua a negare qualsiasi conoscenza con Salvatore Buzzi [Ap] lizia. Il gruppo dovrà verificare, spiegano dal ministero dell’Interno, «eventuali possibili forme di infiltrazione o di condizionamento, di tipo mafioso o similare, tali da compromettere il regolare svolgimento dei servizi nonché il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione comunale».Il vaglio riguarderà anche gli atti dei municipi. Un esame durante il quale la commissione potrebbe imbattersi in Dopo i 110 milioni extra nella Stabilità, lo Stato fissa un contributo annuo per la kermesse che fa concorrenza a Venezia fatti che abbiano rilievo penale e quandi tali ::: CHIARA PELLEGRINI re del Veneto, Luca Zaia, che ieri ha inviato da peggiorare il quadro accusatorio degli at::: PIOVE SUL BAGNATO ROMA una lettera al premier Renzi e al ministro Frantuali indagati, oppure in grado di far emergere ceschini chiedendo loro di chiudere il Festival nuove responsabilità. Novità che sarebbero INTERVIENE IL MIBACT ■■■ Ciak se magna. Il Comune di Roma di Roma «per il quale», scrive, «non si pone immediatamente trasmesse ai magistrati di L’intervento economico a favore del festival cinemezzo commissariato attraverso la delega nemmeno il confronto con la Mostra del Cinepiazzale Clodio. Ecco perché l’ipotesi dello matografico inventato da Veltroni sarà erogato che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ma di Venezia». Secondo Zaia non solo è anoscioglimento dell’assemblea consiliare, con dal ministero dei Beni e Attività culturali di Dario ha affidato al prefetto della Capitale, Giuseppe malo e «vergognoso» che in un «Paese normapossibile nomina di un commissario incaricaFranceschini attraverso l’Istituto Luce, che entrerà nel board. Da tempo la manifestazione è in Pecoraro, affinché avvii un’indagine sugli atti le, non una repubblica delle banane», ci siano to di portare il Comune di Roma al voto, è crisi (non ha più un direttore) e soprattutto fa del Campidoglio - dopo i 110 milioni extra otdue festival del cinema, ma è necessario che destinata a restare giocoforza sul tavolo. concorrenza al ben più quotato Festival del cinetenuti con la Legge di Stabilità, riceve un altro quello di Roma sia «chiuso. «Pensare», ha agIeri sera Pecoraro ha incontrato il sindaco ma di Venezia. regalo dal governo. Il ministero del Beni e delgiunto il governatore, «che si vada anche a dar di Roma per mettere a punto il piano di lavoro le attività culturali (Mibact) entrerà nella Fonvita a un finanziamento per la “borsa” del merdei commissari. Marino ha fatto buon viso a IL VENETO PROTESTA Ieri il governatore del Veneto Luca Zaia ha inviadazione della Festa del cinema. Un regalino cato cinematografico mentre noi qui già la faccattivo gioco: «Auspico fortemente che l’azioto una lettera di protesta ufficiale al premier Renper Ignazio Marino che costerà alle casse del ciamo da tre anni senza ricevere fondi è imbane del prefetto sia la più incisiva possibile, in zi e al ministro Franceschini definendo «vergoministero 1 milione di euro l’anno. razzante». modo che se ci sono altre persone che devono gnoso» l’aiuto di Stato e chiedendo la «chiusuLa lista dei soci del Festival dopo Roma CaI soldi pubblici per Roma potrebbero non andare in prigione ci vadano al più presto». Al ra» del Festival che fa concorrenza alla manifestazione lagunare. pitale, Regione, Provincia, Camera di comfinire qui. Stando ad un’anticipazione del Corprefetto Pecoraro, il sindaco ha suggerito di mercio e Fondazione musica per Roma dunriere del Veneto, oggi il sottosegretario allo Sviaffidare il lavoro agli «stessi ispettori del minique si allarga. Ad annunciare l’arrivo del «con- no, sarà di nuovo “Festa”. Cosa cambierà per luppo economico, Carlo Calenda, dovrebbe stero dell’Economia che avevano già lavorato tributo» è stato lo stesso ministro dei Beni cul- una manifestazione ancora priva di direttore incontrare Nicola Borrelli, direttore generale per quattro mesi in Campidoglio» al momenturali,Dario Franceschini,che ieri ha specifica- dopo l’addio di Marco Muller? Poco o nulla. Si cinema del Mibact, alcuni membri del cda del to del suo insediamento. Nessun timore per il to che «sarà l’Istituto Luce e non il Mibact di- ritornerà agli albori veltroniani. «Con una fe- Festival, l’ad dell’Istituto Luce, Roberto Cicutfuturo scioglimento della consiliatura, in ogni rettamente ad entrare nella Festa del cine- sta», ha spiegato il ministro «priva di concorso to e Riccardo Tozzi presidente di Anica, assocaso: «Non c’è in questo momento nessuna ma». In una riunione in via del Collegio roma- per evitare concorrenza o improbabile com- ciazione che riunisce i produttori e i distributoevidenza della pervasività o dell’attualità della no, il sindaco di Roma, il presidente della Re- petizione con la Mostra internazionale d’arte ri del cinema italiano, per stanziare 3 milioni presenza mafiosa in Campidoglio». Anche gione Lazio, Nicola Zingaretti, assieme a Fran- cinematografica di Venezia». E con «una data di euro in due anni per incentivare il mercato perché, ha spiegato Marino, «se si scioglie il ceschini hanno definito i dettagli dell’accordo fissa», ha aggiunto Marino, che «tenga anche del cinema. Fondi di cui potrebbe beneficiare, Comune per mafia significa che sono tutti maprima della riunione dei soci, prevista la pros- conto di altri eventi internazionali come Can- ancora una volta la Capitale. La «business strefiosi».Invece «l’inchiesta si basa soprattutto susima settimana. La kermesse cinematografica nes. Una data che potrebbe essere intorno al- et», il mercato in cui si incontrano buyer intergli anni del governo Alemanno». In serata, il romana, nata “Festa” con Walter Veltroni la seconda settimana di ottobre». nazionali e produttori,si svolge infatti nella Casindaco si siede nel salotto diBallarò e, svento(che da sindaco gli diede i natali) e poi ribattezI buoni propositi di Franceschini, Marino e pitale, proprio nei giorni, guarda caso, della lando una copia di Libero di ieri, annuncia la zata “festival”dal successore Gianni Aleman- Zingaretti non sedano però l’ira del governato- kermesse romana. querela contro il nostro quotidiano. Pecoraro: «La scorta? Avevamo da trattare cose più importanti» Un altro regalo alla Capitale Ciak si spende: 1 milione alla Festa del cinema 6 PRIMO PIANO __Mercoledì 10 dicembre 2014__ @ commenta su www.liberoquotidiano.it romanzo criminale GLI INTERROGATORI Legami col boss Diotallevi: «Ti immagini se entriamo nella sicurezza del Vaticano?» Intanto tutti gli indagati respingono le accuse Carminati:«È dei nostri Mister preferenze del Pd» Dopo le Regionali del 2013 l’ex Nar si rallegra: «Siamo coperti a destra e a sinistra» E a Buzzi, che contatta i collaboratori di Marino, dice: «Il vero sindaco sei tu» ::: RITA CAVALLARO ■■■ E spunta pure “Mister preferenze” nell’inchiesta su Mafia capitale. Gli uomini dell’ex Nar Massimo Carminati vantavano, o millantavano, conoscenze con il democratico Daniele Leodori, diventato consigliere regionale di Zingaretti alle ultime elezioni. È quanto emerge in un’informativa dei carabinieri del Ros, allegata al fascicolo che ha fatto scattare i 37 arresti e gli oltre 100 avvisi di garanzia. Il 2 luglio 2013, “il cecato” incontra l’imprenditore colluso Agostino Gargaglione nell’azienda edile Imeg. I due parlano della «situazione favorevole venutasi a creare con l’acquisizione delle nuove leve a seguito delle appena trascorse elezioni», si legge. Carminati riferisce all’impresario che Luca Gramazio avrebbe da lì a poco assunto la carica di capogruppo del Pdl in Consiglio per poi fare cenno al fatto che, oltre al pidiellino, «il sodalizio avrebbe vantato anche la conoscenza del “più votato” dello schieramento di sinistra». Il Nero non fa nomi, usa solo quella frase perché il suo interlocutore sa di chi sta parlando. Ed ecco che, voti alla mano, viene fuori Leodori. È lui ad aver ottenuto più preferenze, oltre 22mila, nella lista del Pd della circoscrizione provinciale di Roma. Carminati è sicuro, ormai il suo clan ha «la disponibilità di uomini chiave sia nella maggioranza che nell’opposizione» e ipotizza «dipoter disporre di essia piacimento». Dice a Gargaglione:«Poiuno della maggioranza e uno dell’opposizione, per i prossimi tre anni stamo così… lo sai come stamo? Dovremmo sta col cuscino così… ogni tanto apre l’occhi indichi una cosa e la fa, cioè, più de così...». Nel frattempo il suo braccio imprenditoriale Salvatore Buzzi, l’uomo delle coop rosse, è andato «a bussacchiare» al Comune. Chiama il capo, gli dice di aver incontrato tre alti dirigenti del Campidoglio e di aver ricevuto assicurazioni che, deicandidati a ricoprire ruoli di responsabilità all’interno dell’amministrazione Marino, c’erano «due assessori e dieci consiglieri». Il Nero è contento e si complimenta con il suo allievo: «Ma sei un partito, sei te il vero sindaco». La banda si muoveva pure a livelli più alti. Per loro, con il Vaticano, trattava Ernesto ::: L’INCHIESTA IL SISTEMA Nell’inchiesta “Mafia capitale” la procura romana ipotizza l’esistenza di una vera e propria holding criminale che si aggiudicava appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate. L’EX NAR Secondo i magistrati, il capo della Cupola è Massimo Carminati, già terrorista dei Nar, poi vicino alla banda della Magliana. Suo braccio destro è Riccardo Brugia che «coordina il recupero crediti e l’estorsione e custodisce le armi del sodalizio». Diotallevi, lo storico boss ritenuto il referente di Cosa Nostra in città. Lui e il figlio erano entusiasti di aver agganciato, nel febbraio 2013, il faccendiere Paolo Oliverio, poi arrestato per una truffa da 10 milioni all’Ordine dei Camilliani. «Tu t’immagini entri a far parte da sicurezza ar Vaticano? Diventamo miliardari se quello c’ha una mossa per questi prelati», dice il padre al figlio. Mafia Capitale avrebbe comprato “pedine” ovunque, insomma. Al Quirinale, alVicariato, in Prefettura e anche al ministero dell’Integrazione. Sarebbe arrivata inoltre a un collaboratore dell’ex ministro Cécile Kyenge, per entrare negli affari del Centro di accoglienza di Mineo, in Sicilia. Il dirigente della presi- Carminati, a destra, parla con il sodale Fabio Gaudenzi [Ansa] denza del Consiglio, ora, è sotto inchiesta. Ma non è solo lui a tremare, visto che le indagini della Procura si sono allargate e presto dovrebbero scattare nuovi arresti. Ieri sono ripresi gli interrogatori e il gip ha ascoltato quattro degliotto arrestatiaidomiciliari, tra cui alcuni funzionari comunali e impiegati delle coop. Tutti il graffio Occhio critico IL MANAGER ROSSO Un ruolo chiave è quello di Salvatore Buzzi, condannato in gioventù a 14 anni per un omicidio, poi trasformatosi in manager di una coop rossa, la «29 giugno». È il braccio imprenditoriale del sodalizio criminale, comincia a fare affari con le giunte Veltroni e Rutelli, prosegue a farli con la giunta Marino. Tra i business, l’accoglienza degli immigrati, considerata più profittevole del traffico di droga. Nelle intercettazioni dell’inchiesta su Mafia capitale si parla anche del romanzo di Giancarlo De Cataldo, Romanzo criminale, del film diMichele Placido e della serie su Sky diretta da Stefano Sollima. Un imprenditore chiede a Massimo Carminati chi si avvicina di più alla verità. «Romanzo criminale», risponde lui. «Ma il film o la serie?». «Il film... sì, la serie è una buffonata». Promosso anche il romanzo: «Il libro è abbastanza veritiero». Placido e De Cataldo possono essere soddisfatti del giudizio di Carminati: se c’è un occhio critico ideale quello è il suo. I REATI CONTESTATI La procura ipotizza l’associazione per delinquere di stampo mafioso: è la prima volta che l’accusa di mafia viene applicata ad una associazione criminale della Capitale. I BENI SEQUESTRATI Sequestrati 200 milioni di euro. Nella casa di Carminati sono stati trovati quadri di Jackson Pollock e Andy Warhol. ::: ROMA ■■■ «I corrotti pagheranno tutto. Fi- no all’ultimo giorno, fino all’ultimo centesimo. Il vento è cambiato». Il governo prova a passare al contrattacco dopo la bufera di Mafia Capitale, per la quale è scattato l’accesso agli atti da parte di una commissione nominata dal prefetto di Roma, annunciando nuove norme anti-corruzione. È lo stesso Matteo Renzi, che ha fretta di cancellare l’immagine di un Pd romano finito al centro dell’inchiesta e da lui commissariato, ad annunciare un inasprimento delle pene in un videomessaggio. «Faremo capire che non basta essere indignati per qualche ora», ad esempio dicendo «che schifo, sono tuttiuguali», premette il presidente del consiglio. «No no, non sono tutti uguali: c’è chi ruba e chi è serio. E siccome le persone serie si devono far riconoscere, in particolare in questi momenti, io annuncio, con grande determinazione, che l’Italia del nostro governo è l’Italia che non fa sconti a nessuno e non guarda in faccia nessuno». Quanto accaduto a Roma è una «schifezza»; «lo sdegno va bene, ma non basta». E dunque: nel consiglio dei ministri di giovedì mattina, convo- hanno respinto le accuse e sperano che i loro avvocati riescano a far cadere l’associazione di stampo mafioso. Il Riesame deciderà giovedì sulla richiesta di scarcerazione e sull’aggravante tanto odiata soprattutto da Carminati. “Il pirata”, secondo il suo legale Giosuè Naso, «è tutto tranne che un mafioso. La mafia romana non esiste». Videomessaggio del premier Pene più alte, prescrizione più lunga Renzi promette misure anti-corrotti cato per le ore 8, «insieme al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, porteremo quattro piccole,grandi modifiche al nostro codice penale». Il governo non ha ancora deciso se procedere con un decreto o, come sembra più probabile, con un disegno di legge. La misura più significativa è l’innalzamento di due anni della «soglia minima», della «pena minima, della corruzione: da quattro a sei anni». Spiega Renzi: «Che significa?, che se tu hai rubato puoi patteggiare, ma comunque un po’ di carcere lo fai». «Non è pensabile», aggiunge il premier, «che con il patteggiamento uno stia sempre fuori dalla galera. Su una popolazione carceraria di circa LE INTERCETTAZIONI Nelle telefonate Veltroni e due sottosegretari Di Veltroni sindaco era collaboratore, poi il rapporto è continuato. Dice a maggio Luca Odevaine: «Ho parlato con Veltroni ieri, ho detto, Walter parlaci pure te, che questo Manzione è persona molto vicina a Renzi… perché Mineo non è compatibile… però c’è la struttura di Piazza Armerina… ». In ballo, la costruzione di un centro profughi in Sicilia: la cupola vuole Piazza Armerina (Enna) e non Mineo. E cerca di contattare il sottosegretario Domenico Manzione. C’è pure il sottosegretario Giuseppe Castiglione. Secondo Odevaine, da presidente della Provincia di Catania lo invitò a pranzo e «arrivai a capire che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara» (del centro accoglienza). 50mila persone, in carcere per corruzione con sentenza passata in giudicato sono in 257. Troppo poco rispetto ai numeri della corruzione nel nostro Paese». In quest’ottica Palazzo Chigi e ministero della Giustizia sono al lavoro anche per allungare «il periodo necessario per andare in prescrizione». In arrivo anche modifiche alla disciplina della confisca e la restituzione del maltolto «fino all’ultimo centesimo». Il governo, spiega Renzi,sta lavorando per rendere più agevole la confisca dei beni «di chi ha rubato: chi è condannato per corruzione, con sentenza in giudicato, potrà vedere la confisca dei propri beni esattamente come accade oggi per reati più gravi». E il maltolto, aggiunge rivolto a chi si è macchiato di corruzione, «lo devi restituire, non è che dai una parte e chi si è visto si è visto. Se è provata la corruzione, devi restituire fino all’ultimo centesimo». Annunci spot, li bolla il grillino Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera: «Dopo che sono scappati i buoi, Renzi chiude il recinto. Non ci prenda in giro: usa strumentalmente questo tema (l’anticorruzione, ndr) per pulirsi la faccia dopo lo schifo fatto dal suo partito a Roma». T.M. PRIMO PIANO __Mercoledì 10 dicembre 2014__ 7 @ commenta su www.liberoquotidiano.it DOPPIA MISURA Per la «zarina» della terza rete la Cupola prospera solo con l’ex An al Campidoglio. E gli affari sotto Veltroni e Rutelli? Allora diventa garantista romanzo criminale Dalla Rai a La 7, soccorso Bianca al Pd La Berlinguer non dovrebbe andare in video, ma se ne frega e sul suo Tg3 censura le notizie scomode per la giunta Marino Poi, non contenta, va a «Piazza pulita» e fa l’opinionista per scaricare Mafia capitale su Alemanno. Il tutto a spese nostre “ ::: segue dalla prima ADRIANO SCIANCA (...) dallo Yemen e dal Kurdistan meritavano più spazio della cooperazione creativa di quel fior di democratico che era Salvatore Buzzi. Sarà stato lo choc del momento, poi Bianca Berlinguer si è ripresa ed è passata all’attacco: contrordine compagni, la colpa è tutta di Alemanno, per le responsabilità dei nostri si vedrà.Peccato che la controffensiva non sia partita dalla fu TeleKabul, quel Tg3 dinasticamente conquistato e implacabilmente diretto. Lunedì sera, infatti, abbiamo visto la Berlinguer furoreggiare a Piazza Pulita, nel ruolo di garantista a corrente alternata, molto ben sintonizzata sulle frequenze della linea ufficiale del Pd. Il che già è strano di per sé: perché un giornalista della televisione pubblica (quindi pagato da noi) e per di più direttore di telegiornale, deve andare dalla concorrenza a esprimere opinioni sostanzialmente politiche? E pensare che in Rai, in genere, i direttori non vanno neanche in video, cosa che invece la rampolla della famiglia tar- ■ Il collaboratore di Veltroni, Odevaine? Di lui anche Achille Serra e don Ciotti si fidavano... Che Marino non c’entri mi pare appurato BIANCA BERLINGUER Bianca Berlinguer, 55 anni, dirige il Tg3 dal 2009 [LaPresse] gata Pci fa spesso e volentieri. Ma esondare anche sulle altre reti è davvero troppo. La situazione preparata dall’ineffabile Formigli era del resto tutto un programma: di fatto un Maurizio Gasparri contro tutti, dato che sulle altre poltrone erano seduti appunto Bianca la rossa, il travagliesco Peter Gomez, il commissario Orfini e uno smagliante Alfio Marchini con tanto di ciuffo al vento e sorriso magico. La strada per la Berlinguer è in discesa, quindi la direttorissi- ma incalza:Mafia Capitale nasce sotto Alemanno, per l’era di Veltroni o quella di Marino boh, chissà, vedremo, la giustizia faccia il suo corso. E poi parliamoci chiaro: quelli del Pd saranno pure inquisiti, indagati, ammanicati, tutto quello che volete, ma hanno pur sempre dalla loro il bel mondo. È il caso di Luca Odevaine, l’ex vicecapo di gabinetto con Walter Veltroni, poi capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti e infine passato al Coordinamento nazionale sull’accoglienza peririchiedenti asilo del ministero dell’Interno. Tutto questo solo dopo aver cambiato cognome in seguito a una vecchia condanna per reati didroga, si intende. Dopo qualche incertezza sull’esatta pronuncia («Odevaine»? «Odevén»?), la Berlinguer trasecola: «Di lui Achille Serra dice che era la persona più specchiata e che di lui si fidavano ciecamente» e lo stesso fa «la comunità che fa capo a don Ciotti». Gasparri ha buon gioco a replicare: «Evi- dentemente ha sbagliato un sacco di gente». È in effetti curioso che quando si scoperchia il calderone dell’industria della solidarietà e del business dell’accoglienza, quando si scopre quanto marcia sia la morale dei buoni, quanto ambiguo sia un certo associazionismo, quanto strumentale sia certa solidarietà, per la sinistra se ne può uscire con un’ulteriore iniezione di «morale», di «solidarietà» e di «bontà». Ora, se don Ciotti e Achille Serra parlavano bene dell’uo- mo che secondo gli inquirenti avrebbe preso mazzette per poi girarne i proventi su conti esteri, avrebbe lucrato sulla pelle degli immigrati (e degli italiani), avrebbe pilotato gare e infine preso un vero e proprio stipendio da una cupola criminale - beh, allora tanto peggio per Serra e Ciotti, no? Discutibili, del resto, anche altre certezze della Berlinguer, come quando, parlando di Marino, afferma: «Che sicuramente non c’entri mi sembra appurato».Non c’entri con cosa, con gli affari loschi, in prima persona? Può darsi. Con Buzzi e le cooperative incriminate? È stato già sbugiardato da foto e dichiarazioni. Ma, al di là di questo, Marino fa tuttora parte di un Pd romano commissariato e di una giunta che porta il suo nome che è piena zeppa di indagati. Ora ci vorrebbero far credere che il suo aggirarsi come un marziano in una città che non conosce, fino a ieri il suo peggior difetto, sia in realtà il suo principale pregio. Certo, un sindaco che «non si rende conto» è forse incorruttibile di suo, ma c’è da dubitare che possa essere il peggior nemico di chi i gonzi, per mestiere, li raggira.
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