corriere-bologna

Del 19 Dicembre 2014
Estratto da pag. 4
Buzzi, la coop e le «mazzette» «Con il Pci non sarebbe successo»
Turci, ex presidente Legacoop: «Partiti deboli, nonostante leader carismatici» E sul finanziamento alla politica
dà ragione a Lusetti: spero che invertirà la rottaAll’inizio degli anni 90, quando le coop stavano ancora
elaborando il trauma della Bolognina, il suo j’accuse contro il «cesarismo» dei dirigenti cooperativi scosse
Legacoop dalle fondamenta. Oggi che quel cesarismo si è trasformato in peggio Lanfranco Turci, ex
presidente di Legacoop e della Regione, non ha cambiato idea. E dà ragione al suo successore Mauro Lusetti,
che dal palco del congresso di Roma ha chiesto di chiudere i rubinetti dei finanziamenti a partiti e politici. «Il
Pci di trent’anni fa avrebbe individuato e isolato in fretta uno come Salvatore Buzzi».
Turci, lei è stato presidente di Legacoop in una fase complessa: tra la caduta del Muro e la Seconda
Repubblica. Come si regolavano allora le cooperative nel finanziamento dei partiti?
«Legacoop non navigava nell’oro. Ed essendo di fatto un sindacato di imprese non finanziava direttamente i
partiti. Erano le singole cooperative e i singoli consorzi a farlo, ma allora c’era il Pci e la cose erano diverse».
In meglio o in peggio?
«Lecito o non lecito, nella prima Repubblica sia i privati che le cooperative finanziavano partiti o singole
correnti. Il problema è il cambiamento strutturale subito dai partiti. Oggi, in molti casi, restano solo delle
somme di gruppi di potere in concorrenza. Possono avere un leader carismatico, ma questo accentua solo la
loro deriva in piccoli o grandi potentati, che incoraggiano corruzione e rapporti deviati. Quello che è accaduto
a Roma con Buzzi dimostra la spregiudicatezza che un dirigente cooperativo può avere nell’andare a cercare
singoli esponenti dei partiti per ottenere ciò che gli interessa, attraverso favori o peggio».
E se fosse successo alla fine degli anni 80, quando era lei il presidente della Legacoop nazionale?
«Allora, quando il Pci stava per scomparire, dicevo sempre che stava venendo meno il nostro socio di
riferimento. Non mi riferivo al controllo azionario, ovviamente, ma intendevo dire che il Pci era sempre stato
un fattore non solo di collegamento e sostegno alle cooperative, ma in qualche modo aiutava a contenere le
possibili derive dei singoli manager. Un personaggio come Buzzi ai tempi di Petroselli (Luigi, ex sindaco di
Roma, ndr ) non sarebbe mai potuto emergere. Allora, con un partito forte e credibile, Buzzi sarebbe stato
individuato per tempo e isolato. Tra mondo cooperativo e Pci qualcuno avrebbe alzato in fretta il
sopracciglio».
Oggi sono i magistrati a farlo. Significa che la chiusura dei cordoni delle borse, chiesta da Lusetti alle coop, è
davvero inevitabile?
«Le richieste fatte al congresso dal presidente di Legacoop sono importanti, io spero riesca ad attuarne almeno
la metà, anche se non sarà facile. I finanziamenti ai partiti, soprattutto con una legge che abolisce quello
pubblico, sono assolutamente leciti. Ma al di là di questo, i problemi denunciati da Lusetti sono reali. Nel
corso degli anni, di fronte a mercati irregolari o situazioni di corruzione, in molti casi le cooperative si sono
adattate invece di denunciare. E poi non è davvero possibile vedere coop del consumo che da 15-20 anni
hanno lo stesso presidente, una cosa che non succede nemmeno nelle public company americane. Purtroppo
anche Legacoop ha perso la capacità di verificare se lo spirito della cooperazione viene rispettato e i manager
non abusano del proprio ruolo. Se Lusetti riuscirà a invertire questa rotta, anche un po’, avrà ottenuto un
grande risultato». Francesco Rosano