Def, lo Stato si tiene la Tesoreria

E PREVISTO LO SLITTAMENTO A L 2018 D E L L A D D I O A L M O D E L L O C E N T R A L I Z Z A T O
Def, lo Stato si tiene la Tesoreria
Gli enti locali dovranno continuare a versare la loro liquidità sul conto del Tesoro. Nel 2014 dalle
privatizzazioni solo 2 miliardi. E la Cdp è al lavoro per finalizzare la cessione della quota Stm a Fsi
DI LUISA LEONE
o Stato si tiene stretta la
liquidità degli enti locali.
Nella nota di aggiornaImento al Documento di
Economia e Finanza, approvata
dal Consiglio dei ministri martedì scorso, si legge infatti che
i dati relativi all'indebitamento dello Stato nel periodo tra
i l 2 0 1 5 e i l 2 0 1 8 scontano, tra
le altre cose, «L'ipotesi di una
posticipazione dell'uscita dalla
Tesoreria Unica a partire dal
2018 anziché dal 2015». L'idea
di accentrare in un conto unico
le entrate derivanti dalle tasse
corrisposte da cittadini e imprese a Comuni, Province, Regioni,
ma anche Università, Comunità
montane e enti del comparto
sanitario, risale al 2012, quando
fu introdotta dal governo Monti
con il così detto decreto Liberalizzazioni. La misura, che provocò una comprensibile levata
di scudi da palle delle banche,
private in un momento critico di
un'importante fonte di liquidità,
avrebbe dovuto essere transitoria e cessare i suoi effetti in tre
anni, ovvero a partire dal 2015.
Peccato che adesso, a quanto pare, il governo abbia intenzione
L
di posticipare il liberi tutti e di
tenere in cassa almeno per altri
tre anni i denari degli enti locali. Nel 2012 la norma era stata
fortemente voluta dall'esecutivo
per dare al Tesoro più margine
nella gestione delle aste sui titoli pubblici, in un periodo di
particolare tensione sui debiti
sovrani. La cifra in ballo era stata
calcolata dalla relazione tecnica
che accompagnava il di Liberalizzazioni in circa 10 miliardi,
anche se secondo alcune stime
la somma sarebbe stata ben superiore, fino a 30 miliardi. Al di
là delle cifre esatte, comunque,
si tratta di un segnale significativo. Se è vero infatti che lo spread
sui Btp rispetto ai Bund tedeschi
si è normalizzato in questi tre
anni, è vero anche che il debito
pubblico pesa ancora come un
macigno sul bilancio italiano. E
soprattutto non accenna a calare,
anzi nonostante la revisione da
parte dell'Istat in base al nuovo
sistema di calcolo Sec 2010 abbia portato il rapporto debito/pil
2013 al dal 132,6% al 127,9%
del pil, comunque nel 2014
questo sarà di ben il 131,6%
e nel 2015 crescerà ancora, al
133,4%, per iniziare a scendere solo dall'anno successivo,
quando si attesterà al 131,9%.
Peraltro questa dinamica sconta, oltre al rinvio dell'addio alla
Tesoreria Unica, anche introiti
da privatizzazioni pati allo 0,7%
l'anno del prodotto interno lordo nel triennio 2015-2018. Si
tratta di oltre 10 miliardi l'anno, una stima ambiziosa, come
dimostra il fatto che nel primo
anno di applicazione il piano
di privatizzazioni si è fermato
lontanissimo da questo obiettivo. La nota di aggiornamento al
Def parla di un contributo dello
0,28% del Pil per il 2014, meno
della metà rispetto a quanto previsto lo scorso aprile, una cifra
che per altro comprende anche
«altre operazioni finanziarie».
Tra queste c'è il rimborso dei
Monti bond. Come anticipato
da MF-Milano Finanza, infatti,
proprio dall'incasso anticipato di
una consistente franche di queste obbligazioni deriveranno 3
dei circa 5 miliardi compresi in
quello 0,28% del pil calcolato
nel nuovo Def. Il che significa
anche che dalle cessioni vere
e proprie non si otterranno più
di un paio di miliardi di euro. E
in realtà non si tratterà di vere
e proprie privatizzazioni, visto
che le operazioni in ballo solo
quelle che si potranno portare a
termine grazie all'aiuto di Cassa Depositi e Prestiti. Si tratta
innanzi tutto della cessione del
12,5% di StMicroelectronics al
Fondo Strategico, per un importo stimato in 700-800 milioni, per la quale «sono in corso
approfondimenti per finalizzare
l'operazione di vendita STH, nel
rispetto degli accordi parasociali
con l'azionista pubblico francese». Ma anche della cessione del
35% di Cdp Reti ai cinesi di State
Grid Corporation, che dovrebbe
essere perfezionata entro la fine
di novembre e fruttare una cedola straordinaria da parte di Cdp,
che ne è azionista di maggioranza e che dalla vendita incasserà
2,1 miliardi. Infine, sono stati
avviati i motori per la vendita di
un pacchetto di immobili pubblici da 500 milioni, che come
previsto dalla legge di Stabilità
dello scorso anno, dovrà essere
conclusa entro la fine del 2014.
E anche in questo caso sarà chiamata in campo la spa guidata
dall'amministratore delegato
Giovanni Gorno Tempini, che
dovrà acquistare gli asset di Demanio ed enti locali. Per quanto
riguarda le altre privatizzazioni
previste per il 2014, a partire da
Poste a Sace, i programmi sono confermati ma rimandati al
prossimo anno. Avviate invece,
si legge nella nota, la cessione di
una quota di Enel e di Fs. (riproduzione riservata)