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Convegno Pastorale Diocesano di Vallo della Lucania
17 giugno 2014
Relazione Don Carlo Pisani
“Nessuno potrà togliervi la vostra gioia (Gv 16,22). Dall’incontro con Cristo alla gioia della
missione ecclesiale.
“Non lasciamoci rubare la gioia dell'evangelizzazione!”. Nel messaggio del papa per la
Giornata Missionaria Mondiale, riecheggia nuovamente l’invito che, più volte, il Pontefice ci ha
rivolto dal momento delle sua elezione: immergerci “nella gioia del Vangelo, ed alimentare un
amore in grado di illuminare la nostra vocazione e missione”. Invito che, come abbiamo avuto
modo di ascoltare nella giornata di ieri, costituisce anche il leitmotiv della Evangelii Gaudium.
Invito al quale siamo chiamati a rispondere attraverso quel processo di discernimento, conversione e
purificazione che ci coinvolge personalmente e comunitariamente; le due cose insieme e in
contemporanea. Non si può realizzare una pastorale in conversione, come la chiama il Papa, se non
partendo dalla continua conversione a Cristo di ogni credente e, viceversa, una conversione
personale al Signore non può che manifestarsi se non in un contesto ecclesiale fortemente segnato
dalla gioia di riconoscersi popolo convocato nell’unità delle fede e della carità.
“Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una
tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri
superficiali, dalla coscienza isolata”. Anche le nostre comunità parrocchiali, che per propria
conformazione dovrebbero favorire le relazioni tra i membri, nel mutato contesto contemporaneo,
sono intaccate da questo spirito individualista, che si aggiunge come ulteriore aggravante alle
divisioni che si vengono a creare in alcune particolari circostanze o a motivo di certe dinamiche
interne ad ogni umano raggruppamento. Per questo non possiamo dimenticare che “La gioia del
Vangelo scaturisce dall'incontro con Cristo e dalla condivisione con i poveri”, come afferma il
Pontefice, il quale incoraggia “le comunità parrocchiali, le associazioni e i gruppi a vivere
un'intensa vita fraterna, fondata sull'amore a Gesù e attenta ai bisogni dei più disagiati”. Il circuito
esistenziale del credente e della Comunità ruota sempre attorno a questo essenziale: l’iniziativa del
Padre in Cristo Gesù. Nella prolusione alla 66a assemblea generale della CEI, il Papa ricordava ai
nostri vescovi “Non stanchiamoci, dunque, di cercare il Signore – di lasciarci cercare da Lui –, di
curare nel silenzio e nell’ascolto orante la nostra relazione con Lui. Teniamo fisso lo sguardo su di
Lui, centro del tempo e della storia”.
L’incontro con il Signore Gesù, il fascino, la bellezza di quell’incontro, la presa che questi ha sulla
nostra esistenza, ci ricordava ieri sera p. Alberto, sono la sorgente storica della nostra fede e della
nostra risposta alla grazia della fede nei termini di testimonianza, missione, attenzione,
sollecitudine, premura…insomma, essere in uscita, essere missionari, sentirci e auto-comprenderci
come mandati. Apostoli, vale a dire mandati, perché discepoli, cioè uomini e donne incontrati da
Gesù sul cammino della propria storia personale.
Quanto il papa diceva ai Vescovi, ovviamente, riguarda tutti quanti noi; tutti i battezzati, tutti
destinatari e soggetti dell’evangelizzazione. “Tutti i discepoli del Signore sono chiamati ad
alimentare la gioia dell'evangelizzazione”.
Certo questo riguarda innanzitutto“i vescovi, come primi responsabili dell'annuncio, [che] hanno il
compito di favorire l'unità della Chiesa locale nell'impegno missionario, tenendo conto che la gioia
di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella preoccupazione di annunciarlo nei luoghi più
lontani, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio, dove vi è più gente
povera in attesa”. Ma tutta la Comunità credente è responsabile dell’evangelizzazione; la vita della
Comunità credente è il primo segno dell’evangelizzazione, come ci ricorda il libro degli Atti degli
Apostoli!
Spesso ci accorgiamo che questo non accade; ci accorgiamo che le nostre Comunità stentano a
comprendersi come coinvolte nel dinamismo proprio dell’evangelizzazione, preferendo la stabilità
delle forme tradizionali, soccombendo alla stanchezza e alla rassegnazione che possono insorgere di
fronte a quelli che, almeno ai nostri occhi, appaiono come gli insuccessi dei nostri tentativi. Chi di
noi non ha provato, almeno una volta, l’amarezza e la delusione di fronte a risultati deludenti delle
nostre strategia pastorali?
Il Papa apostrofava i Vescovi “Fratelli, se ci allontaniamo da Gesù Cristo, se l’incontro con Lui
perde la sua freschezza, finiamo per toccare con mano soltanto la sterilità delle nostre parole e
delle nostre iniziative. Perché i piani pastorali servono, ma la nostra fiducia è riposta altrove: nello
Spirito del Signore, che – nella misura della nostra docilità – ci spalanca continuamente gli
orizzonti della missione.”
La nostra fiducia è nel Signore, innanzitutto…poi viene il resto, poi vengono le iniziative e i piani.
Alla luce delle parole del Papa possiamo e dobbiamo, quindi, rileggere il cammino che abbiamo
percorso in questo anno pastorale appena conclusosi, senza timori o reticenze, ma sempre con
quella fiducia in Dio che opera anche quando il contadino dorme o il pastore è distratto, sempre con
quella certezza che Dio si serve del bene che noi possiamo fare, quando e dove Egli crede e ritiene
opportuno.
A partire dalla celebrazione dell’anno della fede ci siamo voluti mettere in gioco, con qualche
dubbio e paura iniziale, adattando al vissuto della nostra Chiesa locale quelle che sembravano
essere le forme di nuova evangelizzazione maggiormente rispondenti al rinnovato spirito
missionario; sono così nate le figure dei missionari del territorio e le PCFT.
I primi si presentano come l’espressione dell’attenzione della Comunità Parrocchiale verso tutti i
suoi membri, anche quelli che sembrano vivere fuori dalle mura della Chiesa, i così detti lontani…
In tutta la Diocesi possiamo registrare la presenza di c.ca 220 missionari del territorio, i quali hanno
provveduto a consegnare gli auguri natalizi, l’invito a partecipare alle Piccole Comunità di Fede e
Testimonianza e l’invito al Pellegrinaggio diocesano.
Il lavoro delle cinque Foranie in questo anno pastorale appena trascorso si è, per lo più, concentrato
sulla promozione, costituzione e crescita delle PCFT.
Le perplessità iniziali e la difficoltà incontrate hanno richiesto una rimodulazione dei tempi prefissi
ad inizio anno…questo ci ha permesso di chiarirci di più le idee e assimilare meglio la proposta.
Ogni comunità ha recepito come meglio poteva l’invito e risposto secondo le proprie possibilità;
possiamo affermare che i risultati hanno superato le aspettative iniziali e ci fanno ben sperare per il
futuro.
Le PCFT censiti, allo stato attuale, sono c.ca 146, con una maggiore presenza nelle foranie
Gelbison-Alento e Velia-Mingardo; con una media di partecipanti che oscilla tra i 10 e i 20 membri.
Le stime, dunque, dei membri coinvolti su tutto il territorio diocesano e di c.ca 2000.
Le foranie hanno promosso incontri di formazione per i c.ca 140 animatori e coordinatori delle
PCFT; in alcune foranie questi necessitano di una revisione delle forme e dei tempi. In molti casi,
potremmo dire quasi il 40%, le figure degli animatori e dei missionari del territorio coincidevano.
Le due foranie sud, lo scorso 05 giugno, hanno promosso una assemblea degli animatori delle
PCFT, presieduta da S.E. mons. Vescovo.
Non ultimo, le foranie hanno continuato a contribuire all’incontro tra i presbiteri operanti sullo
stesso territorio, favorendo il confronto e la condivisione; uno spirito che sempre di più potrà
crescere, allargandosi al laicato.
Questi sono solo alcuni di quei segni della benefica azione dello Spirito che, contrariamente a
quanto avvolte pensiamo, non cessa di soffiare nella nostre comunità parrocchiali, donandoci grazie
inaspettate e guidandoci nella partecipazione all’edificazione del Regno di Cristo.