Carmelo: ore 8.30 (Lodi ore 8 e Vespri ore 17 festivi) - Chiesa dell’Immacolata (Salone Carità): alle ore 9.30 Messe feriali: Chiesa parrocchiale: ore 19 - Carmelo: ore 7.15 (Lodi ore 6,45 e Vespri ore 18); - Casa Carità ore 8 - Casa Serena, mercoledì ore 16. Sante messe - Chiesa parrocchiale: sab.: ore 19 - dom. da Ott. a Mag.: ore 10; 11,15; 19 e da Giu. a Set.: ore 10.30 Numeri utili: Canonica 0536.872512 - Fax 0536.986273 - Bar 0536.871979 - Sc. Infanzia “Gesù Bambino” 0536.872265 Società Sportiva 0536.871800 (www.consolata67.it) - www.parrocchie.it/sassuolo/consolata - e.mail: [email protected] La Consolata Bollettino della parrocchia SS. Vergine Maria Consolata - Via Consolata 105 - 41049 Sassuolo (MO) Domenica 19 Aprile - III DOMENICA DI PASQUA (ANNO B) At 3,13-15.17-19 Sal 4 1Gv 2,1-5 Lc 24,35-48 Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno. Lo conoscevano bene, dopo tre anni di strade, di olivi, di pesci, di villaggi, di occhi negli occhi, eppure non lo riconoscono. Gesù è lo stesso ed è diverso, è il medesimo ed è trasformato, è quello di prima ed è altro. Perché la Risurrezione non è semplicemente un ritornare alla vita di prima: è andare avanti, è trasfigurazione, è acquisire un di più. Energia in movimento che Gesù non tiene per sé, ma che estende all’intera creazione, tutta presa, e da noi compresa, dentro il suo risorgere e trascinata in alto verso più luminose forme. Pace, è la prima parola del Risorto. E la ripete ad ogni incontro: entro in chiesa, apro il Vangelo, scendo nel silenzio del cuore, spezzo il pane con l’affamato. Sono molte le strade che l’Incamminato percorre, ma ogni volta, sempre, ad ogni incontro ci accoglie come un amico sorridente, a braccia aperte, con parole che offrono benessere, pace, pienezza, armonia. Credere in lui fa bene alla vita. Vuole contagiarci di luce e contaminarci di pace. Lui sa bene che sono gli incontri che cambiano la vita degli esseri umani. Infatti viene dai suoi, maestro di incontri, con la sua pedagogia regale che non prevede richieste o ingiunzioni, ma comunione. Viene e condivide pane, sguardi, amicizia, parola, pace. Il ruolo dei discepoli è non difendersi, non vergognarsi, ma ridestare dal sonno dell’abitudine mani, occhi, orecchie, bocca: toccate, guardate, mangiamo insieme. «Toccatemi, guardate». Ma come toccarlo oggi, dove vederlo? Lui è nel grido vittorioso del bambino che nasce e nell’ultimo respiro del morente, che raccoglie con un bacio. È nella gioia improvvisa dentro una preghiera fatta di abitudini, nello stupore davanti all’alleluja pasquale del primo ciliegio in fiore. «Non sono un fantasma» è il lamento di Gesù, e vi risuona il desiderio di essere abbracciato forte come un amico che torna da lontano, di essere stretto con lo slancio di chi ti vuole bene. Non si ama un fantasma. «Mangiamo insieme». Questo piccolo segno del pesce arrostito, gli apostoli lo daranno come prova decisiva: abbiamo mangiato con lui dopo la sua risurrezione (At 10,41). Perché mangiare è il segno della vita; mangiare insieme è il segno più eloquente di una comunione ritrovata, il gesto che lega, custodisce e accresce le vite. Il cibo è una realtà santa. Santa perché fa vivere. E che l’uomo viva è la prima di tutte le leggi, della legge di Dio e delle leggi umane. Intenzioni delle messe nella chiesa parrocchiale SAB. 18 apr.: 1. def. Giuseppe Scaglioni DOM. 19 apr.: 1. def. Zanni Gina; 2. def. fam. Spezzani; 3. def. Edda Bellini; 4. def. coniugi Berselli Angelo e Gina e Bonini Pia; 5. def. Concetta Maria; 6. def. Lanfranco; 7. def. fam. Degli Esposti Paolo LUN. 20 apr.: 1. def. Maria MAR. 21 apr.: S. Messa ore 8.00 Casa della Carità e ore 7.15 al Carmelo MER. 22 apr.: 1. def. Bellei Silvio, Luigi e Teresa GIO. 23 apr.: 1. def. della parrocchia VEN. 24 apr.: 1. def. della parrocchia SAB. 25 apr.: 1. def. Giovanni DOM. 26 apr.: 1. def. fam. Gatti; 2. def. Aldo, Maria e Nando; 3. def. Valdina e Francesco; 4. def. Bello Angelo; 5. def. Bassi e Bonfatti La Consolata Cresima Domenica 19 aprile, alle ore 17.30, ritrovo in Oratorio per i ragazzi di seconda media, che faranno la Cresima ad Ottobre Lunedì 20 aprile, ore 20.45, nell’Auditorium Bertoli , via Pia 108, Sassuolo Incontro su La pedagogia cattolica ha ancora qualcosa da dire. Con quale autorità? relatore prof. Francesco Agnoli Martedì 21 aprile, dalle 20.30 alle 22.30 presso Palestra Oratorio don Bosco Corso Animatori GREST tema: I bans: canti mimati per l’animazione dell’Oratorio Laboratori sulla dottrina sociale della Chiesa all’Oratorio don Bosco, Via Adua, Reggio per giovani dai 18 ai 30 anni, dalle 19 alle 22 Tema: Una sola famiglia umana: cibo per tutti. Cibo, finanza e relazioni internazionali Prossimi incontri il 23 aprile e 7 maggio 19 aprile 2015 Battesimo Lunedì 13 aprile ha ricevuto il battesimo Marta Pia Bartolini di Davide e Michela Ghinelli Casa della Carità DOMENICA 19 APRILE ore 15,15 Ci ritroveremo in San Giuseppe per una Assemblea degli Ausiliari sul tema “Come la Casa della Carità mi educa a vivere nel mondo, nella vita di tutti i giorni”. In questa prospettiva l’invito è rivolto anche agli altri “Rami” della Famiglia delle Case della Carità: per chi vive la chiamata laicale per approfondirla insieme, per i consacrati per crescere nella comunione. Preghiere del mattino La Casa della Carità chiede aiuto per le preghiere del mattino (dalle 6 alle 7, ufficio letture e lodi). Per sostenere questa piccola comunità di suore, si propone di andare a pregare con loro una volta al mese. In Casa c’è un calendario per i turni Giovedì 23 aprile Festa di San Giorgio, patrono di Sassuolo IMPORTANTE Ricordati di firmare per attribuire l’8x1000 delle imposte alla Chiesa cattolica. Se non sei tenuto a fare la denuncia dei redditi, firma e spedisci il CU. INOLTRE: Assegna il tuo 5x1000 al Circolo ANSPI - Oratorio S. Domenico Savio codice fiscale 93000850367 ArtTeologia 2015 percorso tra teologia e letteratura Il prossimo incontro si terrà mercoledì 22 aprile presso l’Auditorium “Pierangelo Bertoli”, in via Pia n.108 a Sassuolo, alle ore 20.45 Giovanni Edera presenta Giovannino Guareschi: Non muoio neanche se mi ammazzano Messa solenne in San Giorgio alle ore 18.30 animata dalla corale di San Giorgio e dalla corale di Montecuccoli Gruppo Famiglie Vacanze ad Ossana dal 9 al 16 Agosto 2015 Sono aperte le prenotazioni Per informazioni contattare la Silvia, tel. 3494707304 E’ in vendita il DVD della conferenza di Paolo Attivissimo su “I pericoli di internet e i social network” Il costo del DVD è di 5 euro Per informazioni contattare la Laura Debbia, email: [email protected] La Consolata 19 aprile 2015 Gioia e speranza sono le caratteristiche del cristiano Meditazione di papa Francesco nella messa a Santa Marta del 25 marzo Gioia e speranza sono le caratteristiche del cristiano. Ed è triste incontrare un credente che non sa gioire, impaurito nel suo attaccamento alla fredda dottrina. È stato perciò un vero e proprio inno alla gioia quella lanciato da Francesco nella messa celebrata, giovedì 26 marzo, nella cappella della Casa Santa Marta. All’inizio, il Papa ha ricordato l’«ora di preghiera per la pace» promossa in tutte le comunità carmelitane. «Cari fratelli e sorelle» ha detto dopo saluto liturgico «dopodomani, 28 marzo, ricorrerà il quinto centenario della nascita di Santa Teresa di Gesù, Vergine Dottore della Chiesa». E «su richiesta del Padre Generale dei Carmelitani Scalzi, oggi qui presente col Padre Vicari, in quella giornata si terrà in tutte le comunità carmelitane del mondo un’ora di preghiera per la pace. Mi unisco di cuore — ha affermato Francesco — a questa iniziativa, affinché il fuoco dell’amore di Dio vinca gli incendi di guerra e di violenza che affliggono l’umanità, e il dialogo prevalga dovunque sullo scontro armato». E ha così concluso: «Santa Teresa di Gesù interceda per questa nostra supplica». «Nelle due letture» proposte oggi della liturgia, ha fatto subito notare il Pontefice, «si parla di tempo, di eternità, di anni, di futuro, di passato» (Genesi 17, 3-9 e Giovanni 8, 51-59). Tanto che proprio «il tempo sembra essere la realtà «più importante nel messaggio liturgico di questo giovedì». Ma Francesco ha preferito «prendere un’altra parola» che, ha suggerito, «credo sia proprio il messaggio nella Chiesa oggi». E sono le parole di Gesù riportate dall’evangelista Giovanni: «Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Dunque, il messaggio centrale di oggi è «la gioia della speranza, la gioia della fiducia nella promessa di Dio, la gioia della fecondità». Proprio «Abramo, nel tempo del quale parla la prima lettura, aveva novantanove anni e il Signore apparve a lui e assicurò l’alleanza» con queste parole: «Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: diventerai padre». Abramo, ha ricordato Francesco, «aveva un figlio di dodici, tredici anni: Ismaele». Ma Dio gli assicura che diventerà «padre di una moltitudine di nazioni». E «gli cambia il nome». Poi «continua e gli chiede di essere fedele all’alleanza» dicendo: «Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza e dopo di te di generazioni in generazione, come alleanza perenne». In pratica, Dio dice ad Abramo «ti do tutto, ti do il tempo: ti do tutto, tu sarai padre». Sicuramente Abramo, ha detto il Papa, «era felice di questo, era pieno di consolazione» ascoltando la promessa del Signore: «Entro un anno avrai un altro figlio». Certo, a quelle parole «Abramo rise, dice la Bibbia in seguito: ma come, a cento anni un figlio?». Sì, «aveva generato Ismaele a ottantasette anni, ma a cento anni un figlio è troppo, non si può capire!». E così «rise». Ma proprio «quel sorriso, quel riso è stato l’inizio della gioia di Abramo». Ecco, dunque, il senso delle parole di Gesù riproposte oggi dal Papa come messaggio centrale: «Abramo, vostro padre, esultò nella speranza». Difatti, «non osava credere e disse al Signore: “Ma se almeno Ismaele vivesse nella tua presenza?”». Ricevendo questa risposta: «No, non sarà Ismaele. Sarà un altro». Per Abramo, dunque, «la gioia era piena» ha affermato il Papa. Ma «anche la moglie Sara, un po’ dopo, rise: era un po’ nascosta, dietro le tende dell’entrata, ascoltando quello che dicevano gli uomini». E «quando questi inviati di Dio dissero ad Abramo della notizia sul figlio, anche lei rise». È proprio questo, ha ribadito Francesco, «l’inizio della grande gioia di Abramo». Sì, «la grande gioia: esultò nella speranza di vedere questo giorno; lo vide e fu pieno di gioia». E il Papa ha invitato a guardare «questa bella icona: Abramo che era davanti a Dio, che si prostrò con il viso a terra: sentì questa promessa e aprì il cuore alla speranza e fu pieno di gioia». Ed è proprio «questo è quello che non capivano questi dottori della legge» ha rimarcato Francesco. «Non capivano la gioia della promessa; non capivano la gioia della speranza; non capivano la gioia dell’alleanza. Non capivano». E «non sapevano gioire, perché avevano perso il senso della gioia che, soltanto, viene dalla fede». Invece, ha spiegato il Papa, «il nostro padre Abramo è stato capace di gioire perché aveva fede: è stato fatto giusto nella fede». Da parte loro quei dottori della legge «avevano perso la fede: erano dottori della legge, ma senza fede!». Ma «di più: avevano perso la legge! Perché il centro della legge è l’amore, l’amore per Dio e per il prossimo». Essi, però, «avevano solo un sistema di dottrine precise e che precisavano ogni giorno in più che nessuno le toccasse». Erano «uomini senza fede, senza legge, attaccati a dottrine che anche diventano un atteggiamento casistico». E Francesco ha proposti anche esempi concreti: «Si può pagare la tassa a Cesare, non si può? Questa donna, che è stata sposata sette volte, quando andrà in cielo sarà sposa di quei sette?». E «questa casistica era il loro mondo: un mondo astratto, un mondo senza amore, un mondo senza fede, un mondo senza speranza, un mondo senza fiducia, un mondo senza Dio». Proprio «per questo non potevano gioire». E non gioivano neppure se facevano qualche festa per divertirsi: tanto che, ha affermato il Papa, di sicuro avranno «stappato alcune bottiglie quando Gesù è stato condannato». Ma sempre «senza gioia», anzi «con paura perché uno di loro, forse mentre bevevano», avrà ricordato la promessa «che sarebbe risorto». E così «subito, con paura, sono andati dal procuratore a dire “per favore, prendetevi cura di questo, che non ci sia un trucco». Tutto questo perché «avevano paura». Ma «questa è la vita senza fede in Dio, senza fiducia in Dio, senza speranza in Dio» ha affermato ancora il Papa. «La vita di questi — ha aggiunto — che soltanto quando hanno capito che non avevano ragione e gli rimaneva solo la strada di prendere le pietre per lapidare Gesù. Il loro cuore era pietrificato». Infatti «è triste essere credente senza gioia — ha spiegato Francesco — e la gioia non c’è quando non c’è la fede, quando non c’è la speranza, quando non c’è la legge, ma soltanto le prescrizioni, la dottrina fredda. Questo è quello che vale». In contrapposizione, il Papa ha riproposto di nuovo «la gioia di Abramo, quel bel gesto del sorriso di Abramo» quando ascolta la promessa di avere «un figlio a cento anni». E «anche il sorriso di Sara, un sorriso di speranza». Perché «la gioia della fede, la gioia del Vangelo è la pietra di paragone della fede di una persona: senza gioia quella persona non è un vero credente». In conclusione, Francesco ha invitato a far proprie le parole di Gesù: «Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». E ha chiesto «al Signore la grazia di essere esultanti nella speranza, la grazia di poter vedere il giorno di Gesù quando ci troveremo con Lui e la grazia della gioia». La Consolata 19 aprile 2015 Diario dal Libano - vita quotidiana Mentre giungono notizie dell’ennesimo massacro in Siria, nel campo palestinese di Yarmuk, dove milizie palestinesi affrontano l’avanzata dell’IS, e migliaia di persone, famiglie, bambini, muoiono intrappolate di guerra e di stenti; mentre a pochi chilometri da qui, oltreconfine, vediamo partire i missili Scud (probabilmente verso Idlib, che gruppi ribelli hanno strappato al regime) e ci chiediamo chi morira’ fra qualche minuto; mentre avvengono queste cose la vita dei profughi va avanti fra le difficoltà quotidiane. Si lotta per trovare i soldi, perchè il lavoro non c’è. R., il nostro vicino di tenda, deve pagare le medicine per i suoi bambini, uno di sei mesi e uno di quattro anni. Ha dovuto vendere delle coperte. Pochi giorni fa ha visto il più grande avere il secondo attacco epilettico per febbre alta. Quando sta male lo porta dal dottore in moto. Ma R. non può andare in giro a cercare lavoro, perchè come la maggior parte dei siriani non è in regola. E se non è in regola ai posti di blocco lo possono arrestare. Ma non può neanche regolazzarsi perchè non ha i 200 dollari per rinnovare per altri 6 mesi il permesso di soggiorno (nel quale comunque deve promettere con un atto notarile di non lavorare). Il permesso di lavoro invece sono 900 dollari circa. Ma la paga giornaliera da bracciante o muratore, quando viene data, varia circa fra gli 8 e i 15 dollari. R. entro dieci giorni insieme ad altre 10 famiglie che vivono con lui deve trovare 3000 dollari per pagare l’affitto annuale della terra su cui sta la sua tenda. C’è chi dice non ce la faccio più, se sto qui soffoco. Non sopporto la mancanza di prospettive e il disprezzo dei libanesi. Piuttosto forse è meglio morire in un viaggio in mare pur di avere una speranza.Ma in questa lotta le persone con cui viviamo sono ancora capaci di voler bene, di impegnarsi a crescere i figli, di accogliere il diverso e lo straniero, di condividere il poco che hanno, di fare gesti di generosità e solidarietà, prestando o pagando per chi sta peggio di loro. Martedi ritorno a casa. Speriamo che io abbia imparato qualcosa... Buonanotte, ultima da Telabbas Corrado Dialogo dalle tende R. Non voglio andare a scuola, non mi piace uscire. M. Vuole stare in tenda tutto il giorno e non ascolta sua madre, si vergogna perché non può camminare (è amputato a una gamba a causa della stessa bomba che uccise suo padre, ndr). R. No! é che mi fa schifo il Libano, studio quando torno in Siria... M. Sì, vuole tornare in Siria così muore sotto una bomba come suo padre. R. No, voglio tornare in Siria e basta! M. Anche in Siria ti servirà sapere l’ inglese e il francese. R. Non abbiamo più niente in Siria, la bomba ha distrutto la casa e la macchina. Abbiamo solo questa tenda, Agnese... ahahah solo una tenda. Che Dio ci protegga! A. Com’é lo sceicco che gestisce questo campo? M. Non ci lamentiamo, almeno non paghiamo l’affitto. Questo mese non ci sono arrivati i soldi extra per gli orfani. Puoi controllare? A. Si, lunedì vado a chiedere all’ufficio. É dura eh? M. Si, é dura. R. Se arriva l’isis torniamo in Siria. M. No R., non torniamo in Siria. R. Tu sei con l’isis? A. No io sono contro chi usa la violenza. M. É brutta la violenza. Quando c’erano i problemi in Siria io avevo una paura... una paura. Stavo sempre in casa e si sentivano le bombe... quando eravamo in Siria con Asad non si stava malissimo. A. Ma anche lui usava la violenza. M. Si! tantissimo. Sono le sue bombe che ci hanno distrutto tutto. E tanti sono in carcere e non se ne sa nulla... tanti ne ha uccisi... A. Bisogna lottare per i diritti umani per tutti. Si puó fare anche senza violenza. Qualcuno ci é riuscito. R. Se arriva l’isis possiamo tornare, non ti fanno niente anche se sei cristiana! M. R.! ma cosa dici, non é vero! bisogna girare coperte... le donne devono stare in casa. A. Io voglio che ognuno possa pregare il Dio che vuole. Sia voi che io. R. Io voglio tornare in Siria qui mi fa tutto schifo. M. Perché si vergogna... non esce mai così ingrassa... Senti che silenzio? Stanno tutti mangiando....qui al campo é difficile le famiglie litigano spesso e anche i bambini, quando arriva il cibo c’è un po’ di silenzio... ahahah speriamo Agnese, speriamo. Se qualcuno vuole sostenerci, può farlo online: http://donazioni.apg23.org/operazione-colomba/mygift.do O con bonifico (specificare nella causale: Operazione Colomba - progetto Libano/Siria): http://www.operazionecolomba.it/sostieni.html
© Copyright 2024 ExpyDoc