Giovannesimo - CdB San Paolo

Giovanneismo
“Non credete a me? ma su quello che sta avvenendo è stato già tutto scritto nell’Apocalisse, un
libro attualissimo”. Così inveiva Oriana Fallaci. Che -al modo dei testimoni di Geova e degli
integralisti- lo leggeva in chiave apocalittica, di profezia sul futuro, sulla prossima fine del mondo,
per opera del nemico Islam.
Ma per respingere questa lettura fondamentalista, bisogna conoscere bene l’Apocalisse, e quindi
interpretarne l’attualità in maniera diversa.
Il libro della Rivelazione è l’ultimo delle Scritture, un testo certamente difficile da decodificare
per immagini, simboli, allusioni e figure lontane dalla sensibilità odierna: ‘sembra scritto da uno
stranulato visionario’ (A. Maggi). Fu scritto nella sua ultima redazione – si distinguono infatti
nettamente due parti: dopo il prologo due capitoli con le lettere a 7 chiese, e poi fino al c. 22 la
vera e propria visione del Figlio dell’uomo- intorno al 96-98 all’epoca delle persecuzioni
dell’imperatore Domiziano, da Giovanni ‘servo del Signore e profeta’, deportato a Patmos.
Questo Giovanni fu identificato con l’apostolo ed evangelista Giovanni. Forse non è proprio così:
l’apostolo non è il discepolo che Gesù amava, l’evangelista non è l’ultimo redattore dell’Apocalissi,
ma senza dubbio vi è un substrato comune: il c.d. giovanneismo, in particolare riguardo al Signore
Gesù Cristo, figlio di Dio, morto e risorto, e vivente nelle chiese per la salvezza dell’umanità.
Se ne ha una riprova accostando il vangelo appena letto con il prologo dell’Apocalisse, sia pure
molto differenti per forma e stile, anche se scritti quasi nello stesso tempo, e anche se il numero 7
è come un marchio comune, giacchè anche nel Vangelo 7 sono i segni o miracoli di Gesù.
Sembra anche per alcuni esegeti che sia il Vangelo che l’Apocalisse siano l’unità di singole parti
preesistenti formatesi nel processo evolutivo di una tradizione comunitaria, e precisamente quella
delle comunità giudeo-palestinesi eterodosse, non di Gerusalemme, proprie della Galilea e della
Samaria, che forse ebbe in Stefano il primo martire. Stante questa tradizione esisteva un gruppo di
amici di Gesù indipendente dalla cerchia degli apostoli, la cui spiritualità da una parte ha
sfumature di tipo ellenistico, dall’altra è vetero-testamentaria: perchè segue la mistica mosaica.
Per tali comunità p. es. Mosè, mediatore tra Dio e il popolo, è re, profeta e sacerdote. E il Messia,
Figlio di Dio è il Figlio dell’uomo, nel senso del Servo sofferente, ma mai il Figlio di David.
Così per loro Gesù è il profeta escatologico simile a Mosè, ma a lui superiore perché fa discendere
la divinità nella carne dell’umanità: la nuova tenda dove risiede l’Altissimo; e di conseguenza ogni
persona umana, non solo il popolo, è re. sacerdote e profeta, perché con il battesimo ha ricevuto lo
stesso Spirito di Dio. Nelle letture fatte è chiaro il riferimento al battesimo: a Nicodemo Gesù dice
che bisogna rinascere, l’Apocalisse parla delle vesti bianche. E’ una nuova creazione.
Annotazioni su alcuni concetti del vangelo: per S., v. 16 rappresenta il nucleo della fede apostolica
_il serpente, antico totem, guarisce chi nel deserto è stato morso: è un segno di salvezza. Farmacie
_vita eterna: non è alla fine del mondo: è già iniziata con Gesù.
_unigenito significa: figlio unico nel suo genere, cioè eccezionale.
_Luce e tenebre= fede, ma fede unita all’amore, e incredulità. E’la lotta personale tra bene e male.
_Fare la verità: l’importanza delle opere in Dio.
Ritroviamo gli stessi temi nell’Apocalisse: lo Spirito, la verità nelle opere, il Regno, in cui si entra
subito con Gesù. Ma vediamo alcuni punti più significativi:
_ la testimonianza: Giovanni testimone, Gesù testimone di ciò che ha visto.
_ Il tempo è vicino, anzi è prossimo, chi segue Gesù entra subito nel Regno del Padre.
_ Grazia e pace (Tommaso e Lutero)
_ da parte dei 7 spiriti: è lo Spirito Santo. Questa è la più antica formula trinitaria.
_ testimone verace: cioè il vero testimone, martur in greco significa confessore, e in particolare
nell’Apocalisse significa il profeta sofferente, il servo di Dio. Tale concetto prelude a tutto lo
sviluppo successivo della Cristologia dell’Agnello (agnellino, perché arnion diminutivo di aren).
_ primogenito dei morti: l’apocalisse dice colui che è morto, ora è in vita. L’Apocalisse non usa
mai il termine risurrezione, come per es. la lettera agli Ebrei. Il termine ‘primogenito’ sta quindi
ad indicare il legame di Cristo con la comunità ecclesiale: lui ne è il Signore.
_ il principe dei re della terra: quindi un essere al di sopra dei re e degli imperatori, che
perseguitano la sua comunità. (Tutte e tre citazioni del salmo 89).
_ Gesù è l’amante che per primo ci ha amato e che grazie al suo amore fino alla diffusione del suo
sangue ci libera dal peccato di disamore verso i nostri fratelli e sorelle e ci perdona se ci pentiamo
riconoscendo che abbiamo trafitto il suo corpo, ossia il corpo dell’umanità e della creazione. MGF
_Pantocratore: Dio –come viene detto subito dopo nella dossologia finale dell’inno- ha il potere su
tutto, sull’universo. Nella traduzione dei 70 la locuzione ebraica suonava Dio degli eserciti:
soltanto Dio creatore e non Cristo è il Signore dell’universo.
_ colui che è, che era e che viene : per capire questa espressione, gli esegeti hanno rilevato che a
quel tempo circolava un detto su ‘Nero redivivus’. Si credeva che l’imperatore Nerone continuasse
a vivere da qualche parte dell’Oriente e sarebbe tornato a Gerusalemme per punire il popolo
ebraico. Per i cristiani era così diventato l’anti-messia, l’anti Cristo. Nerone il Satana.
Questa leggenda romana recepita dai giudei e fatta propria dai cristiani ci autorizza a concludere
che l’Apocalisse tratta della chiesa nei suoi rapporti con l’autorità imperiale che la perseguita.
Domiziano si faceva chiamare ‘Nostro Signore e Dio”, ma per Giovanni lo è solo Dio.
L’Apocalisse non è un libro di storia, ma un libro sulla storia della salvezza dell’umanità.
Salvezza che grazie a Dio tuttavia si consegue nella storia, attraverso le nostre concrete opere di
salvezza, cioè diremmo noi oggi, di giustizia e pace, di amore e di misericordia=pietà del cuore.
L’Apocalisse è un libro che parla della resistenza spirituale, cioè dell’amore fino al martirio,
opposta dai cristiani al dominio e all’oppressione dell’Impero di Roma, la nuova Babilonia,
simbolo del male. La liberazione non è solo quella dai peccati, ma dall’ingiustizia dei potenti.
Dunque non è un libro di minacce apocalittiche, ma di lotta e di consolazione; di speranza nella
liberazione portata dall’amore che è più forte della morte. Nella stessa resistenza al Male c’è la
vittoria, la vittoria sulla morte conseguita per noi da Gesù.
Da qui l’invocazione finale dell’intero libro che ripete la preghiera di incoraggiamento di tutte le
prime comunità cristiane: “Maranatà”, “Vieni presto Signore”.