A.D. 2014 MAGGIO GIUGNO N. 32 Maria De Mattias Maria, Regina del Preziosissimo Sangue Maggio/Giugno 2014 n. 32 Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 999 del 14-6-90 Direttore Responsabile: Giovina Petracca Comitato di Redazione: Emilia Salvi, Domenica Scalera, Milena Marangoni, Gabriella Grossi Progetto grafico: Dario Dellino - Stampa: Italgrafica Sud srl Bari ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO REGIONE ITALIA 00184 Roma - Via S. Giovanni in Laterano 73 - Tel. 06.70.450974 www.ascitalia.org - Fax 06.7092393 - Email: [email protected] SOMMARIO EDITORIALE Come posso trovare il figlio senza madre? Silvana Crollla .................. 3 PERCORSI FORMATIVI Verso l’anno mondiale della Vita Consacrata Nicla Spezzati.............5 Gioisce la Madre Chiesa Anna Grazia Di Liddo.......................................7 Maria SS.ma nei Santi Papi Giovanni XXIII e Giovanni PaoloII Milena Marangoni................................................................................................9 Vita della Regione e delle Fondazioni Nella memoria la gratitudine Giuseppina Fragasso...........................................11 Il rispetto della tua dignità Lorenza Romano.....................................................12 Incontro campi lavoro Albania e Guinea Bissau Valeria Vitagliano 13 Dietro il Maestro Stefania Virgilio ..............................................................13 Ringraziamento per i 180 anni di Fondazione Una cronista ..............15 S. Vito Romano celebra 180 anni di Fondazione ASC e Associati.....16 180 anni nella scuola materna S. Lorenzo di Sogliano Cavour.......17 Insieme per fare Comunità Un papà .......................................................17 Consacrata al Carisma della mia amata Santa Danzi.........................19 Santa Maria De Mattias è lì e mi guarda Vivarelli, Meah, Grifoni.......20 Incontro su Santa Maria De Mattias Loredana Milici........................................20 Istituzione degli Associati (Pia Unione) Maria Rosaria e Maria, Associate.............21 Il fenomeno della tratta degli esseri umani in Sicialia Liana Campanelli...21 Un meritato premio Giovanna ...................................................................................24 La Croce Rossa nella scuola di Portici G. Scognamiglio, D. Albano.....24 Un inno alla Vita. I cento anni di Suor Giuseppina Carestia..............................25 Educare? Un compito molto impegnativo Elvira D’Agostino.............26 Mamma con un dono in più Maura marangoni.................................................28 In Albania con amore Maria Biasini....................................................................30 UAR - Ufficio Economico Regionale Palmina Totaro..................................................31 UN CARISMA PER L’OGGI Corpo e Sangue di Cristo: alimento per la vita nel mondo A.C................32 Quando la speranza vince la delusione Anna Grazia Di Liddo.....................33 ARTE E FEDE Maria e la Pentecoste Milena Marangoni..................................................................35 O Maria, noi ti salutiamo e ti veneriamo Regina del Preziosissimo Sangue, perché il Sangue redentore di Gesù è il titolo supremo della tua regalità sul mondo intero. Tu l’hai donato nell’incarnazione al Figlio di Dio e tuo, sicché giustamente può dirsi che il Sangue di Gesù è anche sangue tuo. Nella tua vita di serva del Signore, ti sei unita costantemente all’offerta di Gesù, Agnello immacolato, che dal primo istante della sua vita terrena, con lo Spirito Santo, offrì il suo Sangue per la remissione dei peccati del mondo e per stabilire la nuova ed eterna alleanza. Per questo sei stata proclamata dal Figlio tuo sulla croce Madre dei suoi discepoli nell’ordine della grazia e sei dispensatrice dei frutti della redenzione sui tuoi figli qui in terra e sulle anime del purgatorio. Ascolta la nostra preghiera! Con la tua molteplice intercessione nella gloria celeste, ottieni una abbondante effusione dei benefici del Sangue Divino sul Papa, sui Vescovi, sui sacerdoti, sui missionari, sulle persone consacrate, sui fedeli del popolo di Dio, su coloro che soffrono e sul mondo intero. Vivificati dallo Spirito Santo primo dono del tuo Figlio Redentore, possano essere strumento di riconciliazione, di comunione e di pace qui in terra ed essere ammessi al termine della loro vita al gaudio perfetto della comunione trinitaria, per cantare eternamente con te, con gli angeli e i santi del cielo la gloria di Dio Padre, che con il Sangue Prezioso del Figlio unigenito, nella potenza dello Spirito Santo e con la sua speciale cooperazione, ha redento il mondo. Amen RECENSIONI Film: Miracolo a Le Havre, Libri: La forza degli anni.....................37 AVVENIMENTI Da: Sia benedetto il Sangue di Gesù Cristo, Velar, pagg. 76 -77 Date e Luoghi.................................................................................................................38 Calendario dell’Amministrazione regionale Maggio - Luglio.....................................................................................................................................39 Consegnato alle stampe il 19 maggio 2014 Se gradisci il Periodico e volessi contribuire alle spese di stampa, puoi farlo utilizzando il c/c n. 000098529001 intestato a Prov. Religiosa Roma Congregazione Suore Adoratrici Prez.mo Sangue via S. Giovanni in Laterano, 73 - 00184 Roma, indicando la causale del versamento. Grazie. EDITORIALE Come posso trovare il Figlio senza la Madre? Il mese di maggio è comunemente dedicato alla lode e alla venerazione di Maria Santissima, madre di Gesù e madre nostra. Ancora oggi in tanti paesi ogni giorno si prega il S. Rosario, non solo nelle chiese ma nei quartieri, nelle case, davanti ad edicole a lei dedicate. Il mese di maggio è il mese mariano capace di coinvolgere tutti; dai bambini alle persone anziane. Questa tradizione nasce dalla fede e dall’amore dei credenti per il Signore, Redentore e Salvatore di tutta l’umanità, e dalla percezione della missione salvifica che Dio ha affidato a Maria, per cui la Vergine non è compresa solo come Madre del Signore e del Salvatore ma anche, sul piano della grazia, la Madre di tutti noi. C’è un legame vitale che unisce il Figlio alla Madre e la Madre a tutti i figli generati proprio sotto la croce quando il Figlio vedendo la Madre e accanto a lei il discepolo, ha pronunciate le parole “ecco tua madre”(Gv 19,27). Si instaura proprio presso la croce un rapporto inscindibile tra Maria e i credenti. S. Maria De Mattias ha nutrito un profondo rapporto di amore filiale verso la Vergine Maria. Ha compreso che il Sangue di Gesù è lo stesso di quello di Maria. Se Gesù è il Redentore, versando tutto il suo prezioso Sangue, Lei ne è la prima redenta, la prima adoratrice, e la più stretta collaboratrice nell’opera redentiva. L’amore alla Madonna è dato, da Dio a Maria De Mattias, fin dai primi anni della sua vita ed è la Vergine stessa ad invitarla a lasciarsi guidare da lei. E’ famoso il primo incontro avvenuto con la Vergine, mediante l’attenzione data ad una immagine. Raccontando al Merlini i movimenti interiori dei primi anni della giovinezza, scrive: Era allora sul finire degli anni 15 circa. Seguitava con le sue vanità a trattenersi assai tempo nello Specchio per accomodarsi i suoi capelli. Vi era una bella Immagine di Maria Santissima.1 Spesso voltava l’occhio «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 in essa, e sentiva dirsi − Vieni a me − ed Ella: ‘Madonna mia aiutatemi’ e la salutava con un’Ave Maria. Incominciò a prendere gusto nel visitare quella cara Immagine, e spesso andava a trattenersi ai suoi piedi Santissimi lasciando lo Specchio, ma non del tutto. Incominciò a sentire una certa interna affezione a questa cara sua Immagine, non poteva stare senza di essa; partendo gli restava nel cuore tanto vivamente, e non vedeva l’ora di ritornare. Gustava molto i discorsi spirituali del suo Genitore: domandavali del come doveva fare orazione alla Madonna, ed egli: dite: Maria Santissima datemi lume. Dicevale ancora il detto genitore che l’orazione doveva farsi con tutto il cuore. Andava essa dall’Immagine, e ripeteva più volte le sudette parole. Non mai però era contenta perchè non gli pareva di dirle con il cuore, come gli veniva insegnato, e però s’industriava con grandi sforzi, ma la Vergine benedetta incomin- ciò essa stessa a darle istruzione. Tutto era nel segreto del cuore, quı` davagli illustrazioni, rimproverandola delle vanità, mostrandole il suo caro figlio, ed il desiderio che esso ha di farsi amare dalle anime da Lui ricomprate col suo Prezioso Sangue. Restava come senza parole con gl’occhi fissi alla cara sua Immagine, pieni di lacrime: ed ogni tanto ‘Maria aiutatemi’2. La Madonna delicatamente attrae a sé il giovane suo cuore e diventa la sua personale maestra e confidente. In questo crescente dialogo con la Vergine, si sente aiutata ad innamorarsi di Gesù Crocifisso e a imitarlo, acquisendo un ruolo specifico di guida nel suo discernimento vocazionale. La Chiesa si mostra sempre attenta a guidare i suoi figli nella ricerca vocazionale. Proprio in questo mese mariano, essa celebra la cinquantunesima giornata mondiale di pastorale vocazionale. Ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo superando i modi di pensare e di agire non conformi alla volontà di Dio. In Maria De Mattias è la Vergine ad accompagnarla in questo cammino di purificazione e di rinnovamento: Il Signore con modo particolare andava sgombrando dalla mia mente le tenebre della mia ignoranza, facendomi conoscere, che in lui solo vi era la vera consolazione, non gia` dove l’andavo cercando io, cioè nelle vanità, e nei piaceri di questo mondo. Il tutto mi avveniva per mezzo di Maria Santissima, alla quale mi raccomandavo, acciò mi dasse luce.3 La Madonna indica la via 4 per piacere al suo Figlio Gesù che la De Mattias desidera ardentemente. La Vergine mostrando il Calvario e la croce, la invitava a salire. Di fronte alle esigenze evangeliche che possono spaventare un cuore tanto delicato e sensibile, come quello della nostra Santa, la Vergine stessa additandole il Calvario, la conforta, ricolmando il suo cuore di pace e facendole sentire nel suo animo la sua materna protezione: Non temere che io non ti abbandonerò. Grande è la fiducia che è andata crescendo verso la Madonna e in lei trova speranza e certezza di riuscire in tutto quello che il Signore le va chiedendo. In lei c’è una attenzione costante ed è consapevole del compito di Maria nell’opera della redenzione e nella Chiesa, pertanto nei suoi pensieri, nel suo cuore e nella sua preghiera, dopo Gesù c’è Maria, insieme a Gesù c’è sempre Maria. Maria indica la strada per incontrare Gesù e ne diventa mediatrice. Lo dirà Maria De Mattias in una lettera al Merlini: Come posso trovare il Figlio senza la Madre? Il cammino di sequela è mediato dalla presenza di Maria che conduce alla fede e rivela il mistero del Figlio. La conoscenza di Gesù e l’adesione a lui è accompagnato dalla presenza costante della Vergine; dove c’è la Madre c’è il Figlio e la Madre guida al Figlio. La sua missione giunge a compimento quando il Figlio prende pieno possesso della creatura. Maria De Mattias vive questa esperienza ed ha l’impressione di aver perduto la devozione alla Madonna e così confessa: Posso dire con verita` che negl’anni passati il respiro del cuore era quasi sempre accompagnato dal Nome santissimo di Maria, ed ora piu` spesso di quello, è il dolce Nome di Gesù.4 In realtà l’amore alla Madre si è rafforzato ed è giunto a maturazione, perché ha portato all’amore di Gesù. La missione della Madre è indicare il Figlio: qualsiasi cosa vi dirà, fatela (Gv 2,5). Una spiritualità mariana conduce a quella cristologica. L’evento di Gesù si compie con e in Maria. Per diventare discepoli di Gesù, usando una bella espressione di Hans U. von Balthasar, dobbiamo metterci gli occhiali di Maria per vedere meglio il Cristo. Questo pensiero lo troviamo in forma sintetica in Luigi Grignion de Monfort con grande forza e chiarezza: Ad Jesum per Mariam. I santi scelgono sempre questa via: andare a Cristo con la guida di Maria. La via per essere cristiani è passare per Maria, che unita al Figlio, apre ai figli la via che a Lui conduce. Silvana Crolla, ASC 1. Si tratta del quadro della divina maternita`, tela di notevole pregio che ritrae la Vergine incinta, con le mani giunte in atteggiamento di profonda riflessione. . La tradizione attribuisce l’opera al pittore ferentinese Desiderio De Angelis, pro zio della mamma Ottavia. Ora è conservato gelosamente nella cameretta di Maria De Mattias in Acuto “Casa Madre” 2. MARIA DE MATTIAS, Lettere. Roma 2005, vol. II, n. 641, p. 590-591 3 Idem, vol. I, n. 20, p. 117 4 Idem, vol . III, n. 857, p.309 «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA percorsi formativi Verso l’Anno mondiale della Vita Consacrata Rallegratevi Un invito alla vita consacrata ad abitare le terre della gioia La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.i L’incipit dell’Evangelii gaudium nel tessuto del magistero di papa Francesco suona con vitalità sorprendente, chiamando al mirabile mistero della Buona Novella che accolta nel cuore della persona ne trasforma la vita. Ci viene raccontata la parabola della gioia: l’incontro con Gesù accende in noi l’originaria bellezza, quella del volto su cui splende la gloria del Padre (cf 2 Cor 4,6), nel frutto della letizia. La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica con la lettera “Rallegratevi” apre ad un itinerario comune, luogo di riflessione personale, fraterna, d’istituto, mentre camminiamo verso il 2015, Anno mondiale che la Chiesa dedica alla Vita consacrata. Un cammino per rivisitare il magistero del Santo Padre, non tanto per ricordare i fondamenti della sequela Christi nel celibato per il Regno sapientemente illustrati negli anni da un ricco magistero ecclesiale - quanto per verificarne il frutto. Una vocazione fondata in Cristo nella forma del Vangelo, deborda di gioia: «la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa» (Gv 15, 20). Questa è la bellezza della consacrazione: è la gioia, la gioia…ii La Lettera ha una struttura «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 semplicissima. Si compone di due icone bibliche e alcune domande per la riflessione Prima Icona Rallegratevi, esultate, sfavillate di gioia… (Is 66,10-14) Da questa icona, consapevolezza di un Dio che pronuncia e mantiene le promesse, un Dio madre la cui presenza ci illumina e ci rende capaci di illuminare si sviluppano due voci: La vocazione Papa Francesco guida il nostro sguardo sul fondamento spirituale della nostra umanità per vedere ciò che ci è dato gratuitamente per libera sovranità divina e libera risposta umana: Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: “Una cosa solo ti manca: va vendi 5 quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi” (Lc 18, 22). Questo indicibile mistero che ci portiamo dentro e che partecipa all’ineffabile mistero di Dio, trova l’unica possibilità di interpretazione nella fede: «La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome»1 e «in quanto risposta a una Parola che precede, sarà sempre un atto di memoria. Tuttavia questa memoria non fissa nel passato ma, essendo memoria di una promessa, diventa capace di aprire al futuro, di illuminare i passi lungo la via»2 La fedeltà Chi ha incontrato il Signore e lo segue con fedeltà è un messaggero della gioia dello Spirito. «Solo grazie a quest’incontro o reincontro con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità».3 La persona chiamata è convocata a se stessa, cioè al suo poter essere. Forse non è gratuito dire che la crisi della vita consacrata passa anche dall’incapacità di riconoscere tale profonda chiamata, anche in coloro che già vivono tale vocazione. Viviamo una crisi di fedeltà, intesa come consapevole adesione a una chiamata che è un percorso, un cammino dal suo misterioso inizio alla sua misteriosa fine. Seconda icona Consolate, consolate il mio popolo dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme. (Is 40, 1-2). Da questa seconda icona si sviluppa la modalità dei consacrati di abitare la città umana. Papa Francesco affida ai consacrati e alle consacrate questa missione: trovare il Signore che ci consola come una madre e consolare il popolo di Dio. Dalla 6 gioia dell’incontro con il Signore e della sua chiamata scaturisce il servizio nella Chiesa, la missione: portare agli uomini e alle donne del nostro tempo la consolazione di Dio, testimoniare la Sua misericordia.4 Tanto coniugato nei moduli della fraternità, della prossimità della profezia. Per la riflessione Nella terza parte della Lettera si aprono le domande di papa Francesco. E riteniamo che sia la provocazione più feconda. Lo Stile Una Lettera ha forma breve, non supponente, non vuole insegnare, né affermare dogmi: non ne ha né l’intenzione, né il format. Una lettera si tiene in una mano, piccola cosa, ma se è di una persona cara la si custodisce con cura e si ritorna a leggerla allorché l’ambiente si ingrigisce, il cammino si fa sassoso, i pensieri si scuriscono e il cuore non ha più sogni. La si legge perché con essa si fa presente e viva la persona che l’ha inviata, le sue intenzioni, i suoi pensieri, gli affetti, i desideri. L’autore di questa lettera è il Papa. La sua statura spirituale, le sue preferenze, i suoi obiettivi, le sue speranze i suoi orizzonti in queste brevi pagine si rivelano come in uno specchio. Frammenti, parole, immagini, intuizioni: una sintassi minore, che non si innalza nel raccordo logico e sistematico di concetti che appaghino una cultura “colta”, ma nell’urgenza premurosa dell’indicare il vangelo della vita. Parola non staccata e sterile, ma parola costretta ad entrare nella terra, a sporcarsi con il fango della strada, a limitarsi nelle apparenti compromissioni che non sono altro che “incarnazione del verbum nel grembo dell’umanità” spesso cieca e sofferente. Penso che questa lettera faccia un’operazione di mediazione restituendo al carattere magisteriale delle parole del Santo Padre il tono di una conversazione privata, calda, diretta, intima, non per questo meno autorevole. È l’atmosfera in cui si legge di norma un messaggio che interpella direttamente. Dalle domande di papa Francesco siamo messi a nudo, non possiamo nasconderci dietro paludamenti che rassicurano, dietro costruzioni di pensiero che c’impegnano in lunghe acquisizioni e soddisfano il nostro sapere, assicurandoci nella dottrina che la vita consacrata ha identità e valore nella Chiesa. Niente di tutto questo. Siamo messi a nudo dalla minorità delle parole, pensieri scarni, essenziali, senza ornamenti che imbelliscano. Frasi icastiche che, se vuoi ti entrano dentro e vi rimangono a interrogarti. Non sui principi, non sulla teologia o il diritto della vita consacrata, ma sulla vita che tu esprimi, che tu vivi, che tu testimoni con il tuo celibato per il Regno dei cieli, vissuto secondo la forma scelta da Cristo sulla terra. Non c’è bisogno di aver studiato molto per entrare nel significato delle parole, ma piuttosto di aver vissuto molto. Papa Francesco ti interroga sulla sapienza che ti viene dall’aver ascoltato molto, dall’aver pregato molto, dall’aver camminato molto dietro Cristo, dall’aver incontrato molti, sporcandoti con i problemi del mondo. Papa Francesco ti chiede se proprio per questo sei capace di assaporare il pane e godere la fragranza del suo profumo, di bere l’acqua e di provare il ristoro della sua freschezza. Ecco Papa Francesco con le sue domande ci chiede ragione della nostra vita consacrata. Sembra che Papa Francesco voglia “traghettarci” da un dire locutorio a un dire «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA perlocutorio. Da un enunciato constativo che secondo la tradizione filosofica dice qualcosa di vero o falso ad un enunciato performativo che sembra descrivere un’azione ma invece la compie. Papa Francesco non ci chiede di passare dall’enunciato: L’amore è quella relazione di reciprocità tra due persone, all’enunciato: Io ti amo. Un invito autorevole rivolto a noi con la lievità della fiducia, un invito ad azzerare le argomentazioni istituzionali e le personali giustificazioni, una parola provocativa che giunge a interrogare il nostro vivere a volte intorpidito e sonnolento, vissuto spesso al margine della sfida se aveste fede quanto un granello di senapa (Lc 17, 5). Un invito che ci incoraggia a muovere lo spirito per dare ragione al Verbo che dimora tra noi, allo Spirito che crea e che costantemente rinnova la sua Chiesa. Ci chiede ragione principalmente su due necessità: se abbiamo percorso il cammino della minorità del Vangelo e se in tale cammino abbiamo tessuto relazioni di consolazione. Ci pone come verifica l’esperienza della gioia. Nella letteratura pianistica c’è un Preludio di Chopin, op 64 n.2 dal titolo La goccia d’acqua. Prende avvio da una sola nota un LA, a cui Chopin compone nell’ armonia imprimendole il suono di una goccia di pioggia che cade. Un’unica nota modulata in semibrevi, crome, terzine, composta in accordi armonici complessi, a volte tempestosi, a simulare vento e tempesta del duro inverno, a volte leggeri e limpidi per dire la pioggerellina di primavera. Ma sempre un LA a modulare la melodia dell’opera, a strutturarla su un tessuto musicale armonicamente intenso, che sfuma gradualmente nel finale semplificato con maestria, fino a che essa risuoni semplice e nuda, nuovamente una nota, un LA. Una semplice goccia d’acqua. Penso che questa Lettera sia percorsa da un LA, un’unica goccia d’acqua che rende ragione alla certezza di Papa Francesco: «Volevo dirvi una parola e la parola è gioia. Sempre dove sono i consacrati, sempre c’è gioia!» Gioia di vivere di una presenza, gioia di raccontare la buona novella che ti salva la vita. Questo vi ho detto, perché« la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv. 15,11 Nicla Spezzati, ASC 1 FRANCESCO, Lettera Enciclica Lumen fidei, (29 giugno 2013), n. 8, in: AAS 105 (2013), 555-596. 2 Ibidem, n. 9. 3 FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, (24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano, 2013, n. 8. 4 Cfr FRANCESCO, Autentici e coerenti, papa Francesco parla della bellezza della consacrazione, [Incontro con i Seminaristi, i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6. i FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, (24 novembre 2013), LEV, Città del Vaticano, 2013, n. 1. ii FRANCESCO, Autentici e coerenti, papa Francesco parla della bellezza della consacrazione, [Incontro con i Seminaristi, i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013], in: L’Osservatore Romano, lunedì-martedì 8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6. Gioisce la Madre Chiesa Facendo nostre le parole di Papa Giovanni XXIII all’apertura del Concilio Vaticano II, possiamo dire che ancora una volta, oggi, 27 aprile 2014, la Chiesa è stata in festa per la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II. Un evento mondiale, perché Roncalli e Wojtyla sono tra i pontefici che più di altri hanno modificato il volto della Chiesa Cattolica e reimpostato il rapporto con i fedeli (dall’adozione delle lingue nazionali nella liturgia introdotta dal Concilio Vaticano II, all’evangelizzazione ‘globetrotter’ del primo Papa non solo straniero, ma dell’Est Europa eletto in piena Guerra Fredda) e di conseguenza la loro celebrazione “travalica” certamente il valore religioso per rivestirne uno altamente simbolico. In questa domenica, mentre si respira ancora il clima della Pasqua, i due pontefici si sono ritrovati uniti nell’abbraccio dei fedeli. Ci chiediamo quale siano i punti di contatto tra di loro. Il primo fu considerato di “transizione”, in realtà fece transitare la Chiesa verso l’epoca moderna, spalancando le porte al Concilio Vaticano II con il gesto del profeta, così come si apre la finestra della stanza, e lasciando i Cardinali - a cui aveva annunciato l’evento - in un “impressionante, devoto silenzio”. Uomo semplice, ma combattivo; buono, ma non ingenuo, «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 capace di rompere gli schemi per fare spazio alla novità di Dio. Mite, ma deciso nel gridare al mondo che la Pace è un bene sacro e che se il nostro sogno non vola alto, siamo cristiani mediocri che si accontentano di programmazioni apostoliche di laboratorio. Parole che per gli uni erano delle boccate di ossigeno e per altri fastidiose soffiate di vento contrario. In punto di morte dirà a Mons. Capovilla: Non ci siamo soffermati a raccogliere i sassi che ci venivano buttati addosso. Abbiamo pregato, abbiamo perdonato, abbiamo servito. Questo solo conta. Il mondo intero lo pianse; oggi loda il Signore per lui. 7 Poi venne un altro uomo, che prese di nuovo il nome di Giovanni. Veniva da lontano e anche lui fu chiamato a rompere gli schemi e a guidare la Chiesa in un’altra transizione, riconoscendo che ciò che affliggeva le realtà parrocchiali era la fatica di trasmettere la passione di credere a chi l’aveva persa da un pezzo. Prese l’iniziativa di aprire una via al Vangelo nelle condizioni che di tempo in tempo apparivano assai mutevoli. Puntò sui giovani, li radunò, li incoraggiò, li rese testimoni e missionari e lui per primo si fece Viaggiatore. Giovanni Paolo II sapeva che si trattava di rigenerare quelle braci di fuoco che se ne stavano sepolte sotto una coltre di cenere, quell’entusiasmo degli inizi capace di immettere speranza di futuro nelle vene della storia. Percorse tutto il mondo, prima con i passi e poi con il pensiero, in ultimo portando la Croce con il Maestro. Papa Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, non custodi di un museo, ma coltivatori di un giardino fiorito, uomini che affrontarono con coraggio la vita, confidando nella presenza del Signore. Da Sotto il Monte a Cracovia, in un risuonare di campane a festa, gioisce la Madre Chiesa per questi suoi 8 figli che tanto l’hanno amata. Sembra quasi un’esagerazione celeste. Mai prima d’oggi era capitata un’abbondanza così copiosa: la cerimonia di canonizzazione di due papi alla presenza di due papi ancora vivi (Benedetto XVI e Francesco). Verrà annoverata negli annali come una delle tante prime volte alle quali ci costringe la sorpresa di un’epoca storica nella quale due papi convivono all’ombra dello stesso cupolone e guidati dallo stesso Dio. La storia di questi due papi che ora sono elevati al rango di santi, è infatti la storia di due uomini che hanno creduto per davvero come l’impossibile per noi, sia il possibile di Dio, anche se le loro avventure umane e spirituali furono tutt’altro che semplici e prive d’ostacoli. La loro genialità fu quella d’intravedere delle braci di fuoco sotto una spessa coltre di cenere. E, forti dell’estrosità ch’era loro connaturale, seppero mostrarsi artisti proprio nel momento in cui sembrava non esserci più posto per la passione e l’ardire, il coraggio e la fedeltà, l’intuizione e la volontà. Dalla Pacem in terris di Giovanni XXIII alla Centesimus Annus di Giovanni Paolo II sta racchiusa la risposta del Cielo alla prima metà del ventesimo secolo: in un’epoca che ha contemplato in mondovisione cosa accade quando l’uomo si mette al posto di Dio, l’opera silenziosa e rivoluzionaria di questi due uomini mostrò in anteprima come sia possibile rispondere alla storia in un modo più umanizzante, meno barbaro. A distanza di decenni – che non significa in ritardo bensì con serietà d’intenti, e rifuggendo da facili entusiasmi – la Chiesa li ha dichiarati santi: gente, cioè, che con il prossimo ha condiviso la quotidianità e con Dio ha scommesso sulla possibilità d’essere uomini diversi, intravedendo nel cristianesimo, prima di ogni altra cosa, una forma più alta di umanizzazione. La Chiesa che essi guidarono, era forse una Chiesa che faticava ad essere compresa: parole antiche che non parlavano più, celebrazione desuete, forme di pietà e di carità che non trafiggevano più l’immaginazione della gente. Giovanni XXIII prese la Chiesa e la mandò in Concilio, nel gesto più intrigante degli innamorati: essa vi entrò vestita da Maestra e dopo tre anni d’attenta e meticolosa cura ne uscì con i lineamenti di una madre sorprendente. Attribuiscono a Giovanni XXIII quella frase che oggi suona come un compendio del suo pontificato e della sua santità: Non siamo al mondo per custodire un museo, ma per coltivare un giardino fiorito. I cristiani come dei giardinieri, non dei portinai. Quel giardino ch’è stato poi il vero cuore di Giovanni Paolo II: con l’orecchio al cuore di Dio e la mano al ritmo del mondo, seppe andare incontro all’uomo là dove esso si trovava. Senza sconti, col prezzo dell’amore addosso e la follia dei cantori, ruppe le frontiere e sgretolò i muri per costruire i ponti d’ingresso a quel giardino. La loro grandezza – ora diventata santità – fu quella di saper vincere anche le loro debolezze per non ostacolare quel cammino della Grazia che era acceso dentro i loro cuori. Forse per questo oggi, 27 aprile 2014, Piazza san Pietro era gremita a festa, e giustamente: ci sono giorni in cui non basta ascoltare un racconto ma si avverte il desiderio forte di toccare qualcosa, d’incontrare Qualcuno, d’imbattersi in una storia che narri che tutto può cambiare, che niente deve rimanere com’è. La santità, seppur così apparentemente lontana e misteriosa, rimane l’augurio più bello per ogni figlio e figlia che entri dentro la grande tradizione cristiana. Quella che oggi, con quattro papi nell’abbraccio festoso della folla, ha voluto esagerare. Anna Grazia Di Liddo, ASC «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA Maria SS.ma nei Santi Papi Giovanni xxiii e Giovanni Paolo iI Il Rosario della Vergine Maria è la lettera apostolica di San Giovanni Paolo II scritta nell’anno 2002 all’inizio del suo venticinquesimo di Pontificato. A distanza di poco più di un decennio, all’inizio del mese di maggio che secondo la nostra tradizione è dedicato a Maria SS.ma. ripercorriamo quella lettera apostolica che ci addita il Rosario come la dolce catena formata da tante piccole rosa, ben 50, che ci rannodano a Dio. Questa preghiera ha un grande significato dal cuore cristologico. Con essa contempliamo la bellezza del volto di Gesù Cristo attraverso i principali episodi della vita di Gesù. “Recitare il Rosario non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo” (RVM, 3). Nel primo capitolo della lettera si pone l’attenzione sull’importanza di fissare gli occhi sul volto di Cristo riconoscendolo nei misteri del cammino ordinario e doloroso della sua umanità. Fissare gli occhi sul volto di Cristo è fissarli sul volto di Maria. “Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un’umana somiglianza che evoca un’intimità spirituale certo ancora più grande” (RVM, 10). Il Rosario è per sua natura una preghiera contemplativa. Esige un ritmo tranquillo e meditativo dei misteri della vita di Gesù. Pregare con Maria è una contemplazione cristologica. Ricordare Cristo con Maria “Il contemplare di Maria è innanzitutto un ricordare” (RVM, 13). Lei serbava tutto nel suo cuore. Con il Rosario noi innalziamo a Dio una preghiera incessante di meditazione su Cristo con Maria. Pregandolo la nostra vita si plasma e si assimila sempre più a Cristo. Imparare Cristo da Maria “Cristo è il Maestro per eccellenza, il rilevatore e la rilevazione. Non si tratta solo di imparare le cose che Egli ha insegnato, ma di imparare Lui” (RVM, 14). E qui la maestra d’eccezione è Maria perché nessuno meglio di Lei conosce Gesù. Chiediamo con Lei l’obbedienza della fede che la fa serva del Signore. Conformarsi a Cristo con Maria “La spiritualità cristiana ha come suo carattere qualificante l’impegno del discepolo di conformarsi sempre più pienamente al suo Maestro (cfr Rm 8,29;)” (RVM, 15). Con la preghiera del Rosario vi è una crescente assimilazione a Cristo in compagnia di Maria. “Essa ci immette in modo naturale nella vita di Cristo e ci fa come ‘respirare’ i suoi sentimenti” «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 (idem). Nel Rosario la vita di Gesù e di Maria si congiungono. Supplicare Cristo con Maria “A sostegno della preghiera, che Cristo e lo Spirito fanno sgorgare nel nostro cuore, interviene Maria con la sua intercessione materna. ‘La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria’ (CCC, 2679)” (RVM, 16). Gesù è Via della nostra preghiera, Maria mostra questa Via. Ecco allora che il Rosario è insieme mediazione e supplica perché l’intercessione materna di Maria può tutto presso suo Figlio. Annunciare Cristo con Maria “Il Rosario è anche un percorso di annuncio e di approfondimento, nel quale il mistero di Cristo viene continuamente ripresentato ai diversi livelli dell’esperienza cristiana” (RVM, 17). Maria, Vergine del santo Rosario continua ad annunciare Cristo nel nostro millennio pieno di sfide per continuare ad evangelizzare il mondo intero. Il Santo Papa Giovanni paolo II concluse la sua lettera con questo appello: “Carissimi fratelli e sorelle! Una preghiera così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana” (RVM, 43). Anche Papa Giovanni XXIII diversi anni prima, nel 1961, scrisse una lettera apostolica Il Religioso 9 Convegno dove parlò della devozione del Santo Rosario. “Il Rosario crea comunione con Dio, […] è una vibrante elevazione dello Spirito, è colloquio con il Signore ricercato nella sublimità e tenerezza dei suoi misteri di amore misericordioso per la umanità tutta intera”. Anche per San Giovanni XXXIII il Rosario è via di In questo mese di maggio sentiamoci uniti nel pregare il Rosario. Chiediamo a Dio Padre il dono di tante e sante vocazioni per la nostra Congregazione; chiediamo il dono del lavoro per tutti coloro che lo hanno perso; la speranza e la fede per coloro che sono in ricerca. 1 Milena Marangoni ASC 2 3 4 5 6 7 8 contemplazione pura, luminosa, mistica dei misteri della redenzione di Cristo. È riflessione intima tra coloro che lo pregano e Gesù stesso con Maria. Infine è intenzione pia, cioè supplica universale di tutti e di ciascuno che sale a Dio da ogni angolo della terra. “Oh!, sempre bello, così, il Rosario del fanciullo innocente e dell’ammalato, della vergine consacrata al nascondimento del chiostro o all’apostolato della carità, sempre nell’umiltà, e nel sacrificio, dell’uomo e della donna padre e madre di famiglia, nutriti di alto senso di responsabilità …”. Il Rosario è ancora oggi valida invocazione di pace universale. Per chi volesse approfondire questa preghiera suggerisco “Il piccolo saggio di devoti pensieri dei misteri del Rosario a complemento della Lettera apostolica ‘Il Religioso Convegno’”. Rosario 1: La nascita di Gesù Rosario 2: Presentazione di Gesù al tempio 9 Rosario 3: Gesù con i dottori del tempio Rosario 4: Il battesimo di Gesù Rosario 5 : L’annuncio del Regno Rosario 6 10 Rosario 7 : Il Cristo Rosario 8: La trasfigurazione Rosario 9: Incoronazione di spine Rosario 10: La crocifissione Rosario 11: La resurrezione 11 12 Rosario 12: L’ascensione di Gesù al cielo Vita della Regione e delle Fondazioni Nella memoria la gratitudine La notizia improvvisa della morte di Don Giulio Martelli, CPPS - il 23 aprile 2014 - ha raggiunto rapidamente tutte le comunità della Regione ASC Italia suscitando in tutte stupore e gratitudine per il Bene e la ricchezza di Grazia ricevuti dalla nostra Famiglia Religiosa. Certamente la viva memoria del contributo offerto a noi da Don Giulio, corre veloce e nitida al tempo postconciliare, con tutta la sua ricchezza di fervore e con la forza delle grandi attese suscitate in tutta la Chiesa . Don Giulio ci ha guidate, infatti, magistralmente alle Fonti della fondazione e riscoperta della Spiritualità del Sangue di Cristo, mettendoci all’ascolto della Sacra Scrittura, alla scuola sapiente dei Padri della Chiesa, introducendoci al cuore del Mistero Pasquale per la via maestra della santa Liturgia e, ancora, facendo risuonare al nostro cuore la voce e l’esperienza viva dei grandi Mistici. questo serbatoio le movenze e la preziosa energia del passaggio dalla devozione alla spiritualità del Sangue prezioso – spiritualità nutrita alla Fonte della Parola, dell’insegnamento dei Padri della Chiesa, alla scuola della santa Liturgia e sulla testimonianza viva dei grandi della Mistica cristiana. Insomma, don Giulio ci ha portato - attraverso la mediazione teologica – a rifondare la stessa visione antropologica, illuminando l’esperienza della nostra vita cristiana, umana e spirituale, fino Dalle testimonianze spontanee ad educarci alla ricchezza e alla espresse da molte nostre Sorelle, di profondità del Mistero eucaristico diverse età ed esperienza, emerge e di tutta la vita sacramentale. la variegata ricchezza accolta Sono stati questi i primi e basilari e assimilata nelle privilegiate passi di un cammino nuovo, circostanze d’incontro e ascolto di giovane e vigoroso nel quale i questo nostro Confratello. Come tratti della nostra spiritualità, non ricordare i Corsi di esercizi incentrata sul Sangue di Cristo, spirituali che ci ha offerto nell’ hanno potuto delinearsi e offrirsi a Abbazia a san Felice di Giano, in noi come nuovo orizzonte di Fede occasione di giornate di ritiro e/o e di Speranza per una vita interiore di studio, nei percorsi formativi ed un servizio apostolico fruttuoso alle giovani Juniores, nelle stesse della santa Carità! Ora chiediamo anche a Lui Conferenze di studio, attraverso i suoi testi via via pubblicati - e di intercedere per noi presso anche recentemente riproposti - l’Agnello un rinnovato fervore di vita, autenticità di testimonianza sulla Rivista “Nel Segno …”. Tutte noi abbiamo attinto a nel servizio apostolico, fervore «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 di vita fraterna per l’intera nostra Famiglia. Certamente l’evento della malattia, manifestatasi con severa gravità, ha impresso un’accelerazione alla plasmazione della sua persona a “immagine sempre più somigliante” dell’Agnello mite ed umile , proprio come sempre aveva incoraggiato quanti ha avvicinato nel suo prezioso ministero di sacerdote e missionario del Prez. mo Sangue. Nella Eucaristia comunitaria della casa regionale, l’indomani del “dies natalis” di Don Giulio, è stata celebrata una S. Messa in rendimento di grazie per il dono grande della sua dedizione alla nostra Famiglia religiosa e in preghiera di suffragio per affidarlo alla ricchezza dell’Amore nel quale l’Agnello immolato ci ha redenti. A nome di tutte le Suore Adoratrici, in gioioso canto corale, “rendiamo grazie a Dio” per il dono di questo nostro Fratello, sacerdote e missionario. La fede pasquale che celebriamo in questo tempo ci fa capaci della speranza che don Giulio ora goda la beata visione dell’Agnello Vittorioso di cui tanto ha cercato di conoscere i lineamenti e la missione, facendosi suo araldo mentre educava in noi “il palato del cuore” a gustarne la Bellezza e ad accoglierne la forza salvifica. Davvero don Giulio ha saputo insegnare e inculcare nella profondità interiore delle nostre anime l’amore per l’Agnello immolato e risorto, nostra unica passione grande! Deo gratias! Giuseppina Fragasso, ASC 11 Il rispetto della tua dignità Meeting dei giovani a Trani - 30 marzo 2014 Il meeting dei giovani svoltosi lo scorso 30 marzo a Trani, ha trattato un tema tanto importante e attuale, quanto sottovalutato: Il rispetto della tua dignità. Inserito nella tematica annuale della Pastorale Vocazionale Apriti alla Verità, porterai la Vita, nell’appuntamento annuale si è voluto parlare non solo della violenza sulle donne, nella forma del femminicidio e della prostituzione, ma anche degli atti che ledono il rispetto della vita, come l’aborto. Testimoni d’eccezione come don Aldo Bonaiuto, successore di don Oreste Benzi alla guida dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e Loredana, una giovane donna vittima di violenze e oggi volontaria presso la stessa Associazione. Don Aldo, ricordando le parole e il senso di giustizia di don Oreste, sosteneva che non si può fare per carità ciò che deve essere fatto per giustizia e che il cristiano deve rendersi insopporta- bile l’ingiustizia: l’aborto, il primo grande omicidio, oltre ad uccidere quel piccolo bambino, uccide la dignità della madre. Infatti la dignità è qualcosa di reciproco, è essere rispettati e rispettare. Quante donne oggi si portano nel cuore, a distanza di tanti anni, la ferita di quell’aborto fatto in un momento di disperazione. Loredana, operatrice volontaria presso la Comunità Papa Giovanni XXIII di Andria, con forza affermava che agli occhi di Dio non c’è alcuna differenza tra ciascuno di noi e una ragazzina costretta a prostituirsi per le strade dei nostri paesi o delle periferie delle grandi città; infatti ciò che ci rende degni d’esistere è il Suo amore e per questo tutto ciò non può lasciarmi indifferente. Il Sangue di Gesù versato per amore per ciascuno di noi fino all’ultima goccia testimonia il valore della nostra vita. Noi valiamo l’amore di Cristo. Siamo stati ri-comprati a caro prezzo. Entrambe le testimonianze sembrano far leva su un aspetto comune, cioè l’esigenza di rompere il muro dell’indifferenza che di fronte alle ingiustizie ci fa chiudere gli occhi e addormenta il cuore lasciandoci immobili. Colgo anche l’occasione per condividere con voi l’esperienza che ho vissuto durante il meeting; stavo ascoltando gli interventi quando un amico mi chiama: dovevo indossare il pupazzo in gommapiuma rappresentante santa Maria De Mattias e intrattenere i giovani. Ho camminato, corso, saltato, ballato e sudato tantissimo e alla fine della giornata sentivo le ossa rotte, ma ho capito che vestendomi di Mariuccia mi ero svestita della mia indifferenza e questo mi ha permesso di incontrare gli sguardi, i volti, le emozioni e le reazioni delle persone lì presenti, di rivedermi in loro e vedere in ognuno Cristo. Lorenza Romano Incontro formativo campi lavoro Albania e Guinea Bissau Il 3 e 4 maggio presso l’Istituto Preziosissimo Sangue di Bari, ci siamo riuniti per il 1° incontro formativo ai campi di lavoro organizzati dal Segretariato Missioni ASC. Il tema dell’incontro seguiva l’esortazione del nostro caro Papa Francesco Il Signore vi chiama a seguirlo e ad essere missionari nella Chiesa.. Appena arrivati siamo stati accolti dai sorrisi, dalle premure e dalle gentilezze delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo. Il primo momento vissuto, è stato proprio quello della conoscenza del gruppo, che ha posto in luce come, dall’accoglienza e dall’integrazione dei doni e delle diversità di ciascuno nasce l’opera d’arte che solo lo Spirito Santo compie. Guidati nella meditazione, ad indossare la veste del Buon Samaritano con particolare riferimento alla nostra formazione, Don Benedetto Labate, missionario Cpps, che ci accompagnerà nella missione in Africa, ha descritto in termini estremamente concreti, quale deve essere la missione di noi battezzati, chiamati dallo Spirito a metterci in gioco alla scuola del Maestro. Per Gesù il prossimo è qualsiasi uomo al quale io mi avvicino. Particolarmente i poveri e spogliati, che sono sul nostro cammino (va e fa lo stesso: Lc 10, 37). L’Adorazione eucaristica ha riproposto l’esortazione alla logica rivoluzionaria che chiede di servire chinandoci a lavare i piedi dei nostri fratelli come ha fatto Gesù. La serata è terminata con un momento di agape fraterna gustando l’ottima cena preparata dalle Suore della casa. Il Giorno seguente, di buon mattino, abbiamo vissuto insieme la preghiera delle lodi e ascoltato i messaggi e le esortazioni di Papa Francesco: Diamo voce a Papa Francesco curata da Suor Isabella Ticconi, Non abbiate paura di portare il messaggio anche a chi sembra più lontano e indifferente. Il Vangelo è per tutti. Siate inviati di Cristo in tutto il mondo..…. Dopo di ché abbiamo condiviso tutto il lavoro fatto fino ad allora: Ognuno di noi è stato invitato ad esprimere le proprie aspettative rispetto all’esperienza che vivremo. Risuonava così negli animi di molti di noi. Va e anche tu fa lo stesso. Conclusione? Il Signore ci chiama a vivere una esperienza di vita e di servizio alla Sua stessa Scuola. Gesù ci invita ancora una volta a invertire la rotta: definire la missione a partire dal ferito e semimorto. Chi è il prossimo del caduto nella strada (Lc 10, 36)? E’ ciascuno che si avvicina a lui e ha avuto misericordia di lui (Lc 10, 37). E’ colui che ha rotto il cerchio di se stesso e si ripiega sull’altro abbandonato. Tornavo a casa con una certezza nel cuore : Annunciamo la buona novella e presentiamo Cristo come speranza a chi non lo ha ancora incontrato! Valeria Vitagliano Dietro il Maestro, Quarto incontro del gruppo Sicar Siamo giunti al 4° incontro del gruppo Sicar, svoltosi a Roma dal 30 aprile al 2 maggio. Ancora una volta il Signore ha parlato ai nostri cuori assetati, ha risposto alle nostre incessanti domande, ha trasmesso gioia e speranza. Con la guida di Maria De Mattias abbiamo riflettuto sul Sangue Preziosissimo di Gesù che lava e purifica i cuori dei peccatori, quel Sangue che non è stato versato invano, Sangue che scorre ancora oggi per le piaghe dei nostri tempi: per i disoccupati, per i separati, per i poveri, per i giovani senza una meta. Ed è proprio quel sacrificio della Croce, quel Sangue versato e donato che contraddistingue le Adoratrici del Sangue di Cristo e sul quale si fonda il loro carisma. Ogni ASC, dunque, si riconosce nel gesto di Cristo che nel dono del suo Sangue rivela l’Amore divino per ciascuna creatura. Nei successivi incontri abbiamo scrutato tre figure emblema del Vecchio e Nuovo Testamento: Abramo, Rut e Marta e Maria. Le tre storie sono collegate da un unico concetto chiave: la conversione. Il primo brano che abbiamo approfondito riguarda la chiamata di Abramo. Un «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 giorno Abramo sente la misteriosa voce di una divinità senza nome e senza volto che gli dice: “Leck Leckà”, tradotto nelle nostre Bibbie con “Esci dalla tua terra”. Il movimento che fa Abramo non è di lasciare un luogo, ma di entrare in se stesso, per interrogarsi su ciò che egli è diventato. Contrariamente agli idoli che deve costruire, il Dio misterioso non chiede di uscire fuori, verso l’idolo, ma di entrare dentro per scoprire il duplice volto di Dio e dell’uomo. Abramo partirà in questo viaggio misterioso che lo porterà a scoprire i propri limiti 13 e l’immenso volto del Dio che lo invita all’essenziale. E saranno proprio i suoi limiti, le sue paure, i suoi dubbi a far si che Abramo diventasse il primo cercatore di Dio. Il secondo brano volge lo sguardo sulla storia di Rut, in particolar modo sulla figura di Noemi, una donna che ad un certo punto della sua vita, dopo tanta sofferenza esclama: “Non mi chiamate Noemi, chiamatemi Mara, perché l’Onnipotente mi ha tanto amareggiata! Io ero partita piena e il Signore mi fa tornare vuota. Perché chiamarmi Noemi, quando il Signore si è dichiarato contro di me e l’Onnipotente mi ha resa infelice?” (Rut 1,20-21). Nel racconto appaiono i sentimenti più reali dell’esperienza di ogni persona che deve fare i conti con la tristezza e la gioia, l’angoscia e la speranza; ma emerge anche il coraggio, la creatività, la forza, la fedeltà di queste due donne che sanno amarsi e solidarizzarsi e scoprire insieme la presenza di Dio nelle diverse calamità. Noemi si attribuisce autonomamente un altro nome, Mara, che significa afflitta, triste, sganciandosi da Dio e accusandolo della sua infelicità. Ma Dio rimarrà presente nella sua vita, quella presenza silenziosa che si prenderà cura delle due vedove inviando loro Booz che genererà nuova vita. Anche in questo brano, infatti, emerge la conversione di Noemi, quando dirà: “Sia benedetto dal Signore, che non ha rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti!”. Aggiunse: “Questo uomo è nostro parente stretto; è di quelli che 14 hanno su di noi il diritto di riscatto” (Rut 2,20). La terza riflessione si conclude con l’episodio di Marta e Maria (Lc 10,38-42). Gesù entra in un villaggio e viene ospitato in casa di Marta, la quale aveva anche una sorella, Maria. Ma mentre Marta è tutta indaffarata per preparare ogni particolare che potesse rendere ottima l’ospitalità, Maria, invece, sembra non fare apparentemente nulla se non sedersi ai piedi di Gesù ad ascoltare il suo insegnamento e quello che diceva. Ecco allora che Marta va da Gesù e gli dice: “non vedi che Maria mi ha lasciata sola a servire? Dille di darsi una mossa e di venire ad aiutarmi”. Quella di Marta è una reazione del tutto umana, dettata dall’ingiustizia di vedere sua sorella che non fa niente, mentre a lei tocca affannarsi. Tuttavia sorprende la risposta che dà Gesù: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti affanni per troppe cose. Una sola cosa è necessaria, Maria ha scelto la parte migliore e nessuno gliela porterà via”. Maria è quella piccola parte di Israele che riconosce il Signore, presta attenzione e ascolto. Il suo è un atteggiamento di servizio, si prostra ai suoi piedi per adorarlo. Marta, invece, sarà chiamata anche lei alla conversione, al passaggio dall’azione alla contemplazione. Anche noi avvolti dai nostri dubbi, dalle nostre paure siamo chiamati a rispondere “Eccomi!” abbandonandoci al grande amore di Dio, sempre presente nella nostra vita anche quando non ce ne accorgiamo. Siamo continuamente benedetti da Lui e siamo interpellati a benedirci l’uno con l’altro, mettendo da parte ogni tipo di rancore, diffidenza nei confronti di coloro che incontriamo durante il cammino della nostra vita. Risuona in me in questo momento il grido di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura, aprite anzi spalancate le porte a Cristo!”. Che aspettiamo a spalancare quella porta? L’incontro si è concluso con un forte momento di adorazione davanti a Gesù Eucarestia e davanti ad un particolare dipinto di Tiziano del ‘500 che ritrae la Risurrezione di Gesù a Maria Maddalena, avvenuta il primo giorno della settimana. Non sono mancati i vivaci e intensi momenti di condivisione e di confronto, durante i quali abbiamo riscoperto i limiti della nostra umanità, ma anche la gioia di essere stati redenti da quel Sangue versato per noi. E’ doveroso ringraziare, a nome di tutto il gruppo, chi con tanto impegno ha seguito i nostri passi: Sr Milena, Sr Laura e Sr Miriam, tre esempi di Adoratrici del Sangue di Cristo che nonostante i loro numerosi impegni hanno ottimamente orientato le nostre vite alla conversione, strumenti di Dio a cui è stato affidato un oneroso impegno: quello di guidare le giovani in discernimento e lo hanno fatto con la loro dolcezza di mamme, pazienza e amore. Grazie! Grazie anche alle altre Adoratrici che sono state invitate di volta in volta. Stefania Virgilio «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA Ringraziamento per i nostri 180 anni di Fondazione Celebrazione Interzonale Bari La celebrazione del 180° anno di fondazione delle ASC ha ravvivato il desiderio di festeggiare una tappa significativa della nostra storia e ha permesso alle comunità delle zone del barese di incontrarsi nell’Istituto Maria De Mattias in Bari Carbonara, il 7 marzo 2014. Nel rivolgere l’invito alle comunità, ai collaboratori e ai genitori della scuola dell’infanzia e primaria, le responsabili di zona Sr Annunziata Fersurella, Sr Anna Grazia Di Liddo e Sr Antonietta Vinci hanno usato tre parole per caratterizzare la festa insieme: celebrazione, sobrietà e convivialità, in due distinti momenti. Quello celebrativo presieduto dai Missionari CPPS di Bari, in chiesa, e quello successivo di convivialità nella sala. E’ stato affidato a Sr Lucia Resta il compito di introdurre la celebrazione. Ella, con molto senso della storia e ricollegandosi inevitabilmente alla vita e all’opera di santa Maria De Mattias, così ha detto: “1834-2014 - la Congregazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo compie 180 anni di vita. Una storia missionaria lunga 180 anni; 180 anni di presenza nella Chiesa e nel mondo, di presenza missionaria con gesti concreti di annuncio del Sangue di Cristo, Sangue di redenzione e gesti di vita tutta data al caro prossimo, come soleva dire S. Maria De Mattias. 180’anni di storia, e di storia missionaria che ha visto le Adoratrici, sfidate da S. Maria De Mattias, sempre in cammino nel desiderio e nell’impegno di leggere e capire la storia, ogni presente storico, al fine di individuare i bisogni del tempo, della gente, e dare le risposte apostoliche possibili e opportune. Così la missione delle ASC si è andata sviluppando nel tempo, divenendo sempre più passione per la gente, per la persona umana, per la sua dignità, per la quale il Sangue di Cristo è stato versato, interamente. All’inizio di questo percorso missionario, nei primi decenni del sec. XIX, vi è un seme che si lascia interrare nel campo del mondo e della Chiesa: è Maria De Mattias, donna a cui lo Spirito ha dato occhi e cuore per vedere ed entrare, con passione, nel quotidiano della vita e della storia, portandovi la parola sacra e forte del Sangue di Cristo, parola che guarisce, che porta pace, che dona vita nuova, e in abbondanza. Maria De Mattias è un seme che germoglia, che cresce fino a diventare un grande «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 albero, i cui rami si allargano - attraverso le ASC di ogni tempo - e si espandono in ogni dove, in tutti i Continenti, generando frutti di promozione umana e di annuncio di Dio che salva nel Sangue della Croce del Figlio. Così, celebrare il compleanno della Congregazione ci spinge a posare nuovamente e ancor più lo sguardo su questa donna, su MDM; uno sguardo nuovo, al fine di far emergere quelle note particolarmente luminose che possono portare spinte di vita al nostro oggi, al nostro presente. Ascoltando i testimoni di ieri e di oggi, tutti coloro che di lei ci hanno parlato e ci parlano ancora, ci troviamo dinanzi una statura di donna mistica, operosa, innamorata, apostolica, missionaria, forte, decisa, appassionata, povera, umile, amabile, contemporanea, santa! A Lei continuiamo ad affidare la Congregazione ASC, perché cammini nella storia sempre più con stile operoso e mistico, con stile appassionato e umile, facendosi contemporanea all’uomo di oggi. Ma a lei chiediamo anche di continuare a lodare e a invocare il Sangue di Gesù perché scenda copioso e sereno su ogni creatura, sui popoli, sulle sorti delle nazioni, e soprattutto nel cuore e nella coscienza di coloro che le governano. Celebriamo questa Eucaristia nella lode e nel rendimento di grazie per tutto il cammino percorso dalle ASC nel mondo e nella Chiesa. Il Sangue di Gesù continui a scorrere nei solchi di questo nostro mondo; continui a rigenerare ogni creatura che attende vita, e vita nuova”. Grazie, Sr Lucia, per le tue calde parole intrise di storia sofferta, ma ricolme di profezia e di speranza… Grazie a Sr Annunziata per l’accoglienza affettuosa e per la generosità. Grazie anche a tutti i partecipanti perché con loro la festa è stata più bella e gioiosa. Una cronista 15 San Vito Romano celebra i 180 anni di fondazione delle ASC 180 anni di fondazione delle ASC! Come celebrarli? Le impronte lasciate da Maria De Mattias a San Vito Romano, da quando nel 1859, su richiesta del Card. Amat, (cfr. lett. del 19 febbraio 1859) vi portò le “maestre”, sono evidenti. Ma cosa fare per ravvivarle e preservarle dall’usura del tempo? Attualmente la casa delle ASC in San Vito è Centro di Spiritualità. Bella casa, non c’è che dire, ma forse non sufficientemente valorizzata, soprattutto nel grande parco, uno spazio ampio e ricco di verde. Proprio da queste considerazioni è nato il sogno, trasformato in progetto, di creare un percorso per esercizi spirituali individuali, da vivere in totale solitudine, in una cornice naturale che invita alla contemplazione. Quale occasione migliore della ricorrenza dei 180 anni di fondazione delle ASC? Ecco il segno concreto da lasciare come memoria! L’idea si è rivelata subito accattivante perché l’attività degli esercizi spirituali era fortemente voluta da Maria De Mattias per attuare la sua missione, come si legge nelle Costituzioni del 1857: «Per le donne le quali vorranno ritirarsi per applicarsi ai santi spirituali Esercizj si terranno per quanto si può mute, distinte secondo il diverso stato e condizione delle medesime; e ve ne saranno pure per le giovanette, le quali per la prima volta debbono accostarsi a ricevere il pane degli Angeli, potendosi in tal guisa meglio dirigere e proporzionare i mezzi di santificazione nel tempo degli Esercizj. Verrà ammessa agli Esercizj anche una sola che volesse nel silenzio ed orazione risolvere sopra l’elezione dello stato, oppure apparecchiarsi alla Confessione generale, ed intraprendere un più fervente e santo tenore di vita. Questi Esercizj durano di ordinario dieci giorni, ma sarà permesso di proseguirli fino 16 ad un mese a chi lo chiedesse per suo maggiore spirituale profitto». (Regole e Costituzione del 1857, Cap. III, – art. 1 – 2) La consapevolezza che il nostro progetto è la missione di Maria De Mattias, le continue esortazioni di papa Francesco che, con insistenza, sta richiamando la Chiesa alla sua vocazione missionaria, hanno alimentato il nostro entusiasmo. Tuttavia le difficoltà apparse da subito avrebbero potuto scoraggiarci; ma la preghiera, il confronto, le tante sollecitazioni, la reazione entusiasta delle persone… tutto ci ha incoraggiato e convinto della bontà della cosa: così, senza esitare, ci siamo messe all’opera. Un primo passo è stato coinvolgere gli associati, i quali si sono attivati immediatamente con grande impegno. Il gruppo si è incaricato della parte logistica del progetto, mentre noi suore ci siamo riservata quella dell’itinerario spirituale. Il percorso degli esercizi spirituali, pensato per tutti, laici e consacrati, giovani e adulti, si snoda attraverso 9 soste. Ogni sosta prevede una schedaguida che accompagna l’esercitante nella riflessione, nella preghiera e nell’azione. Non è stato facile formularle, ma… tutto è possibile a chi crede e ciò che sembrava impossibile ha visto la luce. Infine, per finanziare il progetto, si è pensato di allestire un mercatino con il contributo di tutti, comprese le signore che frequentano settimanalmente la scuola di ricamo; così, recuperando ciò che si poteva, in breve tempo sono stati realizzati lavori di vario genere. Non speravamo in un risultato tanto positivo: il “mercatino” ha attirato numerose persone che, in questo momento di grave crisi economica, hanno acquistato volentieri cose belle e utili a prezzi davvero irrisori. Con nostra grande sorpresa poi, è arrivato anche il contributo concreto di persone generose che, conquistate dal carisma di Maria De Mattias, hanno creduto al progetto e ne attendono la partenza. Da registrare inoltre la fatica sostenuta per recuperare tronchi e quant’altro per creare nel parco gli angoli di sosta; ma ce l’abbiamo fatta, anche se rimane ancora da perfezionare il tutto. Domenica 2 marzo, giorno in cui Maria De Mattias arrivò ad Acuto, abbiamo inaugurato il percorso. L’emozione e la gioia erano palpabili. In cappella, esposta la reliquia di Maria De Mattias, abbiamo deposto sull’altare l’opera delle nostre mani e invocato dal Signore la sua benedizione perché dia fecondità al piccolo seme che abbiamo deposto come memoria dei 180 anni di vita delle ASC. La cena, consumata insieme la sera del 4 marzo, ha completato le celebrazioni. La comunità ASC e il gruppo degli Associati di San Vito Romano «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA Una piccola comunità intorno ad una grande Santa 180 anni di Fondazione nella scuola materna S. Lorenzo di Sogliano Cavour (LE) Le suore della comunità di Sogliano hanno voluto festeggiare i 180 anni di Fondazione dell’Istituto delle Adoratrici, il 28 marzo, con un recital eseguito in chiesa, al termine della Santa Messa officiata dall’arcivescovo, da mamme e papà dei bimbi che frequentano la scuola dell’infanzia e con un balletto proprio effettuato dagli stessi nostri scolaretti. Ciò è stato possibile grazie all’impegno della direttrice Sr Ofelia, della superiora e insegnante Sr Marisa, di Sr Teresa e di Sr Ermelinda, delle insegnanti laiche e del personale non docente. Sua eccellenza don Donato Negro ha sottolineato durante l’omelia, il grande carisma di Santa Maria De Mattias che le suore si impegnano a trasmettere nella comunità moglianese con la loro testimonianza e l’amore verso i nostri piccoli e verso i poveri così come fece un tempo la loro fondatrice. Al termine della celebrazione eucaristica Insieme per fare comunità “candida gorgiera”. In una società come la nostra, sempre più frenetica e individualista, ritrovarsi e condividere con le proprie famiglie, amici e semplici conoscenti dei momenti di felicità e spensieratezza, sembra essere sempre più difficile anche in una Dopo un lungo periodo di preparazione la comunità di Sogliano Cavour ha festeggiato e riscoperto, Maria de Mattias, la Santa dalla «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 Sr Mimma, consigliera regionale, ha portato a nome di tutto il consiglio un caro saluto a tutti i presenti sottolineando la vita speciale di Maria De Mattias che è stata definita donna di grande profezia. La festa è continuata presso la scuola dove c’è stato un momento di convivialità con un grande buffet ed è terminata con il taglio della torta che aveva sopra, l’immagine di Santa Maria De Mattias. Il sindaco ha donato una targa ricordo alle nostre suore, segno di riconoscenza per tutto ciò che fanno. Ascoltiamo alcune voci di partecipanti. piccola comunità come quella soglianese. Ma dall’inizio dell’anno scolastico 2013/2014, qualcosa è cambiato. L’arrivo a Sogliano Cavour di Suor Ofelia Pepe, donna piena di vita, e di nuove idee, insieme a tutte le sue collaboratrici, ha fatto 17 sì che questi preziosi periodi divenissero il fattor comune di tutti gli avvenimenti importanti che hanno contraddistinto la nostra quotidianità di genitori e di cittadini che si riconoscono nell’importantissimo ruolo educativo e sociale rappresentato dall’istituzione scolastica e, in particolare, dalla scuola dell’infanzia San Lorenzo Martire. Così, come per il Santo Natale 2013, anche per il 180° anniversario della nascita di Santa Maria de Mattias, suora e fondatrice dell’ordine del Preziosissimo Sangue di Gesù, un gruppo di volenterosi genitori, tra emozioni e timori, si è cimentato nella realizzazione di un musical sulla vita della santa e del suo travagliato cammino di fede. All’esibizione dei genitori ha fatto da corollario una splendida coreografia, che ha poi concluso l’evento, dei bambini di cinque anni frequentanti l’ultimo anno presso l’istituto. Dietro la spinta emotiva del gruppo di suore, facendo nostro il motto che squadra vincente non si cambia, abbiamo richiesto, come per Natale, la collaborazione dei maestri Franco Greco e Francesco Campa, che rispettivamente alla direzione artistica e alle tastiere, ci hanno puntualmente e pazientemente preso per mano e accompagnato fino al termine, permettendo, a dei perfetti dilettanti, di affrontare l’evento con dignità e orgoglio. Anche questa volta, l’adesione e la partecipazione convinta al coro da parte dei genitori, ha contribuito a ricreare quel clima splendido, improntato al divertimento e alla serenità, che ha caratterizzato tutta la realizzazione, dalla prima prova alla splendida serata finale del 28 marzo. A differenza dell’evento natalizio, svoltosi presso il locale oratorio parrocchiale, il musical su Suor Maria de Mattias è stato portato in scena presso la Chiesa matrice di San Lorenzo Martire alla presenza del Vescovo, sua Ecc.za Donato Negro, che ha officiato la funzione religiosa in onore della santa, del parroco don Salvatore Gemma, del sindaco Dott. Paolo Solito, Sr Mimma Scalera, consigliera regionale e le ASC della comunità di Morciano e Otranto. Grandi ospiti, grandi responsabilità! Che in quest’occasione ci fosse richiesto qualcosa in più, sia in termini d’impegno sia di concentrazione, è stato evidente e chiaro sin dall’inizio. La discreta ma costante “presenza” di tutte le consorelle, durante tutto il percorso di preparazione, questa volta ci ha fatto avvertire un maggior carico emotivo. Ma così, c o m e spesso accade per le prove c u i si è chiamati a sostenere, di qualsiasi natura esse siano, anche per il nostro musical tutti hanno dato il massimo. Grazie alla dedizione delle suore, del corpo docente e delle collaboratrici scolastiche, nulla è stato lasciato al caso, dall’abbigliamento, alla postura, dai tempi d’entrata a quelli d’uscita. Infine, i rumors di chi ha partecipato da spettatore alla serata, tributandoci un lungo e affettuoso applauso, che ci ha pienamente ripagato delle tante fatiche, ci fanno pensare che il nostro tentativo di fare comunità sia andato a segno. A conclusione della splendida serata, su invito della direttrice Suor Ofelia, tutti i partecipanti sono stati invitati a cena presso l’Istituto. In tal modo, dopo aver nutrito il corpo delle prelibatezze offerteci, la Direttrice ha voluto omaggiare tutti i partecipanti del libro di Nicla Spezzati Ad ogni stagione e di uno splendido portachiavi con l’immagine di Santa Maria de Mattias, a testimonianza di quanto sia stato e sarà forte il legame tra la scuola tutta e la comunità. L’occasione è stata graditissima, sia perché la Direttrice ed è servita a molti di noi bambini ormai quarantenni di ritornare con la mente nel passato ricordando i bellissimi momenti trascorsi nel refettorio o nel salone scolastico. Un papà Consacrata al carisma della mia amata Santa Ho conosciuto le Adoratrici del Sangue di Cristo sin dalla mia più tenera età perché presenti nel mio paese dal 1858. Già da allora ho sentito in me amore per Maria De Mattias; mi è sempre piaciuto leggere i suoi scritti per conoscere la sua vita. Leggendo le sue lettere sono stata colpita da due raccomandazioni che lei faceva alle sue consorelle: silenzio e amore per Gesù Crocifisso. Esse ritornano spesso nella mia meditazione personale particolarmente nei momenti di grande prova e di scoraggiamento. Amore per Gesù Crocifisso, gioia e prima di tutto Amore, cioè abbandono totale a Colui che ci ama. Già da bambina ho sentito in me la vocazione di seguire Gesù e consacrarmi totalmente a Lui. Ricordo ancora a distanza di molti anni, con grande affetto, Sr Grazia Landriscina, allora mia maestra e guida nel mio cammino di fede insieme con i miei genitori. Lei aveva intuito e letto nei miei occhi la mia vocazione e ogni volta che andavo a trovarla presso la casa delle suore a Ceglie, dove risiedeva per la sua età avanzata, mi esortava a prendere una decisione. Purtroppo vari motivi familiari non mi permisero di essere libera di scegliere ciò che desideravo, ma lei mi è sempre vicina spiritualmente e la sento mia compagna di viaggio insieme con Maria De Mattias. Crescendo e maturando, la voglia di consacrarmi totalmente all’Amato, come la sposa allo sposo, non è mai diminuita, anzi è anch’essa cresciuta e maturata. In tutti questi anni ho vissuto in silenzio la mia consacrazione battesimale, pronunciando ogni anno, il 4 febbraio, durante la celebrazione eucaristica in onore di Maria De Mattias, le promesse evangeliche al momento del Santus, quando il sacerdote stende le mani sul pane e sul vino. Nel mio lunghissimo cammino di fede ed esperienza comunitaria, lo Spirito Santo mi ha fatto incontrare qualche anno fa, Sr Maria Paniccia, venuta nella nostra comunità di Sogliano per un incontro per «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 la USC (Unio Sangui Christi). Parlando personalmente scivolò fuori l’argomento della spiritualità del Sangue di Cristo e di ciò che io desideravo nel mio intimo. Da quel giorno instaurammo un rapporto spirituale che mi ha tanto aiutata, rigenerandomi nello spirito, tanto da farmi realizzare il sogno di poter diventare figlia spirituale di Maria De Mattias. Infatti, il primo luglio dell’anno 2011, festa del Sangue di Cristo, ho consacrato tutta me stessa come Associata alle Adoratrici, impegnandomi a vivere nella quotidianità il carisma della mia amata Santa. Ho ritenuto opportuno scrivere questa mia testimonianza in ricorrenza dei 180 anni della fondazione della prima casa fondata dalla nostra diletta Santa. La santa Fondatrice porti in tutti noi lo spirito di Gesù, la gioia di servire, la preferenza ai poveri, l’amore per Gesù crocifisso. Continuiamo a seminare gioia, speranza, pace e amore come colei che ci ha preceduto e ancora oggi continua ad attirare anime a Cristo, vivendo la spiritualità del Sangue. Danzia 19 Penso a Santa Maria De Mattias che è lì e mi guarda Scuola Santa Maria De Mattias di Firenze vità di noi alunni. Ci è stato insegnato che possiamo esprimere in molti modi la lode e il ringraziamento a Dio per i Suoi doni: uno dei modi è quello di donare agli altri quello che abbiamo imparato e ricevuto in questi primi anni della nostra formazione, anche con le espressioni del nostro corpo e del nostro cuore: danze e tanta gioia di vivere. Abbiamo voluto “raccontare” le meraviglie di Dio per noi che stiamo crescendo in questa scuola, la quale, non solo è intitolata a lei ma, attraverso la continua presenza delle “sue Suore”, continua ad operare con la loro calda accoglienza, amorevole parola, discreta e umile presenza. La festa si è svolta così: si sono alternati canti in onore di S. Maria De Mattias; c’è stata una presentazione della figura di Maria De Mattias, sottolineando soprattutto il suo crescente amore a Gesù e al “caro prossimo” e il suo modo di realizzarlo nel suo tempo e nel nostro tempo; sono seguite danze degli Alunni della Scuola Primaria, della Scuola Secondaria e di una Suora Indiana. Le danze sono state preparate a gruppi o da soli, ed è stato bellissimo danzare di fronte a tutta la scuola. Ad aprire le danze è stata la Suora Indiana che ha danzato con una canzone tipica del suo paese. Questa danza mi ha colpito molto, perché era davvero originale. Anche i balletti eseguiti dai bambini della scuola primaria erano molto carini. Tutti ci siamo impegnati veramente molto. Il discorso e la presentazione tenuti da Sr Palmina mi sono piaciuti molto, perché molte cose su Santa Maria De Mattias non le sapevo. Ed anche le medagliette che ella ci ha regalato mi sono piaciute tantissimo. Infatti ora la mia giace sulla scrivania e quando la guardo penso sempre a Santa Maria De Mattias che è lì e mi guarda… Paola Vivarelli, Arianna Meah, Jacopo Grifoni, ed altri… Incontro su Maria De Mattias Istituto Maria Regina Foggia e della gratitudine dimostrate, affinché ciò che è stato fatto da Maria De Mattias rimanga non solo nella memoria, ma venga tramandato, vedendo in Lei un modello di fede e di vita da seguire. Lei, protettrice degli “ultimi”, è un faro nelle tenebre della vita, dove incertezze e “sbandamenti” allontanano spesso dalla fede vera e autentica, da quella luce che può e deve illuminare la vita di ogni cittadino e di ogni cristiano degno di essere chiamato tale, per (ri) motivare e (s)chiarire dal profondo il nostro essere. Ogni canto, ogni ballo è un rimando nel tempo, ogni bambino dal più piccolo al più grande ha sentito prima nel proprio cuore e quindi vissuto il messaggio di Maria De Mattias, poi il momento gioioso condiviso con tutto il pubblico che colmava i locali della chiesetta dove si è svolto l’ intrattenimento musicale e il momento di preghiera comunitario. Una donna dalla personalità forte e determinata, capace di coinvolgere chiunque, uomini e donne, di qualsiasi ceto sociale, nel suo percorso di evangelizzazione e di conoscenza, una donna che ha precorso i tempi per sensibilità e ricchezza interiore e soprattutto per quella sua innata capacità di meravigliare come di entusiasmare chi si fosse a Lei avvicinato per conoscere Gesù. Per iniziare un percorso di evangelizzazione e di formazione della persona attraverso scuole, ritiri spirituali, catechesi, ancor più nell’ accoglienza dei più poveri e sfortunati, soprattutto fanciulle di bassa estrazione sociale e condizione. Un prosieguo nel progetto educativo del Maria Regina che si propone in primis la formazione integrale della personalità umana e cristiana dell’alunno, e si concretizza sia attraverso l’ impegno quotidiano, sia attraverso occasioni in cui il dialogo e il reciproco scambio di esperienze costituiscono per ognuno, piccolegrandi opportunità di arricchimento e di crescita interiore. Proprio come quello vissuto per ricordare e festeggiare l’Anniversario della Fondazione. Loredana Milici Il 9 aprile 2014 è stato un giorno molto importante per la nostra scuola, perché abbiamo celebrato la festa di Santa Maria De Mattias: 180 anni da quando Ella aprì la prima scuola in Acuto e fondò l’Istituto delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo. La festa ha avuto un tono molto diverso dagli altri anni: è stata un’espressione di gioia e di creati- Un pomeriggio di festa e di preghiera quello che si è svolto il 25 marzo scorso a Foggia, presso l’ Istituto Maria Regina, ma anche di incontro gioioso e di conoscenza, di festa e partecipazione, tra gli alunni di tutte le classi, i genitori e gli insegnanti, in occasione del 180° anniversario della fondazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo e della scuola che la santa Maria De Mattias iniziò nell’ allora Stato Pontificio. I canti e i balli che i bambini hanno eseguito con amore e grazia sono la testimonianza concreta dell’ ammirazione Istituzione degli Associati (Pia Unione) Nella comunità di Castelnuovo della Daunia, dopo un lungo periodo di inattività, si è iniziato con un piccolo gruppo di fedeli a incontrarsi per conoscere la spiritualità. Il 17 Novembre 2013 si è ricostituito il gruppo della Pio Unione del Preziosissimo Sangue, grazie all’impegno profuso della Superiora Suor Cristina Viscio e con la collaborazione e disponibilità del Parroco della parrocchia Santa Maria della Murgia, Don Francesco Codianni, il quale è affascinato dalla spiritualità del Sangue di Cristo. Il Gruppo USC prende la sua ispirazione dal Mistero del Sangue di Cristo, espressione massima del dono di DIO che si incentra nel sacrificio Eucaristico.L’obiettivo del gruppo è quello di meditare e contemplare il Mistero del Sangue di Cristo, vivendo con piena consapevolezza il Mistero Eucaristico.Lo stile di vita che la USC propone ai suoi membri è sintetizzata nelle parole evangeliche: nessuno ha amore più grande di questo, dare la sua vita per i propri amici. Infatti, come Gesù, figlio di DIO, ha manifestato la sua carità donando il suo sangue, così noi guidati dallo Spirito Santo, ci impegnamo ad amare DIO e i fratelli fino al dono della nostra vita.Ogni primo venerdì del mese viene esposto e adorato il Santissimo Sacramento con la recita della coroncina.Tale operatività è stata declinata nell’anno della Fede, dentro un percorso semplice e organico, fatto di incontri quindicinali, di confronti, di celebrazioni, di approfondimenti e di momenti di fraternità. In particolare, le attività proposte sono volte a migliorare la preghiera quotidiana, lo studio della parola di DIO, guidati dallo Spirito Santo, con impegno ad amare DIO e i fratelli al dono della vita.Il Sangue è vita, e la vita è il dono di Dio all’umanità, un dono da custodire, rispettare, amare e da immergere continuamente nella luce dello Spirito Santo perché se ne celebri il reale valore: Questa è la potenza del Sangue di Cristo! E’ la presenza viva dello spirito che genera in ognuno di noi la sete di novità interiore, operata dal Sangue di Cristo, una sete che fa sussultare, giorno dopo giorno, il cuore di ogni credente, a condizione che essa ci risvegli alla coscienza della sacralità di ogni vita e alla necessità di opporsi ad ogni sopraffazione, per arrivare, in forza del nostro credere in Cristo, all’affermazione della libertà e della misericordia. Maria Rosaria, Maria, Associate Usc Il fenomeno della tratta di esseri umani in Sicilia La tratta delle persone rappresenta uno dei drammi umani più importanti del Pianeta: ha a che fare con la dignità, con la libertà e con la vita delle persone. Il traffico degli esseri umani rappresenta uno dei delitti più aberranti, che viola i diritti umani e che, purtroppo, in questo periodo ha una scala massiva: milioni di persone sono sottomesse ad una schiavitù lavorativa, ad una schiavitù sessuale. Parliamo anche di traffico e riduzione in schiavitù di bambini, di traffico di organi attraverso le mafie che funzionano, possiamo dire, su scala globale e con la protezione di settori corrotti «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 degli Stati, quello che si chiama cioè crimine organizzato. Ci troviamo di fronte ad un fenomeno mafioso globale, un sistema che attraverso il riciclaggio trasforma il denaro sporco, prodotto dello sfruttamento, dell’umiliazione, della riduzione in schiavitù delle persone, in capitale 21 finanziario. E’ un fenomeno che ferisce la dignità di chiunque ne sia vittima. Essa trasfigura il volto umano di uomini, donne e bambini e, lacerando le loro vite, li trasforma in “scarti dell’Umanità”. La tratta scandalizza, annienta e perseguita; rende disumani quanti spinti dalla smania di arricchimento, diventano mercanti di schiavi, carnefici dei loro stessi fratelli. E’ evidente la rilevanza che tale fenomeno ha per il nostro Carisma e la nostra missione di Adoratrici del Sangue di Cristo, chiamate a collaborare con Cristo all’opera redentiva, testimoniando l’amore di Dio e donandolo agli altri, soprattutto ai poveri, agli oppressi, agli emarginati (CdV 3). E’ impegno della Chiesa, ed è anche l’invito di Papa Francesco, il ricercare i denominatori comuni tra tutte le religioni, tra tutte le filosofie per difendere la libertà, la vita e la dignità della persona. Ma la “cultura dell’incontro” non significa soltanto sedersi a dialogare con persone diverse, ma sedersi a dialogare con persone diverse per il bene comune, per difendere la vita, la dignità e la libertà della persona, che si ritrovano in tutte le filosofie e che si ritrovano in tutte le fedi. In questo contesto si colloca il convegno a cui abbiamo partecipato lo scorso 28 novembre 2013, promosso dall’USMI della diocesi di Messina, insieme a quella regionale siciliana e in collaborazione con la Caritas, l’Associazione Comunicazione e Cultura Paoline Onlus e le scuole superiori della città, per sensibilizzare i ragazzi al fenomeno. Il titolo era: “Tratta di esseri umani in Sicilia Conoscere, comprendere, agire. Le Religiose e la Scuola di Messina si interrogano”. Di fronte alle nuove povertà e le nuove schiavitù di oggi che ci interpellano e ci chiedono di entrare in campo - ci si chiede, infatti - i nostri Istituti Religiosi non sono forse nati nella Chiesa per prendersi cura delle persone considerate rifiuti della società? La scuola non è chiamata a formare i giovani in umanità e onestà? Oggi abbiamo centinaia di donne vittime della più vergognosa schiavitù, che le rende oggetti di piacere e di guadagno, sono loro le più povere dei poveri che ci chiedono aiuto, ascolto, accoglienza, compassione e tanto amore. Che cosa possiamo fare per loro?. Ecco la testimonianza di una mamma ed educatrice della nostra parrocchia, Antonella, che ha partecipato con noi, insieme ad un giovane, Giovanni. In apertura dei lavori si è fatto riferimento al Papa, a cui questo tema è molto caro e che sulla tratta e la mercificazione degli esseri umani usa parole dure: un crimine contro l’umanità li definisce. Per Papa Francesco questa vergogna è sempre più diffusa, riguarda ogni Paese, anche i più sviluppati e tocca le persone più vulnerabili della società: le donne e le ragazze, i bambini e le bambine, i disabili, i più poveri, chi proviene da situazioni di disgregazione familiare e sociale. Papa Francesco invita quindi a unire le forze per liberare le vittime e fermare questo crimine. Perché la persona umana non si dovrebbe mai vendere e comprare come una merce. Chi la usa e la sfrutta, anche indirettamente, si rende complice di questa sopraffazione. E’ stato anche proiettato il film “La ballerina”, che ha messo in primo piano la crudeltà e l’aberrante odio della vita altrui da parte di chi manipola e vende la dignità di esseri umani al miglior offerente. Il cortometraggio trattava di una ragazza attirata in Italia con la promessa di un lavoro e poi costretta a prostituirsi, mi ha veramente sconvolta forse perché rispecchia la storia di molte donne che vivono questa tragedia. Quelle immagini non le scorderò più, mi sono sentita impotente davanti ad un problema di una portata immensa che coinvolge più nazioni e mi sono resa conto di quanto l’uomo può diventare crudele verso il suo stesso fratello!!! Poi invece ho capito che la speranza per un mondo migliore è possibile, ascoltando i diversi interventi da parte di religiosi che si occupano del problema a 360 gradi come la comboniana, suor Valeria Gandini, che ha raccontato come a Palermo il suo gruppo opera per combattere la prostituzione, offrendo un’alternativa alle ragazze, e l’intervento del vice questore aggiunto Rosalba Stramandino che ha parlato delle operazioni della squadra mobile sulla tratta di essere umani, “Bani-Bani”, che con 40 ordini di custodia smantellò un’organizzazione tra Romania e Italia, e “Rais”, sulla immigrazione clandestina nel nostro paese di egiziani. Grazie a queste persone, e molte altre che come volontari offrono il loro servizio per aiutare a ridare dignità a queste nostre sorelle straniere, le cose stanno «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 cambiando, ma come dice suor Eugenia Bonetti nel suo libro Spezzare le catene, c’è ancora molto da fare affinché - dentro e soprattutto fuori dal mondo della tratta – le donne non vengano più considerate come una merce in vendita o uno strumento di piacere, e perché possano godere del giusto riconoscimento a tutti i livelli: nella famiglia e nella società, nella politica e nella Chiesa. Ciò che ci serve è una rivoluzione della mentalità. Tutti, donne e uomini, dobbiamo ammettere le nostre responsabilità ed essere capaci di una seria presa di coscienza. Dobbiamo protestare contro l’ingiustizia e la violenza di certe immagini e certe parole che ci sommergono come un flusso continuo, soprattutto dagli schermi della tv. Quelle immagini occultano la vera bellezza femminile e non dicono la verità. Mi sono chiesta cosa potevo fare nel mio piccolo e ho pensato che intraprendere un’attività di sensibilizzazione nella mia parrocchia, magari iniziando con il gruppo di giovanissimi che seguo, può essere un buon punto di partenza, come diceva Madre Teresa: Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno. Liana Campanelli, ASC 23 Un meritato premio Scuola Preziosissimo Sangue di San Bartolomeo in Galdo (BN) Anche quest’anno, la Scuola dell’Infanzia “Preziosissimo Sangue” di San Bartolomeo in Galdo ha partecipato alla tradizionale sfilata di Carnevale con l’allestimento di un carro allegorico sui Puffi! Il clima primaverile ha contribuito a far trascorrere una giornata all’insegna del divertimento. Ci si è immersi nel mondo di uno dei cartoni animati più amati dai bimbi di oggi e da quelli di ieri, loro genitori. Attraverso il gioco i bimbi hanno assistito alla perenne diatriba tra il Bene, alla fine sempre trionfante, e il Male; tra l’amore per la natura e quello per il potere personale, rappresentato da Gargamella e dai suoi fedelissimi. Alla realizzazione del così ben riuscito villaggio, hanno contribuito le migliori maestranze del posto che, per qualche settimana, hanno dedicato ore preziose all’allestimento del carro per la scuola frequentata dai loro bimbi. Lo spettacolo è stato entusiasmante e ci ha fatto sognare. Alla fedelissima riproduzione del villaggio dei Puffi, con tanto di casa-fungo e personaggi vari, si è aggiunta la buona volontà dei genitori che si sono prestati ad una divertente coreografia. Durante l’esibizione danzante, esplosiva si è rivelata la scena di Gargamella che mette la piccola Emma in un pentolone e provvidenziale la mano di Grande Puffo che arriva a salvarla. Scenografia, coreografia e allegria hanno reso il mix straordinariamente efficace, tanto che alla scuola è andato un meritatissimo premio. Giovanna La Croce Rossa italiana nella scuola di Portici La Croce Rossa Italiana da sempre si occupa di formazione e di educazione sanitaria promuovendo su tutto il territorio nazionale percorsi informativi e/o formativi, in base alle linee guida internazionali (ILCOR) sulle manovre salvavita pediatriche, semplici manovre che possono fare la differenza. Questi percorsi tendono, in modo coordinato, ad aiutare ciascun individuo o gruppi di persone che sono a contatto con i soggetti in età pediatrica a conoscere, ad acquisire e saper eseguire azioni e modificare i propri comportamenti per mantenere e/o migliorare la salute dei bambini. Lo sviluppo dell’individuo passa necessariamente anche attraverso la promozione della salute, intesa come “ uno stato di benessere fisico, mentale e sociale” (Organizzazione Mondiale Sanità), che richiede «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 quindi un approccio globale ed integrato dell’individuo, basato sulla persona nel suo intero e nei diversi aspetti della sua vita. In questo contesto, rientra la diffusione della cultura dell’emergenza e delle Manovre Salvavita, nella convinzione che ciò debba essere diffuso capillarmente: semplici manovre che possono fare la differenza! Alla fine le persone possono trovare dentro di se qualcosa che 24 ignoravano di avere. A volte ci sono delle frasi, delle parole che riescono a farti cambiare la prospettiva della visuale dell’ordine delle cose…o addirittura cambiare la tua vita. E’ il caso di chi si converte, o lascia tutto per seguire un ideale o un sogno. Nel nostro Istituto di Portici c’è stata una buona partecipazione della componente genitori, ma anche di professori, nonni e ragazze che hanno deciso di essere in prima fila e mettersi in gioco. Le mie parole non possono e non riuscirebbero mai a spiegare cosa si prova quando, per la prima volta, nella tua vita capisci che da questo momento in poi sei e sarai in grado di fronteggiare un’emergenza pediatrica grazie alle nuove linee guida internazionali che dopo sole 4 ore ti rendono perfettamente in grado di intervenire secondo protocolli riconosciuti in tutto il mondo e definiti “efficaci manovre salvavita”. Tutti gli intervenuti sono stati coinvolti sin dal principio da un gruppo di volontari ben preparati, fra loro ex alunni del nostro Istituto, che hanno iniziato con una introduzione generale della pratica in questione, dipoi tutti noi siamo stati suddivisi in piccoli gruppi per poter eseguire le manovre in forma personale. Questo è stato un momento divertente, perché nessuno di noi sapeva cosa avrebbe realmente fatto. Dopo un’iniziale timidezza e soprattutto imbarazzo, finalmente ognuno si è dato da fare per provare e riprovare le fatidiche pratiche di disostruzione, che a dire il vero non sono difficili, ma implicano una grande forza fisica e convinzione nei movimenti. Per tutti, la parte più critica è stata quella di proiettarsi in una situazione di effettiva necessità e quindi comportarsi quanto più correttamente possibile. Dalle varie aule messe a disposizione dalla nostra Coordinatrice Suor Elena, che ha assistito alla gran parte del corso, si sentivano voci concitate, che ripetevano i segnali di aiuto, ma anche tante risate e battute sui poveri manichini che venivano incautamente sbattuti a destra e a manca. Alla fine l’ultima esercitazione è risultata essere il nostro esame, noi non lo sapevamo!!! Gabriella Scognamiglio, Daniela Albano Un inno alla vita I cento anni di Suor Giuseppina Carestia Classe 1914! Cento anni giusti, compiuti il 3 marzo scorso. Una intera vita spesa al servizio del Regno di Dio, sempre strettamente legata al Signore, che ha amato e da cui è stata amata. Nell’Antico Testamento, l’abbondanza della vita è il segno della benedizione di Dio! Sr Giuseppina può dire di essere stata veramente benedetta. Domenica 16 marzo, nella comunità di Cagli (PS), dove risiede da qualche anno, Sr Giuseppina ha avuto la gioia di lodare il Signore e festeggiare l’avvenimento insieme alle consorelle e a tanti suoi paren25 ti. Nella Celebrazione Eucaristica, i numerosi partecipanti, presenti nella cappella della comunità, hanno avuto modo di capire qual è il segreto di una lunga vita vissuta nel dono di se: la potenza salvifica, redentiva e rigeneratrice del Sangue di Cristo, che è vita sempre nuova. La fedeltà di Dio rende possibile la fedeltà della creatura umana. Una fedeltà e un amore che nell’anzianità diventa testimonianza per coloro che fanno fatica ad accogliere il per sempre della vita. Grazie Signore perché doni la vita in abbondanza! «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA Educare? Un compito molto impegnativo! Sr Elvira D’Agostino, 89 anni, vive nella comunità di Viterbo, viale IV Novembre. Ha dietro le spalle una lunga carriera di insegnante e, qualora venga sollecitata, racconta bene volentieri e la sua esperienza nel campo educativo. Una lunga carriera nel campo educativo: puoi sintetizzarla? Dopo aver conseguito, nel 1943, l’abilitazione magistrale nell’Istituto statale “Carducci” in Roma, il 29 settembre dello stesso anno entrai a far parte della comunità di via Pannonia a Roma, come insegnante di scuola elementare. Fu un periodo critico ma gli impegni furono comunque seguiti: servizio religioso nella parrocchia della Natività, accoglienza alle suore sfollate, assistenza ai bambini, privi anche del necessario, quindi condivisione con tutti di quel poco che la comunità aveva a disposizione. Nel 1947 fui inserita nel primo anno di università per le materie letterarie presso il magistero di Napoli “Orsola Benincasa”. Il 21 giugno 1952, lasciai a Roma 25 alunni di quanta classe e mi recai a Napoli per la discussione della tesi in lingua latina. La sera fui di ritorno al mio consueto lavoro con gli alunni. Nel mese di ottobre 1952 fui trasferita nella comunità di via S. Giovanni in Laterano per insegnare materie letterarie nella scuola media. Nel settembre del 1956, ritorno nella comunità di via Pannonia, dove ero sempre impegnata nella scuola media ed in altre attività ad essa connesse. Agli inizi di settembre del 1959, mi fu annunciato il trasferimento per Viterbo, viale Trieste; qui, all’Istituto Giovanni Merlini ho insegnato lettere nella scuola media, Istituto magistrale e Scuola magistrale. Nell’anno scolastico 1969/70, di nuovo a Roma in via S. Giovanni in Laterano, fino alla chiusura della scuola. Di nuovo in trasferimento e questa volta ancora a Viterbo. Nel 1970 ho ricevuto la nomina dal Provveditorato per l’insegnamento di latino e italiano nel liceo statale Ruffini, dove sono rimasta per 14 anni. Poi il 25 agosto 1984 sono stata inviata a Latina, dove sono rimasta per 25 anni come preside prima e poi come dirigente scolastico. Tanti anni spesi a servizio dell’educazione culturale, umana e spirituale dei giovani. A partire dall’esperienza fatta, cosa vuol dire per te Educare? Ho conosciuto, amato, guidato adolescenti e giovani liceali; ad essi ho cercato di dare sempre buoni ricordi, affetto, fiducia, cultura: ero convinta che questi valori, al momento opportuno, si sarebbero accesi come lampade che illuminano il cammino di ciascuno. Ho ascoltato tutti, per educarli al dialogo, alla responsabilità, all’onestà; ho sempre ricordato quanto detto da Papa Giovanni XXIII, in un discorso fatto agli studenti vincitori di un concorso sulla Religione: Quando di una persona possiamo affermare che è onesta, è il più bel panegirico che possiamo fare su di lei. Ho cercato di far conoscere l’amore che Gesù aveva per i giovani, illustrando vari brani del vangelo in cui apparivano figure di adolescenti (i figli di Giairo, il figlio della vedova di Naim, Giovanni il discepoli prediletto, ecc). Ho fatto si che dal loro cuore scaturisse la capacità di voler bene ai compagni, ai genitori, agli insegnanti; ho fatto capire che tutti riceviamo dal Signore doni e capacità da sfruttare per costruire un proprio futuro, sereno e fruttuoso. Questo per me è educare. Non ho mai scoraggiato alcuno, anzi li ho guidati, esortati, rendendomi disponibile per aiutarli affinché le radici da me impiantate germogliassero al momento giusto, per il bene personale, familiare e sociale. Ho educato alunni di varie nazionalità e religioni, in ottimi rapporti con le loro famiglie e nel reciproco rispetto. Le generazioni cambiano, il mondo cambia: quali differenze ti sembra ci siano tra i giovani che avevi come alunni all’inizio della tua carriera e quelli che hai avuto negli ultimi anni? Gli alunni che ho avuto nei primi anni del mio ministero si mostravano alquanto timidi, poco disponibili al dialogo, molto vicini ai loro genitori. Le conseguenze del dopoguerra contagiavano adulti e ragazzi. Man mano però che l’Italia usciva dalla crisi e ci si inoltrava per le strade del progresso economico, si notava un certo cambiamento negli atteggiamenti dei ragazzi: diventavano più vivaci, più sicuri di se; si interessavano maggiormente di sport, di concerti musicali, cinema, teatro, viaggi. Poi arriva la televisione, il 27 computer, il telefonino, i corsi di lingua inglese e quant’altro. Si arriva al punto che i giovani e anche i genitori danno valore solo al denaro. Impera il consumismo che cambia totalmente il modo di vivere. Nelle famiglie non c’è dialogo. Si ha l’impressione di assistere ad una nuova forma di ateismo. Da questo scaturisce la necessità di educare genitori e figli. Il binomio famiglia – scuola si impone e si fa appello alla responsabilità di coloro che intendono dedicarsi alla educazione civile e religiosa degli adolescenti. Io pur vivendo in un quadro della società tanto vario, non mi sono mai scoraggiata, anzi ho sempre insistito sul rispetto reciproco e sull’onestà. Avrai sicuramente avuto modo di conoscere il percorso di vita fatto da qualcuno degli alunni della prima ora: come pensi che l’azione educativa che avevi messo in atto quando erano studenti, abbia inciso sulle loro scelte dell’età adulta? Sono contenta e a volte orgogliosa quando mi arrivano lettere, messaggi, partecipazioni a matrimoni, informazione di nascite di bimbi, dei quali poi mi arrivano foto e inviti vari. Molti ex alunni mi danno notizie delle loro carriere, a volte anche prestigiose, come l’astronauta Roberto Vittori, alunno di una classe liceale particolarmente vivace. Erano ragazzi vivaci, si, ma intelligenti; stabilimmo insieme delle norme da rispettare e divenimmo amici. La prima donna a guidare un aereo, è stata una mia ex alunna. Altri hanno intrapreso la via della missione evangelica: Matteo in seminario, un altro ragazzo entrato in un ordine religioso. Molti sono inseriti in gruppi parrocchiali. Quando esco non mancano incontri con ex alunni che stento a riconoscere; tutti mi confidano che non hanno dimenticato quanto ho cercato di inculcare loro con le parole e con gesti concreti. Un professore universitario della Tuscia, mi ha detto che i semi che avevo piantato nel suo cuore hanno portato il loro frutto e ora cerca di trasferirli nel cuore dei suoi studenti durante le lezioni. Adesso la domenica, qui a Viterbo, nella chiesa dei Cappuccini, a proclamare le letture della messa siamo io e una mia ex alunna, ormai nonna. Coloro che hanno scelto la strada di educatori di giovani, spesso mi consultano perché sanno che nell’Istituto di Latina avevamo attuato un progetto di ascolto per alunni e genitori. Quali suggerimenti daresti agli insegnanti che iniziano oggi la loro carriera educativa? Agli insegnanti auguro di avere un dirigente scolastico preparato per questo compito molto impegnativo, onesto, responsabile ed esperto conoscitore delle leggi scolastiche. Poi le lezioni vanno preparate anticipatamente così che si dimostri agli alunni di essere padroni di ciò che si insegna. E ancora aggiornamento e conoscenza delle leggi emanate dal MIUR; presentarsi agli alunni con abbigliamento semplice ma elegante perché essi ci scrutano da capo a piedi; linguaggio corretto e rispettoso verso tutti. Amare ogni alunno, incoraggiare i più timidi, evitare preferenze, rifiutare la frase che spesso qualcuno ripete: Non ci riesco! Far capire che tutti abbiamo capacità per affrontare e risolvere i problemi, ma occorre coraggio e speranza di ben riuscirvi. Buoni rapporti con le famiglie e i colleghi. Non parlare in classe dei fatti personali, dei figli, amici, ecc, ma ascoltare piuttosto i ragazzi che desiderano esprimere qualche avvenimento personale. Quale messaggio ai giovani? Fare il proprio dovere con serietà e responsabilità per costruire un futuro sereno e ricco di belle esperienze, utile per le singole persone, per la famiglia e per la società. Elvira D’Agostino, ASC «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA Mamma con un dono in più Mi chiamo Maura e sono mamma di 4 meravigliosi figlioli di cui il Signore mi ha fatto dono: Michael 28, Marika 21, Gabriele 19 ed infine la dolcissima Jessica 9 e mezzo. La mia piccola ha un dono in più rispetto agli altri: è DOWN. Certo non è stato semplice all’inizio perché, come gran parte della gente, neanche noi capivamo ciò che ci aspettava o ciò che si doveva fare quando brutalmente e senza un briciolo di tatto ti dicono al momento della nascita di queste creature: Sua/o figlia/o è D O W N. Passato il primo brutto momento e, affidandosi continuamente al Signore e alla sua Santa Madre, tutto appare più chiaro ed allora, si riesce a comprendere che questo è un meraviglioso dono da coltivare attimo per attimo, istante per istante, minuto per minuto e così via. Grazie a Jessica ho e abbiamo – io, mio marito, i fratelli - gioito di tante cose belle e inspiegabili sotto alcuni punti di vista, e, ancora una volta, il 9 aprile scorso, abbiamo vissuto una meravigliosa esperienza: l’Udienza dal Papa. E’ dalla metà dell’anno scorso che siamo riusciti ufficialmente a fondare una sede dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) a Latina, dove ci si incontra per parlare delle problematiche più comuni e non, e la presidente Samantha e i collaboratori del consiglio, sono riusciti a chiedere un’Udienza privata dal Papa, per offrire la possibilità ai nostri figli di vivere realmente questo meraviglioso momento stando a contatto con il Santo Padre, vedendolo da vicino o addirittura parlargli ed essere benedetti e toccati. La settimana che andava dal lunedì 31 marzo al sabato 05 aprile il segretario del Papa ci comunicò che l’udienza privata non si sarebbe potuta svolgere per i molteplici impegni del Papa ma, come associazione, potevamo partecipare all’udienza pubblica del mercoledì 9 aprile 2014. La nostra presidente accettò e cominciò a comunicarcelo consegnandoci i cappellini e le maglie che avremmo dovuto indossare all’udienza per farci riconoscere. L’appuntamento era alle ore 7,30 davanti a Porta Sant’Anna, Piazza San Pietro, per entrare tutti insieme. Io, la mia bimba e mio figlio Gabriele siamo andati con il treno, lui doveva partecipare alla stessa udienza con la sua classe, per farmi aiutare con Jessica lo pregai di venire con me, mio marito con poco tempo di preavviso non poté lasciare il lavoro. Arrivati a Piazza San Pietro un signore che aveva in mano il nullaosta dell’associazione ci scortò fino alle guardie che ci indicarono dove ci dovevamo mettere seduti, alla sinistra della Piazza. Quel blocco transennato era stato riservato per tutti i bambini e i loro cari, malati di qualsiasi patologia. Ci siamo sistemati per lungo vicino alle transenne così, quando passava il Papa, avrebbe fatto il giro con la sua papa mobile e saremmo stati vicini e, con un po’ di fortuna, se passava a piedi avrebbe accarezzato i nostri piccoli. Ecco la nostra avventura. Il Santo Padre iniziò il giro sopra la papa mobile e passò proprio vicino a noi: purtroppo non scese e non si girò verso di noi perché era girato verso tutta quella gente in fila per i servizi. Con fatica ho dovuto proteggere Jessica, perché in quel breve tempo che passò la papa mobile tutta la gente si rovesciò su di noi che eravamo appoggiati lungo le transenne; avevo paura che schiacciavano la piccola tanto che ho dovuto farle da scudo; sopra le nostre sedie c’erano in piedi due o tre persone, una vera e propria folla senza controllo; è stato un momento di vera paura. Passato, tutti ripresero il proprio posto, delusi di questa grande opportunità persa, chiedemmo a due ragazzi, addetti al servizio d’ordine del Papa, se per caso il Papa sarebbe ripassato; parlavano tra loro e non ci prestarono attenzione. In un istante si girano e cominciarono a scegliere dei bambini con i loro genitori. Con stupore la mia piccola era stata scelta, quindi ci fecero uscire dal passaggio delle transenne dove ci trovavamo e, in silenzio, e in modo ordinato dovevamo seguirli. Ci fecero andare a sedere, dietro alla fila delle persone in carrozzella. Già questo, almeno per me era una cosa meravigliosa, graziati, scelti in mezzo a tante e tante persone per sedersi d’innanzi al Santo Padre e ascoltare l’udienza con privilegio, ero però molto dispiaciuta per Gabriele perché anche lui voleva venire lì con noi, ma le regole sono tassative. Ancora una volta mi rivolsi a parlare con il Signore e Lo ringraziai di quell’opportunità, e tutto grazie a Jessica. Quasi al termine dell’udienza ci fecero mettere in fila con le persone in carrozzella, le persone in piedi e ci comunicarono di stare perfettamente in fila così che il Santo Padre passava benedicendoci e parlandoci. Tutto avrei pensato ma arrivare sin lì no!, anzi sono convinta che se avessi organizzato tutto ciò che si stava realizzando non sarebbe accaduto, forse per quello era ancora più bello e stupefacente il momento stesso che stavo vivendo. Mi era stato donato dall’Alto e sentivo la presenza di Dio che ci teneva (me e Jessica) tranquille a vivere quegl’istanti con estrema serenità ed assorbire tutto il positivo e il buono che si sentiva. Il Papa scese gli scalini per venire verso di noi messi tutti in fila seguito da alcune persone: fotografi, addetti a prendere i doni o lettere indirizzati al Santo Padre, persone con in mano dei santini e coroncine che donavano al momento che il Papa ti stava vicino, altri che si prodigavano a far rispettare l’ordine intorno al Santo Padre. Intanto la folla incitata 29 batteva le mani e a gran voce diceva al Papa: Francesco Francesco! … Jessica che non parla e se lo fa, parla sotto voce, gridava anche lei battendo le mani e, a voce alta con gli occhi commossi, altrettanto io vedendo la sua reazione, mi scese una lacrimuccia, mi emozionai tantissimo. Il Papa parlava con ognuno di loro, li abbracciava e confortava, Jessica era piena di gioia, capiva esattamente cosa stava accadendo. Mi sentivo come su una nuvola o dentro una grande bolla di sapone sospesa in aria, chiesi al Signore tutta la tranquillità necessaria per vivere quel momento. Il Papa finì la fila dietro di noi ed ecco girare verso la mia fila: eravamo le prime, da lì a un istante era da noi e così fu: la bolla di sapone si ruppe o scesi dalla nuvola, era tutto reale al cento per cento. Il Papa era lì in carne e ossa dinanzi a noi due, si chinò a baciare sulla guancia Jessica, la accarezzò e le disse: Come va, sei bella e lei rispose: bene, grazie, poi le diede la benedizione sulla fronte e posò la mano sulla sua testa. Poi si rivolse a me, che secondo regola dovevo stare alle spalle di Jessica, allungò la sua mano per toccarmi il viso dicendo: signora! ed io: Buongiorno Santo Padre e gli baciai la mano. Avrei voluto potergli dire tanto, tutto, specialmente esporre la problematica che da un po’ di tempo mi affligge sulla comunione di Jessica, ma ero senza parole, non esce nulla dalla tua bocca, la mia grande sensazione era che lui, il Santo Padre, quando incrocia il tuo sguardo comprende tutto. Mi consegnò la corona del Rosario e quattro o cinque santini - una volta a casa ne feci dono alle persone care –, poi si rivolse alla ragazza down vicino a noi che in quel stesso giorno compiva 28 anni, si salutarono e intavolarono un dialogo. Sai oggi faccio il compleanno, e lui: Davvero, tanti auguri. Lei gli fece il dono del cappellino dell’associazione nuoto di cui faceva parte. Lui: Grazie, io dovrei fare un regalo a te e tu lo fai a me!; lei sorrise insieme a lui e poi disse: Sai, io lavoro in un ristorante, e lui: Davvero! E tu cosa fai, mangi tutto? Lei: No! Io sono un aiuto cuoca. Lui: E allora tu assaggi. Lei: Si! quando serve si - faccio anche parte dell’associazione di nuoto di Latina. Lui: Davvero! Fai tante cose. Lei: Ti posso chiedere una cosa? Lui: Dimmi, cosa? Lei: Mi vieni a trovare dove lavoro? Lui: Si! e quando vengo mi fai mangiare? Lei: Si, certo. Mi basta che vieni!. Seguì la benedizione e il saluto alla sua mamma. Tutto fu con una semplicità e un’innocenza immacolata, proprio come fa una persona vera. I marinai in divisa e i carabinieri ci salutavano e domandavano a Jessica: Hai visto il Papa? Ti ha dato un bacetto? Lei sempre a gran voce e con la mano alzata: Sì, sì! Ciao ciao a tutti, con un sorriso da un orecchio all’altro. Un amore al vederla, era un’altra bambina! Mi prese un desiderio forte di comunicare ai miei cari ciò che avevamo vissuto e il dono grande che avevamo avuto. Telefonai a mio marito, mia madre, le mie 3 sorelle e gli altri due figli; Gabriele non voleva che lo facessi lì in mezzo alla piazza con tutta quella confusione, ma la mia emozione era più forte di me, la mia felicità la dovevo condividere con gli altri di casa. Sono riuscita ad arrivare davanti al Papa grazie al dono di mia figlia Jessica, portatrice della sindrome down. Il Signore con me è immensamente benevolo e caritatevole. Che orgoglio e soddisfazione vedere i tuoi cari, sorelle, figli, marito, madre (la nonna) parlare fieri del dono di ciò che aveva vissuto Jessica. Queste cose fanno bene alla mia piccola, e a me e a mio marito riempiono il cuore di emozione e ci fanno capire che l’amano tanto e che sempre grazie a lei possono raccontare questa bella cosa. E che gara tra tutti loro nel passarsi le foto che hanno fatto i fotografi e hanno pubblicato sul sito! Grazie. Maura Marangoni «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA In Albania con Amore Suor Maria Biasini dal settembre 2013, fa parte della comunità ASC di Durazzo della Missione Albania. In occasione dell’incontro della superiora regionale suor Silvana Crolla e di suor Gabriella Grossi con la ASC che lavorano in Albania, suor Maria ha voluto condividere con noi qualche briciola della sua ricca vita di suora della Santa Famiglia di Palestrina e poi di Adoratrice del Sangue di Cristo. Suor Maria: Prima di diventare un’Adoratrice del Sangue di Cristo, il Signore mi aveva chiamato fin da piccola ad essere suora della Santa Famiglia a Palestrina (RM). Per 35 anni con l’aiuto di Dio, ho servito il mio Istituto con amore e passione, con la profonda convinzione di essere oggetto di amore e fiducia da parte di Dio, di cui non mi sentivo degna. Sono cresciuta con le suore a cui devo eterna riconoscenza ma, sinceramente, mi è mancata la famiglia. La mia infanzia infatti non è stata facile, a causa del carattere fragile, troppo timido e sensibile, ma, con l’andare degli anni, il Signore non mi ha fatto mancare la sua grazia, sempre invocata insieme alla sapienza di Salomone e alla conversione del cuore. Ho cercato di essere fedele e coerente alla chiamata della sequela Christi che, come sappiamo, comporta il rinnegamento di sé e di accettare, come Giobbe, bene e male che Dio permette, perché tutto alla fine concorre al bene di chi veramente lo ama. La maggior parte del mio tempo l’ho dedicato, per obbedienza, ai bambini della scuola d’Infanzia, cercando sempre di essere un punto di riferimento anche per i genitori, con cui, come suore della S. Famiglia, abbiamo sempre condiviso gioie e valori, poiché le attività parrocchiali si son svolte presso la nostra abitazione per parecchi anni. Ringrazio continuamente il Signore per i molteplici doni che mi ha concesso. La sua Parola e l’Eucaristia sono stati sempre la mia forza e il mio sostegno spirituale, insieme a una profonda devozione alla SS. Trinità e alla Vergine Immacolata. Come è nata il te, la passione per la missione in terre lontane? Suor Maria: Anche se l’Istituto della S. Famiglia non aveva missioni, ho sempre sentito dentro di me un’ansia missionaria, il desiderio di annunciare l’amore di Cristo a tutti con la parola e con l’esempio. Non potendo fare altro, cercavo di darmi da fare con i mercatini «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 di beneficenza durante il mese missionario e nel periodo natalizio a favore dell’Infanzia missionaria. Quando il Signore ha permesso l’unione con le suore Adoratrici del Sangue di Cristo, mi sono sempre rafforzata nella speranza di poter fare un’esperienza nelle terre di missione. Mi davo da fare per le adozioni di bambini della Guinea Bissau, poiché a Palestrina viveva la sorella di una Adoratrice missionaria in Guinea, suor Elda Orsillo. I genitori della scuola aderivano all’iniziativa e, per vari anni, hanno contribuito, mostrando molta sensibilità per simili casi. E così dopo tanti anni e quando ormai non sperava più, il sogno si è realizzato! Suor Maria: Con il pensionamento ho lasciato Palestrina e, dopo un anno a Roma, sono stata inviata a Sabaudia, dove ho continuato a lavorare nella scuola d’Infanzia, ma soprattutto ho portato avanti le iniziative missionarie, andando incontro alle numerose necessità delle famiglie. Intanto continuavo a coltivare il desiderio di recarmi in missione. Avevo espresso molte volte questa mia aspirazione alle superiore, ma era stata sempre rifiutata per diversi motivi. L’anno scorso, quando ormai aveva perso 30 la speranza, è arrivata inaspettata la circolare della Superiora Regionale, suor Silvana Crolla, la quale invitava a rispondere all’urgenza di suore per Albania. Incoraggiata da P. Francesco e dalla comunità neocatecumenale, che mi ha accompagnata con la chiamata di Abramo a lasciare tutto e a partire, ho ringraziato il Signore che mi dava questa opportunità desiderata da anni e, con amore, entusiasmo e passione ho dato la mia disponibilità e mi sono preparata a partire. Mi sentivo oggetto della predilezione di Dio, vedevo la mia andata in Albania come un dono del suo amore e sono partita volentieri sempre più convinta che Dio mi precedeva e mi avrebbe accompagnata. La realtà, però, è sempre un po’ diversa dai sogni … Suor Maria: Sono arrivata qui nel mese di settembre del 2013. Il mio sogno si stava avverando, ma come sempre il sogno è una cosa, la realtà è un’altra! Ho trovato una comunità inserita nella realtà albanese che lavora con grande dedizione, senza perdere nemmeno un minuto di tempo, in chiacchiere e pettegolezzi. Nel silenzio e con grande operosità, le due adoratrici che sono a Durazzo portano avanti l’opera educativa e formativa di 11 ragazze che frequentano la scuola superiore, l’insegnamento presso la scuola delle Benedettine, la catechesi in Parrocchia e nelle zone di periferia della città, l’opera di carità presso il centro dei bambini e ragazzi diversamente abili e presso una casa famiglia che accoglie i neonati. Io sto cercando di inserirmi in questa molteplice attività delle mie consorelle, ma il primo ostacolo che sto affrontando è la lingua albanese. Se non conosco la lingua non posso comunicare e quindi non posso operare. Allora, nonostante i miei anni, sto frequentando un corso di lingua albanese. Mi reco a scuola due volte alla settimana, insieme ad altre suore e sacerdoti che, come me e con la mia stessa età, o più giovani, sono tornati sui banchi di scuola. Il mio desiderio è quello di poter mettere a disposizione me stessa con l’unica motivazione di dare gloria a Dio e di far crescere il suo Regno e la sua giustizia in questa amata terra di Albania, donando tutta me stessa sempre per amore suo e del ‘caro prossimo’, per cui il suo Figlio Gesù ha donato tutto il suo prezioso Sangue. Mi affido ogni giorno alla sua misericordia a causa della mia fragilità e dei miei difetti che offro quotidianamente sull’altare perché mi purifichi, bruciandoli alla fiamma del suo immenso amore. Ringrazio poi la Congregazione che mi ha dato questa possibilità e prego sempre più, perché possa crescere in numero e qualità per andare incontro a tanta gente affamata e bisognosa di ascoltare la Parola di Dio e di incontrare Cristo che è morto e risorto per la nostra salvezza, specialmente in questa terra di Albania irrorata dal sangue di tanti martiri, uccisi a causa della fede in Gesù Cristo. Che questo sangue sia seme di nuovi cristiani e di vocazioni che possano continuare l’opera di Santa Maria De Mattias, iniziata 180 anni fa. Maria Biasini, ASC UAR - Ufficio Economico Regionale La seconda Assemblea regionale, prima sessione, nel desiderio di offrire sentieri orientativi mentre procediamo verso il futuro, consegnava alla nuova amministrazione regionale alcuni criteri, frutto del lavoro collegiale, individuati nell’ascolto della realtà contemporanea ChiesaMondo, alla luce dello stato e della vita della Regione ASC Italia e, nella visione degli Atti AG 2011. Tra i criteri, il quarto recita: Favorire il processo di riorganizzazione appena iniziato, scegliendo cammini che favoriscano il cambiamento di mentalità e un sentire comunionale nella Regione e 31 nell’Area Continentale. Risignificare l’identità e la funzionalità delle zone, come struttura di partecipazione, e valutare l’opportunità dei poli economici. Pianificare processi di unificazione per una gestione economica trasparente. Da settembre 2013, l’amministrazione regionale ha intensificato il cammino verso l’unificazione economica, e, con l’aiuto di esperti e Padre Franco Ciccimarra, presidente dell’AGIDAE, ha costituito la UAR ( Ufficio Amministrazione Regionale) che avrà la sua sede in Roma - Via San Giovanni in Laterano,73. Faranno parte del UAR, l’economa regionale, 4 adoratrici, un commercialista e un consulente del lavoro. L’Ufficio inizierà il suo lavoro il 1 Settembre 2014. Il settore economato ha organizzato per le econome delle comunità, seminari divisi per ministero. Il primo, per le econome che lavorano nelle case di riposo e opere sociali, avrà luogo ad Acuto il 29 e 30 Aprile. Il secondo, per le econome che lavorano nella scuola e pensionati universitari, si terrà a Carbonara il 5 e 6 giugno. Il terzo ci sarà a Roma per le econome delle comunità istituzionali, in data ancora da stabilire. Palmina Totaro, ASC «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA Un Carisma per l’oggi Corpo e Sangue di Cristo: alimento per la vita del mondo A chi il Signore ci manda ad annunciare che Gesù è la vita del mondo? La società in cui viviamo sembra smarrita, con i valori fondamentali sempre più in crisi e lo sfaldamento delle strutture, che non reggono all’onda d’urto che ricevono. La cultura della paura raggiunge tutti, anche i più impegnati, quando si mettono a confronto le forze, con ciò che serve per migliorare la società, globalizzata anche nei bisogni. Pessimismo, senso di impotenza sono dentro ognuno di noi. Eppure c’è il desiderio di essere dentro, poter comprendere e, in questo essere dentro, poter comprendere i meccanismi che la guidano per dare risposte adeguate ai bisogni veri ed esistenziali di chi incrociamo per strada. Sognare, desiderare e lavorare per un mondo migliore! La fede, dice Gesù, può spostare le montagne e, quindi, vincere l’odio, l’individualismo, l’ignoranza sul destino dell’uomo, la superficialità dei nostri pensieri e anche la paura… se non resta alle falde della montagna per la paura che è troppo alta! “Io ho vinto il mondo”: la vittoria già è assicurata con la morte e risurrezione di Gesù, ma per renderla presente nell’oggi, siamo chiamati in causa noi, i credenti nel Signore, morto e risorto. «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 Come specifiche cure vincono le malattie del corpo, così il male del mondo è vinto quando Gesù si fa presente. Fate questo in memoria di me: rendere presente il suo sacrificio e imparare da Gesù a donare la nostra vita per i fratelli, è l’invito che Gesù ci rivolge in ogni celebrazione Eucaristica. Ma noi capiamo quello che Gesù ha fatto per noi e ci propone di ripetere? Nell’Eucaristia il Dio invisibile manifesta e comunica la sua vita in modo che la nostra Alleanza sia nuova ed eterna. Maria De Mattias era entrata nel Mistero che celebrava e la conseguenza non poteva essere che una profondissima partecipazione: Le parole del sacerdote erano al mio cuore al sommo penetranti, in specie dopo la consacrazione, il mio cuore preso da una forza se n’è andato sull’altare, il mio essere si era sperduto e non vedevo altro che amore…” (MDM l. 437) Solo l’amore al Padre e la passione per l’umanità di Gesù potevano inventare l’Eucaristia: Corpo donato e Sangue versato per la vita del mondo, del mondo di ieri, di oggi e di domani, perché l’oggi di Dio ricopre tutto il tempo dell’uomo: dall’origine, alla fine dei secoli. Riconoscere la presenza del Signore Gesù, come vivo, presente e operante in mezzo a noi non avviene in maniera diretta, ma attraverso segni. Nessun segno è più eloquente ed efficace dell’Eucaristia, perché mangiare il Corpo e bere il suo Sangue ci assimila, ci fa uno con Gesù, uomo-Dio. Ricevere il Corpo e Sangue del Signore Gesù, deve diventare un progetto di vita, un impegno a vivere, comunicandolo con la vita. Iddio non ha bisogno di noi, ma si vuole servire di noi miserabilissime per la sua gloria (MDM l. 822). Noi non siamo abili a fare il bene, perciò preghiamo con fiducia il nostro celeste Padre che ci dia la grazia di bene operare per i meriti del Suo Figlio Gesù Cristo (MDM l. 817) Santa Maria De Mattias sa che non dobbiamo chiedere a Dio di fare Lui quello che dobbiamo fare noi, ma di chiedergli di aiutarci a fare quello che spetta a noi, porre tutto l’impegno a realizzare nella nostra vita la Parola di Gesù, cioè ripetere il memoriale del suo sacrificio e essere pronti a diventare anche noi Pane spezzato e Sangue versato per la vita del mondo di oggi. A.C. 32 Quando la speranza vince la delusione! 33 Quello dei discepoli di Emmaus è certamente uno fra i brani più suggestivi e, per certi versi, più aderente alla nostra realtà di uomini e donne di fede in cammino, con le la nostra ‘Gerusalemme’ tristi e confusi. Talvolta siamo anche abbastanza vicini al loro stato d’animo interiore, perché anche a noi capita di vivere l’assenza di loro sicurezze e certezze, e spesso portatori di dubbi, interrogativi e desideri. Confrontandoci con l’esperienza di Maria De Mattias, donna profondamente incarnata nella storia del suo tempo, che legge gli eventi alla luce di Dio, anche noi vogliamo lasciarci introdurre nello splendore di questa luce. La contemplazione di Dio illumina la lettura della storia, la intus-lége, ci aiuta a guardare il mondo con i Suoi occhi, a farci carico delle attese e delle speranze dell’umanità, soprattutto dei più poveri. Quante volte anche noi, come i due discepoli di Emmaus, lasciamo quello che cerchiamo e speriamo, così come è successo a loro. Non è difficile per noi sentire e capire la tristezza che abita il loro cuore. Hanno l’impressione di aver perso tutto da quando il loro maestro è finito su quella croce. Sembra rimanere solo un ricordo...: quanto basta perché Gesù il Risorto possa mutarlo in memoria viva e ardente, e che ora è solo un triste noi speravamo che... Sono ormai lontani i giorni meravigliosi rallegrati dall’annuncio che il Regno di Dio si è fatto presente, affascinati dalla gioia di quei miracoli, rallegrati dalla bellezza di una vita condivisa nel segno della fraternità. Pare che di quella esperienza non resti più nulla... C’è solo un grande vuoto dentro e una tristezza che non si può mascherare. Per questo hanno scelto di mettersi in fuga. Quando si soffre troppo è inutile cercare compensazioni, meglio tentare di dimenticare, lontano dai luoghi segnati dalla delusione. La vicenda dei due discepoli la sentiamo come nostra. A tutti può capitare di attraversare momenti di solitudine e di abbattimento morale per il crollo di tante speranze. Ma la tristezza maggiore è quando, all’interno di queste prove, ci si accorge di non poter più contare neppure sulla fede religiosa che ci aveva sostenuto in passato. Credo che davvero tanto stia lì, proprio nel fatto che la tua fede non ti sostiene più, forse perché da Dio ti aspetti cose che Lui non ti può dare. Cosa si aspettavano i due di Emmaus da Gesù, tanto da non essere stati capaci di riconoscerLo quando si è accostato per camminare con loro? Stando al vangelo, davvero hanno tutte le possibili informazioni su di Lui. Sanno tutto e se lo condividono raccontandosi la loro esperienza. Eppure non riescono a riconoscerLo. Che cosa li blocca? Cosa impedisce loro di arrivare all’esperienza di gioia di fronte al Signore Risorto? Ascoltiamo cosa dicono: Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute... Quali sono queste cose che sono accadute? La passione e la crocifissione di Gesù: è proprio questo a rappresentare l’ostacolo che impedisce loro di vedere e di riconoscere. Come è possibile non riconoscere una persona che non vedi da pochi giorni? I due «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA discepoli hanno seguito Gesù perché annunciava la vicinanza del Regno di Dio, sapevano che il Regno di Dio si faceva vicino proprio attraverso la persona di Gesù. Hanno ascoltato da Lui parole che nessuno aveva mai detto. Lo hanno visto compiere delle azioni, come i miracoli, che esprimono l’amore del Padre per i suoi figli. Hanno conosciuto la misericordia di Dio nel modo in cui Gesù ha accolto i peccatori. Lo hanno sperimentato profondamente: Dio, in Gesù si fa vicino all’uomo. Dio, in Gesù ci incontra. Poi il blocco, l’ostacolo... Hanno visto Gesù umiliato, giudicato, condannato, disprezzato, rifiutato e crocifisso. Non possono più pensare a un Dio che è vicino all’uomo, perché l’immagine del Crocifisso è per loro la prova dell’abbandono. E’ sorprendente anzitutto la grande semplicità con la quale Gesù si rende presente. Come un viandante qualsiasi che si incontra per caso. E’ come se Gesù vuole scivolare dentro la nostra esistenza senza fare rumore, attraverso gesti elementari e quotidiani come il camminare, il parlare, il condividere un pezzo di pane. Sento qui ancora più forte la Sua verità: Gesù non è venuto per giudicarci, ma a farci conoscere il Padre e il Suo amore per noi. Quel rimprovero che muove ai due discepoli che avevano inteso male sperando in un Messia glorioso, vincente, capace di realizzare il suo regno con la forza, lo muove anche a noi tutte le volte che pretendiamo che Egli si mostri presente nella nostra storia con i caratteri che noi vogliamo, molto paragonabili a quelli del potere e del successo. Lui invece ha scelto di affidare tutta la sua gloria alla forza umile e fragile dell’amore. “Oh gran degnazione di un Dio che ha posato su di noi i suoi amorosi sguardi!” – dice S. Maria De Mattias ad una delle sue suore. E’ come se Gesù ci esortasse: Non cercatemi nei fatti straordinari. Non inseguite continuamente ciò che appartiene alla sfera del magico e del miracoloso, perché non mi trovereste. Cercatemi piuttosto lungo i percorsi quotidiani, nei gesti elementari. Sostiamo insieme sulle Scritture, sulla Parola di Dio, non su quella degli uomini... a volte non avviene niente, ma a volte senti come un turbamento profondo, un ardere del cuore là dove incontri parole che parlano di un Dio presente in mezzo agli uomini non per imporre la sua sovranità, ma per condividere nell’amore la loro sorte. Sono io a creare nel vostro cuore quel turbamento che provate! Gesù ci educa a non affidare la nostra fede allo stupore dello straordinario, ma al fascino che nasce da ogni parola e da ogni gesto che trasmette un messaggio d’amore. E ci spinge a chiedergli di restare con noi, per superare la tristezza, la solitudine, il vuoto, la delusione... Resta con noi, perché si fa sera e il giorno già volge al declino. Pare proprio vederla, Maria De Mattias, con lo sguardo orientato e fisso nello specchio che a tutti noi propone come Volto bellissimo da contemplare. Quel Crocifisso che Gaspare Del Bufalo stesso le aveva donato e affidato, quasi a rassicurare della Vita che non muore. Sguardo nel quale si può riconoscere Colui che si fa vicino e cammina con noi sulle vie della vita e che non ci porterà mai lontano o altrove dalla nostra Gerusalemme. Volto che sempre si rivolge a noi e ci chiama, di fronte al quale non ci si può tirare indietro o rassegnarci ai nostri ritorni a Emmaus. “Mira il bell’ordine di cose che il gran Figlio di Dio è venuto a stabilire col Suo Sangue!” – dice ancora Maria De Mattias a un’altra delle «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 prime seguaci. Sguardo di Crocifisso Risorto che non potrà più dirci in nessun altro modo l’amore del Padre Suo, avendone dato la prova più grande nel dono di sé e mantenendo la promessa di restare con noi fino alla fine dei giorni nel memoriale eucaristico e nel dono dello Spirito che ogni giorno rinnova questo incontro sulle vie della nostra storia. Perciò lo stesso specchio, posto sul legno della croce, ammoniva i passanti a riflettere: “O voi tutti che passate per via, fermatevi e guardate se c’è un dolore e un amore simile al mio…”(Lam 1,12) e noi rispondiamo con una sola voce, con un solo spirito: “… sempre l’avrò nella memoria e si struggerà in me l’anima mia”(Lam 3,20). Maria De Mattias colloca il suo cuore, la sua mente e la sua anima in Colui che è figura della divina sostanza e dall’esperienza di una contemplazione che si fa relazione viva e vera con il Tu cercato e amato, trova il segreto che trasforma tutti i possibili noi speravamo dei nostri giorni a volte difficili, faticosi e deludenti nella grande professione di fede che si fa annuncio di gioia: noi speriamo in Colui che è morto e risorto per noi! Donaci, Amore Crocifisso Risorto, occhi che possano scorgere la tua presenza, che vedano la bellezza della vita anche tra mille difficoltà e delusioni; donaci orecchie che sappiano ascoltarti e che possano riconoscere la tua voce tra tanti rumori quotidiani; donaci ogni giorno compagni sinceri, guide sicure con cui condividere il nostro cammino; donaci, Signore, di riconoscerti in ogni momento della nostra esistenza e di contagiare chi ci circonda con la gioia incontenibile che solo l’incontro con Te può donarci! Anna Grazia Di Liddo 34 Arte e Fede Maria e la Pentecoste! 35 Il quadro che abbiamo davanti è del pittore francese Jean Restout (1732), e fu dipinto in origine per il refettorio dell’abazia di Saint Denis. Oggi è conservato al Musée du Louvre, Parigi. Segnato dal classicismo barocco, con molta luce e forme possenti in un luminosissimo tempio, ci offre l’immagine potente di quel Cenacolo che fu teatro della bo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Si trovavano allora in Geru- com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotàmia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre venuta dello Spirito Santo. Richiama l’episodio della discesa dello Spirito Santo che è narrato nel libro degli Atti degli Apostoli al cap. 2,1-11: «Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rom- salemme giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua.Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E lingue le grandi opere di Dio”». Con il giorno di Pentecoste si conclude il tempo dei cinquanta giorni di Pasqua e, con l’effusione dello Spirito Santo si segna l’inizio della missione degli Apostoli nel mondo e i primordi della Chiesa. Per gli Ebrei era il ringraziamento a Dio per i frutti «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA della terra e, il ricordo del giorno in cui, sul monte Sinai, Dio diede a Mosè le tavole della Legge. Per l’occasione si compiva un vero e proprio pellegrinaggio a Gerusalemme. Nell’arte il tema della Pentecoste usa raffigurare lo Spirito Santo che discende sulla Vergine e sugli Apostoli sotto forma simbolica di lingue di fuoco. Generalmente lo schema compositivo dei quadri richiama quello dell’ultima cena, trovandosi nello stesso luogo, cioè il Cenacolo, e lo stesso gruppo di persone. Quindi, Gesù è sostituito da Maria e il posto lasciato vuoto da Giuda viene occupato da Mattia. Si ricompone così il valore nell’unità. Ma analizziamo bene questo dipinto. Qui l’artista supera questo schema eseguendo un’intuizione particolare. «In un tempo in cui la donna non aveva accesso alcuno al presbiterio, e in cui la Madonna non facilmente veniva accostata all’Eucaristia e all’altare, è sconcertante la libertà compositiva e simbolica adottata da Restout. La Madonna e l’altare sono un tutt’uno, è lei al centro della composizione; è lei l’asse centrale della basilica che accoglie il gruppo dei discepoli. Sembra addirittura, per Restout, che la Vergine e le discepole del Signore siano le prime a ricevere la luce sfolgorante dello Spirito che irrompe dall’alto. Sull’altare, infatti, ci sono soprattutto donne. Gli apostoli stanno attorno e occupano il presbiterio. Maria è indubbiamente vista qui, come icona della Chiesa nascente, mentre gli uomini sono gli interpreti e i diffusori di questo mistero» ( Maria Gloria Riva, Avvenire, 18 maggio 2013). La protagonista è Maria che invoca il dono dello Spirito per se stessa e per la comunità. E le donne che sono con lei in primo piano sull’altare sacrificale. Il Santo Papa Giovanni Paolo II (cf. Udienza Generale, mercoledì 28 maggio 1997) disse che la Vergine desiderava tale effusione in vista della fecondità della sua maternità spirituale. Dopo la prima effusione dello Spirito, «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 avvenuta in vista della divina maternità, occorreva una nuova effusione, lì, ai piedi della croce dove Maria era stata investita di una nuova maternità: «Donna, ecco il tuo figlio!» (Gv 19,26). Maria, pertanto, desidera, in vista della nuova fecondità della sua maternità spirituale, l’effusione dello Spirito perché chiamata ad essere “tipo, modello e madre” della Chiesa. La Pentecoste, frutto anche dell’incessante preghiera della Vergine, perché espressione dell’amore materno di lei verso i discepoli, fa scendere lo Spirito Santo ricolmando Maria, le donne e gli uomini presenti dei doni e della nuova ansia apostolica per la crescita della Chiesa. Ecco la missione della donna! Stare sull’altare sacrificale della sua maternità. Essere feconde nella verginità. Questa è la bellezza della Chiesa pervasa dal dono dello Spirito Santo. Dono profetico che orienta l’uomo, ogni uomo, a cercare la propria identità. «Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”» (Ap 22,17). Milena Marangoni ASC 36 Recensioni FILM Miracolo a Le Havre egia di Aki Kaurismaki, 2011 Vi si raccontano le vicende di un lustrascarpe che cerca di salvare un ragazzino africano immigrato Illegalmente per porto francese di Le Havre. Un film sui buoni sentimenti, miracolosi di questi tempi. Un apologo sulla carità, anche intesa come carità cristiana. LIBRI La forza degli anni - Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglie a cura di Gino Battaglia, ed Francesco Mondadori, 2013 E’ innegabile la forza della esperienza positiva che si sprigiona parlando degli anziani, tutta racchiusa nel valore che si dà alla persona nelle varie fasi della vita. Papa Francesco ha da subito messo in relazione i punti estremi del nascere e dell’invecchiare proponendo un’alleanza feconda per tutto l’arco della vita. In questo orizzonte si pone, tra i tanti, il recente contributo di riflessione che offre il testo curato dalla Comunità di Sant’Egidio, scritto a più mani da specialisti che accuratamente trattano dei vari aspetti dell’anzianità. La lettura interessante di questo testo porta per mano a condividere e ad arricchire la propria interiorità per inoltrarsi nell’orizzonte dell’anziano con disposizioni positive. Quello che è visto abitualmente come debolezza si trasforma, pagina dopo pagina, in proposta di vita, senza nascondere i diversi aspetti della condizione dell’anziano. Si allunga la vita, la popolazione invecchia, ma si può accompagnare questo tempo con i colori pastello dell’ arcobaleno ed è questo che emerge dalla lettura del libro. I vari contributi dei diversi specialisti approfondiscono le varie tematiche con verità e chiarezza, senza nascondere la realtà, ma suggerendo di creare una cultura della vecchiaia che ancora manca. I contributi di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, fanno da collante poiché partono da esperienza sul campo, irradiando luce che si fa accompagnamento, sostegno fiducioso, amicizia amorevole. Notevole la diversificazione degli interventi a livello sociale e familiare, suggerimenti che partono da una visione globale dell’anzianità rendendo meno difficile il cammino di quanti vivono la vecchiaia e di tutti coloro che si prendono a cuore l’accompagnamento, con amicizia, conversazione e compagnia. Inclusione fatta di rispetto per i diversi vissuti di ciascuno, con cuore disponibile e generoso consapevoli della irreversibilità, ma senza ripiegamenti perché sostenuti dalla forza della fiducia filiale in Dio che è Padre amoroso. Qui c’è l’approdo: in una vecchiaia accettata ed espansa nelle sue dimensioni, tra cui la preghiera, la gratuità e la compagnia, ci sono ancora angoli di giovinezza. E un’apertura alla vita che non finisce. «QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31 37 Avvenimenti Prossimi appuntamenti 30 aprile - 2 maggio: Incontro del gruppo Sicar orientamento vocazionale II livello a Roma 2 - 4 maggio: terzo incontro di orientamento vocazionale ad Albano 3 - 4 maggio: primo incontro formativo per i partecipanti ai campi di lavoro in Albania e Guinea Bissau. 11 maggio: incontro della commissione per il Piano di Governo con P. Nava a Roma 19 maggio: incontro della commissione per gli associati 19 - 20 maggio: incontro della commissione Vales ASC. 30 maggio: incontro del coordinamento della pastorale giovanile - vocazionale 31 maggio – 2 giugno: ad Acuto, secondo incontro con il gruppo di ASC che festeggiano il cinquantesimo e il venticinquesimo di professione religiosa. 3 giugno: il Segretariato missioni incontra le suore di Filippine, Argentina e Guinea Bissau 3 - 4 giugno: incontro del gruppo Sicar –a Fasano 5 - 6 giugno: a Bari Carbonara incontro per econome che lavorano nelle scuole e nei collegi universitari. 7 - 8 giugno: seminario di formazione per gestori e coordinatori delle scuole dell’infanzia. 13 - 15 giugno: corso web avanzato a Palestrina. 24 giugno: incontro responsabili dei collegi universitari. 2 - 7 luglio: corso per econome di comunità tenuto a Roma Casa Regionale, da Sr Susan Welsby, economa generale. 10 -16 luglio: campo scuola per adolescenti a Castrignano del Capo 12 – 26 luglio: campo di lavoro in Albania 17 - 23 luglio: il gruppo ASC del cinquantesimo e venticinquesimo di professione religiosa, partecipa agli esercizi spirituali in Acuto. 18 - 20 luglio: convegno di formazione per animatori pastorali 21 - 27 luglio: campo vocazionale giovani ad Albano 25 – 30 luglio: Seminario per ASC della fascia di età 1948 – 1954 1 -7 agosto: esercizi spirituali per giovani ad Acuto 12 – 26 agosto: campo di lavoro in Guinea Bissau 38 «ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA Calendario dell’Amministrazione regionale Maggio 5 / 7: sedute di Consiglio 8 / 10: In Albania, Sr Silvana partecipa ad una assemblea dell’ USMI albanese 13 / 16: Area Continentale Europa: le Amministrazioni Regionali di Italia, Polonia, Zagreb e Schaan si incontrano ad Acuto. Giugno 9 /13: sedute di consiglio 13 / 18: Sr Mimma è impegnata nel lavoro con la commissione del fondo ASC 25 / 29: Assemblea Regionale Luglio 7 / 11: sedute di consiglio 19 luglio – 1 agosto: Sr Silvana e Sr Emilia partecipano a Ruma (USA) al Congresso Interassemblea
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