A.D. 2014 MAGGIO GIUGNO N. 32

A.D.
2014
MAGGIO
GIUGNO
N. 32
Maria De Mattias
Maria, Regina del Preziosissimo Sangue
Maggio/Giugno 2014 n. 32
Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 999 del 14-6-90
Direttore Responsabile: Giovina Petracca
Comitato di Redazione: Emilia Salvi,
Domenica Scalera, Milena Marangoni,
Gabriella Grossi
Progetto grafico: Dario Dellino - Stampa: Italgrafica Sud srl Bari
ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO REGIONE ITALIA
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SOMMARIO
EDITORIALE
Come posso trovare il figlio senza madre? Silvana Crollla .................. 3
PERCORSI FORMATIVI
Verso l’anno mondiale della Vita Consacrata Nicla Spezzati.............5
Gioisce la Madre Chiesa Anna Grazia Di Liddo.......................................7
Maria SS.ma nei Santi Papi Giovanni XXIII e Giovanni PaoloII
Milena Marangoni................................................................................................9
Vita della Regione e delle Fondazioni
Nella memoria la gratitudine Giuseppina Fragasso...........................................11
Il rispetto della tua dignità Lorenza Romano.....................................................12
Incontro campi lavoro Albania e Guinea Bissau Valeria Vitagliano 13
Dietro il Maestro Stefania Virgilio ..............................................................13
Ringraziamento per i 180 anni di Fondazione Una cronista ..............15
S. Vito Romano celebra 180 anni di Fondazione ASC e Associati.....16
180 anni nella scuola materna S. Lorenzo di Sogliano Cavour.......17
Insieme per fare Comunità Un papà .......................................................17
Consacrata al Carisma della mia amata Santa Danzi.........................19
Santa Maria De Mattias è lì e mi guarda Vivarelli, Meah, Grifoni.......20
Incontro su Santa Maria De Mattias Loredana Milici........................................20
Istituzione degli Associati (Pia Unione) Maria Rosaria e Maria, Associate.............21
Il fenomeno della tratta degli esseri umani in Sicialia Liana Campanelli...21
Un meritato premio Giovanna ...................................................................................24
La Croce Rossa nella scuola di Portici G. Scognamiglio, D. Albano.....24
Un inno alla Vita. I cento anni di Suor Giuseppina Carestia..............................25
Educare? Un compito molto impegnativo Elvira D’Agostino.............26
Mamma con un dono in più Maura marangoni.................................................28
In Albania con amore Maria Biasini....................................................................30
UAR - Ufficio Economico Regionale Palmina Totaro..................................................31
UN CARISMA PER L’OGGI
Corpo e Sangue di Cristo: alimento per la vita nel mondo A.C................32
Quando la speranza vince la delusione Anna Grazia Di Liddo.....................33
ARTE E FEDE
Maria e la Pentecoste Milena Marangoni..................................................................35
O Maria, noi ti salutiamo e ti veneriamo
Regina del Preziosissimo Sangue,
perché il Sangue redentore di Gesù
è il titolo supremo della tua regalità
sul mondo intero.
Tu l’hai donato nell’incarnazione al
Figlio di Dio e tuo,
sicché giustamente può dirsi che il Sangue di
Gesù è anche sangue tuo.
Nella tua vita di serva del Signore,
ti sei unita costantemente all’offerta di Gesù,
Agnello immacolato,
che dal primo istante della sua vita terrena,
con lo Spirito Santo,
offrì il suo Sangue per la remissione
dei peccati del mondo
e per stabilire la nuova ed eterna alleanza.
Per questo sei stata proclamata dal Figlio tuo
sulla croce Madre dei suoi discepoli
nell’ordine della grazia
e sei dispensatrice dei frutti della redenzione
sui tuoi figli qui in terra e sulle anime
del purgatorio.
Ascolta la nostra preghiera!
Con la tua molteplice intercessione nella gloria
celeste, ottieni una abbondante effusione
dei benefici del Sangue Divino
sul Papa, sui Vescovi, sui sacerdoti,
sui missionari, sulle persone consacrate,
sui fedeli del popolo di Dio,
su coloro che soffrono e sul mondo intero.
Vivificati dallo Spirito Santo
primo dono del tuo Figlio Redentore,
possano essere strumento di riconciliazione,
di comunione e di pace qui in terra
ed essere ammessi al termine della loro vita
al gaudio perfetto della comunione trinitaria,
per cantare eternamente con te,
con gli angeli e i santi del cielo
la gloria di Dio Padre, che con il
Sangue Prezioso del Figlio unigenito,
nella potenza dello Spirito Santo
e con la sua speciale cooperazione,
ha redento il mondo.
Amen
RECENSIONI
Film: Miracolo a Le Havre, Libri: La forza degli anni.....................37
AVVENIMENTI
Da: Sia benedetto il Sangue di Gesù Cristo, Velar, pagg. 76 -77
Date e Luoghi.................................................................................................................38
Calendario dell’Amministrazione regionale
Maggio - Luglio.....................................................................................................................................39
Consegnato alle stampe il 19 maggio 2014
Se gradisci il Periodico e volessi contribuire
alle spese di stampa, puoi farlo utilizzando
il c/c n. 000098529001 intestato a Prov. Religiosa Roma
Congregazione Suore Adoratrici Prez.mo Sangue
via S. Giovanni in Laterano, 73 - 00184 Roma,
indicando la causale del versamento. Grazie.
EDITORIALE
Come posso trovare
il Figlio senza la
Madre?
Il mese di maggio è comunemente dedicato alla
lode e alla venerazione di Maria Santissima, madre
di Gesù e madre nostra. Ancora oggi in tanti paesi
ogni giorno si prega il S. Rosario, non solo nelle
chiese ma nei quartieri, nelle case, davanti ad
edicole a lei dedicate. Il mese di maggio è il mese
mariano capace di coinvolgere tutti; dai bambini
alle persone anziane.
Questa tradizione nasce dalla fede e dall’amore
dei credenti per il Signore, Redentore e Salvatore
di tutta l’umanità, e dalla percezione della missione salvifica che Dio ha affidato a Maria, per cui
la Vergine non è compresa solo come Madre del
Signore e del Salvatore ma anche, sul piano della
grazia, la Madre di tutti noi. C’è un legame vitale
che unisce il Figlio alla Madre e la Madre a tutti i
figli generati proprio sotto la croce quando il Figlio
vedendo la Madre e accanto a lei il discepolo, ha
pronunciate le parole “ecco tua madre”(Gv 19,27).
Si instaura proprio presso la croce un rapporto inscindibile tra Maria e i credenti. S. Maria De Mattias ha nutrito un profondo rapporto di amore filiale
verso la Vergine Maria. Ha compreso che il Sangue
di Gesù è lo stesso di quello di Maria. Se Gesù è il
Redentore, versando tutto il suo prezioso Sangue,
Lei ne è la prima redenta, la prima adoratrice, e
la più stretta collaboratrice nell’opera redentiva.
L’amore alla Madonna è dato, da Dio a Maria De
Mattias, fin dai primi anni della sua vita ed è la
Vergine stessa ad invitarla a lasciarsi guidare da
lei. E’ famoso il primo incontro avvenuto con la
Vergine, mediante l’attenzione data ad una immagine. Raccontando al Merlini i movimenti interiori
dei primi anni della giovinezza, scrive: Era allora
sul finire degli anni 15 circa. Seguitava con le sue
vanità a trattenersi assai tempo nello Specchio per
accomodarsi i suoi capelli. Vi era una bella Immagine di Maria Santissima.1 Spesso voltava l’occhio
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
in essa, e
sentiva dirsi − Vieni a me
− ed Ella: ‘Madonna mia aiutatemi’ e
la salutava con un’Ave
Maria. Incominciò a
prendere gusto nel
visitare quella cara
Immagine, e spesso
andava a trattenersi ai suoi piedi
Santissimi lasciando lo Specchio,
ma non del tutto.
Incominciò a sentire una certa interna affezione a questa
cara sua Immagine, non
poteva stare senza di essa;
partendo gli restava nel
cuore tanto vivamente, e non
vedeva l’ora di ritornare. Gustava molto i discorsi spirituali
del suo Genitore: domandavali
del come doveva fare orazione
alla Madonna, ed egli: dite:
Maria Santissima datemi lume.
Dicevale ancora il detto genitore che l’orazione doveva farsi
con tutto il cuore. Andava essa
dall’Immagine, e ripeteva più
volte le sudette parole. Non mai
però era contenta perchè non
gli pareva di dirle con il cuore,
come gli veniva insegnato, e però
s’industriava con grandi sforzi,
ma la Vergine benedetta incomin-
ciò essa stessa a darle istruzione. Tutto era nel segreto del
cuore, quı` davagli illustrazioni,
rimproverandola delle vanità,
mostrandole il suo caro figlio, ed
il desiderio che esso ha di farsi
amare dalle anime da Lui ricomprate col suo Prezioso Sangue.
Restava come senza parole con
gl’occhi fissi alla cara sua Immagine, pieni di lacrime: ed ogni
tanto ‘Maria aiutatemi’2.
La Madonna delicatamente
attrae a sé il giovane suo cuore
e diventa la sua personale
maestra e confidente. In questo
crescente dialogo con la Vergine,
si sente aiutata ad innamorarsi
di Gesù Crocifisso e a imitarlo,
acquisendo un ruolo specifico
di guida nel suo discernimento
vocazionale. La Chiesa si mostra
sempre attenta a guidare i suoi
figli nella ricerca vocazionale.
Proprio in questo mese mariano,
essa celebra la cinquantunesima
giornata mondiale di pastorale
vocazionale. Ogni vocazione,
pur nella pluralità delle strade,
richiede sempre un esodo da
se stessi per centrare la propria
esistenza su Cristo e sul suo
Vangelo superando i modi di
pensare e di agire non conformi
alla volontà di Dio. In Maria
De Mattias è la Vergine ad
accompagnarla
in
questo
cammino di purificazione e
di rinnovamento: Il Signore
con modo particolare andava
sgombrando dalla mia mente
le tenebre della mia ignoranza,
facendomi conoscere, che in lui
solo vi era la vera consolazione,
non gia` dove l’andavo cercando
io, cioè nelle vanità, e nei
piaceri di questo mondo. Il
tutto mi avveniva per mezzo di
Maria Santissima, alla quale mi
raccomandavo, acciò mi dasse
luce.3
La Madonna indica la via
4
per piacere al suo Figlio Gesù
che la De Mattias desidera
ardentemente.
La
Vergine
mostrando il Calvario e la croce,
la invitava a salire. Di fronte
alle esigenze evangeliche che
possono spaventare un cuore
tanto delicato e sensibile, come
quello della nostra Santa, la
Vergine stessa additandole il
Calvario, la conforta, ricolmando
il suo cuore di pace e facendole
sentire nel suo animo la sua
materna protezione: Non temere
che io non ti abbandonerò.
Grande è la fiducia che è andata
crescendo verso la Madonna e
in lei trova speranza e certezza
di riuscire in tutto quello che il
Signore le va chiedendo. In lei
c’è una attenzione costante ed è
consapevole del compito di Maria
nell’opera della redenzione e
nella Chiesa, pertanto nei suoi
pensieri, nel suo cuore e nella sua
preghiera, dopo Gesù c’è Maria,
insieme a Gesù c’è sempre
Maria. Maria indica la strada
per incontrare Gesù e ne diventa
mediatrice. Lo dirà Maria De
Mattias in una lettera al Merlini:
Come posso trovare il Figlio
senza la Madre? Il cammino di
sequela è mediato dalla presenza
di Maria che conduce alla fede
e rivela il mistero del Figlio. La
conoscenza di Gesù e l’adesione
a lui è accompagnato dalla
presenza costante della Vergine;
dove c’è la Madre c’è il Figlio e
la Madre guida al Figlio. La sua
missione giunge a compimento
quando il Figlio prende pieno
possesso della creatura. Maria De
Mattias vive questa esperienza ed
ha l’impressione di aver perduto
la devozione alla Madonna e
così confessa: Posso dire con
verita` che negl’anni passati
il respiro del cuore era quasi
sempre accompagnato dal Nome
santissimo di Maria, ed ora piu`
spesso di quello, è il dolce Nome
di Gesù.4 In realtà l’amore alla
Madre si è rafforzato ed è giunto
a maturazione, perché ha portato
all’amore di Gesù. La missione
della Madre è indicare il Figlio:
qualsiasi cosa vi dirà, fatela (Gv
2,5). Una spiritualità mariana
conduce a quella cristologica.
L’evento di Gesù si compie
con e in Maria. Per diventare
discepoli di Gesù, usando una
bella espressione di Hans U. von
Balthasar, dobbiamo metterci
gli occhiali di Maria per vedere
meglio il Cristo. Questo pensiero
lo troviamo in forma sintetica
in Luigi Grignion de Monfort
con grande forza e chiarezza:
Ad Jesum per Mariam. I santi
scelgono sempre questa via:
andare a Cristo con la guida di
Maria. La via per essere cristiani
è passare per Maria, che unita al
Figlio, apre ai figli la via che a
Lui conduce.
Silvana Crolla, ASC
1. Si tratta del quadro della divina maternita`, tela di notevole pregio che ritrae la
Vergine incinta, con le mani giunte in atteggiamento di profonda riflessione. . La tradizione attribuisce l’opera al pittore ferentinese
Desiderio De Angelis, pro zio della mamma
Ottavia. Ora è conservato gelosamente nella cameretta di Maria De Mattias in Acuto
“Casa Madre”
2. MARIA DE MATTIAS, Lettere. Roma
2005, vol. II, n. 641, p. 590-591
3 Idem, vol. I, n. 20, p. 117
4 Idem, vol . III, n. 857, p.309
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
percorsi formativi
Verso l’Anno mondiale della Vita Consacrata
Rallegratevi
Un invito alla vita consacrata ad abitare le terre della gioia
La gioia del Vangelo riempie il
cuore e la vita intera di coloro che
si incontrano con Gesù. Con Gesù
Cristo sempre nasce e rinasce la
gioia.i
L’incipit dell’Evangelii gaudium
nel tessuto del magistero di papa
Francesco suona con vitalità
sorprendente,
chiamando
al
mirabile mistero della Buona
Novella che accolta nel cuore della
persona ne trasforma la vita. Ci
viene raccontata la parabola della
gioia: l’incontro con Gesù accende
in noi l’originaria bellezza, quella
del volto su cui splende la gloria
del Padre (cf 2 Cor 4,6), nel frutto
della letizia.
La Congregazione per gli
Istituti di vita consacrata e le
Società di vita apostolica con la
lettera “Rallegratevi” apre ad
un itinerario comune, luogo di
riflessione personale, fraterna,
d’istituto, mentre camminiamo
verso il 2015, Anno mondiale
che la Chiesa dedica alla Vita
consacrata. Un cammino per
rivisitare il magistero del Santo
Padre, non tanto per ricordare i
fondamenti della sequela Christi
nel celibato per il Regno sapientemente illustrati negli anni
da un ricco magistero ecclesiale
- quanto per verificarne il frutto.
Una vocazione fondata in Cristo
nella forma del Vangelo, deborda
di gioia: «la mia gioia dimori in
voi e la vostra gioia sia completa»
(Gv 15, 20).
Questa è la bellezza della
consacrazione: è la gioia, la
gioia…ii
La Lettera ha una struttura
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
semplicissima. Si compone di due
icone bibliche e alcune domande
per la riflessione
Prima Icona
Rallegratevi, esultate, sfavillate di
gioia… (Is 66,10-14)
Da questa icona, consapevolezza
di un Dio che pronuncia e mantiene
le promesse, un Dio madre la cui
presenza ci illumina e ci rende
capaci di illuminare si sviluppano
due voci:
La vocazione
Papa Francesco guida il nostro
sguardo sul fondamento spirituale
della nostra umanità per vedere
ciò che ci è dato gratuitamente
per libera sovranità divina e libera
risposta umana: Allora Gesù,
fissatolo, lo amò e gli disse: “Una
cosa solo ti manca: va vendi
5
quello che hai e dallo ai poveri e
avrai un tesoro in cielo; poi vieni
e seguimi” (Lc 18, 22).
Questo
indicibile
mistero
che ci portiamo dentro e che
partecipa all’ineffabile mistero
di Dio, trova l’unica possibilità
di interpretazione nella fede: «La
fede è la risposta a una Parola
che interpella personalmente, a
un Tu che ci chiama per nome»1
e «in quanto risposta a una Parola
che precede, sarà sempre un
atto di memoria. Tuttavia questa
memoria non fissa nel passato ma,
essendo memoria di una promessa,
diventa capace di aprire al futuro,
di illuminare i passi lungo la via»2
La fedeltà
Chi ha incontrato il Signore e lo
segue con fedeltà è un messaggero
della gioia dello Spirito. «Solo
grazie a quest’incontro o reincontro con l’amore di Dio, che
si tramuta in felice amicizia, siamo
riscattati dalla nostra coscienza
isolata e dall’autoreferenzialità».3
La persona chiamata è convocata a
se stessa, cioè al suo poter essere.
Forse non è gratuito dire che la crisi
della vita consacrata passa anche
dall’incapacità di riconoscere tale
profonda chiamata, anche in coloro
che già vivono tale vocazione.
Viviamo una crisi di fedeltà, intesa
come consapevole adesione a una
chiamata che è un percorso, un
cammino dal suo misterioso inizio
alla sua misteriosa fine.
Seconda icona
Consolate, consolate il mio
popolo dice il vostro Dio. Parlate
al cuore di Gerusalemme. (Is 40,
1-2).
Da questa seconda icona si
sviluppa la modalità dei consacrati
di abitare la città umana.
Papa Francesco affida ai
consacrati e alle consacrate questa
missione: trovare il Signore che
ci consola come una madre e
consolare il popolo di Dio. Dalla
6
gioia dell’incontro con il Signore
e della sua chiamata scaturisce il
servizio nella Chiesa, la missione:
portare agli uomini e alle donne
del nostro tempo la consolazione
di Dio, testimoniare la Sua
misericordia.4 Tanto coniugato
nei moduli della fraternità, della
prossimità della profezia.
Per la riflessione
Nella terza parte della Lettera
si aprono le domande di papa
Francesco. E riteniamo che sia la
provocazione più feconda.
Lo Stile
Una Lettera ha forma breve,
non supponente, non vuole
insegnare, né affermare dogmi:
non ne ha né l’intenzione, né il
format. Una lettera si tiene in una
mano, piccola cosa, ma se è di
una persona cara la si custodisce
con cura e si ritorna a leggerla
allorché l’ambiente si ingrigisce, il
cammino si fa sassoso, i pensieri
si scuriscono e il cuore non ha più
sogni. La si legge perché con essa
si fa presente e viva la persona che
l’ha inviata, le sue intenzioni, i
suoi pensieri, gli affetti, i desideri.
L’autore di questa lettera è il Papa.
La sua statura spirituale, le sue
preferenze, i suoi obiettivi, le sue
speranze i suoi orizzonti in queste
brevi pagine si rivelano come in
uno specchio.
Frammenti, parole, immagini,
intuizioni: una sintassi minore,
che non si innalza nel raccordo
logico e sistematico di concetti
che appaghino una cultura “colta”,
ma
nell’urgenza
premurosa
dell’indicare il vangelo della vita.
Parola non staccata e sterile, ma
parola costretta ad entrare nella
terra, a sporcarsi con il fango della
strada, a limitarsi nelle apparenti
compromissioni che non sono
altro che “incarnazione del verbum
nel grembo dell’umanità” spesso
cieca e sofferente.
Penso che questa lettera faccia
un’operazione di mediazione
restituendo
al
carattere
magisteriale delle parole del Santo
Padre il tono di una conversazione
privata, calda, diretta, intima,
non per questo meno autorevole.
È l’atmosfera in cui si legge
di norma un messaggio che
interpella direttamente. Dalle
domande di papa Francesco siamo
messi a nudo, non possiamo
nasconderci dietro paludamenti
che rassicurano, dietro costruzioni
di pensiero che c’impegnano in
lunghe acquisizioni e soddisfano il
nostro sapere, assicurandoci nella
dottrina che la vita consacrata
ha identità e valore nella Chiesa.
Niente di tutto questo. Siamo
messi a nudo dalla minorità delle
parole, pensieri scarni, essenziali,
senza ornamenti che imbelliscano.
Frasi icastiche che, se vuoi ti
entrano dentro e vi rimangono
a interrogarti. Non sui principi,
non sulla teologia o il diritto della
vita consacrata, ma sulla vita che
tu esprimi, che tu vivi, che tu
testimoni con il tuo celibato per il
Regno dei cieli, vissuto secondo la
forma scelta da Cristo sulla terra.
Non c’è bisogno di aver studiato
molto per entrare nel significato
delle parole, ma piuttosto di aver
vissuto molto. Papa Francesco
ti interroga sulla sapienza che ti
viene dall’aver ascoltato molto,
dall’aver pregato molto, dall’aver
camminato molto dietro Cristo,
dall’aver
incontrato
molti,
sporcandoti con i problemi del
mondo. Papa Francesco ti chiede
se proprio per questo sei capace
di assaporare il pane e godere la
fragranza del suo profumo, di
bere l’acqua e di provare il ristoro
della sua freschezza. Ecco Papa
Francesco con le sue domande ci
chiede ragione della nostra vita
consacrata. Sembra che Papa
Francesco voglia “traghettarci”
da un dire locutorio a un dire
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
perlocutorio. Da un enunciato
constativo che secondo la
tradizione filosofica dice qualcosa
di vero o falso ad un enunciato
performativo
che
sembra
descrivere un’azione ma invece
la compie. Papa Francesco non ci
chiede di passare dall’enunciato:
L’amore è quella relazione di
reciprocità tra due persone,
all’enunciato: Io ti amo. Un invito
autorevole rivolto a noi con la lievità
della fiducia, un invito ad azzerare
le argomentazioni istituzionali e
le personali giustificazioni, una
parola provocativa che giunge a
interrogare il nostro vivere a volte
intorpidito e sonnolento, vissuto
spesso al margine della sfida se
aveste fede quanto un granello
di senapa (Lc 17, 5). Un invito
che ci incoraggia a muovere lo
spirito per dare ragione al Verbo
che dimora tra noi, allo Spirito che
crea e che costantemente rinnova
la sua Chiesa.
Ci chiede ragione principalmente
su due necessità: se abbiamo
percorso il cammino della minorità
del Vangelo e se in tale cammino
abbiamo tessuto relazioni di
consolazione.
Ci
pone
come
verifica
l’esperienza della gioia. Nella
letteratura pianistica c’è un
Preludio di Chopin, op 64 n.2
dal titolo La goccia d’acqua.
Prende avvio da una sola nota
un LA, a cui Chopin compone
nell’ armonia imprimendole il
suono di una goccia di pioggia
che cade. Un’unica nota modulata
in semibrevi, crome, terzine,
composta in accordi armonici
complessi, a volte tempestosi,
a simulare vento e tempesta del
duro inverno, a volte leggeri e
limpidi per dire la pioggerellina
di primavera. Ma sempre un LA a
modulare la melodia dell’opera, a
strutturarla su un tessuto musicale
armonicamente
intenso,
che
sfuma gradualmente nel finale
semplificato con maestria, fino a
che essa risuoni semplice e nuda,
nuovamente una nota, un LA. Una
semplice goccia d’acqua.
Penso che questa Lettera sia
percorsa da un LA, un’unica
goccia d’acqua che rende ragione
alla certezza di Papa Francesco:
«Volevo dirvi una parola e la
parola è gioia. Sempre dove sono
i consacrati, sempre c’è gioia!»
Gioia di vivere di una presenza,
gioia di raccontare la buona
novella che ti salva la vita. Questo
vi ho detto, perché« la mia gioia
sia in voi e la vostra gioia sia
piena» (Gv. 15,11
Nicla Spezzati, ASC
1 FRANCESCO, Lettera Enciclica Lumen
fidei, (29 giugno 2013), n. 8, in: AAS 105
(2013), 555-596.
2 Ibidem, n. 9.
3 FRANCESCO, Esortazione apostolica
Evangelii gaudium, (24 novembre 2013),
LEV, Città del Vaticano, 2013, n. 8.
4 Cfr FRANCESCO, Autentici e coerenti,
papa Francesco parla della bellezza della
consacrazione, [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013],
in: L’Osservatore Romano, lunedì-martedì
8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
i FRANCESCO, Esortazione apostolica
Evangelii gaudium, (24 novembre 2013),
LEV, Città del Vaticano, 2013, n. 1.
ii FRANCESCO, Autentici e coerenti,
papa Francesco parla della bellezza della
consacrazione, [Incontro con i Seminaristi,
i Novizi e le Novizie, Roma, 6 luglio 2013],
in: L’Osservatore Romano, lunedì-martedì
8-9 luglio 2013, CLIII (155), p. 6.
Gioisce
la Madre Chiesa
Facendo nostre le parole di Papa
Giovanni XXIII all’apertura del
Concilio Vaticano II, possiamo dire
che ancora una volta, oggi, 27 aprile
2014, la Chiesa è stata in festa per la
canonizzazione di Papa Giovanni
XXIII e di Papa Giovanni Paolo II.
Un evento mondiale, perché Roncalli
e Wojtyla sono tra i pontefici che più
di altri hanno modificato il volto della
Chiesa Cattolica e reimpostato il
rapporto con i fedeli (dall’adozione
delle lingue nazionali nella liturgia
introdotta dal Concilio Vaticano II,
all’evangelizzazione ‘globetrotter’
del primo Papa non solo straniero, ma
dell’Est Europa eletto in piena Guerra
Fredda) e di conseguenza la loro
celebrazione “travalica” certamente
il valore religioso per rivestirne
uno altamente simbolico. In questa
domenica, mentre si respira ancora
il clima della Pasqua, i due pontefici
si sono ritrovati uniti nell’abbraccio
dei fedeli. Ci chiediamo quale siano
i punti di contatto tra di loro. Il primo
fu considerato di “transizione”, in
realtà fece transitare la Chiesa verso
l’epoca moderna, spalancando le
porte al Concilio Vaticano II con il
gesto del profeta, così come si apre
la finestra della stanza, e lasciando
i Cardinali - a cui aveva annunciato
l’evento - in un “impressionante,
devoto silenzio”. Uomo semplice, ma
combattivo; buono, ma non ingenuo,
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
capace di rompere gli schemi per
fare spazio alla novità di Dio. Mite,
ma deciso nel gridare al mondo che
la Pace è un bene sacro e che se il
nostro sogno non vola alto, siamo
cristiani mediocri che si accontentano
di programmazioni apostoliche di
laboratorio. Parole che per gli uni
erano delle boccate di ossigeno e
per altri fastidiose soffiate di vento
contrario. In punto di morte dirà
a Mons. Capovilla: Non ci siamo
soffermati a raccogliere i sassi che ci
venivano buttati addosso. Abbiamo
pregato,
abbiamo
perdonato,
abbiamo servito. Questo solo conta.
Il mondo intero lo pianse; oggi loda il
Signore per lui.
7
Poi venne un altro uomo, che prese
di nuovo il nome di Giovanni. Veniva
da lontano e anche lui fu chiamato
a rompere gli schemi e a guidare la
Chiesa in un’altra transizione, riconoscendo che ciò che affliggeva
le realtà parrocchiali era la fatica di
trasmettere la passione di credere a
chi l’aveva persa da un pezzo. Prese
l’iniziativa di aprire una via al Vangelo nelle condizioni che di tempo
in tempo apparivano assai mutevoli.
Puntò sui giovani, li radunò, li incoraggiò, li rese testimoni e missionari
e lui per primo si fece Viaggiatore.
Giovanni Paolo II sapeva che si trattava di rigenerare quelle braci di
fuoco che se ne stavano sepolte sotto
una coltre di cenere, quell’entusiasmo
degli inizi capace di immettere speranza di futuro nelle vene della storia.
Percorse tutto il mondo, prima con i
passi e poi con il pensiero, in ultimo
portando la Croce con il Maestro.
Papa Giovanni XXIII e Giovanni
Paolo II, non custodi di un museo,
ma coltivatori di un giardino fiorito,
uomini che affrontarono con coraggio
la vita, confidando nella presenza
del Signore. Da Sotto il Monte a
Cracovia, in un risuonare di campane
a festa, gioisce la Madre Chiesa per
questi suoi
8
figli che tanto l’hanno amata.
Sembra quasi un’esagerazione celeste. Mai prima d’oggi era capitata un’abbondanza così copiosa: la
cerimonia di canonizzazione di due
papi alla presenza di due papi ancora
vivi (Benedetto XVI e Francesco).
Verrà annoverata negli annali come
una delle tante prime volte alle quali
ci costringe la sorpresa di un’epoca
storica nella quale due papi convivono all’ombra dello stesso cupolone
e guidati dallo stesso Dio. La storia di
questi due papi che ora sono elevati
al rango di santi, è infatti la storia di
due uomini che hanno creduto per
davvero come l’impossibile per noi,
sia il possibile di Dio, anche se le
loro avventure umane e spirituali furono tutt’altro che semplici e prive
d’ostacoli.
La loro genialità fu quella
d’intravedere delle braci di fuoco sotto una spessa coltre di cenere. E, forti
dell’estrosità ch’era loro connaturale,
seppero mostrarsi artisti proprio nel
momento in cui sembrava non esserci
più posto per la passione e l’ardire, il
coraggio e la fedeltà, l’intuizione e
la volontà. Dalla Pacem in terris di
Giovanni XXIII alla Centesimus Annus di Giovanni Paolo II sta racchiusa
la risposta del Cielo alla prima metà
del ventesimo secolo: in un’epoca
che ha contemplato in mondovisione cosa accade quando l’uomo
si mette al posto di Dio, l’opera
silenziosa e rivoluzionaria di
questi due uomini mostrò
in anteprima come sia
possibile rispondere
alla storia in un
modo più umanizzante, meno barbaro.
A distanza di decenni –
che non significa in ritardo
bensì con serietà d’intenti,
e rifuggendo da facili entusiasmi
– la Chiesa li ha dichiarati santi:
gente, cioè, che con il prossimo ha
condiviso la quotidianità e con Dio ha
scommesso sulla possibilità d’essere
uomini diversi, intravedendo nel
cristianesimo, prima di ogni altra cosa,
una forma più alta di umanizzazione.
La Chiesa che essi guidarono, era
forse una Chiesa che faticava ad essere
compresa: parole antiche che non
parlavano più, celebrazione desuete,
forme di pietà e di carità che non
trafiggevano più l’immaginazione
della gente. Giovanni XXIII prese la
Chiesa e la mandò in Concilio, nel
gesto più intrigante degli innamorati:
essa vi entrò vestita da Maestra e
dopo tre anni d’attenta e meticolosa
cura ne uscì con i lineamenti di una
madre sorprendente. Attribuiscono a
Giovanni XXIII quella frase che oggi
suona come un compendio del suo
pontificato e della sua santità: Non
siamo al mondo per custodire un
museo, ma per coltivare un giardino
fiorito. I cristiani come dei giardinieri,
non dei portinai. Quel giardino ch’è
stato poi il vero cuore di Giovanni
Paolo II: con l’orecchio al cuore di
Dio e la mano al ritmo del mondo,
seppe andare incontro all’uomo là
dove esso si trovava. Senza sconti,
col prezzo dell’amore addosso e la
follia dei cantori, ruppe le frontiere
e sgretolò i muri per costruire i ponti
d’ingresso a quel giardino. La loro
grandezza – ora diventata santità – fu
quella di saper vincere anche le loro
debolezze per non ostacolare quel
cammino della Grazia che era acceso
dentro i loro cuori. Forse per questo
oggi, 27 aprile 2014, Piazza san Pietro
era gremita a festa, e giustamente: ci
sono giorni in cui non basta ascoltare
un racconto ma si avverte il desiderio
forte di toccare qualcosa, d’incontrare
Qualcuno, d’imbattersi in una storia
che narri che tutto può cambiare,
che niente deve rimanere com’è. La
santità, seppur così apparentemente
lontana e misteriosa, rimane l’augurio
più bello per ogni figlio e figlia che
entri dentro la grande tradizione
cristiana. Quella che oggi, con quattro
papi nell’abbraccio festoso della folla,
ha voluto esagerare.
Anna Grazia Di Liddo, ASC
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
Maria SS.ma nei Santi Papi
Giovanni xxiii e
Giovanni Paolo iI
Il Rosario della Vergine
Maria è la lettera apostolica di
San Giovanni Paolo II scritta
nell’anno 2002 all’inizio del suo
venticinquesimo di Pontificato.
A distanza di poco più di un
decennio, all’inizio del mese di
maggio che secondo la nostra
tradizione è dedicato a Maria
SS.ma. ripercorriamo quella
lettera apostolica che ci addita
il Rosario come la dolce catena
formata da tante piccole rosa, ben
50, che ci rannodano a Dio.
Questa preghiera ha un grande
significato dal cuore cristologico.
Con essa contempliamo la
bellezza del volto di Gesù Cristo
attraverso i principali episodi
della vita di Gesù.
“Recitare il Rosario non è altro
che contemplare con Maria il
volto di Cristo” (RVM, 3).
Nel primo capitolo della lettera si
pone l’attenzione sull’importanza
di fissare gli occhi sul volto di
Cristo riconoscendolo nei misteri
del cammino ordinario e doloroso
della sua umanità. Fissare gli
occhi sul volto di Cristo è fissarli
sul volto di Maria. “Il volto
del Figlio le appartiene a titolo
speciale. È nel suo grembo che
si è plasmato, prendendo da Lei
anche un’umana somiglianza che
evoca un’intimità spirituale certo
ancora più grande” (RVM, 10).
Il Rosario è per sua natura una
preghiera contemplativa. Esige un
ritmo tranquillo e meditativo dei
misteri della vita di Gesù. Pregare
con Maria è una contemplazione
cristologica.
Ricordare Cristo con Maria
“Il contemplare di Maria è
innanzitutto
un
ricordare”
(RVM, 13). Lei serbava tutto nel
suo cuore. Con il Rosario noi
innalziamo a Dio una preghiera
incessante di meditazione su
Cristo con Maria. Pregandolo la
nostra vita si plasma e si assimila
sempre più a Cristo.
Imparare Cristo da Maria
“Cristo è il Maestro per eccellenza,
il rilevatore e la rilevazione. Non
si tratta solo di imparare le cose
che Egli ha insegnato, ma di
imparare Lui” (RVM, 14). E qui
la maestra d’eccezione è Maria
perché nessuno meglio di Lei
conosce Gesù. Chiediamo con
Lei l’obbedienza della fede che la
fa serva del Signore.
Conformarsi a Cristo con
Maria
“La spiritualità cristiana ha
come suo carattere qualificante
l’impegno
del
discepolo
di conformarsi sempre più
pienamente al suo Maestro (cfr
Rm 8,29;)” (RVM, 15). Con la
preghiera del Rosario vi è una
crescente assimilazione a Cristo
in compagnia di Maria. “Essa
ci immette in modo naturale
nella vita di Cristo e ci fa come
‘respirare’ i suoi sentimenti”
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
(idem). Nel Rosario la vita di
Gesù e di Maria si congiungono.
Supplicare Cristo con Maria
“A sostegno della preghiera, che
Cristo e lo Spirito fanno sgorgare
nel nostro cuore, interviene Maria
con la sua intercessione materna.
‘La preghiera della Chiesa è
come sostenuta dalla preghiera di
Maria’ (CCC, 2679)” (RVM, 16).
Gesù è Via della nostra preghiera,
Maria mostra questa Via. Ecco
allora che il Rosario è insieme
mediazione e supplica perché
l’intercessione materna di Maria
può tutto presso suo Figlio.
Annunciare Cristo con Maria
“Il Rosario è anche un percorso di
annuncio e di approfondimento,
nel quale il mistero di Cristo
viene continuamente ripresentato
ai diversi livelli dell’esperienza
cristiana” (RVM, 17). Maria,
Vergine del santo Rosario
continua ad annunciare Cristo nel
nostro millennio pieno di sfide
per continuare ad evangelizzare il
mondo intero.
Il Santo Papa Giovanni paolo II
concluse la sua lettera con questo
appello:
“Carissimi fratelli e sorelle! Una
preghiera così facile, e al tempo
stesso così ricca, merita davvero
di essere riscoperta dalla comunità
cristiana” (RVM, 43). Anche
Papa Giovanni XXIII diversi
anni prima, nel 1961, scrisse una
lettera apostolica Il Religioso
9
Convegno dove parlò della
devozione del Santo Rosario. “Il
Rosario crea comunione con Dio,
[…] è una vibrante elevazione
dello Spirito, è colloquio con il
Signore ricercato nella sublimità
e tenerezza dei suoi misteri di
amore misericordioso per la
umanità tutta intera”.
Anche per San Giovanni
XXXIII il Rosario è via di
In questo mese di maggio
sentiamoci uniti nel pregare il
Rosario. Chiediamo a Dio Padre
il dono di tante e sante vocazioni
per la nostra Congregazione;
chiediamo il dono del lavoro per
tutti coloro che lo hanno perso; la
speranza e la fede per coloro che
sono in ricerca.
1
Milena Marangoni ASC
2
3
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7
8
contemplazione pura, luminosa,
mistica
dei
misteri
della
redenzione di Cristo. È riflessione
intima tra coloro che lo pregano
e Gesù stesso con Maria. Infine
è intenzione pia, cioè supplica
universale di tutti e di ciascuno
che sale a Dio da ogni angolo della
terra. “Oh!, sempre bello, così, il
Rosario del fanciullo innocente
e dell’ammalato, della vergine
consacrata al nascondimento del
chiostro o all’apostolato della
carità, sempre nell’umiltà, e nel
sacrificio, dell’uomo e della donna
padre e madre di famiglia, nutriti
di alto senso di responsabilità …”.
Il Rosario è ancora oggi valida
invocazione di pace universale.
Per chi volesse approfondire
questa preghiera suggerisco
“Il piccolo saggio di devoti
pensieri dei misteri del Rosario
a complemento della Lettera
apostolica
‘Il
Religioso
Convegno’”.
Rosario 1: La nascita di Gesù
Rosario 2: Presentazione di Gesù
al tempio
9
Rosario 3: Gesù con i dottori del
tempio
Rosario 4: Il battesimo di Gesù
Rosario 5 : L’annuncio del Regno
Rosario 6
10
Rosario 7 : Il Cristo
Rosario 8: La trasfigurazione
Rosario 9: Incoronazione di spine
Rosario 10: La crocifissione
Rosario 11: La resurrezione
11
12
Rosario 12: L’ascensione di Gesù
al cielo
Vita della Regione e delle Fondazioni
Nella memoria la gratitudine
La notizia improvvisa della
morte di Don Giulio Martelli,
CPPS - il 23 aprile 2014 - ha
raggiunto rapidamente tutte le
comunità della Regione ASC
Italia suscitando in tutte stupore
e gratitudine per il Bene e la
ricchezza di Grazia ricevuti dalla
nostra Famiglia Religiosa.
Certamente la viva memoria del
contributo offerto a noi da Don
Giulio, corre veloce e nitida al
tempo postconciliare, con tutta la
sua ricchezza di fervore e con la
forza delle grandi attese suscitate
in tutta la Chiesa .
Don Giulio ci ha guidate, infatti,
magistralmente alle Fonti della
fondazione e riscoperta della
Spiritualità del Sangue di Cristo,
mettendoci all’ascolto della Sacra
Scrittura, alla scuola sapiente dei
Padri della Chiesa, introducendoci
al cuore del Mistero Pasquale per
la via maestra della santa Liturgia
e, ancora, facendo risuonare al
nostro cuore la voce e l’esperienza
viva dei grandi Mistici.
questo serbatoio le movenze e la
preziosa energia del passaggio
dalla devozione alla spiritualità
del Sangue prezioso – spiritualità
nutrita alla Fonte della Parola,
dell’insegnamento dei Padri della
Chiesa, alla scuola della santa
Liturgia e sulla testimonianza viva
dei grandi della Mistica cristiana.
Insomma, don Giulio ci ha
portato - attraverso la mediazione
teologica – a rifondare la stessa
visione antropologica, illuminando
l’esperienza della nostra vita
cristiana, umana e spirituale, fino
Dalle testimonianze spontanee ad educarci alla ricchezza e alla
espresse da molte nostre Sorelle, di profondità del Mistero eucaristico
diverse età ed esperienza, emerge e di tutta la vita sacramentale.
la variegata ricchezza accolta Sono stati questi i primi e basilari
e assimilata nelle privilegiate passi di un cammino nuovo,
circostanze d’incontro e ascolto di giovane e vigoroso nel quale i
questo nostro Confratello. Come tratti della nostra spiritualità,
non ricordare i Corsi di esercizi incentrata sul Sangue di Cristo,
spirituali che ci ha offerto nell’ hanno potuto delinearsi e offrirsi a
Abbazia a san Felice di Giano, in noi come nuovo orizzonte di Fede
occasione di giornate di ritiro e/o e di Speranza per una vita interiore
di studio, nei percorsi formativi ed un servizio apostolico fruttuoso
alle giovani Juniores, nelle stesse della santa Carità!
Ora chiediamo anche a Lui
Conferenze di studio, attraverso
i suoi testi via via pubblicati - e di intercedere per noi presso
anche recentemente riproposti - l’Agnello un rinnovato fervore di
vita, autenticità di testimonianza
sulla Rivista “Nel Segno …”.
Tutte noi abbiamo attinto a nel servizio apostolico, fervore
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
di vita fraterna per l’intera nostra
Famiglia.
Certamente l’evento della malattia,
manifestatasi con severa gravità,
ha impresso un’accelerazione
alla plasmazione
della sua
persona a “immagine sempre più
somigliante” dell’Agnello mite ed
umile , proprio come sempre aveva
incoraggiato quanti ha avvicinato
nel suo prezioso ministero di
sacerdote e missionario del Prez.
mo Sangue.
Nella Eucaristia comunitaria
della casa regionale, l’indomani
del “dies natalis” di Don Giulio,
è stata celebrata una S. Messa in
rendimento di grazie per il dono
grande della sua dedizione alla
nostra Famiglia religiosa e in
preghiera di suffragio per affidarlo
alla ricchezza dell’Amore nel
quale l’Agnello immolato ci ha
redenti.
A nome di tutte le Suore
Adoratrici, in gioioso canto corale,
“rendiamo grazie a Dio” per il
dono di questo nostro Fratello,
sacerdote e missionario. La fede
pasquale che celebriamo in questo
tempo ci fa capaci della speranza
che don Giulio ora goda la beata
visione dell’Agnello Vittorioso di
cui tanto ha cercato di conoscere i
lineamenti e la missione, facendosi
suo araldo mentre educava in noi
“il palato del cuore” a gustarne la
Bellezza e ad accoglierne la forza
salvifica. Davvero don Giulio ha
saputo insegnare e inculcare nella
profondità interiore delle nostre
anime l’amore per l’Agnello
immolato e risorto, nostra unica
passione grande! Deo gratias!
Giuseppina Fragasso, ASC
11
Il rispetto della tua dignità
Meeting dei giovani a Trani - 30 marzo 2014
Il meeting dei giovani svoltosi
lo scorso 30 marzo a Trani, ha
trattato un tema tanto importante
e attuale, quanto sottovalutato:
Il rispetto della tua dignità.
Inserito nella tematica annuale
della
Pastorale
Vocazionale
Apriti alla Verità, porterai la
Vita, nell’appuntamento annuale
si è voluto parlare non solo
della violenza sulle donne, nella
forma del femminicidio e della
prostituzione, ma anche degli atti
che ledono il rispetto della vita,
come l’aborto.
Testimoni d’eccezione come
don Aldo Bonaiuto, successore
di don Oreste Benzi alla guida
dell’Associazione Comunità Papa
Giovanni XXIII e Loredana, una
giovane donna vittima di violenze
e oggi volontaria presso la stessa
Associazione. Don Aldo, ricordando le parole e il senso di giustizia
di don Oreste, sosteneva che non
si può fare per carità ciò che deve
essere fatto per giustizia e che il
cristiano deve rendersi insopporta-
bile l’ingiustizia: l’aborto, il primo
grande omicidio, oltre ad uccidere
quel piccolo bambino, uccide la
dignità della madre. Infatti la dignità è qualcosa di reciproco, è essere rispettati e rispettare. Quante
donne oggi si portano nel cuore, a
distanza di tanti anni, la ferita di
quell’aborto fatto in un momento
di disperazione. Loredana, operatrice volontaria presso la Comunità Papa Giovanni XXIII di Andria, con forza affermava che agli
occhi di Dio non c’è alcuna differenza tra ciascuno di noi e una ragazzina costretta a prostituirsi per
le strade dei nostri paesi o delle
periferie delle grandi città; infatti
ciò che ci rende degni d’esistere è
il Suo amore e per questo tutto ciò
non può lasciarmi indifferente. Il
Sangue di Gesù versato per amore
per ciascuno di noi fino all’ultima
goccia testimonia il valore della
nostra vita. Noi valiamo l’amore
di Cristo. Siamo stati ri-comprati
a caro prezzo. Entrambe le testimonianze sembrano far leva su un
aspetto comune, cioè l’esigenza di
rompere il muro dell’indifferenza
che di fronte alle ingiustizie ci fa
chiudere gli occhi e addormenta il
cuore lasciandoci immobili.
Colgo anche l’occasione per
condividere con voi l’esperienza
che ho vissuto durante il meeting;
stavo ascoltando gli interventi
quando un amico mi chiama:
dovevo indossare il pupazzo in
gommapiuma rappresentante santa
Maria De Mattias e intrattenere
i giovani. Ho camminato, corso,
saltato, ballato e sudato tantissimo
e alla fine della giornata sentivo
le ossa rotte, ma ho capito che
vestendomi di Mariuccia mi ero
svestita della mia indifferenza
e questo mi ha permesso di
incontrare gli sguardi, i volti,
le emozioni e le reazioni delle
persone lì presenti, di rivedermi in
loro e vedere in ognuno Cristo.
Lorenza Romano
Incontro formativo campi lavoro
Albania e Guinea Bissau
Il 3 e 4 maggio presso l’Istituto
Preziosissimo Sangue di Bari, ci
siamo riuniti per il 1° incontro
formativo ai campi di lavoro
organizzati dal Segretariato Missioni
ASC. Il tema dell’incontro seguiva
l’esortazione del nostro caro Papa
Francesco Il Signore vi chiama a
seguirlo e ad essere missionari nella
Chiesa..
Appena arrivati siamo stati
accolti dai sorrisi, dalle premure
e dalle gentilezze delle Suore
Adoratrici del Sangue di Cristo.
Il primo momento vissuto, è stato
proprio quello della conoscenza del
gruppo, che ha posto in luce come,
dall’accoglienza e dall’integrazione
dei doni e delle diversità di ciascuno
nasce l’opera d’arte che solo lo
Spirito Santo compie. Guidati nella
meditazione, ad indossare la veste
del Buon Samaritano con particolare
riferimento alla nostra formazione,
Don Benedetto Labate, missionario
Cpps, che ci accompagnerà nella
missione in Africa, ha descritto in
termini estremamente concreti,
quale deve essere la missione di noi
battezzati, chiamati dallo Spirito
a metterci in gioco alla scuola del
Maestro. Per Gesù il prossimo
è qualsiasi uomo al quale io mi
avvicino. Particolarmente i poveri
e spogliati, che sono sul nostro
cammino (va e fa lo stesso: Lc 10,
37). L’Adorazione eucaristica ha
riproposto l’esortazione alla logica
rivoluzionaria che chiede di servire
chinandoci a lavare i piedi dei nostri
fratelli come ha fatto Gesù. La
serata è terminata con un momento
di agape fraterna gustando l’ottima
cena preparata dalle Suore della casa.
Il Giorno seguente, di buon mattino,
abbiamo vissuto insieme la preghiera
delle lodi e ascoltato i messaggi e le
esortazioni di Papa Francesco: Diamo
voce a Papa Francesco curata da
Suor Isabella Ticconi, Non abbiate
paura di portare il messaggio anche a
chi sembra più lontano e indifferente.
Il Vangelo è per tutti. Siate inviati di
Cristo in tutto il mondo..….
Dopo di ché abbiamo condiviso
tutto il lavoro fatto fino ad allora:
Ognuno di noi è stato invitato ad
esprimere le proprie aspettative
rispetto all’esperienza che vivremo.
Risuonava così negli animi di molti
di noi. Va e anche tu fa lo stesso.
Conclusione? Il Signore ci chiama
a vivere una esperienza di vita e di
servizio alla Sua stessa Scuola. Gesù
ci invita ancora una volta a invertire
la rotta: definire la missione a partire
dal ferito e semimorto. Chi è il
prossimo del caduto nella strada (Lc
10, 36)? E’ ciascuno che si avvicina
a lui e ha avuto misericordia di lui
(Lc 10, 37). E’ colui che ha rotto
il cerchio di se stesso e si ripiega
sull’altro abbandonato.
Tornavo a casa con una certezza
nel cuore : Annunciamo la buona
novella e presentiamo Cristo come
speranza a chi non lo ha ancora
incontrato! Valeria Vitagliano
Dietro il Maestro, Quarto incontro del gruppo Sicar
Siamo giunti al 4° incontro del
gruppo Sicar, svoltosi a Roma
dal 30 aprile al 2 maggio. Ancora
una volta il Signore ha parlato ai
nostri cuori assetati, ha risposto
alle nostre incessanti domande, ha
trasmesso gioia e speranza. Con la
guida di Maria De Mattias abbiamo
riflettuto sul Sangue Preziosissimo
di Gesù che lava e purifica i cuori
dei peccatori, quel Sangue che non
è stato versato invano, Sangue che
scorre ancora oggi per le piaghe
dei nostri tempi: per i disoccupati,
per i separati, per i poveri, per
i giovani senza una meta. Ed è
proprio quel sacrificio della Croce,
quel Sangue versato e donato che
contraddistingue le Adoratrici del
Sangue di Cristo e sul quale si fonda
il loro carisma. Ogni ASC, dunque, si
riconosce nel gesto di Cristo che nel
dono del suo Sangue rivela l’Amore
divino per ciascuna creatura. Nei
successivi incontri abbiamo scrutato
tre figure emblema del Vecchio e
Nuovo Testamento: Abramo, Rut
e Marta e Maria. Le tre storie sono
collegate da un unico concetto
chiave: la conversione. Il primo
brano che abbiamo approfondito
riguarda la chiamata di Abramo. Un
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
giorno Abramo sente la misteriosa
voce di una divinità senza nome
e senza volto che gli dice: “Leck
Leckà”, tradotto nelle nostre
Bibbie con “Esci dalla tua terra”.
Il movimento che fa Abramo non è
di lasciare un luogo, ma di entrare
in se stesso, per interrogarsi su ciò
che egli è diventato. Contrariamente
agli idoli che deve costruire, il Dio
misterioso non chiede di uscire
fuori, verso l’idolo, ma di entrare
dentro per scoprire il duplice volto
di Dio e dell’uomo. Abramo partirà
in questo viaggio misterioso che
lo porterà a scoprire i propri limiti
13
e l’immenso volto del Dio che lo
invita all’essenziale. E saranno
proprio i suoi limiti, le sue paure,
i suoi dubbi a far si che Abramo
diventasse il primo cercatore di Dio.
Il secondo brano volge lo sguardo
sulla storia di Rut, in particolar modo
sulla figura di Noemi, una donna che
ad un certo punto della sua vita, dopo
tanta sofferenza esclama: “Non mi
chiamate Noemi, chiamatemi Mara,
perché l’Onnipotente mi ha tanto
amareggiata! Io ero partita piena
e il Signore mi fa tornare vuota.
Perché chiamarmi Noemi, quando
il Signore si è dichiarato contro
di me e l’Onnipotente mi ha resa
infelice?” (Rut 1,20-21).
Nel
racconto
appaiono
i
sentimenti più reali dell’esperienza
di ogni persona che deve fare i conti
con la tristezza e la gioia, l’angoscia
e la speranza; ma emerge anche
il coraggio, la creatività, la forza,
la fedeltà di queste due donne che
sanno amarsi e solidarizzarsi e
scoprire insieme la presenza di
Dio nelle diverse calamità. Noemi
si attribuisce autonomamente un
altro nome, Mara, che significa
afflitta, triste, sganciandosi da Dio
e accusandolo della sua infelicità.
Ma Dio rimarrà presente nella sua
vita, quella presenza silenziosa che
si prenderà cura delle due vedove
inviando loro Booz che genererà
nuova vita. Anche in questo brano,
infatti, emerge la conversione di
Noemi, quando dirà: “Sia benedetto
dal Signore, che non ha rinunciato
alla sua bontà verso i vivi e verso i
morti!”. Aggiunse: “Questo uomo è
nostro parente stretto; è di quelli che
14
hanno su di noi il diritto di riscatto”
(Rut 2,20).
La terza riflessione si conclude con
l’episodio di Marta e Maria (Lc
10,38-42).
Gesù entra in un villaggio e viene
ospitato in casa di Marta, la quale
aveva anche una sorella, Maria.
Ma mentre Marta è tutta indaffarata
per preparare ogni particolare che
potesse rendere ottima l’ospitalità,
Maria, invece, sembra non fare
apparentemente nulla se non sedersi
ai piedi di Gesù ad ascoltare il suo
insegnamento e quello che diceva.
Ecco allora che Marta va da Gesù
e gli dice: “non vedi che Maria mi
ha lasciata sola a servire? Dille
di darsi una mossa e di venire ad
aiutarmi”. Quella di Marta è una
reazione del tutto umana, dettata
dall’ingiustizia di vedere sua sorella
che non fa niente, mentre a lei tocca
affannarsi. Tuttavia sorprende la
risposta che dà Gesù: “Marta,
Marta, tu ti preoccupi e ti affanni
per troppe cose. Una sola cosa è
necessaria, Maria ha scelto la parte
migliore e nessuno gliela porterà
via”. Maria è quella piccola parte
di Israele che riconosce il Signore,
presta attenzione e ascolto. Il suo
è un atteggiamento di servizio, si
prostra ai suoi piedi per adorarlo.
Marta, invece, sarà chiamata anche
lei alla conversione, al passaggio
dall’azione alla contemplazione.
Anche noi avvolti dai nostri
dubbi, dalle nostre paure siamo
chiamati a rispondere “Eccomi!”
abbandonandoci al grande amore
di Dio, sempre presente nella
nostra vita anche quando non ce ne
accorgiamo. Siamo continuamente
benedetti da Lui e siamo interpellati
a benedirci l’uno con l’altro,
mettendo da parte ogni tipo di
rancore, diffidenza nei confronti di
coloro che incontriamo durante il
cammino della nostra vita. Risuona
in me in questo momento il grido
di Giovanni Paolo II: “Non abbiate
paura, aprite anzi spalancate le
porte a Cristo!”. Che aspettiamo a
spalancare quella porta?
L’incontro si è concluso con
un forte momento di adorazione
davanti a Gesù Eucarestia e davanti
ad un particolare dipinto di Tiziano
del ‘500 che ritrae la Risurrezione di
Gesù a Maria Maddalena, avvenuta
il primo giorno della settimana.
Non sono mancati i vivaci e
intensi momenti di condivisione e di
confronto, durante i quali abbiamo
riscoperto i limiti della nostra
umanità, ma anche la gioia di essere
stati redenti da quel Sangue versato
per noi.
E’ doveroso ringraziare, a nome
di tutto il gruppo, chi con tanto
impegno ha seguito i nostri passi:
Sr Milena, Sr Laura e Sr Miriam,
tre esempi di Adoratrici del
Sangue di Cristo che nonostante
i loro numerosi impegni hanno
ottimamente orientato le nostre vite
alla conversione, strumenti di Dio
a cui è stato affidato un oneroso
impegno: quello di guidare le
giovani in discernimento e lo hanno
fatto con la loro dolcezza di mamme,
pazienza e amore. Grazie! Grazie
anche alle altre Adoratrici che sono
state invitate di volta in volta.
Stefania Virgilio
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
Ringraziamento per i nostri
180 anni di Fondazione
Celebrazione Interzonale
Bari
La celebrazione del 180° anno di fondazione delle
ASC ha ravvivato il desiderio di festeggiare una
tappa significativa della nostra storia e ha permesso
alle comunità delle zone del barese di incontrarsi
nell’Istituto Maria De Mattias in Bari Carbonara, il
7 marzo 2014.
Nel rivolgere l’invito alle comunità, ai collaboratori
e ai genitori della scuola dell’infanzia e primaria,
le responsabili di zona Sr Annunziata Fersurella,
Sr Anna Grazia Di Liddo e Sr Antonietta Vinci
hanno usato tre parole per caratterizzare la festa
insieme: celebrazione, sobrietà e convivialità, in
due distinti momenti. Quello celebrativo presieduto
dai Missionari CPPS di Bari, in chiesa, e quello
successivo di convivialità nella sala.
E’ stato affidato a Sr Lucia Resta il compito di
introdurre la celebrazione. Ella, con molto senso
della storia e ricollegandosi inevitabilmente alla vita
e all’opera di santa Maria De Mattias, così ha detto:
“1834-2014 - la Congregazione delle Adoratrici del
Sangue di Cristo compie 180 anni di vita. Una storia
missionaria lunga 180 anni; 180 anni di presenza
nella Chiesa e nel mondo, di presenza missionaria
con gesti concreti di annuncio del Sangue di Cristo,
Sangue di redenzione e gesti di vita tutta data al caro
prossimo, come soleva dire S. Maria De Mattias.
180’anni di storia, e di storia missionaria che ha visto
le Adoratrici, sfidate da S. Maria De Mattias, sempre
in cammino nel desiderio e nell’impegno di leggere
e capire la storia, ogni presente storico, al fine di
individuare i bisogni del tempo, della gente, e dare le
risposte apostoliche possibili e opportune.
Così la missione delle ASC si è andata sviluppando
nel tempo, divenendo sempre più passione per la
gente, per la persona umana, per la sua dignità, per la
quale il Sangue di Cristo è stato versato, interamente.
All’inizio di questo percorso missionario, nei primi
decenni del sec. XIX, vi è un seme che si lascia
interrare nel campo del mondo e della Chiesa: è
Maria De Mattias, donna a cui lo Spirito ha dato
occhi e cuore per vedere ed entrare, con passione,
nel quotidiano della vita e della storia, portandovi
la parola sacra e forte del Sangue di Cristo, parola
che guarisce, che porta pace, che dona vita nuova,
e in abbondanza. Maria De Mattias è un seme che
germoglia, che cresce fino a diventare un grande
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
albero, i cui rami si allargano - attraverso le ASC di
ogni tempo - e si espandono in ogni dove, in tutti i
Continenti, generando frutti di promozione umana
e di annuncio di Dio che salva nel Sangue della
Croce del Figlio. Così, celebrare il compleanno della
Congregazione ci spinge a posare nuovamente e
ancor più lo sguardo su questa donna, su MDM; uno
sguardo nuovo, al fine di far emergere quelle note
particolarmente luminose che possono portare spinte
di vita al nostro oggi, al nostro presente. Ascoltando
i testimoni di ieri e di oggi, tutti coloro che di lei ci
hanno parlato e ci parlano ancora, ci troviamo dinanzi
una statura di donna mistica, operosa, innamorata,
apostolica, missionaria, forte, decisa, appassionata,
povera, umile, amabile, contemporanea, santa! A
Lei continuiamo ad affidare la Congregazione ASC,
perché cammini nella storia sempre più con stile
operoso e mistico, con stile appassionato e umile,
facendosi contemporanea all’uomo di oggi. Ma a lei
chiediamo anche di continuare a lodare e a invocare
il Sangue di Gesù perché scenda copioso e sereno su
ogni creatura, sui popoli, sulle sorti delle nazioni, e
soprattutto nel cuore e nella coscienza di coloro che
le governano.
Celebriamo questa Eucaristia nella lode e nel
rendimento di grazie per tutto il cammino percorso
dalle ASC nel mondo e nella Chiesa. Il Sangue di
Gesù continui a scorrere nei solchi di questo nostro
mondo; continui a rigenerare ogni creatura che
attende vita, e vita nuova”.
Grazie, Sr Lucia, per le tue calde parole intrise di
storia sofferta, ma ricolme di profezia e di speranza…
Grazie a Sr Annunziata per l’accoglienza affettuosa e
per la generosità. Grazie anche a tutti i partecipanti
perché con loro la festa è stata più bella e gioiosa.
Una cronista
15
San Vito Romano celebra i 180
anni di fondazione delle ASC
180 anni di fondazione delle ASC! Come celebrarli?
Le impronte lasciate da Maria De Mattias a San Vito
Romano, da quando nel 1859, su richiesta del Card.
Amat, (cfr. lett. del 19 febbraio 1859) vi portò le
“maestre”, sono evidenti. Ma cosa fare per ravvivarle
e preservarle dall’usura del tempo?
Attualmente la casa delle ASC in San Vito è Centro
di Spiritualità. Bella casa, non c’è che dire, ma forse
non sufficientemente valorizzata, soprattutto nel
grande parco, uno spazio ampio e ricco di verde.
Proprio da queste considerazioni è nato il sogno,
trasformato in progetto, di creare un percorso per
esercizi spirituali individuali, da vivere in totale
solitudine, in una cornice naturale che invita alla
contemplazione.
Quale occasione migliore della ricorrenza dei 180
anni di fondazione delle ASC? Ecco il segno concreto
da lasciare come memoria!
L’idea si è rivelata subito accattivante perché l’attività
degli esercizi spirituali era fortemente voluta da
Maria De Mattias per attuare la sua missione, come si
legge nelle Costituzioni del 1857:
«Per le donne le quali vorranno ritirarsi per
applicarsi ai santi spirituali Esercizj si terranno per
quanto si può mute, distinte secondo il diverso stato
e condizione delle medesime; e ve ne saranno pure
per le giovanette, le quali per la prima volta debbono
accostarsi a ricevere il pane degli Angeli, potendosi
in tal guisa meglio dirigere e proporzionare i mezzi
di santificazione nel tempo degli Esercizj. Verrà
ammessa agli Esercizj anche una sola che volesse
nel silenzio ed orazione risolvere sopra l’elezione
dello stato, oppure apparecchiarsi alla Confessione
generale, ed intraprendere un più fervente e santo
tenore di vita. Questi Esercizj durano di ordinario
dieci giorni, ma sarà permesso di proseguirli fino
16
ad un mese a chi lo chiedesse per suo maggiore
spirituale profitto». (Regole e Costituzione del 1857,
Cap. III, – art. 1 – 2)
La consapevolezza che il nostro progetto è la
missione di Maria De Mattias, le continue esortazioni
di papa Francesco che, con insistenza, sta richiamando
la Chiesa alla sua vocazione missionaria, hanno
alimentato il nostro entusiasmo. Tuttavia le difficoltà
apparse da subito avrebbero potuto scoraggiarci;
ma la preghiera, il confronto, le tante sollecitazioni,
la reazione entusiasta delle persone… tutto ci ha
incoraggiato e convinto della bontà della cosa: così,
senza esitare, ci siamo messe all’opera. Un primo
passo è stato coinvolgere gli associati, i quali si
sono attivati immediatamente con grande impegno.
Il gruppo si è incaricato della parte logistica del
progetto, mentre noi suore ci siamo riservata quella
dell’itinerario spirituale.
Il percorso degli esercizi spirituali, pensato per
tutti, laici e consacrati, giovani e adulti, si snoda
attraverso 9 soste. Ogni sosta prevede una schedaguida che accompagna l’esercitante nella riflessione,
nella preghiera e nell’azione. Non è stato facile
formularle, ma… tutto è possibile a chi crede e ciò
che sembrava impossibile ha visto la luce. Infine,
per finanziare il progetto, si è pensato di allestire
un mercatino con il contributo di tutti, comprese le
signore che frequentano settimanalmente la scuola
di ricamo; così, recuperando ciò che si poteva, in
breve tempo sono stati realizzati lavori di vario
genere. Non speravamo in un risultato tanto positivo:
il “mercatino” ha attirato numerose persone che, in
questo momento di grave crisi economica, hanno
acquistato volentieri cose belle e utili a prezzi davvero
irrisori. Con nostra grande sorpresa poi, è arrivato
anche il contributo concreto di persone generose che,
conquistate dal carisma di Maria De Mattias, hanno
creduto al progetto e ne attendono la partenza. Da
registrare inoltre la fatica sostenuta per recuperare
tronchi e quant’altro per creare nel parco gli angoli di
sosta; ma ce l’abbiamo fatta, anche se rimane ancora
da perfezionare il tutto.
Domenica 2 marzo, giorno in cui Maria De Mattias
arrivò ad Acuto, abbiamo inaugurato il percorso.
L’emozione e la gioia erano palpabili. In cappella,
esposta la reliquia di Maria De Mattias, abbiamo
deposto sull’altare l’opera delle nostre mani e
invocato dal Signore la sua benedizione perché dia
fecondità al piccolo seme che abbiamo deposto come
memoria dei 180 anni di vita delle ASC. La cena,
consumata insieme la sera del 4 marzo, ha completato
le celebrazioni.
La comunità ASC e il gruppo degli Associati
di San Vito Romano
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
Una piccola comunità intorno ad una grande Santa
180 anni di Fondazione nella scuola materna
S. Lorenzo di Sogliano Cavour (LE)
Le suore della comunità di Sogliano hanno voluto festeggiare i
180 anni di Fondazione dell’Istituto delle Adoratrici, il 28 marzo,
con un recital eseguito in chiesa, al
termine della Santa Messa officiata dall’arcivescovo, da mamme e
papà dei bimbi che frequentano la
scuola dell’infanzia e con un balletto proprio effettuato dagli stessi
nostri scolaretti. Ciò è stato possibile grazie all’impegno della direttrice Sr Ofelia, della superiora e
insegnante Sr Marisa, di Sr Teresa
e di Sr Ermelinda, delle insegnanti
laiche e del personale non docente.
Sua eccellenza don Donato Negro
ha sottolineato durante l’omelia, il
grande carisma di Santa Maria De
Mattias che le suore si impegnano
a trasmettere nella comunità moglianese con la loro testimonianza
e l’amore verso i nostri piccoli e
verso i poveri così come fece un
tempo la loro fondatrice. Al termine della celebrazione eucaristica
Insieme per fare
comunità
“candida gorgiera”.
In una società come la nostra,
sempre più frenetica e individualista, ritrovarsi e condividere con le
proprie famiglie, amici e semplici
conoscenti dei momenti di felicità
e spensieratezza, sembra essere
sempre più difficile anche in una
Dopo un lungo periodo di preparazione la comunità di Sogliano
Cavour ha festeggiato e riscoperto, Maria de Mattias, la Santa dalla
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
Sr Mimma, consigliera regionale,
ha portato a nome di tutto il consiglio un caro saluto a tutti i presenti
sottolineando la vita speciale di
Maria De Mattias che è stata definita donna di grande profezia. La
festa è continuata presso la scuola
dove c’è stato un momento di convivialità con un grande buffet ed è
terminata con il taglio della torta
che aveva sopra, l’immagine di
Santa Maria De Mattias. Il sindaco ha donato una targa ricordo alle
nostre suore, segno di riconoscenza per tutto ciò che fanno. Ascoltiamo alcune voci di partecipanti.
piccola comunità come quella soglianese. Ma dall’inizio dell’anno
scolastico 2013/2014, qualcosa è
cambiato.
L’arrivo a Sogliano Cavour di
Suor Ofelia Pepe, donna piena di
vita, e di nuove idee, insieme a
tutte le sue collaboratrici, ha fatto
17
sì che questi preziosi periodi divenissero il fattor comune di tutti gli
avvenimenti importanti che hanno
contraddistinto la nostra quotidianità di genitori e di cittadini che si
riconoscono nell’importantissimo
ruolo educativo e sociale rappresentato dall’istituzione scolastica e, in particolare, dalla scuola
dell’infanzia San Lorenzo Martire.
Così, come per il Santo Natale
2013, anche per il 180° anniversario della nascita di Santa Maria de
Mattias, suora e fondatrice dell’ordine del Preziosissimo Sangue di
Gesù, un gruppo di volenterosi
genitori, tra emozioni e timori, si
è cimentato nella realizzazione di
un musical sulla vita della santa
e del suo travagliato cammino di
fede. All’esibizione dei genitori ha
fatto da corollario una splendida
coreografia, che ha poi concluso
l’evento, dei bambini di cinque
anni frequentanti l’ultimo anno
presso l’istituto. Dietro la spinta
emotiva del gruppo di suore, facendo nostro il motto che squadra
vincente non si cambia, abbiamo
richiesto, come per Natale, la collaborazione dei maestri Franco
Greco e Francesco Campa, che
rispettivamente alla direzione artistica e alle tastiere, ci hanno puntualmente e pazientemente preso
per mano e accompagnato fino al
termine, permettendo, a dei perfetti dilettanti, di affrontare l’evento
con dignità e orgoglio. Anche questa volta, l’adesione e la partecipazione convinta al coro da parte dei
genitori, ha contribuito a ricreare
quel clima splendido, improntato al divertimento e alla serenità,
che ha caratterizzato tutta la realizzazione, dalla prima prova alla
splendida serata finale del 28 marzo. A differenza dell’evento natalizio, svoltosi presso il locale oratorio parrocchiale, il musical su Suor
Maria de Mattias è stato portato in
scena presso la Chiesa matrice di
San Lorenzo Martire alla presenza del Vescovo, sua Ecc.za Donato
Negro, che ha officiato la funzione
religiosa in onore della santa, del
parroco don Salvatore Gemma,
del sindaco Dott. Paolo Solito, Sr
Mimma Scalera, consigliera regionale e le ASC della comunità di
Morciano e Otranto.
Grandi ospiti, grandi responsabilità!
Che in quest’occasione ci fosse
richiesto qualcosa in più, sia in
termini d’impegno sia di concentrazione, è stato evidente e chiaro
sin dall’inizio. La discreta ma costante “presenza” di tutte le consorelle, durante tutto il percorso
di preparazione, questa volta ci ha
fatto avvertire
un maggior carico
emotivo. Ma
così,
c o m e
spesso accade
per le
prove
c u i
si è
chiamati a sostenere, di qualsiasi natura esse siano, anche per il
nostro musical tutti hanno dato
il massimo. Grazie alla dedizione delle suore, del corpo docente
e delle collaboratrici scolastiche, nulla è stato lasciato al caso,
dall’abbigliamento, alla postura,
dai tempi d’entrata a quelli d’uscita.
Infine, i rumors di chi ha partecipato da spettatore alla serata,
tributandoci un lungo e affettuoso
applauso, che ci ha pienamente ripagato delle tante fatiche, ci fanno
pensare che il nostro tentativo di
fare comunità sia andato a segno.
A conclusione della splendida serata, su invito della direttrice Suor
Ofelia, tutti i partecipanti sono stati invitati a cena presso l’Istituto.
In tal modo, dopo aver nutrito il
corpo delle prelibatezze offerteci,
la Direttrice ha voluto omaggiare tutti i partecipanti del libro di
Nicla Spezzati Ad ogni stagione
e di uno splendido portachiavi
con l’immagine di Santa Maria de
Mattias, a testimonianza di quanto
sia stato e sarà forte il legame tra la
scuola tutta e la comunità.
L’occasione è stata graditissima,
sia perché la Direttrice ed è servita
a molti di noi bambini ormai quarantenni di ritornare con la mente
nel passato ricordando i bellissimi
momenti trascorsi nel refettorio o
nel salone scolastico.
Un papà
Consacrata al
carisma della mia
amata Santa
Ho conosciuto le Adoratrici del
Sangue di Cristo sin dalla mia
più tenera età perché presenti
nel mio paese dal 1858. Già da
allora ho sentito in me amore per
Maria De Mattias; mi è sempre
piaciuto leggere i suoi scritti per
conoscere la sua vita. Leggendo
le sue lettere sono stata colpita
da due raccomandazioni che lei
faceva alle sue consorelle: silenzio e amore per Gesù Crocifisso.
Esse ritornano spesso nella mia
meditazione personale particolarmente nei momenti di grande prova e di scoraggiamento.
Amore per Gesù Crocifisso, gioia e prima di tutto Amore, cioè
abbandono totale a Colui che ci
ama. Già da bambina ho sentito in me la vocazione di seguire
Gesù e consacrarmi totalmente a
Lui. Ricordo ancora a distanza
di molti anni, con grande affetto,
Sr Grazia Landriscina, allora mia
maestra e guida nel mio cammino di fede insieme con i miei
genitori. Lei aveva intuito e letto
nei miei occhi la mia vocazione e
ogni volta che andavo a trovarla
presso la casa delle suore a Ceglie, dove risiedeva per la sua età
avanzata, mi esortava a prendere una decisione. Purtroppo vari
motivi familiari non mi permisero di essere libera di scegliere
ciò che desideravo, ma lei mi è
sempre vicina spiritualmente e la
sento mia compagna di viaggio
insieme con Maria De Mattias.
Crescendo e maturando, la voglia di consacrarmi totalmente
all’Amato, come la sposa allo
sposo, non è mai diminuita, anzi
è anch’essa cresciuta e maturata. In tutti questi anni ho vissuto
in silenzio la mia consacrazione
battesimale, pronunciando ogni
anno, il 4 febbraio, durante la
celebrazione eucaristica in onore
di Maria De Mattias, le promesse
evangeliche al momento del Santus, quando il sacerdote stende le
mani sul pane e sul vino. Nel mio
lunghissimo cammino di fede ed
esperienza comunitaria, lo Spirito Santo mi ha fatto incontrare
qualche anno fa, Sr Maria Paniccia, venuta nella nostra comunità
di Sogliano per un incontro per
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
la USC (Unio Sangui Christi).
Parlando personalmente scivolò
fuori l’argomento della spiritualità del Sangue di Cristo e di ciò
che io desideravo nel mio intimo.
Da quel giorno instaurammo un
rapporto spirituale che mi ha tanto aiutata, rigenerandomi nello
spirito, tanto da farmi realizzare
il sogno di poter diventare figlia
spirituale di Maria De Mattias.
Infatti, il primo luglio dell’anno
2011, festa del Sangue di Cristo,
ho consacrato tutta me stessa
come Associata alle Adoratrici, impegnandomi a vivere nella
quotidianità il carisma della mia
amata Santa. Ho ritenuto opportuno scrivere questa mia testimonianza in ricorrenza dei 180 anni
della fondazione della prima casa
fondata dalla nostra diletta Santa.
La santa Fondatrice porti in tutti noi lo spirito di Gesù, la gioia
di servire, la preferenza ai poveri, l’amore per Gesù crocifisso.
Continuiamo a seminare gioia,
speranza, pace e amore come colei che ci ha preceduto e ancora
oggi continua ad attirare anime a
Cristo, vivendo la spiritualità del
Sangue.
Danzia
19
Penso a Santa
Maria De Mattias
che è lì e mi guarda
Scuola Santa Maria
De Mattias di Firenze
vità di noi alunni. Ci è stato insegnato che possiamo esprimere in molti
modi la lode e il ringraziamento a
Dio per i Suoi doni: uno dei modi è
quello di donare agli altri quello che
abbiamo imparato e ricevuto in questi primi anni della nostra formazione, anche con le espressioni del nostro corpo e del nostro cuore: danze
e tanta gioia di vivere. Abbiamo
voluto “raccontare” le meraviglie di
Dio per noi che stiamo crescendo in
questa scuola, la quale, non solo è
intitolata a lei ma, attraverso la continua presenza delle “sue Suore”,
continua ad operare con la loro calda accoglienza, amorevole parola,
discreta e umile presenza. La festa si
è svolta così: si sono alternati canti
in onore di S. Maria De Mattias; c’è
stata una presentazione della figura
di Maria De Mattias, sottolineando
soprattutto il suo crescente amore a
Gesù e al “caro prossimo” e il suo
modo di realizzarlo nel suo tempo
e nel nostro tempo; sono seguite
danze degli Alunni della Scuola Primaria, della Scuola Secondaria e di
una Suora Indiana.
Le danze sono state preparate a
gruppi o da soli, ed è stato bellissimo danzare di fronte a tutta la
scuola. Ad aprire le danze è stata la
Suora Indiana che ha danzato con
una canzone tipica del suo paese.
Questa danza mi ha colpito molto,
perché era davvero originale. Anche
i balletti eseguiti dai bambini della
scuola primaria erano molto carini.
Tutti ci siamo impegnati veramente
molto. Il discorso e la presentazione
tenuti da Sr Palmina mi sono piaciuti molto, perché molte cose su Santa Maria De Mattias non le sapevo.
Ed anche le medagliette che ella ci
ha regalato mi sono piaciute tantissimo. Infatti ora la mia giace sulla
scrivania e quando la guardo penso
sempre a Santa Maria De Mattias
che è lì e mi guarda…
Paola Vivarelli, Arianna Meah,
Jacopo Grifoni, ed altri…
Incontro su
Maria De Mattias
Istituto Maria Regina
Foggia
e della gratitudine dimostrate, affinché ciò che è stato fatto da Maria
De Mattias rimanga non solo nella
memoria, ma venga tramandato, vedendo in Lei un modello di fede e di
vita da seguire. Lei, protettrice degli “ultimi”, è un faro nelle tenebre
della vita, dove incertezze e “sbandamenti” allontanano spesso dalla
fede vera e autentica, da quella luce
che può e deve illuminare la vita di
ogni cittadino e di ogni cristiano degno di essere chiamato tale, per (ri)
motivare e (s)chiarire dal profondo
il nostro essere. Ogni canto, ogni
ballo è un rimando nel tempo, ogni
bambino dal più piccolo al più grande ha sentito prima nel proprio cuore
e quindi vissuto il messaggio di Maria De Mattias, poi il momento gioioso condiviso con tutto il pubblico
che colmava i locali della chiesetta
dove si è svolto l’ intrattenimento
musicale e il momento di preghiera
comunitario. Una donna dalla personalità forte e determinata, capace
di coinvolgere chiunque, uomini e
donne, di qualsiasi ceto sociale, nel
suo percorso di evangelizzazione
e di conoscenza, una donna che ha
precorso i tempi per sensibilità e
ricchezza interiore e soprattutto per
quella sua innata capacità di meravigliare come di entusiasmare chi si
fosse a Lei avvicinato per conoscere
Gesù. Per iniziare un percorso di
evangelizzazione e di formazione
della persona attraverso scuole, ritiri
spirituali, catechesi, ancor più nell’
accoglienza dei più poveri e sfortunati, soprattutto fanciulle di bassa
estrazione sociale e condizione. Un
prosieguo nel progetto educativo
del Maria Regina che si propone
in primis la formazione integrale
della personalità umana e cristiana
dell’alunno, e si concretizza sia attraverso l’ impegno quotidiano, sia
attraverso occasioni in cui il dialogo
e il reciproco scambio di esperienze
costituiscono per ognuno, piccolegrandi opportunità di arricchimento
e di crescita interiore. Proprio come
quello vissuto per ricordare e festeggiare l’Anniversario della Fondazione.
Loredana Milici
Il 9 aprile 2014 è stato un giorno
molto importante per la nostra scuola, perché abbiamo celebrato la festa di Santa Maria De Mattias: 180
anni da quando Ella aprì la prima
scuola in Acuto e fondò l’Istituto
delle Suore Adoratrici del Sangue
di Cristo. La festa ha avuto un tono
molto diverso dagli altri anni: è stata un’espressione di gioia e di creati-
Un pomeriggio di festa e di preghiera quello che si è svolto il 25 marzo
scorso a Foggia, presso l’ Istituto
Maria Regina, ma anche di incontro
gioioso e di conoscenza, di festa e
partecipazione, tra gli alunni di tutte le classi, i genitori e gli insegnanti, in occasione del 180° anniversario della fondazione delle Adoratrici
del Sangue di Cristo e della scuola
che la santa Maria De Mattias iniziò
nell’ allora Stato Pontificio. I canti e
i balli che i bambini hanno eseguito
con amore e grazia sono la testimonianza concreta dell’ ammirazione
Istituzione
degli Associati
(Pia Unione)
Nella comunità di Castelnuovo della Daunia, dopo un lungo
periodo di inattività, si è iniziato con un piccolo gruppo di fedeli a incontrarsi per conoscere
la spiritualità. Il 17 Novembre
2013 si è ricostituito il gruppo
della Pio Unione del Preziosissimo Sangue, grazie all’impegno profuso della Superiora
Suor Cristina Viscio e con la
collaborazione e disponibilità del Parroco della parrocchia
Santa Maria della Murgia, Don
Francesco Codianni, il quale è
affascinato dalla spiritualità del
Sangue di Cristo. Il Gruppo USC
prende la sua ispirazione dal
Mistero del Sangue di Cristo,
espressione massima del dono
di DIO che si incentra nel sacrificio Eucaristico.L’obiettivo
del gruppo è quello di meditare e contemplare il Mistero
del Sangue di Cristo, vivendo con piena consapevolezza
il Mistero Eucaristico.Lo stile
di vita che la USC propone ai
suoi membri è sintetizzata nelle parole evangeliche: nessuno
ha amore più grande di questo,
dare la sua vita per i propri amici. Infatti, come Gesù, figlio di
DIO, ha manifestato la sua carità donando il suo sangue, così
noi guidati dallo Spirito Santo,
ci impegnamo ad amare DIO e i
fratelli fino al dono della nostra
vita.Ogni primo venerdì del
mese viene esposto e adorato
il Santissimo Sacramento con
la recita della coroncina.Tale
operatività è stata declinata
nell’anno della Fede, dentro un
percorso semplice e organico,
fatto di incontri quindicinali,
di confronti, di celebrazioni, di
approfondimenti e di momenti
di fraternità. In particolare, le
attività proposte sono volte a
migliorare la preghiera quotidiana, lo studio della parola di
DIO, guidati dallo Spirito Santo, con impegno ad amare DIO
e i fratelli al dono della vita.Il
Sangue è vita, e la vita è il dono
di Dio all’umanità, un dono da
custodire, rispettare, amare e
da immergere continuamente
nella luce dello Spirito Santo perché se ne celebri il reale
valore: Questa è la potenza del
Sangue di Cristo!
E’ la presenza viva dello spirito
che genera in ognuno di noi la
sete di novità interiore, operata
dal Sangue di Cristo, una sete
che fa sussultare, giorno dopo
giorno, il cuore di ogni credente, a condizione che essa ci
risvegli alla coscienza della sacralità di ogni vita e alla necessità di opporsi ad ogni sopraffazione, per arrivare, in forza del
nostro credere in Cristo, all’affermazione della libertà e della
misericordia.
Maria Rosaria, Maria,
Associate Usc
Il fenomeno della tratta
di esseri umani in Sicilia
La tratta delle persone
rappresenta uno dei drammi
umani più importanti del
Pianeta: ha a che fare con la
dignità, con la libertà e con la
vita delle persone. Il traffico
degli esseri umani rappresenta
uno dei delitti più aberranti,
che viola i diritti umani e che,
purtroppo, in questo periodo
ha una scala massiva: milioni
di persone sono sottomesse ad
una schiavitù lavorativa, ad una
schiavitù sessuale. Parliamo
anche di traffico e riduzione in
schiavitù di bambini, di traffico
di organi attraverso le mafie
che funzionano, possiamo
dire, su scala globale e con la
protezione di settori corrotti
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
degli Stati, quello che si chiama
cioè
crimine
organizzato.
Ci troviamo di fronte ad un
fenomeno mafioso globale,
un sistema che attraverso
il riciclaggio trasforma il
denaro sporco, prodotto dello
sfruttamento, dell’umiliazione,
della riduzione in schiavitù
delle persone,
in capitale
21
finanziario. E’ un fenomeno che
ferisce la dignità di chiunque
ne sia vittima. Essa trasfigura
il volto umano di uomini,
donne e bambini e, lacerando
le loro vite, li trasforma in
“scarti
dell’Umanità”.
La
tratta scandalizza, annienta
e perseguita; rende disumani
quanti spinti dalla smania
di arricchimento, diventano
mercanti di schiavi, carnefici
dei loro stessi fratelli.
E’ evidente la rilevanza che
tale fenomeno ha per il nostro
Carisma e la nostra missione
di Adoratrici del Sangue di
Cristo, chiamate a collaborare
con Cristo all’opera redentiva,
testimoniando
l’amore
di
Dio e donandolo agli altri,
soprattutto ai poveri, agli
oppressi, agli emarginati (CdV
3).
E’ impegno della Chiesa,
ed è anche l’invito di Papa
Francesco, il ricercare i
denominatori comuni tra tutte
le religioni, tra tutte le filosofie
per difendere la libertà, la vita
e la dignità della persona. Ma
la “cultura dell’incontro” non
significa soltanto sedersi a
dialogare con persone diverse,
ma sedersi a dialogare con
persone diverse per il bene
comune, per difendere la vita,
la dignità e la libertà della
persona, che si ritrovano
in tutte le filosofie e che si
ritrovano in tutte le fedi.
In questo contesto si colloca
il convegno a cui abbiamo
partecipato lo scorso 28
novembre 2013, promosso
dall’USMI della diocesi di
Messina, insieme a
quella
regionale
siciliana
e
in
collaborazione con la Caritas,
l’Associazione Comunicazione
e Cultura Paoline Onlus e le
scuole superiori della città,
per sensibilizzare i ragazzi al
fenomeno. Il titolo era: “Tratta
di esseri umani in Sicilia Conoscere,
comprendere,
agire. Le Religiose e la Scuola
di Messina si interrogano”. Di
fronte alle nuove povertà e le
nuove schiavitù di oggi che
ci interpellano e ci chiedono
di entrare in campo - ci si
chiede, infatti - i nostri Istituti
Religiosi non sono forse nati
nella Chiesa per prendersi
cura delle persone considerate
rifiuti della società? La scuola
non è chiamata a formare i
giovani in umanità e onestà?
Oggi
abbiamo
centinaia
di donne vittime della più
vergognosa schiavitù, che
le rende oggetti di piacere
e di guadagno, sono loro le
più povere dei poveri che
ci chiedono aiuto, ascolto,
accoglienza,
compassione
e tanto amore. Che cosa
possiamo fare per loro?.
Ecco la testimonianza di una
mamma ed educatrice della
nostra parrocchia, Antonella,
che ha partecipato con noi,
insieme
ad
un
giovane,
Giovanni.
In apertura dei lavori si è fatto
riferimento al Papa, a cui questo
tema è molto caro e che sulla
tratta e la mercificazione degli
esseri umani usa parole dure:
un crimine contro l’umanità li
definisce. Per Papa Francesco
questa vergogna è sempre più
diffusa, riguarda ogni Paese,
anche i più sviluppati e tocca
le persone più vulnerabili della
società: le donne e le ragazze,
i bambini e le bambine, i
disabili, i più poveri, chi
proviene da situazioni di
disgregazione
familiare
e
sociale. Papa Francesco invita
quindi a unire le forze per
liberare le vittime e fermare
questo crimine. Perché la
persona umana non si dovrebbe
mai vendere e comprare come
una merce. Chi la usa e la
sfrutta, anche indirettamente,
si rende complice di questa
sopraffazione.
E’ stato anche proiettato
il film “La ballerina”, che
ha messo in primo piano la
crudeltà e l’aberrante odio
della vita altrui da parte di chi
manipola e vende la dignità di
esseri umani al miglior offerente. Il cortometraggio trattava
di una ragazza attirata in Italia
con la promessa di un lavoro e
poi costretta a prostituirsi, mi
ha veramente sconvolta forse
perché rispecchia la storia di
molte donne che vivono questa
tragedia. Quelle immagini non
le scorderò più, mi sono sentita
impotente davanti ad un problema di una portata immensa
che coinvolge più nazioni e
mi sono resa conto di quanto
l’uomo può diventare crudele
verso il suo stesso fratello!!!
Poi invece ho capito che la
speranza per un mondo migliore è possibile, ascoltando i
diversi interventi da parte di
religiosi che si occupano del
problema a 360 gradi come la
comboniana, suor Valeria Gandini, che ha raccontato come
a Palermo il suo gruppo opera
per combattere la prostituzione, offrendo un’alternativa
alle ragazze, e l’intervento del
vice questore aggiunto Rosalba Stramandino che ha parlato
delle operazioni della squadra
mobile sulla tratta di essere
umani, “Bani-Bani”, che con
40 ordini di custodia smantellò un’organizzazione tra Romania e Italia, e “Rais”, sulla
immigrazione clandestina nel
nostro paese di egiziani. Grazie a queste persone, e molte
altre che come volontari offrono il loro servizio per aiutare
a ridare dignità a queste nostre
sorelle straniere, le cose stanno
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
cambiando, ma come dice suor
Eugenia Bonetti nel suo libro
Spezzare le catene, c’è ancora
molto da fare affinché - dentro
e soprattutto fuori dal mondo
della tratta – le donne non
vengano più considerate come
una merce in vendita o uno
strumento di piacere, e perché
possano godere del giusto riconoscimento a tutti i livelli:
nella famiglia e nella società,
nella politica e nella Chiesa.
Ciò che ci serve è una rivoluzione della mentalità. Tutti, donne e uomini, dobbiamo ammettere le nostre responsabilità
ed essere capaci di una seria
presa di coscienza. Dobbiamo
protestare contro l’ingiustizia
e la violenza di certe immagini
e certe parole che ci sommergono come un flusso continuo,
soprattutto dagli schermi della
tv. Quelle immagini occultano
la vera bellezza femminile e
non dicono la verità.
Mi sono chiesta cosa potevo
fare nel mio piccolo e ho pensato
che intraprendere un’attività
di sensibilizzazione nella mia
parrocchia, magari iniziando
con il gruppo di giovanissimi
che seguo, può essere un buon
punto di partenza, come diceva
Madre Teresa: Quello che noi
facciamo è solo una goccia
nell’oceano, ma se non lo
facessimo l’oceano avrebbe
una goccia in meno.
Liana Campanelli, ASC
23
Un meritato premio
Scuola Preziosissimo Sangue di
San Bartolomeo in Galdo (BN)
Anche quest’anno, la Scuola
dell’Infanzia “Preziosissimo Sangue” di San Bartolomeo in Galdo
ha partecipato alla tradizionale sfilata di Carnevale con l’allestimento di un carro allegorico sui Puffi!
Il clima primaverile ha contribuito a far trascorrere una giornata
all’insegna del divertimento.
Ci si è immersi nel mondo di uno
dei cartoni animati più amati dai
bimbi di oggi e da quelli di ieri,
loro genitori. Attraverso il gioco i
bimbi hanno assistito alla perenne
diatriba tra il Bene, alla fine sempre
trionfante, e il Male; tra l’amore
per la natura e quello per il potere
personale, rappresentato da Gargamella e dai suoi fedelissimi. Alla
realizzazione del così ben riuscito villaggio, hanno contribuito le
migliori maestranze del posto che,
per qualche settimana, hanno dedicato ore preziose all’allestimento
del carro per la scuola frequentata
dai loro bimbi.
Lo spettacolo è stato entusiasmante e ci ha fatto sognare.
Alla fedelissima riproduzione del
villaggio dei Puffi, con tanto di
casa-fungo e personaggi vari, si è
aggiunta la buona volontà dei genitori che si sono prestati ad una divertente coreografia. Durante l’esibizione danzante, esplosiva si è
rivelata la scena di Gargamella che
mette la piccola Emma in un pentolone e provvidenziale la mano di
Grande Puffo che arriva a salvarla.
Scenografia, coreografia e allegria hanno reso il mix straordinariamente efficace, tanto che alla
scuola è andato un meritatissimo
premio.
Giovanna
La Croce Rossa italiana nella scuola di Portici
La Croce Rossa Italiana da sempre si occupa di formazione e di
educazione sanitaria promuovendo su tutto il territorio nazionale
percorsi informativi e/o formativi,
in base alle linee guida internazionali (ILCOR) sulle manovre salvavita pediatriche, semplici manovre
che possono fare la differenza.
Questi percorsi tendono, in modo
coordinato, ad aiutare ciascun individuo o gruppi di persone che
sono a contatto con i soggetti in
età pediatrica a conoscere, ad acquisire e saper eseguire azioni e
modificare i propri comportamenti per mantenere e/o migliorare la
salute dei bambini. Lo sviluppo
dell’individuo passa necessariamente anche attraverso la promozione della salute, intesa come
“ uno stato di benessere fisico,
mentale e sociale” (Organizzazione Mondiale Sanità), che richiede
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
quindi un approccio globale ed integrato dell’individuo, basato sulla
persona nel suo intero e nei diversi aspetti della sua vita. In questo
contesto, rientra la diffusione della cultura dell’emergenza e delle
Manovre Salvavita, nella convinzione che ciò debba essere diffuso
capillarmente: semplici manovre
che possono fare la differenza!
Alla fine le persone possono
trovare dentro di se qualcosa che
24
ignoravano di avere. A volte ci
sono delle frasi, delle parole che
riescono a farti cambiare la prospettiva della visuale dell’ordine
delle cose…o addirittura cambiare
la tua vita. E’ il caso di chi si converte, o lascia tutto per seguire un
ideale o un sogno. Nel nostro Istituto di Portici c’è stata una buona
partecipazione della componente
genitori, ma anche di professori,
nonni e ragazze che hanno deciso
di essere in prima fila e mettersi in
gioco. Le mie parole non possono
e non riuscirebbero mai a spiegare
cosa si prova quando, per la prima
volta, nella tua vita capisci che da
questo momento in poi sei e sarai
in grado di fronteggiare un’emergenza pediatrica grazie alle nuove
linee guida internazionali che dopo
sole 4 ore ti rendono perfettamente in grado di intervenire secondo
protocolli riconosciuti in tutto il
mondo e definiti “efficaci manovre salvavita”. Tutti gli intervenuti
sono stati coinvolti sin dal principio da un gruppo di volontari ben
preparati, fra loro ex alunni del
nostro Istituto, che hanno iniziato
con una introduzione generale della pratica in questione, dipoi tutti
noi siamo stati suddivisi in piccoli
gruppi per poter eseguire le manovre in forma personale.
Questo è stato un momento divertente, perché nessuno di noi sapeva cosa avrebbe realmente fatto.
Dopo un’iniziale timidezza e soprattutto imbarazzo, finalmente
ognuno si è dato da fare per provare e riprovare le fatidiche pratiche
di disostruzione, che a dire il vero
non sono difficili, ma implicano
una grande forza fisica e convinzione nei movimenti. Per tutti,
la parte più critica è stata quella
di proiettarsi in una situazione di
effettiva necessità e quindi comportarsi quanto più correttamente
possibile. Dalle varie aule messe
a disposizione dalla nostra Coordinatrice Suor Elena, che ha assistito alla gran parte del corso, si
sentivano voci concitate, che ripetevano i segnali di aiuto, ma anche
tante risate e battute sui poveri manichini che venivano incautamente sbattuti a destra e a manca. Alla
fine l’ultima esercitazione è risultata essere il nostro esame, noi non
lo sapevamo!!!
Gabriella Scognamiglio, Daniela
Albano
Un inno alla vita
I cento anni di Suor Giuseppina Carestia
Classe 1914! Cento anni giusti,
compiuti il 3 marzo scorso. Una
intera vita spesa al servizio del Regno di Dio, sempre strettamente legata al Signore, che ha amato e da
cui è stata amata. Nell’Antico Testamento, l’abbondanza della vita è
il segno della benedizione di Dio!
Sr Giuseppina può dire di essere
stata veramente benedetta.
Domenica 16 marzo, nella comunità di Cagli (PS), dove risiede da
qualche anno, Sr Giuseppina ha
avuto la gioia di lodare il Signore e
festeggiare l’avvenimento insieme
alle consorelle e a tanti suoi paren25
ti. Nella Celebrazione Eucaristica,
i numerosi partecipanti, presenti
nella cappella della comunità, hanno avuto modo di capire qual è il
segreto di una lunga vita vissuta nel
dono di se: la potenza salvifica, redentiva e rigeneratrice del Sangue
di Cristo, che è vita sempre nuova.
La fedeltà di Dio rende possibile la
fedeltà della creatura umana. Una
fedeltà e un amore che nell’anzianità diventa testimonianza per coloro che fanno fatica ad accogliere
il per sempre della vita.
Grazie Signore perché doni la vita
in abbondanza!
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
Educare? Un compito molto impegnativo!
Sr Elvira D’Agostino, 89 anni,
vive nella comunità di Viterbo, viale
IV Novembre. Ha dietro le spalle
una lunga carriera di insegnante e,
qualora venga sollecitata, racconta
bene volentieri e la sua esperienza
nel campo educativo.
Una lunga carriera nel campo
educativo: puoi sintetizzarla?
Dopo aver conseguito, nel 1943,
l’abilitazione magistrale nell’Istituto
statale “Carducci” in Roma, il 29
settembre dello stesso anno entrai
a far parte della comunità di via
Pannonia a Roma, come insegnante
di scuola elementare. Fu un periodo
critico ma gli impegni furono
comunque seguiti: servizio religioso
nella parrocchia della Natività,
accoglienza alle suore sfollate,
assistenza ai bambini, privi anche
del necessario, quindi condivisione
con tutti di quel poco che la
comunità aveva a disposizione. Nel
1947 fui inserita nel primo anno di
università per le materie letterarie
presso il magistero di Napoli
“Orsola Benincasa”. Il 21 giugno
1952, lasciai a Roma 25 alunni di
quanta classe e mi recai a Napoli
per la discussione della tesi in lingua
latina. La sera fui di ritorno al mio
consueto lavoro con gli alunni. Nel
mese di ottobre 1952 fui trasferita
nella comunità di via S. Giovanni
in Laterano per insegnare materie
letterarie nella scuola media. Nel
settembre del 1956, ritorno nella
comunità di via Pannonia, dove
ero sempre impegnata nella scuola
media ed in altre attività ad essa
connesse. Agli inizi di settembre
del 1959, mi fu annunciato il
trasferimento per Viterbo, viale
Trieste; qui, all’Istituto Giovanni
Merlini ho insegnato lettere nella
scuola media, Istituto magistrale
e Scuola magistrale. Nell’anno
scolastico 1969/70, di nuovo a Roma
in via S. Giovanni in Laterano, fino
alla chiusura della scuola. Di nuovo
in trasferimento e questa volta ancora
a Viterbo. Nel 1970 ho ricevuto
la nomina dal Provveditorato per
l’insegnamento di latino e italiano
nel liceo statale Ruffini, dove sono
rimasta per 14 anni. Poi il 25 agosto
1984 sono stata inviata a Latina,
dove sono rimasta per 25 anni come
preside prima e poi come dirigente
scolastico.
Tanti anni spesi a servizio
dell’educazione culturale, umana
e spirituale dei giovani. A partire
dall’esperienza fatta, cosa vuol dire
per te Educare?
Ho conosciuto, amato, guidato
adolescenti e giovani liceali; ad essi
ho cercato di dare sempre buoni
ricordi, affetto, fiducia, cultura:
ero convinta che questi valori, al
momento opportuno, si sarebbero
accesi come lampade che illuminano
il cammino di ciascuno. Ho ascoltato
tutti, per educarli al dialogo, alla
responsabilità,
all’onestà;
ho
sempre ricordato
quanto detto
da Papa Giovanni XXIII, in un
discorso fatto agli studenti vincitori
di un concorso sulla Religione:
Quando di una persona possiamo
affermare che è onesta, è il più bel
panegirico che possiamo fare su
di lei. Ho cercato di far conoscere
l’amore che Gesù aveva per i
giovani, illustrando vari brani del
vangelo in cui apparivano figure di
adolescenti (i figli di Giairo, il figlio
della vedova di Naim, Giovanni il
discepoli prediletto, ecc). Ho fatto
si che dal loro cuore scaturisse la
capacità di voler bene ai compagni,
ai genitori, agli insegnanti; ho
fatto capire che tutti riceviamo dal
Signore doni e capacità da sfruttare
per costruire un proprio futuro,
sereno e fruttuoso. Questo per me
è educare. Non ho mai scoraggiato
alcuno, anzi li ho guidati, esortati,
rendendomi disponibile per aiutarli
affinché le radici da me impiantate
germogliassero al momento giusto,
per il bene personale, familiare e
sociale. Ho educato alunni di varie
nazionalità e religioni, in ottimi
rapporti con le loro famiglie e nel
reciproco rispetto.
Le generazioni cambiano, il mondo
cambia: quali differenze ti sembra ci
siano tra i giovani che avevi come
alunni all’inizio della tua carriera
e quelli che hai avuto negli ultimi
anni?
Gli alunni che ho avuto nei primi
anni del mio ministero si mostravano alquanto timidi, poco disponibili
al dialogo, molto vicini ai loro genitori. Le conseguenze del dopoguerra
contagiavano adulti e ragazzi. Man
mano però che l’Italia usciva dalla
crisi e ci si inoltrava per le strade
del progresso economico, si notava
un certo cambiamento negli atteggiamenti dei ragazzi: diventavano
più vivaci, più sicuri di se; si interessavano maggiormente di sport, di
concerti musicali, cinema, teatro,
viaggi. Poi arriva la televisione, il
27
computer, il telefonino, i corsi di
lingua inglese e quant’altro. Si arriva al punto che i giovani e anche
i genitori danno valore solo al denaro. Impera il consumismo che cambia totalmente il modo di vivere.
Nelle famiglie non c’è dialogo. Si
ha l’impressione di assistere ad una
nuova forma di ateismo. Da questo
scaturisce la necessità di educare
genitori e figli. Il binomio famiglia
– scuola si impone e si fa appello
alla responsabilità di coloro che intendono dedicarsi alla educazione
civile e religiosa degli adolescenti.
Io pur vivendo in un quadro della
società tanto vario, non mi sono mai
scoraggiata, anzi ho sempre insistito
sul rispetto reciproco e sull’onestà.
Avrai sicuramente avuto modo di
conoscere il percorso di vita fatto
da qualcuno degli alunni della
prima ora: come pensi che l’azione
educativa che avevi messo in atto
quando erano studenti, abbia inciso
sulle loro scelte dell’età adulta?
Sono contenta e a volte
orgogliosa quando mi arrivano
lettere, messaggi, partecipazioni a
matrimoni, informazione di nascite
di bimbi, dei quali poi mi arrivano
foto e inviti vari. Molti ex alunni
mi danno notizie delle loro carriere,
a volte anche prestigiose, come
l’astronauta Roberto Vittori, alunno
di una classe liceale particolarmente
vivace. Erano ragazzi vivaci,
si, ma intelligenti; stabilimmo
insieme delle norme da rispettare e
divenimmo amici. La prima donna
a guidare un aereo, è stata una mia ex
alunna. Altri hanno intrapreso la via
della missione evangelica: Matteo
in seminario, un altro ragazzo
entrato in un ordine religioso. Molti
sono inseriti in gruppi parrocchiali.
Quando esco non mancano
incontri con ex alunni che stento a
riconoscere; tutti mi confidano che
non hanno dimenticato quanto ho
cercato di inculcare loro con le parole
e con gesti concreti. Un professore
universitario della Tuscia, mi ha
detto che i semi che avevo piantato
nel suo cuore hanno portato il loro
frutto e ora cerca di trasferirli nel
cuore dei suoi studenti durante le
lezioni. Adesso la domenica, qui a
Viterbo, nella chiesa dei Cappuccini,
a proclamare le letture della messa
siamo io e una mia ex alunna, ormai
nonna. Coloro che hanno scelto
la strada di educatori di giovani,
spesso mi consultano perché sanno
che nell’Istituto di Latina avevamo
attuato un progetto di ascolto per
alunni e genitori.
Quali suggerimenti daresti agli
insegnanti che iniziano oggi la loro
carriera educativa?
Agli insegnanti auguro di avere
un dirigente scolastico preparato per
questo compito molto impegnativo,
onesto, responsabile ed esperto
conoscitore delle leggi scolastiche.
Poi le lezioni vanno preparate
anticipatamente così che si dimostri
agli alunni di essere padroni di ciò che
si insegna. E ancora aggiornamento
e conoscenza delle leggi emanate
dal MIUR; presentarsi agli alunni
con abbigliamento semplice ma
elegante perché essi ci scrutano da
capo a piedi; linguaggio corretto e
rispettoso verso tutti. Amare ogni
alunno, incoraggiare i più timidi,
evitare preferenze, rifiutare la
frase che spesso qualcuno ripete:
Non ci riesco! Far capire che tutti
abbiamo capacità per affrontare e
risolvere i problemi, ma occorre
coraggio e speranza di ben riuscirvi.
Buoni rapporti con le famiglie e i
colleghi. Non parlare in classe dei
fatti personali, dei figli, amici, ecc,
ma ascoltare piuttosto i ragazzi
che desiderano esprimere qualche
avvenimento personale.
Quale messaggio ai giovani?
Fare il proprio dovere con serietà e
responsabilità per costruire un futuro
sereno e ricco di belle esperienze,
utile per le singole persone, per la
famiglia e per la società.
Elvira D’Agostino, ASC
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
Mamma con un
dono in più
Mi chiamo Maura e sono
mamma di 4 meravigliosi figlioli
di cui il Signore mi ha fatto dono:
Michael 28, Marika 21, Gabriele
19 ed infine la dolcissima Jessica
9 e mezzo. La mia piccola ha un
dono in più rispetto agli altri: è
DOWN. Certo non è stato semplice
all’inizio perché, come gran parte
della gente, neanche noi capivamo
ciò che ci aspettava o ciò che si
doveva fare quando brutalmente e
senza un briciolo di tatto ti dicono
al momento della nascita di queste
creature: Sua/o figlia/o è D O W N.
Passato il primo brutto momento
e, affidandosi continuamente al
Signore e alla sua Santa Madre,
tutto appare più chiaro ed allora, si
riesce a comprendere che questo è
un meraviglioso dono da coltivare
attimo per attimo, istante per istante,
minuto per minuto e così via. Grazie
a Jessica ho e abbiamo – io, mio
marito, i fratelli - gioito di tante
cose belle e inspiegabili sotto alcuni
punti di vista, e, ancora una volta, il
9 aprile scorso, abbiamo vissuto una
meravigliosa esperienza: l’Udienza
dal Papa.
E’ dalla metà dell’anno scorso che
siamo riusciti ufficialmente a fondare
una sede dell’AIPD (Associazione
Italiana Persone Down) a Latina,
dove ci si incontra per parlare
delle problematiche più comuni e
non, e la presidente Samantha e i
collaboratori del consiglio, sono
riusciti a chiedere un’Udienza
privata dal Papa, per offrire la
possibilità ai nostri figli di vivere
realmente questo meraviglioso
momento stando a contatto con il
Santo Padre, vedendolo da vicino
o addirittura parlargli ed essere
benedetti e toccati. La settimana che
andava dal lunedì 31 marzo al sabato
05 aprile il segretario del Papa ci
comunicò che l’udienza privata
non si sarebbe potuta svolgere
per i molteplici impegni del Papa
ma, come associazione, potevamo
partecipare all’udienza pubblica
del mercoledì 9 aprile 2014. La
nostra presidente accettò e cominciò
a comunicarcelo consegnandoci i
cappellini e le maglie che avremmo
dovuto indossare all’udienza per
farci riconoscere. L’appuntamento
era alle ore 7,30 davanti a Porta
Sant’Anna, Piazza San Pietro, per
entrare tutti insieme. Io, la mia bimba
e mio figlio Gabriele siamo andati
con il treno, lui doveva partecipare
alla stessa udienza con la sua classe,
per farmi aiutare con Jessica lo
pregai di venire con me, mio marito
con poco tempo di preavviso non
poté lasciare il lavoro.
Arrivati a Piazza San Pietro
un signore che aveva in mano il
nullaosta dell’associazione ci scortò
fino alle guardie che ci indicarono
dove ci dovevamo mettere seduti,
alla sinistra della Piazza. Quel
blocco transennato era stato
riservato per tutti i bambini e i loro
cari, malati di qualsiasi patologia. Ci
siamo sistemati per lungo vicino alle
transenne così, quando passava il
Papa, avrebbe fatto il giro con la sua
papa mobile e saremmo stati vicini
e, con un po’ di fortuna, se passava
a piedi avrebbe accarezzato i nostri
piccoli. Ecco la nostra avventura.
Il Santo Padre iniziò il giro sopra
la papa mobile e passò proprio
vicino a noi: purtroppo non scese e
non si girò verso di noi perché era
girato verso tutta quella gente in fila
per i servizi. Con fatica ho dovuto
proteggere Jessica, perché in quel
breve tempo che passò la papa
mobile tutta la gente si rovesciò
su di noi che eravamo appoggiati
lungo le transenne; avevo paura
che schiacciavano la piccola tanto
che ho dovuto farle da scudo; sopra
le nostre sedie c’erano in piedi due
o tre persone, una vera e propria
folla senza controllo; è stato un
momento di vera paura. Passato,
tutti ripresero il proprio posto,
delusi di questa grande opportunità
persa, chiedemmo a due ragazzi,
addetti al servizio d’ordine del
Papa, se per caso il Papa sarebbe
ripassato; parlavano tra loro e non ci
prestarono attenzione. In un istante
si girano e cominciarono a scegliere
dei bambini con i loro genitori.
Con stupore la mia piccola era stata
scelta, quindi ci fecero uscire dal
passaggio delle transenne dove ci
trovavamo e, in silenzio, e in modo
ordinato dovevamo seguirli. Ci
fecero andare a sedere, dietro alla
fila delle persone in carrozzella.
Già questo, almeno per me era una
cosa meravigliosa, graziati, scelti in
mezzo a tante e tante persone per
sedersi d’innanzi al Santo Padre e
ascoltare l’udienza con privilegio,
ero però molto dispiaciuta per
Gabriele perché anche lui voleva
venire lì con noi, ma le regole sono
tassative. Ancora una volta mi
rivolsi a parlare con il Signore e
Lo ringraziai di quell’opportunità,
e tutto grazie a Jessica. Quasi al
termine dell’udienza ci fecero
mettere in fila con le persone in
carrozzella, le persone in piedi e ci
comunicarono di stare perfettamente
in fila così che il Santo Padre
passava benedicendoci e parlandoci.
Tutto avrei pensato ma arrivare sin lì
no!, anzi sono convinta che se avessi
organizzato tutto ciò che si stava
realizzando non sarebbe accaduto,
forse per quello era ancora più bello
e stupefacente il momento stesso che
stavo vivendo. Mi era stato donato
dall’Alto e sentivo la presenza di
Dio che ci teneva (me e Jessica)
tranquille a vivere quegl’istanti con
estrema serenità ed assorbire tutto
il positivo e il buono che si sentiva.
Il Papa scese gli scalini per venire
verso di noi messi tutti in fila seguito
da alcune persone: fotografi, addetti
a prendere i doni o lettere indirizzati
al Santo Padre, persone con in
mano dei santini e coroncine che
donavano al momento che il Papa ti
stava vicino, altri che si prodigavano
a far rispettare l’ordine intorno al
Santo Padre. Intanto la folla incitata
29
batteva le mani e a gran voce diceva
al Papa: Francesco Francesco! …
Jessica che non parla e se lo fa,
parla sotto voce, gridava anche lei
battendo le mani e, a voce alta con
gli occhi commossi, altrettanto io
vedendo la sua reazione, mi scese
una lacrimuccia, mi emozionai
tantissimo. Il Papa parlava con
ognuno di loro, li abbracciava e
confortava, Jessica era piena di
gioia, capiva esattamente cosa
stava accadendo. Mi sentivo come
su una nuvola o dentro una grande
bolla di sapone sospesa in aria,
chiesi al Signore tutta la tranquillità
necessaria per vivere quel momento.
Il Papa finì la fila dietro di noi ed ecco
girare verso la mia fila: eravamo le
prime, da lì a un istante era da noi e
così fu: la bolla di sapone si ruppe
o scesi dalla nuvola, era tutto reale
al cento per cento. Il Papa era lì in
carne e ossa dinanzi a noi due, si
chinò a baciare sulla guancia Jessica,
la accarezzò e le disse: Come va, sei
bella e lei rispose: bene, grazie, poi
le diede la benedizione sulla fronte
e posò la mano sulla sua testa. Poi
si rivolse a me, che secondo regola
dovevo stare alle spalle di Jessica,
allungò la sua mano per toccarmi
il viso dicendo: signora! ed io:
Buongiorno Santo Padre e gli baciai
la mano. Avrei voluto potergli dire
tanto, tutto, specialmente esporre
la problematica che da un po’ di
tempo mi affligge sulla comunione
di Jessica, ma ero senza parole,
non esce nulla dalla tua bocca, la
mia grande sensazione era che lui,
il Santo Padre, quando incrocia il
tuo sguardo comprende tutto. Mi
consegnò la corona del Rosario e
quattro o cinque santini - una volta
a casa ne feci dono alle persone care
–, poi si rivolse alla ragazza down
vicino a noi che in quel stesso giorno
compiva 28 anni, si salutarono e
intavolarono un dialogo. Sai oggi
faccio il compleanno, e lui: Davvero,
tanti auguri. Lei gli fece il dono del
cappellino dell’associazione nuoto
di cui faceva parte. Lui: Grazie, io
dovrei fare un regalo a te e tu lo fai
a me!; lei sorrise insieme a lui e poi
disse: Sai, io lavoro in un ristorante,
e lui: Davvero! E tu cosa fai, mangi
tutto? Lei: No! Io sono un aiuto
cuoca. Lui: E allora tu assaggi. Lei:
Si! quando serve si - faccio anche
parte dell’associazione di nuoto di
Latina. Lui: Davvero! Fai tante cose.
Lei: Ti posso chiedere una cosa?
Lui: Dimmi, cosa? Lei: Mi vieni
a trovare dove lavoro? Lui: Si! e
quando vengo mi fai mangiare? Lei:
Si, certo. Mi basta che vieni!. Seguì
la benedizione e il saluto alla sua
mamma. Tutto fu con una semplicità
e un’innocenza immacolata, proprio
come fa una persona vera. I marinai
in divisa e i carabinieri ci salutavano
e domandavano a Jessica: Hai visto
il Papa? Ti ha dato un bacetto? Lei
sempre a gran voce e con la mano
alzata: Sì, sì! Ciao ciao a tutti, con
un sorriso da un orecchio all’altro.
Un amore al vederla, era un’altra
bambina! Mi prese un desiderio forte
di comunicare ai miei cari ciò che
avevamo vissuto e il dono grande
che avevamo avuto. Telefonai a mio
marito, mia madre, le mie 3 sorelle
e gli altri due figli; Gabriele non
voleva che lo facessi lì in mezzo alla
piazza con tutta quella confusione,
ma la mia emozione era più forte
di me, la mia felicità la dovevo
condividere con gli altri di casa. Sono
riuscita ad arrivare davanti al Papa
grazie al dono di mia figlia Jessica,
portatrice della sindrome down. Il
Signore con me è immensamente
benevolo e caritatevole. Che orgoglio
e soddisfazione vedere i tuoi cari,
sorelle, figli, marito, madre (la nonna)
parlare fieri del dono di ciò che aveva
vissuto Jessica. Queste cose fanno
bene alla mia piccola, e a me e a mio
marito riempiono il cuore di emozione
e ci fanno capire che l’amano tanto
e che sempre grazie a lei possono
raccontare questa bella cosa. E che
gara tra tutti loro nel passarsi le foto
che hanno fatto i fotografi e hanno
pubblicato sul sito! Grazie.
Maura Marangoni
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
In Albania con Amore
Suor Maria Biasini dal settembre
2013, fa parte della comunità ASC
di Durazzo della Missione Albania.
In occasione dell’incontro della
superiora regionale suor Silvana
Crolla e di suor Gabriella Grossi
con la ASC che lavorano in Albania,
suor Maria ha voluto condividere
con noi qualche briciola della
sua ricca vita di suora della Santa
Famiglia di Palestrina e poi di
Adoratrice del Sangue di Cristo.
Suor Maria: Prima di diventare
un’Adoratrice del Sangue di Cristo,
il Signore mi aveva chiamato fin da
piccola ad essere suora della Santa
Famiglia a Palestrina (RM). Per 35
anni con l’aiuto di Dio, ho servito il
mio Istituto con amore e passione,
con la profonda convinzione di
essere oggetto di amore e fiducia
da parte di Dio, di cui non mi
sentivo degna.
Sono cresciuta con le suore a
cui devo eterna riconoscenza ma,
sinceramente, mi è mancata la
famiglia. La mia infanzia infatti non
è stata facile, a causa del carattere
fragile, troppo timido e sensibile,
ma, con l’andare degli anni, il
Signore non mi ha fatto mancare
la sua grazia, sempre invocata
insieme alla sapienza di Salomone
e alla conversione del cuore. Ho
cercato di essere fedele e coerente
alla chiamata della sequela Christi
che, come sappiamo, comporta il
rinnegamento di sé e di accettare,
come Giobbe, bene e male che
Dio permette, perché tutto alla
fine concorre al bene di chi
veramente lo ama. La maggior
parte del mio tempo l’ho dedicato,
per obbedienza, ai bambini della
scuola d’Infanzia, cercando sempre
di essere un punto di riferimento
anche per i genitori, con cui, come
suore della S. Famiglia, abbiamo
sempre condiviso gioie e valori,
poiché le attività parrocchiali si son
svolte presso la nostra abitazione
per parecchi anni.
Ringrazio continuamente il Signore per i molteplici doni che
mi ha concesso. La sua Parola e
l’Eucaristia sono stati sempre la
mia forza e il mio sostegno spirituale, insieme a una profonda
devozione alla SS. Trinità e alla
Vergine Immacolata.
Come è nata il te, la passione per
la missione in terre lontane?
Suor Maria: Anche se l’Istituto della
S. Famiglia non aveva missioni,
ho sempre sentito dentro di me
un’ansia missionaria, il desiderio
di annunciare l’amore di Cristo a
tutti con la parola e con l’esempio.
Non potendo fare altro, cercavo
di darmi da fare con i mercatini
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
di beneficenza durante il mese
missionario e nel periodo natalizio
a favore dell’Infanzia missionaria.
Quando il Signore ha permesso
l’unione con le suore Adoratrici
del Sangue di Cristo, mi sono
sempre rafforzata nella speranza
di poter fare un’esperienza nelle
terre di missione. Mi davo da fare
per le adozioni di bambini della
Guinea Bissau, poiché a Palestrina
viveva la sorella di una Adoratrice
missionaria in Guinea, suor Elda
Orsillo. I genitori della scuola
aderivano all’iniziativa e, per vari
anni, hanno contribuito, mostrando
molta sensibilità per simili casi.
E così dopo tanti anni e quando
ormai non sperava più, il sogno si
è realizzato!
Suor Maria: Con il pensionamento
ho lasciato Palestrina e, dopo un
anno a Roma, sono stata inviata
a Sabaudia, dove ho continuato a
lavorare nella scuola d’Infanzia,
ma soprattutto ho portato avanti
le iniziative missionarie, andando
incontro alle numerose necessità
delle famiglie. Intanto continuavo
a coltivare il desiderio di recarmi
in missione. Avevo espresso molte
volte questa mia aspirazione alle
superiore, ma era stata sempre
rifiutata per diversi motivi. L’anno
scorso, quando ormai aveva perso
30
la speranza, è arrivata inaspettata
la circolare della Superiora
Regionale, suor Silvana Crolla,
la quale invitava a rispondere
all’urgenza di suore per Albania.
Incoraggiata da P. Francesco e
dalla comunità neocatecumenale,
che mi ha accompagnata con la
chiamata di Abramo a lasciare
tutto e a partire, ho ringraziato
il Signore che mi dava questa
opportunità desiderata da anni e,
con amore, entusiasmo e passione
ho dato la mia disponibilità e mi
sono preparata a partire.
Mi
sentivo
oggetto
della
predilezione di Dio, vedevo la
mia andata in Albania come un
dono del suo amore e sono partita
volentieri sempre più convinta che
Dio mi precedeva e mi avrebbe
accompagnata.
La realtà, però, è sempre un po’
diversa dai sogni …
Suor Maria: Sono arrivata qui
nel mese di settembre del 2013. Il
mio sogno si stava avverando, ma
come sempre il sogno è una cosa,
la realtà è un’altra!
Ho trovato una comunità inserita
nella realtà albanese che lavora con
grande dedizione, senza perdere
nemmeno un minuto di tempo,
in chiacchiere e pettegolezzi. Nel
silenzio e con grande operosità, le
due adoratrici che sono a Durazzo
portano avanti l’opera educativa
e formativa di 11 ragazze che
frequentano la scuola superiore,
l’insegnamento presso la scuola
delle Benedettine, la catechesi in
Parrocchia e nelle zone di periferia
della città, l’opera di carità presso
il centro dei bambini e ragazzi
diversamente abili e presso una
casa famiglia che accoglie i
neonati.
Io sto cercando di inserirmi in
questa molteplice attività delle mie
consorelle, ma il primo ostacolo
che sto affrontando è la lingua
albanese. Se non conosco la lingua
non posso comunicare e quindi non
posso operare. Allora, nonostante
i miei anni, sto frequentando un
corso di lingua albanese. Mi reco
a scuola due volte alla settimana,
insieme ad altre suore e sacerdoti
che, come me e con la mia stessa
età, o più giovani, sono tornati sui
banchi di scuola. Il mio desiderio
è quello di poter mettere a
disposizione me stessa con l’unica
motivazione di dare gloria a Dio
e di far crescere il suo Regno e
la sua giustizia in questa amata
terra di Albania, donando tutta
me stessa sempre per amore suo e
del ‘caro prossimo’, per cui il suo
Figlio Gesù ha donato tutto il suo
prezioso Sangue.
Mi affido ogni giorno alla sua
misericordia a causa della mia
fragilità e dei miei difetti che offro
quotidianamente sull’altare perché
mi purifichi, bruciandoli alla
fiamma del suo immenso amore.
Ringrazio poi la Congregazione
che mi ha dato questa possibilità
e prego sempre più, perché possa
crescere in numero e qualità per
andare incontro a tanta gente
affamata e bisognosa di ascoltare
la Parola di Dio e di incontrare
Cristo che è morto e risorto per
la nostra salvezza, specialmente
in questa terra di Albania irrorata
dal sangue di tanti martiri, uccisi
a causa della fede in Gesù Cristo.
Che questo sangue sia seme di
nuovi cristiani e di vocazioni che
possano continuare l’opera di
Santa Maria De Mattias, iniziata
180 anni fa.
Maria Biasini, ASC
UAR - Ufficio Economico Regionale
La seconda Assemblea regionale,
prima sessione, nel desiderio di offrire sentieri orientativi mentre procediamo verso il futuro, consegnava
alla nuova amministrazione regionale alcuni criteri, frutto del lavoro
collegiale, individuati nell’ascolto
della realtà contemporanea ChiesaMondo, alla luce dello stato e della
vita della Regione ASC Italia e, nella visione degli Atti AG 2011.
Tra i criteri, il quarto recita:
Favorire il processo di riorganizzazione appena iniziato, scegliendo
cammini che favoriscano il cambiamento di mentalità e un sentire comunionale nella Regione e
31
nell’Area Continentale. Risignificare l’identità e la funzionalità delle
zone, come struttura di partecipazione, e valutare l’opportunità dei
poli economici. Pianificare processi di unificazione per una gestione
economica trasparente.
Da settembre 2013, l’amministrazione regionale ha intensificato il
cammino verso l’unificazione economica, e, con l’aiuto di esperti e
Padre Franco Ciccimarra, presidente dell’AGIDAE, ha costituito
la UAR ( Ufficio Amministrazione
Regionale) che avrà la sua sede in
Roma - Via San Giovanni in Laterano,73. Faranno parte del UAR,
l’economa regionale, 4 adoratrici,
un commercialista e un consulente
del lavoro. L’Ufficio inizierà il suo
lavoro il 1 Settembre 2014. Il settore economato ha organizzato per le
econome delle comunità, seminari
divisi per ministero. Il primo, per le
econome che lavorano nelle case di
riposo e opere sociali, avrà luogo ad
Acuto il 29 e 30 Aprile. Il secondo,
per le econome che lavorano nella
scuola e pensionati universitari, si
terrà a Carbonara il 5 e 6 giugno. Il
terzo ci sarà a Roma per le econome
delle comunità istituzionali, in data
ancora da stabilire.
Palmina Totaro, ASC
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
Un Carisma per l’oggi
Corpo e Sangue di Cristo: alimento per la vita del mondo
A chi il Signore ci manda ad annunciare che Gesù è
la vita del mondo? La società in cui viviamo sembra
smarrita, con i valori fondamentali sempre più in crisi
e lo sfaldamento delle strutture, che non reggono
all’onda d’urto che ricevono.
La cultura della paura raggiunge tutti, anche i
più impegnati, quando si mettono a confronto le
forze, con ciò che serve per migliorare la società,
globalizzata anche nei bisogni.
Pessimismo, senso di impotenza sono dentro
ognuno di noi. Eppure c’è il desiderio di essere
dentro, poter comprendere e, in questo essere dentro,
poter comprendere i meccanismi che la guidano per
dare risposte adeguate ai bisogni veri ed esistenziali
di chi incrociamo per strada. Sognare, desiderare e
lavorare per un mondo migliore!
La fede, dice Gesù, può spostare le montagne e,
quindi, vincere l’odio, l’individualismo, l’ignoranza
sul destino dell’uomo, la superficialità dei nostri
pensieri e anche la paura… se non resta alle falde
della montagna per la paura che è troppo alta!
“Io ho vinto il mondo”: la vittoria già è assicurata
con la morte e risurrezione di Gesù, ma per renderla
presente nell’oggi, siamo chiamati in causa noi, i
credenti nel Signore, morto e risorto.
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
Come specifiche cure vincono le malattie del
corpo, così il male del mondo è vinto quando Gesù
si fa presente. Fate questo in memoria di me: rendere
presente il suo sacrificio e imparare da Gesù a donare
la nostra vita per i fratelli, è l’invito che Gesù ci
rivolge in ogni celebrazione Eucaristica.
Ma noi capiamo quello che Gesù ha fatto per noi e ci
propone di ripetere?
Nell’Eucaristia il Dio invisibile manifesta e
comunica la sua vita in modo che la nostra Alleanza
sia nuova ed eterna.
Maria De Mattias era entrata nel Mistero che
celebrava e la conseguenza non poteva essere che
una profondissima partecipazione: Le parole del
sacerdote erano al mio cuore al sommo penetranti,
in specie dopo la consacrazione, il mio cuore preso
da una forza se n’è andato sull’altare, il mio essere
si era sperduto e non vedevo altro che amore…”
(MDM l. 437)
Solo l’amore al Padre e la passione per l’umanità di
Gesù potevano inventare l’Eucaristia: Corpo donato
e Sangue versato per la vita del mondo, del mondo di
ieri, di oggi e di domani, perché l’oggi di Dio ricopre
tutto il tempo dell’uomo: dall’origine, alla fine dei
secoli.
Riconoscere la presenza del Signore Gesù, come
vivo, presente e operante in mezzo a noi non avviene
in maniera diretta, ma attraverso segni. Nessun segno
è più eloquente ed efficace dell’Eucaristia, perché
mangiare il Corpo e bere il suo Sangue ci assimila, ci
fa uno con Gesù, uomo-Dio.
Ricevere il Corpo e Sangue del Signore Gesù, deve
diventare un progetto di vita, un impegno a vivere,
comunicandolo con la vita. Iddio non ha bisogno di
noi, ma si vuole servire di noi miserabilissime per la
sua gloria (MDM l. 822). Noi non siamo abili a fare
il bene, perciò preghiamo con fiducia il nostro celeste
Padre che ci dia la grazia di bene operare per i meriti
del Suo Figlio Gesù Cristo (MDM l. 817)
Santa Maria De Mattias sa che non dobbiamo
chiedere a Dio di fare Lui quello che dobbiamo fare
noi, ma di chiedergli di aiutarci a fare quello che spetta
a noi, porre tutto l’impegno a realizzare nella nostra
vita la Parola di Gesù, cioè ripetere il memoriale del
suo sacrificio e essere pronti a diventare anche noi
Pane spezzato e Sangue versato per la vita del mondo
di oggi.
A.C.
32
Quando la speranza vince la delusione!
33
Quello dei discepoli di Emmaus
è certamente uno fra i brani più
suggestivi e, per certi versi, più
aderente alla nostra realtà di uomini
e donne di fede in cammino, con le
la nostra ‘Gerusalemme’ tristi e
confusi. Talvolta siamo anche
abbastanza vicini al loro stato
d’animo interiore, perché anche
a noi capita di vivere l’assenza di
loro sicurezze e certezze, e spesso
portatori di dubbi, interrogativi e
desideri.
Confrontandoci con l’esperienza
di Maria De Mattias, donna
profondamente incarnata nella
storia del suo tempo, che legge
gli eventi alla luce di Dio, anche
noi vogliamo lasciarci introdurre
nello splendore di questa luce. La
contemplazione di Dio illumina la
lettura della storia, la intus-lége, ci
aiuta a guardare il mondo con i Suoi
occhi, a farci carico delle attese
e delle speranze dell’umanità,
soprattutto dei più poveri.
Quante volte anche noi, come i
due discepoli di Emmaus, lasciamo
quello che cerchiamo e speriamo,
così come è successo a loro.
Non è difficile per noi sentire e
capire la tristezza che abita il loro
cuore. Hanno l’impressione di
aver perso tutto da quando il loro
maestro è finito su quella croce.
Sembra rimanere solo un ricordo...:
quanto basta perché Gesù il Risorto
possa mutarlo in memoria viva e
ardente, e che ora è solo un triste
noi speravamo che...
Sono ormai lontani i giorni
meravigliosi
rallegrati
dall’annuncio che il Regno di Dio
si è fatto presente, affascinati dalla
gioia di quei miracoli, rallegrati
dalla bellezza di una vita condivisa
nel segno della fraternità. Pare che
di quella esperienza non resti più
nulla... C’è solo un grande vuoto
dentro e una tristezza che non si
può mascherare. Per questo hanno
scelto di mettersi in fuga. Quando
si soffre troppo è inutile cercare
compensazioni, meglio tentare di
dimenticare, lontano dai luoghi
segnati dalla delusione. La vicenda
dei due discepoli la sentiamo come
nostra. A tutti può capitare di attraversare momenti di solitudine e di
abbattimento morale per il crollo
di tante speranze. Ma la tristezza
maggiore è quando, all’interno di
queste prove, ci si accorge di non
poter più contare neppure sulla
fede religiosa che ci aveva sostenuto in passato. Credo che davvero
tanto stia lì, proprio nel fatto che la
tua fede non ti sostiene più, forse
perché da Dio ti aspetti cose che
Lui non ti può dare. Cosa si aspettavano i due di Emmaus da Gesù,
tanto da non essere stati capaci di
riconoscerLo quando si è accostato
per camminare con loro?
Stando al vangelo, davvero hanno
tutte le possibili informazioni
su di Lui. Sanno tutto e se lo
condividono raccontandosi la loro
esperienza. Eppure non riescono a
riconoscerLo. Che cosa li blocca?
Cosa impedisce loro di arrivare
all’esperienza di gioia di fronte
al Signore Risorto? Ascoltiamo
cosa dicono: Noi speravamo che
fosse lui a liberare Israele; con
tutto ciò sono passati tre giorni
da quando queste cose sono
accadute... Quali sono queste cose
che sono accadute? La passione e
la crocifissione di Gesù: è proprio
questo a rappresentare l’ostacolo
che impedisce loro di vedere e
di riconoscere. Come è possibile
non riconoscere una persona che
non vedi da pochi giorni? I due
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
discepoli hanno seguito Gesù
perché annunciava la vicinanza
del Regno di Dio, sapevano che
il Regno di Dio si faceva vicino
proprio attraverso la persona di
Gesù. Hanno ascoltato da Lui parole
che nessuno aveva mai detto. Lo
hanno visto compiere delle azioni,
come i miracoli, che esprimono
l’amore del Padre per i suoi figli.
Hanno conosciuto la misericordia
di Dio nel modo in cui Gesù ha
accolto i peccatori. Lo hanno
sperimentato profondamente: Dio,
in Gesù si fa vicino all’uomo. Dio,
in Gesù ci incontra. Poi il blocco,
l’ostacolo... Hanno visto Gesù
umiliato, giudicato, condannato,
disprezzato, rifiutato e crocifisso.
Non possono più pensare a un
Dio che è vicino all’uomo, perché
l’immagine del Crocifisso è per
loro la prova dell’abbandono. E’
sorprendente anzitutto la grande
semplicità con la quale Gesù si
rende presente. Come un viandante
qualsiasi che si incontra per caso.
E’ come se Gesù vuole scivolare
dentro la nostra esistenza senza fare
rumore, attraverso gesti elementari
e quotidiani come il camminare, il
parlare, il condividere un pezzo di
pane. Sento qui ancora più forte la
Sua verità: Gesù non è venuto per
giudicarci, ma a farci conoscere
il Padre e il Suo amore per noi.
Quel rimprovero che muove ai due
discepoli che avevano inteso male
sperando in un Messia glorioso,
vincente, capace di realizzare il suo
regno con la forza, lo muove anche
a noi tutte le volte che pretendiamo
che Egli si mostri presente nella
nostra storia con i caratteri che noi
vogliamo, molto paragonabili a
quelli del potere e del successo.
Lui invece ha scelto di affidare
tutta la sua gloria alla forza umile
e fragile dell’amore. “Oh gran
degnazione di un Dio che ha posato
su di noi i suoi amorosi sguardi!”
– dice S. Maria De Mattias ad
una delle sue suore. E’ come se
Gesù ci esortasse: Non cercatemi
nei fatti straordinari. Non
inseguite continuamente ciò che
appartiene alla sfera del magico
e del miracoloso, perché non mi
trovereste. Cercatemi piuttosto
lungo i percorsi quotidiani, nei
gesti elementari. Sostiamo insieme
sulle Scritture, sulla Parola di Dio,
non su quella degli uomini... a volte
non avviene niente, ma a volte senti
come un turbamento profondo, un
ardere del cuore là dove incontri
parole che parlano di un Dio
presente in mezzo agli uomini non
per imporre la sua sovranità, ma
per condividere nell’amore la loro
sorte. Sono io a creare nel vostro
cuore quel turbamento che provate!
Gesù ci educa a non affidare la
nostra fede allo stupore dello
straordinario, ma al fascino che
nasce da ogni parola e da ogni
gesto che trasmette un messaggio
d’amore. E ci spinge a chiedergli
di restare con noi, per superare la
tristezza, la solitudine, il vuoto, la
delusione... Resta con noi, perché
si fa sera e il giorno già volge al
declino.
Pare proprio vederla, Maria De
Mattias, con lo sguardo orientato
e fisso nello specchio che a tutti
noi propone come Volto bellissimo
da contemplare. Quel Crocifisso
che Gaspare Del Bufalo stesso
le aveva donato e affidato, quasi
a rassicurare della Vita che non
muore. Sguardo nel quale si può
riconoscere Colui che si fa vicino e
cammina con noi sulle vie della vita
e che non ci porterà mai lontano o
altrove dalla nostra Gerusalemme.
Volto che sempre si rivolge a noi e
ci chiama, di fronte al quale non ci
si può tirare indietro o rassegnarci
ai nostri ritorni a Emmaus. “Mira
il bell’ordine di cose che il gran
Figlio di Dio è venuto a stabilire
col Suo Sangue!” – dice ancora
Maria De Mattias a un’altra delle
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
prime seguaci.
Sguardo di Crocifisso Risorto che
non potrà più dirci in nessun altro
modo l’amore del Padre Suo,
avendone dato la prova più grande
nel dono di sé e mantenendo la
promessa di restare con noi fino
alla fine dei giorni nel memoriale
eucaristico e nel dono dello Spirito
che ogni giorno rinnova questo
incontro sulle vie della nostra storia.
Perciò lo stesso specchio, posto
sul legno della croce, ammoniva
i passanti a riflettere: “O voi tutti
che passate per via, fermatevi e
guardate se c’è un dolore e un
amore simile al mio…”(Lam
1,12) e noi rispondiamo con una
sola voce, con un solo spirito: “…
sempre l’avrò nella memoria e si
struggerà in me l’anima mia”(Lam
3,20).
Maria De Mattias colloca il suo
cuore, la sua mente e la sua anima
in Colui che è figura della divina
sostanza e dall’esperienza di una
contemplazione che si fa relazione
viva e vera con il Tu cercato e amato,
trova il segreto che trasforma tutti i
possibili noi speravamo dei nostri
giorni a volte difficili, faticosi e
deludenti nella grande professione
di fede che si fa annuncio di gioia:
noi speriamo in Colui che è morto
e risorto per noi!
Donaci, Amore Crocifisso Risorto,
occhi che possano scorgere la tua
presenza, che vedano la bellezza
della vita anche tra mille difficoltà
e delusioni; donaci orecchie che
sappiano ascoltarti e che possano
riconoscere la tua voce tra tanti
rumori quotidiani; donaci ogni
giorno compagni sinceri, guide
sicure con cui condividere il nostro
cammino; donaci, Signore, di
riconoscerti in ogni momento della
nostra esistenza e di contagiare
chi ci circonda con la gioia
incontenibile che solo l’incontro
con Te può donarci!
Anna Grazia Di Liddo
34
Arte e Fede
Maria e la Pentecoste!
35
Il quadro che abbiamo davanti è
del pittore francese Jean Restout
(1732), e fu dipinto in origine
per il refettorio dell’abazia di
Saint Denis. Oggi è conservato
al Musée du Louvre, Parigi.
Segnato dal classicismo barocco,
con molta luce e forme possenti
in un luminosissimo tempio,
ci offre l’immagine potente di
quel Cenacolo che fu teatro della
bo, come di vento che si abbatte
gagliardo e riempì tutta la casa
dove si trovavano.
Apparvero loro lingue come
di fuoco che si dividevano e si
posarono su ciascuno di loro; ed
essi furono tutti pieni di Spirito
Santo e cominciarono a parlare
in altre lingue come lo Spirito
dava loro il potere di esprimersi.
Si trovavano allora in Geru-
com’è che li sentiamo ciascuno
parlare la nostra lingua nativa?
Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotàmia, della
Giudea, della Cappadòcia, del
Ponto e dell’Asia, della Frigia
e della Panfilia, dell’Egitto e
delle parti della Libia vicino a
Cirène, stranieri di Roma, Ebrei
e prosèliti, Cretesi e Arabi e li
udiamo annunziare nelle nostre
venuta dello Spirito Santo.
Richiama l’episodio della discesa dello Spirito Santo che è
narrato nel libro degli Atti degli
Apostoli al cap. 2,1-11: «Mentre il giorno di Pentecoste stava
per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne
all’improvviso dal cielo un rom-
salemme giudei osservanti di
ogni nazione che è sotto il cielo.
Venuto quel fragore, la folla si
radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare
nella propria lingua.Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore
dicevano: “Costoro che parlano
non sono forse tutti Galilei? E
lingue le grandi opere di Dio”».
Con il giorno di Pentecoste si
conclude il tempo dei cinquanta
giorni di Pasqua e, con l’effusione
dello Spirito Santo si segna
l’inizio della missione degli
Apostoli nel mondo e i primordi
della Chiesa. Per gli Ebrei era il
ringraziamento a Dio per i frutti
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
della terra e, il ricordo del giorno
in cui, sul monte Sinai, Dio diede
a Mosè le tavole della Legge.
Per l’occasione si compiva un
vero e proprio pellegrinaggio a
Gerusalemme.
Nell’arte il tema della
Pentecoste usa raffigurare lo
Spirito Santo che discende
sulla Vergine e sugli Apostoli
sotto forma simbolica di lingue
di fuoco. Generalmente lo
schema compositivo dei quadri
richiama quello dell’ultima cena,
trovandosi nello stesso luogo,
cioè il Cenacolo, e lo stesso
gruppo di persone. Quindi, Gesù
è sostituito da Maria e il posto
lasciato vuoto da Giuda viene
occupato da Mattia. Si ricompone
così il valore nell’unità. Ma
analizziamo bene questo dipinto.
Qui l’artista supera questo
schema eseguendo un’intuizione
particolare.
«In un tempo in cui la
donna non aveva accesso
alcuno al presbiterio, e in cui
la Madonna non facilmente
veniva accostata all’Eucaristia
e all’altare, è sconcertante la
libertà compositiva e simbolica
adottata da Restout. La Madonna
e l’altare sono un tutt’uno, è lei al
centro della composizione; è lei
l’asse centrale della basilica che
accoglie il gruppo dei discepoli.
Sembra addirittura, per Restout,
che la Vergine e le discepole del
Signore siano le prime a ricevere
la luce sfolgorante dello Spirito
che irrompe dall’alto. Sull’altare,
infatti, ci sono soprattutto donne.
Gli apostoli stanno attorno e
occupano il presbiterio. Maria è
indubbiamente vista qui, come
icona della Chiesa nascente,
mentre gli uomini sono gli
interpreti e i diffusori di questo
mistero» ( Maria Gloria Riva,
Avvenire, 18 maggio 2013).
La protagonista è Maria che
invoca il dono dello Spirito per
se stessa e per la comunità. E le
donne che sono con lei in primo
piano sull’altare sacrificale. Il
Santo Papa Giovanni Paolo II (cf.
Udienza Generale, mercoledì
28 maggio 1997) disse che la
Vergine desiderava tale effusione
in vista della fecondità della sua
maternità spirituale. Dopo la
prima effusione dello Spirito,
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
avvenuta in vista della divina
maternità, occorreva una nuova
effusione, lì, ai piedi della croce
dove Maria era stata investita di
una nuova maternità: «Donna,
ecco il tuo figlio!» (Gv 19,26).
Maria, pertanto, desidera, in vista
della nuova fecondità della sua
maternità spirituale, l’effusione
dello Spirito perché chiamata ad
essere “tipo, modello e madre”
della Chiesa.
La Pentecoste, frutto anche
dell’incessante preghiera della
Vergine, perché espressione
dell’amore materno di lei verso i
discepoli, fa scendere lo Spirito
Santo ricolmando Maria, le donne
e gli uomini presenti dei doni e
della nuova ansia apostolica per
la crescita della Chiesa. Ecco
la missione della donna! Stare
sull’altare sacrificale della sua
maternità. Essere feconde nella
verginità. Questa è la bellezza
della Chiesa pervasa dal dono
dello Spirito Santo. Dono
profetico che orienta l’uomo,
ogni uomo, a cercare la propria
identità.
«Lo Spirito e la sposa dicono:
“Vieni!”» (Ap 22,17).
Milena Marangoni ASC
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Recensioni
FILM
Miracolo a Le Havre
egia di Aki Kaurismaki, 2011
Vi si raccontano le vicende di un
lustrascarpe che cerca di salvare
un ragazzino africano immigrato
Illegalmente per porto francese di
Le Havre. Un film sui buoni sentimenti, miracolosi di questi tempi.
Un apologo sulla carità, anche intesa come carità cristiana.
LIBRI
La forza degli anni - Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglie
a cura di Gino Battaglia, ed Francesco Mondadori, 2013
E’ innegabile la forza della esperienza positiva che si sprigiona parlando degli anziani, tutta racchiusa nel
valore che si dà alla persona nelle varie fasi della vita.
Papa Francesco ha da subito messo in relazione i punti estremi del nascere e dell’invecchiare proponendo
un’alleanza feconda per tutto l’arco della vita. In questo orizzonte si pone, tra i tanti, il recente contributo
di riflessione che offre il testo curato dalla Comunità di Sant’Egidio, scritto a più mani da specialisti che accuratamente trattano dei vari aspetti dell’anzianità. La lettura interessante di questo testo porta per mano
a condividere e ad arricchire la propria interiorità per inoltrarsi nell’orizzonte dell’anziano con disposizioni
positive. Quello che è visto abitualmente come debolezza si trasforma, pagina dopo pagina, in proposta di
vita, senza nascondere i diversi aspetti della condizione dell’anziano. Si allunga la vita, la popolazione invecchia, ma si può accompagnare questo tempo con i colori pastello dell’ arcobaleno ed è questo che emerge
dalla lettura del libro. I vari contributi dei diversi specialisti approfondiscono le varie tematiche con verità e
chiarezza, senza nascondere la realtà, ma suggerendo di creare una cultura della vecchiaia che ancora manca.
I contributi di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, fanno da collante poiché partono da
esperienza sul campo, irradiando luce che si fa accompagnamento, sostegno fiducioso, amicizia amorevole.
Notevole la diversificazione degli interventi a livello sociale e familiare, suggerimenti che partono da una
visione globale dell’anzianità rendendo meno difficile il cammino di quanti vivono la vecchiaia e di tutti coloro che si prendono a cuore l’accompagnamento, con amicizia, conversazione e compagnia. Inclusione fatta
di rispetto per i diversi vissuti di ciascuno, con cuore disponibile e generoso consapevoli della irreversibilità,
ma senza ripiegamenti perché sostenuti dalla forza della fiducia filiale in Dio che è Padre amoroso.
Qui c’è l’approdo: in una vecchiaia accettata ed espansa nelle sue dimensioni, tra cui la preghiera, la gratuità e la compagnia, ci sono ancora angoli di giovinezza. E un’apertura alla vita che non finisce.
«QUEL BELL’ORDINE DI COSE» MARZO/APRILE 2014 N. 31
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Avvenimenti
Prossimi appuntamenti
30 aprile - 2 maggio: Incontro del gruppo Sicar orientamento vocazionale
II livello a Roma
2 - 4 maggio: terzo incontro di orientamento vocazionale ad Albano
3 - 4 maggio: primo incontro formativo per i partecipanti ai campi di lavoro in
Albania
e Guinea Bissau.
11 maggio: incontro della commissione per il Piano di Governo con P. Nava a
Roma
19 maggio: incontro della commissione per gli associati
19 - 20 maggio: incontro della commissione Vales ASC.
30 maggio: incontro del coordinamento della pastorale giovanile - vocazionale
31 maggio – 2 giugno: ad Acuto, secondo incontro con il gruppo di ASC che
festeggiano il cinquantesimo e il venticinquesimo di professione religiosa.
3 giugno: il Segretariato missioni incontra le suore di Filippine, Argentina e
Guinea Bissau
3 - 4 giugno: incontro del gruppo Sicar –a Fasano
5 - 6 giugno: a Bari Carbonara incontro per econome che lavorano nelle scuole e
nei collegi universitari.
7 - 8 giugno: seminario di formazione per gestori e coordinatori delle scuole
dell’infanzia.
13 - 15 giugno: corso web avanzato a Palestrina.
24 giugno: incontro responsabili dei collegi universitari.
2 - 7 luglio: corso per econome di comunità tenuto a Roma
Casa Regionale, da Sr Susan Welsby, economa generale.
10 -16 luglio: campo scuola per adolescenti a Castrignano del Capo
12 – 26 luglio: campo di lavoro in Albania
17 - 23 luglio: il gruppo ASC del cinquantesimo e venticinquesimo di
professione religiosa, partecipa agli esercizi spirituali in Acuto.
18 - 20 luglio: convegno di formazione per animatori pastorali
21 - 27 luglio: campo vocazionale giovani ad Albano
25 – 30 luglio: Seminario per ASC della fascia di età 1948 – 1954
1 -7 agosto: esercizi spirituali per giovani ad Acuto
12 – 26 agosto: campo di lavoro in Guinea Bissau
38
«ADORATRICI DEL SANGUE DI CRISTO » BIMESTRALE REGIONE ITALIA
Calendario dell’Amministrazione regionale
Maggio
5 / 7: sedute di Consiglio
8 / 10: In Albania, Sr Silvana partecipa ad una assemblea
dell’ USMI albanese
13 / 16: Area Continentale Europa: le Amministrazioni
Regionali di Italia, Polonia, Zagreb e Schaan si incontrano ad
Acuto.
Giugno
9 /13: sedute di consiglio
13 / 18: Sr Mimma è impegnata nel lavoro con
la commissione del fondo ASC
25 / 29: Assemblea Regionale
Luglio
7 / 11: sedute di consiglio
19 luglio – 1 agosto: Sr Silvana e Sr Emilia partecipano a Ruma
(USA) al Congresso Interassemblea