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Eva Rebecchi
Impronte di cuori
Quello che vi racconto mi rendo conto essere ben poca cosa forse, ma per me è stato tutto un grande
regalo, lo porto a voi con amicizia, con semplicità, sperando che almeno per qualcuno possa essere
di aiuto o di sprone per iniziare una ricerca vostra.
In questi ultimi tempi ho visto molti ricercatori fare una specie di corsa a chi ottiene risultati più
eclatanti, inizia il primo poi subito qualcun altro cerca di fare di meglio, purtroppo a volte per pura
competizione; secondo me non si deve perdere di vista quello che deve essere l’obiettivo del
ricercatore: la condivisione e il raggiungimento di un obiettivo di aiuto verso gli altri.
La mia ricerca sulla metafonia è iniziata circa trent’anni fa e il motivo che mi ha spinta ad iniziarla
non è stata la perdita di una persona cara, ma solo la paura della morte: avevo il terrore che
morissero le persone che più amavo, tanto che mi alzavo la notte per andare a vedere se i miei
genitori respiravano. Mi faceva paura la morte perché non la conoscevo, se ci pensavo vedevo solo
il buio. Così mi sono detta: va bene, la spiegazione della chiesa non mi piace e non mi convince,
vediamo che se c’è qualcosa che riesce a convincermi di più. Così ho iniziato a leggere qualcosa
che parlasse della morte, finché un giorno mi capitò di leggere un libro di Gabriella Alvisi, “Le voci
dei viventi di ieri”. Era la storia della scrittrice, che perse la figlia, Roberta, in giovane età e si mise
in comunicazione con lei tramite la metafonia. Nel libro l’autrice parlava della metafonia come una
tecnica accessibile a tutti, spiegandola in modo molto semplice. Rimasi colpita da questo libro e
subito pensai di provare, con la curiosità che mi caratterizza. Il registratore ce l’avevo, quindi
potevo anche iniziare. Ma iniziare da sola mi incuteva un po’ di paura, così coinvolsi in questo mio
entusiasmo mio fratello che, anche se normalmente litigavamo fino a prenderci a botte, si rese
subito disponibile.
Quindi un giorno, ridacchiando, un po’ per esorcizzare la paura e un po’ perché non ci credevamo
fino in fondo, accendemmo il registratore, chiudemmo la porta ed andammo a mangiare in un’altra
stanza. Finito di mangiare, ritornammo a risentire la registrazione, sempre ridacchiando come matti,
convinti di non trovare proprio nulla. Diventammo verdi dalla paura quando sentimmo le parole:
“Sono un morto, aspetto il ponte”. Nella stanza non c’era nessuno, le finestre erano chiuse e non
c’erano rumori. La frase era molto chiara e rimasi colpita dal fatto che, nonostante sapessi che nelle
prime registrazioni fosse molto difficile sentire qualcosa, noi al primo colpo sentissimo subito
queste parole.
Devo dire che la curiosità in quel momento andò un poco a farsi benedire, lasciando il posto ad una
paura che non mi faceva dormire, sentivo cani che abbaiavano la notte quando cani non ce n’erano,
rumori in casa quando non c’era nessuno, quindi per qualche giorno lasciai perdere.
Poi però la curiosità si rivelò essere più grande della paura, volevo sapere, volevo conoscere, quindi
andai avanti, fino ad ora, anche se con periodi di interruzione dovuti alle difficoltà della vita.
Mio fratello lo persi per strada due anni fa. Dopo che se ne andò trovai nell’interno di un’anta di un
mobile della sua casa un piccolo bigliettino con scritta questa frase: “Quando le persone lasceranno
sugli altri l’impronta dei loro cuori invece di quella dei loro piedi, avremo un mondo diverso”, per
questo ho voluto intitolare questa relazione: “Impronte di cuori”.
La tecnica che uso è quella della registrazione tramite pc, con un programma che si chiama Adobe
Audition, e la radio con stazioni sw (onde corte).
Sintonizzo la radio su un canale che trasmetta in una lingua straniera che non sia simile all’italiano,
quindi escludo le trasmissioni spagnole o francesi. Trovato il canale, sposto la sintonia per difetto o
per eccesso sullo stesso canale, in modo che la ricezione non sia nitida ma leggermente disturbata.
Collego il microfono esterno e lo pongo a circa una ventina di centimetri dalla radio.
Prima della registrazione cerco di concentrarmi con una preghiera o un pensiero, più che altro per
cancellare i pensieri negativi della giornata, in quanto penso che il nostro stato d’animo influisca
molto sull’esito della registrazione.
Quindi inizio, ponendo delle domande e aspettando il tempo necessario per l’eventuale risposta
prima di porre la domanda successiva. Alcuni preferiscono registrare senza porre nessuna domanda,
io preferisco farlo perché così ho un riscontro più certo nel caso in cui la risposta sia attinente alla
domanda fatta.
C’è stato un periodo in cui ero ossessionata da questa ricerca, al punto che la stessa mi prendeva
tutto il mio tempo libero e buona parte delle ore destinate al sonno. Penso che questo sia un grave
errore, bisogna comunque vivere la propria vita, destinando a questa pratica solo una parte della
stessa. Io ho fissato quasi un appuntamento: registro nello stesso giorno, alla stessa ora e in un paio
di registrazioni ho avuto messaggi che dicono: “il martedì……..”
A proposito di ossessioni, tempo fa avevo un’amica alla quale avevo insegnato la tecnica della
metafonia, che lei subito mise in pratica. Era talmente ossessionata che registrava in continuazione
ma, non avendo l’orecchio allenato, mi portava centinaia di cassette da sentire. Un giorno mi
telefonò sconvolta dicendomi che mentre si asciugava i capelli aveva sentito delle parole provenire
dal phon. Allora le consigliai di lasciare perdere, la suggestione diventa pericolosa in alcuni casi!
In tutti questi anni ho ricevuto tantissimi messaggi, alcuni sono personali, riguardano mio papà, un
mio caro amico e mio fratello, altri sono relativi alla ricerca, altri ancora riguardano la vita in
generale.
I messaggi che riguardano persone a me conosciute non hanno quasi mai la stessa voce delle stesse,
ma la cadenza del parlato ed il modo di esprimersi sono comunque inconfondibili.
Poco più di un anno fa mi sono accostata alla metavisione, non ho risultati eclatanti con questa
tecnica ma sto iniziando ora ad avvicinarmi alla stessa, dopo aver ricevuto spontaneamente
un’immagine chiara di quello che secondo me è mio fratello, dopo pochi mesi dalla sua morte.
Ero a casa di una mia cugina, dove la povertà è purtroppo unita alla disgrazia, in quando suo figlio è
un malato psichiatrico. Avevo regalato a Giorgio, il ragazzo, una piccola macchina fotografica
digitale e la stavo provando per spiegargli il funzionamento, quindi ho fatto foto all’interno della
casa, scaricandole sul mio pc per fargliele vedere. Tornata a casa, ho riguardato le foto e ho visto
subito che in una foto c’era qualcosa di strano, ingrandendola . Questa è la foto:
Ingrandimento del particolare, sulla sinistra della tapparella nell'altra stanza, evidenziata nel
rettangolo rosso:
Foto del particolare e foto di mio fratello Franco:
Da parecchio tempo leggevo un forum di metavisione senza avere mai il coraggio di scrivere nulla,
in quanto mi sembravano tutte persone tecnicamente preparate, mentre io avevo la preparazione
tecnica di una capretta, così presi coraggio e mandai alla e-mail del sito, la mia foto, chiedendose
poteva essere un'immagine paranormale.
Credevo che non mi rispondessero nemmeno, invece la risposta arrivò subito ed il suo parere fu che
probabilmente il volto comparso non apparteneva ad un essere umano.
Così, per avere conferma di non aver fotografato qualche riflesso della parete di fronte, dove poteva
esserci appeso qualche quadro, o di persone affacciate nell’eventuale palazzo di fronte alla finestra,
tornai in quella casa e fotografai tutto il fotografabile, notando che nella parete di fronte c’era
appeso solo un piccolo quadro con un soggetto religioso e non esisteva nessuna casa dove avrebbe
potuto esserci una persona che si riflettesse in questa finestra.
Ho fotografato anche il ragazzo in tutte le posizioni, in quanto unico soggetto maschile nella stanza
insieme a me e a mia cugina, ma anche lui non poteva essere: il riflesso del viso non aveva la barba
e i tratti, anche se non chiarissimi, non corrispondevano a quelli del ragazzo.
Attualmente pratico la metafonia ma mi sono avvicinata anche ad un'altra ricerca, quella delle
presenze nei castelli. Ho iniziato qualche mese fa, affascinata da un racconto su Janet, una presunta
presenza in un castello di un paese vicino a casa mia. Mi sono recata sul posto ed ho subito sentito
questa presenza, sarà stata suggestione, ma sentivo una sofferenza aleggiare nell'aria, unita ad una
profonda energia... nulla di negativo comunque, ma sembrava quasi una richiesta di aiuto.
Questa è una delle immagini ricevute nel castello di Janet
Questo è l'ingrandimento dove sembra ritratto un viso.
Così mi sono ritrovata a girare per questi castelli, quando il tempo e le finanze me lo permettono,
scattando foto e registrando quelle che, secondo me, non sono nient'altro che richieste di aiuto e
sperando di riuscire, anche se in minima parte, ad accogliere queste richieste per poter un giorno,
chissà, esaudirle.