Giovedì 27 Novembre, h 19.30, Reposi 1 TFFdoc/Italiana.doc Incontro con Danilo Monte (regista) e Roberto Monte (protagonista) di Memorie – In viaggio verso Auschwitz Danilo Monte: Quando ho preso coscienza di alcune delle cose che avete visto nel film, ho proposto a Roberto di riaprire alcuni discorsi durante il viaggio. Inizialmente la mia intenzione era quella di non inquadrarlo mai, ma quando mi ha dato un consenso così pieno, ho deciso di cambiare approccio. Roberto Monte: Quando qualcuno mi viene a offrire qualcosa che è la vita io non dico di no. Per questo ho acconsentito anche ad apparire e sono contento che ne sia uscito qualcosa di bello. Sicuramente a maggio stavo meglio di quanto non stia adesso, quindi mi sono anche piaciuto nel film e poi un po’ di narcisismo nel vedersi di sicuro c’è. Vedersi su grande schermo in una sala dove tutti ti stanno guardando è diverso, ma quando qualcuno mi chiede di parlare in pubblico io lo faccio senza problemi. In fondo questo film è un regalo che dura dal 23 maggio; non so quanto durerà! Danilo Monte: Quando mi è venuto in mente di andare a cercare questo materiale d’archivio (composto dalle riprese fatte in alcuni momenti di vita familiare, Comunione, compleanni, capodanno… ndr) è stato come compiere un viaggio nel viaggio. Inaspettatamente ho ritrovato tutti i momenti salienti della vita della mia famiglia. Non pensavo di ritrovare il filmato del giorno in cui Roberto è uscito dal reparto psichiatrico e mi ha colpito molto l’approccio che all’epoca avevo usato: sembra quasi un servizio giornalistico del tg4! Era un momento davvero difficile e io avevo cercato di sdrammatizzare con questo espediente della scena quasi televisiva senza avere una coscienza documentaristica, ma agendo come in modo automatico. Il fatto di abbandonare quasi la camera, senza mai guardare ciò che stava riprendendo per me è stato come fare della meditazione: fare una cosa che sembra facile, ma che in realtà è molto difficile. È stato un grande esercizio mentale. Nel mio film precedente ci sono cose molto curate; la mia testa andrebbe in quella direzione, ma in questo caso ho cercato di staccarla e andare avanti col cuore. Durante il viaggio di ritorno alcuni nodi si erano sciolti e abbiamo cominciato a confrontarci. Ma queste barriere sono giganti, costruite in trent’anni, quindi così come abbiamo fatto dei passi avanti ne abbiamo fatti anche indietro. Roberto Monte: Il girato è molto di più e abbiamo litigato anche molto di più! Per esempio la sera prima della visita ad Auschwitz abbiamo litigato moltissimo, ma dopo quel momento Danilo ha smesso di giudicarmi e mi sono lasciato andare. Ci sono momenti che nel film non ci sono in cui faccio anche grandi proclami! Il rapporto è comunque sicuramente migliorato proprio grazie al fatto che Danilo ha smesso di giudicare. Danilo Monte: I nostri genitori volevano venire qui al Torino Film Festival, ma ho pensato che fosse il caso che vedessero prima il film. Credo che per loro ci vorrà del tempo; nostro padre l’ha visto tutto, ma nostra madre no. Spero che abbiano capito le mie intenzioni buone, ma certi passaggi contengono cose difficili da capire per loro. Roberto Monte: All’inizio quando ho accettato di fare questo film non era chiarissimo che avrebbe avuto una visione pubblica! Per carattere penso sempre a chi mi sta ascoltando, quindi sicuramente un pochino anche mentre giravamo il film avevo in mente una sorta di pubblico: sono così da sempre, un po’ egocentrico. Quando abbiamo iniziato a girare ero arrivato convinto di fare del male a Danilo con le mie parole, di litigare, perché lui mi aveva ferito, quindi mi sono subito dimenticato della macchina da presa. Mi piace poter, grazie a questo film, parlare con tante persone, diverse da quelle che compongono la mia vita. Danilo Monte: Molte persone che hanno visto il film mi hanno detto che ho due ruoli, quello del regista, sicuro di sé e che tiene le cose sotto controllo, e quello del fratello, più insicuro e completamente dentro alle dinamiche. Non so se ci fosse una dinamica da fratello buono/fratello cattivo; anzi, so che sono partito bello cattivo, ma adesso mi sento più buono!
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