12 Settembre COMUNICATO STAMPA TUMORE DEL COLON-RETTO IN UN CONVEGNO 10 ANNI DI SCOPERTE La collaborazione Niguarda-Candiolo raccontata dai protagonisti Un decennio di scoperte in materia di tumore al colon-retto: dall’alta tecnologia in chirurgia alle terapie a bersaglio molecolare, sono solo alcuni degli argomenti al centro del convegno che ha visto oggi, venerdì 12 settembre, protagonisti gli specialisti del Niguarda Cancer Center insieme ai colleghi del Candiolo Cancer Institute-IRCCS , presso l’Aula Magna dell’ospedale milanese. Si è trattato di un appuntamento per presentare tutti i passi in avanti compiuti congiuntamente dalle due équipe: l’asse Niguarda-Candiolo è stato infatti uno dei fronti più avanzati a livello mondiale nello sviluppo di nuove terapie sempre più personalizzate per il trattamento del tumore al colon-retto metastatico. La patologia infatti ha caratteristiche differenti a seconda delle caratteristiche genetiche che l’accompagnano. L’identificazione delle diverse mutazioni ha prodotto i progressi più importanti nel lavoro di ricerca. “Abbiamo seguito un nuovo approccio alla comprensione della genesi e della terapia del cancro, visto come alterazione di specifici geni e non soltanto come malattia degli organi in cui queste alterazioni si manifestano - spiega Paolo Comoglio, Direttore Scientifico dell’Istituto di Candiolo -. E’ quella che viene definita “medicina di precisione”. Tra le pietre miliari della collaborazione Niguarda-Candiolo c’è la messa a punto di un test genetico (nel 2009) per orientare le cure sui trattamenti più efficaci. “Prima dell’ideazione del test - dice Salvatore Siena, Direttore dell’Oncologia di Niguarda - non si sapeva perché solo alcuni pazienti affetti dal tumore al colon-retto, con sviluppo di metastasi, rispondessero alle cure dei nuovi farmaci a base di anticorpi monoclonali (cetuximab e panitumumab). Il problema è stato analizzato e si è scoperto che la cura non dà risultati quando la cellula tumorale presenta una mutazione del gene KRAS o BRAF”. Nel 2011 si è scoperto, grazie ad un importante finanziamento 5 per mille AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), in un trial condotto su modelli preclinici, che anche l’amplificazione dell’oncogene HER-2 recita un ruolo cruciale nella resistenza alle terapie convenzionali. Un anno più tardi, nel 2012, sulle pagine di Nature c’è spazio per una nuova scoperta di primo piano: “la biopsia liquida”. “Siamo riusciti a identificare dei frammenti di DNA rilasciati dal tumore nel sangue del paziente, una spia genetica (il gene KRAS mutato) che si “accende” con mesi di anticipo rispetto a quando l’esame radiografico indica che il tumore ricomincia a crescere- indica Alberto Bardelli, Direttore del Laboratorio di Genetica Molecolare di Candiolo-. Si tratta di un indicatore dosabile con un semplice esame del sangue per predire e impostare il trattamento più adeguato”. Oggi ci si prepara per un’altra sfida importante: la sperimentazione clinica Heracles che si sta conducendo proprio in questi mesi per approfondire l’importanza dell’amplificazione dell’oncogene HER-2. Se la sperimentazione avrà successo si aggiungerà una possibilità in più all’arsenale terapeutico della clinica. Una possibilità che, come per le conquiste del passato, è il frutto di una stretta collaborazione che da circa 10 anni porta dal banco della ricerca al letto del malato nuove terapie, divenute realtà anche grazie al fondamentale finanziamento 5 per mille di AIRC. Per info: Comunicazione - Area Media e Stampa Monica Cremonesi Giovanni Mauri 320 4398204 [email protected]
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