NASCE LA SCUOLA DI CUCINA DI POLLENZO La Scuola di Cucina di Pollenzo, ideata dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche in collaborazione con Slow Food, propone: - un Master annuale in Cucina Popolare Italiana di Qualità in italiano, iscrizioni fino al 9 luglio - un Master annuale in the Slow Art of Italian Cuisine in inglese, iscrizioni fino al 24 settembre - un ricco programma di corsi amatoriali di cucina: pesce, verdure, panificazione, pasticceria e molto altro! - attività di team-building per aziende e istituzioni in collaborazione con Banca del vino, Laboratorio di Analisi Sensoriale e Albergo dell’Agenzia di Pollenzo Puglia Events è il portale ufficiale degli eventi della Regione Puglia www.pugliaevents.it UNISG La Scuola di Cucina di Pollenzo Piazza Vittorio Emanuele, 9 Pollenzo - 12042 Bra (Cn) - Italia Tel. +39 0172458564 E-mail: [email protected] www.lascuoladicucinadipollenzo.it SCUOLA DI CUCINA POLLENZO LA ® ® PER PER EDUCARE EDUCARE VINO VINO/ BIRRA / BIRRA/ OLIO / OLIO/ FORMAGGIO / FORMAGGIO/ VINO / VINOE ETERRITORIO TERRITORIO EDUCAZIONE EDUCAZIONESENSORIALE SENSORIALE/ TECNICHE / TECNICHEDIDICUCINA CUCINA/ SALUMI / SALUMI AAlezione lezionedidiBuono, Buono,pulito pulitoeegiusto giusto PER PER SCEGLIERE SCEGLIERE CEREALI CEREALIE EPANE PANE/ PASTA / PASTAE ERISO RISO/ CARNE / CARNE/ PESCE / PESCE/ MIELE / MIELE ORTICOLTURA ORTICOLTURA/ SPESA / SPESA/ SPESA: / SPESA:ORTOFRUTTA ORTOFRUTTA Una Unatira tiral’altra l’altra PER PER INCURIOSIRE INCURIOSIRE DISTILLATI DISTILLATI/ ACETI / ACETI/ CAFFÈ / CAFFÈ/ TÈ / TÈ/ CIOCCOLATO / CIOCCOLATO/ SPEZIE / SPEZIE ERBE ERBEAROMATICHE AROMATICHE/ /DOL DOL CICI CUCINE CUCINEETNICHE ETNICHE/ STORIA / STORIAE ECULTURA CULTURADELLA DELLAGASTRONOMIA GASTRONOMIA PER PERINFORMAZIONI INFORMAZIONI [email protected] [email protected] www.slowfood.it/educazione www.slowfood.it/educazione Slow Italia Slow Food Food Italia PARTNER PARTNER PROGETTO PROGETTO VINO VINO SOSTENITORI SOSTENITORI MASTER MASTER OFOF FOOD FOOD Caseificio CaseificioFiandino Fiandino Kulmbacher Kulmbacher Birra BirraForst Forst Baladin Baladin Banfi Banfi Agricola AgricolaFratelli FratelliTedeschi Tedeschis.r.l. s.r.l. Araldica AraldicaDistribuzione Distribuziones.c.a.r.l. s.c.a.r.l. Az. Az. Agr. Agr. Cavazza Cavazza Az. Az. Agr. Agr. Conte ConteEmo EmoCapodilista Capodilista LaLaMontecchia Montecchia Az. Az. Agr. Agr. Elvio ElvioCogno Cogno Az. Az. Agr. Agr. Negro Negro Angelo Angelo& &Figli Figli Az. Az. Agr. Agr. Masciarelli Masciarellis.a.s. s.a.s. Az. Az. Agr. Agr. Prà PràGraziano Grazianoe Flavio e Flavio Az. Az. Agr. Agr. Monte MontedeldelFrà Frà Az. Az. Santa SantaBarbara Barbara Az. Az. Vinicola VinicolaMichele MicheleChiarlo Chiarlo Az. Az. Vinicola VinicolaRivera Riveras.p.a. s.p.a. Az. Az. Vinicola Vinicola Umani Umani Ronchi Ronchi s.p.a. s.p.a. Batasiolo Batasiolo Braida BraidadidiGiacomo GiacomoBologna Bologna Ca’ Ca’ deldelBosco Bosco Campagnola Campagnola Cantine CantineBava Bavas.p.a. s.p.a. Cantine CantinedeldelNotaio Notaio Cantine Cantine Giorgio Giorgio Lungarotti Lungarotti s.r.l. s.r.l. Cantine Cantinesettesoli settesolis.c.a. s.c.a. Consorzio Consorzio Tutela Tutela Vini Vini didi Valtellina Valtellina Cleto CletoChiarli Chiarli Gruppo GruppoErbaluce Erbaluce Consorzio ConsorzioTutela Tutela deldelMontecucco MontecuccoD.o.c. D.o.c. Conti ContiZecca Zecca Agricola Agricolasoc. soc. coop. coop. DeDeFilippo Filippo Donnafugata Donnafugatas.r.l. s.r.l. Duca DucadidiSalaparuta Salaparutas.p.a. s.p.a. Giovanni GiovanniRosso Rosso Medici MediciErmete Ermete& &Figli Figlis.r.l. s.r.l. Monterossa Monterossa Ruggeri Ruggeri& &C.C. s.p.a. s.p.a. Saracco Saracco Sartori Sartori Sorelle SorelleBronca Broncas.r.l. s.r.l. Tasca Tascad’Almerita d’Almeritas.r.l. s.r.l. Terra Terrad’Aligi d’Aligi Tenuta Tenuta Agricola Agricola Il IlMolino MolinodidiGrace Graces.r.l. s.r.l. Tenuta TenutaSant’Antonio Sant’Antonio Consorzio ConsorzioTutela Tutela Vini Vini Valcalepio Valcalepio Velenosi Velenosis.r.l. s.r.l. Zardetto Zardetto Zorzettig Zorzettig graphic design alessandra leonardi graphic design alessandra leonardi Grazie Grazie a a chi chi sostiene sostiene il il nostro nostro progetto progetto ® ® Slow Slow Food Food Italia Italia IIcorsi corsiClassici Classici PARTNER PARTNER I I - 2 014 4 P u bblicit à R e g istra z io N E POSTER PUBBLICITà & PUBBLICHE RELAZIONI srl Sede legale e direzione commerciale: Via Angelo Bargoni, 8 00153 Roma tel. 06 68896911 fax 06 58179764 [email protected] Slow 69/2014 Periodico di informazione iscritto al Tribunale di Alba (Cn) Registrazione n. 2/96 NAZ/467/2008 Pre z z o a co p ia DIRETTORE EDITORIALE Giancarlo Gariglio, John Irving, Eugenio Signoroni Italia 6,20 euro Europa 9,50 euro Usa e Canada 14 dollari Centro e Sud America, Asia Africa, Oceania 17 dollari Australia 18 dollari australiani A rt direction Fotolito e p ro g etto g ra f ico Imagoit.com Marene (Cn) Carlo Bogliotti R eda z ione Undesign S lo w Food E ditore s r l S ta m p a via della Mendicità Istruita, 45 12042 Bra (Cn) tel. 0172 419611 fax 0172 411218 www.slowfood.it [email protected] G. Canale & C. SpA, Borgaro Torinese (To) Presidente Pierluigi Piumatti D irettore editoriale Marco Bolasco C oordina m ento editoriale Chiara Cauda A m m inistra z ione via della Mendicità Istruita, 14 12042 Bra (Cn) tel. 0172 419611 fax 0172 411299 c.c.p. 17519125 H A N N O CO L L A B O R ATO Claudio Arbib responsabile progetto Nut.Ro Slow Food Roma Davide Ghirardi presidente Slow Food Piemonte Francesca Baldereschi responsabile progetto Presìdi Slow Food Italia Bartolomeo Maccagno artista Sonia Chellini vicepresidente Slow Food Italia Carmelo Maiorca giornalista Alessandro Costa corsi di alto apprendistato Unisg Luca Martinelli giornalista Roberto D’Autilia responsabile progetto Nut.Ro Slow Food Roma Alessandro Mortarino coordinatore Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio Vincenzo Ercolino manager del settore vitivinicolo Gaetano Pascale presidente Slow Food Italia Francesca Farkas coordinatrice Scuola di cucina di Pollenzo Alessia Pautasso collaboratrice Slow Food ufficio stampa Nicola Ferrero collaboratore Slow Food Editore Antonio Puzzi project manager Slow Food Campania Nicola Fiorita presidente Slow Food Calabria Gabriele Rosso food writer DIRETTORE RESPONSABILE Grazia Novellini C hi u so in reda z ione 12/06/2014 L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dai destinatari di Slow. La rivista di Slow Food e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Slow Food-Centro servizi via della Mendicità Istruita, 14 12042 – Bra (Cn) I ssn 1 7 2 2 7 8 5 2 I sbn 9 7 8 8 8 8 4 9 9 3 6 1 8 C o p y ri g ht Il materiale scritto dalla redazione e dall’associazione Slow Food e pubblicato su questa rivista è disponibile sotto la licenza Creative Commons – Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 2.5. Significa che può essere riprodotto a patto di citare Slow. La rivista di Slow Food, di non usarlo per fini commerciali e di condividerlo con la stessa licenza DAI UN’ALTRA OPPORTUNITÀ A QUESTA RIVISTA. CON LA RACCOLTA DIFFERENZIATA LA CARTA SI RICICLA E RINASCE. GARANTISCE COMIECO. 6 7 S O MM A R I O 8 I N T R O d i C a r l o R E T E 46 I L S A P O R E D E L L A L E G A L I T à d i C a r m e l o M a i o r c a B o g l i o t t i L I B E R A 50 R I C O S T R U I R E A T T R A V E R S O L E R E L A Z I O N I d i F r a n c e s c a B a l d e r e s c h i 14 O L T R E L A R E T E d i V i n c e n z o E r c o l i n o 18 T E R R A I L V E R È L A R d i A n t o F E L I X , O FU O C O E T E n i o P u z z i 54 N U T . R O d i C l a u d i o A r b i b e R o b e r t o D ’A u t i l i a 22 L A R E T E UM A N A d i J o h n I r v i n g 60 S C I A M I d i G a b r i e l e 26 C O S E D A d i N i c o l a 66 T E O R I A E P R A T I C A D I R I T O R N O A L L A T E R R A d i L u c a M a r t i n e l l i M A T T I F i o r i t a 30 L ’ A PP E N N I N O C H E R E S I S T E d i S o n i a C h e l l i n i 36 S L N E D E d i 40 F A R E R E T E C O N G L I d i D a v i d e G h i r a r d i 74 T H E N E T W O R K E FF E C T d i A l e s s a n d r o C o s t a O R T I M O N D O S L O W 82 P R O G R A MM A R E I L FU T U R O d i G a e t a n o P a s c a l e 96 A G 98 S L T U d i 86 L A R E T E A C O N G R E S S O d i E u g e n i o S i g n o r o n i 104 S FY N R E T E G I O V A N E d i N i c o l a F e r r e r o 90 C R O N A C A A FF E T T I V A D I U N C O N G R E S S O d i C a r l o B o g l i o t t i 110 C E N T O D I Q U E S T I D E C E N N I ! d i B a r t o l o m e o M a c c a g n o 80 G A S T R O N O M I A L I B E R A ! E N D A O W F O O D D A Y : T T I I N P I A ZZ A A l e s s i a P a u t a s s o R o s s o 70 S E N Z A C O N F I N I d i A l e s s a n d r o M o r t a r i n o O W B E A N S L S E G N O I L E GUM I G a b r i e l e R o s s o I L R A C C O N T O D E L C O N G R E S S O 112 C A R I S S I M O C A R L O 114 S C U O L A D I C U C I N A A P O L L E N Z O d i F r a n c e s c a Fa r k a s 118 U N ’ I D E A D I F E L I C I T à 121 S A L O N E I N T E R N A Z I O N A L E D E L GU S T O E T E R R A M A D R E I l p r o g r a m m a i n t r o 8 INTRO d i C a r l o II/14 B o g l i o t t i 9 Rete libera. La “seconda puntata” del 2014 di Slow, la rivista di Slow Food ci parla di un concetto, di un modo di fare, di una forma che è incarnata in maniera esplicita nelle nostre idee e nel nostro essere da una decina d’anni. La rete per eccellenza è Terra Madre: non nasce come tale ma lo diventa subito e contagia in maniera irreversibile anche Slow Food, a partire dal giorno seguente quelle date di ottobre 2004 in cui si tenne a Torino il primo, straordinario, meeting tra le comunità del cibo. A chi si chiede quale sia il rapporto tra Slow Food e Terra Madre è forse sufficiente rispondere che nel mondo, là dove era già ben presente l’associazione, Terra Madre è stata foriera di un nuovo approccio con i produttori, rinvigorito ben al di là della necessaria prospettiva della tutela che garantiscono i Presìdi, più aperto e quindi ospitale per tutto l’universo di chi il cibo lo crea quotidianamente secondo i principi del “buono, pulito e giusto” ma non vive situazioni a rischio. Per contro, là dove l’associazione non c’era ancora il vessillo della Chiocciola è arrivato proprio grazie a Terra Madre. Molti Paesi in Africa hanno vissuto questo tipo di processo in maniera dirompente: l’Uganda, che ci ha anche recentemente dato un vicepresidente internazionale (Edie Mukiibi), ne è forse l’esempio più eclatante, ma il fenomeno riguarda altri piccoli territori, e non solo nel continente africano. La dinamica, a ben vedere, in parte riguarda anche alcune zone italiane, nonostante, vista la storica forza e diffusione delle condotte di Slow Food, è normale che da noi, soprattutto all’inizio e via via un po’ meno, Terra Madre sia stata vissuta soprattutto come un progetto. Cioè come una cosa “da fare” sui territori, tra le tante altre. Una prospettiva decisamente diversa dal resto del mondo, però un humus in cui Terra Madre ha posto altri semi, che nello Stivale stanno germogliando nei modi più disparati. Ragionando con il senno di poi, per Slow Food Italia la rete di Terra Madre ha rappresentato un modo, e soprattutto “la scusa”, per aprirsi progressivamente. Un agire e un pensare che, più o meno consapevolmente, hanno aperto le porte non soltanto ai produttori non strettamente legati a un progetto dell’associazione, ma anche a tante altre realtà, vicine e lontane in termini di “affinità elettive”: si pensi al coinvolgimento e alla partnership con le associazioni nazionali più varie sui temi della legalità e della tutela del paesaggio, per esempio, o alle piccole e medie realtà locali sul fronte degli orti, dei mercati o degli eventi regionali e territoriali. Insomma, Terra Madre – “la” rete – ci ha cambiati e arricchiti come neanche ci s’immaginava al momento della concezione di questo eterogeneo mondo mosso dall’“intelligenza affettiva” e dall’“austera anarchia”. Ha 10 trasformato Slow Food, fino a farla diventare un’unica grande rete sempre pronta ad allargarsi, ben incarnata dal Salone internazionale del Gusto e Terra Madre di Torino (in questo numero il programma dell’edizione 2014), nel momento in cui sono diventati ufficialmente un unico evento senza distinzioni tra le due facce. Su Slow II/14, più che ragionare sulla forza delle reti (pur senza rinunciare a qualche riflessione) abbiamo voluto dare conto di che cosa è successo in Italia a dieci anni da Terra Madre. Con storie che ci parlano delle aperture di cui sopra: dalla rete per contrastare l’effetto “Terra dei fuochi” in Campania a quella degli Stati Generali degli Appennini, dalla lotta contro l’illegalità in Calabria e in Sicilia alle reti che si formano attorno a prodotti, intere loro tipologie oppure progetti specifici che portiamo avanti da anni. Reti trasversali che come uno stormo (da qui l’idea della copertina), o uno sciame, si spostano e cambiano forma, collegando l’Italia al mondo e viceversa, i territori con le persone in modo sempre più “liquido” e adattabile alle necessità. Provate a leggere ogni storia di questo numero, ma anche ogni racconto di una pubblicazione editoriale e dei suoi contenuti, ogni reportage dal mondo e perfino l’agenda degli appuntamenti in Mondo slow con l’occhio di uno dei nodi della rete, ciò che in fondo siete in quanto soci: vedrete collegamenti che prima forse non consideravate. Provate anche a leggere, come abbiamo fatto noi, il recente Congresso nazionale di Slow Food Italia, che ha profondamente rinnovato gli organismi dirigenti dell’associazione – a partire dal presidente –, come l’esplicitazione di una rete che si è rivelata per tre giorni a Riva del Garda, per poi tornare a casa e continuare a tessere i suoi legami con il mondo, con i mondi, con gli altri sciami, gli altri stormi. Una rete che non si può fermare, neanche in una fotografia. Per questo quella che cerchiamo di dare su queste pagine resta irrimediabilmente un’immagine sfuggente, che si può interpretare secondo la propria prospettiva, ma sarà sempre e comunque parziale: un racconto sospeso, ampliabile a piacere, con mille finali non scritti e mille nuovi incipit. Ciò che è certo è che questa rete esiste, e “Rete libera” non è solo più una vocazione, ma è carne del nostro corpo associativo, è prospettiva locale e internazionale. Senza perdere di vista l’obiettivo che sta in quell’aggettivo che ha aggiunto Carlo Petrini nel titolo del secondo capitolo di Cibo e libertà: “libera”. Perché è in fatto di libertà – intesa come leggerezza, autodeterminazione, sprigionarsi di energie, forme liquide, coscienza dei limiti ma con capacità di osare e sognare – che si gioca il futuro della Chiocciola e di tutta la vasta umanità che coinvolge. 2014 NoN è mai stato così semplice NoN è mai stato avere in tasca il meglio dellecosì guidesemplice di sloW Food bevi il meglio avere in tasca delle guide di sloW Food dormi mangia mangia bevi slow dormi wine 2014 osterie d’Italia 2014 birre d’Italia 2015 disponibile su osterie d’italia è anche su R E T E L IBE R A r e t e 14 O ltre i s a la c l v e r a rete n n o l e e m o z i o n i d i V i n c e n z o E r c o l i n o Una riflessione attorno al concetto di rete – digitale in primis – e su come essa possa nascondere trappole sotto la pretesa garanzia di salvezza che prometterebbe all’umanità. Per capire che non sono lo strumento o la forma in sé a stabilire un’evoluzione o un progresso, bensì che cosa anima questi nuovi strumenti e modi di interagire di cui l’umanità si è dotata. La possibilità di una “intelligenza collettiva”, quindi, si deve animare e confondere con quella che Slow Food e Terra Madre – rete/i anche loro – chiamano “intelligenza affettiva” l i b e r a «Più facile è spezzare un atomo che un pregiudizio». Solo pochi giorni fa il cardinale Gianfranco Ravasi riportava questa tagliente battuta di Albert Einstein, che di atomi certamente se ne intendeva, a sostegno della tesi che spesso «il punto di partenza della nostra analisi della realtà è un preconcetto, attorno al quale giriamo in una sorta di circolo vizioso e sul quale modelliamo la stessa realtà». Uno di questi preconcetti o se volete fonti di pregiudizi è – appare paradossale – l’attribuzione alla “rete” o alle cosiddette reti di una sorta di neutrale obiettività, pertanto di una riconosciuta attendibilità e dunque di autorevolezza. Quasi che la “rete”, intesa come lo strumento tecnologico più avanzato per mettere assieme intelligenza, razionalità e competenze, fosse di per sé garanzia di valida discussione e di risoluzione di questioni politiche, ideologiche, sociali e financo economiche: insomma la rete luogo di ragionamenti che producono alla fine la formazione di credenze corrette, molto vicine alla verità. Ma allora perché da più parti si levano voci che allertano sull’effettiva capacità di internet di salvare il mondo? Internet ovvero “la rete” favorisce o no i processi di democrazia? Perché uno studioso del calibro di Evgenij Morozov mette in guardia il governo statunitense dal promuovere lo sviluppo di strumenti di “cittadinanza attiva” attraverso la rete? E bolla questa intenzione come – a essere buoni – un pensiero “naif”? E perché – avverte ancora lo studioso – i cittadini vivono i servizi offerti in rete da Google e altre aziende come gratuiti mentre quel senso di libertà normalmente associato al muoversi in rete non è gratuito? Certo non c’è denaro che remunera il servizio, ma la moneta, carissima, che viene usata nello scambio è la rinuncia a una fetta sempre maggiore della propria “privacy” in favore di servizi pubblicitari e messaggi profondi, radicali e complessi (paradigmi del potere), dunque processi non neutrali che portano con sé implicazioni geopolitiche importanti. La risposta a tale visione della Rete è nella scuola – affermatasi sempre più – di Ethan Zuckerman, Yochai Benkler, Jeff Jarvis e altri che invece enfatizzano le attese liberatorie invocando un “cyber-ottimismo” che porterebbe la globalizzazione della rete a favorire un’informazione corretta, in grado di avere un impatto positivo sulla formazione di una nuova classe dirigente di pensatori abili e multiculturali. In- 15 r e t e 16 17 e D c a r p l t a l a a r a t i r e i r n p t d c m a u e o b s R e b d c n m s a c t e i r à l u s i m d l e a g a è d e d e e e d l v a l h a a i e t z t a a a i n c n i o i a o t e d i n a t r e l t i o s a i t i n l z u e i a n q t d p u o l a i i u e p t i m n ù r r i a o t e m p i : somma una comune visione ottimistica e trionfalistica delle potenzialità democratizzanti e anti-totalitaristiche di internet. Tutto sommato una spinta in avanti della definizione di Pierre Lévy sul fine più elevato di internet, ovvero quella che lui definisce “intelligenza collettiva”. Il principio da cui parte Lévy è che dovunque c’è umanità c’è intelligenza, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata da nuove tecniche, soprattutto mettendole in sinergia. Oggi, due persone distanti sanno due cose complementari; per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l’una con l’altra, scambiare il loro sapere, cooperare. E allora esiste una “verità” della “rete”? Secondo alcuni studiosi la rete produce effetti che vanno ben oltre lo strumento tecnologico sofisticato a cui altri l’hanno relegata. La rete attraverso un inconscio digitale è in grado di cogliere e di dare vita – ignorando i messaggi subliminali di poteri nascosti o rivelati – a un sistema integrativo di pulsioni, di sentimenti, di emozioni straordinariamente diffusi che superando barriere ideologiche, politiche e sociali danno vita a correnti di convinzioni morali tali da lasciare un profondo segno nella cronaca. Gli esempi di uso della rete quale specchio di un sentimento e di un’emozione comuni sono ormai tanti: dallo sbarco dei migranti a Lampedusa alle rivelazioni di Wikileaks, dall’esordio del «buonasera» di papa Francesco alla diffusione di Dignità di Medici senza frontiere. Dunque è possibile un uso virtuoso di internet? Senza precipitare in convinzioni necessariamente arbitrarie e personali? O – ancora peggio – giustificare, con la pretesa che la Rete parla in nome di principi scientifici, uno stato di privilegio e sfruttamento che declassa l’individuo a strumento di dominio interattivo? Dalla supremazia di una certa Rete ci salverà la parte di noi che è stata più abbandonata e addirittura criticata dal pensiero dominante degli ultimi tempi: le emozioni e i sentimenti che, elevati a “ideali intellettuali comuni”, superando un’impostazione materialistica dell’indagine scientifica di un valido strumento come internet, si adopereranno per rendere il mondo in cui viviamo luogo umanamente libero, indirizzandoci verso un neo-Rinascimento. l i b e r a r e t e 18 T erra il vero è d i f o t o d i Felix , f u oco la rete A n t o n i o A l f r e d o P u z z i B u o n a n n o Protagonista – talvolta suo malgrado – di titoli a quattro colonne, in altalene mediatiche di esaltazione e demonizzazione, la Campania rischia sempre più di trovarsi abitata da una comunità timorosa di mangiare i frutti dei propri campi. Le campagne elettorali che utilizzano il refrain della Terra dei fuochi e le azioni che si fermano alla mera denuncia dei fatti non consentono di certo un’analisi lucida della situazione territoriale l i b e r a La Terra Felix risente ormai da lustri di una sorta di sineddoche, attraverso la quale si confonde indiscriminatamente lo stato dell’intero territorio con quello di alcune sue aree, trasformate in ultima meta di rifiuti tossici illecitamente sversati. Ciò che spesso si dimentica però è che il disastro ambientale non sempre coincide con quello agricolo, in particolar modo per la conformazione antropica di una regione che alterna ampie zone rurali ad altrettanto ampie aree densamente urbanizzate. Quel che infatti emerge dalle prime analisi significative svolte dall’Arpac (Agenzia regionale protezione ambientale Campania) in concomitanza con l’iter procedurale per l’approvazione della legge 6/2014 (ex decreto “Terra dei fuochi”) è che la contaminazione da rifiuti tossici interessa circa il 5% del territorio regionale e tale cifra si riduce all’1% se parliamo di suoli agricoli. Significa che fino a oggi sono stati comprovati solo due casi di contaminazione sui prodotti e, per giunta, secondo la stessa Arpac, uno di questi è anche di dubbia interpretazione. Ora, è ben certo che non possiamo esultare ma siamo quantomeno nelle condizioni di agire serenamente, in piena coscienza che non tutto è perduto. Se è vero che il cibo, come sostiene Carlo Petrini, è strumento di liberazione e non di condanna, lo è non solo nella visione bucolica e romantica dell’innocenza perduta ma ancora di più quando è a rischio. La biodiversità, in un contesto come quello campano, dove gli agricoltori – anche a causa del fenomeno Terra dei fuochi – si trovano troppo spesso a fare i conti con l’angosciante preoccupazione di trovare la via più semplice per non mandare al macero il prodotto, rischia di scomparire con ancora maggiori probabilità rispetto ad altri territori. E, in un paralizzante effetto domino, se non si valorizza la biodiversità le campagne si spopolano e si lascia campo libero a chi intende utilizzare i terreni agricoli per i propri fini, non sempre coincidenti con la nostra 19 interpretazione di “giusto”. Come se non bastasse, non di rado a pagare le conseguenze di tale situazione paradossale sono stati (e sono tuttora) anche coloro che non hanno nulla a che fare con il grave contesto ambientale enunciato finora, per motivi sia geografici sia più squisitamente tecnici: il Cilento o l’alta Irpinia ma anche il territorio dell’alto Casertano, per esempio, si trovano a grande distanza da quel nugolo di paesi tra Napoli e Caserta dove i roghi tossici fanno notizia. Eppure, agli occhi di un osservatore esterno, la loro immagine è etichettata come “Campania”, e pertanto rigettata dai consumatori che si rivolgono ai supermercati e, nel contempo, esclusa dalle intese commerciali dei buyer. r e t e 20 Ragionando con gli agricoltori del territorio regionale, nel 2012 Slow Food ha dato vita in Campania al Manifesto di Resistenza Contadina, attraverso il quale si dà voce, sostegno e opportunità a tutti quei contadini che resistono, tra l’altro, al diffondersi dell’illegalità nei sistemi di produzione del cibo. Illegalità che può assumere forme diverse: dall’utilizzo del lavoro nero e del caporalato nelle aziende allo sversamento abusivo dei rifiuti su suoli agricoli, dal riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite al controllo dei mercati di beni alimentari. Resistenza Contadina nasce per consentire agli agricoltori di continuare a svolgere il proprio lavoro con dignità e con le opportunità che quest’attività dovrebbe offrire. Perché se i contadini demordono, allora tutto è veramente perduto. è nelle campagne abbandonate che sono finiti i rifiuti tossici, è dove la Terra veniva vissuta senza radici e senza speranze che si è lasciata la porta aperta a chi cercava complici. Bisogna dunque sapere guardare dentro i fatti e segnalare le differenze. Bisogna distinguere tra il “buono, pulito e giusto” che è la maggior parte e che pure, nonostante questo, è costretto a lottare per farsi riconoscere, e il “cattivo, sporco e ingiusto” che con troppa facilità emerge e copre la ricchezza della Campania Felix. La nostra unica speranza di risolvere il problema è farci promotori della conoscenza, dell’informazione che va oltre il clamore mediatico e il caos, che giovano solo a pochi. Quella che stiamo vivendo è una lotta tra due sistemi: da un lato c’è chi vuole trasformare la Campania nell’inceneritore d’Italia per poi bonificarla e innescare così un ciclo di grandi profitti, dall’altro chi combatte per salvaguardare un’economia di sussistenza. Noi facciamo parte di questi ultimi e, a differenza dei primi, facciamo i nomi dei nostri militi perché non restino ignoti. Nell’Agro Acerrano-Nolano-Mariglianese Bruno Sodano (neo-eletto consigliere nazionale Slow Food) di Pomigliano d’Arco, Vincenzo Egizio di Brusciano, i soci della Cooperativa Agrigenus, Pasquale Ferrara, Leopoldo Marciano, Girolamo Coviello D’Amico, Antonio D’Amico e Pasquale La Montagna di Acerra, Santino Piramonda di Marigliano e Tommaso Romano di Castello di Cisterna sono produttori di Presìdi Slow Food come la papaccella, gli antichi pomodori di Napoli e il fagiolo dente di morto. Nicola Migliaccio a Carinola (Caserta) e Giuseppe Laezza ad Afragola (Napoli) custodiscono roccaforti della biodiversità vegetale, tenendo a coltura ecotipi recuperati dal progetto “Salve” promosso dalla Regione Campania. Alberto Marulli a Francolise (Caserta) produce inoltre l’olio Monte della Torre, che il Concorso internazionale Biol 2014 ha premiato come il miglior olio biologico del mondo. l i b e r a Oggi Slow Food li ha messi tutti insieme in un progetto di “Orti in affitto” sviluppato in collaborazione con il Centro commerciale Campania e nato da una felice idea di Giuseppe Lanza, fondatore del microbirrificio Gold Blond. Nelle sedi di Marcianise (Caserta) e di Pompei (Napoli), 21 Gold Blond propone un menù di pizzeria e ristorante con prodotti conferiti esclusivamente da questi contadini e certificati mediante un protocollo di analisi sottoscritto dalla Regione Campania, dal Cra-Ort e dalla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Il coordinamento di Slow Food Campania e Basilicata si è poi dotato già da diversi anni di un Comitato tecnico-scientifico dei Presìdi Slow Food diretto da Vito Trotta, responsabile regionale del progetto. Assieme ad altri organismi, questo gruppo di lavoro effettua verifiche periodiche sulla salubrità dei prodotti dei Presìdi e i dati restituiti fino a oggi ci dicono che le “nostre” coltivazioni non hanno problemi. Tutto ciò è la premessa per porre in essere quanto auspicato da Roberto Burdese in un post apparso sul suo blog nel portale web de Il Fatto Quotidiano: «è necessario garantire la sicurezza alimentare dei consumatori senza compromettere la sopravvivenza economica dei tanti produttori agricoli esenti da ogni contaminazione». Beninteso: questa non è una vana speranza ma la nostra stessa missione. Come ha affermato Giuseppe Orefice, neo-eletto presidente di Slow Food Campania, all’ottavo Congresso di Slow Food Italia a Riva del Garda: «La nostra non è la Terra dei fuochi ma la Terra di don Peppe Diana e di quella società responsabile che ogni giorno lotta non solo con la denuncia ma con attività propositive per rinnovare un sistema che molti vorrebbero endemicamente corrotto». Un rinnovamento che passa attraverso l’amore per la Terra Madre, quella che «faceva paura agli altri, così viva ancora e baciata dal sole». E Jacques Prévert ci perdonerà la licenza poetica! r e t e 22 L a rete r e a l e , d i d i u m ana t a n g i b i l e p r o d o t t o J o h n f o t o d i I r v i n g P a o l a V i e s i l i b e r a Guido Gobino, chocolatier, titolare dell’omonima Cioccolateria Artigiana, con sede al numero 15/B di via Cagliari, anonima stradina dell’altrettanta anonima prima periferia torinese; e Teo Musso, birraio di Piozzo, piccolo paese delle Langhe, anima guida del birrificio Baladin. Due produttori piemontesi, diversi per mestiere svolto ma accomunati dalla stessa capacità di abbinare al lavoro la passione. E da un’apertura culturale e professionale che li porta a “fare rete” per davvero. Nel loro caso, con Presìdi del Sud del mondo: Gobino con quello del cacao del Tabasco in Messico, Musso con quello della cola di Kenema in Sierra Leone (combinazione, due angoli del mondo descritti da Graham Greene in altrettanti romanzi, Il potere e la gloria e Il nocciolo della questione, ma questa è un’altra storia). La rete di Terra Madre e Slow Food costituisce la summa di cerchi concentrici che si sovrappongono e si moltiplicano, senza gerarchie interne, in modo rizomatico. Quei cerchi sono le nostre sottoreti personali: ognuno di noi ne ha e ne costruisce. Concretano, idealmente, i sentimenti di fratellanza e amicizia evocati da Carlo Petrini nel suo discorso inaugurale alla prima edizione di Terra Madre nel 2004. E sono fatte di umanità. Una delle mie prime esperienze professionali con Slow Food comportò la costruzione di una 23 rete: quella dei giornalisti che avrebbero collaborato con il neonato sito internet. Un’esperienza intrapresa nel 2000 alla prima edizione del Premio Slow Food per la Difesa della Biodiversità, di cui Terra Madre è stretta discendente. Fu grazie a quel lavoro che conobbi la giornalista “gastro-investigativa” britannica Joanna Blythman. E fu grazie a Joanna, venuta in Italia per un servizio sul cioccolato a Torino (“Cioccolatissimo” lo intitolò) che conobbi Guido Gobino. “Laboratorio artigianale del giandujotto” annunciava una targa in ottone sulla porta di quello che Matthew Fort, altro giornalista britannico conosciuto allora, definisce «l’equivalente dolciario di un Emporio Armani». Teo Musso invece l’ho conosciuto accompagnando un altro giornalista ancora, il compianto Michael Jackson, «cacciatore di birra» e «ricercatore di whisky» («ma anche il vino è un raisin d’être!» scherzava), all’inaugurazione di Casa Baladin, ristorante agrituristico sulla piazza centrale di Piozzo. Nodi che si collegano, esperienze che si scambiano, prospettive che si aprono, energie che si liberano. Quest’anno, in procinto di celebrare il cinquantesimo anniversario dell’azienda, Guido Gobino, alla costante ricerca di cacao di qualità, ha fatto uno storico annuncio: «Abbiamo appena concluso un accordo in base al quale trasformeremo il cacao del Presidio messicano in più prodotti che presenteremo al prossimo Salone del Gusto e poi all’Expo». La nuova linea prenderà il nome di Chontalpa, una delle cinque regioni in cui è suddiviso lo Stato del Tabasco, dove il cacao cresce da sempre. Non è un caso che, nel marzo 1519, i conquistadores spagnoli, che poi avrebbero diffuso il cacao nel mondo, sbarcarono per la prima volta in Messico proprio da quelle parti, nei pressi della moderna Frontera, sull’estuario del Rio Grijalva. r e t e 24 Lo Stato del Tabasco produce circa l’80% di tutto il cacao del Messico (il 67% della superficie è votata alla sua coltivazione), e la Chontalpa è considerata luogo d’origine del criollo, la varietà più rara e pregiata. Per decenni, anzi secoli, il fatto che il cacao costituisse l’unica fonte di reddito per i contadini della regione li rendeva vulnerabili, facile preda di intermediari locali con pochi scrupoli, non per nulla soprannominati coyotes. Condizioni di prezzo sfavorevoli quindi, che non riconoscevano alla materia prima il valore di mercato che la sua alta qualità avrebbe meritato. In più, l’isolamento e la lontananza dal mercato nazionale determinavano una certa arretratezza tecnica e complicavano l’accesso al credito. A partire dal 2000, alcuni piccoli produttori riuscirono a organizzarsi in cooperative per acquistare attrezzature moderne e spuntare prezzi più alti. Questo processo virtuoso venne bruscamente fermato nell’ottobre 2007, quando il Tabasco fu devastato da una tremenda alluvione. Ma non tutte le tragedie immani vengono per nuocere (si veda, fatte le debite proporzioni, il caso del vino piemontese rinato dopo lo scandalo del metanolo del 1986). Nel 2008, infatti, per aiutare i produttori colpiti nacque il Presidio del cacao della Chontalpa che, attraverso un apposito disciplinare, si propone di migliorare le tecniche di coltivazione delle fave di cacao, nonché le fasi di fermentazione e di essiccazione, rispettando l’ambiente e garantendo ai lavoratori un guadagno equo. Ora, con la sua iniziativa, Guido Gobino si impegna ad acquistare il cacao direttamente dai produttori del Presidio, eliminando la figura dell’intermediario. «Questa è per noi l’occasione per orientarci verso obiettivi di sostenibilità e collaborazione diretta con i produttori», dice, «per migliorare le loro condizioni di lavoro e garantire una qualità sempre maggiore per il nostro cioccolato». l i b e r a 25 Ecco quindi nascere, nel 2012, il Presidio della cola di Kenema, distretto della Sierra Leone sudorientale, grazie al quale 48 piccoli produttori ora lavorano insieme per valorizzare la coltivazione, la trasformazione e la commercializzazione del frutto. Il progetto incuriosì Teo Musso fin da subito, convincendolo ad abbandonare l’amato luppolo — almeno temporaneamente — per affrontare una nuova sfida: la produzione di una cola, intesa come bibita, acquistando la materia prima direttamente dai piccoli produttori del Presidio, e devolvendo una percentuale sulle vendite alle attività della Fondazione Slow Food in Sierra Leone, che comprendono la realizzazione di 50 orti comunitari e scolastici e un progetto a sostegno dei pescatori di Kent, un villaggio sul mare. «La nostra produzione sarà certamente “di nicchia”», dicono al Baladin, «ma permetterà di perseguire l’intenzione a dare alla parola sostenibilità il proprio intero e importante valore». La nuova cola Baladin, rossa come le noci del frutto, fece il suo debutto al Salone del Gusto e Terra Madre nell’ottobre 2012, presenti alcuni produttori di Kenema. E i veri protagonisti, i piccoli produttori, cosa dicono? Eulises Hernández González, agricoltore da quando aveva 12 anni, non ha dubbi: «Siamo entrati nel Presidio perché crediamo sia possibile migliorare la situazione, trovare nuovi sbocchi per vendere il nostro cacao e dare una prospettiva diversa ai nostri figli». Chontalpa di Guido Gobino, il primo cioccolato con il marchio Presidio Slow Food, sarà in vendita da settembre, e sarà presentato ufficialmente in occasione del Salone del Gusto e Terra Madre 2014, in programma a Torino dal 25 al 29 ottobre. Della stessa famiglia del cacao, le Sterculiaceae, è la cola, un frutto autoctono delle foreste tropicali dell’Africa occidentale. In Sierra Leone, in particolare, ha connotazioni simboliche e taumaturgiche, religiose e sociali, ed è impiegata come ingrediente di bevande, medicine e tinture. Anche il suo salvataggio è figlio indiretto di una tragedia: la guerra civile che, dal 1991 al 2001, ha decimato un’intera generazione di sierraleonesi, tra cui i più esperti coltivatori di cola, custodi di vecchi saperi tradizionali. Le conseguenze per la produzione furono, naturalmente, disastrose. Guido Gobino e Teo Musso, due virtuose esperienze internazionali, due storie spiccatamente “tangibili” e “umane”. Vengono in mente le parole scritte da Carlo Petrini nel suo ultimo libro, Cibo e libertà: «Ricordiamoci che le persone di Terra Madre non sono entità lontane e connesse tramite un computer o un telefono: sono esseri in carne e ossa, che lavorano attivamente ogni giorno, che hanno il senso della cura per il proprio territorio, per la propria realtà locale, ma hanno a cuore un benessere più grande, molto più grande. È questa la forza della rete libera di Terra Madre e Slow Food: è reale, si può toccare». r e t e 26 da m atti à r i f t l o r e i e t a l l a d i N l i e c o g u n S a i l t F i à e r o a b t a d o o F w e t C a t a l d i a b d r i i g a n i i t n à C ose Chi sono i veri pazzi? La Calabria di questi anni è attraversata da una nuova generazione di donne e di uomini che hanno deciso di riappropriarsi della propria terra e della propria vita, sottraendole all’incuria, all’abbandono e, quando è necessario, alle mafie. Slow Food Calabria è impegnata nella costruzione di una rete ampia che colleghi le esperienze sui territori e le metta al centro di un insieme di produttori, clienti, operatori della ristorazione, esperti dell’alimentazione e della gastronomia, blogger, giornalisti. Bisogna diventare specialisti delle relazioni gastronomiche che camminano a fianco dei partigiani del nostro tempo, per una Calabria libera da ogni potere criminale l i b e r a È molto condivisa l’idea che la libertà di ciascuno finisca là dove inizia quella di un altro soggetto. Slow Food Calabria invece pensa che la libertà di ciascuno di noi finisca quando finisce quella di qualcuno. La privazione della libertà, a tutti i livelli, è sempre un problema che riguarda tutta la comunità. Quando viene fatta esplodere una bomba nel negozio di un commerciante che non paga il pizzo, a essere colpita non è solo la libertà di chi subisce l’attentato ma più in generale quella di ogni persona e della sua possibilità di fare ciò che crede, di intraprendere un’iniziativa economica, di realizzare la propria personalità. Non vi è modo di vivere in modo buono, pulito e giusto se il contesto non è buono, pulito e giusto. Per questo i mille soci calabresi si sono messi in testa la pazza idea di cambiare il contesto. Un’idea da matti. La Calabria di questi anni è attraversata da una nuova generazione di donne e di uomini che hanno deciso di riappropriarsi della propria terra e della propria vita, sottraendole all’incuria, all’abbandono e, quando è necessario, alle mafie. Non è troppo complicato ricostruire una vera e propria filiera della legalità, la cui origine sta nella legge sulla confisca dei beni e che poi si snoda attraverso le misure concrete di sequestro e assegnazione degli stessi e, infine, nella straordinaria attività delle cooperative che gestiscono i terreni. Slow Food Calabria si inserisce qui, nel punto in cui il prodotto è pronto, perché la specificità del nostro sostegno può essere promuoverne la conoscenza, la diffusione, il consumo. Al di là di altre forme di sostegno che pure sperimentia- 27 mo di volta in volta, l’apporto davvero significativo che Slow Food Calabria cerca di dare sta nella costruzione di una rete ampia che metta in relazione queste esperienze e soprattutto le collochi al centro di un insieme di produttori, clienti, operatori della ristorazione, esperti dell’alimentazione e della gastronomia, blogger, giornalisti. In questo senso, ci sentiamo una sorta di specialisti delle relazioni gastronomiche che camminano a fianco dei partigiani del nostro tempo, condividendo con loro il gusto della legalità, l’amore per la terra, la strutturazione di una Calabria libera da ogni potere criminale. Le storie che incrociamo nella nostra azione sono storie di persone sporche di fango, abituate alla fatica, aperte al rischio, fiduciose nelle proprie capacità, dotate di quell’autostima che purtroppo manca a tanti calabresi. Vite di persone normali che diventano in qualche modo speciali, perché costrette a superare difficoltà uniche e, soprattutto, a scostarsi da quella rassegnazione che è diventata un tratto tipico della nostra popolazione. r e t e l i b e r a Slow Food o s p i t a n o v o l o n t a r i Calabria g r a n o , r a c c o l g o n o c i c e r c h i a , s e m i n a n o f i n o c c h i , c o l t i v a n o r a g a z z i n o v e O r a a r r e s t i . a v v e r t i m e n t i , m i n a c c e , g i à s o n o c i R i z z u t o C a p o I s o l a A Non basta più una mappa scaricata da Google per conoscere questa terra, e nemmeno la lettura dei quotidiani per comprenderla. È tempo di aggiornare la cartografia, è il momento di muovere i pezzi secondo un nuovo ordine, di scrutare l’orizzonte calabro attraverso le vite straordinarie di uomini normali. A Isola Capo Rizzuto ci sono già state minacce, avvertimenti, arresti. I terreni di Isola erano proprietà degli Arena, una delle cosche più potenti della Calabria. Ora nove ragazzi coltivano finocchi, seminano cicerchia, raccolgono grano, ospitano volontari da tutta Italia. La cooperativa Terre Joniche, in realtà, doveva essere formata da sei persone, ma durante il corso di formazione i partecipanti decisero che sarebbero arrivati in fondo tutti insieme, non importava chi sarebbe stato selezionato, contava di più il gruppo, la voglia, l’impegno. Anche questo capovolge la mentalità di un posto, perché – come spiega la presidente Raffaella Conci – il compito della cooperativa non può essere quello di sfidare frontalmente la mafia, ma piuttosto di dimostrare che esiste un’alternativa. Un anno fa, il 24 giugno 2013, un incendio doloso riduceva in cenere centinaia di alberi di agrumi nei terreni confiscati alla criminalità organizzata e curati dal consorzio Terre del Sole in contrada Placanica, una frazione collinare di Melito di Porto Salvo. L’attentato devastante è la cifra stilistica degli affiliati ai locali di ’ndrangheta che, come i “colleghi” campani, non esitano ad avvelenare la terra per arricchirsi o a distruggere tutto, al fine di impedire che altri possano trarre giovamento dalle risorse naturali. Le associazioni che ruotano intorno alla Placanica Farm – com’è stata ribattezzata la villa confiscata e assegnata assieme a un vastissimo agrumeto nel 2006 – non solo non si sono rassegnate, ma hanno colto l’occasione per rilanciare un nuovo impegno con la proposta dell’adozione a distanza di un albero. L’intento è ricreare l’aranceto danneggiato mettendo a dimora 700 piantine e aggiungere a queste ben 1400 alberi di bergamotto. Piantare un albero è un gesto che fin dall’antichità è carico di significati: il bergamotto a Reggio come l’olivo in Palestina vuol diventare segno di una nuova pace fondata sulla giustizia e sull’autodeterminazione affrancata dall’oppressione. Slow Food c’è sempre, nell’adozione degli alberi come nel sostegno alla cooperativa della Valle del Marro, che fa parte del circuito di Libera e dal 2004 è in prima linea nel processo di riscossa della piana di Gioia Tauro. L’anno scorso, un gruppo di studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche ha visitato i terreni della cooperativa e ne ha degustato i prodotti. Dopo l’incontro con i giovani che da dieci anni sfidano il potere criminale, uno degli studenti ha affermato che i filetti di melanzane sott’olio avevano un sapore unico, mai incontrato nei suoi giri per il mondo: il sapore del coraggio. s t a t e 28 Accanto al moscato di Saracena, al caciocavallo di Ciminà, alla razza podolica, al capicollo azze anca e al gammune di Belmonte è venuto il momento di pensare a un nuovo Presidio calabrese: un Presidio della legalità che difenda e valorizzi i prodotti ad alto tasso etico. Come il Neda, un Greco di Bianco Doc prodotto dalla Casa di Nilla, una struttura che accoglie nella città di Catanzaro bambine e bambini, ragazzi e ragazze vittime di abusi sessuali. La Casa di Nilla da un anno è anche una comunità del cibo che sperimenta la possibilità di assicurare ai ragazzi un futuro lavorativo legato alla produzione del vino. Chi arriva in quella struttura proviene generalmente da una situazione di degrado familiare in cui non vuole rientrare, nemmeno quando il percorso di riabilitazione è terminato. Una volta curate le ferite, si tratta di dare un futuro alla gioia e alla voglia di vivere, e ancora una volta Slow Food Calabria si impegna perché ciò avvenga attraverso il cibo. Chi verrà a trovarci per scoprire queste storie deve munirsi di un buon libretto delle istruzioni. Per esempio è necessario ricordare che se Venezia è un pesce e Palermo è una cipolla, la Calabria è un fico d’india: prima di arrivare alla polpa si deve sempre prestare attenzione alle spine. Se ci si sposta a Maropati occorre scartare l’abusivismo, il degrado, gli agrumi lasciati a marcire sugli alberi, prima di incontrare Lorenzo Sibio, il 29 presidente della cooperativa sociale Futura. La cooperativa si occupa da alcuni anni di disabilità mentale, gestendo una struttura residenziale che accoglie una ventina di utenti. Qui, a differenza di quello che accade nella stragrande maggioranza delle altre strutture regionali, i “matti” – come vogliono essere confidenzialmente chiamati – lavorano, escono, vanno al bar, recitano nelle piazze lo spettacolo che provano durante l’anno, vivono e finanche si innamorano. Dal 2006, la cooperativa gestisce un terreno di un ettaro e mezzo confiscato a una cosca mafiosa locale, e i matti hanno deciso di coltivarci i kiwi, che sono più redditizi delle arance. Ogni tanto qualcuno ruba qualcosa o danneggia la serra, ma Lorenzo e i matti non si scompongono, tanto lo sanno che a ottobre viene il tempo del raccolto e che alla fine si va tutti in pizzeria, a festeggiare con i soldi guadagnati con il sudore, con le mani e con un po’ di follia. «Di fronte a queste cose» dice Lorenzo «di fronte ai ragazzi che rientrano in famiglia, che magari trovano un lavoro e ci vengono a trovare qualche anno dopo, così, per un saluto, che vuoi che siano le centinaia di migliaia di euro che avanziamo dalle istituzioni, che vuoi che sia rinunciare a uno stipendio, o comprare i farmaci di tasca nostra?». Sei pazzo, ci verrebbe da rispondergli, ma lui ci anticipa e insiste: «Guardate che i matti sono loro, ma anche quelli che stanno fuori, che ci uccidono con la burocrazia, che si ammazzano per acquistare beni che gli verranno confiscati, che osservano il mondo come se niente li riguardasse. Guardate che anche questi non sono mica tanto normali». A Maropati, come in una canzone di De Gregori, i matti vanno contenti, tra il campo e la ferrovia. Non a caccia di grilli e serpenti, ma a raccogliere kiwi e seminare futuro. Antonio, per venticinque anni internato in diversi manicomi, tira fuori dalla terra una piantina, ci mostra le radici e urla «sembra un cervello, sembra un cervello». Sì, sembra un cervello, e se noi calabresi lo tiriamo fuori da dove era sotterrato non è poi così male. r e t e 30 L ’ A pp e n n i n o c h e r e si s te s t o r i e d a g l i S t a t i g e n e r a l i d e l l e c o m u n i t à d e l l ’ A p p e n n i n o d i S o n i a C h e l l i n i Una dorsale che attraversa tutta l’Italia, che unisce storie di fatica e di ritorno alla terra; incroci tra passato e presente, lotte contro le difficoltà ma anche piccole grandi soddisfazioni. Per inventarsi nuove vite, nuove esistenze, là dove un tempo sembrava non si potesse più cogliere ricchezza, ma dove invece ne resta tanta. È tutta questione di saperla e volerla valorizzare. Questa rete percorre il Paese da Nord a Sud e Slow Food Italia ne è uno dei principali mobilitatori Se ci soffermiamo un momento a pensare all’Appennino, le immagini che lo fissano nel nostro immaginario potranno forse essere i boschi, i tornanti lungo i costoni rocciosi dei monti, gli acciottolati dei borghi. Eppure c’è un sentire nella gente che lo vive che è di tutt’altra natura e che ha a che fare con un sentimento e non con immagini: la tenacia. Nascere e vivere in un territorio di montagna ha sempre comportato un costo in termini di benessere (nell’accezione borghese del termine) assai alto. Ne è testimonianza il celebre racconto di De Amicis “Dagli Appennini alle Ande”, che in apertura scrive: «… Suo padre lo stimava, sapeva che aveva giudizio e coraggio, che era assuefatto alle privazioni e ai sacrifici, e che tutte queste buone qualità avrebbero preso doppia forza nel suo cuore per quel santo scopo di trovar sua madre …». Come ciascuno di noi ricorda, si narra di un «fanciullo» di tredici anni che parte (da solo e già – di fatto – divenuto adulto per le privazioni e le difficoltà che ha l i b e r a 31 vissuto) dall’Appennino ligure e si imbarca per l’Argentina alla ricerca della madre, emigrata due anni prima. Ancorché romanzata, è la storia di migliaia di persone che per secoli hanno, in ondate successive, progressivamente abbandonato i propri luoghi, le case, gli affetti per dirigersi verso la pianure, le città o addirittura altri Paesi, persino altri continenti, alla ricerca di una possibilità di riscatto e di un’occasione per sfuggire alla “vita grama”, all’indigenza, quando non anche al sopruso del latifondo. Ma, nonostante questo depauperamento costante, è rimasto ancorato al territorio d’Appennino un reticolo di custodi e guardiani, spesso donne, che ha mantenuto in vita uno stile di economia e di consumo che, unito al mantenimento dei sistemi di relazione, delle tradizioni e dei saperi, ha consentito il rispetto di una corretta “impronta ecologica” nonché la conservazione (e quindi, oggi, la disponibilità) di un immenso giacimento culturale, antropologico e ambientale. Con il progetto “L’Appennino che verrà” e la convocazione degli Stati generali delle comunità dell’Appennino, Slow Food Italia ha voluto inserire nella propria agenda politica associativa la questione del rilancio sociale, culturale ed economico di questo vasto territorio partendo da due elementi fondamentali che sono i giovani e il lavoro. E questo non secondo una visione banalmente populistica ma perché, per riuscire a guardare al futuro delle aree interne, alla loro rinascita e alla messa a valore delle enormi potenzialità – anche economiche – in esse ancora rinchiuse, è necessario un cambio di paradigma: le opportunità non hanno sedi privilegiate. Per avvalorare questa tesi, per rendere concretamente riscontrabile quest’affermazione anche nei confronti della Politica (quella con la P maiuscola, la Politica austera che guarda lontano e agisce di conseguenza), riportiamo alcune esperienze dirette che dimostrano quanto sia possibile fare, e quanto certi modelli, per la loro adesione a una scala di valori e di compatibilità ambientale, culturale e anche esistenziale, possano essere replicabili e quindi opportuni e validi per tutto il territorio appenninico, e oltre. r e t e 32 V a l e r i a A b r u z z o Valeria Gallese, “quasi” dottoressa in veterinaria, ha trent’anni e due bambini. Con il marito Ovidio Damiani (figlio di allevatori e produttori del Presidio del canestrato di Castel del Monte) decide di affrontare vita e lavoro restando in montagna, a Barisciano (L’Aquila), allevando pecore da carne e dedicandosi alla produzione della lana. Valeria aderisce, assieme ad altri allevatori, al progetto “Pecunia” del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, volto alla valorizzazione della lana sucida (che negli anni ha visto decrescere il proprio valore economico) seguendo con altre donne un corso di tessitura e iniziando così un percorso che la porta oggi a produrre lana e lavorati tinti con pigmenti naturali da lei stessa scelti e preparati con essenze raccolte in montagna. Così racconta la passione per ciò che fa: «La lana, morbida e brillante come la seta, nel suo colore naturale, ha il profumo dei pascoli più alti dell’Appennino centrale, dove la natura incontaminata lascia spazio a dolci paesaggi con valli sapientemente coltivate da secoli e insormontabili monti che ne custodiscono i raccolti e anche i sogni più belli...». Benché colpiti dal terremoto del 2009, Valeria e Ovidio hanno continuato la loro opera di “costruzione di futuro” in Appennino, non abbandonando i loro luoghi di origine. La loro determinazione e il loro entusiasmo possono essere condivisi tramite il blog (http://lanaquilana.blogspot. it/) attraverso il quale Valeria apre al mondo le porte dei suoi pascoli e della sua serena resistenza. G i g i U m b r i a Gigi Bettin arriva dal Salento in Valnerina per un master su sviluppo locale e cooperazione internazionale nel 2004: non è più andato via. Ha realizzato nel 2009 per la Regione Umbria la “Via di Francesco”, un percorso di trekking che prevede due itinerari convergenti su Assisi: quello del Nord, con partenza da La Verna (Toscana) e quello del Sud, con partenza da l i b e r a Greccio (Lazio). Entrambi i percorsi si snodano lungo la dorsale appenninica tra Umbria, Toscana e Lazio. Sulla Via si incontrano luoghi francescani di grande importanza e suggestione: La Verna, Montecasale e Gubbio a nord; la Valle Santa reatina, Monteluco e Le Carceri a sud. «L’idea di mettere al centro dell’attenzione nazionale l’Appennino, portata avanti da Slow Food a partire dal Manifesto delle comunità dell’Appennino, è di quelle che ti rimettono addosso il coraggio di cambiare il mondo, per renderlo migliore per chi verrà dopo di noi – dice Gigi –. Da tempo mi sono accorto che lungo la Via di Francesco esistono tanti piccoli segni di cambiamento, ma pensavo si trattasse solo di episodi locali. A Candeggio, vicino a Città di Castello, c’è l’associazione “Che passo”, fondata da una giovane coppia che ha scelto di cambiare vita e di tornare nei campi lungo la valle del Tevere. A Pietralunga c’è Gianluca, il classico esempio di “uomo dell’Appennino”, oggi si direbbe uno che lavora in multitasking: gestisce un negozio di alimentari, un agriturismo, accoglie i cavalli sottratti alla mafia, offre informazioni, ristoro e alloggio ai pellegrini. A Citerna c’è una bella famiglia venuta dalla Campania che alleva bufale nei boschi, e ha attrezzato un’area di sosta per i pellegrini. Grazie al Manifesto mi sono reso conto che tutte queste storie, e tante altre che esistono lungo la Via, fanno parte di una storia più grande che è quella dell’Appennino. Persone che lavorano instancabilmente per portare avanti le proprie attività riescono anche a trovare il tempo per 33 parlare con i pellegrini per ascoltare le loro storie, ma anche per raccontare le proprie. Non è questa una nuova idea di turismo?». P a o l o E m i l i a - R o m a g n a Perito agrario, quarantasette anni, figlio di agricoltori, Paolo Marianini per vent’anni lavora come tecnico presso un’azienda produttrice di fertilizzanti organici. Nel 2009 lascia il posto di lavoro sicuro e rileva l’azienda agricola del padre: complessivamente 24 ettari coltivati a cereali e foraggere. L’azienda è completamente biologica e la sua produzione di punta è il pane: particolare, profumato, saporito nella sua semplice tradizione di pane “sciapo”. Il pane di queste terre, figlio della tradizione toscana, è infatti privo di sale e tutto il suo aroma lo esprime attraverso le farine, la r e t e 34 lievitazione, l’acqua e la cottura nel forno a legna. Una combinazione di farine ottenute dal grano coltivato nei campi della tenuta, a 400 metri sul livello del mare. Paolo semina varietà antiche (rieti, abbondanza, senatore Cappelli), utilizza il primo lievito madre “prestato” dai contadini vicini, un’acqua di montagna che sgorga dalle sorgenti di queste terre e che tanto l’hanno fatto penare nello sviluppo della sua attività a causa delle complesse norme sanitarie (risolte con un acquedotto rurale, costruito assieme ad altri frontisti con fondi del Piano di sviluppo rurale della Regione Emilia-Romagna) e infine una cottura in forni a legna che richiedono abilità nel riscaldamento e nel mantenimento della giusta temperatura, affinché il pane cuocia nel giusto tempo e non bruci oppure venga “stento”. Questo è il pane di Paolo. Oggi, dopo notti insonni a cercar di capire come panificare bene e far sì che l’attività fosse proficua, Marianini rifornisce del suo prodotto una decina di negozi di qualità, alcuni ristoranti locali e partecipa a tre mercati contadini dove trova il massimo della soddisfazione attraverso l’incontro diretto con le persone che, settimanalmente, lo vanno a trovare per acquistare i suoi prodotti (anche le farine). l i b e r a 35 Sono solo quattro storie di persone che, come tante altre, hanno scelto di cercare una via oltre la linea del convenzionale, e hanno dimostrato che un’altra strada è possibile: sono orgogliose di ciò che fanno, e restituiscono al proprio territorio la generosità che da quel territorio ricevono. Slow Food Italia, con gli Stati generali delle comunità dell’Appennino, rivolge alle istituzioni e alla società civile l’appello a riconsiderare il valore che la dorsale italica rappresenta e le opportunità che può offrire all’intero Paese per lavorare insieme, dalla Liguria alla Calabria, a un nuovo, diffuso ed equilibrato modello di sviluppo. IL MANIFESTO Noi, le comunità dell’Appennino, L u c a dichiariamo L i g u r i a il nostro amore e il nostro orgoglio Luca Benatello, dopo essersi laureato a Torino, si è trasferito nel 2012 a Veppo di Rocchetta di Vara, piccolo comune dell’alta val di Vara, la terra del biologico. La località Predavalle, dove risiede e ha l’azienda, si trova a qualche chilometro dall’abitato di Veppo in un contesto di grande interesse storico per aver ospitato la pieve romanica di Bocchignola, un tempo luogo di incontro delle popolazioni d’altura delle valli di Rossano nello Zerasco e di Suvero, oggi divise territorialmente fra Toscana e Liguria. Luca ha ricostruito l’ampio fondo di Predavalle, da tempo abbandonato, creando un’azienda modello in una zona in cui si respira il clima dell’alpeggio e si pratica un modello di vita che lui ha sposato con umiltà e senso di responsabilità. Oggi si cominciano a vedere, dopo due anni di fatica, i primi risultati, con l’allevamento all’aperto di numerose varietà di specie avicole, fra le quali ha un ruolo da protagonista il gallo nero della val di Vara, Presidio Slow Food dal 2010. Ma la sua determinazione ha portato Luca a sperimentare recentemente anche la semina del grano bianco delle valli di Suvero, arrivato fino ai giorni nostri grazie ai Malaspina e ai contadini che lavoravano nei loro possedimenti: un cereale che nell’area ha ritrovato la sua migliore espressione e ora anche la sua rinascita, grazie alla sensibilità e al sacrificio di tanti contadini custodi, che ora annoverano tra loro anche il giovane Luca. cittadini, agricoltori, artigiani, imprenditori, ricercatori, amministratori, anziani, giovani, bambini, donne e uomini, di per il territorio in cui abitiamo e di cui viviamo, o al quale, in tanti modi diversi, siamo legati. Un amore e un orgoglio che nutriamo per la nostra terra madre, e cioè: • per le sue risorse naturali; • per i suoi boschi; • per la sua fauna selvatica; • per i prodotti della sua agricoltura; • per gli animali allevati nei suoi territori; • per le sue tante culture e tradizioni tramandate e rinnovate generazione dopo generazione; • per le tante culture e tradizioni di altri luoghi che la arricchiscono da sempre, continuamente; • per le sue fragilità, che richiedono la nostra cura e attenzione; • per le sue bellezze paesaggistiche, risultato del connubio tra la natura e la nostra azione; • per coloro che con il loro vivere quotidiano la tutelano. Riconosciamo l’attuale vulnerabilità ambientale, economica, sociale e culturale dell’Appennino e dichiariamo che inizia oggi una nuova fase di pensiero e di azione sui territori appenninici, che vede la collaborazione di tutte le comunità dell’Appennino, con i seguenti obiettivi: • proteggere le risorse ambientali e naturali, riconoscendo il loro valore di bene comune non solo per l’Appennino ma per l’intero Paese, anche attraverso il ruolo cruciale delle aree protette che devono diventare laboratori di futuro e modelli per le aree contigue; • invertire la tendenza allo spopolamento, facilitando la residenzialità, attraverso i servizi ambientali e alla persona, la scuola, la fiscalità, la semplificazione burocratica e il riconoscimento del ruolo delle comunità nella tutela dell’Appennino, per l’interesse di tutto il Paese; • proteggere e valorizzare le risorse naturali e la biodiversità selvatica e agricola che sono tra loro interrelate e complementari, rendendo non solo gradevole ma anche gratificante il mestiere di chi sceglie di dedicarsi all’ambiente sia in via diretta sia attraverso la produzione agroalimentare e forestale; • creare e rafforzare le economie del territorio e delle comunità, a iniziare da una nuova e consapevole idea di turismo, sperimentando e diffondendo un modello di sviluppo sostenibile, partecipato e fiero delle interdipendenze che costituiscono la forza del territorio appenninico. I territori dell’Appennino, con la loro storia, cultura, economia e le loro genti, sono una risorsa strategica per il Paese, e possono diventare un laboratorio di innovazione e sperimentazione di nuovi modelli di sviluppo, un serbatoio di idee e opportunità, un luogo, fisico e ideale, di straordinario valore per il futuro dell’Italia. r e t e 36 slo w N el d i beans se g no Ga b r i e l e f o t o d i l i b e r a dei le g u m i R o s s o O l i v i e r o T o s c a n i Una rete non gerarchica, ormai diffusa su tutto il territorio nazionale. Un’esperienza in pieno sviluppo, con nodi che si vanno ad aggiungere di anno in anno rendendo la maglia più fitta. Un progetto attraverso cui si costruiscono legami solidi, collaborazioni, condivisione di saperi e pratiche. Slow Beans è tutto questo e molto altro ancora. E, tra i tanti esempi di rete che si possono fare, questo è sicuramente uno dei più rappresentativi. Nato nel 2010 come manifestazione gastronomica ideata dalla condotta Slow Food Lucca Compitese Orti Lucchesi, sulla scia del recupero del fagiolo rosso di Lucca che dal 2012 è diventato Presidio, il progetto Slow Beans ci ha messo pochissimo tempo ad andare oltre. Facendosi rete e riunendo nel perseguimento di obiettivi comuni tutti i Presìdi del fagiolo italiani: il fagiolo di Badalucco, Conio e Pigna (Liguria), quello di Controne (Campania), la piattella canavesana di Cortereggio (Piemonte), il fagiolo di Sorana (Toscana), il fagiolo gialèt della Valbelluna (Veneto), la fagiolina del lago Trasimeno (Umbria), il fagiolo cosaruciaru di Scicli (Sicilia) e, ovviamente, quello rosso di Lucca (Toscana). La rete, che ha riunito anche i produttori di altre comunità dei legumi, è diventata un sostegno alla loro attività agricola e commerciale, sia configurandosi come luogo di scambio di esperienze e idee, sia facendosi strumento di promozione collettiva e cooperante. Non a caso dentro a Slow Beans oggi non ci sono soltanto gli appena citati Presìdi del fagiolo, ma anche quelli di altre leguminose: la roveja di Civita di Cascia (Umbria), la fava cottora dell’Amerino (Umbria), il fagiolo dente di morto di Acerra (Campania), la cicerchia di Serra de’ Conti (Marche), il 37 cece di Cicerale (Campania), la lenticchia di Villalba (Sicilia). Così come aderiscono anche la comunità del cibo di Cannaviri del Sannio e quelle della fagiolina di Arsoli e della piattella pisana. L’ultima edizione della manifestazione, tenutasi a Lucca il 23 e 24 novembre 2013, ha visto inoltre la redazione di un Manifesto condiviso dai vari soggetti coinvolti. Un Manifesto che spinge ancora più in là la linea progettuale di questa rete che, come si diceva in apertura, non ha un centro vero e proprio, una testa che pensa e un braccio che agisce per conto degli altri. Il segreto e la sfida vera e propria stanno esattamente in questa “austera anarchia” che diventa relazione di scambio e di arricchimento reciproco, e che nella volontà di crescita, di inclusione e, perché no, di internazionalizzazione, trova alcuni dei suoi obiettivi più ambiziosi. A partire dall’edizione 2014 della manifestazione, inoltre, la rete potrebbe diventare ancora più visibile dislocandosi in vari punti del territorio italiano. Il progetto, infatti, prevede che Slow Beans diventi un evento itinerante, che viaggia assieme ai suoi nodi, agli intrecci da cui nasce la rete stessa. «L’intuizione della prima ora», dice Marco Del Pistoia di Slow Food Toscana, che ha seguito il progetto fin dall’inizio, «è stata quella di avere non solo una manifestazione con esposizione, vendita di prodotti e iniziative collaterali, ma anche di avvertire fin da subito l’esigenza di mettere in piedi questa comunità, con produttori che s’incontrano e si scambiano esperienze. Questo ci ha spinto immediatamente ad andare oltre al concetto di manifestazione e di far partecipare sempre di più i vari nodi della rete che si stava sviluppando». Proprio in virtù di questa fame di partecipazione allargata e della dirompente crescita della comunità, dopo la prima edizione di Slow Beans è nata l’idea della manifestazione itinerante. A dimostrazione, quasi, che la rete è viva nel momento in cui viaggia attraverso i suoi nodi e li percorre in lungo e in largo, valorizzando il ruolo di ognuno di essi: solo così le sue maglie possono essere forti, non sfilacciar- r e t e 38 si e resistere all’incessante trascorrere del tempo. «L’obiettivo futuro è rendere la manifestazione itinerante e capillarizzarla», aggiunge Marco Del Pistoia, «nel senso che vorremmo facessero parte di una sorta di circuito di Slow Beans anche gli eventi sui legumi che già ci sono sul territorio. Questa capillarizzazione la possiamo inoltre perseguire sia intervenendo agli eventi più locali e legati alla cultura di una zona specifica, sia partecipando a manifestazioni di caratura nazionale quale il Salone del Gusto-Terra Madre come una comunità d’intenti e di fatto, con idee e progetti comuni che possono essere presentati in vari momenti». Ovviamente, oltre a comprendere Presìdi e comunità del cibo legate al mondo delle leguminose, la rete vuole aprirsi anche ad altri soggetti interessati. Pur in mancanza di una formalizzazione vera e propria, per esempio ci sono molti cuochi, perlopiù facenti parti di un’altra rete, quella dell’Alleanza tra i cuochi e i Presìdi, con cui i vari nodi di Slow Beans stanno già lavorando per organizzare iniziative e momenti conviviali incentrati sui legumi. Sta già succedendo a Controne e a Scicli, per citare soltanto un paio di esempi, ma anche in Toscana. Esempi, questi, di come anche reti diverse, che partono da piani sì vicini ma pur sempre su progettualità differenti, possano incontrarsi e, soprattutto, intrecciarsi in vista di traguardi e sensibilità comuni. D’altronde anche questo è uno degli obiettivi resi espliciti dal Manifesto di Slow Beans, che tra i suoi punti comprende l’impegno dei vari soggetti partecipanti «a essere fucina di progetti collaterali: l’impegno delle comunità a dare vita ad attività l i b e r a collaterali aiuta a rendere più solidi i rapporti tra i vari Presìdi e le comunità del cibo e fornisce strumenti per meglio comunicare, promuovere e commercializzare i prodotti». Organizzazione di eventi, condivisione di contenuti e saperi, dialogo con altre reti: sono principalmente questi i fronti caldi su cui si sta muovendo e attraverso cui si è sviluppato il progetto Slow Beans. Un progetto che, tuttavia, affonda le sue radici e trova la 39 sua ragion d’essere anche in aspetti meno visibili dall’esterno. Come dice ancora Marco Del Pistoia, «alla base di tutto c’è quest’idea di condivisione delle risorse e dei mezzi. Ogni territorio può mettere a disposizione di tutti gli altri professionalità, competenze e idee che possono andare a beneficio di tutti gli altri. Per cui, per esempio, se noi abbiamo a disposizione un bravo grafico questi potrà pensare a realizzare l’etichetta dei prodotti anche degli altri Presìdi. Ogni territorio mette in comune con gli altri nodi della rete quello che riesce a portare con sé a livello di forze e possibilità. Questa forse è un po’ un’utopia. L’idea, intendo, di costruire una solida casa comune attraverso il contributo di diverse mani. Ma è anche un modo per raggiungere obiettivi più ampi e difficilmente ottenibili attraverso lo sforzo del singolo, come far sì che la nostra manifestazione diventi evento nazionale o, perché no, anche internazionale, con una presenza ancor maggiore di Presìdi e produttori». Non a caso la prossima edizione di Slow Beans, che cadrà nell’autunno 2014, probabilmente sarà la prima a tenersi fuori dal Lucchese, proprio perché il progetto itinerante rappresenta uno dei punti più forti della collaborazione tra le differenti comunità che fanno parte della rete. A rendere più semplice tutto ciò, interviene un altro elemento centrale tra i principi ispiratori di Slow Beans: quello dell’ospitalità. Anche questo è uno dei fondamenti esplicitati nel Manifesto, che riguarda il tema dell’accoglienza prestata agli altri nodi della rete nel momento in cui si devono spostare per prendere parte a uno degli eventi dislocati sui vari territori. Un’ospitalità che non è puramente logistica, ma anche vero e proprio momento di socializzazione tra i diversi nodi della rete, altrimenti distanti: citando ancora dal Manifesto, l’impegno è quello «da parte della comunità organizzatrice a dare ospitalità alle comunità che partecipano; sia per rendere meno onerosa la partecipazione sia per consentire momenti di convivialità, socializzazione, condivisione e scambio di esperienze». r e t e 40 Fare con g li d i d i 41 rete « D o b b i a m o o r t i l i b e r a orti c o l t i v a r e c i v i l t à » Ermanno Olmi D av i d e G h i r a r d i Fare rete con gli orti: non solo è possibile, ma l’orto scolastico di Slow Food (Orto in Condotta) è uno strumento efficace per far incontrare soggetti molto diversi che, proprio partendo dalla reciproca conoscenza tra associazioni, istituzioni e aziende, spesso attivano collaborazioni anche in altri ambiti di interesse comune. Qui di seguito vorremmo portare qualche esempio originale e significativo I nonni di Rimini «Auser è una associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e a far crescere il ruolo dei senior nella società». Questo è ciò che recita il sito internet dell’associazione con cui Slow Food ha sottoscritto un protocollo d’intesa qualche anno fa. I punti in comune sono tanti, quello più evidente è il recupero delle tradizioni contadine e artigiane, radicate sul territorio, che si trovano nei libri o nell’esperienza di quanti le hanno vissute. Finché è possibile farlo l’associazione sceglie, senza discussione, di valorizzare l’esperienza. Negli Orti in Condotta lavoriamo con i nonni ortolani, anzi i nonni ortolani lavorano con noi e con i bambini e gli insegnanti, per mantenere curato l’orto ma anche per spiegare come coltivarlo in modo naturale. Ai nonni di solito il tempo non manca, non necessariamente però le loro conoscenze sono quelle che Slow Food vuole salvaguardare: quanti dei nonni attuali sono cresciuti con i principi della rivoluzione verde e usano senza farsi problemi pesticidi ed erbicidi? r e t e 42 Con l’Auser di Rimini non è sorto il problema di specificare condizione alcuna: l’Orto delle Lune, che l’associazione romagnola ha sperimentato l’anno scorso in due scuole, ammette solo l’orticoltura biodinamica e gli anziani volontari hanno il dovere di trasmettere esclusivamente i dettami del calendario lunare, delle consociazioni e dei macerati. Ci siamo quindi inseriti in un progetto che quest’anno conta sette orti e 15 scuole coinvolte, un progetto che fa rete perché riunisce gli attori del territorio, dalle associazioni (Auser, la capofila, e poi Slow Food, Wwf, Cooperativa Sociale Punto Verde, Asd Subaquea, Asd Ippogrifo), agli enti (Comune e Provincia di Rimini, Comune di Morciano di Romagna, Università di San Marino), alle aziende (Italia in Miniatura, Petroltecnica, Coop Adriatica). Un progetto che fa rete perché gli orti sociali e didattici diventano spazi urbani belli e ricchi di vita, perché anche le conoscenze trasmesse in modo verticale, dagli educatori e dai nonni, a bambini, insegnanti e genitori, sono poi praticate in modo orizzontale, tra persone che hanno voglia di sperimentare il rapporto diretto con la natura, l’alimentazione, la società. Fondi: una rete con valenza ambientale A Fondi (Latina) l’idea di creare un Orto in Condotta è nata dall’incontro di diversi soggetti attivi localmente, a partire dalla condotta di Priverno, mettendo insieme il Parco Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi, l’Istituto Comprensivo Garibaldi di Fondi, il Comune e la cooperativa sociale Viandanza. Il progetto oggi è giunto al termine della formazione e delle attività del secondo anno e si possono dare alcuni dati ancora parziali ma già significativi. Gli orti realizzati sono due, e coinvolgono alcune classi della scuola primaria Purificato, della media Garibaldi e della primaria S. Magno; le attività prevedono l’intervento plurisettimanale degli operatori della cooperativa e del Parco che lavorano in orto con i bambini; partecipano al progetto 14 insegnanti, due operatori del Parco e due della cooperativa, nonché circa 200 studenti e le loro famiglie, in un percorso di coinvolgimento della comunità. In questo caso l’incontro con il Parco e la cooperativa ha permesso di dare un valore aggiunto dal punto di vista ambientale e della continuità del progetto. Il bene comune… la scuola di Capannori A Capannori (Lucca) la rete nasce dal progetto “Scuola ti voglio bene comune” nato con il Patto per la Scuola siglato tra Comune, Istituti Comprensivi del territorio, Liceo Scientifico Majorana e le famiglie come risposta ai tagli alla scuola pubblica. Per non perdere le possibilità offerte dal tempo prolungato, volontari e associazioni si adoperano da qualche anno l i b e r a 43 per offrire ai bambini attività continue e di interesse, come quella di Orto in Condotta. Gli obiettivi, esplicitati dal Comune, sono quelli di sviluppare il senso di appartenenza delle persone alla comunità e di fornire elementi attraverso i quali incontrare altri territori, apprezzare altre realtà, lasciandosene contaminare. In due anni la condotta è riuscita ad avviare il progetto in 16 scuole e a coinvolgere anche il Presidio del fagiolo rosso, alcune aziende agricole e la dietista del Comune. Grazie alla grande collaborazione di quest’ultima i menù della mensa presentano ricette con prodotti locali, di filiera corta, biologici e di stagione. Le ricette seguite sono tradizionali, i genitori prendono parte al comitato mensa e le attività di educazione alimentare sono rivolte a bambini e genitori. I 40 insegnanti coinvolti hanno preparato le loro classi ai laboratori sul formaggio, sullo spreco e sulla lavorazione della lana di pecora, questi ultimi realizzati grazie alla collaborazione di un giovane allevatore locale. Trieste: una rete educativa originale con ospiti d’eccezione A Trieste l’Orto in Condotta coinvolge in maniera molto capillare la città. A partire dall’assessorato all’Educazione, assieme alla condotta Slow Food, sono nate importanti esperienze che ora vedono partecipi insegnanti e bambini, genitori e famiglie. Parliamo di 14 tipologie di orti creati in zone centrali e periferiche, coinvolgendo 80 insegnanti ed educatori, 1000 bambini distribu- L’ e d u c a z i o n e è u n o p i ù e d e g l i “ t r a n e l l ’ O r t o i n A Messina si lavora sull’inclusione, Moncalieri si è gemellata con un orto africano Per frenare l’abbandono scolastico, favorire l’integrazione di soggetti fragili e suscitare interesse verso tutta la filiera alimentare, diverse associazioni e molti sponsor si sono uniti a Messina per realizzare otto Orti in Condotta. Nella realizzazione e gestione degli appezzamenti intervengono i ragazzi dell’Istituto Agrario Cuppari, che danno un supporto tecnico e trasmettono ai compagni più giovani i principi fondanti dell’agricoltura sostenibile. L’educazione “tra pari” è uno degli strumenti più interessanti, efficaci e divertenti da sperimentare nell’Orto in Condotta. Lo sanno anche bambini e insegnanti della scuola dell’infanzia La Gabbianella di Moncalieri (Torino) che hanno collaborato con gli studenti della vicina scuola secondaria di primo grado Nino p a r i ” s t r u m e n t i i n t e r e s s a n t i , d i v e r t e n t i iti in 45 strutture (dalle scuole ai nidi, a quella che è un’esperienza unica nel suo genere: i ricreatori). Le attività realizzate dai bambini hanno portato anche alla preparazione di ricette di dolci a base di erbe aromatiche e verdure, sciroppi e bevande. Un’esperienza particolare e un po’ speciale si è tenuta al termine del primo anno del progetto, quando i bimbi di alcune scuole dell’infanzia hanno avuto l’opportunità di essere guidati in attività ludico-didattiche giocando con il cibo sotto la guida di due insegnanti della scuola dell’infanzia di Valeggio sul Mincio (Verona): uno scambio di esperienze che ha arricchito sia i bambini sia le insegnanti padrone di casa e ospiti. d a e f f i c a c i s p e r i m e n t a r e C o n d o t t a r e t e 44 Costa di Testona per imparare qualche parola di inglese. Gli studenti più grandi, alcuni dei quali avevano coltivato l’orto a La Gabbianella qualche anno prima, hanno insegnato le frasi fondamentali per raccontare l’orto ai bambini della scuola di Buiga Sunrise, con cui sono gemellati. A forza di my name is, o mai neim is (più divertente e altrettanto chiaro grazie ai sorrisi profusi), i piccoli orticoltori hanno fatto un video e scritto una lettera ai loro compagni. Quale metodo migliore per alimentare la rete internazionale degli orti scolastici? Sono molte le scuole italiane di Orto in Condotta ad essersi gemellate con un Orto in Africa Slow Food: un mercatino, ottimi prodotti da vendere coltivati con cura nel cortile scolastico, ed ecco un discreto gruzzoletto da investire in un progetto educativo lontano solo sulla carta. La rete è parte integrante degli Orti in Condotta, è insita nella comunità dell’apprendimento, è nel Dna dei soci referenti che raccolgono i semi dai contadini locali per seminarli a scuola, che assaggiano ottimi formaggi e poi invitano a scuola pastori e casari, che appassionano i cuochi dell’Alleanza e li coinvolgono in divertenti serate culinarie con i genitori. l i b e r a 45 LOMBARDIA 17 Il progetto Orto in Condotta in Italia prende l’avvio nel 2004. Oggi conta 487 orti e quasi 100 condotte Slow Food coinvolte. La festa nazionale degli Orti in Condotta cade ogni anno l’11 novembre, giorno di San Martino, data tradizionalmente dedicata alla messa a riposo dei campi FRIULI VENEZIA GIULIA PIEMONTE 75 TRENTINO ALTO ADIGE 44 1 VENETO 76 EMILIA ROMAGNA 16 La Spezia: dove scuola, agricoltura e tutela della salute si incontrano Nel territorio spezzino e della val di Vara è attiva una rete di poco meno di 50 orti, che – grazie al coordinamento di Silvano Zaccone e Silvia Persello della condotta Golfo dei Poeti, Cinque Terre, Val di Vara, Riviera Spezzina – rappresenta una delle esperienze dove il progetto è stato capace di essere sia capillare sia portatore di relazioni feconde con il mondo agricolo locale. Il nodo di raccordo dell’esperienza è dato dal Museo Etnografico, dove ha anche sede la condotta. Qui si è tenuta la formazione, con convegni di approfondimento su varie tematiche a partire dal tema cibo e salute, che rappresenta un valore aggiunto nel progetto. La realtà associativa di La Spezia si è gemellata in questi anni con quella di Pistoia, e la collaborazione ha coinvolto anche il progetto Orto in Condotta. Inoltre, recentemente anche gli orti spezzini e la condotta hanno attivato il sostegno di un orto africano, andando così a chiudere il cerchio di quelle che possono essere le collaborazioni e le relazioni create tramite l’Orto in Condotta. MARCHE LIGURIA 13 129 ABRUZZO 3 TOSCANA 71 LAZIO 10 UMBRIA 7 PUGLIA 8 CAMPANIA 5 CALABRIA SICILIA 10 2 r e t e 46 I 47 L S A D L l i b e r a P O E E R L G c o m e i n t e r a g i s c e A c o n d i Il fornaio Maurizio Spinello della comunità dei grani antichi di Sicilia. L L S l o w E I F o o d l a A T i n r e a l t à Ca r m e l o à S i c i l i a l o c a l e MaI o r c a Comunità del cibo, percorsi di legalità, comitati ambientalisti: in Sicilia non mancano storie interessanti di collaborazioni, confronti, scambi di esperienze tra condotte Slow Food e altre realtà. L’influenza di Terra Madre si coglie per esempio nella genesi e nel modo operante della comunità dei grani antichi di Sicilia, promossa dalla condotta di Enna. «Da qualche anno abbiamo scelto di impegnarci nella difesa e nel recupero di varietà autoctone» ricorda Stefania Mancini, a lungo fiduciaria e adesso segretaria regionale dell’associazione. «La comunità nasce nel luglio del 2009 durante una serata organizzata a Borgo Cascino. Il primo socio è stato Giuseppe Li Rosi, che già allora faceva pane esclusivamente con farine di grano di varietà tumminìa (o timilìa) e russello da lui prodotte, e che girava per l’Italia a far conoscere il suo lavoro». «In occasione del Terra Madre Day dell’anno successivo si ufficializzò il progetto di adozione dei grani» rammenta ancora Stefania. «Ma il percorso non è stato facile e soltanto da poco si vedono i frutti del lavoro svolto, grazie al graduale sviluppo di una rete fra produttori, panificatori, pasticcieri, negozianti e consumatori che tocca realtà delle province di Enna, Caltanissetta e Agrigento. Tra gli altri, della comunità fa parte un produttore della vastedda cò sammmùcu (sambuco) di Troina – focaccia tipica inserita nell’Arca del Gusto – che lui prepara esclusivamente con russello e timilìa. Inoltre, per la scorza dei cannoli utilizza farina di maiorca, che è un’altra varietà tradizionale. La stessa che, nell’impasto delle sue cassatelle di ricotta, usa anche una signora di Agira che ha aderito alla comunità. Segni di cambiamento li riscontriamo nell’ambito dell’offerta del pane. Dalle nostre parti fino a poco tempo fa era pressoché impossibile trovarne in circolazione a base di lievito madre e farine siciliane integrali, come invece propo- ne un produttore di Barrafranca che viene a vendere a Enna con molto successo. Da segnalare pure il pane di Maurizio Spinello del Borgo Santa Rita di Caltanissetta e le paste, anch’esse da grani antichi autoctoni, commercializzate da Li Rosi e da Francesco Di Gesù che è pure produttore del presidio del pomodoro siccagno di Villalba. Insomma, la rete si sta allargando e l’idea è di ampliare il progetto a tutta la Sicilia, regione di profonde radici cerealicole come poche altre». Nel documento congressuale stilato dal nuovo esecutivo di Slow Food Sicilia, i temi dell’impegno per la legalità e della tutela dell’ambiente sono stati indicati quali precondizioni dell’attività associativa. Non si tratta solo di una dichiarazione d’intenti, di certo non per quelle condotte della Chiocciolina da tempo sensibili e fattive su tali questioni. Al 2005 risale infatti l’organizzazione dei primi incontri conviviali per promuovere i prodotti delle cooperative agricole che fanno riferimento a Libera. «L’iniziativa di solidarietà che denominammo Il Sapore della Legalità partì da Lentini coinvolgendo altre condotte siciliane alle quali se ne aggiunsero alcune in Puglia» racconta Salvatore Giuffrida, ex fiduciario lentinese di Slow Food ed esperto di orti e didattica. «Abbiamo sottoscritto il protocollo promosso dal nostro Comune per il progetto Libera Terra-Leontinoi e, nel 2010, curato la formazione dei giovani soci della cooperativa Beppe Montana, assegnataria di terreni confiscati a un clan mafioso, per la parte relativa all’educazione alimentare e all’agricoltura pulita. Inoltre, nel 2011, abbiamo proposto e organizzato il convegno “Dalle mafie al buon cibo” in occasione dell’appuntamento regionale della Giornata della memoria, ideato dall’associazione di don Ciotti, che quell’anno si tenne a Lentini». Da un capo all’altro dell’isola: a Palermo si deve alla condotta Slow Food la proposta del progetto Officina laboriosa sfociato nella r e t e 48 l i b e r a 49 Giovani della rete Slow Food curano un or to urbano a Palermo. Nella pagina accanto, Sos Siracusa pianta simbolicamente un olivo n e l l ’a m b i t o d e l l e i n i z i a t i v e a d i f e s a d e l l ’a m b i e n t e e del paesaggio. costituzione della cooperativa Sosvile, acronimo che sta per Società Sviluppo Legalità, alla quale sono stati affidati terreni tolti alla mafia. I ragazzi che fanno parte della cooperativa curano un mandorleto e allevano api di razza nera sicula fornite dal Presidio, in una zona situata tra i comuni di Monreale, San Giuseppe Jato e Roccamena. Il fiduciario Mario Indovina sottolinea: «Il progetto è stato realizzato con il sostegno di sette club Rotary della provincia di Palermo. Un risultato di cui siamo molto contenti e al quale vorremmo far seguire la creazione di un orto urbano nel quartiere di Brancaccio, accanto alla costruenda chiesa intitolata a don Puglisi. Il contesto non è facile, ma credo sia giusto provarci». La difesa dei beni comuni di natura, ossia del paesaggio, del suolo, del mare, vede da anni la sigla siracusana di Slow Food accanto a quelle di Legambiente, Natura Sicula, Arci e altre associazioni del mondo ambientalista e del volontariato sociale riunite nel coordinamento di Sos Siracusa (uno dei tanti comitati locali che hanno aderito al forum nazionale di Salviamo il paesaggio). Fra le lotte più significative c’è quella, ancora in corso, per l’istituzione della riserva Penisola Maddalena Capo Murro di Porco, al fine di salvaguardare da progetti speculativi una suggestiva e incontaminata fascia costiera poco distante dalla città, a sud del porto grande e prospiciente l’Area Marina Protetta del Plemmirio. Il coordinamento ha di recente organizzato il Gran tour della Maddalena, una serie di visite guidate per far scoprire le bellezza e la storia di quei luoghi. La stessa formula era già stata sperimentata con successo di pubblico con il Gran tour delle Mura Dionigiane, altri appuntamenti ed escursioni stavolta per sollecitare l’istituzione del Parco Archeologico di Siracusa. Per il fiduciario Slow Food Franco Motta, «è l’ulteriore dimostrazione di come impegno ambientalista e opposizione alla cementificazione selvaggia possano andare di pari passo con proposte intelligenti di promozione del territorio. L’istituzione del Parco Archeologico e della Riserva della Maddalena devono diventare una grande opportunità di turismo davvero sostenibile, che valorizzi anche le produzioni agricole di qualità dell’area». Il ruolo propulsivo che Slow Food può avere a livello progettuale emerge dal contributo dato alla nascita della comunità della nocciola dei Nebrodi. Storicamente fulcro dell’economia di un’ampia porzione dell’entroterra della provincia messinese, la corilicoltura dall’inizio degli anni Ottanta ha subito una grave crisi di settore, aggravata da una pessima gestione del territorio. Per il rilancio e il recupero dei noccioli dei Nebrodi, falcidiati da incuria, frane e incendi, si è sempre bat- tuto Enzo Ioppolo, ex sindaco del comune di Sinagra, a sua volta produttore di nocciole e presidente della comunità del cibo: «È in atto un notevole recupero ambientale, paesaggistico e agronomico, grazie a fondi specifici, ovvero la Misura 216 sul noccioleto inserita nel Piano di sviluppo rurale Sicilia 2013. Nel frattempo occorrono strategie per rilanciare un comparto abbandonato da tempo. E qui è intervenuta la condotta di Valdemone, con la sua proposta di comunità improntata a concetti chiari e concreti di biodiversità e sovranità alimentare. L’idea di valorizzare la nostra nocciola attraverso tutta la filiera produttiva ha raccolto immediati consensi e al momento coinvolge un centinaio di persone, che si sono tutte associate a Slow Food, tra produttori, cuochi, titolari di ristoranti, pasticcerie, attività ricettive di una decina di paesi dei Nebrodi, mentre altri ancora chiedono di far parte della comunità». r e t e 50 l i b e r a 51 R icostr u ire attraverso le d i rela z ioni F r a n c e s c a f o t o g r a f i e d i Ba l d e r e s c h i A l b e r t o P e r o l i La collaborazione tra Slow Food e l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese ha dato vita a un Presidio, quello del pan di sorc. Ma da lì una serie di altre reti si sono aggiunte, sovrapposte, estese. Partendo da una semplice collaborazione si è riusciti a coinvolgere tutto il territorio, ricostruire pezzi di un passato distrutto, riproporre la rete sociale come un bene comune. E il modello si è diffuso e replicato, in loco e altrove. Le reti virtuose ne generano sempre altre Ricostruire, un’azione che a Gemona e dintorni conoscono bene. Lo hanno fatto costantemente negli ultimi trentotto anni: tanto ci separa da quel terremoto del 6 maggio 1976 che ha colpito intere comunità. Lo si continua a fare ancora oggi, e non solo per le case, le strade, le infrastrutture, perché quelle sono state ricostruite subito. Quello che non è ancora stato ricomposto completamente è il tessuto sociale e produttivo che è andato perso con quella scossa. In un attimo sono state distrutte abitudini, tradizioni e l’identità culturale stessa di un territorio è andata in crisi. Lo sanno bene Maurizio ed Etelca, che dal 2005 gestiscono l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese con l’obiettivo primario di rafforzare il senso di appartenenza delle comunità locali. Sono loro che ci hanno proposto una delle sfide più difficili per un progetto come quello dei Presìdi: ripristinare un’intera filiera produttiva ormai caduta in abbandono, la produzione di un pane caratteristico della loro tradizione, il pan di sorc. Un pane dolce, speziato, generalmente legato alle festività natalizie, che conserva tutta l’identità della popolazione che lo ha creato: dalle pratiche agronomiche volte alla conservazione della biodiversità alla ricetta personalizzata che ogni famiglia custodiva con orgoglio. Dal legame con il tempo in cui si produceva, fatto di sacrifici ed emigrazione, alla condizione di bene culturale per l’intera comunità locale attuale, in particolare per la componente giovanile. r e t e 52 Oggi il risultato di questo lavoro lo si può assaggiare quotidianamente, frutto di tante persone che hanno contribuito ognuna nel proprio ambito a ricreare le condizioni del recupero: Domenico Calligaro, novantenne custode della ricetta originale; gli anziani del Gemonese che attraverso le loro testimonianze hanno permesso di andare a individuare la popolazione di mais cinquantini utilizzati per l’impasto; l’Università di Udine che ha fatto il lavoro di selezione e caratterizzazione di questi mais, partendo dal materiale genetico reperito in loco; i nuovi contadini che hanno deciso di aderire al progetto rimettendo in produzione questi antichi mais locali. E poi i mugnai che si sono prestati per la molitura di frumento, segale e mais, ingredienti base del pan di sorc; i panettieri che hanno sperimentato a lungo la panificazione di un prodotto così caratteristico, seguendo le indicazioni di Slow Food – solo lievito madre e forno a legna –, e garantito così la chiusura della filiera. La rete di collaborazioni attivata dal progetto è un esempio di come si possa creare conoscenza promuovendo iniziative di valorizzazione delle specificità e delle competenze in modo partecipato. Le finalità del progetto erano molteplici: il recupero di vecchie varietà di cereali un tempo coltivate diffusamente, oggi dimenticate o circoscritte a piccolissimi areali di coltivazione; l’organizzazione di una rete di “conservatori”, che si impegnino a preservare parte del germoplasma presente a livello locale; l’ottimizzazione delle pratiche agricole attraverso la rotazione e la successione delle colture; la sperimentazione di tecniche agronomiche sostenibili; il raccordo tra produttori, trasformatori e consumatori; la riqualificazione del paesaggio; la trasmissione intergenerazionale di saperi e memorie. Da questa rete di singoli, gruppi, enti, istituzioni e associazioni come la nostra è uscita una filiera a certificazione biologica e a marchio Presidio Slow Food, un chiaro esempio di cosa un Ecomuseo, con il supporto di Slow Food e delle comunità che vivono sul territorio, possa fare per valorizzare il patrimonio locale in funzione di uno sviluppo sostenibile. L’avvio del progetto ha segnato anche la nascita di una collaborazione proficua tra la nostra associazione regionale e la comunità gemonese: sono stati organizzati corsi di panificazione, laboratori sul tema del pane e visite alle aziende agricole della zona coinvolte nel locale Paniere dei prodotti. Ma l’esperienza non si è fermata qui e la voglia di continuare a collaborare su altri fronti ha portato a fare del pan di sorc il primo di una serie di progetti che vedono Slow Food e le realtà ecomuseali collaborare per far crescere e valorizzare le comunità territoriali. Le due reti, degli Ecomusei italiani e di Slow Food, si sono intrecciate sempre più grazie a questo primo punto di contatto. La contaminazione d’idee è stata reciproca negli anni passati e ha portato alla creazione di altri progetti di Presidio, che prendono spunto dall’analisi della vocazione territoriale realizzata da queste realtà. Ne sono un chiaro esempio il burro a latte crudo dell’Alto l i b e r a Elvo, nato in collaborazione con l’Ecomuseo del Biellese, e il formaggio di malga del Lagorai, che ricade nell’area dell’Ecomuseo omonimo, in Trentino. Il Presidio è diventato l’esempio di una riflessione a tutto tondo, fatta da tanti attori diversi, sul documentare, recuperare e interpretare la memoria storica, la vita, le figure e i fatti, la cultura materiale e immateriale di un territorio. Una chiave di lettura stimolante e interessante che ci ha permesso di entrare in contatto con varie realtà del nostro Paese, realtà che ci hanno fornito un ricco materiale di lavoro. Con alcune di queste abbiamo già avviato collaborazioni sui nostri progetti, con altre stiamo valutando le potenzialità, e l’idea è quella di stabilire un rapporto costante e duraturo con la nostra associazione. Un rapporto consolidato come quello che abbiamo avviato nel Gemonese, dove la collaborazione con l’Ecomuseo ci ha permesso di ampliare il fronte delle attività, non limitandoci al solo pan di sorc. Abbiamo scoperto una realtà produttiva ormai in completa crisi, che abbiamo deciso di tutelare con un secondo progetto di Presidio, le latterie turnarie. Un sistema di gestione basato sul cooperativismo e adatto alla produzione casearia di piccola scala 53 che caratterizzava il Friuli fino al secondo dopoguerra, entrato definitivamente in crisi dopo il terremoto del 1976, quando la ricostruzione delle strutture ha portato alla chiusura di molte latterie e al concentramento degli allevamenti. Le poche latterie rimaste si sono mantenute ancora per alcune decine di anni e poi hanno iniziato a chiudere per la progressiva scomparsa dei piccoli allevamenti familiari e per una politica agroalimentare che spingeva i produttori a riunirsi o aderire a consorzi di grosse dimensioni per ottenere maggiore penetrazione nel mercato della grande distribuzione, che in quegli anni si stava affermando. L’azione combinata di Slow Food regionale e nazionale e dell’Ecomuseo vuole arginare la progressiva scomparsa delle turnarie, coinvolgendo la piccola rete di latterie sopravvissute in tutto il territorio regionale e incoraggiandole a intraprendere un percorso di qualità che prevede la lavorazione di latte crudo, senza fermenti industriali, proveniente da piccoli allevamenti situati a poca distanza dalla latteria, allevamenti dove la razza più diffusa è la locale pezzata rossa e non viene praticata alimentazione a base di insilati di mais. Per fare questo sono stati coinvolti allevatori locali, tecnici esperti della rete Slow Food, produttori di altri Presìdi regionali e non, le condotte locali e limitrofe e le istituzioni del territorio. L’intenzione è rinnovare l’attenzione sulla attività casearia artigianale in generale, permeando le manifestazioni e gli eventi dedicati alla produzione locale di formaggio con Laboratori del Gusto, tavole rotonde e incontri a tavola curati dalla nostra associazione. Perché la riscoperta di un prodotto agroalimentare diventa lo strumento strategico per occuparsi attivamente del territorio, affrontare una serie di argomenti strettamente intrecciati e complementari, intervenire sulla qualità della vita e del paesaggio, creare una rete di scambi e relazioni con enti, istituti e associazioni per introdurre strategie di sviluppo rurale incentrate sulla sostenibilità ambientale. r e t e 54 l i b e r a NUT.RO n u t r i r e R o m a f a c e n d o r e t e u s a n d o d i e l a C l a u d i o R o b e r t o r e t e A r b i b D ’ A u t i l i a Slow Food Roma ha un progetto per ricollegare la campagna alla città, l’Agro romano alla Capitale. Tutto parte da una riflessione sulle reti e sulle opportunità che possono dare le tecnologie di comunicazione più diffuse. Rimappare, rendere la rete visibile, farla funzionare per contrastare il consumo di suolo e ridare dignità vera al cibo di prossimità C’ è una storia che viene spesso raccontata quando si parla di reti. Vale la pena narrarla ancora una volta perché segna la scoperta di un nuovo punto di vista sul mondo. È la storia del ventottenne Eulero che passeggiando per la città di Königsberg si domandava se fosse possibile trovare un percorso per attraversare una sola volta i sette ponti che collegavano la città alle due isole sul fiume Pregel. Per risolvere il problema il giovane matematico disegnò su un foglio dei puntini, li collegò, e studiando quella rete dimostrò che tale percorso non poteva esistere. Era il 1735, e il disegno di Eulero viene ricordato come la prima rete della quale si abbia conoscenza. Quasi tre secoli dopo, il numero di articoli che trattano di reti, frutto di quella nuova visione del mondo, è enorme. Le reti sono una chiave di lettura e di comprensione di moltissimi fenomeni, dalle forme degli stormi di uccelli nel cielo alla struttura delle relazioni sociali. A Portland, per esempio, un gruppo di studiosi ha scoperto che la città è una rete di persone connesse dagli edifici nei quali si incontrano, comprendendo così i meccanismi di propagazione di possibili epidemie; alcuni ricercatori bolognesi, invece, si sono serviti della rete per comprendere la diffusione dei pettegolezzi. Le reti sono uno strumento per capire il mondo. Ma il mondo cambia, si trasforma e, oltre alla storia di Eulero, c’è un altro fatto che viene citato spesso quando si parla della trasformazione del mondo: nel 2008, per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione urbana ha superato quella rurale. Il pianeta del futuro sarà un pianeta formato da città, che potrebbero diventare grandi come l’area urbana di Tokyo, con più di 35 milioni di abitanti, cinque volte la popolazione dell’Austria. 55 r e t e l i b e r a o b u a n a m e n t o z i o n e f u l a l a c a l é m i h p r r c a e e g p n s s i o n e e r e u p r a s p te o b È a a a z s n z s a n e c e s s d e a r l l i o e r e s t i t u d i a f e d g n d ia r e r ic r s i o l d a l l 56 Anche le città sono reti, reti di relazioni, di tubi, di strade, di cavi, di flussi, di persone e di beni, soprattutto di cibo. La città è un grande organismo vivente, una rete complessa che assorbe cibo dalla campagna, cresce e produce rifiuti. Ma se le reti urbane sono state studiate in dettaglio e in parte capite, molto poco si conosce delle reti rurali e della loro possibilità di resistere alla crescita urbana. Le città, infatti, crescono più velocemente della loro popolazione, espandendosi e sottraendo suolo a una campagna che è tuttavia deputata a fornirle cibo. Il pianeta città dei prossimi anni eserciterà una pressione sempre più spaventosa sulla campagna, dalla quale, comunque, continuerà a dipendere per la sua sopravvivenza. Per questo è necessario studiare il funzionamento e la robustezza delle reti agricole: perché la campagna possa difendersi dalla pressione urbana. Per contenere questa pressione vengono proposte soluzioni volte a contrarre la città. Ma non basta: è la campagna che deve difendere il suo ruolo, tutelando la piccola agricoltura. Da queste suggestioni nasce il progetto Nut.Ro-Nutrire Roma di Slow Food Roma: la mappa delle connessioni tra il cibo e la terra, tra il cibo e la città, per documentare cosa si perde quando si distrugge un pezzo di territorio agricolo e quale ricchezza potenziale rappresenta per Roma e la sua popolazione il suolo dell’Agro che la circonda. Un territorio intriso di biodiversità: per comprenderlo è necessario sviluppare una rete della conoscenza, attraverso uno studio di fattibilità e sostenibilità e con la mappatura dei prodotti della terra. Non solo quelli distribuiti o venduti, anche quelli coltivati per autoconsumo o regalati. E quelli che finiscono sprecati. Il progetto prende spunto dal modello virtuoso di Nutrire Mi- lano, un’iniziativa di Slow Food che anticipa i temi dell’Expo 2015 nella sua stessa cornice, e si appoggia, con l’intenzione di potenziarla, a una precedente esperienza, Legumen, che si serve di una piattaforma informatica creata in Africa per localizzare gli episodi di violenza in Kenya dopo le elezioni 2008, quando 45.000 cittadini formarono una rete di testimonianza utilizzando gli strumenti elettronici disponibili (Ushahidi che in swahili significa testimonianza). In più, Nut.Ro può contare sulla rete slow delle condotte locali (per ora collabora al progetto Slow Food Marino), delle comunità del cibo, dei Presìdi e dei prodotti dell’Arca, delle Alleanze... Ancora reti, reti nelle reti. Nel progetto Nut.Ro ogni singolo ortaggio, frutto o formaggio sarà protagonista della mappa, testimone di una vocazione e di un valore. Un protagonista volatile, un cibo che nella maggior parte dei casi verrà consumato in pochi giorni. Ma in questa volatilità risiede la sua forza di testimone e custode del valore di un territorio. La mappa è, dunque, solo apparentemente effimera, è una struttura che si trasforma in continuazione e proprio su questo fonda la sua utilità. Perché racconta lo stato dell’arte e il suo divenire, i flussi attuali e potenziali da campagna a città, puntando a dimostrare in che modo e in che misura una città come Roma potrebbe essere nutrita in modo sostenibile restituendo l’Agro romano alla sua vocazione: quella agricola, contro la logica pressante della rendita fondiaria. L’altro aspetto fondamentale è che la mappa dovrà essere aggiornata da chi coltiva o produce quel cibo. Nella terminologia delle reti questa raccolta collettiva di informazioni si chiama crowdsourcing. Le esperienze di crowdsourcing sono tante: qualche anno fa, per esempio, è stato misurato l’inquinamento 57 58 r e t e l i b e r a LA APP NUT.RO acustico di Parigi con i cellulari dei cittadini. È una modalità che aiuta a consolidare la solidarietà tra le persone, rafforza il senso di appartenenza a una comunità e a un progetto comune, per il bene comune. Con l’aiuto del crowdsourcing, con la partecipazione dei piccoli produttori, ma anche di cittadini, turisti, co-produttori, studenti, istituzioni, che ogni giorno invieranno selfies dei prodotti e delle realtà presenti sul territorio, si racconta come e dove il cibo viene prodotto, consumato, le ragioni dei comportamenti delle persone e il senso del tempo e della terra. Una versione elettronica dei cartelli che sui bordi delle strade indicavano una fattoria o un piccolo produttore che vendeva vino, olio, frutta, ortaggi. Certamente chi si trova a passare in una zona di campagna potrà consultare la mappa Nut.Ro e sapere rapidamente cosa trovare nel raggio di pochi chilometri. Ma dalla somma di tante segnalazioni risulterà un disegno, una mappa agroalimentare (che può diventare anche archeologica, paesaggistica, storica, artistica e in senso ampio culturale, per nutrire ancora di più l’anima mostrando tutto quello che l’Agro ha trattenuto come una spugna nei millenni) delle potenzialità di un territorio, della sua vitalità e del suo valore: il valore sta nello strumento stesso attraverso il quale si manifesta, la rete. Una rete di cibi che collegano le persone, i saperi, le identità, una rete di collegamento tra i consumatori e i produttori, una rete tra i luoghi della produzione, le persone e le istituzioni. L’enorme crescita demografica di Parigi tra XVIII e XIX secolo non ha comportato un sostanziale aumento del bacino alimentare della città perché infrastrutture di collegamento con la campagna, ferrovie e canali, avevano facilitato i flussi agricoli. Oggi c’è bisogno di nuove infrastrutture, non più di collegamento, ma piuttosto di conoscenza. Sappiamo molto di un mercato agricolo delle grandi imprese e delle multinazionali, ma conosciamo pochissimo della fitta rete dell’agricoltura domestica, perché è impossibile censirla senza la partecipazione diretta e quotidiana dei piccoli agricoltori. Un produttore che ha un orto, un albero, una torta o un formaggio può fotografare il prodotto con uno smartphone che ne determina le coordinate e lo inserisce in un database assieme alle informazioni accessorie (come l’etichetta narrante). Dopo essere stati inseriti, i dati dovranno essere verificati e approvati prima di essere visibili; i produttori ”certificati” potranno inserirli senza bisogno di ulteriore verifica. Oltre che con uno smartphone i dati potranno essere inviati con Ipad, via twitter, email o riempiendo un form sul web. L’applicazione si appoggia, per ora, alla piattaforma Legumen (www.legumen.com), ma si prevede di renderla autonoma quando sarà sufficientemente popolata. Altri riferimenti sulle reti: Portland: http://tinyurl.com/nfsn5aa I pettegolezzi: http://tinyurl.com/q57opj8 I ponti di Eulero: http://tinyurl.com/nyfxayx Il metabolismo delle città: http://tinyurl.com/nzrr87e Ushahidi: ushahidi.com Inquinamento acustico e crowdsourcing a Parigi: noisetube.net L’Agro romano non può essere urbanizzato perché rappresenta un patrimonio agricolo unico che custodisce l’essenza della cultura del Mediterraneo. C’è solo un modo per difendere questo patrimonio: lavorare dal basso per consolidarne la funzione primaria. Questo è possibile costruendo una fitta rete di informazioni, una rete di conoscenza, che fornisca una stima più esatta possibile di cosa perderemmo se quelle aree venissero urbanizzate. Perderemmo la nostra storia, la nostra cultura, la nostra tradizione e una qualità della vita che non sarebbe possibile su altre coordinate geografiche. La conoscenza di queste mappe potrebbe indurre anche un ripensamento dell’idea di sviluppo urbano, spingendo per una contrazione della città, attraverso le tecnologie infrastrutturali (ancora reti). Alla campagna sarebbe restituita la sua funzione di alimentare le zone urbanizzate, attraverso l’intensa rete dell’agricoltura domestica e contadina che con il cibo può dare alla città il valore di una cultura che si possa veramente definire “buona, pulita e giusta”. 59 r e t e 60 S C I A M I d a l l ’ E t i o p i a Miele bianco del Tigrai. Ga b r i e l e r i t o r n o R o s s o © Paola Viesi d i e © Oliviero Toscani a l l ’ I t a l i a l i b e r a Il valore e l’importanza di una rete, soprattutto dove i nodi sono distanti e le maglie molto larghe, sono innegabili. L’isolamento e l’assenza di vie di comunicazione funzionali, in questi luoghi, diventa un ostacolo che impedisce di condividere esperienze, tecniche e saperi consolidati, e non può che frenare le potenzialità di crescita delle comunità che li abitano. È il caso di due regioni dell’Etiopia: il Tigrai, che si trova nella parte settentrionale del Paese, e l’Oromia, nella zona centrale. Due territori, questi, in cui la Fondazione Slow Food per la Biodiversità è presente da qualche anno con altrettanti Presìdi del miele: quello bianco del Tigrai e quello del vulcano Wenchi, i primi due nodi di una rete che con il passare del tempo è diventata più fitta. È del 2009, infatti, la nascita della Rete dei Mieli d’Etiopia, frutto della collaborazione tra Fondazione Slow Food per la Biodiversità e le associazioni Modena per gli Altri, Parma per gli Altri, Terra del Terzo Mondo e Conapi. Un progetto che ha visto aggiungersi ai due già citati Presìdi altre otto comunità: quelle di Wolisso (regione Oromia), Shalala, Horde; Getche, Dawro Konta, Wassara, Badogo e Wondo (regione Southern Nations, Nationalities and Peoples). E che si fonda su misure di assistenza tecnica agli apicoltori etiopi, sullo scambio e la condivisione delle loro esperienze, sulla realizzazione di strumenti di comunicazione in grado di avvicinare i vari nodi della rete e, non da ultimo, sulla diversificazione delle fonti di reddito attraverso il rafforzamento dei legami tra apicoltura, derivati della lavorazione del miele ed economie locali. 61 La rete, oltre agli attori del posto, ha visto unirsi tra loro soggetti italiani diversi, accomunati dall’essere attivi sul territorio etiope già da un po’ di tempo e dall’aver individuato proprio nella filiera del miele uno dei cardini fondamentali su cui incentrare il proprio progetto di sviluppo. Tutto ciò avviene in un Paese che, pur vivendo al di sotto della soglia della povertà, negli ultimi anni ha conosciuto indici di crescita economica elevati. Un Paese che è il primo produttore africano di miele, il decimo a livello mondiale (Faostat). In cui il settore primario concorre a oltre il 40% del Pnl, e che necessita che l’agricoltura di piccola e media scala venga valorizzata al fine di innalzare il reddito tra le popolazioni rurali e contenere l’esodo verso le città. Per raggiungere tali obiettivi, la rete si concentra principalmente su tre assi d’intervento: la tutela della biodiversità naturale e culturale, la diversificazione dell’attività produttiva e lo sviluppo socioeconomico delle comunità locali, la promozione a livello locale e internazionale del prodotto. Su queste basi, l’esempio della rete dei mieli d’Etiopia risulta particolarmente significativo e rilevante come modello di 62 to” possa continuare a sostenersi, diffondersi» (Petrini, Cibo e libertà, p. 107) . A dimostrazione della continua e incessante mescolanza, permeabilità e interpenetrazione delle varie componenti della Rete dei Mieli d’Etiopia ci sono alcuni dei suoi più recenti passaggi. Attraverso un bando pubblicato dalla Regione EmiliaRomagna nel 2013, la rete ha ottenuto infatti un nuovo finanziamento delle sue iniziative. Un finanziamento che sarà finalizzato al consolidamento delle attività già in essere, e in particolare al perseguimento dell’obiettivo della R i g u a r d o m a i d i a g l i m e t a f o r a q u e l l a d e l l o a p i c o l t o r i f u d e l l a s c i a m e t e d e s c o © Paola Viesi “rete nella rete” o, se vogliamo, di “rete che crea rete”. Allo stesso tempo, riprendendo l’argomentazione sviluppata da Carlo Petrini in Cibo e libertà, potremmo dire, con un filo d’ironia, che riguardo agli apicoltori etiopi mai metafora fu più azzeccata di quella della teoria dello sciame del sociologo tedesco Zygmunt Bauman. Così come lo sciame non ha un centro ma piuttosto una direzione, che di volta in volta colloca in posizione di leader da seguire sue unità diverse, allo stesso modo la rete dei mieli etiopi è composta da organizzazioni, comunità e nodi italiani ed etiopi differenti, che collaborano alla realizzazione di un percorso comune e al perseguimento di obiettivi molteplici. Gli sciami «si nutrono dell’incontro e della comunicazione attraverso le reti, “reti liquide”, e proprio queste sono il secondo strumento indispensabile, dopo la diversità liberata. Serve una rete libera, un luogo fisico e virtuale in cui tutto ciò che “è già ricomincia- 63 p i ù e t i o p i a z z e c c a t a t e o r i a d e l Z y g m u n t promozione e dell’efficace commercializzazione dei prodotti di queste comunità, a partire dal lavoro di coordinamento messo in campo da Zerihum Dessalgn, referente in loco del progetto. Ma anche a identificare nuove comunità etiopi da inserire all’interno del network. Il tutto, si noti, con un coinvolgimento ancora più profondo delle istituzioni e associazioni italiane interessate, a partire dalla Regione stessa e dal Comune di Parma, individuato come referente privilegiato per le attività di sensibilizzazione della popolazione sulle tematiche dello sviluppo e della dignità delle comunità rurali s o c i o l o g o B a u m a n etiopi. Nello specifico, uno dei versanti d’intervento più rilevanti sarà l’organizzazione di eventi che vedranno il coinvolgimento attivo delle scuole, e per cui saranno fondamentali il lavoro e il coordinamento delle condotte Slow Food di Parma e Bologna. Tutto ciò, come già abbiamo detto, con un’attenzione particolare rivolta alla questione della promozione del miele etiope. D’altronde si colloca proprio in questa direzione il lavoro che ha portato alla realizzazione di due contributi video: un documentario della durata di circa venticinque minuti e un video tutoriale che fa 64 Miele del vulcano Wenchi. Sapori di Langa Lasciatevi cullare tra le dolci colline delle Langhe e del Roero, alla scoperta di paesaggi incantati e borghi medievali in un alternarsi di natura e storia. Vi attendono itinerari suggestivi, alla scoperta delle vigne dei grandi vini e incantevoli dimore storiche. © Oliviero Toscani vedere come si lavora in apiario. Questo materiale, che verrà presentato a Torino durante la prossima edizione del Salone del Gusto e Terra Madre, è stato girato grazie alla collaborazione del Collettivo di Documentaristi di Massa Carrara Tripod Photo. Contiene interviste in amarico e verrà tradotto sia in inglese sia in italiano. E si pone un obiettivo chiaro e definito: raccontare il progetto della Rete dei Mieli d’Etiopia come esempio virtuoso per eccellenza di strumento per il fundraising. A dimostrazione, ancora una volta, che la rete, per quanto liquida e “austeramente anarchica”, è il luogo in cui “l’intelligenza affettiva” diventa qualcosa di tangibile, trasformando la progettualità in risultato fattuale. L’Etiopia, in questo senso, è uno dei casi più esemplari di come la rete libera, con il suo lavoro per la realizzazione di obiettivi comuni, o in senso metaforico la “direzione dello sciame”, sia molto più delle sue componenti, siano esse emanazione della nostra associazione, di altre organizzazioni o di comunità agricole locali. Confermando, se ce ne fosse bisogno, il profondo valore, sia simbolico sia progettuale, delle parole di Carlo Petrini: «Non ho paura che un giorno l’associazione che presiedo e che ho fondato, a cui sono ovviamente legatissimo perché rappresenta quasi tutta la mia vita, si possa dissolvere nella forma “liquida” della rete libera. Dissolvere dentro Terra Madre, ma soprattutto dentro tutte le reti e gli sciami che Terra Madre tocca in giro per il mondo». Estate Gastronomica dal 21 Giugno al 31 Agosto La nostra offerta comprende: 6 notti con 6 cene e visite a musei locali La nostra offerta comprende: Una settimana all’insegna del gusto, della tradizione e del relax in un ambiente unico ed esclusivo 3 notti con cene al ristorante dell’Albergo e visite a musei locali un’esperienza unica e indimenticabile nel cuore del Roero. 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Albergo dell’Agenzia**** Via Fossano 21 - 12042 - Pollenzo - Bra Tel. 0172 - 458600 - Fax 0172- 458645 www.albergoagenzia.it r e t e 66 T eoria di u n p ratica terra P o n t r e m o l i c a s o t e s t o d i 67 ritorno alla a e l i b e r a e L u c a e s e m p l a r e f o t o O g n i Ma r t i n e l l i e M a t t i a Quando fare rete significa mettere insieme i saperi antichi, trasmetterli con un master atipico e innovativo, dare nuove prospettive ai giovani che si dimostrano più intraprendenti. Tre di loro sono rinati, assieme a prodotti, varietà vegetali e modi di produrre tradizionali della Lunigiana; assieme al territorio e a tutte le persone che li hanno aiutati e istruiti. Un’esperienza virtuosa, che si dovrebbe poter replicare in tutta Europa Lorenzo Garigali ha solo 33 anni ma è il più anziano dei nuovi contadini della Lunigiana. Dopo avere fatto il giardiniere per cinque anni, nel 2012 ha frequentato il “Master per il recupero delle professioni agricole tradizionali” promosso da Slow Food e questa mattina sta facendo i testaroli, un antico pane senza lievito usato nella cucina locale come primo piatto. Il laboratorio artigianale è nel borgo di Vignola, una minuscola frazione che guarda dall’alto Pontremoli (in provincia di Massa-Carrara): è una vecchia “cucina nera” – al piano terra c’è un focolare, mentre lo spazio superiore serve per essiccare le castagne – che ha recuperato assieme ai suoi due soci, Mattia Bergamaschi (che ha 31 anni) e Mattia Toma (che ne ha 30). A settembre 2012, alla fine del Master, i tre hanno fondato una srl, Tradizioni e Sapori (www.tradizioniesapori.com), e hanno iniziato a produrre testaroli, prodotto agroalimentare tradizionale riconosciuto dalla Re- m a t t i n a gione Toscana e Presidio Slow Food. Lorenzo utilizza tre testi in ghisa: ognuno pesa oltre venti chili, ed è «una specie di forno portatile – spiega –, tanto che una volta accompagnava i contadini in campagna e nei boschi». Funziona così: dopo aver arroventato il “testo sottano” e il “testo soprano” sulla fiamma viva, il primo – che ha la forma di una teglia alta 5 o 6 centimetri e dal diametro di circa 40 – viene tolto dal fuoco e riempito con una pastella di acqua, farina e sale; passa qualche minuto e Lorenzo, che ha saggiato la consistenza del testarolo, uncina il “soprano” e chiude il testo. La cottura continua così. «Utilizzando tre testi a rotazione riusciamo a produrre dieci testaroli all’ora – spiega Lorenzo –. Questi tra due giorni volano a Hong Kong: freschi vanno consumati in cinque giorni, sottovuoto si conservano un mese». Marco Cavellini, che mi ha accompagnato a Vignola, è il fiduciario della condotta Slow a i s i e t e s t i . i s u o i s o c i , M a t t i a , N e l d e d i c a n o L o r e n z o s i r e s t o a i Food della Lunigiana: «Ciò che hai visto stamani è una pratica quasi scomparsa. La maggior parte dei testaroli, che si trovano ormai in vendita persino negli autogrill, sono prodotti a livello industriale, e cotti sul gas, senza il “soprano” – spiega –. Il disco di pasta risulta più spesso, e una volta cotto è meno digeribile». Marco solleva uno dei testaroli che Lorenzo aveva riposto con cura tra due “stracci”. Lo guardo in controluce: è bucherellato. «Il tipo di cottura fa sì che l’umidità possa evaporare – riprende Marco –, lasciando questi piccoli fori che rendono più leggero il testarolo», che viene tagliato a rombi di pochi centimetri di lato, scottato per un paio di minuti in acqua bollente e condito – secondo la ricetta tradizionale – con un pesto di parmigiano, pecorino, basilico tagliato fine e olio di oliva. «Esiste qualche problema burocratico che stiamo risolvendo – spiega Mattia Bergamaschi – e siamo certi che con la buona volontà di tutti a l t e r n a n o d e l t e r r e n i t e m p o a g r i c o l i gli attori coinvolti rafforzeremo questo progetto che crea e promuove occupazione giovanile nella nostra valle». Ogni mattina Lorenzo e i suoi soci si alternano ai testi. Nel resto del tempo si dedicano ai terreni agricoli. Il frutteto, uscendo da Pontremoli verso nord, lungo la statale della Cisa, era del nonno di Mattia Bergamaschi: «Ci sono peri e susini, ma perlopiù meli. Alcuni sono di varietà antiche. Quando siamo entrati lì dentro, era tutto un rovo» racconta Mattia Toma, che nell’orto vicino alla casa dove vive, che era dei nonni, mi mostra 200 piante di lamponi («danno una doppia fioritura, a giugno e a fine settembre») e le arnie, da cui ricavano il miele. «Stavo imparando a fare il falegname-restauratore, ma alla fine del contratto di apprendistato il proprietario mi ha lasciato a casa. Così quand’è partito il corso mi sono iscritto». Tradizioni e Sapori cura anche 200 piante di olivo, «disposte su vari terreni, quasi tutti in precedenza abban- r e t e 68 l i b e r a 69 NO CENTRALE donati». Ad affidarli loro in comodato sono stati altri soci della condotta di Slow Food. In molti casi, le stesse persone, una dozzina, che hanno fatto da docenti ai quindici giovani che hanno seguito il Master, promosso da Slow Food in collaborazione con il Comune e la Pro Loco di Pontremoli e la Provincia di Massa-Carrara. Per otto mesi, ogni fine settimana le lezioni si sono concentrate sulla potatura delle piante e sulla cottura nei testi, sull’apicoltura, sulla cura, raccolta e lavorazione della castagna, sull’orticoltura e sulla distribuzione di prodotti agricoli, partendo dalla storia dell’alimentazione e della gastronomia in Lunigiana. A coordinare il gruppo era Orazio Benelli, agricoltore, viticoltore e olivicoltore nei 15 ettari del Podere Benelli, azienda agrituristica a Oppido di Pontremoli (www.poderebenelli.it), punto di riferimento della condotta Slow Food ma anche rappresentante della Confederazione italiana agricoltori. «L’esigenza di questo percorso – spiega – era offrire una testimonianza morale della nostra esperienza, ma anche rispondere a una domanda impellente: a chi lasceremo tutto ciò che abbiamo imparato in questo lavoro di ricerca?». Siamo seduti intorno al tavolone di legno nella sala da pranzo dell’agriturismo. Accanto a Orazio c’è Mattia Bergamaschi: «È stato il primo “ragazzo di bottega” – racconta l’agricoltore, che è tornato in Lunigiana una quindicina d’anni fa, dopo aver lavorato per una vita a Milano –. Pensa che era venuto qui a vendermi i pannelli fotovoltaici, ma si vedeva che non era il suo campo. Quando ci sedevamo a tavola, e parlavamo davanti a una bottiglia di vino, mi rendevo conto che era dei nostri». Mattia ha studiato Ingegneria delle telecomunicazioni a Parma, senza laurearsi, e una volta tornato a Pontremoli ha lavorato come commerciale, ma non era convinto. Oggi parla da giovane imprenditore agricolo, e di Orazio dice: «Non so come ha fatto a mettere le sue viti in mano a giovani che potavano per la prima volta». Dei quindici ragazzi che hanno seguito il corso, sei sono già imprenditori agricoli, con attività che ruotano intorno alle vecchie “cu- cine nere”. «Qui a Pontremoli il prezzo non può superare i 2,50 euro per un testarolo, che pesa 420 grammi ed è sufficiente per quattro persone: quello industriale al dettaglio costa solo 60 centesimi in meno – spiega Marco Cavellini –. Noi puntiamo a inserirlo nella ristorazione, a partire dalle osterie presenti nella guida Slow Food, per ricavare almeno 5 euro a pezzo». Perché la filiera locale sia completa, manca ancora il grano: quello ventitré, di Zeri, 15 chilometri da Pontremoli, nel 2013 non è stato raccolto. Colpa dei cinghiali, che hanno rovinato i campi. Secondo le stime di Cavellini, le aziende figlie del Master nel 2013 hanno fatturato circa 70.000 euro. «Alcuni dei ragazzi sono iscritti all’università. Ma ci sono anche Paolo, che dovrà partire con la produzione di olio di oliva, e Francesco, che si dedicherà al miele». Emanuele, che ha 25 anni e una laurea in Controllo della qualità del farmaco, a gennaio 2014 ha aperto il Birrificio del Moro (birradelmoro.it), quattro etichette per altrettante birre artigianali: dove c’era un centro edile, lui aprirà anche uno spazio per la degustazione. Per bere alla salute del territorio. Da Sarzana (in provincia di La Spezia) a Fornovo (in provincia di Parma) non c’è una fabbrica. In tutta la Lunigiana, cioè, non è presente nemmeno una fonte d’inquinamento. Per questo, i 14 Comuni dell’omonima Comunità montana – tra cui quello di Pontremoli – rientrano nella zona di origine del miele della Lunigiana Dop, dove la denominazione protetta riguarda tanto il miele d’acacia quanto quello di castagno. E per questo, osserva Marco Cavellini, «è importante che il Comune di Pontremoli abbia fermato, a novembre 2013, l’iter per la costruzione di una centrale elettrica a biomasse, che avrebbe bruciato fino a 180.000 quintali di legna all’anno». Se l’impianto fosse stato alimentato solo con legname locale avrebbe consumato in tre anni i castagneti di Pontremoli. L’azienda che avrebbe realizzato il progetto, però, poteva approvvigionarsi entro i 70 chilometri, un raggio che racchiude anche il porto di La Spezia. «La Provincia di Massa-Carrara aveva autorizzato l’impianto, ma senza considerare l’impatto sulla qualità dell’acqua, dell’aria e del suolo», spiega Cavellini. Che insieme ai soci della condotta di Slow Food, un centinaio, immagina un altro futuro per quest’area. r e t e 70 l i b e r a 71 S en z a con f ini r e t e p e r s o c i a l e , i l r e t e p o l i t i c a s u o l o d i A l e s s a n d r o M o r t a r i n o Il coordinatore nazionale del Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio fa un bilancio di tre anni di lavoro. “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori” è uno degli esperimenti più interessanti di costituzione di una rete libera e informale, stretta attorno a un obiettivo comune, che Slow Food ha contribuito a creare e alimentare in questo tempo. Le energie che si sono sprigionate erano impensabili all’inizio e la capacità di portare il tema dello stop al consumo di suolo libero e fertile nelle stanze della politica è già una delle più importanti vittorie. Un agire nuovo, democratico, incisivo, quasi a fari spenti I geografi sono fortunati e forse non lo sanno. La loro materia di studio contempla infatti riferimenti oggettivi, riconosciuti da tutti: i confini. Se, invece, volessimo domandarci quali sono i confini tra territorio e paesaggio, tra suolo e agricoltura, tra alimentazione e salute – cioè dove finisce l’uno e dove inizia l’altro – eccoci sprofondare nella terra dell’incertezza e, spesso, della percezione individuale. Ovvio che i confini esistano anche tra questi elementi, ma si tratta di una linea di demarcazione così impalpabile che solo l’occhio dell’esperto può riuscire con facilità a decifrarne il frammento. Non è, quindi, un caso che soggetti attivi in ognuno di questi settori si siano ritrovati perfettamente d’accordo, consci delle loro diversità come delle loro similitudini, nel definire un grande obiettivo che riguarda la difesa del territorio e la salvaguardia del paesaggio nazionale (o, per meglio dire, dei paesaggi). Stiamo parlando del Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio, più noto forse come “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori”, in virtù di quella sua campagna nazionale così denominata che da oltre due anni e mezzo ha trasformato il grido di tanti soggetti – individuali e collettivi – in un unico chiaro messaggio. Una sorta di monito a non proseguire nel grave errore di considerare il consumo di suolo come un aspetto di importanza secondaria, un appello a prendere atto di una situazione di assoluta emergenza che non consente indugi, trascuratezze, disattenzioni. Questa era, nella primavera del 2011, la base di partenza da cui il Movimento nazionale Stop al consumo di territorio e Slow Food Italia muovevano i passi per un invito generale a riunirsi in virtù di un obiettivo comune. Invito immediatamente raccolto da migliaia di soggetti che, nell’ottobre dello stesso anno, si diedero appuntamento a Cassinetta di Lugagnano (primo Comune d’Italia ad avere approvato un piano urbanistico “a crescita zero”) per costituire questo forum nazionale. Non è facile spiegare che cos’è un forum a chi non è ancora abituato a rapportarsi con un soggetto così particolare, cioè un’aggregazione che non è un’associazione né la summa di tante diverse associazioni, ma è un attore politico che attrae competenze diverse e sensibilità non sempre identiche. Un attore dotato di un comune denomina- tore Un Gra ass loro agis reb all’a com In p ed tuo Poi dire org Mo Dec Ass cult Ec dell anc Un dov lett dovrebbe invece essere l’essenza del nostro stare insieme in forma comunitaria e collettiva. Agisce politicamente nei territori locali e “osa” proporre norme nazionali r e t e 72 tore, cioè un obiettivo ben delineato e da tutti individuato e condiviso. Una Rete. Una Rete sociale. Una grande Rete sociale. Grande perché oggi Salviamo il paesaggio è formata da ben 993 organizzazioni (97 associazioni nazionali e 896 tra comitati e associazioni locali), molto variegate tra loro. Contempla tutte le associazioni ambientaliste nazionali e centinaia di gruppi che agiscono in difesa di specifici territori. Ma questa componente “ambientalista” non sarebbe sufficiente per rendere di spessore l’esistenza di un forum nazionale orientato all’autentica salvaguardia del suolo e del paesaggio italiano: infatti molte altre sono le componenti che integrano e ampliano le sue conoscenze e l’intera visione. In primo luogo le associazioni fra enti locali: realtà come le Reti del Nuovo Municipio e dei Comuni solidali, le associazioni dei Borghi autentici d’Italia, dei Comuni virtuosi, delle Città Slow, delle Città del vino, della nocciola o della Terra cruda. Poi le rappresentanze del mondo agricolo: la fondazione Campagna Amica della Coldiretti, le Donne in campo della Cia, l’Agriturist di Confagricoltura, l’Aiab e decine di organizzazioni del comparto biologico/biodinamico e delle piccole attività contadine. Molti soggetti che esplorano strade di economia “diversa”, come il Movimento per la decrescita felice, il Centro nuovo modello di sviluppo, la rivista Altreconomia. Associazioni nazionali che si occupano di promuovere il turismo e la partecipazione culturale, come l’Arci e il Touring club italiano. E centinaia, migliaia di professionisti nel campo dell’architettura, dell’urbanistica, dell’agronomia, della pedologia, della pianificazione del territorio e del paesaggio. E ancora comunicatori, divulgatori, docenti universitari, ricercatori, ingegneri, geometri. Una Rete sociale fa politica, termine che oggi sembra essere a valenza negativa e dovrebbe invece essere l’essenza del nostro stare insieme in forma comunitaria e collettiva. Agisce politicamente nei territori locali e “osa” proporre norme nazionali S a l v i a m o l a l e i l p a e s a g g i o d i s p o n i b i l i t à s u e c o m p o n e n t i h a d i a u n r a c c o l t o t u t t e c o s t r u i r e m e t o d o c o l l e t t i v o a n a l i s i , e l a b o r a z i o n e f o r t e m e n t e s u g l i s t r u m e n t i e d i d e c i s i o n e b a s a t o t e l e m a t i c i l i b e r a 73 che orientino le scelte del mercato verso i bisogni reali delle persone e dei loro luoghi. Opera, come detto, con un obiettivo preciso e non conosce mediazioni, non difende posizioni né privilegi perché la sua esistenza è legata a un obiettivo e, come ogni buona Rete sociale, è pronta a sciogliersi una volta raggiunto il risultato prefissato. Soprattutto: non ha leader, non ha organigrammi, non ha portavoce; di volta in volta propone ai tavoli di discussione persone dotate di competenze specifiche. Le migliori competenze. Un forum è dunque, innanzitutto, un luogo di democrazia pura in cui nessuno ha più voce in capitolo rispetto agli altri. Non è una forma di compartecipazione facile da accettare per tutti, in particolare per le organizzazioni nazionali maggiormente strutturate, eppure Salviamo il paesaggio ha raccolto la disponibilità di tutte le sue componenti a costruire un metodo collettivo di analisi, elaborazione e decisione fortemente basato sugli strumenti telematici: mailing list nazionali tecniche e di coordinamento, documenti di scrittura collettiva. Slow Food sta affrontando il faticoso percorso del forum sin dall’inizio, con lo spirito di chi sa che il futuro lo si costruisce tutti insieme, giorno per giorno, con la giusta umiltà, perché il mondo sta cambiando e forse è già cambiato e le certezze (sociali ed economiche) di ieri non sono più di riferimento per il domani. E il punto di osservazione scelto dal forum per soppesare la situazione reale del nostro Paese consente di avere chiari i confini da cui avviare riflessione e cambiamento: circa cinque milioni di abitazioni attualmente vuote o sfitte (ma, nonostante questo dato, in ogni comune – non importa la sua dimensione – il piano regolatore in vigore e le sue abituali varianti prevedono nuove espansioni, tanto residenziali quanto produttive), cemento e asfalto che ricoprono – ormai e per sempre – il 7,3 % dell’intera superficie nazionale, un ritmo di consumo di suolo che procede alla media sconvolgente di otto metri quadrati al secondo: ogni giorno, a mezzanotte, se ne sono andati per sempre oltre 70 ettari. E questo capita per 365 giorni all’anno, da oltre cinquant’anni: per la precisione dal 1956. Dati che non permettono deroghe e che hanno spinto Slow Food a un impegno attivo e costante all’interno del forum, contribuendo in modo consistente alle mille piccole questioni gestionali di tutti i giorni, al fondamentale lavoro di comunicazione interna ed esterna, alla stimolazione della costituzione degli oltre 150 comitati locali di Salviamo il paesaggio che già agiscono lungo tutta la penisola, all’elaborazione di una proposta di legge nazionale che determini lo stop alle nuove edificazioni e incentivi il recupero del patrimonio edilizio non utilizzato, oggi abbondantemente disponibile. Senza la volontà e la forza di Slow Food, credo che la propulsione del nostro forum sarebbe stata molto minore. Certamente sarebbero occorsi ben altri tempi per raggiungere il risultato di avere portato in tutti i comuni italiani il dibattito sull’opportunità di revisionare i piani regolatori vigenti secondo l’ottica dello “zero consumo di suolo”, facendolo arrivare anche in Parlamento, dove mai il tema era stato affrontato. Difendere territorio e paesaggio significa anche valorizzare il ruolo dell’agricoltura. La domanda sorge quindi spontanea: abbiamo davvero bisogno di confini? r e t e 74 ar m onie I N S I N E R G I A Dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, attraverso l’interazione tra il mondo Slow Food e i corsi di Alto Apprendistato, nascono nuove attività per i giovani coinvolti. Imprese piccole e grandi, nuove prospettive di vita. A dimostrazione che la filosofia si può molto concretamente tradurre in un nuovo futuro. A patto che ci sia l’interazione al posto della competizione. Un nuovo modo di lavorare l i b e r a Slow Food: storie di uomini, di idee e di mondi che s’incontrano. Tra le tante scommesse vinte, l’Università di Scienze Gastronomiche (che entra nel suo undicesimo anno di vita) fonda il suo essere e la sua peculiarità anche sulla rete di incroci e di confronti che avvengono tra Pollenzo e Bra, dove c’è il quartier generale di Slow Food e dove si costituisce una vera comunità tra studenti, impiegati negli uffici e popolazione della cittadina. Senz’altro Bra è un luogo privilegiato per mettere in rete e sperimentare le nuove frontiere del “buono, pulito e giusto”. Tra gli ultimi progetti nati da questa particolare interazione locale-internazionale c’è la riapertura di uno storico locale braidese, l’Alfieri. Gregoire Gilles Theodore, giovane gestore diplomato con master in Food culture and communications: «L’Alfieri è l’applicazione di quanto ho imparato in Università: la qualità del cibo vive in uno spazio di condivisione e di incontro creativo. Io da solo non avrei realizzato niente, perché niente si fa da soli». L’Alfieri è un insieme di persone che hanno dato vita a qualcosa di nuovo: «Il locale non potrebbe esistere senza la mia socia, sorella di un ex studente Unisg, e senza la sua esperienza maturata tra New York e Milano. C’è la sapienza del nostro chef Massimo Grasselli, con cui abbiamo cercato per due mesi le materie prime adeguate per creare il giusto mix di prodotti locali ed eccellenze internazionali. Inoltre collaboro con Sebastian, Michele, Miriam e Andrea, tutti studenti a Pollenzo». Gregoire ha maturato e rafforzato le sue idee immerso nell’ambien- 75 te universitario. «L’idea di un locale c’è da sempre. Tutto è cominciato con i brunch alla Società Gastronomica – un punto d’incontro autogestito da studenti Unisg – e con gli speak easy – serate a base di cocktail di qualità – organizzati in collaborazione con colleghi di corso. Proprio in una di quelle serate Carlo Petrini mi ha presentato i vecchi proprietari del bar Alfieri». L’Alfieri e altre realtà come questa nascono dal fermento pollentino e dalla sua disposizione alla condivisione. Dal 2013 è con questo spirito che sono nati i corsi di Alto Apprendistato per formare a quelle professioni del cibo che si stanno lentamente perdendo. Un percorso che abbina la pratica allo studio teorico, attraverso l’incontro con professionisti. Così, 35 persone dai 19 ai 50 anni, con titoli di studio dalla laurea alla licenza media, provenienti da Edimburgo come da Catania, hanno iniziato (chi per amore, chi per sapere) a costruire il loro futuro unendosi alla rete cresciuta con Slow Food in tanti anni di storia. C’è chi da tirocinante è diventato una valida spalla, chi ha cominciato o rinsaldato un progetto, chi ha trovato conferme e chi invece sta ancora cercando la sua strada. Tutto è in costruzione ma una cosa è certa: laddove l’educazione è scambio, qualcosa nasce e si propaga attraverso la rete, rafforzandola. La storia di Mattia Giachero, per esempio, si incrocia con quella Renato Bosco, pizzaiolo di fama, proprietario di Saporè e Pan per Focaccia (Verona), e riparte. Mattia, con un diploma di terza media e un periodo passato a fare il cameriere, dopo il corso per panettieri e pizzaioli vuole infatti riqualificarsi. «La mia vita è già cambiata. Renato Bosco è un grandissimo artigiano, un vulcano d’idee e un amico. Quando entra in laboratorio mette tutti di buon umore, emana ottimismo da tutti i pori. L’amore che mette nel suo lavoro dà forza anche nelle giornate storte, è un maestro, r e t e 76 C ’ è c o m e A n d r e a t t a , l a b i r r a d i c h i , E m i l i a n o h a s c e l t o q u a l i t à l i c e n z i a n d o s i d a u n a l a v o r o t e m p o i n d e t e r m i n a t o un punto di riferimento, uno stimolo continuo». Renato Bosco, a sua volta, una carriera intrapresa quasi per caso in sostituzione nel locale dove aveva cominciato da cameriere, ci riferisce: «Dopo trent’anni da pizzaiolo sono sempre contento della possibilità di collaborare con Slow Food. Di Mattia apprezzo soprattutto la volontà e la precisione che dedica a tutte le fasi della lavorazione. Ritengo importantissimo contaminare più ragazzi possibile con progetti come questi. Per cui non mi sento mai solo artigiano, cerco anche di fare il comunicatore. Solo in questo modo possiamo costruire una conoscenza su prodotti fondamentali, come il pane, che cerco di valorizzare con il mio ultimo progetto, Fdp – Figli di pasta madre –, un’associazione nata per garantire la qualità dei prodotti a base di lievito madre». C’è chi, come Emiliano Andreatta, 38 anni, ha scelto la birra di qualità licenziandosi da un lavoro a tempo indeterminato e puntando su Rabel, il microbirrificio di Ivrea che gestisce con amici nel tempo libero. Con un passato da rugbista professionista, si è sempre speso per il sociale e il suo intento è costruire un circuito locale per la produzione di orzo, luppolo e infine birra, creando nuove opportunità di lavoro nel suo territorio. Sta svolgendo il suo apprendistato nel carcere di Saluzzo a contatto con Andrea Bertola, che dal 2007 segue un progetto virtuoso di produzione brassicola con i detenuti: «Per lavorare in carcere non basta la tecnica – dice il mastro birraio –, ci vogliono anche sensibilità ed empatia, fermezza, rispetto e correttezza nei confronti delle persone con cui si collabora. Bisogna sapersi aprire e saper condividere andando oltre la consuetudine. Emiliano è una persona che rispecchia pienamente le doti necessarie per un ambiente particolare come questo». L’ex rugbista puntualizza: «Con tutto il rispetto in carcere si sta da Dio: mi sono adattato a una realtà molto particolare. È fantastico conquistare la fiducia e il rispetto delle persone con cui lavori tutti i giorni. Ci vuole una certa forma mentis per starci, e bene». D’altro canto non si può non parlare del suo progetto: «Rabel è una sfida intrapresa con alcuni amici. Da hobbisti homebrewers e poi in produzione come brewfirm, siamo cresciuti costantemente. Rabel aprirà ufficialmente a settembre, puntando l’attenzione sul territorio». Il progetto si sviluppa con l’intento di ri- l i b e r a 77 costituire il tessuto sociale dell’Eporediese. «Rabel nasce sul modello tedesco: il birrificio è al centro della sua area d’origine. Non un pub, ma tante partecipazioni in eventi culturali, musicali e sportivi. Il tirocinio in carcere mi ha ulteriormente spinto a cercare una ricaduta nel sociale. E Rabel non vuole dimenticare: cercheremo di utilizzare sempre più materie prime locali e introdurre in produzione persone portatrici di handicap». ca. Il nostro rapporto di stima è cresciuto con il tempo e le mie idee sono diventate realtà. È cambiato tutto in poco tempo: impossibile avere un’opportunità del genere senza Matteo e il suo fiuto per gli affari». Mentre si mantiene facendo il geometra, anche Andrea Giaccardo sta seguendo la sua passione per la birra. Il corso di Alto Apprendistato significa per lui aprire in collaborazione con il padre una birreria a Narzole (Cuneo). Ha cominciato da tre mesi a lavorare con il mastro birraio Paolo Lerda presso il Birrificio Trunasse, una delle prime scoperte che Slow Food ha inserito nella guida Birre d’Italia. «Visto che mio padre Tra le belle collaborazioni che sono nate c’è quella tra Matteo Calzolari e Luca Pedetti. Tra i due si è instaurato un forte rapporto di fiducia che ha portato Matteo, uno dei primi sostenitori del Mercato della Terra di Bologna, a farsi affiancare da Luca, romano, nell’avvio di una nuova bottega, nell’affidargli una lezione sulla panificazione per appassionati, fino a partecipare a un convegno con Massimo Montanari, il grande medievalista studioso di storia dell’alimentazione. «Ricorderò sempre il mio arrivo – ci dice Luca – il 10 febbraio in un paesino vicino a Bologna. Tuoni, fulmini e pioggia battente ad accogliermi, orari e ritmi serratissimi e un laboratorio dove non resta troppo tempo per le parole. L’ospitalità e il calore di mamma Graziana sono servite nei primi tempi per prendere le misure con Matteo». Non c’è solo la produzione: ci sono la vendita in negozio, la rete dei ristoratori e il Mercato della Terra. «Divento in breve l’ombra di Matteo: lo osservo cercando di carpire i segreti del mestiere». Arriva poi un momento importante in cui il panettiere trova nell’apprendista un valido aiuto: «Matteo stava per aprire un nuovo punto vendita nel cuore di Bologna e questo significava parlare con banche, stringere accordi, incontrare notai. Dalla mia passata esperienza cerco di capire come rendermi utile. Parlandone con Matteo, ho avuto la possibilità di proporre alcune idee per migliorare la struttura logisti- vuole cambiare occupazione, l’ho convinto a tornare al nostro vecchio locale, abbandonato alla soglia degli anni Duemila. Abbiamo ancora un po’ di lavori da fare, ma l’apertura dovrebbe essere imminente». Il rapporto tra i due fa ben sperare per il futuro: «Andrea – conferma Paolo – viene a darmi una mano in produzione e ora, dopo tre mesi, comincio ad affidargli alcuni lavori in autonomia. Inoltre gli sto insegnando alcuni trucchetti per la gestione di un’attività. Speriamo in una bella e fruttuosa collaborazione». «Sto imparando tantissimo da Paolo – ci dice ancora Andrea –. Non è stato facile entrare nell’universo della birra all’inizio. Si tratta di un mondo decisamente più complicato di quanto immaginassi, ma qui hanno saputo aspettarmi affidandomi ruoli ogni volta un poco più delicati, con la giusta gradualità». In pochi mesi l’Alto Apprendistato dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo è riuscito a interpretare il discorso avviato da Slow Food sin dal 1986: la continua spinta a generare un nuovo modo d’intendere il cibo, ben radicato nel passato, poggiato sul presente e proiettato verso il futuro. È un continuo ordire le maglie di un movimento che non accenna ad affievolirsi in intensità. Sono tante le storie che nascono, crescono, si moltiplicano facendosi forza reciprocamente. Anche questa è la rete. La nostra rete. IL R A C C O N T O DE L Sai esser dolce, Meravigliosa nei tuoi mutamenti… Colori tenui baciati dal sole nascono in te piccoli tesori della natura. Unica magia! unica ebbrezza al polline del tuo germogliare delizie della tua freschezza… Profumi intensi al tuo fiorire rosa candido è la tua veste Fior di pesco è il tuo nome! (E.Russo) C O N GR E S S O i l 80 Gastrono m ia R i v a V I I I d e l C o n g r e s s o G a r d a 9 - 1 1 n a z i o n a l e Tre giorni intensi. Una rete, quella italiana, che si è manifestata in grande spolvero. Tanti i progetti raccontati negli interventi dei delegati, tanta la voglia di fare per il futuro di Slow Food, tante le visioni che sono confluite in un’unica grande voce. Tante emozioni. Alla fine la lista 1, con a capo Gaetano “Nino” Pascale, è stata la più votata, circa il 61% contro il 39% della lista 2, guidata da Cinzia Scaffidi. È stato molto il materiale prodotto, che è ancora consultabile sul sito www.slowfood.it: i verbali, le mozioni approvate, gli interventi di chi non è riuscito a parlare per il poco tempo a disposizione o ha inviato un suo scritto in quanto impossibilitato a partecipare fisicamente. E poi i documenti, i programmi, gli interventi rimarchevoli degli ospiti (anche in video): quello del presidente nazionale uscente Roberto Burdese, quello d’indirizzo di Carlo Petrini e quello del neo-eletto, Nino Pascale. Noi il Congresso vogliamo raccontarvelo intanto con il primo “editoriale” del nuovo presidente, poi con una carrellata degli interventi che più hanno avuto a che fare con il tema di questo numero della rivista, la rete – alcuni sono diventati articoli, che trovate nella sezione precedente –, e infine con una cronaca “emozionale” che ci siamo concessi per dare una lettura profondamente umana a cosa abbiamo visto e fatto a Riva del Garda. In fondo siamo una rete di amici e questo andava evidenziato. «Il Congresso esce unito da questa votazione, e lo dimostra al di là dei risultati numerici – ha dichiarato a caldo un Nino Pascale visibilmente commosso –. Ora dobbiamo fare in modo che il patrimonio più importante dell’associazione, cioè le persone, siano messe nelle migliori condizioni possibili per dedicare le proprie energie e la propria volontà a tutte le buone cause che Slow Food sostiene ogni giorno. Cinzia porta il contributo della libera ! m a g g i o d i S l o w 2 0 1 4 F o o d I t a l i a lista che ha rappresentato nel nostro Comitato esecutivo, e questo ci rende più forti e più coesi». Parole che sintetizzano bene gli esiti del Congresso e aprono la porta sul domani: «Vorrei ringraziare tutti i candidati e chi ha partecipato, in sede e sui territori, alla riuscita di questo fantastico Congresso, che segna una fase di svolta. E cominciamo domattina dimenticandoci per chi abbiamo votato: non esistono più due squadre, ma un’unica, grande associazione». Del nuovo Comitato esecutivo fa parte anche Cinzia Scaffidi, perché in apertura il Congresso ne ha previsto all’unanimità l’integrazione con uno o due componenti della lista che avrebbe ottenuto meno voti. «Il passaggio epocale, di cui credo possa vantarsi la mia squadra, è di aver trovato una strada per l’individuazione, in modo partecipato, della dirigenza dell’associazione – ha detto Cinzia –. L’obiettivo è stato raggiunto e per noi questo era importante. L’associazione ha scelto e noi oggi siamo cinque soci che fanno propria questa decisione e che lavoreranno per la realizzazione del programma che Slow Food ha scelto». «Il Congresso chiude con un voto unanime per il nuovo esecutivo (per alzata di mano in chiusura è stato ratificato all’unanimità l’esito delle votazioni segrete, ndr) dopo tre giorni straordinari di discussione e confronto – ha dichiarato Roberto Burdese –. Il nostro viaggio riparte oggi con una nave e un equipaggio che saranno capaci di fare ancora più strada di quella percorsa fino a oggi. Al nuovo presidente e alla nuova squadra, non solo i miei auguri e i sentimenti sinceri di amicizia, ma anche la piena disponibilità per il futuro». La palla ora, in rappresentanza di tutti i soci italiani, passa a Pascale e al nuovo Comitato esecutivo: Daniele Buttignol (riconfermato segretario nazionale) e gli altri membri Lorenzo Berlendis, Sonia Chellini, Francesca Rocchi e Cinzia Scaffidi. r a c c o n t o d e l c o n g r e s s o 81 ESITO DELLE VOTAZIONI COMITATO ESECUTIVO 771 Totale delegati aventi diritto a partecipare al Congresso Gaetano Pascale Presidente nazionale 738 Totale delegati aventi diritto al voto 720 (97,56% degli aventi diritto) Totale delegati votanti 433 (61,33% dei voti validi) Totale voti lista 1 Daniele Buttignol Segretario generale Lorenzo Berlendis Sonia Chellini Francesca Rocchi Cinzia Scaffidi 273 (38,67% dei voti validi) Totale voti lista 2 11 Totale schede bianche 3 Totale schede nulle 0 Totale schede contestate ConsigliO nazionalE A. indicati dai Congressi regionali (per regione): Slow Food Piemonte e Valle d’Aosta 1. Gabriella Chiusano 2. Franco Fassio 3. Davide Ghirardi 4. Ludovico Roccatello Slow Food Liguria 5. Valter Bordo 6. Sergio Tron Slow Food Trentino Alto Adige 7. Gianfranco Bettega Slow Food Friuli Venezia Giulia 8. Massimiliano Plett Slow Food Toscana 9. Stefano Beltramini 10. Massimo Bernacchini 11. Marco Del Pistoia 12. Raffaella Grana 13. Barbara Nappini Slow Food Lombardia 14. Enrica Agosti 15. Francesco Amonti 16. Paolo Bolzacchini 17. Emanuele Nitri 18. Carmelita Trentini 31. Gabriele Locatelli 32. Claudia Piva Slow Food Veneto 19. Letizia Bonamigo 20. Rachele Lodi 21. Mauro Pasquali 22. Enrico Perin Slow Food Campania e Basilicata 36. Lucio Napodano 37. Giuseppe Orefice Slow Food Marche 23. Massimo Bergamo Slow Food Abruzzo e Molise 24. Eliodoro D’Orazio Slow Food Umbria 25. Sergio Consigli Slow Food Lazio 26. Stefano Asaro 27. Barbara Bonomi 28. Roberto Muzi 29. Roberta Pascali Slow Food Emilia Romagna 30. Raffaela Donati Slow Food Puglia 33. Francesco Biasi 34. Antonio Delvecchio 35. Marcello Longo Slow Food Campania e Basilicata 38.Bruno Sodano 39. Nicola Sorbo Slow Food Calabria 40. Nicola Fiorita Slow Food Sicilia 41. Rosario Gugliotta 42. Stefania Mancini Alaimo 43. Francesco Sottile B. indicati dalla Segreteria nazionale (in ordine alfabetico): 44. Lorenzo Berlendis 45. Daniele Buttignol 46. Sonia Chellini 47. Antonio Cherchi 48. Laura Ciacci 49. Silvio Greco 50. Francesco Mele 51. Gaetano Pascale 52. Francesca Rocchi 53. Daniela Rubino 54. Cinzia Scaffidi Collegio dei garanti 1. Giusi Acunzo 2. Silvio Barbero 3. Cristina Bertazzoni 4. Alberto Adolfo Fabbri 5. Galdino Zara Collegio sindacale Effettivi 1) Gianluigi Brun 2) Francesco Cappello 3) Vittorio Molinari Supplenti 4) Pierluigi Passoni 5) Massimo Costa i l 82 P R O G R A MM A R E IL d i FU T U R O Ga e t a n o P a s c a l e In seguito al Congresso nazionale, abbiamo il piacere di pubblicare il primo messaggio del nuovo presidente di Slow Food Italia ai soci: le sue considerazioni su quanto accaduto a Riva del Garda, ma anche e soprattutto i piani futuri. Gli diamo il benvenuto su queste pagine Il Congresso nazionale di Riva del Garda ci consegna un’associazione più che mai viva e dinamica, capace di prendersi cura delle persone e delle loro idee, in equilibrio tra visionarietà e pragmatismo. Elementi che – come ha evidenziato Carlo Petrini inaugurando i lavori – sono la metodologia e la chiave di lettura di tutto il nostro cammino associativo. Gli interventi dei delegati hanno plasmato un Congresso di straordinario valore politico, fatto di analisi lucide e complete su tutti i temi cari alla nostra associazione, a dimostrazione di una maturità ampiamente raggiunta dall’intera base dei soci. In realtà, questa vitalità era stata già messa in luce nei Congressi di condotta e in quelli regionali, mai così sentiti e partecipati, segno incontrovertibile che ciascun socio di Slow Food intende portare il proprio contributo, senza distinzione tra attivisti, comitati di condotta, fiduciari o presidenti regionali. E di questa crescita va dato il giusto merito allo straordinario dialogo intessuto con i territori nel corso degli anni in cui siamo stati guidati da Roberto Burdese. Negli ultimi tempi, inoltre, ha senza dubbio giovato in tal senso anche la presenza di due candidature alternative alla guida dell’associazione, che ha indotto, nei soci prima e nei delegati poi, la necessità di approfondire i punti salienti dei r a c c o n t o d e l c o n g r e s s o 83 due programmi e, nel contempo, di riflettere su tutto quanto Slow Food oggi rappresenta. Ma su questo fronte il messaggio che ci consegna l’esito congressuale è molto chiaro: il confronto fra le due proposte è terminato, la scelta per i prossimi quattro anni è stata effettuata e si va avanti tutti insieme nella direzione indicata. Le giornate di Riva del Garda ci hanno offerto una percezione reale della misura dell’autorevolezza che Slow Food riveste nei confronti delle istituzioni e dei loro rappresentanti. A cominciare dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, che ha esordito dichiarando: «Voi di Slow Food esprimete un pezzo formidabile dell’impegno di questo Paese». Non da meno, i nostri temi sono nell’agenda di tante altre organizzazioni che a noi guardano con interesse. Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nel suo intervento ci ha esortato: «Noi siamo qui per riflettere insieme, per unire i nostri pensieri, le nostre esperienze, i nostri vissuti, perché abbiamo bisogno di giustizia, di dignità, di lavoro». E, dopo avere riflettuto sui pasUn emozionato Gaetano Pascale tiene il suo primo discorso immediatamente d o p o l ’e l e z i o n e . i l 84 si già compiuti, ha aggiunto: «Stiamo insieme con la capacità di riconoscere il bene che c’è attorno a noi per valorizzarlo, promuoverlo e sostenerlo. Anche voi siete un segno concreto di questo bene a partire da quella meraviglia di Terra Madre, perché la terra è la madre che ci dice che cosa è la speranza. C’è un grande bisogno di speranza e noi dobbiamo essere un segno di speranza curando tra noi alleanze e fiducia, stupore e accoglienza reciproca. Speranza è la consapevolezza che solo unendo le forze degli onesti la richiesta di cambiamento diventa forza di cambiamento». Sappiamo dunque che non siamo soli nell’affrontare la rivoluzione del cibo (e col cibo) e, per questo, dobbiamo sentire ancora una volta in noi uno slancio d’azione rinnovato per i prossimi quattro anni, i quali richiedono tutto il nostro impegno per adeguare il nostro modello organizzativo alle sfide che ci attendono. In prima istanza, non possiamo e non vogliamo disattendere la richiesta di condivisione delle scelte con gli organismi dirigenti a tutti i livelli territoriali. Per questo motivo, la Conferenza delle Regioni, novità statutaria e sostanziale nella nuova organizzazione uscita dal Congresso, deve diventare il luogo di scambio delle esperienze fra le strutture territoriali e l’elemento di raccordo per rendere coerenti i processi decisionali fra i vari livelli. Sappiamo che il bacino di soci dal quale possiamo attingere è molto fertile di idee e di energie: proprio per questo interpelleremo sempre di più le condotte e i consigli regionali per definire con loro quali vie d’azione intraprendere, su quali punti focalizzare la nostra attenzione, in quali territori addentrarci perché Slow Food Italia è – e dovrà essere sempre più – la nostra casa comune, quella dove far confluire quanto di “buono, pulito e giusto” c’è nelle nostre realtà locali. Ma gli impegni che saremo chiamati a mettere in campo partono dal nostro guscio e guardano al mondo intero. Il sostegno all’agricoltura familiare, che oggi costituisce l’ossatura della rete di Terra Madre, deve essere in cima alle nostre priorità: l’agricoltura familiare è un modello che deve diventare, anche grazie al nostro impegno, la spina dorsale della produzione alimentare, affinché questa diventi sostenibile e responsabile. Una sfida che, per essere vincente, non può essere solo italiana ma planetaria e che richiede pertanto un coinvolgimento della nostra rete mondiale. L’altra faccia della medaglia è il superamento degli at- r a c c o n t o d e l c o n g r e s s o 85 tuali modelli di consumo alimentare a favore di sistemi di produzione locali e diffusi: non accetteremo più che il cibo sia nelle mani di un potere oligarchico, gestito da pochissimi colossi economici che regolano il destino alimentare del pianeta. Ed è questo il tema centrale che vogliamo portare all’Expo 2015. L’appuntamento che vivremo a Milano non sarà per noi una mera vetrina commerciale, bensì l’occasione per mettere al centro i problemi legati alla sovranità alimentare a ogni latitudine del globo. Se riusciremo a far diventare il mondo di Terra Madre il nostro riferimento per la spesa alimentare quotidiana, allora possiamo stare certi che raggiungeremo a cascata tutti gli altri obiettivi. Sono le comunità di Terra Madre, infatti, che ci forniscono le parole chiave del nostro impegno: biodiversità, l’unico serbatoio dal quale possiamo attingere se vogliamo impedire che gli Ogm prendano il sopravvento sulla coltivazione degli ecotipi locali; legalità, con l’allontanamento delle mafie dalla produzio- S a p p i a m o s o l i d u n q u e n e l l ’ a f f r o n t a r e d e l p e r q u e s t o , a n c o r a s l a n c i o Il nuovo Comitato esecutivo appena nominato sul palco di Riva del Garda. c i b o c h e l a ( e n o n r i v o l u z i o n e c o l d o b b i a m o u n a d ’ a z i o n e s i a m o v o l t a i n c i b o ) s e n t i r e n o i r i n n o v a t o p r o s s i m i e , q u a t t r o u n o p e r i a n n i ne e dai mercati dei beni alimentari; salvaguardia del paesaggio, per consentire a chi lavora la terra, attraverso lo “Stop al consumo di suolo”, di agire senza il timore che la cementificazione selvaggia lo sovrasti; benessere animale, che ci tocca in tutte le declinazioni del nostro concetto di cibo “buono, pulito e giusto”; cura dei beni comuni, a cominciare dall’acqua, risorsa sempre più scarsa che nei modelli di agricoltura intensiva diventa un fattore per forzare le produzioni. Potremo però realizzare tutto questo solo se non dimenticheremo il principio alla base del nostro “essere slow”: il diritto al piacere. Un piacere che deriva anche dalle cose che facciamo e da come le facciamo, dai buoni sentimenti che proviamo nei confronti dei nostri compagni di viaggio e dalla capacità di trasmetterli. Ma soprattutto un diritto universale che troverà pieno riconoscimento solo se il miliardo di persone oggi sottonutrito potrà condividerlo con noi. Viva Slow Food! Viva Terra Madre! i l 86 retii L a rete a d C on g resso p r o s p e t t i v e F o o d f u t u r e I t a l i a O S e E T e s p e r i e n z e l e S l o w C I d a l l e d i E u g e n i o S i g n o r o n i d i S n t N D I Il Congresso di Riva del Garda è stato, come è naturale che sia, un momento di confronto e condivisione. Gli interventi della tre giorni trentina hanno fatto emergere con evidenza lo stato di salute dell’associazione su ogni territorio e hanno confermato come l’austera anarchia abbia un riscontro effettivo nell’attività quotidiana delle condotte. Molti sono stati gli interventi volti a raccontare il proprio modo di fare rete. Tanti percorsi diversi per un unico obiettivo: costruire rapporti solidi e duraturi, collegare quanti più nodi è possibile, costruire ponti e in questo modo fare la rivoluzione con il cibo V iI O t D à r a c c o n t o c o n g r e s s o Tra i primi interventi a raccontare di come si possa fare rete quello di Vittorio Fusari, cuoco della condotta Oglio Franciacorta e Lago d’Iseo, che ha messo l’accento sul ruolo centrale dell’oste e sui legami che devono essere sviluppati tra chi produce e chi trasforma e vende. Vittorio ha però anche sottolineato come non possa esistere rete senza volontariato: «Per me fare sistema è una situazione quotidiana costruita attraverso l’incontro e il continuo dialogo con tutti gli operatori agricoli e alimentari del mio territorio. Sono loro che rappresentano infatti in maniera concreta il modo diverso di produrre cibo in sintonia con lo spirito di Slow Food. Questo rapporto di interscambio ha permesso a molte piccole realtà di emergere e ha dato loro il sostegno economico, la sicurezza e la continuità che consentono di vivere. Sono un cuoco e come altri miei colleghi ho usato l’attenzione mediatica che ci viene dedicata per comunicare, sostenere, rendere famose e affascinanti le produzioni alimentari più virtuose. [...] Fare sistema, per me, significa coinvolgere e valorizzare quel meraviglioso volontariato che sogna, ha visioni, ma è protagonista con le idee, i gesti e le testimonianze. Questa è la base di cui anch’io come socio faccio parte». M S I V ITTORIO O d e l O F US A RI 87 A GI A NRICO F A BBRI Il rapporto tra produttori e co-produttori è un tema centrale, che è stato toccato in tanti altri interventi. Tra i più significativi, anche per la portata dell’esperienza raccontata, quello di Gianrico Fabbri, dedicato ai Mercati della Terra – che dell’incontro del pubblico con contadini e artigiani hanno fatto il loro fondamento –, nel quale, pur sottolineando i grandi risultati fin qui raggiunti, si evidenzia la necessità di allargare le maglie e fare entrare nella rete soggetti nuovi, per crescere, contaminarsi e magari cambiare un po’, rafforzando così la propria identità: «Camminare assieme ad altri soggetti, questa è una delle sfide future. Ciò non significa che il progetto di rete locale non lo dobbiamo scrivere noi, da soli, significa piuttosto che dobbiamo lasciare dei capitoli vuoti dove gli altri possano scrivere la loro idea di percorso da fare con noi, in modo tale che tutti si sentano legittimati e accolti nella rete di Terra Madre con la stessa dignità e importanza che ricopre la nostra associazione che di questa rete è ideatrice e nodo». N E O R 88 C «Per fare rete – ha proseguito Gianrico Fabbri – è allo stesso tempo necessario che Slow Food consolidi e mantenga ben salda la sua identità associativa e la sua organizzazione. La prossima dirigenza lo deve aver ben chiaro. Il rischio è, anche per il fatto di aprirsi, di edulcorarsi nella rete e non essere più riconosciuti dagli altri partner. Tra le tante iniziative i Mercati della Terra sono forse lo strumento più efficace per creare la rete e, nel caso che illustrerò, per andare anche oltre. [...] Oggi il valore aggiunto dei Mercati della Terra, lo sappiamo, è quello di ristabilire relazioni tra persone. Tra persone e produttori, tra persone e cibo, tra persone e territorio, tra persone e cultura locale. Insomma il Mercato della Terra ristabilisce il criterio relazionale perduto con le logiche della grande distribuzione e delle relazioni virtuali, mantenendo al centro il cibo». O R r e l a z g V A LENTIN A «Dopo aver partecipato al Salone del Gusto e al Congresso internazionale del 2012, in cui lo Slow Food Youth Movement si è presentato ufficialmente, e poi a dicembre 2013 al meeting internazionale a Bra come rappresentante dell’Italia, è cresciuta in me la convinzione che anche in Italia si debba iniziare a implementare il movimento giovane, a darci degli obiettivi comuni e delle direttive, a scambiarci idee e creare una rete solida e unita. Ovviamente da sola non posso cambiare le cose, per cui dobbiamo essere uniti: la voglia di fare non manca a nessuno, forse manca solo un po’ di coraggio! I giovani sono la base dell’associazione e del futuro del pianeta. Abbiamo le forze e i mezzi per portare avanti le campagne di sensibilizzazione sulle grandi tematiche di Slow Food, come la lotta allo spreco, a partire dalle scuole ma soprattutto nelle piazze, per educare i nostri concittadini, per creare – come ha detto don Ciotti – una società responsabile. Possiamo essere il modo migliore di fare quella politica di cui tanto si parla in Slow Food in questi giorni, senza tralasciare, anzi dando la priorità, al divertimento e al piacere della condivisione, dell’amicizia, della solidarietà. Penso che questo sia un valore imprescindibile in quanto è proprio il motore che spinge noi volontari a non stare chiusi in casa a riposarci dopo le nostre fatiche quotidiane, ma a uscire, organizzare e “lavorare” per il bene comune». C coraggio di cambiare e di investire sulle o Ilproprie risorse, scoprendo il tesoro che spes- n i so è sotto i nostri occhi ma di cui non ci accorgiamo e non riconosciamo la ricchezza. Anche questo è fare rete: unire le forze per ripartire, per scoprire il tesoro dietro casa e con esso riconquistare un’identità che rischiava di andare perduta. Questo è stato anche uno dei punti nevralgici dell’appassionato discorso di Saro Gugliotta, neopresidente di Slow Food Sicilia. Sr a c c o n t o G GG I A N N E I R Z G S A RO Z A N c o n g r e s s o O GUGLIOTT A «La Sicilia, terra ricchissima di biodiversità, è la regione con più Presìdi, non solo in Italia, ma forse al mondo. Questo non è merito dell’associazione, bensì della natura stessa dell’isola. Merito nostro è avere costruito opportunità che ci hanno permesso di individuare questi prodotti e salvarli. Le comunità di Salina, di Lipari, di Ustica, quella alesina e quella delle nocciole dei Nebrodi, sono nate dall’esigenza di alcuni abitanti, produttori, ristoratori, albergatori o amministratori di recuperare un’identità territoriale quasi completamente persa. L’esempio più eclatante è quello delle isole, dove il cibo viene portato quasi totalmente da fuori. È noto infatti che un’isola nel corso dei millenni è stata abitata e ha sempre avuto proprie risorse agricole e ittiche. Solo negli ultimi cinquant’anni questo rapporto si è capovolto e tutte le peculiarità agricole, come quelle legate alla pesca, sono state ridimensionate e rischiano di essere completamente abbandonate a favore dell’omologazione del cibo proveniente dai flussi commerciali globalizzati. Se si allarga questo concetto a tutti i “territori isole” fatti da città e comprensori più o meno vasti, la nascita di una comunità diventa il baluardo contro la perdita della propria identità». A Z O d e l I iiovaniI P A V A N Relazioni. Ecco un’altra parola che sul palco del Centro Congressi di Riva abbiamo sentito più volte. Relazioni non solo tra soggetti vicini, ma anche tra comunità e persone che stanno lontane le une dalle altre, ma condividono un obiettivo e attraverso la volontà di raggiungerlo costruiscono legami e amicizie. È quello che avviene nello Youth Food Movement, la rete dei giovani di Terra Madre, di cui Valentina Pavan – giovane neofiduciaria di Bassano del Grappa – fa parte. A i l O R D I N A E econo 89 L’osservazione del proprio territorio è stata anche il centro della riflessione di Enrica Agosti, nuova presidente di Slow Food Lombardia, la quale ha sottolineato come solo attraverso la rete dei soci si può mappare il territorio per coglierne fino in fondo potenzialità e risorse.Potenzialità e risorse che divengono la base per costruire nuove forme di economia, più sostenibili e più virtuose. «L’avanguardia teorica di Slow Food, il nuovo pensiero passa anche attraverso strategie atte a coordinare la realizzazione di un’economia fatta di sinergie, valori e aspetti culturali differenti da quelli sinora messi in atto [...]. La dimostrazione che esiste un’economia “diversa”, che parte da presupposti diversi, deve essere la nostra proposta strategica e deve essere il modo in cui diamo credibilità e attuazione alla sostenibilità che sbandieriamo orgogliosamente. Ma se è già tutto fatto, in cosa consistono le nuove strategie? Quale bisogno di nuove sfide se i temi e la pratica li abbiamo già? Li abbiamo già, ma la teoria e la pratica si devono confrontare e muovere con le persone, i nostri soci, perché una grande squadra deve essere coinvolta in questa teoria da elaborare. Abbiamo una capillarità associativa che ci permette un’immediata e acuta osservazione del territorio, che ci permette di accompagnare questo nostro modo di intendere le economie, perché siano libere di esprimersi. Abbiamo la possibilità di fare diventare i nostri territori avanguardie culturali, perché depositari di conoscenze e preparazione culturale. Occorre però che i soci si muovano con questo obiettivo e con questa idea, ognuno con le proprie competenze e passioni. Se la sfida è dar da mangiare cose “buone” a tutti gli abitanti della terra, la realizzazione di questo macrobiettivo è il tema della nostra nuova teoria». Z I m O N E ia i l 90 C ronaca a f f ettiva di u n C on g resso d i e t r o d e n t r o d i g l i l e Ca r l o e v e n t i p e r s o n e B o g l i o t t i Nel 2002 a Riva del Garda il V Congresso nazionale sancì il passaggio ufficiale e definitivo da Arci Gola a Slow Food Italia. Le due denominazioni avevano convissuto per un certo periodo, rendendo anche da questo punto di vista un po’ “speciale” l’associazione italiana rispetto a quelle nel resto del mondo. Molti allora erano così affezionati alla vecchia dicitura – quella storica associata al logo con un pentolone – da non volerla abbandonare. Fu un passaggio quasi indolore per quelli che al tempo erano più giovani (compreso il sottoscritto), decisamente più sofferto per altri, quelli con più anni di “militanza culturale”, come ama definirla Silvio Barbero, vicepresidente nazionale fino a un mese fa. Dodici anni dopo si è tornati a fare Congresso a Riva del Garda, per un caso dovuto a motivi organizzativi, ma con il senno di poi anche per un nuovo cambiamento epocale nella nostra piccola grande associazione, di quelli che restano negli annali. I delegati meno giovani, appena sono arrivati a Riva lo scorso maggio, sono subito andati con la memoria a quel 2002: stesso lago, stessi monti, stesso Centro congressi. Fu un momento collettivo molto emozionante non solo perché si disse addio all’Arci Gola, ma perché il presidente nazionale di allora, Carlo Petrini, era nel periodo in cui soffrì di seri problemi di salute, e i suoi discorsi, già di per sé normalmente coinvolgenti, si caricavano di un misto di sensazioni r a c c o n t o d e l c o n g r e s s o affettive che probabilmente spinsero l’asticella ancora più in alto di quanto non avvenga di solito. Non è un caso che il nuovo presidente eletto, Gaetano “Nino” Pascale, abbia citato proprio quel momento e proprio le parole di Carlo Petrini in quell’occasione come uno dei ricordi più vividi e decisivi della sua personale storia “slowfodista” (cfr. Slow I-2014). I delegati più giovani, invece, erano sicuramente curiosi ed eccitati di vivere per la prima volta un momento così importante, e portavano con sé il bagaglio della propria breve, ma sicurante intensa, esperienza in Slow Food e Terra Madre. In effetti i ricordi, la memoria e le storie dei singoli sono stati una sottotraccia interessante per leggere quello che è successo dal 9 all’11 maggio scorsi. Era un qualcosa che aleggiava in maniera palpabile e che muoveva quasi tutte le parole e i gesti nella tre giorni trentina, ma che in fin dei conti era impossibile da cogliere nella sua interezza, perché non è dato a nessuno di sapere tutto di tutti. Ed eravamo tanti: tra delegati, ospiti e staff, circa 800. Certo è che quest’insieme di sentimenti che durante il Congresso sono stati più volte definiti “intelligenza affettiva” (come fa per Terra Madre Carlo Petrini) è uno dei più grandi patrimoni che si porta dietro l’associazione, assieme alle competenze, alla passione, al tempo volontario e lavorativo che ogni membro offre senza troppe remore. Inoltre, dal momento che a Riva del Garda si presentavano due liste distinte per concorrere alla presidenza e ai seggi nel Comitato esecutivo nazionale, questo patrimonio è stato anche caricato delle diversità in maniera più marcata durante i tre giorni, attraversato da quelle differenze che ci fanno ricchi di umanità ma che nel confronto a volte possono anche sfociare in alcune tensioni, piccole o grandi, pubbliche, riservate a piccoli gruppi o molto intime. Da cronisti non neghiamo che ce ne siano state e non facciamo finta che alcuni non si siano anche procurati delle piccole ferite, proprio come avvenne nel 2002 quando “cambiammo pelle” in maniera più evidente. Non è tanto il caso di fare un rendiconto preciso di questo, perché la carne del Congresso è stata la vitalità con cui la rete associativa italiana si è presentata, colorando i territori dei nostri progetti, presentandoli con trasporto e orgoglio, facendoci diventare tutti un poco più ricchi e consapevoli della nostra identità. E se l’anima avesse subito qualche contraccolpo, o l’emozione fosse anche andata in cortocircuito, beh anche quello è un modo per crescere e diventare “grandi”. Crescita: una parola che è stata chiamata più volte in causa per spiegare come la novità del Congresso 2014 – due liste di candidati – facesse parte di un percorso inevitabile di maturazione dell’associazione. Sicuramente i candidati saranno stati travolti dalle emozioni. A fine Congresso soprattutto, quando sono stati resi noti i risultati delle votazio- 91 i l 92 ni. E anche i delegati, necessariamente chiamati a schierarsi con un voto, avranno dovuto badare a un ragionamento razionale, ma anche mosso dal sentimento, dalle proprie storie che s’incrociano più o meno intensamente, più o meno direttamente con i candidati che hanno scelto di votare. L’“affluenza alle urne” ha dato segnali non interpretabili altrimenti: è stato uno dei Congressi più partecipati, più vissuti, più sentiti della nostra storia. La cosa migliore di solito, in questi casi, è riuscire a cogliere la manifestazione di questi poco descrivibili bagagli di emozioni nei momenti “off”: durante gli spostamenti quotidiani di gruppo in pullman, nei momenti conviviali a pranzo e a cena, nelle pause, e nelle notti che per alcuni continuavano ben al di là di quanto prevedesse il programma ufficiale. Ne abbiamo colti di scambi di opinioni – alcune molto informate, altre improvvisate sull’onda degli eventi –, di discussioni animate o molto pacate, di visioni che si confrontavano e si conoscevano. Di sicuro abbiamo anche colto sorrisi, pacche I l p u n t o s i è s a p r à q u e s t o d i s t o r i e c h e u n f u t u r o v i v o c a r i c o m e m o r i e , p e r s o n e r i c o n o s c o n o p r o g e t t o s o l i d a l e , a l l a e d e l l e s i i n i n t e r p r e t a r e c o r p o v i t e i n c o m e u m a n o c o n v i v i a l e f e l i c i t à d i e e t e s o t u t t i sulle spalle, la nostalgia di chi lasciava una carica elettiva, quella di chi ha visto tanti Congressi nazionali e ha compreso quanto siamo cambiati. Non è il caso di interrogarci con domande retoriche se in meglio o in peggio, ma di apprezzare, anche attraverso le piccole sofferenze o le grandi gioie, quanto un’associazione sia in fondo come un essere vivente, che cresce, matura, invecchia, sbaglia e impara dagli errori, realizza grandi cose attraverso l’impegno quotidiano, fa piccoli miracoli che solo chi è vivo sa fare. E, a prescindere dai fatti e dagli esiti, questo è un importante punto della questione che ci lascia in eredità il Congresso di Riva del Garda: il come in futuro si saprà interpretare questo corpo vivo, fatto non solo di cariche, ruoli, diffusione sui territori, progetti in salute e da portare avanti, creatività da liberare, nuove r a c c o n t o d e l c o n g r e s s o connessioni da trovare con l’esterno e da coltivare all’interno, ma carico di storie e memorie, vite delle persone che si riconoscono in un progetto umano e solidale, conviviale e teso alla felicità di tutti, come se fosse il nostro principale bene comune. E lo è. Tra gli interventi “esterni” che il Congresso ha ospitato, quasi tutti hanno dato conto di come siamo connessi con le realtà italiane più autorevoli o creative. Dal ministro per le Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, che ci ha riempiti di complimenti e proposte di collaborazione (con la promessa di fare una legge contro il consumo del suolo entro il 2015), a tutti i rappresentanti della società fatta di associazioni di categoria agricole e movimenti che ci toccano a vario titolo, per la difesa del suolo o la lotta all’illegalità. Proprio su questo tema è però arrivato l’intervento che probabilmente ha più toccato i cuori e più in sintonia con la rete di sentimenti che percorreva in ogni direzione la platea del Centro congressi di Riva del Garda: don Luigi Ciotti ha parlato sì della sua attività con Libera, ma ha lanciato alcuni messaggi accorati che è bene non dimenticare. Ecco la conclusione del suo intervento, che merita una citazione integrale: «Vi auguro di essere eretici perché eresia dal greco significa scelta. Eretico è la persona che sceglie. L’eretico è colui che più della verità ama la ricerca della verità. L’eresia dei fatti prima di quella delle parole. L’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi. L’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità, dell’impegno. Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri, chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è. Eretico è colui che non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa, chi crede che solo nel “noi” l’“io” possa trovare una realizzazione. Chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie, chi non pensa che la povertà sia una fatalità. Chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza che sono le malattie spirituali della nostra epoca». Il mondo dell’“organismo vivente” Slow Food non è mai un mondo ordinato o riordinabile: i fili più potenti e resistenti della nostra rete, probabilmente, non si possono vedere né si possono descrivere, si possono soltanto vivere appieno e moltiplicare, imparando a scegliere come veri eretici. 93 M O ND O S L O W m o n d o 96 AGENDA 2 7 g i u g no – 6 l u g lio Slow Food Village 2014: “L’agricoltura familiare nel villaggio globale” nel contesto di Caffeina Cultura 2014 Viterbo In occasione dell’Anno internazionale dell’agricoltura familiare indetto dalle Nazioni Unite, Slow Food Viterbo – in collaborazione con Slow Food Lazio e Slow Food Italia – organizza Slow Food Village, la prima edizione di un festival ecogastronomico in piazza del Plebiscito, la più importante della città, nell’ambito dell’ottava edizione di Caffeina Cultura (evento che richiama oltre 400.000 presenze nel centro storico di Viterbo, forte di un ricco programma di appuntamenti nelle vie, piazze e cortili con la partecipazione di ospiti di rilevanza nazionale e internazionale: www.caffeinacultura.it). Lo Slow Food Village, sviluppando il tema dell’agricoltura familiare all’insegna del “buono, pulito e giusto”, è una kermesse rivolta a famiglie, produttori, enogastronomi, ristoratori, educatori e formatori, persone interessate al benessere alimentare e alla salute, ambientalisti, rappresentanti istituzionali, esponenti di associazioni datoriali, sindacali e culturali. Piazza Plebiscito si trasformerà in un villaggio ecogastronomico in cui i visitatori potranno passeggiare e sostare prendendo parte alle diverse iniziative previste dal ricco programma in diverse aree. Arena: talk show con esponenti di Slow Food, studiosi e produttori nazionali e internazionali dell’agricoltura familiare. L’App…eritivo: spazio di approfondimento rivolto a un pubblico ristretto in cui si presentano nello spazio Arena guide, progetti regionali e nazionali di Slow Food. Terra Madre, contadini al centro: il movimento “Agricoltura dalla terra” propone nell’Arena ogni giorno delle conversazioni sulla realtà contadina. Un confronto tra coloro che basano la loro vita sull’agricoltura familiare. Laboratori del gusto: degustazioni guidate alla scoperta delle eccellenze enogastronomiche del Lazio e del Centro Italia tra Presìdi Slow Food e prodotti dell’Arca. Botteghe e spazi Slow: stand espositivi per la vendita di prodotti agroalimentari e artigianali, tra cui quelli in degustazione nei Laboratori del gusto. Gli espositori dovranno sottoscrivere per l’occasione un re- E S TAT E 2 014 golamento che garantisca la rispondenza dei prodotti ai valori di Slow Food. Street Food: area dedicata alla consumazione del “cibo di strada”, con diverse postazioni in cui gustare specialità locali e non solo cucinate a regola d’arte. Bere contadino, enoteca Slow Wine: è il tempio del buon bere, dove sommelier proporranno i migliori vini al calice, vini biologici e birre artigianali. Inoltre, ogni giorno, si terranno presentazioni di cantine e dei loro prodotti. Dulcis in fundo: al termine del programma quotidiano dello Slow Food Village gli chef dei Cuochi dell’Alleanza si cimentano in uno show cooking proponendo un dolce ispirato dai temi e dai prodotti presentati nel giorno. Slow Kids: incontri per bambini e genitori con la proposta di laboratori educativi dedicati all’Orto in Condotta, all’alimentazione, all’ambiente. Slow Point: punto soci e tesseramento, vendita di libri e gadget di Slow Food. Degustibus: nei locali del centro storico viene proposto ogni giorno per l’intera durata della manifestazione un menù Slow Food a prezzo predefinito. Informazioni: Slow Food Viterbo, via dei Pellegrini, 28 – Viterbo tel. 377.4835790 o [email protected] 4 - 6 luglio Consiglio nazionale di Slow Food Italia Viterbo La prima riunione del nuovo Consiglio nazionale di Slow Food Italia, eletto durante il Congresso di Riva del Garda nel maggio scorso. 13 - 20 luglio Campdigrano Caselle in Pittari (Sa) Un’esperienza di alfabetizzazione e innovazione rurale sotto la guida dei Maestri della Terra, gli anziani contadini cilentani che trasmetteranno il loro sapere antico sulla coltura del grano. www.paliodelgrano.it/campdigrano s l o w 97 16 luglio Festival dell’impegno civile – Aperislow Santa Maria la Fossa (Ce) Nell’ambito del Festival dell’impegno civile Aperislow è un aperitivo in compagnia dei produttori sul bene confiscato della Balzana, in collaborazione con il comitato “Le terre di don Peppe Diana” (www.festivalimpegnocivile.it) 14 settembre Cantine a Nord Ovest – Andar per Gavi Gavi (Al) Progetto di Slow Food Piemonte e Valle d’Aosta che, dalla primavera all’autunno, riunisce una serie di itinerari liberi tra cantine e aziende agricole nei territori più vocati alla produzione enologica delle due regioni. www.slowfoodpiemomte.com 26 - 27 luglio Rifugi aperti del Mediterraneo Pizzone (Is) Un progetto di tutela e valorizzazione dei rifugi e dei prodotti agropastorali della montagna dell’Appennino, sostenuto dal Club Alpino Italiano Abruzzo e patrocinato da Slow Food Abruzzo e Molise. La quinta edizione si svolgerà al Rifugio del Falco, nel comune di Pizzone, in provincia di Isernia, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. www.caiabruzzo.it - www.slowfoodabruzzo.it 27 – 28 settembre Festa regionale di Slow Food Calabria Soverato (Cs) Il mare, il golfo di Squillace e la baia di Soverato saranno al centro della festa, che si snoda in appuntamenti di varia natura. L’evento vedrà la partecipazione di esperti, giornalisti gastronomi, pescatori e ristoratori con sperimentazioni di forme di pacchetti turistici che hanno il mare e la pesca come fattori di aggregazione. 7 - 10 agosto Conferenza nazionale di Slow Food Australia Noosa, Australia Tra showcase di piccoli produttori e proiezioni di film, incontri conviviali e happening, si terrà la Conferenza nazionale di Slow Food Australia per programmare le sfide del futuro. www.slowfoodnoosa.it 11 settembre Malazè Corso di sopravvivenza attiva tra carrelli e fornelli Campi Flegrei (Na) Nell’ambito di Malazè, evento “archeoenogastronomico” che si tiene dal 6 al 16 settembre, Slow Food Campania presenta un incontro conviviale in cui scegliere usando la testa e assaggiare con il cuore. www.malaze.org 13 - 14 settembre La lingua della gola Grottammare (Ap) Numero zero per una nuova manifestazione su cibo e vino, tra scritture di servizio e scritture narrative, guide gastronomiche e di viaggio, cinema, tv, web. 3 – 5 ottobre Festival internazionale del cibo di strada Cesena L’ottavo Festival internazionale del cibo di strada riempirà il centro storico di Cesena con i suoi sapori e colori. Il festival biennale, organizzato da Confesercenti Cesenate, Slow Food Cesena e Conservatoire des Cuisines Méditerranéennes, con il patrocinio di Slow Food Emilia-Romagna e Slow Food Italia, torna con una ventina di “isole gastronomiche” che proporranno cibi di strada di tutto il mondo: dal Messico all’India, dalla Grecia al Giappone, dal Venezuela alla Provenza, dalla Russia al Marocco, all’Argentina e da numerose regioni italiane. Incontri e degustazioni arricchiranno il festival assieme a “Talk food”, esposizioni, animazioni, musica, teatro di strada e officine gastronomiche. Ci sarà anche una sezione dedicata allo street coffee. Ormai si parla dovunque del cibo di strada e ci sono molti tentativi di imitazione, ma questa è stata la prima iniziativa (nel 2000) a mettere in campo e a dare valore a questo tipo di gastronomia, in una città che da tempo ha creduto in questo straordinario incontro di culture. 12 ottobre Cantine a Nord Ovest – Sulle strade del Dogliani Dogliani (Cn) Progetto di Slow Food Piemonte e Valle d’Aosta che, dalla primavera all’autunno, riunisce una serie di itinerari liberi tra cantine e aziende agricole nei territori più vocati alla produzione enologica delle due regioni. www.slowfoodpiemomte.com m o n d o 98 S lo w 3 0 0 t u tti p ia z z a ! a p p u n t a m e n t i a l l ’ a g r i c o l t u r a d e d i c a t i f a m i l i a r e : d a M i l a n o a P a l e r m o , d a T r e n t o a B a r i d i A l e s s i a 99 Food Day: in s l o w P a u t a s s o Il quarto Slow Food Day, tenutosi il 17 maggio scorso, ha coinvolto nuovamente quasi tutte le condotte d’Italia, chiamate questa volta a organizzare appuntamenti locali che sensibilizzassero sul tema dell’agricoltura familiare, tema scelto dalla Fao per l’Anno internazionale 2014. Come gli anni scorsi, la riflessione si è fatta piacere, grande convivialità e creatività da parte delle condotte, in un percorso che idealmente ci traghetta verso il Salone del Gusto e Terra Madre di ottobre, dove il tema dell’agricoltura familiare tornerà a essere centrale nella manifestazione Per la quarta volta le bandiere di Slow Food hanno invaso le piazze italiane da Nord a Sud, animando le città con gli eventi organizzati in occasione dello Slow Food Day, celebrato il 17 maggio. Tema di quest’edizione l’agricoltura familiare, a cui la Fao ha dedicato il suo Anno internazionale. Perché è cosi importante parlarne? Perché l’agricoltura di piccola scala è lo strumento fondamentale per sconfiggere la malnutrizione, tutelare la sicurezza alimentare e salvaguardare i prodotti locali, favorendo una dieta bilanciata e sana e mitigando gli effetti del cambiamento climatico. «Temi, questi, su cui da sempre Slow Food è in prima linea sia in Italia sia all’estero» spiega Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. «Pensiamo ai Presìdi, alla rete dei Mercati della Terra e alle comunità del cibo, in cui entrare direttamente in contatto con i produttori e chi davvero vive la terra ogni giorno. Sono infatti i contadini, i popoli indigeni, i pescatori e i pastori i veri protagonisti di queste attività». Sì, perché l’agricoltura familiare coinvolge 500 milioni di famiglie nel mondo e rappresenta l’80% delle attività agricole, con- tribuendo alla produzione di oltre il 50% del cibo. «Per riuscire davvero a lottare concretamente contro la fame nel mondo è fondamentale però che questi contadini abbiano libero accesso alla terra, alle risorse naturali e la possibilità di godere degli strumenti tecnici, finanziari ed economici necessari» aggiunge Pascale. «Servono quindi politiche ambientali e agricole efficienti già a livello europeo, che ridistribuiscano i fondi in modo equo e contribuiscano a migliorare gli strumenti a disposizione dei piccoli agricoltori». Come sottolinea la Fao, oltre il 70% per cento delle persone vittime dell’insicurezza alimentare vive nelle zone rurali di Africa, Asia, America Latina e Vicino Oriente. I dati dimostrano che gli agricoltori familiari poveri possono rapidamente raggiungere il loro potenziale produttivo se sostenuti da un contesto politico appropriato. Questi agricoltori sono infatti ben integrati nella rete territoriale e culturale locale e spendono i propri guadagni soprattutto nei mercati locali e regionali, generando così posti di lavoro direttamente o indirettamente legati all’agricoltura. m o n d o 100 «L’agricoltura familiare è ciò che più si avvicina al paradigma della produzione alimentare sostenibile. Gli agricoltori familiari si occupano generalmente di attività agricole non specializzate e diversificate che conferiscono loro un ruolo centrale per la sostenibilità ambientale e la conservazione della biodiversità» ha affermato José Graziano da Silva, direttore generale della Fao, in occasione della presentazione dell’Anno internazionale. Anno che dovrà promuovere discussioni di ampio raggio e una cooperazione a livello nazionale, regionale e globale per aumentare la consapevolezza e la comprensione delle sfide affrontate dai piccoli produttori e per aiutare a identificare modi efficaci per sostenerli. Ma torniamo ora allo Slow Food Day e alle molte attività organizzate in tutta Italia. Simboli della giornata sono state piantine e sementi regalate in moltissime piazze, che hanno rappresentato l’inizio dell’orto che ognuno di noi dovrebbe coltivare sul balcone o nel giardino di casa. Da Nord a Sud ecco allora edizioni speciali dei Mercati della Terra e laboratori che hanno coinvolto tutta la famiglia, per imparare a fare l’orto e scoprire le insolite proprietà delle piante. E, ancora, conferenze e dibattiti per approfondire i temi legati alla sostenibilità e ovviamente moltissimi incontri a sfondo enogastronomico. Curioso l’appuntamento a Castellan di Vallebona (Imperia), dove i visitatori hanno potuto partecipare alla raccolta dei fiori di arancio amaro del Presidio Slow Food e poi assistere alla distillazione, il tutto condito da un gustoso spuntino. A Greti di Greve in Chianti (Firenze), invece, si è festeggiato con un picnic circondati da caprette e allietati da musica live e buona birra artigianale. A Milano sono andati in scena lo “spaccio” di pasta madre a opera dei panifici Grazioli e Longoni e la distribuzione di semi del Presidio etiope del caffè selvatico della foresta di Harenna, che ha destato moltissima curiosità: «Dopo aver assistito al rito tradizionale della preparazione di questa storica bevanda, ognuno ha ricevuto i semi da tostare in padella una volta tornato a casa» ha raccontato Antiniska Pozzi, giovanissima fiduciaria di Milano. «Abbiamo inoltre ideato un percorso per ritrovare il senso dell’agricoltura familiare, con tappe tematiche che andavano appunto dal pane all’orto, dalla produzione di formaggio alla sensibilizzazione contro lo spreco». Nei due laboratori ideati per loro, i bambini «hanno imparato a utilizzare le bucce degli ortaggi per creare colori naturali, facendo bellissimi disegni, e a fare il formaggio primo sale affiancati dai nostri produttori del Mercato. La merenda era assicurata!». A Torino la bandiera di Slow Food ha sventolato su tutta la città: «Tra i banchi del neonato Mercato della Terra, oltre a scoprire i tanti S i m b o l i s t a t e n o i g i o r n a t a i n e s o n o s e m e m t i m o l t i s s i m e p i a z z e : r a p p r e s e n t a t o l ’ i n i z i o d i d e l l a 101 p i a n t i n e r e g a l a t e h a n n o s l o w d e l l ’ o r t o d o v r e b b e c h e o g n u n o c o l t i v a r e piccoli produttori che lo colorano con i loro ortaggi, salumi, formaggi, paste artigianali, biscotti e liquori, i bambini hanno imparato a distinguere le qualità della frutta con il laboratorio gratuito “Mangio dunque scelgo”, parte del progetto transfrontaliero Italia-Francia Fruit’Alp» riferisce Elisabetta Redavid, fiduciaria di Torino. «Per noi lo Slow Food Day è un’occasione unica per stare in mezzo alla gente: ecco perché abbiamo distribuito piantine di insalata in una delle piazze più centrali della città, devolvendo l’intero incasso al progetto dei 10.000 orti in Africa, seguendo un fil rouge che lega idealmente il piccolo orto sui nostri balconi con quelli del continente africano» continua Elisabetta. Le attività della giornata si sono poi concluse con uno spumeggiante 102 103 2050=9 MILIARDI DI PERSONE COME MANGEREMO? Eat-in organizzato dai giovani dello Slow Food Youth Network. «Come sempre, abbiamo chiesto ai partecipanti di portare un piatto per sé e per un’altra persona, per assaggiare di tutto un po’, all’insegna della condivisione e della festa. E vista la molteplicità di nazioni rappresentate, abbiamo potuto provare piatti turchi, venezuelani e russi» conclude Elisabetta. Inconsueto appuntamento ad Acerra (Napoli), dove ci si è incontrati intorno all’antica vasca di macerazione della canapa per ascoltare la testimonianza di una tipica famiglia di agricoltori. La cittadina siciliana di Sortino (Siracusa) ha unito inve- ce questa giornata di festa a uno dei temi centrali dell’isola. In programma infatti lo spettacolo teatrale Ossa, che ha raccontato due storie in una: una favola che ha attinto al filone dei racconti legati al mondo della pastorizia, e la vita di Placido Rizzotto, sindacalista ammazzato dalla mafia. E poi ancora incontri, proiezioni, visite in azienda, conferenze e originali cene a base di fiori, erbe e prodotti del territorio. Insomma, una giornata di festa in cui scoprire i segreti del miele, vedere come il latte si trasforma in formaggio e come fa la farina a diventare pane. Ne abbiamo viste davvero di tutti i colori in questo giro dell’Italia Slow Food. L’ A GRICOLT URA FA MI LIARE T UT ELA LA BIODIV ERS I TÀ L' AGRIC OLT URA IN DUS T RIALE P RI VILEGIA LE MON OC OLT UR E N ON DES T I N ATE ALL' A LIMEN TA ZION E UMA N A P RES ERVA LE RI S ORS E N AT URA LI (AC QUA , F ERT I LITÀ DEI S UOLI , S EMI) ES A URIS C E LE RISORS E SOT T RAEN DOLE ALLE FUT UR E GEN ERAZION I MIT IGA GLI E F FET T I DEL CA MBI A MEN TO C LI MAT I C O È UN A DELLE AT T IV ITÀ UMAN E PIÙ IMPATTA N T I C ON T RIBUIS C E ALLA STA BI LI TÀ S OC I A LE E A LLA C REA ZI ON E DI POS T I DI LAV ORO FAV OR IS C E L’ES ODO DALLE C A MPA GN E FAV ORIS C E LE EC ON OMI E LO CA LI E I L BEN ES S ERE FAVORI S C E LA RIC CHEZZA DI P OCHI E I L MERCATO GLOBALE L’agricoltura familiare rappresenta l’80% delle attività agricole L’agricoltura familiare che cos’è? Un’azienda agricola a conduzione familiare, di piccole dimensioni. Ce ne sono vicino a casa tua come dall’altro capo del mondo. Hai mai sentito parlare di Presìdi Slow Food e di comunità del cibo? Anch’essi sono spesso legati a modelli di agricoltura familiare. E dove la trovo? In campagna, direttamente in fattoria; in città, presso i mercati contadini e i Mercati della Terra, partecipando a gruppi di acquisto, negli orti, nelle botteghe di quartiere. S E C O N D O S L O W F O O D L’ A G R I C O LT U R A FAMILIARE PUÒ NUTRIRE IL PIANETA IN MODO SOSTENIBILE: BUONO, PULITO E GIUSTO E TU, DA CHE PARTE STAI? w w w.s low f ood.i t L’ i n f o g r a f i c a , creata per lo Slow Food Day, che ha fatto il giro del web e delle piazze italiane. m o n d o 104 S FY N R ete Giovane s l o w L a n o t i z i a l o Y o u t h ( i r a p p r e s e n t a n t i d e l l o è S l o w i n g r a n d e . i n u n e d i n u o v o m o n d o d a l l ’ O l a n d a t e s t o f o t o d i e N i c o l a h a d i c h e F o o d q u e s t ’ a n n o s e g n a l i 105 l u o g o M o v e m e n t F o o d h a H a Y o u t h f a t t o p i ù N e t w o r k ) l e p o r t a t o a m p i o o r g a n i z z a t o e v e n t i o l a n d e s i u n a c o s e i l e d a v v e r o f e s t i v a l b e l l o l u n g a s e r i e p a r a l l e l i F e r r e r o S Il Food Film Festival di Amsterdam, alla sua quarta edizione, è ormai diventato uno dei principali momenti di aggregazione e riorganizzazione per lo Slow Food Youth Network (Sfyn), la branca giovane e più “austeramente anarchica” della nostra rete. Il cinema sul cibo diventa occasione per trovarsi e fare il punto a livello internazionale. Per pensare in grande, come solo i giovani e i sognatori sanno fare. Sono i semi del (nostro) futuro i è svolta ad Amsterdam, dal 9 all’11 maggio, la quarta edizione del Food Film Festival, organizzata dallo Youth Food Movement, la “colonna” olandese dello Slow Food Youth Network. Di per sé la notizia potrebbe sembrare di scarso interesse e di poca rilevanza: ormai, di festival cinematografici a tema eco-gastronomico ce ne sono in tutto il mondo. Noi di Slow Food abbiamo lavorato a Slow Food on Film in passato, il festival che, nel 2002, è stato il primo, con tutta probabilità, a essere interamente dedicato a queste tematiche, segnando la rotta per tutte le rassegne che sono venute dopo, a partire dalla sezione Kulinarische Kino del Festival del Cinema di Berlino, organizzata proprio in partnership con Slow Food on Film. Il festival olandese dunque non può che far piacere e, perché no, renderci anche un po’ orgogliosi. La notizia vera è che lo Youth Food Movement, quest’anno, ha fatto le cose davvero in grande. Perché non solo ha portato il festival in un luogo più ampio e bello – il complesso della Gas Fabriek, sita nel Wester Park di Amsterdam con costruzioni riattate e utilizzate per mostre, happening, concerti e manifestazioni culturali –, ma ha anche organizzato una serie di eventi paralleli degni di nota. Intanto, la presenza di cibo di strada di buon livel- m o n d o 106 lo (zuppe, birre locali, panini di ogni genere), un mercato di produttori vicini a Slow Food (tra cui alcuni Presìdi olandesi), workshops, lezioni di cucina, laboratori e, soprattutto, un meeting per rafforzare la rete dei giovani dello Slow Food Youth Network. Sotto l’egida del Grundtvig, un programma della Comunità Europea dedicato alla promozione e al finanziamento di attività di formazione degli adulti agevolando scambi culturali e visite, di cui fanno parte Slow Food, lo Slow Food Youth Network e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, si è tenuto, nella giornata di sabato 10, un appuntamento che ha visto tra i partecipanti ragazzi olandesi, italiani, greci, turchi, polacchi e britannici. È stata l’occasione per incontrare Joris Lohman, direttore dello Youth Food Movement olandese, membro del Consiglio internazionale di Slow Food e chairman del Food Film Festival. Joris ha 28 anni e sa perfettamente quello che vuole: «Noi vogliamo cambiare il sistema di produzione industriale del cibo, semplicemente perché questo non ci piace». Sembrano parole di circostanza, dette in un meeting, davanti ad altri ragazzi che come lui stanno coltivando un sogno, ma parlandogli a quattr’occhi ti rendi conto che il suo non è stato un discorso “propagandistico”: no, lui crede veramente in quello che dice. Ed è uno di quelli che non teorizzano soltanto. «Siamo partiti con lo Youth Food Movement nel 2008 e da allora sono cambiate tante cose. La rete dei giovani è cresciuta così tanto che ormai il nostro lavoro, praticamente, consiste nel rispondere a mail e telefonate: di gente che già fa parte del network e con cui ci coordiniamo affinché le varie iniziative riescano nel miglior modo possibile, e di gente che vuol entrare a far parte del network stesso. Ti faccio un esempio di come siamo cresciuti, qui in Olanda. Cinque anni fa abbiamo fatto partire quella che noi chiamiamo Academy: una sorta di scuola, anche se non è il termine esatto, in cui abbiamo fatto convogliare i nostri interessi per il cibo buono, pulito e giusto, organizzando incontri settimanali, visite ai produttori, lezioni di cucina, workshop. Oggi abbiamo 125 alunni. E sai perché il ministro dell’Agricoltura è venuto a inaugurare il nostro festival? Perché il suo assistente è uno dei 125 iscritti». Come si diceva, Joris ha le idee molto chiare: «Vogliamo che lo Slow Food Youth Network abbia sempre più peso all’interno di Slow s l o w Food: perché siamo giovani e abbiamo voglia di cambiare questo sistema produttivo. Vorremmo pensare a un’edizione di Terra Madre dedicata ai produttori under 30, per esempio. Vogliamo dare un segnale politico forte, vogliamo far capire che ci siamo anche noi. Ci piacerebbe anche provare a esportare il modello della nostra Academy in altri Paesi del mondo, là dove lo Youth Food Movement è più forte. O dove ce n’è più bisogno: in Africa, ad esempio». E per parlare di Africa è stato invitato Edie Mukiibi, agronomo, vicepresidente internazionale di Slow Food e coordinatore del progetto 10.000 orti in Africa. 107 «La rete dei giovani si sta espandendo molto, anche in Africa, e questa è una cosa che mi fa molto piacere. Come potete immaginare, è più difficile rispetto all’Europa, vista la scarsa penetrazione di internet, ma anche da noi i giovani navigano e si tengono in contatto tra loro. Magari usano di più gli sms, in linea di massima, ma è un processo in forte sviluppo e credo che la rete sia destinata a crescere sempre più. Un grande impulso è arrivato dal progetto dei 10.000 orti in Africa che coordino. Per un motivo semplice: gli orti sono africani, fatti da africani, con prodotti africani che finiscono sulle tavole degli africani. E un sacco di giovani hanno capito 108 M i s o n o d i c o s a f a r c h e v u o l p a r t e g e n t e h a a c c o r t o l a c h e t u a d i s u l d i r e , u n l a c o n d i v i d e c o n c r e t a m e n t e , n e t w o r k : p e n s a s t e s s a i t e r r e n o c o m e t r o v a r e t e , c h e f i l o s o f i a , t u o i il valore politico di questa iniziativa e hanno avviato il loro orto. È stato un grande collettore e siamo molto soddisfatti di come sta procedendo questo progetto. Sto viaggiando molto in Africa e vedo che si stanno consolidando gruppi di giovani attivisti in Uganda, che è il mio Paese, Kenya, Nigeria, Tanzania e Sud Africa. I due problemi maggiori che dobbiamo fronteggiare sono la moltitudine di lingue e dialetti che si parlano in Africa e che rendono la comunicazione un po’ più complessa (pensate che in Uganda si parlano 62 dialetti differenti e che l’inglese, che non tutti conoscono, è l’unica lingua che ci accomuna) e l’instabilità politica che è una caratteristica di questo continente, purtroppo. Inoltre, abbiamo capito che l’Africa ha così tante differenze, al suo interno, che non è possibile pensare a un progetto che vada bene ovunque. Ci dobbiamo adattare ai diversi climi, suoli, culture e religioni. E questo è importante per la riuscita delle nostre iniziative: credo sia una bella sfida, se riusciamo a capire le differenti condizioni e i d e a l i agire al meglio. La rete cresce e sempre più giovani hanno voglia di dare una mano per rendere il mondo un posto migliore». Gli interventi che concludono il meeting sono di Aysenur Arslanoglu, una ragazza turca che è membro attivo della condotta Slow Food di Istanbul, ha fondato una sezione di Sfyn e sta portando avanti un progetto legato a un orto urbano, e Ben Reade, già studente dell’Università di Scienze Gastronomiche e da due anni responsabile del Nordic Food Lab del Noma, a Copenhagen. «Negli ultimi due anni ho viaggiato tantissimo per raccogliere ricette e ingredienti da riportare in Danimarca. E mi sono accorto sul terreno di cosa vuol dire, concretamente, far parte di un network: trovare gente che la pensa come te, che ha la tua stessa filosofia, che condivide i tuoi ideali e che è pronta a farsi in quattro per aiutarti. Non credo che senza questo apporto locale sarei stato in grado di fare altrettanto bene il mio lavoro. La verità è che la rete esiste già: va soltanto sfruttata e implementata». m o n d o 110 C ento di l e q u esti decenni ! c e l e b r a z i o n i d e l d e l l ’ U n i v e r s i t à ( c o n d i d i d e c e n n a l e s l o w 111 che si fa in Università, un seminario di Antropologia del cibo, degustazioni alla Banca del Vino, ospiti importanti (come don Ciotti e Philippe Daverio) a dialogare con Carlo Petrini, presentazioni di libri come la riedizione della Fisiologia del gusto di Jean-Anthelme Brillat-Savarin a cura di Slow Food Editore e con la presenza dell’autrice di una nuova prefazione, Simonetta Agnello Hornby. C’è stata anche l’inaugurazione della Scuola di cucina di Pollenzo, che raccontiamo compagni di avventura, persone che hanno condotto un pezzo di strada con Petrini o ne hanno incrociato i passi. Un regalo che si intitola La coscienza del cibo e che abbiamo consegnato a Petrini durante l’Eat-in del sabato sera, e assieme ad alcuni degli autori dell’opera, come Roberto Vecchioni, Massimo Montanari, Oscar Farinetti, Gustavo Zagrebelsky… Un regalo che potete anche farvi voi, visto che il libro è in vendita. più avanti. Momento focale il conferimento della laurea honoris causa a Michel Bras, pluristellato chef francese, che da Laguiole, un piccolo paese dell’Aubrac nella Francia meridionale, ha conquistato il mondo con il suo stile culinario e la sua attenzione alle materie prime locali. Insomma, tanta carne al fuoco e festa ogni sera, con la comunità che si è formata attorno all’ateneo sempre protagonista, attiva e affettiva. Tra tutti gli eventi ce n’è uno che possiamo tranquillamente raccontarvi prima che accada e che però quando avrete tra le mani questa rivista sarà già accaduto. È una sorpresa che l’Università di Scienze Gastronomiche e Slow Food (attraverso i tipi dell’Editore) hanno voluto fare a Carlo Petrini in occasione del suo sessantacinquesimo compleanno, che è caduto pochi giorni dopo le celebrazioni per il decennale, il 22 giugno. Un liber amicorum, come si fa con i grandi pensatori e intellettuali, scritto da ventisei amici, La coscienza del cibo raccoglie gli scritti di alcuni che rappresentano soltanto un campione dell’umanità che avrebbe potuto scrivere per Petrini. Dall’artista all’accademico, dal giornalista al religioso, il mondo di Carlin ha incrociato un’infinità di altri mondi, e il suo pensiero ne ha tanto guadagnato quanto ha lasciato in dote ovunque sia stato condiviso. Il libro è un modesto tributo – non il primo, sicuramente non l’ultimo – al pensiero di un intellettuale unico e originale, una persona che ha realizzato cose che sembravano impossibili. Vogliamo anticiparvi un piccolo estratto dello scritto più originale, a firma di colei che tra i suoi amici è sicuramente il personaggio più inconsueto. È la Chiocciola di Slow Food che parla e scrive, a nome di tutti quelli che non hanno potuto contribuire ma che al Presidente vogliono bene o ne rispettano profondamente il pensiero. Trovate la lettera nelle due pagine seguenti… P o l l e n z o s o r p r e s a ) Ba r t o l o m e o Mentre si chiude questo numero di Slow, la rivista di Slow Food, nel prato di fronte all’ingresso dell’Università di Scienze Gastronomiche è stata installata una grande giostra sfarzosa, con i suoi cavalli e le sue carrozze decorate. È il segno che inizieranno le celebrazioni del decennale dell’Università: otto giorni ricchi di eventi e incontri, per festeggiare quest’avventura intellettuale lanciata nel 2004 da Carlo Petrini e un piccolo gruppo di docenti, che sta continuando a cambiare e innovare il concetto stesso di gastronomia. Intanto, Pollenzo e Bra sono diventate una comunità di studenti, professori, ricercatori e staff che si uniscono agli abitanti, per formare un interessante gruppo sociale, che studia, pensa e agisce secondo i dettami del “buono, pulito e giusto”. Proprio al senso di comunità, e all’idea di nuova gastronomia, è dedicato il program- Ma c c a g n o ma dei festeggiamenti, di cui daremo conto meglio sul prossimo numero, visto che i tempi redazionali ci impediscono una cronaca completa. Ma possiamo anticipare che si è iniziato, dopo l’apertura formale delle celebrazioni nella notte del venerdì sera, con un Eat-in (tradotto in piemontese purté-sina, “portarsi cena”), la formula festosa e informale che i giovani di Slow Food in tutto il mondo – studenti di Pollenzo compresi – adottano per i loro momenti conviviali, di condivisione del cibo e di sensibilizzazione sulle tematiche alimentari più scottanti. La settimana poi si è snodata con un mercato contadino la domenica, attività per bambini, spettacoli, musica e proiezioni che hanno cadenzato ogni giorno; assieme a conferenze sul Manifesto di Pollenzo (un nuovo concetto di qualità alimentare quasi completamente misurabile), sulla ricerca m o n d o 112 s l o w 113 i id in o arl sono la Chiocciola, e sono la coscienza di Slow Food. Ma non perché mi sono autoproclamata, lo sono diventata per forza di cose. Sì, sono quel simbolo stilizzato che hai scelto assieme agli altri primi fondatori circa venticinque anni fa. Un logo, un’idea. Mi avete incaricata di portare in giro per il mondo l’immagine della vostra associazione, di stare sulle bandiere, sui documenti, sui baveri delle giacche, sui gadget… Poi sono finita in internet, ovunque, sui cartelli all’entrata di un orto in Africa, nelle favelas del Sud America, sui muri dei villaggi delle comunità del cibo in Chiapas e spesso mi hanno anche messa in bella vista fuori da alcuni ristoranti – mi ricordo in Giappone e Svizzera, ma anche in Italia – nonostante non si potesse: era ed è vietato usarmi per scopi commerciali. Io sono Slow Food, il profitto non è il mio fine. Tu e tutti i tuoi compagni di viaggio mi avete tutelata, promossa, fatta conoscere, fatta crescere, e non avete mai dimenticato la lezione che la mia natura vi comunica: la coscienza del limite. Io la mia casa la costruisco e la adatto alla mia stazza, non vado mai oltre. Quando ho finito la spirale, della grandezza giusta, torno indietro, consolido. In Elogio della lentezza, che tu firmasti sul primo numero di Slow, messaggero di gusto e cultura – la rivista internazionale dell’associazione nata nel 1996 – citavi Francesco Angelita, aquilano, che in uno scritto del 1607 parla di lumache. Ne elenca le specie, ne traccia la storia, segnala gli ornamenti che si ricavano dai gusci. Ma, su tutto, l’interesse è per la lezione che vi posso impartire, se rallentate, se mi ascoltate. Angelita dice che sono un modello di comportamento, i cui due punti principali sono questi: primo, la Chiocciola è «di moto tardo, per ammaestrarci che l’esser veloci fa gli uomini inconsiderati e balordi»; secondo, siccome porta su di sé la sua casa, «in ogni luogo dove è la Chiocciola è anche la sua patria». Lentezza e adattamento, e tu scrivevi: «Per lentezza, Angelita intendeva sia la prudenza sia la gravità, il senno del filosofo e il ritegno della persona autorevole, di governo. Volendone amplificare il messaggio, diremo che la lumaca è insensibile alla fretta e prende tempo, traccia imperturbabile il proprio cammino, ed è di casa ovunque. Cosmopolita e riflessiva, preferisce la natura alla civiltà, e porta la civiltà su di sé, in una conchiglia». Grazie Carlo, sono parole lusinghiere ma, a parte il fatto che tu non hai una conchiglia sulla schiena, ti faccio notare che il soggetto disegnato in quelle righe in realtà sei tu. Non lo sai, ma, descrivendomi, hai descritto te stesso. E non sei cambiato per niente nei quasi vent’anni che sono passati dal 1996. […] Credo Carlo P la coscieetrini: del cibo nza tr Pe di essere nella posizione migliore per farmi C er er rn ti p t Le i o r portavoce dell’umanità che ti ha incontrato e che d c a ur S G Ma calli e r zio se e E e all ha condiviso qualcosa con te, tanto o poco che sia: n M ari ba rav ca Al tan Mi Lu o n i o i o ra i n h g o M c r i contadini del mondo, che ci hanno accolti nelle loro t n Mu o i Se An im Bia abres ola s e a s o l z l a Ma ni e P la En Ca case e nei loro campi; i cuochi, quelli che hai scoperto, por o rio Ca an Ni i Gi Ma nello no lm to ari tti incontrato all’apice della loro carriera o quelli cresciuti oO e sta n M d o An n e C a a n i li e m lla asi vad igaro eB Er Le iO con noi, che sono sempre entusiasti di vederti entrare nel eM p oD n l S D o r o i M Ca mo nic ett i i ino ssi me all rin loro ristorante. Gli intellettuali, gli scrittori e i politici: quelli Ma io Sta chion Do y Fa aG r n c g e a a lsk r i c e V e l u S Os reb i rto Gi t g e che ti hanno ispirato e hai voluto conoscere di persona, per r a n b o Z iu Ro Su vo o G so i sta rgi ald as Gu lasciarvi vicendevolmente qualcosa, o quelli che hai ispirato tu, Se r m i G Gr ni do Al cci rlo tramite me, più o meno dichiaratamente. Ma ci sono anche i tuoi rca co Gu e i P ces an Fr amici di sempre, chi c’è e chi non c’è più. Il sentimento dell’amicizia è il tuo motore. Tu adesso lo chiami “intelligenza affettiva”, ma restano la propulsione, lo slancio che ci ha sempre fatto affrontare qualsiasi avventura con felicità, con un approccio serio ma non serioso, giocoso ma non ridanciano, con coraggio, perché è nella convivialità che non ci si perde, è nella convivialità che si vincono le sfide. Tu ce lo hai insegnato con la pratica: quello che hai fatto è importante tanto quanto le tue idee, e quello che hai realizzato non si separa dalle idee, né dalle persone che ti hanno accompagnato. Intelligenza affettiva è anche questo: una rete di idee, imprese, persone. […] Carlin, ne ho migliaia di cartoline della memoria da tirare fuori dal cassetto, e non basterebbe un libro, non basterebbe una biblioteca. Non volevo parlare di ricordi ma sei tu che mi insegni che la memoria è importante e serve per andare avanti. Non saremmo niente senza memoria. Le storie, quelle storie che rievocano i tuoi viaggi, non sono solo fotografie del passato. Sono il testimone del futuro, perché sono progetti realizzati, avventure che ti hanno fatto evolvere, e con te siamo evoluti tutti. […] Mi sa che è ora di chiudere questa lettera che ti dovevo, come minimo, e di lasciare spazio a quelli che hanno scritto questo libro per te. Diciamo che è solo un campione dell’umanità che avrebbe avuto piacere di scrivere in onore tuo e della tua opera: metterli tutti sarebbe stato titanico. Una di quelle imprese che forse solo tu saresti riuscito a realizzare. Ma facciamo così: con questa mia vorrei unirli io tutti insieme, idealmente. Sono anche la loro voce, sono le vite di tutte le persone che ti regalano un pezzo delle loro storie e tu di rimando dai loro un po’ della tua, o un po’ della mia, se vuoi. Si cresce insieme, si crea insieme. E non c’è altro da aggiungere: sei tu che hai costruito passo dopo passo tutto questo, che hai direttamente o indirettamente dato il via a ogni mossa, a ogni impresa, sei colui che ha tessuto la rete con un filo sottile ma indistruttibile. Io, la Chiocciola, sono il tuo capolavoro. Sono la coscienza di Slow Food e, visto che cos’è diventato Slow Food oggi, posso anche dire, senza temere di peccare in superbia, di essere una bella parte della “coscienza del cibo” che appartiene al mondo. Cento di questi giorni, amico mio. m o n d o 114 S cuol a di cucin a a P ol l enzo c o n d i v i s i o n e c h e d i p i u t t o s t o c o m p e t i z i o n e F r a n c e s c a F a r k a s Nel bel mezzo dell’era della spettacolarizzazione televisiva del ruolo dello chef nasce la Scuola di cucina di Pollenzo, ideata dall’Università di Scienze Gastronomiche in collaborazione con Slow Food. Un progetto che si distingue per un approccio originale e innovativo, che mette al centro il prodotto in tutte le sue sfaccettature s l o w Finalmente una scuola di cucina che arriva alle tecniche partendo dalla materia prima. Solo conoscendo l’ingrediente in tutti i suoi aspetti, non solo gustativi e biologici, ma anche storici, sociali e ambientali, è possibile trasformarlo nel migliore dei modi, valorizzandolo davvero. L’Università di Scienze Gastronomiche è nata con l’obiettivo di formare i nuovi gastronomi, figure professionali che, conoscendo il processo produttivo del cibo e tutte le sue implicazioni culturali, territoriali ed economiche, sono capaci di operare nella produzione, promozione e comunicazione dell’agroalimentare di qualità. Lo stesso approccio interdisciplinare contraddistingue questa nuova avventura pollentina che aggiunge un importante tassello alla sua offerta: formare i nuovi cuochi. «La complessità dei valori che entrano in gioco in una cucina è grande, e richiede di essere affrontata con un approccio olistico, in modo che la buona cucina sia sempre più l’espressione consapevole dei territori e delle persone che li abitano» afferma Carlo Petrini. E continua: «Vogliamo che i cuochi incontrino e discutano con chi la materia prima la produce, che imparino a trattare con rispetto i prodotti, i contadini e il territorio». Niente cucina fusion, né ricette d’avanguardia. Protagonista di questa Scuola sarà l’immenso patrimonio di ricette tradizionali 115 delle nostre regioni, trasmesso attraverso le mani e le parole di ristoratori, osti e chef stellati, produttori, artigiani e contadini. La Scuola, che occupa la sede della Corte Albertina di Pollenzo, adiacente alle altre strutture dell’Università di Scienze Gastronomiche, aprirà a settembre il primo Master in Cucina popolare italiana di qualità (in italiano), e a gennaio quello in lingua inglese con il titolo Master in the Slow Art of Italian Cuisine. Seguendo il modello didattico interdisciplinare ed esperienziale che da sempre caratterizza l’Università di Scienze Gastronomiche, i due Master annuali vedono l’alternanza di lezioni teorico-pratiche in sede a Pollenzo e periodi di tirocinio formativo. Tre mesi in un locale segnalato nella guida Osterie d’Italia di Slow Food Editore e tre mesi in un ristorante, stellato o meno, comunque vicino alla filosofia di Slow Food: confrontandosi con diverse realtà ristorative, gli allievi avranno l’occasione di acquisire un quadro completo dei diversi approcci alla cucina di tradizione. Un’unica parola d’ordine: condivisione piuttosto che competizione. Gli studenti non lavoreranno in banchi singoli ma disposti su tre tavoli da sette postazioni ciascuno, che faciliteranno lo scambio di esperienze, il coinvolgimento e l’interazione tra loro ma anche il contatto con lo chef-docente. A disposizione dei nuovi talenti, il meglio della m o n d o 116 tecnologia presente oggi sul mercato, disegnata da Electrolux e Valcucine, con attrezzature Kenwood-De Longhi, su cui imparare, sperimentare e conoscere, nel massimo rispetto per l’uomo e l’ambiente. Le discipline del Master sono di natura sia umanistica sia scientifica, e prevedono una consistente interazione tra teoria e pratica. La maggior parte delle lezioni verrà dedicata ai prodotti (cereali, grassi, uova, latte e derivati, carne, pesce, verdure, spezie), ciascuno dei quali sarà analizzato e studiato toccando differenti materie: storia, chimica, produzioni agroalimentari, tecnologie, nutrizione, analisi sensoriale. Faranno parte del percorso formativo anche discipline di base come storia e cultura del cibo, management aziendale, comunicazione, diritto. Se per le lezioni teoriche la Scuola si avvale del prezioso contributo dei docenti dell’Università di Scienze Gastronomiche, le lezioni pratiche saranno tenute dagli chef che lavorano alle Tavole Accademiche (esempio virtuoso di mensa universitaria “buona, pulita e giusta” avviato nel 2013, vedi Slow II/13) assieme ai cuochi delle osterie e dei ristoranti che da anni collaborano con Slow Food e che daranno una loro personale interpretazione dei diversi prodotti. Il tutto nella cornice fortemente internazionale dell’Università di Scienze Gastronomiche: gli studenti della Scuola di cucina potranno formarsi in un ambiente unico, a stretto contatto con studenti dei corsi di laurea, dei Master e dell’Alto Apprendistato che provengono da tutto il mondo. Potranno partecipare a incontri, conferenze ed eventi aperti agli altri studenti ed entrare in contatto con gli chef internazionali che ogni anno sono coinvolti nella Tavole Accademiche. A completare il quadro, tre viaggi didattici sul territorio italiano che permetteranno agli studenti di completare gli insegnamenti teorici e le lezioni pratiche in cucina con un’esperienza diretta del mondo della produzione alimentare. Per l’ideazione della Scuola, importante è stato il contributo di Vittorio Fusari, Pier Giorgio Parini e Galdino Zara. Abbiamo chiesto loro quale sia il valore aggiunto di questa Scuola di cucina. Ecco le loro risposte. Galdino Zara (fondatore Cooperativa La Ragnatela): «La Scuola vuole fondare un nuovo concetto di gastronomia, che sia nel segno dei tempi. Formerà cuochi e gastronomi che abbiano cura dei prodotti dei propri territori e che sappiano utilizzare le nuove tecnologie pur mantenendo un occhio riverente per i vecchi ricettari». Vittorio Fusari (Dispensa Pani e Vini): «Sposando la filosofia di Slow Food, la Scuola vuole puntare sulla piacevolezza e la convivialità, dando alla gente la spinta alla s l o w felicità. Non vogliamo mirare a percorsi che vengono da altre culture ma intendiamo offrire l’Italia a chi cerca l’Italia e non qualcosa di diverso. Si potranno apprendere la gastronomia del nostro Paese, la nostra storia e la nostra cultura, che tutto il mondo ci invidia, portata ai massimi livelli». Pier Giorgio Parini (Ristorante Povero Diavolo): «Questa non è una Scuola di cucina intesa in senso solo pratico. Non si insegnano solo le basi tecniche ma essa ha il valore aggiunto di essere inserita nel contesto dell’Università di Scienze Gastronomiche, che garantisce una formazione più completa. Fondamentali saranno le esperienze tanto nelle osterie tradizionali quanto nei ristoranti, dove gli studenti potranno toccare con mano le diverse declinazioni della gastronomia italiana». A chi si rivolgono i due Master in Cucina Slow? A diplomati e laureati con una certa esperienza in campo culinario e, in numero limitato, ad appassionati disposti a seguire uno stage propedeutico presso la Scuola. Come afferma Gabriella Morini, docente di Scienze molecolari e referente scientifico della Scuola: «Sarà un anno vissuto studiando, cucinando, dialogando, viaggiando, gustando. Parleremo di molecole gastronomiche e non di gastronomia molecolare, della scienza in cucina che nulla toglie al piacere del cibo semplice e riconoscibile». 117 QUELLA DELl’unisg… è l’unica Scuola di cucina creata da un’Università, quindi i suoi sono gli unici corsi di cucina che rilasciano un diploma di Master di primo livello. I corsi amatoriali La Scuola di cucina di Pollenzo aprirà le porte a luglio, prima dell’inizio dei Master annuali in Cucina Slow, per accogliere appassionati di cucina di tutte le età. Pesce, conserve, panificazione, tecniche di cucina: scoprite il corso che fa per voi su www.lascuoladicucinadipollenzo.it Sono aperte le iscrizioni! Master in Cucina popolare italiana di qualità: inizio del corso 17 settembre 2014 iscrizioni aperte fino al 9 luglio 2014 Master in The Slow Art of Italian Cuisine inizio del corso 8 gennaio 2015 iscrizioni aperte fino al 24 settembre 2014 I corsi sono aperti a un massimo di 20 studenti. Un ’ idea di sepÚlveda amentale: esta to naturale tri. ni piccole, m o n d o 118 f elicit à luis sepÚlveda carlo petrini un’idea di felicità úlveda petrini un’idea di felicità piacere a. egoria ldi altri. piacere ità.» Petrini S lo w Food I talia @slow_food_italy Buongiorno! Per la nostra Chiara Chiodin #ideadifelicità è continuare a desiderare ciò che già si possiede, e per voi? @GuandaEditore S lo w Food I talia @slow_food_italy L’ #ideadifelicità per la nostra Michèle Mesmain è sapere che tutti noi siamo unici e celebrarlo con umorismo attorno a un buon pasto @GuandaEditore S lo w Food I talia @slow_food_italy L’#ideadifelicità per la nostra Bianca Minerdo? Smettere di correre e trovare un po’ di tempo per gli amici, una passeggiata, un libro… Qualche tempo fa Luis Sepúlveda e Carlo Petrini si sono incontrati a Pollenzo per una lunga chiacchierata che ha preso il via (e non poteva essere altrimenti) da una riflessione sulla lentezza rappresentata dalla lumaca, animale simbolo di Slow Food e protagonista di un famoso romanzo di Sepúlveda (Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, Guanda 2013). Un pretesto che ha generato una lunga conversazione sul futuro che vorremmo, sul presente che non ci piace e sulle realtà che invece resistono e vorremmo come esempio. Ne è nato un libro a quattro mani, Un’idea di felicità (Guanda-Slow Food Editore, 2014), un saggio che mette insieme l’esperienza amara dell’esilio di Sepúlveda e il percorso che Terra Madre sta facendo in tutto il mondo, per raccontarci dove trovare ancora spazio per la calma, la riflessione, la condivisione e suggerirci, senza presunzione, come poter fare la nostra piccola parte per vivere un presente più generoso e assicurare un futuro a chi verrà dopo di noi Pubblichiamo un piccolo estratto dell’idea di felicità di Carlo Petrini, che molto ha a che fare con il motivo portante di questo numero di Slow, la rete, assieme al risultato di ciò che abbiamo chiesto, tramite la rete informatica, ai colleghi della sede di Bra e ai nostri follower su twitter: raccontarci quale fosse la loro #ideadifelicità con un tweet. «Per molta parte della mia vita ho fatto una gran fatica, non senza un poco di imbarazzo, a trovare una risposta sensata da dare a chi mi chiedeva che cos’è la felicità. Del resto non è mai una risposta facile, per nessuno, anche se parliamo di ciò che tutti cerchiamo, ciò per cui in fondo viviamo: se non proprio la felicità, perlomeno e più probabilmente alcuni momenti felici. A ben vedere, infatti, uno stato di pieno appagamento, di piena realizzazione o di benessere completo è veramente difficile da raggiungere. In più, se per caso si ha la fortuna di arrivarci, si tratta di uno stato che poi è quasi impossibile mantenere, tantomeno perpetuare all’infinito. Paradossalmente, lo strenuo sforzo di farlo ci renderebbe quasi certamente infelici. Ecco perché, in fin dei conti, è forse più appropriato definire la felicità distillata nella sua essenza come un momento, un lampo di maggiore o minore intensità, che arriva e poi, purtroppo, passa. Ma allora? Possiamo dire di aver vissuto felicemente se, quando guardiamo indietro, siamo riusciti a collezionare una serie sufficiente o cospicua di questi momenti di felicità distillata? Forse è così, forse dobbiamo ricorrere a una sommatoria, ma s l o w 119 S lo w Food I talia Marco B oschini alessandra addari @slow_food_italy L’ #ideadifelicità per la nostra Fabiana Graglia è vivere semplicemente @GuandaEditore @MarcoBoschini la mia #ideadifelicità è un’Italia in cui la politica possa essere al servizio di comunità locali sobrie e sostenibili. @ GuandaEditore @alessandraaddar @slow_food_italy @GuandaEditore la felicità è scoprire che siamo già perfetti così S lo w Food I talia @slow_food_italy Buongiorno! Che #ideadifelicità avete oggi? Ecco quella del nostro Angelo Surrusca: «Felicità è un bisogno in meno e un desiderio in più» C arlo A lberto B r u nori @cabbac #ideadifelicita pane, salame e un bicchiere di vino rosso @slow_food_italy @GuandaEditore C arlotta I nvrea @CInvrea @slow_food_italy Felicità è sentirsi nel posto giusto al momento giusto! #ideadifelicità G u anda solo se si ragiona in maniera individuale, personale, mi vien da dire egoistica. Perché con il tempo e con l’esperienza del mio strano mestiere, il gastronomo, alla fine qualcosa ho capito, sulla felicità: è come una rete, tessuta da una serie di relazioni, stabilite con gli altri e con ciò che ci circonda; con le persone, con la natura e con le cose […]. Se poi penso a che cos’è per me la gastronomia, finisco con il concludere che è una serie di relazioni, proprio come la felicità. Anche il cibo è una rete. Dietro a un alimento, a un piatto, ci sono le storie di tutte le persone che hanno concorso a portarlo fino alla mia bocca, persone che magari si sono incontrate, si sono conosciute, hanno avuto scambi commerciali e culturali, hanno messo a disposizione il loro sapere, la loro arte o il loro tempo. Ci sono i rapporti tra gli uomini e l’ambiente, ci sono la natura e i modi di sfruttarla, più o meno giudiziosamente. Insomma, una rete fitta e complessa, tanto che il pensiero di percorrerla fa quasi venire le vertigini, ma che in realtà è la migliore immagine possibile della scienza gastronomica perché mostra come essa non possa essere considerata se non in maniera interdisciplinare, aperta a ogni influenza e connessione. La pratica di una buona scienza gastronomica – attraverso il cibo, per conto del cibo – che cos’è se non la ricerca di un pieno appagamento, di relazioni tra le persone proficue e vicendevolmente gratificanti? […] Allora sì: la felicità per me ha a che fare con la scienza gastronomica, che ne è la sua disciplina. Ha a che fare con la conoscenza del cibo e con un buon rapporto con esso, nel suo senso più pieno e completo, a volte insondabile come lo è la natura intrinseca delle relazioni. Proprio come è insondabile quella felicità che un tempo non sapevo definire, ma che oggi ho capito si può esplorare, per cercare quel po’ di piacere che ci è concesso». @GuandaEditore La nostra #ideadifelicità è leggere #Sepulveda #Petrini e scoprire che un altro mondo è possibile. A lessandra m u r g ia @alemurgia61 @GuandaEditore @slow_ food_italy Raccogliere i frutti della terra che ho lavorato T ina sa p orita @tinasaporita @slow_food_italy riconoscere la propria umanità, lavorare sui limiti e potenziare le proprie capacità E sivla @Esivla · Essere realizzato nel lavoro e fare del bene agli altri #ideadifelicità p ernice | @perniceonnivora · @GuandaEditore @slow_ food_italy #ideadifelicità Disporre di tutto il #proprioTempo In collaborazione con difendi il cibo vero. coi denti. Torino Lingotto Fiere 23-27 ottobre 2014 diventa socio slow food. Tutti a bordo! Arriva l’Arca del Gusto Slow Food promuove il diritto al piacere, difende la centralità del cibo e il suo giusto valore. Ne fa conoscere l’infinita diversità: una ricchezza che appartiene a tutti. Con Slow Food impari a riconoscere, scegliere e apprezzare il cibo vero, partendo dalla tavola e dalla gioia della convivialità. Associandoti, sostieni i produttori virtuosi con mercati, eventi, Presìdi, guide, libri e attività didattiche. Questo è il mondo Slow Food, fallo diventare anche tuo. Bastano 25 €. Mangiare buono, pulito e giusto è un diritto che ci appartiene. Programma Un evento di slowfood.it Official Partners www.slowfood.it Sostiene Fondazione Terra Madre e Slow Food Con il sostegno di Con il contributo di s a l o n e 122 C i b i d a m a n g i a r e , c i b i d a s a lva r e L’anno in corso è stato dichiarato dalle Nazioni Unite “Anno Internazionale dell’agricoltura familiare” e non è una mera questione celebrativa. L’agricoltura familiare ha dovuto fare un bel po’ di anticamera culturale e, ora che un’istituzione sovranazionale la celebra, non dobbiamo pensare nemmeno per un attimo che sia una questione di poca importanza. Per questo sarà, assieme all’Arca del Gusto, uno dei due temi portanti dell’edizione 2014 del Salone del Gusto e Terra Madre Qualche decennio fa, con l’avvento della Rivoluzione verde, che portò con sé un modello agricolo monocolturale e un’agronomia basata sulla chimica di sintesi e sul lavoro meccanizzato, si iniziò a pensare all’agricoltura familiare come a qualcosa di inadeguato alle esigenze demografiche della contemporaneità, che vedeva una popolazione in costante aumento a fronte di una superficie coltivabile che non poteva estendersi a danno delle aree urbane e industriali che intanto si propagavano. Ci sono voluti decenni di resistenza economica, politica, educativa, ambientale, intellettuale e produttiva, a tutti i livelli, per arrivare alla proclamazione di oggi. d e l g u s t o e t e r r a con ritmi forzati. Quando parliamo degli animali allevati negli allevamenti intensivi, diciamo di come sono costretti in condizioni inaccettabili, che negano loro libertà, salute e spazio. Provate a pensare alla terra, e alla Terra, come un grande, delicato, complesso animale. L’agricoltura industriale le strappa via moltissime delle specie selvatiche che lei ospita, la inonda di chimica, intossica le sue acque, la trafigge con arature profonde, ne spinge i ritmi con prodotti di sintesi... e noi mangiamo il risultato di tutto questo. Ma l’importante, per l’agribusiness, non è che noi lo mangiamo. È che noi lo acquistiamo. L’ a g r i c o l t u r a p r o d u c e s o n o l e c i b o . L’agricoltura familiare va celebrata perché produce l’80% del cibo che viene mangiato dalla popolazione della terra. Quello che viene mangiato, attenzione, non quello che viene commercializzato. Le persone non si sfamano grazie ai grafici dei fatturati, ma se hanno qualcosa nel piatto. L’agricoltura familiare va celebrata, favorita e sostenuta politicamente perché consente a iniziative come l’Arca del Gusto di Slow Food, che cataloga cibi a rischio di estinzione, di non diventare una lista di mesti ricordi, ma di restare una lista di possibili progetti (i Presìdi di Slow Food hanno origine proprio da quella lista). A Torino, dal 23 al 27 ottobre, lo spazio dell’Oval ospiterà oltre mille prodotti da tutto il mondo, saliti a bordo dell’Arca del Gusto. Una battaglia per la salvaguardia della biodiversità a cui potranno prendere parte tutti i visitatori, portando i cibi che vorrebbero salvare e candidare come prossimi passeggeri dell’Arca. p e r s o n e m a n g e r a n n o c h e , e s t a g i o n e c o l l a b o r a c o n L’agricoltura familiare non va intesa come ciò che salverà il pianeta, ma come ciò che, finora, ha consentito al pianeta di non perdersi. Vi aspettiamo al Salone del Gusto e Terra Madre 2014, per capire facendo, assaggiando, ascoltando e raccontando. f a m i l i a r e I 123 li di vicinanza, ma anche quelli alternativi, come i Gas, o le consegne via internet, o i negozi cooperativi. L’agricoltura familiare produce cibo. I suoi obiettivi sono le persone che lo mangeranno e anche la terra che, stagione dopo stagione, collabora con gli agricoltori. Produce cose da mangiare, non da vendere. L’importante è avere un raccolto, per questo diversifica il più possibile, cerca di inserirsi nei ritmi della natura, non di contrastarli. Semina patate, ma anche mais e fagioli, perché il clima che danneggerà uno di questi alimenti favorirà gli altri; semina ortaggi, ma anche fiori ed erbe aromatiche, perché gli insetti e i parassiti non li danneggino. Dietro all’agricoltura familiare non ci sono società di capitali, ma agricoltori, che saranno i primi a mangiare le loro produzioni, assieme alle loro famiglie. E ci saranno i mercati, al plurale, quelLa differenza tra l’agricoltura familiare e quella di impostazione industriale non sta solo nelle dimensioni, che sono semmai una conseguenza della filosofia che le guida. L’agricoltura industriale è un business; in alcune zone del mondo si usa il termine agribusiness. Punta al profitto, è eminentemente orientata al mercato. Produce merci da vendere. Il mercato, quello che si nomina al singolare, quello delle borse merci, della grande distribuzione, quello delle export, quello in cui il cibo si chiama “derrata”: per quel mercato bisogna produrre tanto, in modo uniforme e sganciandosi dai tempi della natura, aiutandosi con input energetici e chimici. Bisogna far lavorare la terra m a d r e s u o i o b i e t t i v i c h e l o a n c h e l a d o p o g l i t e r r a s t a g i o n e , a g r i c o l t o r i . s a l o n e 124 Info utili Orari Vieni a trovarci con tutta la famiglia! · 2 adulti e 2 ragazzi sotto i 18 anni: € 50* · 2 adulti e 3 ragazzi sotto i 18 anni: € 60* d e l g u s t o Per scoprire il programma e prenotare i tuoi eventi: www.slowfood.it Per raggiungere il Salone del Gusto e Terra Madre, usa i mezzi pubblici! Essere soci Slow Food conviene! · sconto del 50% sul biglietto intero: prezzo biglietto € 10 · sconto del 50% sul biglietto 2 giorni: prezzo biglietto € 20 · sconto del 50% sull’abbonamento 5 giorni: prezzo biglietto € 30 · sconti sugli eventi su prenotazione: Laboratori del Gusto, Mixology, Fucina Pizza&Pane, Incontri con l’Autore: sconto di € 3 Scuola di Cucina: sconto di € 5 Laboratori Sigaro Toscano: sconto di € 1 · sconto del 30% sull’acquisto dei libri di Slow Food Editore, sconti speciali su tutti i gadget presenti nel catalogo di Slow Bazar e molti altri vantaggi. Ingresso Acquista il tuo biglietto in prevendita su www.slowfood.it: nessun costo aggiuntivo, ricevi il biglietto via mail ed eviti la coda! Intero: € 20 Ridotto: € 16 · gruppi di almeno 25 persone · possessori di un biglietto di ingresso per un evento su prenotazione (Laboratori del Gusto, Scuola di Cucina, Incontri con l’Autore e Appuntamenti a Tavola) · ragazzi tra i 18 e i 30 anni · accompagnatori di persone diversamente abili* Biglietto ridotto: € 12 · ragazzi tra gli 11 e i 18 anni · over 65 anni Soci Slow Food: € 10 Biglietto scuole: € 5 a studente, per ragazzi sopra gli 11 anni Gratuito: · bambini fino al compimento degli 11 anni* · visitatori diversamente abili* · classi di bambini sotto gli 11 anni Abbonamento 5 giorni intero: € 60 Eventi su prenotazione I posti disponibili per Laboratori del Gusto, Scuola di Cucina, Incontri con l’Autore e Appuntamenti a Tavola sono limitati, per cui è indispensabile prenotare. t e r r a m a d r e 125 EDIFICIO LINGOTTO FIERE L’edificio Lingotto Fiere (Pad 1, 2 e 3) ospita il mercato italiano, con oltre 100 prodotti dei Presìdi Slow Food, le comunità di Terra Madre e centinaia di espositori. Le bancarelle e gli stand sono organizzati secondo le regioni italiane. Area Educazione * Biglietto non disponibile in prevendita Giovedì 23-domenica 26 - ore 11-23 Lunedì 27 - ore 11-20 e Pad 5. Le attività per famiglie, bambini e scolaresche (Slow Food Educa), i Laboratori del Gusto, gli Incontri con l’Autore e gli eventi di Scuola di Cucina, Mixology e Fucina Pizza&Pane. Conferenze Salone del Gusto e Terra Madre Le sale conferenze ospitano un ricco calendario di incontri, lectio magistralis e tavole rotonde a più voci. area educazione Laboratori del Gusto Scuola di Cucina Mixology Fucina Pizza&Pane Slow Food Educa (adulti, bambini e scuole) PAD 5 Stand associativo di Slow Food Italia Il termine ultimo per le iscrizioni: 16/10/2014. Il termine ultimo per disdire le prenotazioni: 26/09/2014 via nizza Pad 2. Accoglienza, tesseramento, vendita libri di Slow Food Editore. lato ferrovia uscita / ingresso uscita / ingresso Le disdette e le cancellazioni saranno rimborsate del 30%, solo se pervenute entro il 26/09/2014. Sala conferenze Ricorda: se sei socio Slow Food potrai avvalerti di ulteriori sconti. Tutte le info su www.slowfood.it o scrivendo a [email protected]. Le scuole al Salone del Gusto e Terra Madre Oltre 1000 vini italiani da degustare Legenda Gli appuntamenti così contrassegnati indicano la presenza di: Presìdi italiani e internazionali uscita / ingresso rete dei produttori e delle comunità del cibo di terra madre (Europa, Africa, Nordamerica, America Latina, Asia) rete dei produttori e delle comunità del cibo di terra madre (Italia) (Italia) Sala conferenze rete dei produttori e delle comunità del cibo di terra madre (Italia) Sala conferenze Area sponsor Sala conferenze Cucine di strada Street food dall’Italia e dal mondo Piazza della Pizza I pizzaioli napoletani lavorano gli ingredienti dei Presìdi Slow Food. EDIFICIO OVAL L’edificio Oval ospita il mercato internazionale, suddiviso in cinque macroaree, dove assaggiare prodotti unici al mondo, incontrare i protagonisti della rete di Terra Madre. Sono inoltre presenti oltre 100 Presìdi Slow Food e i Mercati della Terra internazionali. Prodotti delle comunità di Terra Madre Per saperne di più: www.fondazioneslowfood.it sono tratti dai corsi di Alto Apprendistato dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche. Cucine di Strada e Piazza della pizza rete dei produttori e delle comunità del cibo di terra madre OVAL Prodotti dell’Arca del Gusto Gli appuntamenti contrassegnati da: sono tratti dai corsi Master of Food (Vino, Cucina senza sprechi, Birra). PAD 1 Enoteca Un evento a misura di famiglia! Le offerte family friendly permetteranno ai genitori e ai bambini in visita di vivere il Salone del Gusto nella maniera più confortevole possibile. In particolare, sarà allestita un’area con servizi ad hoc per mamme con bambini in età da allattamento: fasciatoio, parcheggio passeggini, dotazione di fasce portabebè, angolo per le poppate. E inoltre sono previsti appuntamenti riservati ai nuclei familiari: «Cuciniamo in famiglia», nella Cucina Didattica. PAD 2 . Enoteca Slow Food Educa propone attività dedicate alle scuole: per dettagli e info visita il sito: www.slowfood.it PAD 3 Sala conferenze area biodiversità L’Arca del Gusto con i prodotti da salvare provenienti dai 5 continenti Sala conferenze Area Biodiversità È dedicata al progetto dell’Arca del Gusto: oltre un migliaio di cereali, frutti, formaggi, legumi, pani, dolci provenienti da 60 Paesi, accompagnati da video e immagini per illustrare il grande patrimonio di biodiversità a rischio di estinzione nel mondo. Inoltre, all’interno della Casa della Biodiversità la Fondazione Slow Food presenta i suoi progetti insieme ai produttori dei Presìdi e delle comunità del cibo. s a l o n e 126 Per imparare al Salone del Gusto e Terra Madre Slow Food vi aspetta al Salone del Gusto e Terra Madre offrendovi tante occasioni per… imparare! Adulti e bambini, famiglie e scolaresche potranno visitare i nostri spazi e partecipare alle numerose attività educative proposte. Nel Padiglione 5 del Lingotto Fiere quest’anno l’offerta sarà molto variegata: dai classici Laboratori del Gusto e Incontri con l’Autore per degustare e approfondire guidati da chef, produttori, birrai, vigneron ed esperti, alle attività rivolte alle famiglie e alle scuole (area Slow Food Educa), per arrivare alle novità di questa edizione. Il Salone del Gusto e Terra Madre 2014 si presenterà con nuovi spazi e nuove attività: la Scuola di Cucina – assaggio della Scuola di Cucina di Pollenzo, ideata dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche in collaborazione con Slow Food –, dove il pubblico, coinvolto in prima persona, potrà interagire con lo chef, seguendo il percorso di genesi di un piatto d’alta cucina o della tradizione popolare; Mixology, appuntamenti su prenotazione per chi vuole approfondire l’arte (e la cultura) dei cocktail con la guida dei migliori bartender sulla piazza; la Fucina Pizza&Pane, luogo didattico che accoglierà i gesti e le testimonianze dei maestri pizzaioli e panettieri di tutta Italia, coinvolti dal 2013 nei corsi di Alto Apprendistato dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche e metterà i partecipanti alla prova con lieviti e farine. Non mancheranno gli Appuntamenti a Tavola, per cenare in ambienti unici del Piemonte dove cucineranno i migliori chef italiani e internazionali. Come nel 2012, un grande Mercato prenderà vita nei padiglioni del Lingotto Fiere (1, 2, 3) e all’interno dell’Oval, animato dalle Comunità del cibo di Terra Madre, dai produttori dei Presìdi Slow Food e dagli espositori in arrivo da tutto il mondo. Da non perdere il ricco calendario di incontri in programma nei cinque giorni dell’appuntamento torinese: tavole rotonde, seminari, ma anche lectio magistralis offriranno momenti di dibattito e approfondimento sulle tante questioni legate al cibo, alla produzione sostenibile e alla salvaguardia della biodiversità. Vi aspettiamo! Per saperne di più: www.slowfood.it d e l g u s t o e t e r r a m a d r e 127 MERCOLEDì 22 OTTOBRE 2014 GIOVEDì 23 OTTOBRE 2014 SL05 Non è la solita zuppa Anteprima Appuntamenti a Tavola Laboratori del Gusto Giuliana Saragoni del Gambero Rosso di Bagno di Romagna e il marito Moreno vi portano le zuppe tipiche dell’Appennino fatte con legumi e altri prodotti del bosco. SA01 Un Baronetto nelle cucine del Cambio ore 20.30 Ristorante Del Cambio Piazza Carignano, 2 – Torino www.delcambio.it € 150 (soci Slow Food € 140) In piazza Carignano, il “salotto buono” di Torino, ritorna agli antichi splendori il Cambio. Questo locale, dove Camillo Benso conte di Cavour era di casa, ospita nella sala risorgimentale a lui dedicata la cena inaugurale del Salone del Gusto. Chef di casa il giovane Matteo Baronetto che, lasciate le cucine del milanese Cracco, propone una cucina moderna, senza tralasciare i classici del territorio. Grandi materie prime, tecnica di cucina precisa e di grande eleganza. SL01 Vino e territorio: il fascino del vulcano ore 14.30 € 30 Frank Cornelissen e Marc De Grazia (Tenuta delle Terre Nere) vi introducono al concetto di terroir sull’Etna: degustazione di sei vini, tre da ciascun produttore. SL02 Vino e territorio: lo Jura dei giovani ore 14.30 € 30 Con LeRouge&leBlanc alla scoperta della nuova generazione di vignerons bio che sta facendo parlare di sé in Jura, regione francese della Franche-Comté. ore 14.30 € 25 SL06 L’anfora delle meraviglie ore 17.00 € 25 Viaggio dal Nord al Sud Italia tra i produttori che, da più o meno tempo, si stanno misurando con la vinificazione e la maturazione del vino in anfora. SL07 Vino e territorio: la “wild side” della California Ore 17.00 € 25 Provate i vini di produttori californiani emergenti (The Scholium Project, Broc Cellars) che non seguono la mainstream, ma preferiscono vini naturali espressione della terra. SL03 Chimay Grande Réserve: verticale trappista SL08 Dove va l’Inghilterra? Le nuove tendenze dell’Albione birraria ore 14.30 € 23 Ore 17.00 € 23 ore 20.30 Ristorante Combal.Zero Piazza Mafalda di Savoia, Castello di Rivoli – Rivoli (To) / 13 km a ovest di Torino www.combal.it € 100 (soci Slow Food € 90) Verticale della Chimay Grande Réserve, dagli anni Novanta sino alle recenti cotte, guidati dal birraio della famosa abbazia trappista di Notre-Dame de Scourmont (Belgio). Venite a scoprire i birrifici artigianali inglesi protagonisti di una vera e propria new wave tra cui Moor, Siren, Wild Beers, Buxton Brewery, Oakham Ales. SLV01 Ethiopian Kafa Coffee, il primo caffè della storia. Viaggio sensoriale alle origini del caffè SL09 I caffè dei Presìdi Slow Food L’Italia dei Presìdi Slow Food, da nord a sud, interpretata dall’estro e dall’imprevedibile visione di Davide Scabin. Un matrimonio molte volte sussurrato, un flirt che dura da anni e che, alla vigilia dell’apertura del Salone del Gusto, si consuma. Accomunati dalla pretesa, riconosciuta, di essere unici, i prodotti dei Presìdi saranno l’ennesimo stimolo creativo per mani, testa e cuore di Davide e del suo staff. Il ristorante Combal.Zero a Rivoli, come roccaforte di uno dei progetti più importanti di Slow Food e di convivialità, grandi prodotti e piatti unici a difesa di una storia tutta italiana. ore 14.30 € 16 SA02 L’Italia dei Presìdi sotto la luna di Davide Scabin Assaggio di singole origini partendo dalla regione di Kafa (Etiopia) sino all’India, all’isola di Giava e al Brasile. SL04 Viaggio alla scoperta delle tradizioni “prosciuttaie” d’Europa ore 14.30 € 25 Assaggio di: San Daniele (Italia), jambon de Bigorre (Francia), jamón ibérico de Bellota (Spagna), domácí pršut (Croazia) e sorprese da Ungheria, Serbia e Montenegro. Ore 17.00 € 16 Enrico Meschini, artigiano torrefattore e storico collaboratore di Slow Food per il caffè, vi guida alla scoperta dei caffè dei Presidi. SL10 Freschi e freschissimi ore 17.00 € 20 Degustazione di formaggi dei Presìdi Slow Food come il raviggiolo (Appennino tosco-romagnolo), l’agrì di Valtorta (Val Brembana, Lombardia) e la vastedda del Bèlice (Sicilia). 128 G I O V E D ì 2 3 O T T O B R E Laboratori del Gusto SL11 Il tè in Giappone tra novità e tradizione ore 17.00 € 25 Shimodozono, importante produttore di tè giapponese, vi propone una selezione di tè biologici in bottiglia, sia da singoli cru sia in blend. A chiudere il goishicha, un tè naturale molto raro, candidato all’Arca del Gusto di Slow Food. SL12 Vino e territorio: i Barolo di Castiglione Falletto ore 19.30 € 40 Sei famosi produttori del Barolo di Castiglione Falletto vi propongono i loro vini dai vigneti più famosi, veri e propri grandi cru, della denominazione di questo comune. SL13 Vino e territorio: il Priorat, storia di una metamorfosi ore 19.30 € 30 Da una denominazione eccezionale ecco i vini di Ricard Rofes del Celler Scala Dei, Dominik Huber di Terroir al Limit e Sara Pérez di Mas Martinet. SL14 Birre italiane: novità e tendenze, viste attraverso le pagine della Guida alle birre d’Italia di Slow Food Editore ore 19.30 € 28 Con i due curatori Luca Giaccone ed Eugenio Signoroni, assaggiando sei birre, facciamo il punto sulla situazione italiana. In omaggio, una copia del volume. SIA01 Emmanuel Rouget a colloquio con Jacky Rigaux ore 19.30 € 45 Erede di Henry Jayer, maestro incontestato della viticoltura borgognona moderna, Emmanuel Rouget, intervistato da Jacky Rigaux, vi svelerà i segreti dei suoi vini. Sarete introdotti alla degustazione geo-sensoriale che associa la conoscenza del luogo dove nasce il vino all’arte di degustarlo. 2 0 1 4 SL15 Sulle coste del Mediterraneo, alla ricerca delle antiche tradizioni casearie ore 19.30 € 20 Cinque regioni del Mediterraneo, riunite dal progetto Lactimed, vi proporranno le loro antiche tradizioni casearie. SL16 La biodiversità del cuscus in Africa nordoccidentale Ore 19.30 € 20 La biodiversità del cuscus: dal Presidio del cuscus salato di miglio sunnà dell’isola di Fadiouth (Senegal), ai cuscus marocchini preparati dai cuochi dell’Alleanza Slow Food. Appuntamenti a Tavola SA03 La visione di Antonia ore 20.30 NH Lingotto-Tech Café Restaurant Via Nizza, 230 – Torino www.nh-hotels.it € 95 (soci Slow Food € 85) Antonia Klugmann, triestina di nascita, è una cuoca dai molti interessi, dotata di una personalità sfaccettata e di grande sensibilità. Nei suoi piatti cerca la profondità del gusto e abbinamenti unici, frutto della propria visione dell’ambiente circostante. Chef dal 2013 al Venissa, ristorante-ostello sull’Isola di Mazzorbo nella laguna di Venezia, il prossimo autunno aprirà L’Argine a Vencò a Dolegna del Collio. Il menù di Antonia vi sarà servito nell’ariosa e moderna cornice del NH Lingotto-Tech Café Restaurant. SA04 Mauro Uliassi e le Marche di mare e di terra ore 20.30 Eataly-Sala dei 200 Via Nizza, 230 int. 14 – Torino www.eatalytorino.it € 120 (soci Slow Food € 110) Mauro Uliassi, cuoco bistellato di Senigallia, è il grande interprete della cucina marchigiana in grado di destreggiarsi abilmente tanto tra i classici di mare quanto tra quelli di terra. Dall’Adriatico il pescato del giorno, interpretato con tecniche moderne e ricette curate; dalle colline e dai monti, che sovrastano la costa, grande selvaggina e prodotti della terra. s a l o n e d e l g u s t o e t e r r a m a d r e 129 SA05 Zheng Yang, la Cina è servita SA08 Crippa: sorprese sotto il duomo ore 20.30 Zheng Yang Via Principi d’Acaja, 61 – Torino www.ristorantezhengyang.com € 55 (soci Slow Food € 50) ore 20.30 Piazza Duomo Vicolo dell’Arco, 1 angolo piazza Risorgimento, 4 – Alba (Cn) www.piazzaduomo.it 75 km a sud di Torino Autostrada A6, uscita Marene € 220 (soci Slow Food € 210) Ascesa rapida e inarrestabile quella di questo giovane brianzolo che ha conquistato, non scontatamente, un territorio notoriamente restìo alle novità come la Langa. C’è della stoffa, oltre che precisa esecuzione ed equilibrata sintesi di esperienze culinarie per raggiungere i vertici della cucina internazionale (tre Stelle Michelin dal 2012). Enrico Crippa, cuoco del Piazza Duomo, vi stupirà traendo ispirazione dai temi della nona edizione del Salone del Gusto – l’Arca del Gusto e l’agricoltura familiare. Accompagnamento con una selezione della cantina di casa, Ceretto. La cucina cinese è stata per anni penalizzata dai locali che servivano prodotti di bassa qualità. Grazie a personaggi come Piero Ling del ristorante Zheng Yang, sostenuto dalla sua famiglia, è stata riscoperta e valorizzata. In occasione del Salone, vi proporranno una cucina caratterizzata da profumi che combinano spezie e ingredienti d’Oriente a prodotti piemontesi, di origine cinese ma coltivati a pochi chilometri da Torino, e Presìdi Slow Food. In abbinamento, diverse varietà di tè cinesi. SA06 Da Vico a Sorrento, Gennaro e i due Peppe ore 20.30 Albergo dell’Agenzia Via Fossano, 21 – Pollenzo www.albergoagenzia.it 62 km a sud di Torino Autostrada A6, uscita Marene € 100 (soci Slow Food € 90) Un viaggio attraverso la miglior gastronomia della Penisola Sorrentina. Da Vico Equense con Gennaro Esposito del ristorante Torre del Saracino, e con Peppe Guida dell’Antica Osteria Nonna Rosa, si arriva a Sorrento per gustare la cucina di Peppe Aversa del ristorante il Buco. Tre chef che porteranno nelle sale dell’Albergo di Pollenzo i gusti mediterranei. SA07 I Vivalda di Cervere ore 20.30 Antica Corona Reale Via Fossano, 13 – Cervere (Cn) www.anticacoronareale.com 60 km a sud di Torino - Autostrada A6, uscita Marene € 130 (soci Slow Food € 120) Giampiero Vivalda, coadiuvato dal padre Renzo, ha imparato le tecniche di cucina in grandi ristoranti, uno su tutti il francese Michel Blanc, rimanendo però fedele alla tradizione dei piatti dell’osteria di famiglia. Oggi l’Antica Corona Reale ha conquistato i gourmet di tutto il mondo (due Stelle Michelin) grazie a proposte fatte di grandi materie prime locali per i piatti di terra, e liguri per il pesce. Scuola di Cucina SC00 Richard Toix (Francia) Alta gastronomia e creatività: matrimonio d’eccellenza tra la cucina francese e l’espresso italiano ore 12.00 € 35 La filosofia di Richard Toix, francese originario di Perpignan e chef stellato del Ristorante Passions&Gourmandises, aperto nel 2007 a Saint-Benoît (Poitiers) in Aquitania, è quella di una cucina senza frontiere che si esprime al meglio attraverso l’incontro di aromi e gusti lontani tra loro. La sua passione per l’espresso entra come ingrediente, spezia o aroma, nelle sue creazioni in affiancamento ai prodotti simbolo della gastronomia francese. Lo chef si racconterà attraverso tre piatti ideati in collaborazione con Lavazza: il burger café, la langoustine et son sabayon espresso (lo scampo e il suo zabaione espresso) e chèvre et café (capra e caffè) facendovi vivere un’esperienza sensoriale unica. Per i soci Slow Food sconti su tutti gli appuntamenti a pagamento e molti altri vantaggi. Per tutte le info: www.slowfood.it 130 G I O V E D ì 2 3 O T T O B R E Scuola di Cucina SC01 Gilberto Venturini La cucina del recupero: i mille usi del riso ore 15.30 € 30 Lo sapevate che con un avanzo di riso lessato, unito ad altri ingredienti, si possono realizzare degli ottimi gnocchi di riso da accompagnare col brodo e, come da tradizione emiliana e lombarda, con un ottimo grana d’alpeggio? In questo viaggio ideale tra le ricette del recupero a base di riso vi porteremo attraverso l’Italia, approdando al sud con le ganeffe siciliane: pallottoline realizzate con avanzi di riso amalgamati con burro, uova, formaggio grana e zafferano che, una volta fritte, sono tuffate nel brodo di carne. Queste sono solo alcune delle preparazioni che verranno realizzate durante la lezione da Gilberto Venturini, ex ristoratore e coordinatore del corso Master of Food “Tecniche di Cucina”, insieme a sua moglie Marcella Cicognetti. SC02 Davide Scabin Quando un vegano invita a cena un terrestre ore 15.30 € 35 Ci siamo concessi un po’ di leggerezza nel titolo di questa lezione, anche se molto spesso i carnivori vedono gli “abitanti di Vega” come delle entità elevatesi a uno stato superiore, quasi ascetico o come esseri umani che si autoinfliggono masochisticamente una pena, rifiutando di mangiare non solo la carne e il pesce ma tutto ciò che viene prodotto dal mondo animale. Ma come fanno a sopravvivere? Di che cosa si nutrono? Tutti giorni insalata o al massimo un po’ di tofu? Cari terrestri, il mondo gastronomico a disposizione di un vegano è ricchissimo e molto spesso esalta la creatività e le tecniche in cucina. Se poi Davide Scabin si mette in testa di stupire entrambi i pianeti, proponendo per due ore una cucina completamente vegana, beh, non vi resta che sperare di trovare posto a bordo dell’Enterprise. s a l o n e 2 0 1 4 d e l g u s t o e t e r r a SC03 Andres Ugaz (Perù) I cebiche del Perù SLP02 Andrea Perino e Gianfranco Fagnola: amici nostri ore 19.00 € 35 ore 16.00 € 15 Andres Ugaz, cuoco, ricercatore e promotore delle tradizioni culinarie peruviane è specializzato nelle preparazioni del cebiche, piatto considerato patrimonio culturale del Perù. L’origine del cebiche risale all’epoca precolombiana e gli ingredienti sono pesce crudo marinato nella leche de tigre, salsa a base di limone, coriandolo e aromi natuali. Andres sostiene che il piatto abbia il carattere caparbio dei pescatori e paragona il suo sapore a una meravigliosa giornata di sole al mare. Scoprirete diverse tecniche di preparazione e varianti: dal cebiche classico a base di pesce crudo, a quello ai frutti di mare, dal tibio – in cui il pesce viene avvolto in una foglia di mais – al tiradito, dove il pescato viene abbinato al peperoncino giallo. Un’amicizia nata in meno di 60 chilometri, un mestiere ereditato e reinterpretato, due storie di successo. Andrea Perino, di Perino Vesco-Fornai in Torino e Gianfranco Fagnola dell’omonimo panificio di Bra, impasteranno in aula due capolavori, offrendovi la loro visione della biodiversità e testimoniando “con gusto” il loro supporto alle comunità contadine locali. SC04 Christian Milone, Giuseppe Iannotti, Eugenio Boer Il tartufo in cucina ore 19.00 € 40 Un evento per imparare a conoscere il tartufo bianco d’Alba e lo scorzone nero estivo, grazie a Tartuflanghe, che a Piobesi d’Alba da anni seleziona e vende i tuberi migliori. E con la complicità di tre giovani chef emergenti che, attraverso le loro ricette, sapranno insegnarvi a esaltare questo prodotto unico. Christian Milone della Trattoria Zappatori di Pinerolo, Giuseppe Iannotti del Kresios di Telese Terme, Stella Michelin nel 2014, ed Eugenio Boer, chef istrionico e carismatico del Fish Bar a Milano, vi presenteranno una cucina originale, esaltata dal tartufo. In abbinamento ai vini del Consorzio Alta Langa. Fucina Pizza&Pane SLP01 Graziano Monogrammi: la Divina Pizza ore 13.00 € 20 Come Dante Alighieri, che nel Trecento riuscì a rendere divina una commedia, sette secoli dopo, Graziano Monogrammi si è ritagliato uno spazio nel cuore di Firenze, La Divina Pizza, dove mette a frutto le conoscenze acquisite all’Università della Pizza di Vighizzolo d’Este. Prodotti freschi e lievito madre sono gli ingredienti che utilizzerà per proporvi pizze come “cibo degli dei”. SLP03 Corrado Scaglione: Lipen, ovvero della nobiltà ore 19.00 € 20 A Canonica Lambro, nel territorio della provincia di Monza-Brianza, da oltre 100 anni esiste un luogo dedito alla ricerca in cucina: Lipen. Qui risiedeva il cuoco della nobile famiglia Taverna, qui oggi abita la verace pizza napoletana del maestro Corrado Scaglione. Il dialogo tra nord e sud del Belpaese sarà la chiave di volta per deliziare i vostri palati. Mixology SLX01 Storie di gin ore 14.30 € 25 Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Uomini, donne, giovani e meno giovani, sono stati letteralmente stregati negli ultimi anni da questo distillato, a tal punto che se non conosci almeno cinque differenti gin rischi di esser tagliato fuori da una buona fetta di conversazioni al bancone del bar. Una tendenza esplosa negli ultimi anni, grazie alla nuova allure di uno tra i drink più classici: il Gin&Tonic. Ma dove è nato il gin? Qual è la sua storia? Come ha influenzato il mondo del bere miscelato? Michele Di Carlo, presidente del Classic Cocktail Club e docente Master of Food sui distillati, vi condurrà nel mondo del gin attraverso drink classici e moderni dal fascino intramontabile. m a d r e 131 SLX02 Frutta, cachaça, Caipirinha =Brasil ao cubo ore 17.00 € 25 Deise Novakoski è una bartender brasiliana tra le più esperte e rispettate del Paese. Insegna cockteleria all’Universita La Salle di San Paolo e collabora con alcune riviste specializzate, oltre a gestire una sua rubrica sul quotidiano O Globo. Sta inoltre coordinando la creazione del Museo brasiliano della cachaça nel quale saranno previsti corsi di formazione, conferenze e laboratori di costruzione di alambicchi. Maria Boa dal Rio Grande do Norte, Mariana e Asa Branca dal Minas Gerais, São Miguel da Rio de Janeiro sono solo alcune delle cachaça, che ci presenterà lisce e miscelate in esotiche Caipirinha, classiche e moderne. SLX03 La banda di mezcal Ore 19.30 € 25 Il mezcal è un distillato del succo fermentato dell’agave. Si tratta di un prodotto emblematico degli altipiani centrali del Messico, e i piccoli produttori, i mezcaleros, usano oltre venti varietà endemiche per la produzione di questo prezioso liquido. Il risultato finale è un liquore intenso, dalle note affumicate, che si può gustare jóven, reposado o añejo. Occasione imperdibile per assaggiare diversi mezcal artigianali (tra loro Los Danzantes e Alipus), proposti in abbinamento a un altro prodotto simbolo della terra messicana: il cacao della Chontalpa, Presidio Slow Food, interpretato da Guido Gobino. Per le famiglie ore 17.30 Cuciniamo in famiglia: La merenda Buona Pulita e Giusta € 10 per adulto € 5 per bambini e ragazzi (dai 6 ai 14 anni) Per le scuole ore 10.30 e 13.00 A tutto legume: Pisarei e fasò € 25 a gruppo classe Sconti per i soci Slow Food Iscrizioni: www.slowfood.it Personal shopper (a cura della condotta Unisg) Personal shopper regionale € 10 ore 11.30; 12.15; 13.00; 13.15; 15.00; 16.30; 18.00; 18.30 Personal shopper internazionale € 10 ore 12.00; 12.45; 16.00; 17.30 Personal shopper tematico € 10 ore 11.45; 12.30; 13.30; 15.30; 17.00; 19.00 Sconti per i soci Slow Food Iscrizioni: [email protected] Informazioni e dettagli a pagina 153 s a l o n e 132 VENERDì 24 OTTOBRE 2014 Laboratori del Gusto SL17 Vino e territorio: verticale di Terlaner ore 12.00 € 30 Provate l’evoluzione nel tempo del bianco Terlaner della storica cantina dell’Alto Adige che ha un archivio incredibile di vecchie annate. SL18 Croazia e Slovenia: alla ricerca dell’autentico ore 12.00 € 25 Alla scoperta delle produzioni vinicole poco conosciute, ma naturali e vere, di Croazia e Slovenia con Marko Kovac e Niko Dukan. SL19 Belgio: rivoluzione di stili ore 12.00 € 23 Molte cose stanno cambiando in Belgio, patria delle birre artigianali. In questo Laboratorio, le novità e le nuove tendenze con Lorenzo Dabove. SIA02 Joan Asens: dall’Ermita a Orto Vins ore 12.00 € 25 A colloquio con Joan Asens, creatore con Álvaro Palacios dell’Ermita, vino culto, e ora leader del progetto Orto Vins nella zona del Montsant. SL20 Neri di Sicilia ore 12.00 € 25 Il nero come filo conduttore di assaggi di prodotti siciliani d’alta qualità e artigianalità: salumi (Nebrodi), lenticchie (Monti Erei), tuma persa di latte ovino, pane nero (Castelvetrano), vini (Nero d’Avola). d e l g u s t o e t e r r a m a d r e 133 SL21 La cucina degli avanzi: non si butta via niente SL26 A Parigi, il sergente recluta il meglio SL31 La pasticceria tedesca: dolce Berlino ore 12.00 € 25 ore 14.30 € 35 ore 17.00 € 20 La tradizione contadina del tratto del fiume Po che scorre in Lombardia fatta di piatti poveri dove non si sprecava mai niente. Abbinamento con i vini classici delle colline che lambiscono il grande fiume. Antonin Bonnet, chef del Sergent Recruteur di Parigi, vi presenterà alcuni piatti della sua cucina frutto della sua complicità con artigiani e produttori. La käsekuchen (cheese cake) interpretata dai pasticcieri del mercato coperto di Kreuzberg del “Nashmarkt” e da Lea Moser, giovane pasticciera di Princess Cheese Cake. Con vini dolci e dessert regionali tedeschi. SL22 Quali macerazioni? ore 14.30 € 25 Da nord a sud, viaggio nell’Italia dei vini macerati da uve di differenti varietà autoctone: albana, ribolla, nosiola, fiano, malvasia, garganega e cortese. SL23 Il nebbiolo nelle sue più naturali e alte interpretazioni ore 14.30 € 45 Scopriamo il nebbiolo nei tre territori d’elezione di Barbaresco, Barolo e Boca con i produttori Roberto Conterno, Luca Roagna e Christof Künzli (Le Piane) e Jacky Rigaux, professore all’Università di Borgogna. SL24 C’è fermento in Scandinavia ore 14.30 € 23 Cosa succede sulla scena birraria artigianale nei paesi nordici di Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia? Venite ad assaggiare. SLV02 Progetto ¡Tierra! Lavazza: viaggio nella sostenibilità attraverso l’aroma delle sue miscele ore 14.30 € 16 ¡Tierra! progetto di sostenibilità voluto da Lavazza e realizzato nelle comunità di caficultori in Honduras, Colombia, Perù, Brasile, India e Tanzania. Assaggi dei caffè. SL25 L’aceto balsamico della tradizione familiare ore 14.30 € 30 Due storiche famiglie modenesi, tra cui quella degli Agazzotti, vi aprono le loro acetaie e vi portano in assaggio i loro migliori aceti balsamici tradizionali. SL27 Decennale Veronelli, revival anni ‘70 ore 17.00 € 50 La leggendaria cantina di Gino Veronelli apre le sue porte e vi propone un assaggio di vini emblematici degli anni Settanta. SL28 L’importanza del suolo: perché la Borgogna? ore 17.00 € 35 Incontro con Claude e Lydia Bourguignon per comprendere i suoli su cui nascono i vini di tre terroir borgognoni: Sylvaine Pataille (Côte de Nuits), Château de Pommard (Côte de Beaune) e Domaine des Vignes du Maynes (Maçonnais). SL29 La nuova Spagna birraria ore 17.00 € 23 Con Kuaska e Guillem Laporta, publican e sommelier, alla scoperta delle novità birrarie in terra spagnola. In degustazione sei birre rappresentative di tale realtà. SLV03 L’espresso italiano diventa dessert ore 17.00 € 16 Un laboratorio sui diversi modi di interpretare l’espresso per creare dessert e bevande che stupiranno i vostri ospiti. SL30 I formaggi d’alpeggio tra Carso e Slovenia ore 17.00 € 25 I formaggi a latte crudo di Tolmin (Alpi Giulie) di Valter Kramar e quelli del Carso di Dario Zidarich. In abbinamento, vini friulani e sloveni. SL32 Vino e territorio: viaggio all’interno della denominazione Chianti Classico ore 19.30 € 25 Ha senso parlare di zonazione del Chianti Classico? Venite a provare come si esprimono i Chianti da diverse aree di produzione: Panzano, Castellina, Radda, Gaiole e altre ancora. SL33 Magia, magia… questa è vera magia! ore 19.30 € 43 Come invecchiano in anfora saké, shochu e vino? Verificatelo in questo Laboratorio, che attraverso prodotti straordinari, vi propone un viaggio tra Giappone, Europa e Georgia. SL34 Londra, le sue birre e i suoi birrifici ore 19.30 € 23 Insieme a Steven Crouch, giudice e membro del Camra, facciamo il punto sulla vivace scena londinese dei microbirrifici artigianali. SL35 L’autentico rum dei Caraibi ore 19.30 € 25 Neil Morris di West Indies Rum&Spirits Producers Association (Wirspa) vi presenterà il marchio Authentic Caribbean Rum (Acr) e sei rum di sei diversi Paesi dei Caraibi in assaggio. SL36 Marco Bernini, creatore di formaggi ore 19.30 € 25 Le incredibili e gustosissime creazioni di Marco Bernini, casaro sperimentatore a Pozzol Groppo sui colli tortonesi, in abbinamento a birre e vini locali. 134 ve n erd ì 2 4 O T T O B R E Laboratori del Gusto SL37 Nobili legumi indigeni, extravergini e vini laziali ore 19.30 € 20 Le preparazioni di Vincenzo D’Amato, chef dell’osteria La Polledrara (Paliano, Fr) nella rete di Terra Madre, a base di legumi rari (Presìdi Slow Food e Arca del Gusto) e oli extravergini. Abbinamento con Frascati e Cesanese del Piglio. SIG01 Riuscirà lo champagne a incendiare il sigaro Toscano? ore 20.30 € 15 Cuvée Rosé, Brut Millésimé 2004 e Grand Siècle dello Champagne Laurent-Perrier e il sigaro Toscano Mascagni. Stefano Fanticelli conduce la fumata; moderatore il giornalista Alberto Lupetti. Degustazione riservata ai maggiori di anni 18. Appuntamenti a Tavola SA09 Eataly for Eataly ore 20.30 Eataly-Sala dei 200 Via Nizza, 230 int. 14 – Torino www.eatalytorino.it € 110 (soci Slow Food € 100) Gli chef dei ristoranti di Eataly si ritrovano per una cena a più mani. Alla testa della brigata Ugo Alciati e la tradizione piemontese delle cucine di Guido Villa Reale di Serralunga. A seguire i canavesani Vicina di Casa Vicina Torino; Viviana Varese del ristorante Alice di Eataly Milano; Gianluca Esposito del Nuovo Ristorante Italia di Eataly Roma; Enrico Panero del Davinci di Eataly Firenze, vi proporranno i loro piatti. s a l o n e 2 0 1 4 d e l g u s t o SA10 Da Peppino ad Arcangelo, alle pendici della Majella SC07 Peppino Tinari La cucina del recupero: il quinto quarto ore 20.30 Pastificio Defilippis Via Lagrange, 39 – Torino www.pastificiodefilippis.com € 70 (soci Slow Food € 60) La grande cucina di Villa Maiella interpretata da Arcangelo Tinari, erede di questa straordinaria famiglia. Forte dei suoi quattro anni passati alla corte del cuoco francese Michel Bras, Tre Stelle Michelin, di Laguiole, Arcangelo coniuga la classica cucina di casa con quella più innovativa che ha appreso nei suoi stage all’estero. Una cena dai sapori decisi, alleggeriti da una mano creativa. ore 15.30 € 30 Scuola di Cucina SC05 Mauro Uliassi Il mare e la terra, il percorso culinario di Mauro Uliassi Ore 12.00 € 35 Negli anni Mauro ha saputo proporre una cucina dedicata al mare, fatta di grandi materie prime e di perfezione stilistica. Con il passare del tempo, ha saputo affiancare a questi temi quello della cacciagione, sua grande passione. In questa lezione Mauro vi introdurrà alla preparazione di alcune ricette legate a questi due temi, avvicinandovi alle tecniche più appropriate per cucinare due ingredienti assai differenti, ma che danno grandi soddisfazioni sensoriali. SC06 Antonio Tubelli La cucina del recupero: reinterpretare la pasta Ore 12.00 € 30 Gli avanzi di pasta sono dei preziosi alleati per preparare piatti che nulla hanno da invidiare ai piatti di partenza. Insieme ad Antonio Tubelli, cuoco del ristorante napoletano Timpani e Tempura e docente del corso Master of Food “Tecniche di cucina”, scoprirete che la pasta si presta ad essere trasformata e rielaborata in molti modi appetitosi, aggiungendo ingredienti secondo fantasia e disponibilità. Esistono preparazioni storiche e tradizionali in ogni territorio che scoprirete durante questo laboratorio tra cui: timballi, pasticci o ancora il famoso timpano napoletano! e t e r r a Le interiora degli animali, ritenute dai nostri nonni vere e proprie prelibatezze, sono fonte inesauribile di “scarti” che invece, lavorati nel modo giusto, si prestano a preparazioni da veri gourmand. In questa lezione, Giuseppe Tinari, chef del ristorante abruzzese Villa Maiella di Guardiagrele (Ch), realizzerà alcuni piatti della tradizione, utilizzando il quinto quarto dell’agnello. Vi insegnerà quali cotture e quali accompagnamenti utilizzare per valorizzare al meglio la materia prima e per ottenere piatti delicati dagli equilibri perfetti! SC08 Viviana Varese Mondo vegetale ore 15.30 € 35 Viviana Varese da quest’anno ha trasferito il suo ristorante Alice, una stella Michelin, all’interno di Eataly Milano. La sua carta è varia, come del resto la sua abilità nel trattare le materie prime; carne, tanto pesce e molte verdure e legumi compongono il menù. Viviana, pur non essendo vegetariana, sostiene fermamente che il futuro della nutrizione e della cucina, sarà fatto di verdure, cereali e legumi. Ma come trasformare questi ingredienti in un grande piatto? Lo scoprirete in questa lezione che guarda al futuro. SC09 Marilù Terrasi Il cuscus: l’alta cucina della quotidianità ore 19.00 € 30 Viaggio alla scoperta dell’antica tradizione del cuscus del Trapanese, da semola biologica di grano duro siciliano tagliata per essere “incocciata” a mano e cotta al vapore. Marilù Terrasi, cuoca e albergatrice presso Il Pocho di San Vito lo Capo, nonché istrionica portabandiera del cuscus nel mondo, vi insegnerà le tecniche di preparazione e cottura di questo piatto, entrato a fare parte della quotidianità e tramandato dalle donne, di generazione in generazione, secondo un rito antico. Ne preparerete e assaggerete diversi tipi. Per i soci Slow Food sconti su tutti gli appuntamenti a pagamento e molti altri vantaggi. Per tutte le info: www.slowfood.it m a d r e 135 SC10 Aldo Zivieri L’arte del norcino: Zivieri, il demiurgo delle carni ore 19.00 € 35 «Sei un salame!»… Già, ma quale? Ogni campanile tricolore custodisce una tradizione diversa: dal felino al toscano, dal milano al fabriano, cotto o crudo, di maiale o di cinghiale. Eppure, nell’arte del norcino, il salame è solo una delle innumerevoli declinazioni in cui trasformare il maiale: salsicce, pancette, prosciutti, capicolli, coppe, culatelli, soppressate, ciccioli, lardo, guanciale, cotechini, mortadella, speck sono un elenco estremamente ridotto della “norcidiversità”. Quella del norcino è dunque un’arte demiurgica, che richiede la conoscenza approfondita della multisensorialità, come racconta Aldo Zivieri, maestro e norcino di Monzuno (Bo) il quale, tra aneddoti e storie di vita vissuta, vi condurrà a scoprire la nascita di... una salsiccia e di un salame. E molto altro ancora! Fucina Pizza&Pane SLP04 Franco Pepe feat. Patrick Ricci: grani e artigiani ore 13.00 € 20 A Caiazzo, nell’Alto Casertano, una lunga fila di persone attende ogni giorno di vivere l’emozione di una degustazione di pizza da Pepe in Grani. A San Mauro Torinese, alle porte della prima capitale del Regno d’Italia, ogni giorno Pomodoro&Basilico, l’Officina Artigianale della Pizza, si racconta con un linguaggio emozionale e forbito. Un incontro tra nord e sud per riconoscersi fratelli d’Italia. SLP05 Stefano Callegari: Sforno ore 16.00 € 20 Può il tanto celebre, quanto succulento, cacio e pepe essere accolto su una pizza? A rispondere al quesito è Stefano Callegari che a Roma, a due passi da Cinecittà, «sforna veramente di tutto» come sottolinea nella presentazione del suo locale, Sforno. Quale tentazione proporrà agli avventori della Fucina? 136 ve n erd ì 2 4 O T T O B R E Fucina Pizza&Pane SLP06 Ciro Salvo: veramente kalò ore 19.00 € 20 C’era una volta un giovane pizzaiolo, detentore della tradizione e, nel contempo, innovatore ma senza smanie di protagonismo. Oggi quel pizzaiolo è ancora giovane ma con un nome che per il mondo della pizza è sinonimo di buono... anzi, di kalò! Ritorna al Salone del Gusto Ciro Salvo, patron della pizzeria 50 Kalò sul lungomare partenopeo, per raccontare il pulito e il giusto della verace pizza napoletana. Mixology SLX04 Presìdi sotto spirito! ore 12.00 € 25 La frutta è un ingrediente fondamentale nella preparazione della maggior parte dei drink; dagli esotici Tiki ai classici Frozen, per non parlare delle basi lime e limone dei pestati. La sensibilità e la voglia di ricercare della maggior parte dei barman di livello sta contribuendo ad innalzare la qualità e la stagionalità della frutta dietro al bancone, dandogli la dovuta importanza al pari dei distillati, del ghiaccio e di tutti gli ingredienti di un cocktail. Michele Di Carlo, presidente del Cocktail Classic Club e docente Master of Food sui distillati, vi presenterà diversi frutti dei Presìdi Slow Food, italiani e internazionali, in una veste inedita: miscelati in un drink. SLX05 La storia del cocktail ore 14.30 € 25 Dom Costa, uno dei bartender italiani più noti a livello internazionale, è considerato uno storico del cocktail in grado di raccontare l’evoluzione del bere miscelato attraverso particolari dettagli, aneddoti e leggende. In questo Laboratorio il tema sarà affrontato da differenti prospettive che definiranno non solo gli aspetti puramente tecnici, ma soprattutto racconteranno le trasformazioni che hanno caratterizzato le “drink era”. Dom vi guiderà attraverso la storia del cocktail, dagli albori fino ai giorni nostri, scandendone le tappe: dalla Jazz Age al proibizionismo, dal Club de cantineros de Cuba alla Tiki mania, dall’era della disco music al ritorno dei classici. Cosa aspettate a prenotare il biglietto per questo viaggio? s a l o n e 2 0 1 4 SLX06 Thomas Kuuttanen, master blender di Purity Vodka e i drink di Luca Picchi ore 17.00 € 25 Imperdibile appuntamento con Purity Vodka e Thomas Kuuttanen, master blender svedese di fama mondiale e creatore della vodka, che ve la presenterà personalmente. La Purity è una vodka ultra-premium, pluripremiata, ottenuta in un alambicco artigianale in rame e in oro di 600 litri in cui, per raggiungere la gradazione finale di 96%, viene distillata 34 volte, sino a perdere il 90% del volume iniziale. La proverete sia liscia che secondo l’interpretazione di Luca Picchi, bartender professionista presso il Caffè Rivoire di Piazza della Signoria di Firenze, e ambasciatore della Purity per l’Italia. SLX07 La liquoristica: dall’alchimia araba alla moderna proposta biologica ore 19.30 € 25 Fulvio Piccinino, torinese classe ‘67, è uno dei massimi esperti di merceologia del settore beverage, nonché grande studioso della storia liquoristica italiana. Vi guiderà nel mondo dei liquori in un percorso ricco di approfondimenti tecnici e culturali, partendo dalle origini per poi definire metodi produttivi e classificazioni. Per le famiglie ore 17.30 Cuciniamo in famiglia: La merenda Buona Pulita e Giusta € 10 per adulto € 5 per bambini e ragazzi (dai 6 ai 14 anni) Per le scuole ore 10.30 e 13.00 A tutto legume: Calcionetti € 25 a gruppo classe Sconti per i soci Slow Food Iscrizioni: www.slowfood.it Personal shopper (a cura della condotta Unisg) Personal shopper regionale € 10 ore 11.30; 11.45; 12.45; 13.00; 15.00; 15.30; 17.30; 18.00 Personal shopper internazionale € 10 ore 12.30; 13.15; 17.00; 18.30 Personal shopper tematico € 10 ore 12.00; 12.15; 13.30; 16.00; 16.30; 19.00 Sconti per i soci Slow Food Iscrizioni: [email protected] Informazioni e dettagli a pagina 153 d e l g u s t o e t e r r a SABATO 25 OTTOBRE 2014 Laboratori del Gusto SL38 Franciacorta: il fenomeno Dosaggio Zero ore 12.00 € 25 Le più note cantine della Franciacorta (Ca’ del Bosco, Ferghettina, Bosio, Barone Pizzini, F.lli Berlucchi, Villa Crespia-F.lli Muratori) vi presentano i loro spumanti nella tipologia Dosaggio Zero. m a d r e 137 SL41 Antiche norcinerie d’avanguardia ore 12.00 € 25 Lazio: nuove storie di norcini che vi propongono le loro selezione di salumi, differenti per tipologia e lavorazione. Accompagnano i vini regionali di Sergio Mottura e Marco Carpineti. SL42 Alle radici dell’Etiopia ore 12.00 € 25 I colori, i sapori e la storia della gastronomia etiope: dall’enjera, sorta di crêpe spugnosa al berberè, miscela di spezie per insaporire carni. Non mancherà il caffè selvatico di Harenna (Presidio Slow Food). SL39 La Spagna dei vini naturali SL43 Vino e territorio: Carso, un luogo unico da scoprire ore 12.00 € 25 ore 14.30 € 30 Joan Goméz Pallarès, giornalista e autore del libro Vinos Naturales en España, vi guida all’assaggio dei vini naturali spagnoli. L’interpretazione della vitovska, varietà regina del Carso, secondo Zidarich, Kante e Skerk (tutte chiocciole di Slow Wine) e Lupinc di Duino Aurisina e la minuscola azienda chiocciolata Skerli di Sgonico (Ts). SL40 Italia, Paese di birre acide ore 12.00 € 28 Quattro tra i migliori publican italiani – Alessandro Belli dell’Arrogant Pub di Reggio Emilia, Manuele Colonna del Ma che siete venuti a fà di Roma, Michele Galati del The Dome di Nembro (Bg) e Nino Maiorano del Lambiczoon di Milano – sceglieranno per voi birre acide made in Italy per parlare della tendenza attuale del consumo di questa tipologia. In omaggio una copia della Guida alle birre d’Italia 2015 di Slow Food. SIA03 Da homebrewer a mastri birrai: la via dell’Alto Apprendistato ore 12.00 € 20 Incontro con gli studenti del corso di Alto Apprendistato dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e i mastri birrai che li hanno accolti e insegnato la loro professione. SL44 Vino e territorio: l’altro Beaujolais ore 14.30 € 25 Insieme a Jean-Claude Chanudet (Domaine Joseph Chamonard) e Jean Foillard scoprirete il Beaujolais naturale e autentico attraverso i suoi cru più longevi e significativi: Moulin à Vent, Morgon, Fleurie e Côte de Brouilly. SL45 I nuovi luppoli ore 14.30 € 23 In compagnia di Jack Teagle, manager della britannica Simply Hops, si discute delle nuove varietà di luppolo, valutandone l’effetto su alcune birre in degustazione. SLV04 Il caffè in tutte le lingue del mondo ore 14.30 € 16 Alla scoperta di affascinanti preparazioni e di abitudini di consumo in terre lontane: dalla Turchia al Brasile passando per il Senegal. 138 s a b a to 2 5 O T T O B R E Laboratori del Gusto SL46 Formaggi e bevande dal Canada ore 14.30 € 20 Degustazione di cinque formaggi canadesi e altrettanti abbinamenti con idromele, distillati d’acero, vini da dessert e il tipico “sidro del ghiaccio” (Arca del Gusto di Slow Food). SL47 Jang, la salsa fermentata simbolo della cucina coreana ore 14.30 € 25 Laboratorio per scoprire l’affascinante mondo del jang, che nella cucina coreana rappresenta più di un mero ingrediente. Piatti cucinati dai cuochi della rete di Terra Madre Corea. SL48 Vino e territorio: la terra del Barolo fa la differenza ore 17.00 € 30 Scoprirete come il tipo di terreno – tortoniano ed elveziano – caratterizzi il vino. Sei Barolo di Mirafiore, Brandini e Borgogno da Serralunga, La Morra e Barolo si confrontano. SL49 La degustazione geo-sensoriale: il Domaine P. et A. de Villaine e t e r r a ore 17.00 € 16 ore 19.30 € 23 L’assaggiatore di caffè: parliamo di coloro che creano gusti e aromi su misura per ogni palato, che sanno dare di ogni caffè una descrizione attenta e puntuale. La vivace scena dei microbirrifici neozelandesi e i luppoli di Nelson per cui il Paese è famoso vi saranno presentati da Simon Kelly di Renaissance Brewery di Blenheim. In degustazione birre di diversi stili di birrifici neozelandesi. SL51 Sapori e gusti buoni, puliti e giusti di Maremma ore 17.00 € 20 La comunità del cibo maremmana a Energie Rinnovabili presenta la propria produzione casearia: cinque formaggi particolari, realizzati grazie al vapore geotermico. SL52 A Walk through Delhi’s Street Food ore 17.00 € 20 Gunjan Goela, cuoca, filosofa, curatrice di svariate rubriche enogastronomiche, vi conduce per le strade della capitale indiana alla scoperta dei sapori dell’autentico Delhi’s street food. SIG02 Il sigaro Toscano incontra i cocktail ore 17.00 € 15 Il mondo della miscelazione con due bartender di Drinkable di Milano, a connubio col sigaro Antico Toscano spiegato da Stefano Fanticelli. Degustazione riservata ai maggiori di anni 18. Aubert de Villaine (Domaine de la Romanée-Conti) con il nipote Pierre de Benoist (Domaine P. et A. de Villaine) aiutati da Jacky Rigaux vi presentano i vini del Domaine di Bouzeron con la tecnica della degustazione geo-sensoriale. Attraverso i vini di Alfio Mozzi, Ar.Pe.Pe, Dirupi, Fay, Nino Negri e Rainoldi esplorerete le terrazze della Valtellina, uno dei terroir del vino più caratterizzanti. Giro per il mondo assaggiando sidri e perry (sidro ottenuto dalle pere) da Australia, Regno Unito, Francia, Germania e Italia, tra cui molti prodotti dei Presìdi Slow Food. g u s t o SL55 Alla scoperta delle birre della Nuova Zelanda SL53 Vino e territorio: il concetto di cru in Valtellina ore 17.00 € 18 d e l SLV05 I primi passi nell’assaggio del caffè come un esperto assaggiatore ore 17.00 € 45 SL50 Il miracolo della mela: sidri (e perry) del mondo s a l o n e 2 0 1 4 ore 19.30 € 30 SL54 Vino e territorio: la Rioja Alavesa ore 19.30 € 25 I vini tradizionali di Amaren (Luis Cañas) e Ostatu; i txacolì di Señorío de Astobiza di Okendo e Bat Gara di Amurrio e i rivoluzionari Tentenublo Wines del giovane enologo Roberto Oliván Iglesias. SL56 Spirito svizzero: esistono i distillati di terroir? ore 19.30 € 20 Carrellata di distillati svizzeri: dal Kirsch di Basilea (Presidio Slow Food) all’assenzio della Val de Travers (Neuchâtel), al damassine (Jura) e abricotine (Valais) per finire con la fée jaune (Vaud). Accompagnamento con alcuni tipici prodotti svizzeri. SL57 Dove la storia ebbe inizio: i cioccolati delle Americhe ore 19.30 € 25 Confronto tra dark single origin dell’America Latina (Pacari, Amazonas Chocolates, Amma) e alcuni dei migliori prodotti artigianali nordamericani (Amano e Askinosie). Finale con le grappe della storica distilleria piemontese Romano Levi. SL58 Giovani cuochi portoghesi crescono ore 19.30 € 35 Leandro Carreira (ex sous chef del Viajante di Londra di Nuno Mendes) e David Jesus (sous chef del Belacanto di Lisbona), giovani chef portoghesi emergenti, vi fanno assaggiare la loro cucina. SIG03 Le donne lucchesi fra artigianalità e imprenditoria ore 20.30 € 15 Laboratorio tutto in “rosa” tra il sigaro Toscano Originale, le birre di Birroir, il vino dolce di Barbara Chelini e i dolci lucchesi di Valentina Pracchia, chef della Cucina dello Scompiglio di Vorno (Lu). Degustazione riservata ai maggiori di anni 18. m a d r e 139 Appuntamenti a Tavola SA11 Bruxelles a tavola ore 20.30 NH Lingotto-Tech Café Restaurant Via Nizza, 230 – Torino www.nh-hotels.it € 70 (soci Slow Food € 60) Un bruxellois, un fiammingo e un francese ai fornelli. Sapori, originalità e materie prime d’alta qualità per una cena realizzata in complicità. Siamo a Bruxelles, crocevia di culture e di gastronomie, e vi parliamo dei cuochi Dirk Myny (Restaurant Les Brigittines), chef di una bella maison dove la birra è un ingrediente non secondario; Philippe Renoux (Restaurant Orphyse Chaussette), catalano del Roussillon; Jean Van Roy (Brasserie Cantillon) che proporrà i suoi lambic, in accompagnamento ai piatti. SA12 Bertrand Grébaut: il giovane artista di Septime ore 20.30 Osteria Antiche Sere Via Cenischia, 9 – Torino € 80 (soci Slow Food € 70) Un’adolescenza da graffitaro, la prima Stella Michelin a 26 anni, il suo attuale ristorante nella lista dei 50 top al mondo: Bertrand Grébaut, cuoco del ristorante parigino Septime, nell’undicesimo arrondissement, rischiava un futuro da artista. E invece ha scelto un profilo basso, un ristorante il cui nome richiama la parodia della grande ristorazione fatta da Louis de Funès negli anni Sessanta e un compagno d’avventura, Theo Pourriat, con cui condivide la passione per i vini naturali. Da scoprire in una delle (poche) osterie storiche di Torino, quali sono Le Antiche Sere. Vini di cinque vigneronne: Occhipinti (Sicilia), Padovani (Toscana), Pantaleoni (Emilia-Romagna), Bera (Piemonte) e Verrua (Piemonte). SA13 Giro d’Italia al tartufo ore 20.30 Località Catena Rossa 7, Piobesi d’Alba www.tartuflanghe.it € 120 (soci Slow Food € 110) Christian Milone della Trattoria Zappatori di Pinerolo (Torino), Giuseppe Iannotti del Kresios di Telese Terme (Benevento), Ivan Milani del S.Quintino Resort di Busca (Cn) ed Eugenio Boer, chef italo-olandese, celebrano il pregiato tartufo bianco d’Alba con un menù studiato per l’occasione e servito nella sede di TartufLanghe azienda leader nel settore. 140 s a b a to 2 5 O T T O B R E Scuola di Cucina SC11 Vittorio Fusari Nutrire la Franciacorta ore 12.00 € 35 Vittorio Fusari della Dispensa Pani e Vini, forte di un’esperienza quarantennale nelle cucine di alcuni dei migliori ristoranti della Franciacorta, conosce le materie prime di qualità della zona. Interprete di una cucina semplice, sana e gustosa, Vittorio propone alcune delle ricette che lo hanno reso famoso: sardina essiccata del Lago d’Iseo con polenta di vecchie varietà di mais, risotto ai formaggi dei Presìdì e il “leggendario” manzo all’olio. Essiccazione, mantecatura e cotture tradizionali e a bassa temperatura sono gli ingredienti di questa lezione a tutta Franciacorta. SC12 Niko Romito Le cotture delle carni ore 12.00 € 35 Niko Romito è nell’Olimpo della cucina, grazie al riconoscimento più alto: le tre Stelle Michelin arrivate quest’anno. Da qualche anno, oltre al Reale, il suo ristorante a Castel di Sangro, è stata avviata la Niko Romito Formazione, scuola di cucina che prepara cuochi con una visione allargata all’intera gestione di un ristorante. La sua lezione al Salone del Gusto sarà dedicata alle tecniche di cottura delle carni, con l’utilizzo di metodologie moderne per la conservazione, lo stoccaggio e la rigenerazione al fine di mantenere un percorso di qualità nutrizionale e igienica dell’alimento. Vi illustrerà i principi fisici e biochimici delle proteine e la loro denaturazione modificando i tempi, le temperature e le pressioni atmosferiche durante la fase di cottura. SC13 Regina Tchelly (Brasile) La cucina del recupero: l’esperienza brasiliana ore 15.30 € 30 Regina Tchelly, cuoca e interprete della nuova gastronomia brasiliana, promotrice del progetto Favela Organica a Rio de Janeiro, vi darà la prova di come la creatività in cucina possa dar vita a piatti che soddisfino sani obiettivi nutrizionali, ma che siano anche capaci di sorprendere e conquistare il palato. Regina vi dimostrerà come pochi e semplici ingredienti possano essere punto di partenza per cucinare pietanze gustose come i cannelloni di cavolo e melanzana e patate gratinate con peperoni. s a l o n e 2 0 1 4 SC14 Alessandra e Roberto Casamenti La cucina del recupero: le polpette ore 15.30 € 30 Il pane è da sempre grande protagonista della cucina povera. Portatore di significati simbolici e religiosi, e quindi mai sprecato, diventa ingrediente di partenza per piatti che fanno del riutilizzo la loro forza, come insalate, minestre e dolci. Ma il contributo di un buon pane è fondamentale nella riuscita di una delle ricette più golose: le polpette. Alessandra e Roberto Casamenti dell’Osteria La Campanara di Galeata (Fc) vi insegneranno come il pane possa diventare un ottimo alleato, pronto a sposare ingredienti diversi tra i quali carne, verdura, formaggio e pesce. Con il racconto di alcuni matrimoni ben riusciti, vi saranno svelati i segreti per ottenere piatti impeccabili. SC15 Josean Alija (Spagna) L’essenza della materia ore 19.00 € 35 La cucina di Josean Alija – una Stella Michelin per il Nerua, ristorante all’interno del Museo Guggenheim di Bilbao – è una cucina pura e d’avanguardia, frutto di uno studio continuo della materia prima. L’approccio di Josean alla gastronomia è fisico e mentale; ogni prodotto (del territorio) viene studiato e analizzato per distillarne l’essenza, con lo scopo di comprendere al meglio quali tecniche e quali cotture utilizzare per rispettarlo e trasformarlo in un grande piatto. In questa lezione vi parlerà della sua visione e vi presenterà le sue ricette. SC16 Massimo Spigaroli Tra terra e fuoco: un norcino in cucina ore 19.00 € 35 Nella Bassa Parmense, fra culatelli, fiocchi, strolghini, coppe, mariole, salami gentili e cresponetto, Massimo Spigaroli, cuoco agricoltore, vi conduce fra i tagli e le lavorazioni che quotidianamente realizza nella sua Antica Corte Pallavicina a Polesine Parmense. Passeggiando fra orti, frutteti e vigneti e visitando sale di stagionatura e affinamento, finiremo per accomodarci a una ricca tavola imbandita. Non prima però di avere trasformato, sotto la sua sapiente guida, una coscia in culatello. Massimo è un esaltatore della “cucina del tutto”, ma saprà deliziarvi anche con la semplicità di un assortimento di salumi in cui ogni insaccato sarà abbinato a un pane scelto ad hoc. d e l g u s t o e t e r r a m a d r e Fucina Pizza&Pane Mixology SLP07 Renato Bosco: Saporè di pizza SLX08 Birra: ingrediente speciale per la miscelazione moderna ore 13.00 € 20 Gli integralisti della pizza classica, quelli che preferiscono la versione croccante, i sostenitori della pizza soffice e gli amanti di quella in teglia o a metro sanno che esiste un solo nome in grado di mettere d’accordo tutti: Renato Bosco di Saporè, a San Martino Buon Albergo (Vr). Curiosi di scoprire cosa proporrà questo Charming Italian Chef? SLP08 Lello Ravagnan: Grigoris, Grecia mon amour ore 16.00 € 20 Farine macinate a pietra, lievito naturale e Presìdi Slow Food sono il biglietto da visita di Lello Ravagnan, gli strumenti che dalla sua pizzeria di Mestre gli rendono più semplice il check in per l’Arca del Gusto. In Grigoris, la passione per la cultura greca trasuda sin dalle mura e, unita alla ricerca costante, rende ogni pizza un prodotto di intelligenza affettiva che merita di essere (ri)scoperto ed esaltato nella Fucina Pizza&Pane. SLP09 ‘O Fiore mio: alchimie italiane ore 19.00 € 20 Il primo ingrediente di ogni progetto ben riuscito è la passione. Lo sanno bene Davide Fiorentini e Matteo Tambini che, tra Faenza e Milano Marittima, hanno costruito una squadra che parla la lingua universale della pizza. Il loro locale ‘O Fiore Mio racconta quotidianamente la magica alchimia di impasti, temperature e gesti attenti che fanno del disco di acqua e farina il prodotto made in Italy per eccellenza. 141 ore 12.00 € 25 L’utilizzo della birra nella preparazione di cocktail è inusuale quanto innovativo benché sia una pratica che vanta origini lontane. Sebastiano Garbellini, bartender e giornalista, con differenti collaborazioni alle spalle tra cui Il Mondo della Birra, vi farà scoprire la bevanda di Gambrinus in una veste completamente nuova e differente: un incontro che analizzerà le caratteristiche delle birre per determinarne l’utilizzo nella miscelazione. La birra come fonte di ispirazione per drink classici e moderni fino ad arrivare a un alternativo beer service e a un abbinamento non convenzionale col cibo. SLX09 Miscelazione futurista: le polibibite 1930-1933 ore 14.30 € 25 Il futurismo è stato l’unico movimento italiano che abbia realmente influenzato la scena artistica europea, affrontando anche le tematiche della cucina e della miscelazione. Negli anni Venti e Trenta, infatti, grazie agli artisti aderenti al futurismo furono create le miscele più azzardate e originali della storia del cocktail, utilizzando quasi esclusivamente prodotti nazionali, in particolar modo vermouth e liquori di territorio. Fulvio Piccinino, uno dei più grandi conoscitori della storia liquoristica italiana, vi parlerà di futurismo dal punto di vista del drink ed elaborerà alcune “polibibite”, e “placafame” in abbinamento, tratti da La cucina futurista di Marinetti e Fillia del 1932. Ritorno al futurismo! SLX10 Tequila, storia e leggenda del distillato messicano per eccellenza ore 17.00 € 25 Dom Costa, uno dei più noti bartender italiani a livello internazionale, vi accompagnerà in un viaggio attraverso la storia e la cultura di un mondo lontano e affascinante, ma ancora velato da mistero. Un viaggio che vi porterà alla scoperta di sapori e profumi dei distillati messicani, simbolo di un territorio ricco di straordinarie tradizioni. Affronterà un percorso storico dalle origini del tequila, passando dal pulque al vino mezcal, fino ad arrivare alla contemporanea denominazione d’origine, approfondendo le differenti tipologie e le differenti classificazioni, secondo l’invecchiamento e secondo la zona di produzione. Ovviamente non mancheranno le degustazioni di cocktail storici a base di tequila. 142 s a b a to 2 5 O T T O B R E Mixology SLX11 Slow Food American Speakeasy ore 19.30 € 25 Il cocktail nella tradizione enogastronomica americana è considerato un elemento e un momento molto importante della quotidianità. Qui nasce la storia della miscelazione, la codificazione delle ricette, la spettacolarizzazione, grazie al padre di tutti i bartender: Jerry Thomas. Oggi, sempre di più, i professionisti del settore attualizzano il modo di interpretare la mixologia, ricercando prodotti di qualità e artigianali, dai distillati alla frutta fino al ghiaccio. Slow Food Usa, per celebrare il cocktail americano, ha indetto un concorso per professionisti, lo Slow Food Speakeasy, in cui i barman dovranno proporre una ricetta seguendo valori slow, utilizzando prodotti dell’Arca del Gusto e promuovendo la loro cultura regionale. Venite a scoprire i loro drink, attraverso il racconto di una storia che dura dal 1850. s a l o n e 2 0 1 4 d e l g u s t o e t e r r a DOMENICA 26 OTTOBRE 2014 Laboratori del Gusto SL59 Franciacorta Bellavista, dalle basi alle cuvée ore 12.00 € 25 Mattia Vezzola, direttore tecnico di Bellavista, una delle più importanti cantine di Franciacorta, vi spiega come nasce una cuvée: dai vini appena fermentati (vendemmia 2014), ai vini di Riserva sino ai vini ufficiali pronti per il mercato. SL60 Vino e territorio: il Pinot noir dell’Oregon ore 12.00 € 30 Assaggio dei Pinot Neri di Ayers, Brick House, Brooks, Cameron, Evesham Wood, Eyrie Vineyards, Lemelson, Walter Scott e Westrey, uniti nel gruppo Deep Roots Coalition, che rifiuta di irrigare i vigneti. Per le famiglie Cuciniamo in famiglia: I ravioli con mamma e papà ore 11.00 e 13.30 La merenda Buona Pulita e Giusta ore 16.00 Tutti pazzi per la pizza! ore 18.30 € 10 per adulto € 5 per bambini e ragazzi (dai 6 ai 14 anni) Sconto per soci Slow Food Iscrizioni: www.slowfood.it Personal shopper (a cura della condotta Unisg) Personal shopper regionale € 10 ore 11.30; 12.15; 13.00; 13.15; 15.00; 16.30; 18.00; 18.30 Personal shopper internazionale € 10 ore 12.00; 12.45; 16.00; 17.30 Personal shopper tematico € 10 ore 11.45; 12.30; 13.30; 15.30;17.00; 19.00 Sconto per soci Slow Food Iscrizioni: [email protected] Informazioni e dettagli a pagina 153 SL61 Il Belgio, la culla della birra ore 12.00 € 23 Andiamo a vedere da dove è partito il Belgio, patria per eccellenza delle birre artigianali. Con Kuaska assaggio di Saison de Pipaix, Fantôme, Witkap Pater e altre tra cui blanche e trappiste. SIA04 Il gastronomo di sala: il front office del mangiarbere all’italiana ore 12.00 € 20 Il saper fare in sala è importante quanto la cucina. Oggi però la figura di chi è deputato all’accoglienza è in declino. Ne parliamo con Beppe Palmieri (Osteria Francescana), Roberto Casamenti (La Campanara), Diego Sorba (Il Tabarro) e Marisa Torta (Da Marisa Al Castello): sono gli uomini e le donne di sala – dall’osteria alla mescita con dispensa sino alle Stella Michelin – che vi sveleranno i segreti della buona accoglienza italiana. m a d r e 143 SL62 Storie di maiali felici ore 12.00 € 25 Confronto tra i salumi da maiali italiani ed europei: cerdo iberico (Spagna) e noir de Bigorre (Francia); euskal txerria (Spagna) e mangalica (Ungheria) entrambi Presìdi Slow Food. SL63 Cose di un altro mondo: Saturne a Parigi ore 12.00 € 35 Sven Chartier, cuoco del ristorante Saturne di Parigi, vi propone la sua cucina, fatta di prodotti stagionali – verdure (italiane dei Presìdi e francesi di Terroir d’Avenir) su tutti – in abbinamento ai vini naturali di Les Caves de Pyrene di Alba. SL64 A trazione animale: i vini a cavallo d’Italia e di Francia ore 14.30 € 30 Il cavallo usato per la conduzione della vigna. Ne parliamo con Henry Finzi-Constantine (Castello di Tassarolo) e Patrice Texier, bretone entrambi istruttori. Assaggio di sei vini, italiani e francesi. SL65 Vino e territorio: il Rancio sec del Roussillon ore 14.30 € 30 Insieme ai fratelli Danjou di Espira de l’Agly alla scoperta di questa tipologia di vini in stile ossidativo protetti dal Presidio Slow Food e ora dall’Igp. SL66 Birre&distillati, due universi s’incontrano a San Diego ore 14.30 € 23 Yuseff Cherney di Ballast Point Brewing and Spirits di San Diego e Kuaska vi guidano all’assaggio di incredibili birre e distillati di questa rinomatissima azienda californiana dalla doppia anima. SLV06 I caffè regionali d’Italia ore 14.30 € 16 Viaggio alla scoperta della tradizione del caffè italiano e delle diverse abitudini di consumo nel nostro Paese. 144 do m e n i c a 2 6 O T T O B R E Laboratori del Gusto SL67 Formaggi e vini dalla Turchia ore 14.30 € 20 Degustazione dei formaggi dell’Anatolia, patria di una delle più ricche tradizioni casearie al mondo, identificati dal progetto Essedra e catalogati nell’Arca del Gusto. Accompagnano i vini dell’associazione Wines of Turkey. SL68 Insetti ore 14.30 € 20 Ben Reade e Josh Evans del Nordic Food Lab di Copenaghen hanno girato il mondo alla ricerca dei migliori insetti edibili. Vi proporranno assaggi di piatti e storie di produttori e prodotti. SL69 Vino e territorio: il Lambrusco di Sorbara di Vincenzo Venturelli ore 17.00 € 20 Degustazione degli incredibili Lambruschi di Vincenzo Venturelli ottenuti dalla sola cultivar sorbara con l’ancestrale pratica della fermentazione in bottiglia da lieviti indigeni o seguendo il metodo classico. SL70 L’importanza del suolo: i grandi bianchi della Loira ore 17.00 € 30 Claude e Lydia Bourguignon, microbiologi del suolo, vi conducono nell’assaggio di tre terroir della Loira: il Sancerre Domaine Vacheron, i vini di Montlouis-sur-Loire di François Chidaine e il Muscadet di Sèvre-et-Maine del Domaine de l’Ecu. SL71 Open mind: guida alla fisiologia del gusto della birra ore 17.00 € 23 Proviamo con Kuaska e Sam Calagione di Dogfish Head a descrivere le birre, in base al nostro bagaglio personale di esperienze e memoria olfattiva, con la tecnica dell’open mind. s a l o n e 2 0 1 4 SLV07 I coffee maker, la storia della caffettiera raccontata e gustata da Lavazza ed Enrico Maltoni ore 17.00 € 16 Con Enrico Maltoni, studioso e collezionista di macchine da caffè d’epoca, ripercorriamo 400 anni di storia del chicco. SL72 Tredicilune, progetto di sostenibilità e filiera dei salumi di Lombardia ore 17.00 € 20 Degustazione di salami delle province lombarde e della rét, salume dell’Arca, che si differenzia per l’aggiunta di erbe aromatiche e limone. In abbinamento, le selezioni di Franciacorta della cantina San Cristoforo. SL73 Bruxelles: birra, cioccolato e cucina ore 17.00 € 30 Laurent Gerbaud, mastro cioccolatiere, Nicolas Sheidt, cuoco alsaziano del ristorante La Buvette, e le birre belghe di Brasserie de la Senne e del beershop Mi orge mi houblon, saranno protagonisti di piatti e abbinamenti d’alta scuola. SIG04 La dolcezza incontra la sapidità: vino da meditazione e sigaro Toscano ore 17.00 € 15 I passiti dalla tenuta Bukkuram di Pantelleria di Marco De Bartoli, spiegati da Sebastiano De Bartoli, incontrano il sigaro Toscano Originale descritto da Stefano Fanticelli affiancato da Luca Martini, campione del mondo sommelier Ais 2013. Degustazione riservata ai maggiori di anni 18. SL74 Vino e territorio: Montalcino e tutti i colori del Brunello Ore 19.30 € 40 Le sfaccettature dei diversi versanti del Brunello viste attraverso i vini di alcuni produttori, provenienti da ogni area della denominazione. In degustazione le bottiglie di: Baricci, Paradiso di Manfredi, Piancornello, Fattoi, Tenuta di Sesta e Poggio di Sotto. Assaggerete tutti i colori del Brunello. d e l g u s t o e t e r r a SL75 Anselme Selosse e David Lefebvre: cos’è la mineralità? ore 19.30 € 45 Capiamo cos’è la mineralità con l’aiuto di Anselme Selosse, vigneron della Champagne e David Lefevbre, enologo e giornalista francese. Assaggi di acque, Champagne e formaggi a differente grado di mineralizzazione. SL76 Birra e uva in Italia: questo matrimonio s’ha da fare ore 19.30 € 28 L’uso dell’uva (frutta, mosto o vino) nella fabbricazione della birra è una prerogativa del tutto italiana. Degustazione di diversi esempi di birre per capirne risultati, limiti e potenzialità. In omaggio ai partecipanti una copia della Guida alle birre d’Italia 2015 di Slow Food Editore. SIA05 Sebastien Chatillon: l’abbinamento tra vino e uomo ore 19.30 € 25 L’abbinamento del vino al piatto e al carattere o umore di ciascuno, visto attraverso la mente di Sebastien Chatillon, sommelier dello Chateaubriand di Parigi che eccelle in questa tecnica. SL77 L’eredità culinaria delle Alpi ore 19.30 € 20 Insieme a Dominik Flammer, storico dell’alimentazione e autore del libro L’eredità culinaria delle Alpi, percorrete un incredibile viaggio attraverso Svizzera, Italia, Francia, Austria, Germania e Slovenia alla scoperta dei prodotti che caratterizzano la gastronomia di queste montagne. SL78 I chiles del Messico secondo Zurita ore 19.30 € 25 Ricardo Muñoz Zurita, uno degli chef più apprezzati del Messico, vi presenta i chiles (peperoncini) – di cui il Messico detiene la più alta biodiversità del pianeta – attraverso alcuni piatti preparati secondo diverse ricette tradizionali. m a d r e 145 SIG05 Negroni e Toscano Originale ore 20.30 € 15 Il club Negroni di Viareggio presenta in esclusiva “Il Conte”, Negroni invecchiato in bottiglia. Assaggio di salame e salsiccia al Negroni di Michelangelo Masoni abbinati al sigaro Toscano Originale. Degustazione riservata ai maggiori di anni 18. SW15 Guida Slow Wine 2015 Centro Congressi di Lingotto Fiere ore 15.00 € 39 ingresso al pubblico comprensivo di una copia di Slow Wine 2015 € 29 ingresso soci Slow Food comprensivo di una copia di Slow Wine 2015 Mille vini di 500 aziende italiane saranno i protagonisti assoluti della più grande e importante degustazione mai organizzata da una guida dei vini italiana. Un’occasione unica per scoprire i produttori premiati dalla guida Slow Wine 2015 e per assaggiare tanti mostri sacri della nostra enologia. La bellezza di questa degustazione è data dalla presenza dei produttori che serviranno i loro vini e li racconteranno, ma anche dalla selezione, attenta e indipendente, che è stata effettuata dai 200 collaboratori della guida, puntando sui tre aggettivi che per Slow Food connotano la qualità: buono, pulito e giusto. 146 do m e n i c a 2 6 O T T O B R E Appuntamenti a Tavola SA17 La Francescana profuma di rosa Il Bastimento, neo-bistrot di mare di Torino, parte del progetto dell’Alleanza di Slow Food, ospita l’osteria moderna Dentro le Mura di Termoli per una cena a quattro mani. I classici della cucina di mare del Molise preparati da Antonio e Lina Terzano e la tradizione della Puglia Jonica proposta da Gigi, cuoco di casa. ore 20.30 NH Lingotto-Tech Café Restaurant Via Nizza, 230 – Torino www.nh-hotels.it € 190 (soci Slow Food € 180) Per Massimo Bottura la cucina non ha limiti: si parte dalla sua terra, Modena, per esplorare i confini verso i quali si può spingere. In questo appuntamento unico non vi serviamo una carte blanche (come amano dire i francesi), bensì rosa. La storia al femminile dell’Osteria Francescana da Lidia Cristoni ai nostri giorni è il tema della cena che vi sarà servita nelle sale dell’Hotel Golden Palace: dalla rezdora sua maestra alla trattoria Campazzo di Nonantola sino a Laura Cattani, Sara Pica e Jessica Rosval che hanno ora un ruolo chiave nella brigade del ristorante tristellato modenese. SA15 Pascal Barbot: la sublime cucina dell’Astrance SA18 MagoBaldin: nella giacca dell’altro ore 12.30 / Pranzo Grand Hotel Sitea Via Carlo Alberto, 35 – Torino www.grandhotelsitea.it € 190 (soci Slow Food € 180) ore 20.30 Ristorante Magorabin Corso San Maurizio, 61 – Torino www.magorabin.com € 80 (soci Slow Food € 70) L’Astrance è un piccolo ristorante parigino con 25 coperti e tre Stelle Michelin, dove Pascal Barbot in cucina e Cristophe Rohat in sala, fanno dell’accoglienza un’arte sublime. Una cucina minimalista, giocata su un sottile equilibrio tra improvvisazione e precisione, un uso sapiente delle spezie e un alto rispetto delle materie prime. Al Grand Hotel Sitea, il menù sarà abbinato a una selezione di etichette di Vino&Design di Reggio Emilia, importatore e distributore di vini scelti da Dick Ten Voorde e dalla sua equipe tra i produttori italiani e internazionali più legati al territorio. Mettiamo che due chef, due amici, decidano di scambiarsi giacca e dispensa per una sera, e mettiamo che siano di due regioni vicine ma una bagnata dal mare e l’altra caratterizzata dai monti. Che cosa ne uscirebbe fuori? Grandi cose, ne siamo certi! Soprattutto se i protagonisti sono Marcello Trentini alias Magorabin, riferimento dell’alta cucina sotto la Mole, e Luca Collami, del ristorante Baldin di Genova, posto del cuore per chi ama il pesce comme il faut. SA16 Moreno Cedroni: la Madonnina ne fa 30 ore 20.30 wPetit Baladin Via Saluzzo, 21 – Torino www.baladin.it € 85 (soci Slow Food € 75) SA14 Il Bastimento dentro le Mura ore 12.30 / Pranzo Ristorante Il Bastimento Via Della Rocca, 10 – Torino www.ristorantebastimento.it € 70 (soci Slow Food € 60) ore 20.30 Eataly-Sala dei 200 Via Nizza, 230 int. 14 – Torino www.eatalytorino.it € 120 (soci Slow Food € 110) Trent’anni, questa l’età compiuta ad aprile dalla Madonnina del Pescatore di Senigallia. E non sentirli, come Moreno Cedroni, la sua anima: grande professionalità, sperimentatore instancabile che ha raggiunto la meritata maturità, dopo aver anticipato i tempi con coraggiosi piatti creativi. Potete ancora scorrere la storia culinaria del ristorante, leggendone il menù che riporta gli anni in cui i piatti sono apparsi in carta. Moreno, attraverso una sequenza di portate, proverà a tracciare a ritroso una bella storia italiana di successo. s a l o n e 2 0 1 4 SA19 Josean Alija: alta brasserie al Petit Baladin La cucina del Petit Baladin, bar à bière nel cuore del quartiere San Salvario, sarà territorio dello chef Josean Alija del Nerua, ristorante all’interno del Museo Guggenheim di Bilbao. Per l’occasione, la cucina di Josean sarà ispirata dalle birre Baladin di Teo Musso. d e l g u s t o e t e r r a Scuola di Cucina SC17 Luca Collami I cefalopodi: cottura e utilizzo ore 12.00 € 35 Luca Collami, chef e patron del Ristorante Baldin a Genova, propone da sempre una cucina di pesce delicata e precisa. Da qualche anno, insieme alla moglie Barbara ha dato vita, a pochi metri dal ristorante, alla scuola di cucina dove propongono corsi o singole lezioni riscuotendo grande successo. Per il Salone del Gusto, Luca affronta un tema in cui molti aspiranti chef si saranno imbattuti, nella maggior parte dei casi affidandosi a lunghe cotture: i cefalopodi. Luca ci insegnerà a trattare polpi, seppie e calamaretti con cotture veloci, preservando il sapore pur mantenendo morbida la carne. SC18 Christian & Manuel Costardi A scuola di riso ore 12.00 € 35 Il riso italiano sta diventando velocemente una commodity, offerto senza differenze qualitative sul mercato; stanno scomparendo le varietà tipiche del nostro territorio e della nostra storia. Approfondiremo il tema con i cuochi Christian e Manuel Costardi dell’Hotel Cinzia di Vercelli, al centro delle aree risicole piemontesi, in collaborazione con l’Accademia degustatori di riso – fondata nel 2013 da Igiea Adami, Matteo Bermide e Davide Gramegna. Quali le caratteristiche delle differenti varietà di riso e come si comportano in cucina? E quali scegliere, a seconda del piatto che vogliamo realizzare? Per un risotto o un timballo è meglio un carnaroli, un vialone nano o un arborio? Dal salato al dolce scoprirete i segreti del riso e le sue tecniche di cottura. Oltre ai piatti cucinati dai due fratelli chef, valuterete con gli esperti dell’Accademia, i chicchi a crudo per riconoscerne pregi e difetti della pilatura, uniformità della pezzatura, qualità degli aromi; quindi ne assaggerete i campioni cotti. Per i soci Slow Food sconti su tutti gli appuntamenti a pagamento e molti altri vantaggi. Per tutte le info: www.slowfood.it m a d r e 147 SC19 Massimo Bottura La forza della squadra e l’identità in cucina ore 15.30 € 35 Dalla fine degli anni Novanta con l’apertura della Francescana in centro a Modena passando per la prima Stella del 2002 sino alle tre del 2012. Ripercorriamo non tanto la storia degli ultimi 10 anni di questo grande ristorante italiano, ma piuttosto di come nasce un piatto della Francescana e come evolve nel tempo. Massimo vi condurrà all’interno delle sue cucine e lo farà con l’aiuto di due suoi fedeli allievi: Takahiko Kondo e Davide Di Fabio, che lo seguono proprio da 10 anni. Scoprirete come le storie personali si siano intrecciate con alcuni dei più noti piatti della Francescana e sarete guidati in un’esperienza unica, che tenterà di decriptare il concetto di identità in cucina. SC20 Fabio Picchi La cucina del recupero: senza vizi e senza sprechi ore 15.30 € 30 Quando ci ritroviamo tra le mani un avanzo di cibo, siamo in una situazione fortunata: «…un momento magico di sospensione tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà…». È quanto sostiene lo chef Fabio Picchi, padre fondatore del ristorante Cibrèo, a Firenze, che ha fatto del recupero della tradizione una delle peculiarità della sua cucina. Fabio vi aiuterà a scoprire che l’avanzo di un pasto può trasformarsi in antipasto o diventare protagonista di una merenda. E il recupero diventa arte! SC21 Luigi Taglienti e Tommaso Cecca Dish&Drink: exposizioni creative chez Trussardi ore 19.00 € 35 In Piazza della Scala, a Milano, la maison Trussardi è un punto di riferimento polivalente: moda, arte, design, cucina e mixologia convivono in armonia sotto lo stesso tetto. Luigi Taglienti, chef del ristorante Trussardi alla Scala e Tommaso Cecca, head mixologist al Caffè Trussardi, sono la prova della scommessa fatta e vinta dalla proprietà, che ha puntato forte su giovani creativi e di talento. La contaminazione tra il Caffè e il ristorante è palpabile e lo scambio di idee, informazioni, concetti è continua. Al punto che, in vista dell’Expo 2015 a Milano, esposizione culturale a livello mondiale che avrà come focus il cibo e l’alimentazione, si sono chiesti come unire l’alta cucina all’alta mixologia. Un cocktail può essere abbinato a un piatto? E ancora, si può bere un piatto e mangiare un drink? Lo scoprirete in anteprima in questa imperdibile lezione di cucina miscelata. 148 do m e n i c a 2 6 O T T O B R E Scuola di Cucina SC22 Marlena Buscemi La cucina del recupero: con quel che resta del Salone-appuntamento di improvvisazione culinaria ore 19.00 € 30 Durante questo appuntamento scoprirete che preparare un piatto di recupero non è un mero assemblaggio casuale di avanzi bensì un’arte. E come tale richiede che capacità tecnica e intelligenza creativa si alleino per dare nuova vita a cibi destinati a non avere più nessuna chance tra i fornelli. Scoprirete che il principale spreco è… quello di non avere abilità nel vedere in un cibo tutte le sue potenzialità. A condurre l’incontro Anna Marlena Buscemi, laureata presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, e animatrice dell’associazione Palati educati Palati appagati (PePa), che forma adulti e bambini in ambito di educazione alimentare. Fucina Pizza&Pane SLP10 Davide Longoni: infarinature ore 13.00 € 15 Arriva alla Fucina Pizza&Pane il senso per la farina. A narrarlo è Davide Longoni, geografo, che gestisce due negozi, uno a Milano, l’altro a Monza, e ha ristrutturato un laboratorio a Rozzano, circondato dai campi di cereali. Protagonista del Mercato della Terra di Milano, Davide fa di tutto per facilitare il percorso dei milanesi da consumatori a coproduttori. In aula, il profumo degli impasti e un grande patrimonio di gustosa biodiversità. SLP11 Beniamino Bilali: scienza e conoscenza 2 0 1 4 SLP12 Saracco: 10 anni di Moscato d’Autunno ore 19.00 € 20 L’azienda Saracco si trova a Castiglione Tinella, dove le ultime colline di Langa si affacciano sul Monferrato, in un territorio fortemente vocato al Moscato. I vigneti dell’azienda sono gestiti con cura e passione da Paolo, la terza generazione della famiglia. A lui va il merito di aver creato un movimento di piccoli vignaioli legati al Moscato d’Asti, che ne hanno innalzato sensibilmente il livello qualitativo rispetto a quello industriale, facendolo apprezzare in tutto il mondo. Per l’occasione Paolo ha deciso di aprire la sua réserve secrète e proporvi una verticale di oltre 10 anni del suo Moscato d’Autunno, vino slow nella guida Slow Wine 2014. In accompagnamento, alcune pizze realizzate per l’occasione. s a l o n e d e l g u s t o e t e r r a Mixology SLX12 Dieci anni di fashion cocktail ore 12.00 € 25 Tommaso Cecca è l’head mixologist del Caffè Trussardi, in Piazza della Scala a Milano. Il suo racconto testimonierà i primi dieci anni di servizio all’interno dei luoghi più rappresentativi della moda italiana, dalla prima esperienza presso lo stilista Roberto Cavalli fino all’approdo alla maison del levriero. La sua filosofia, le sue esperienze e i suoi storici cocktail legati ai blasoni del fashion style. Tommaso metterà l’accento sulla mixologia contemporanea dove materia prima, trasparenza ed eleganza la fanno da padrona e racconterà da quali intuizioni sono nati i suoi cocktail più celebri, come il Beer Americano e il Liquid Salad, seguiti dalle sue recenti scoperte liquoristiche. Alcune anteprime, inoltre, saranno protagoniste del viaggio verso la ricerca del gusto assoluto e dell’essenza dell’aperitivo, per concludere l’esperienza con un distillato antico dal carattere bohemian. SLX13 The Connaught Hotel: storia del bar d’albergo ore 14.30 € 25 Nominato Best International Bartender al Tales of the Cocktail 2010, Agostino Perrone è head mixologist del Connaught Bar dell’omonimo luxury hotel londinese. Pluripremiato Best Hotel Bar, la cocktail room rappresenta l’esempio perfetto di come il bar d’albergo possa raggiungere l’apice del successo grazie alla sinergia dell’intera struttura. Agostino vi racconterà l’evoluzione del bar d’albergo e di come la visione globale e il lavoro di squadra possa innalzare il livello qualitativo della proposta: ricerca del prodotto, collaborazione con gli chef, innovazione, elaborazione del concetto “twist on classic”. ore 16.00 € 20 Pizzaiolo freelance, consulente e docente per l’Università della Pizza di Vighizzolo d’Este. Per la prima volta, al Salone del Gusto arriva Beniamino Bilali (Benji per gli amici), originario di Durazzo (Albania), figlio di una famiglia di fornai, in Italia dall’età di 13 anni. Con lui, la pizza diventa strumento di conoscenza e sperimentazione: una esaltazione dei sensi a partire dalla matematica certezza del piacere in pizzeria. Per i soci Slow Food sconti su tutti gli appuntamenti a pagamento e molti altri vantaggi. Per tutte le info: www.slowfood.it m a d r e 149 SLX14 Cocktail and botanical ore 17.00 € 25 Simone Caporale è uno dei più famosi bartender italiani al mondo e mixologist presso l’Artesian Bar del Langham Hotel di Londra, nominato Best Bar 2013, e considerato tra i cinque migliori locali del pianeta. Giovane e creativo, Simone Caporale affronterà una delle tematiche più attuali del mondo della miscelazione: l’utilizzo dei botanical nella preparazione dei cocktail. Sarà analizzato l’uso di spezie ed erbe aromatiche e di come lavorare con gli aromi per proporre particolari creazioni. Ovviamente tutto sarà da assaggiare! SLX15 Nordic Rock ‘n’ Roll ore 19.30 € 25 Geoffrey Canilao, mixologist professionista e newyorkese di nascita, è chef barman del The Union di Copenaghen. Nella capitale danese ha incontrato Ben Reade, dottore in Scienze Gastronomiche, background da cuoco, e responsabile del reparto di ricerca culinaria e sviluppo del Nordic Food Lab, istituto fondato da Redzepi, chef del Noma, e da Claus Meyer, imprenditore gastronomico. In questo appuntamento Geoffrey e Ben collaboreranno per creare nuovi, inattesi drink e vi guideranno in una rivisitazione dei classici senza paura di spingersi sino agli estremi limiti del mondo dei cocktail. Are you ready to rock ‘n’ roll? Per le famiglie Cuciniamo in famiglia: Piccoli buongustai crescono ore 11.00 € 10 per pubblico adulto interessato La merenda Buona Pulita e Giusta ore 16.00 Tutti pazzi per la pizza! ore 18.30 € 10 per adulto € 5 per bambini (dai 6 ai 14 anni) Sconto per soci Slow Food Iscrizioni: www.slowfood.it Personal shopper (a cura della condotta Unisg) Personal shopper regionale € 10 ore 11.30; 11.45; 12.45; 13.00; 15.00; ; 15.30; 17.30; 18.00 Personal shopper internazionale € 10 ore 12.30; 13.15; 17.00; 18.30 Personal shopper tematico € 10 ore 12.00; 12.15; 13.30; 16.00; 16.30; 19.00 Sconto per soci Slow Food Iscrizioni: [email protected] Informazioni e dettagli a pagina 153 s a l o n e 150 LUNEDì 27 OTTOBRE 2014 Laboratori del Gusto SL79 Champagne: Extra-Brut e nature, quale dosaggio? ore 12.00 € 35 Il Blanc de Blancs Grand Cru Simon Selosse di Avize e il Carte Blanche Grand Cru di Etienne Lefèvre di Verzy (maggioranza pinot nero) proposti nelle versioni Nature, Brut e Demi-sec a differente dosaggio. SL80 Vino e territorio: i differenti territori della grenache in Côte du Rhône ore 12.00 € 30 La grenache del sud della Valle del Rodano declinata attraverso sette denominazioni: dai vin de Pays, alle Côtes du Rhône passando per Châteauneuf-du-Pape e Gigondas. Vini da millesimi dei primi anni 2000 per verificare la tenuta all’invecchiamento. SL81 1996-2014: i 18 anni della birra artigianale italiana ore 12.00 € 28 Maggiorenni! I primi pionieristici debutti di Turbacci, Baladin, Beba, Birrificio Italiano, Lambrate al saldo del tempo. Da cosa si è partiti e dove si arrivati? Assaggio delle ultime birre nate. In omaggio ai partecipanti una copia della Guida alle birre d’Italia 2015 di Slow Food Editore. SLV08 L’autentico espresso italiano: la tostatura, la miscela e l’estrazione ore 12.00 € 16 Laboratorio dedicato ai tre elementi cardine che caratterizzano l’espresso ovvero la tostatura, la miscelazione e i parametri di estrazione. Assaggio di origini in purezza e miscele per espresso create “in diretta” durante il Laboratorio. d e l g u s t o e t e r r a m a d r e 151 SL82 I nuovi Presìdi dei salumi SL87 La rete internazionale degli affinatori ore 12.00 € 25 ore 14.30 € 25 Panoramica sulla tradizione norcina europea raccontata attraverso i salumi dei Presìdi di Slow Food: dai Paesi Baschi francesi fino alla Bulgaria, passando per l’Italia. Degustazione dei formaggi simbolo degli affinatori europei che, a Cheese 2013, hanno fondato la Confédération Internationale des Fromagers Détaillants. L’occasione per capire meglio la figura dell’affinatore e il suo ruolo, a metà tra produttore e consumatore. SC23 Moreno Cedroni 10, 20 e 30 anni della Madonnina del Pescatore SL88 Conoscere e degustare i tè pu’er Buon compleanno Madonnina! Festeggiamo l’anniversario di uno dei ristoranti – la Madonnina del Pescatore sul lungomare di Marzocca a Sinigallia (An) – simbolo della cucina italiana di pesce, ripercorrendo con Moreno e la sua brigata trent’anni di storia del locale attraverso i piatti che l’hanno reso celebre. Dal susci all’italiana passando per altri classici sino alle ultime novità, avrete la possibilità di rivivere, fianco a fianco del suo creatore, i momenti in cui dall’idea si passa al piatto vero e proprio e tutto trova il suo posto. Tre piatti a dieci anni di distanza uno dall’altro e realizzati davanti ai vostri occhi. SL83 Carlo Crisci: al vertice dei sapori ore 12.00 € 35 Carlo Crisci, chef del Le Cerf, ristorante bistellato di Cossonay (zona del lago di Ginevra), vi propone tre piatti simbolo della propria cucina e filosofia. Abbinamento con altrettanti vini svizzeri bianchi e rossi. SL84 Quanto invecchiano i bianchi italiani? ore 14.30 € 30 La potenzialità di affinamento dei bianchi italiani testimoniata dalle bottiglie, di almeno 10 anni, di F. M. Martinetti, Ampelio Bucci, Edi Keber, Alois Lageder, Pietracupa e Pieropan. SL85 Vino e territorio: la Champagne ore 14.30 € 50 Sei nomi da dream team delle bollicine d’Oltralpe si confrontano nel bicchiere: Alexandre Chartogne-Taillet, Jérôme Prévost, Ulysse Collin, Michel Fallon, Georges Laval e Vouette&Sorbée. SL86 Dove va la birra tedesca? ore 14.30 € 23 ore 14.30 € 25 Dalla provincia cinese dello Yunnan, degustazione di differenti tipi di tè pu’er delle foreste di montagna (prodotto dell’Arca del Gusto): da uno giovane sino a un tè invecchiato 10 anni. Appuntamenti a Tavola SA20 Vamos a cenar ore 20.30 Ristorante Consorzio Via Monte di Pietà, 23 – Torino www.ristoranteconsorzio.it € 70 (soci Slow Food € 60) Carlos Orta Cimas, cuoco del ristorante Villa Mas di Sant Feliu de Guixols in Costa Brava, duetta con Miro Mattalia, cuoco del Consorzio di Torino, l’osteria nuova per eccellenza della capitale sabauda. Vini naturali del marchio Triple A della Velier di Genova e il Presidio Slow Food spagnolo della Malvasia di Sitges, a pochi chilometri da Barcellona. Scuola di Cucina ore 12.00 € 35 SC24 Alice Delcourt La cucina del recupero: che pesci prendere? ore 12.00 € 30 Pensate a quanti piatti di pesce conoscete… e ora a quante specie sono necessarie per realizzarli. Purtroppo delle migliaia di specie commestibili ben poche sono quelle che ritroviamo nei nostri piatti. La chef Alice Delcourt, fondatrice e chef del ristorante con orto L’Erba Brusca di Milano, vi guiderà alla scoperta di piatti realizzati con pesci di specie neglette ma altrettanto saporiti, combinati abilmente con verdure di stagione e ingredienti del territorio. Una gustosa alternativa… e a guadagnarci saranno sia il palato che l’ambiente! SC25 Chicco Cerea A cavar sangue dalle rape ore 15.30 € 35 Cosa succede nella Germania brassicola? Scopriamolo insieme ai tre birrai di Bamberga e della Franconia: Georg Rittmayer (Brauerei Rittmayer), Stephan Michel (Mahrs Bräu) e Stephan Zehendner (Brauerei Zehendner). SIA06 Extraomnes: Schigi alias Luigi d’Amelio ore 14.30 € 20 Per le scuole Incontro tra Luigi “Schigi” D’Amelio, Birraio dell’Anno 2013, e Kuaska per conoscere meglio cosa c’è dietro il progetto Extraomnes. Assaggio di birre, aneddoti e racconti inediti. Iscrizioni: www.slowfood.it Informazioni e dettagli a pagina 153 A tutto legume: hamburger vegetale ore 10.30 e 13.00 € 25 a gruppo classe Chicco Cerea, chef del tristellato Da Vittorio di Brusaporto in provincia di Bergamo, quando ci si mette riesce a “cavar” straordinaria cucina dal poco. Un cuoco che rispetta la terra e che ha consapevolezza e cultura ecogastronomica, capace di trasformare i prodotti poveri, le materie seconde e i tagli negletti in un’avventura gustativa sempre nuova e diversa. La scuola di cucina finisce con il botto e con l’insegnamento di un grande chef come Chicco Cerea, che ci educa a utilizzare le materie prime minori per fare grandi piatti. 152 L u n ed ì 2 7 O T T O B R E SC26 Pier Giorgio Parini L’altra Romagna, uova e farina ore 15.30 € 35 Un grande giovane chef, Pier Giorgio Parini dell’Osteria del Povero Diavolo di Torriana in provincia di Rimini, interprete di una cucina fatta di materie prime locali: l’orto e i prati attorno a Torriana, una fucina di prodotti semplici che lui trasforma in capolavori. Per l’occasione, Pier Giorgio si cimenterà con uno dei capisaldi della cucina romagnola, la pasta, dove i prodotti basilari sono le uova e la farina. Una lezione che introduce alle tecniche di preparazione e ai formati di pasta, ma che aiuterà i neofiti nella scelta anche delle materie prime. Non mancheranno suggerimenti per l’abbinamento con i condimenti più appropriati e i vini da degustare insieme agli assaggi di Pier Giorgio. Fucina Pizza&Pane SLP13 Enrico Giacosa e Matteo Calzolari: fatti dello stesso impasto ore 13.00 € 15 Giovani, affamati di conoscenza e con un amore per le sfide, avviano ciascuno un progetto per tornare a lavorare farine di grani antichi: poco glutine, poca forza ma tanti più sapori. Il primo alleato di Matteo Calzolari, patron de Il forno di Calzolari a Monghidoro (Bo) è Luca Minarini, giovane agricoltore; per Enrico Giacosa della omonima panetteria di Alba (Cn), e Presidente del Consorzio di Tutela del Pan ed Langa, c’è invece Renzo Sobrino, del Mulino Sobrino di La Morra (Cn). Grazie a loro, i risultati sono pronti al test... anzi al taste! SLP14 Alta Langa: ascesa della bollicina piemontese ore 16.00 € 20 L’Alta Langa con i suoi scorci, i suoi profumi e i suoi silenzi è un’ottima soluzione per evadere dalla quotidianità e dalla frenesia dei centri urbani. Diversi pensatori, artisti e scrittori ci hanno tramandato storie incredibili di questo territorio; dal Partigiano Johnny di Beppe Fenoglio ai falò di Cesare Pavese. Dai primi anni del Duemila Alta Langa è anche sinonimo di bollicina di qualità: è la denominazione del metodo classico prodotto in questi territori con uve chardonnay e pinot nero. Degustazione di sei annate di altrettanti produttori del Consorzio Alta Langa. I vini saranno accompagnati da alcune pizze ad hoc della Fucina. 2 0 1 4 s a l o n e d e l Mixology Per le famiglie SLX16 Fresco al punto giusto: ghiaccio, temperatura e diluizione Cuciniamo in famiglia ore 12.00 € 25 Il Fresco, capitanato da Simone Maci, è un locale di Como che nasce dal concetto di spesa quotidiana. Quando ancora non si parlava di valorizzazione della stagionalità e di chilometro zero nei bar ma solo nelle cucine, questo locale anticipava le tendenze. Oggi Simone affronterà il tema del ghiaccio, con particolare attenzione all’approfondimento dell’importanza delle temperature. Saranno inoltre affrontate le diverse tecniche di diluizione. Molto spesso, infatti, si sottovaluta l’utilizzo del ghiaccio in un cocktail, prestando attenzione esclusivamente al prodotto e alla tecnica di servizio. Il Laboratorio sul freddo sarà d’impatto e unico: da non perdere. SLX17 Molecular mixology ore 14.30 € 25 Considerato il tempio della miscelazione molecolare, il Nottingham Forest di Milano è nella lista dei 50 migliori cocktail bar del mondo. Deus ex machina è il pioniere e visionario Dario Comini, uno dei padri e massimo esperto della molecular mixology a livello internazionale. Il team del Nottingham Forest vi racconterà il mondo della miscelazione moderna attraverso la presentazione di tecniche all’avanguardia applicate alla preparazione di cocktail, in grado di creare nuove esperienze sensoriali al fine di stupire e appagare il palato dei clienti. g u s t o e t e r r a Nella Cucina Didattica le famiglie potranno mettersi in gioco, seguite da cuochi ed esperti, riscoprendo il valore del cibo e preparando alcuni piatti facilmente riproducibili anche a casa. Per la prima volta, un appuntamento sarà destinato ai genitori di piccoli buongustai nella delicata fase dello svezzamento. Iscrizioni: www.slowfood.it La merenda Buona Pulita e Giusta In quanti modi può essere preparata una merenda? In questa attività le famiglie si diletteranno a preparare gustosi e appetitosi spuntini, da rifare anche a casa. Tra le ricette proposte, il croccante di nocciole e miele, le torte della tradizione e i dolci del recupero. Per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni in visita con la famiglia. I ravioli con mamma e papà Rimboccatevi le maniche: è arrivato il momento di fare la pasta in casa! Questo laboratorio insegnerà alle famiglie a collaborare, diventando un’ottima squadra anche in cucina. Adulti e piccini, seguiti da un cuoco esperto, impareranno a preparare dei ravioli di pasta fresca con un ripieno gustoso che li lascerà sorpresi! Per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni in visita con la famiglia. Tutti pazzi per la pizza! m a d r e 153 tidiana? Allo stato secco ne contengono dal 20 al 40%, una percentuale molto vicina anche a quella dei prodotti di origine animale. Negli ultimi decenni, tuttavia, il loro consumo è diminuito drasticamente a favore delle proteine animali. Con la magistrale regia di un cuoco, alunni e insegnanti realizzeranno golosi piatti a base di legumi. A goderne, oltre il palato, sarà anche l’ambiente! Per studenti dai 9 ai 13 anni (max 25 alunni e 2 accompagnatori) Iscrizioni: www.slowfood.it Per bambini del pubblico Molte attività e giochi vi aspettano nello spazio Slow Food Educa. Scopritele sul sito del Salone! Personal shopper a cura degli studenti della condotta Slow Food dell’Università di Scienze Gastronomiche Iscrizioni: [email protected] Personal shopper regionale Un tour enogastronomico alla scoperta di sapori, tradizioni e peculiarità di una regione a scelta tra otto destinazioni: Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise, Campania, Sicilia. Ognuna di queste terre vi offrirà un’esperienza sensoriale e umana unica, che accompagna alla degustazione il confronto diretto con i singoli produttori. La pizza è un grande classico della nostra tradizione che darà l’occasione di cimentarsi con acqua e farina. Le famiglie, seguite dai maestri pizzaioli del corso di Alto Apprendistato dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, impareranno a scegliere gli ingredienti e a rispettare i tempi di preparazione. Per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni in visita con la famiglia. Personal shopper internazionali Piccoli buongustai crescono Qual è il percorso del miele dal fiore al vasetto? Come si amalgamano farine, lieviti madre e passione per la panificazione? Dove nasce la pianta di cacao e quali sono le tecniche di lavorazione? Come si fa la birra? Chi sono i giovani protagonisti della “rivoluzione del cibo”? Quali sono i prodotti della cultura culinaria dello Stivale? Questi i sei itinerari dedicati a un singolo prodotto o a un argomento specifico tra cui potrete scegliere. Ogni tour si concluderà con una degustazione guidata e offrirà l’occasione di confrontarvi con artigiani e produttori. Le tappe dello svezzamento sono spesso presentate come rigide regole da seguire alla lettera, guai a sbagliare! Ma siamo proprio sicuri che questo sia l’approccio corretto? Da alcuni esperti, i suggerimenti utili per trovare gli ingredienti salutari e gustosi da proporre ai bambini in questa delicata fase di crescita. Per pubblico adulto interessato. Per le scuole A tutto legume! Lo sapevate che i legumi sono un’ottima fonte di proteine di qualità, che non dovrebbero mancare nella dieta quo- Il Salone del Gusto e Terra Madre vi offrono l’occasione di fare il giro del mondo! Fatevi guidare dai nostri esperti in un itinerario che dalla Svizzera e dai Paesi del Nord Europa vi condurrà alla scoperta di territori lontani come il Maghreb e il Sudamerica, presentandovi i sapori e i protagonisti che li abitano. Personal shopper tematici DEGUSTAZIONI GUIDATE IN ENOTECA a cura della condotta Unisg Presso l’enoteca del Salone del Gusto gli studenti di Pollenzo condurranno alcune degustazioni territoriali e a tema: l’importanza delle vecchie annate, i segreti del metodo classico, il mondo degli Orange Wine, le caratteristiche dei vini d’alta quota e le peculiarità dei vini passiti e fortificati. s a l o n e 154 Conferenze Anche quest’anno il programma delle conferenze, degli incontri e dei convegni del Salone del Gusto e Terra Madre, sarà molto ricco. Fanno il loro esordio al Lingotto le lectio magistralis, che si articoleranno in diverse discipline – le nuove economie, i diritti, la comunicazione, i cambiamenti climatici…– per ognuna delle quali relatori di fama ci regaleranno un intervento di 45 minuti, al quale seguirà una sessione di domande da parte del pubblico. Tra i nomi già confermati, Eric Holt-Gimènez, Silvia Perez-Vitoria, Woody Tasch, Corby Kummer, Stefano Rodotà, Luca Mercalli, Tomaso Montanari, Tom Mueller, Maurizio Pallante... Naturalmente ci sono le conferenze “classiche”, alcune delle quali saranno arricchite con degustazioni che serviranno a “sentire” meglio quel che i relatori racconteranno: c’è sicuramente il tema che vi sta a cuore, non avrete che da scegliere tra l’agricoltura familiare e la possibilità di nutrirci di insetti; tra gli OGM e il land grabbing; tra l’acquacoltura e le contraffazioni alimentari... Aumenta infine il numero degli appuntamenti di fine giornata con film e spettacoli teatrali: dall’ultimo lavoro di Johnatan Nossiter, Resistenza naturale, al “mocumentary” del giovane Davide Minnella, Ci vorrebbe un miracolo. Qui di seguito il calendario aggiornato al momento in cui la rivista va in stampa, ma tenete d’occhio il sito, che sarà aggiornato costantemente. Giovedì 23 ottobre ore 15.00 Lectio magistralis / Claudia Roden, copresidente dell’Oxford Symposium on Food and Cookery Ce lo ricordiamo ancora che la birra è connessa all’agricoltura? g u s t o e t e r r a ore 12.00 155 Sabato 25 ottobre Eredità gastronomiche del bacino del Mediterraneo. ore 15.00 I paradossi della ricerca della crescita infinita in un pianeta finito. Quando l’economia tradisce se stessa. Una nuova idea di città in cui c’è spazio per l’agricoltura. ore 15.00 Un dibattito sulle indicazioni di origine e sul loro valore per l’agricoltura familiare. ore 15.00 Misurare (e pagare!) la qualità del latte. Il caso del latte Nobile Quali sono i criteri della qualità del latte? Il caso del latte Nobile è un modello da cui trarre indicazioni e spunti per il futuro: i progetti in Campania, Piemonte e Molise. ore 12.00 Sostenere l’agricoltura di piccola scala nei Paesi africani: consegnare alle comunità uno strumento di resistenza e di futuro. ore 15.00 ore 15.00 Eating City: un’altra idea di città Diecimila orti per il futuro dell’Africa Coltivare la biodiversità per Nutrire il Pianeta: Slow Food a Expo 2015 ore 12.00 Origine, diversità e territorio La memoria guida i ribelli I Granai della memoria, dell’Università di Pollenzo, sono un serbatoio di progettazione per un nuovo “mondo ribelle”. Lectio magistralis / Woody Tasch, fondatore di Slow Money ore 12.00 Senza biodiversità, non sarà possibile nutrire il pianeta. A Expo 2015 Slow Food racconterà questo concetto. L’economia della restituzione alla Terra, dal capitalismo del denaro a quello delle risorse: Slow Money L’Arca del Gusto cataloga l’immenso patrimonio di biodiversità che stiamo perdendo. ore 18.00 ore 15.00 ore 12.00 Cosa dobbiamo sapere e cosa possiamo fare per produrre e consumare prodotti animali eticamente e culturalmente sostenibili. Beni comuni e democrazia: un destino comune? Il Manuale delle buone pratiche Slow Food presenta la seconda edizione del Manuale delle buone pratiche. ore 18.00 Il volo spaziale dei Presìdi Slow Food Quattro legumi Presìdi Slow Food andranno in orbita e saranno il cibo di un’astronauta. ore 18.00 Il nostro spreco quotidiano Quale modello produttivo ha portato alle attuali percentuali di spreco alimentare e come possiamo, tutti insieme, invertire la rotta. ore 18.00 Lectio magistralis / Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana Benessere animale: il piacere è rispettoso dei diritti ore 18.00 Torino capitale del cibo La città di Torino si propone come punto di riferimento nel settore alimentare per lo sviluppo economico, turistico e culturale. ore 18.00 Lectio magistralis / Tristram Stuart, ideatore della campagna “Feeding the 5000” e saggista ore 12.00 Venerdì 24 ottobre L’Arca dei sapori da salvare Lectio magistralis / Stefano Rodotà, giurista e professore nell’Università della Sapienza ore 15.00 Insetti ed “erbacce” nei nostri piatti (conferenza con degustazione) Circa 1900 specie di insetti e un’infinità di piante selvatiche per una dieta sostenibile. ore 15.00 Lectio magistralis / Corby Kummer, giornalista Scrivere di cibo: come si comunica la gastronomia, con quali registri e grazie a quali competenze. Come sfamare milioni di persone con gli sprechi. Idee concrete e via di uscita dallo spreco alimentare. ore 15.00 ore 18.00 Le aree rurali: da zone svantaggiate a opportunità di futuro. Il clima influisce sull’orto o viceversa? Land grabbing e ocean grabbing: giù le mani dalla terra e dal mare! m a d r e Lectio magistralis / Maurizio Pallante, presidente del Movimento per la Decrescita Felice ore 12.00 Birra agricola (conferenza con degustazione) d e l Gli eventi sistemici Slow Food e il premio Slow Pack 2014 L’agricoltura familiare a protezione delle montagne ore 15.00 Realizzare eventi con un impatto ambientale minimo: gli eventi Slow Food e il premio Slow Pack (dedicato agli eco-imballaggi). Le popolazioni indigene e i loro saperi ore 12.00 ore 18.00 ore 18.00 ore 12.00 Dagli Appennini alle Alpi: la montagna racconta e tesse il futuro Spazi collettivi urbani: come proteggerli. L’esperienza turca. Le comunità montane hanno un ruolo chiave nella progettazione e realizzazione di un futuro di sostenibilità. Il Protocollo di Milano si propone come il documento programmatico di Expo e, soprattutto, del dopo Expo. Come nutriremo il pianeta? La seconda generazione di biocarburanti promette l’impatto zero. ore 15.00 ore 12.00 A chi appartengono le risorse del pianeta? ore 12.00 L’agricoltura familiare e i cambiamenti climatici Produrre cibo senza surriscaldare il pianeta. Lectio magistralis / Memet Ali Alabora, attore Dalla salute del suolo alla salute dei consumatori I prodotti che nascono in un suolo curato e ricco di diversità microbica portano in dono una promessa di salute. L’agricoltura familiare contro la fame e la povertà Non sono le grandi produzioni orientate al mercato a proteggere le popolazioni più povere della terra. Il Protocollo di Milano: le politiche alimentari dal 2015 Le conoscenze delle popolazioni native come guida per il futuro di tutti. Il futuro delle rinnovabili si chiama sostenibilità. Ma che facciamo nell’attesa? ore 18.00 ore 20.30 Film: “Resistenza naturale” di Jonathan Nossiter, alla presenza del regista Il suolo è finito In Italia quasi 22mila chilometri quadrati sono già compromessi. È tempo di dire basta! s a l o n e 156 g u s t o e t e r r a m a d r e Sabato 25 ottobre 2004-2014: buon compleanno Terra Madre! Agricoltura urbana ore 15.00 ore 18.30 The Dark Side of Italian Tomatoes Come è cresciuta in 10 anni la rete mondiale delle comunità del cibo. Tetti, davanzali, balconi e giardini, oltre a terreni municipali diventano i luoghi della nuova agricoltura. Il film-documentario di Stefano Liberti e Mathilde Auvillain ore 18.00 ore 15.00 ore 15.00 Sabato 25 ottobre Il 92% della nostra acqua quotidiana è nascosto nel cibo: ricordiamocelo quando facciamo la spesa. Slow Food Youth Network si ritrova a Terra Madre per discutere nuove idee per un modello alimentare più sostenibile. A che punto siamo, in Europa e in Italia e quali sono le esperienze degli altri continenti. Quanta acqua mangiamo? ore 15.00 d e l The Future of Food is Ours! OGM: una questione di regole, diritti, responsabilità ore 20.30 Presentazione di “2015x6”, il progetto filmico legato ai temi dell’Expo ore 20.30 Film: “Ci vorrebbe un miracolo” di Davide Minnella Domenica 26 ottobre ore 18.00 Mente sana in corpo attivo e ben nutrito Alimentazione e attività fisica riguardano non solo il fisico, ma anche lo spirito e l’intelletto. Lectio magistralis / Tom Mueller, giornalista Quando incontriamo il nostro cibo a tavola, chiediamogli da dove arriva. Il caso dell’olio d’oliva. Verso un’agricoltura fonte di benessere sociale e inclusione lavorativa. ore 20.30 Le mense italiane sono luoghi d’incontro, con il cibo a farsi mezzo e fine dell’accoglienza e del riconoscimento dell’altro. Documentario “Piccole aragoste crescono” di Francesco Cabras e Alberto Molinari ore 12.00 Lunedì 27 ottobre L’acquacoltura: soluzione o problema? Davvero l’acquacoltura può salvare i mari dalla sovrappesca? Parliamone! ore 12.00 Sicurezza, giustizia, sovranità: come cambiare il nostro sistema alimentare. La rete internazionale dei cuochi dell’Alleanza cresce in tutto il mondo per conservare e trasmettere i saperi gastronomici locali. ore 15.00 Gusto e salute iniziano in pancia! (conferenza con degustazione) Le mamme in gravidanza riflettono su come si nutrono, assaggiando omogeneizzati artigianali e industriali. ore 15.00 Lectio magistralis / Vincenzo Ferrara, climatologo Conferenze della Casa della Biodiversità All’Oval, nel cuore dell’Arca del Gusto, torna la Casa della Biodiversità con incontri e conferenze aperti al pubblico. Uno spazio dedicato ai progetti di Slow Food a tutela della biodiversità agroalimentare: Presìdi, Arca del Gusto, orti in Africa, Mercati della Terra. Giovedì 23 ottobre ore 15.00 L’Arca del Gusto passa in America Latina ore 16.00 Eccellenti e solidali L’Alleanza dei cuochi libera la gastronomia ore 18.30 La Toscana e la rete di Terra Madre Domenica 26 ottobre ore 11.30 In viaggio tra i prodotti dei Balcani e della Turchia Conferenza realizzata grazie al supporto dell’Unione Europea ore 14.00 Per merenda… uno snack buono, pulito e giusto In collaborazione con Life ore 14.00 L’Arca del Gusto passa in Islanda ore 18.30 Storie di pane ore 15.00 L’Arca del Gusto passa in Asia Lunedì 27 ottobre ore 16.00 La trasparenza è un’autentica rivoluzione ore 12.00 Lectio magistralis / Eric Holt-Giménez, direttore di Food First ore 14.00 L’Arca del Gusto passa in Africa Il patrimonio culturale italiano: di chi è e come si protegge. Quando la terra cura Indovina chi viene a mensa. L’interscambio gastronomico e interculturale nell’Italia multietnica Lectio magistralis / Tomaso Montanari, docente di Storia dell’Arte moderna, Università di Napoli Federico II ore 18.00 ore 18.00 ore 12.00 ore 15.00 ore 11.30 L’Arca del Gusto passa in Eurasia ore 18.30 Qual è l’impronta ecologica degli allevamenti dei Presìdi? ore 13.00 L’Arca del Gusto passa in Nordamerica e Canada ore 12.00 Venerdì 24 ottobre ore 14.00 Washoku, la cucina giapponese patrimonio dell’umanità La chimica in agricoltura è la principale causa delle morie di api nel mondo: e noi come stiamo? ore 11.30 Tutti per uno. Una rete di Presìdi nei Paesi Baschi ore 12.00 ore 14.00 Alla scoperta dei Presìdi Slow Food in Belgio Il ritorno dei contadini: un’opportunità per le nostre società. ore 15.00 Nuovi Presìdi d’Italia facebook.com/salonedelgustoterramadre ore 16.00 Salinari slow in Mauritania @slow_food_italy @SlowFoodHQ #SaloneDelGusto #TerraMadre Le saline sono realizzate nell’ambito del progetto SA.SOL.NO, con il contributo dell’UE SlowFoodItalia Se stermina le api… è ancora agricoltura? Lectio magistralis / Silvia Pérez-Vitoria, sociologa Cambiamenti climatici e vita quotidiana. Seguici su: ore 15.00 ore 15.00 Cibo senza territorio Quali leggi e quali competenze ci servono, quali le azioni da intraprendere. Dalle comunità ebraiche e armene, agli emigrati italoamericani fino a quelli turchi e greci: le gastronomie in viaggio. In principio era un seme 157 BANCA pubb 220x287 def 28-01-2010 17:40 Pagina 1 158 2014 13,5% vol. tutta l’Italia 13,5% vol. tutta l’Italia 13,5% vol. bil’Italia hiere tutta al la m a n o 13,5% vol. bi hiere tutta l’Italia biNell’affascinantehiere e suggestivo complesso neogotico di cc cc bicchiere al la m a n o al la m a n o al la m a n o Partner istituzionali Sponsor Tecnici 75 cl.e 75 cl.e 75 cl.e 75 cl.e NOLEGGIO E VENDITA ESPOSITORI REFRIGERATI, ATTREZZATURE PER COTTURA E LAVAGGIO PROFESSIONALI Partner Ambientali Progettista ufficiale Long collaboration descriptor Allestitore ufficiale Progetto grafico Per il Salone del Gusto e Terra Madre Progetto grafico e creatività: BODà - www.boda.it Illustrazioni: Roberto Blefari Per la rivista Slow Grafica: Undesign - www.undesign.it slowfood.it SCRIBA STUDIO SCRIBA STUDIO CRIBA STUDIO SCRIBA STUDIO Partner PRODOTTOPRODOTTO E IMBOTTIGLIATO PRODOTTO E IMBOTTIGLIATO PRODOTTO EALL IMBOTTIGLIATO ’ORIGINE EALL IMBOTTIGLIATO DA ’ORIGINE BALL ANCA ’ORIGINE DA DEL BALL ANCA VDA ’INO ORIGINE BANCA DEL VDA INO DEL BANCA VINO DEL VINO PIAZZA VITTORIO PIAZZAPIAZZA PIAZZA EVMANUELE ITTORIO VITTORIO E-MANUELE POLLENZO EVMANUELE ITTORIO - PDIOLLENZO EB-MANUELE RA POLLENZO (CDI N) B I-TALIA RA PDIOLLENZO (C BNRA) I(C TALIA DI N) B ITALIA RA (CN) ITALIA Arriva l’Arca del Gusto LOTTO 03.2009 LOTTO 03.2009 Pollenzo, alla porta delle Langhe, ha sede la Banca del Nell’affascinante e suggestivo neogotico di Vino che, nata per raccoglierecomplesso la memoria storica dei Pollenzo, vini alla porta delleè Langhe, ha sede la Banca migliori d’Italia, oggicomplesso una struttura vivadel Nell’affascinante e suggestivo neogotico die Vino che, alla nataUn permuseo raccogliere memoria dei funzionante. dalla grande fascino Pollenzo, porta delle Langhe, ha sede lastorica Banca del migliori è oggicomplesso struttura vivadei doveche, è vini possibile percorrere e conoscere Nell’affascinante e suggestivo neogotico die Vino natad’Italia, per raccogliere launa memoria storica funzionante. museo dalcantine grande fascino . Le chelaospitano lee tutta l’Italia del vino Pollenzo, alla Un porta delle ha sede Banca migliori vini d’Italia, è Langhe, oggi una struttura vivadel dove è possibile percorrere conoscere circa 100.000 bottiglie stoccate leestesse volutedei da Vino che, nata permuseo raccogliere la grande memoria storica funzionante. Un dalsono fascino . Le cantine che ospitano lee tuttaAlberto l’Italia del vino Carlo (re di casa nellastruttura metà migliori d’Italia, è Savoia) oggi una vivadel dove è vini possibile percorrere eprima conoscere circa bottiglie stoccate le stesse volutevini da 1800, qui avrete lamuseo possibilità di sono assaggiare funzionante. Undel dal grande fascino . Le cantine chei migliori ospitano le tutta100.000 l’Italia vino Carlo Alberto (re di casa Savoia) nella prima metà del della 100.000 produzione nazionale all’interno una volute struttura dove è possibile percorrere conoscere circa bottiglie stoccate sono leedi stesse da 1800, qui avrete ladipossibilità di assaggiare i migliori che haAlberto conservato intatto fascino due secoli fa. . ilLe cantine che ospitano le tutta l’Italia vino Carlo (redel casa Savoia) nelladiprima metà vini del della 100.000 produzione all’interno una struttura Venite a avrete visitare lapossibilità Banca del Vinole edi immergetevi circa bottiglie stoccate stesse volute da 1800, qui lanazionale di sono assaggiare i migliori vini che conservato intatto ilall’interno fascino didi due fa. nell’incanto delle nostre cantine, bicchiere alla Carlo Alberto (re di casa Savoia) nella prima metà del dellaha produzione nazionale una secoli struttura Venite a, avrete visitare Banca Vino ditutta e due immergetevi percorrendo idealmente l’Italiavini mano 1800, lalapossibilità di assaggiare i migliori che haqui conservato intatto ildel fascino secoli fa.e nell’incanto dellenazionale nostre cantine, bicchiere fermandovi, regione per regione, assaggiare i vinialla che della produzione all’interno una struttura Venite a visitare la Banca del ad Vino edi immergetevi , percorrendo tutta l’Italia mano rappresentano la storia e ilidealmente territorio dadi cui provengono. che ha conservato intatto il fascino due secoli fa.e nell’incanto delle nostre cantine, bicchiere alla fermandovi, regionelaper regione, assaggiare i vini chee Venite Banca del ad Vino e immergetevi percorrendo idealmente tutta l’Italia manoa, visitare rappresentano la storia il cantine, territorio da cui provengono. nell’incanto delle nostre bicchiere fermandovi, regione pereregione, ad assaggiare i vinialla che tutta l’Italia e mano , percorrendo rappresentano la storia e ilidealmente territorio da cui provengono. fermandovi, regione per regione, ad assaggiare i vini che rappresentano la storia e il territorio da cui provengono. www.bancadelvino.it www.bancadelvino.it www.bancadelvino.it www.bancadelvino.it Tutti a bordo! LOTTO 03.2009 laBancadelVino laBancadelVino laBancadelVino laBancadelVino PRODOTTO PRODOTTO PRODOTTO IN ITALIA PRODOTTO IN ITALIA IN ITALIA IN ITALIA October 23-27 CONTIENE SOLFITI CONTIENE -CONTIENE CONTAINS SOLFITISOLFITI -SULPHITES CONTIENE CONTAINS -CONTAINS -SOLFITI SULPHITES ENTHÄLT -SULPHITES CONTAINS SULFITE -ENTHÄLT -SULPHITES ENTHÄLT SULFITESULFITE -ENTHÄLT SULFITE Torino Lingotto Fiere 23-27 ottobre LOTTO 03.2009 piazza Vittorio Emanuele 13, 12042 Pollenzo di Bra (Cn) tel. 0172 458418, [email protected] piazza Vittorio Emanuele 13, 12042 Pollenzo di Bra (Cn) tel. 0172 458418, [email protected] piazza Vittorio Emanuele 13, 12042 Pollenzo di Bra (Cn) tel. 0172 458418, [email protected] N E L P R O SS I M O NUM E R O … L I B E R A R E SA L O N E L A D I V E R S I T à I N T E R NA Z I O NA L E E T E R R A MA D R E D E L 2 0 1 4 G US T O
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