Marcello Filibeck – Un Airone per Tribiano • Ogni anno viene sprecato un terzo della produzione mondiale di cibo, corrispondente a circa 2 miliardi tonnellate di generi alimentari • Il totale dello spreco alimentare nei paesi industrializzati equivale alla produzione alimentare di tutta l’Africa sub-Sahariana • Il costo dello spreco è pari a 750 miliardi di dollari, il PIL della Svizzera • L’Italia contribuisce a questo fenomeno: in media una famiglia butta 49kg di cibo l’anno • In termini economici, si tratta di uno spreco annuale di 316€ • Gli alimenti più comuni sono anche quelli maggiormente sprecati: pane, pasta e verdure sono in cima alla lista. • Gli italiani tuttavia sono più attenti a questo fenomeno rispetto ai paesi esteri • Le cause dello spreco variano a seconda dei settori della catena alimentare • La maggior parte dello scarto nella produzione all’ingrosso è inevitabile: deriva da fattori tecnici che portano ad avere surplus, o da prodotti danneggiati • Nelle cucine dei ristoranti e delle case, si tratta quasi sempre di avanzi o cibo non utilizzato: uno spreco evitabile sensibilizzando le presone all’acquisto consapevole e a cucinare nella giusta misura, evitando di produrre più di ciò che si mangia • Le conseguenze dello spreco alimentare si ripercuotono su tre fronti: ambientale, economico ed etico • Dal punto di vista ambientale si registrano maggiori emissioni di CO2 e metano legate all’aumento della produzione mondiale. Anche la domanda di risorse idriche è superiore, il che aggrava il fenomeno della scarsità d’acqua. Cresce, infine, la quantità di rifiuti prodotti. • Dal punto di vista economico bisogna sostenere costi maggiori per lo smaltimento dei rifiuti • Viene anche consumata energia inutile poiché si perde sia quella contenuta nel prodotto sia quella impiegata nel processo produttivo (e di smaltimento) • Questione etica: l’OMS stima che 1 persona su 8 non mangi a sufficienza. È evidente che una riduzione degli sprechi e una politica di riallocazione delle risorse alimentari disponibili potrebbero ridimensionare il problema della fame nel mondo. • È necessario agire su tre livelli per fronteggiare questo problema • Combattere lo spreco alimentare deve diventare una priorità delle aziende e dei Governi. Limitare le perdite produttive e modificare le norme che regolano la produzione all’ingrosso favorirebbe il risparmio di risorse • Ri-utilizzare le eccedenze all’interno della catena alimentare umana, donando il cibo in eccesso o destinandolo ad altri mercati. Dove ciò non fosse possibile, utilizzare le eccedenze come cibo per bestiame permetterebbe un ulteriore risparmio • Riciclare il cibo con metodi che permettano di consumare meno energia rispetto ai metodi di smaltimento tradizionali (il cibo consumato che viene stoccato nelle discariche produce ulteriori gas serra che danneggiano l’ambiente)
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