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Basta cure standard
ad ogni paziente
la medicina
personalizzata
Ir
T UN PAZIENTE con il melanoma è stato visitato.
Uncampionedelsuotu-
more prelevato e l'intera sequenza del Dna letta. Sette
mutazioni del genoma - responsabilidella produzione di
altrettante proteine aberranti - selezionate. Usando queste proteine come "esca"è stato creato un vaccino ad hoc.
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ogg i trovare una cura
pe rsonalizzata, p er ese mp i o p er g uarire d al cancro,
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Il vero problema sono i costi dell'analísí dei dati
iù personalizzata di
osi, la cura non pocrebbe essere. Un
paziente con il melanoma è stato visitato. Un campione del suo tumore è stato prelevato e l'intera sequenza del Dna letta. Sette mutazioni del genoma - responsabili della produzione di altrettante proteine aberrantisono state selezionate. Usando
queste proteine come "esca" è
stato creato un vaccino ad hoc,
mirato per quel tumore unico e
irripetibile come il paziente che
lo ospitava. La procedura è stata ripetuta per tre malati. Uno è
guaritodanove mesi, negli altri
due il cancro ha smesso di crescere.
I ricercatori dell'università di
Washington a Saint Louis non dicono quanto siacostatalatecnica.
Insistono che il loro esperimento
- pubblicato da Science - sia
una prova di concetto. «Abbiamo
raggiunto il massimo della personalizzazione possibile» sottolinea Elaine Mardis, responsabile
della ricerca delle "esche". «Ma
non credo sia lontano il futuro in
cui i tumori verranno trattati con
un'immunoterapia individualizzata» crede Alberto Mantovani,
immunologo e direttore scientifi-
co della Humanitas University a
Milano. «Con l'aiuto dell'Associazione italiana per la ricerca sul
cancro stiamo testando delle cellule dei sistema immunitario rieducate invitro. Unavoltareinfuse
nei pazienti, iniziano a comportarsi come assassini prezzolati
contro le cellule del tumore». Non
è un caso che il successo degli
scienziati di Saint Louis arrivi poco dopo il lancio del presidente
americano Obama di un'iniziativa perla "medicina di precisione".
«Voglio che il paese che ha sequenziato l'intero genoma umano guidi una nuova era della medicina», ha detto nel discorso sullo stato dell'Unione il 20 gennaio.
«Un'era che sia in grado di fornire
la cura giusta al momento giusto». Il presidente ha accompagnato l'annuncio con lo stanziamento di 215 milioni di dollari.
Poiché molti farmaci contro il
cancro funzionano solo se la malattia è causata da precise mutazioni del Dna, un test genetico prima della scelta dei trattamento ridurrebbe del 34% l'uso della chemioterapia per il cancro del seno,
secondo la Personalized Medicine
Coalition (Pmc). Il Policlinico Gemelli di Roma ha avviato una rete
per identificare in tre settimane
una di queste mutazioni-quella
del gene Brca di cui è portatrice
l'attrice Angelina Jolie - nelle
donne con tumore delle ovaie e
nelle loro parenti. L'uso sempre
più frequente dei test è reso possibile oggi dalla "rivoluzione della
genetica": mentre sequenziare il
primo genoma umano per intero
costò vari miliardi di dollari nel
2001, oggi bastano circa mille dollari. Sempre più farmaci antitumorali vengono venduti in abbinamento con un test genetico per
stabilire i n antici po il successo della terapia. «I costi maggiori spiega Monica Miozzo, genetista
dell'università di Milano e vicepresidente della Società italiana
per la medicina personalizzata nonarrivano dalsequenziamento
insé, ma dall'analisi dei dati. Sono
necessari computer potenti e
bioinformatici specializzati».
Nel 2006 i farmaci personalizzati, cioè indicati per pazienti con
precise mutazioni, erano solo 13
negli Stati Uniti. Nel 2014 erano
113. Oggi rappresentano il 30%
dei farmaci alla fine della sperimentazione e il 60% di quelli nelle fasi iniziali. Una di queste medicine, l'Ivacaftor, dal 2012 ha cambiato la vita di un gruppo di pazienti con la fibrosi cistica. «La ma-
lattia può essere causata da quasi
duemila mutazioni» spiega Luis
Galietta, genetista dell'Istituto
Gaslini di Genova. «Tutte le mutazioni danneggiano la stessa proteina, ma in maniera diversa. Per
il circa 5% dei malati portatori di
una mutazione oggi esiste un farmaco efficace».
La realizzazione di protesi su
misura è un'altra promessa della
medicina personalizzata. Grazie
all'uso di una stampante a tre dimensioni, due anni fa una trachea
artificiale è stata impiantata su
una bambina di un mese e mezzo
negli Stati Uniti. Le stesse tecni-
che di precisione cominciano a essere usate anche per protesi di anca e cranio, anche se la maggior
parte delle applicazioni della medicina personalizzata oggi riguardano la cura dei tumori e la cosiddetta "farmacogenetica". A seconda di particolari mutazioni dei
geni (indicate sempre più spesso
nei "bugiardini") i medicinali possono essere assorbiti dai pazienti
più o meno facilmente (variando
le dosi ottimali), provocare gravi
reazioni avverse (per un farmaco
contro l'Hiv il test genetico è addirittura obbligatorio) o essere
inutili. Secondo i dati Pmc, se somministrati indiscriminatamente,
sono inefficaci il 38% dei farmaci
contro la depressione, il 43% contro il diabete, il 70% contro
l'Alzheimer e il 75% degli antitumorali. La combinazione tra cure
mediche e caratteristiche genetiche va sicuramente a vantaggio
dei pazienti, ma a volte può creare anche un corto circuito nella società. Quando nel 2005 gli Usa approvarono BiDil, un arati-ipertensivo indicato per i "self-identified
Blacks", cioè per i neri, la farmacogenetica venne accusata di sfociare nel razzismo. Oggi la dicitura nell'etichetta è stata sostituita
con "afroamericani".
Nel tentativo di massimizzare
l'incontro fra i pazienti e i loro farmaci "ideali", negli Stati Uniti due
anni fa è partito lo studio "Match".
Circa mille pazienti vengono suddivisi non in base all'organo colpi-
to dal loro tumore, ma in base alle
mutazioni che hanno scatenato la
malattia. In molti casi un farmaco
usato ad esempio contro il melanoma può essere efficace anche
per curare un cancro della tiroide.
Questo "riposizionamento dei farmaci" in base alle caratteristiche
genetiche del Dna è una rivoluzione copernicana per l'oncologia,
ma rischia di diventare unlabirinto difficile da gestire, a causa della mole di dati e variabili che l'analisi genetica comporta. Perquesto Pier Paolo Pandolfi, direttore
del Cancer Center di Harvard, a
Boston, ha chiesto aiuto ai topi.
Nel suo mouse hospital i tumori
degli uomini vengono riprodotti
nelle cavie da laboratorio per essere affrontati come se fossero
avatar. «Normalmente usiamo
venti "pazienti' roditori per ogni
farmaco. Ma il numero è espandibile a nostro piacimento» spiega.
Nel campo dei trattamenti personalizzati, il vaccino contro il melanoma di Saint Louis ha un precedente: Provenge, approvato negli Usa nel 2010. Ma proprio a causa del prezzo (93mila dollari a
trattamento) e dell'efficacia limitata la ditta che l'ha realizzato è
frattempo nel fallita. Quella dei
costi, per Mantovani, resta infatti
un'incognita pericolosa. «La medicina personalizzata è una risorsa preziosa, purché non diventi
un'opzione solo per chi se lo può
permettere».
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