Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLV n. 86 (46.924) Città del Vaticano giovedì 16 aprile 2015 . All’udienza generale Papa Francesco parla della complementarità tra uomo e donna Con la rimozione dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo Creatività e audacia Obama accelera nel disgelo con Cuba E chiede di riconoscere il ruolo femminile nella società e nella Chiesa La differenza tra uomo e donna «non è per la contrapposizione o la subordinazione» ma «per la comunione e la generazione». Lo ha affermato Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 15 aprile, in piazza San Pietro, ricordando che nell’essere umano «la differenza ses- suale» porta in sé «l’immagine e la somiglianza di Dio». «Non solo l’uomo preso a sé — ha spiegato il Pontefice nella catechesi dedicata ancora alle tematiche della famiglia — è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di D io». Questo vuol dire che «per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna». Senza questa infatti «i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna». In proposito Francesco ha fatto notare come la cosiddetta teoria del gender sia in realtà l’«espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa». I «problemi di relazione» tra uomo e donna vanno risolti invece con il dialogo, l’ascolto, la conoscenza, l’amore: «con queste basi umane sostenute dalla grazia di Dio — ha assicurato il Papa — è possibile progettare l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita». Dal Pontefice è giunto anche un forte appello a valorizzare il ruolo della donna e a dare alla sua voce «un peso reale» e «un’autorevolezza riconosciuta» nella Chiesa e nella società. È «una strada che porta lontano» ha affermato, riconoscendo tuttavia che sinora ne è stato percorso «soltanto un pezzetto». Resta ancora da capire «in profondità — ha ammesso — quali sono le cose che ci può dare il genio femminile, le cose che la donna può dare alla società e anche a noi: la donna sa vedere le cose con altri occhi che completano il pensiero degli uomini». In ogni caso, ha ribadito, si tratta di «una strada da percorrere con più creatività e audacia». Il Papa con il marito e la figlia di Asia Bibi, la cristiana pakistana condannata a morte PAGINA 8 Si temono quattrocento morti nel naufragio di un barcone Altre vite inghiottite dal Mediterraneo ROMA, 15. Una nuova tragedia al largo delle coste libiche. Quattrocento persone, in gran parte minori, sarebbero morte nel naufragio di un barcone, seppellite in quel liquido sepolcro che è divenuto il Mediterraneo per tanti altri infelici costretti ad avventurarvisi nel tentativo di fuggire dalla guerra e dalla fame. Della tragedia hanno riferito centocinquanta superstiti, raccolti dai soccorritori italiani e sbarcati ieri a Reggio Calabria. Nelle stesse ore, Frontex, l’agenzia dell’Unione euro- Annunciati colloqui a Ginevra L’Onu tenta il rilancio del negoziato siriano y(7HA3J1*QSSKKM( +,!z![!#!.! Un bambino siriano in un campo profughi (Afp) GINEVRA, 15. Le Nazioni Unite tentano il rilancio — dopo due tornate fallite negli anni scorsi — del negoziato per dare una soluzione alla guerra civile siriana, ormai entrata nel suo quinto anno. Ahmad Fawzi, portavoce dell’inviato dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha annunciato che in maggio questi darà il via a Ginevra a «colloqui separati» con il Governo di Damasco e con i ribelli, così come con «gli attori regionali e internazionali». La necessità di un rilancio del processo politico per porre fine al conflitto era stata ribadita la scorsa settimana dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, sebbene la gran parte degli osservatori sia pessimista sulla possibilità di un accordo tra il Governo di Damasco e i ribelli. A rendere ancora più incerta la prospettiva di una soluzione diplomatica alla spaventosa crisi siriana, contribuisce l’inserimento nel conflitto del cosiddetto Stato islamico, che proprio in questi giorni ha moltiplicato gli attacchi. pea per il controllo delle frontiere, ha riferito che trafficanti di esseri umani hanno sparato in aria colpi di arma da fuoco per tenere a distanza soccorritori italiani e islandesi nell’ambito di un’operazione al largo della Libia. I trafficanti in questo modo sono riusciti a rimpossessarsi della loro imbarcazione sulla quale erano stati trasportati duecentocinquanta migranti e profughi. In un comunicato diffuso ieri da Frontex si attribuiscono questi comportamenti alla carenza di imbarcazioni a disposizione dei trafficanti di esseri umani. Il comunicato sottolinea che si tratta della seconda volta quest’anno che banditi usano la forza per riprendersi imbarcazioni dopo che il loro carico di esseri umani è stato messo in salvo. Come noto, Frontex è responsabile dell’operazione Triton, subentrata alla fine del 2014 a quella italiana Mare nostrum, con competenze più limitate rispetto a quest’ultima che operava in tutto il Mediterraneo meridionale. Il previsto raggio d’azione di Triton, infatti, è quello delle acque territoriali europee, fino a una distanza di venti miglia dalle coste. Il che, peraltro, non cancella certamente il prioritario compito del soccorso in mare, stabilito non solo dalla tradizione marinaresca, ma da tutte le convenzioni internazionali. Un compito al quale non si sottraggono certo le navi italiane, nonostante la fine formale dell’operazione Mare nostrum. Nella sola giornata di ieri sono state tratte in salvo da navi italiane 1.511 persone, il che porta il totale dell’ultima settimana a oltre diecimila. L’approssimarsi della bella sta- Drammatico appello dei responsabili delle Chiese locali Basta con la distruzione di Aleppo PAGINA 5 gione meteorologica prospetta però un ulteriore aumento dei tentativi di raggiungere le sponde europee del Mediterraneo, dopo che già nei primi mesi dell’anno se ne era registrato un incremento. Ma purtroppo, è aumentato spaventosamente anche il numero dei morti. Dall’inizio dell’anno sono oltre cinquecento le persone rimaste uccise, un numero trenta volte più alto, secondo i dati diffusi dall’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, di quello registrato nello stesso periodo del 2014. La situazione si fa ogni giorno più tesa anche a Ceuta e Melilla, le enclaves spagnole in territorio marocchino. Ieri la Guardia civile spagnola e la Gendarmeria marocchina hanno respinto un ennesimo tentativo di circa trecento migranti subsahariani di superare la barriera di protezione frontaliera di Melilla. Un passante nel centro di Santiago di Cuba (Ap) WASHINGTON, 15. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, accelera il disgelo con Cuba, dando il suo via libera per la rimozione del Stato caraibico dalla lista dei Paesi accusati da Washington di sostenere il terrorismo. Obama ha comunicato ieri la sua decisione al Congresso, dando seguito a quanto già aveva prospettato la settimana scorsa durante il vertice delle Americhe a Panamá, dove aveva incontrato il presidente cubano, Raúl Castro. «Guardiamo al futuro. Non sono interessato a combattere battaglie iniziate prima che nascessi. La guerra fredda è finita da tempo», aveva detto in quell’occasione il presidente statunitense. Nella sua comunicazione al Congresso, Obama afferma che «il Governo di Cuba non ha fornito alcun sostegno al terrorismo internazionale negli ultimi sei mesi» e «ha dato rassicurazioni che non sosterrà atti di terrorismo in futuro». Erano questi i due requisiti da verificare, attraverso una revisione condotta dal dipartimento di Stato, che dopo averla ultimata aveva raccomandato alla Casa Bianca di procedere in questa direzione. Il Congresso ha adesso 45 giorni di tempo per esaminare l’indicazione di Obama prima che diventi effettiva. Non ha tuttavia il potere di interferire con la decisione del presidente se non votando un testo apposito, una eventualità considerata remota da gran parte degli osservatori. Del resto, come ha precisato il segretario di Stato, John Kerry, le raccomandazioni del suo dipartimento sono state elaborate proprio sulla base dei criteri stabiliti dallo stesso Congresso. La decisione di Obama rimuove un ostacolo rilevante dal cammino Cordoglio del Pontefice per la morte del cardinale Tucci È morto a Roma martedì sera, 14 aprile, dopo una lunga malattia, il cardinale gesuita Roberto Tucci. Appresa la notizia il Papa ha inviato un telegramma di cordoglio al preposito generale della Compagnia di Gesù, Adolfo Nicolás Pachón. Ho appreso la notizia della dipartita del venerato cardinale Roberto Tucci, membro della Compagnia di Gesù e desidero esprimere sentimenti di vivo cordoglio a lei, all’intero istituto, ai familiari e a quanti hanno conosciuto e stimato il compianto porporato. Ricordo con animo grato la preziosa collaborazione da lui prestata per tanti decenni alla Santa Sede come direttore della «Civiltà Cattolica», perito al concilio Vaticano secondo, direttore generale della Radio Vaticana e specialmente come organizzatore delle visite papali fuori d’Italia. Egli lascia il ricordo di una vita operosa e dinamica, spesa nell’adesione coerente e generosa alla propria vocazione quale religioso attento alle necessità degli altri e pastore fedele al Vangelo e alla Chiesa, sull’esempio di sant’Ignazio. Innalzo fervide preghiere di suffragio perché il Signore lo accolga nel gaudio e nella pace eterna, ed invio a lei e ai confratelli gesuiti la confortatrice Benedizione apostolica, segno della mia intensa partecipazione alla comune mestizia. FRANCISCUS PP. Analogo telegramma è stato inviato dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. PAGINA 6 — annunciato lo scorso dicembre dallo stesso presidente statunitense e da Castro — verso il ripristino dei normali rapporti diplomatici, interrotti da oltre cinquant’anni, Quanto il punto fosse cruciale lo aveva sottolineato lo stesso Castro proprio a Panamá. Ora «il Governo di Cuba riconosce la giusta decisione presa dal presidente degli Stati Uniti di togliere Cuba da un elenco nel quale non avrebbe mai dovuto essere», si legge in una nota diffusa da Josefina Vidal, capo delegazione dell’Avana ai negoziati con Washington. «Cuba respinge e condanna tutti gli atti di terrorismo in tutte le loro forme e manifestazioni, così come qualsiasi azione che ha per obiettivo incoraggiare, sostenere, finanziare o occultare atti terroristici», aggiunge la nota. In mostra a Tokyo manoscritti della Biblioteca vaticana La porta del Rinascimento CESARE PASINI A PAGINA 4 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Taubaté (Brasile), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Carmo João Rhoden, S.C.I., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Taubaté (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Wilson Luís Angotti Filho, finora Vescovo titolare di Tabe e Ausiliare dell’Arcidiocesi di Belo Horizonte. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Belo Horizonte (Brasile) il Reverendo Edson José Oriolo dos Santos, finora Parroco della Cattedrale di Pouso Alegre, assegnandogli la Sede titolare di Segia. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 16 aprile 2015 Intervento a Budapest del segretario per i rapporti con gli Stati arcivescovo Gallagher Azione diplomatica di un operatore di pace Nel mio intervento, desidero rendere omaggio a quell’ «appassionato tessitore di rapporti di pace tra gli individui e le Nazioni»3, il Cardinale Agostino Casaroli, che, dopo aver rivestito per oltre venticinque anni un ruolo di primissimo piano nelle trattative con l’Ungheria, firmò, per la Santa Sede, il 9 febbraio 1990, l’Accordo con il quale la Santa Sede e la Repubblica di Ungheria hanno convenuto di ristabilire le relazioni diplomatiche a livello di Nunziatura, da parte della Santa Sede, e di Ambasciata, da parte della Repubblica Ungherese. Mi limiterò a esporre qualche considerazione circa la figura, profondamente umana e caratterizzata da una grande spiritualità sacerdotale, e l’opera del Cardinale Casaroli, con particolare attenzione alle sue relazioni con l’Ungheria. Durante l’omelia per le sue esequie, Giovanni Paolo II volle ricordarlo come «pastore zelante» e «illustre diplomatico»4. L’azione diplomatica di Agostino Casaroli accompagnò il ministero di ben cinque Pontefici, sin da quando, nel 1940, intraprese il suo servizio nella Segreteria di Stato di Pio XII, nell’allora Sezione degli Affari ecclesiastici straordinari, in qualità di archivista, e proseguì, negli anni 1950-1961 come minutante per l’America Latina. San Giovanni XXIII nel marzo 1961 lo nominò Sottosegretario della Congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari della Chiesa e cominciò ad inviarlo presso i Paesi comunisti dell’Est. Il beato Paolo VI lo nominò Segretario della Congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari, che successivamente assunse la nuova denominazione di Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa, e lo consacrò Vescovo il 16 luglio 1967. Breve fu senz’altro il servizio che poté rendere a Giovanni Paolo I. San Giovanni Paolo II, nell’aprile 1979, lo nominò dapprima pro-Segretario di Stato e pro-Prefetto del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. Creato Cardinale nel giugno del medesimo anno divenne Segretario di Stato. Il Papa volle servirsi, come i suoi predecessori, della sua valida ed esperta col- Si è incentrato sul ricordo dell’attività diplomatica svolta dal cardinale Agostino Casaroli l’intervento pronunciato dal segretario per i rapporti con gli Stati, arcivescovo Paul Richard Gallagher, alla cerimonia per il venticinquesimo anniversario del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l’Ungheria, svoltasi a Budapest il 14 aprile. Eminenza, Eccellenze, Illustri Autorità, Signori e Signore! Ringrazio vivamente gli organizzatori per l’invito rivoltomi a prendere parte a quest’incontro, in occasione del 25° anniversario del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l’Ungheria, che si svolge nella splendida cornice dello storico palazzo del Parlamento, la cui maestosa bellezza si rispecchia nelle vicine acque del Danubio e dove il 9 febbraio 1990 il Cardinale Agostino Casaroli e il Primo Ministro Miklós Németh firmarono il rispettivo Accordo, aprendo un nuovo capitolo nella millenaria storia dei rapporti tra la Sede di Pietro e lo Stato ungherese, iniziata «quando, nel lontano anno 1000, il giovane principe ungherese Stefano ricevette la corona reale inviatagli da Papa Silvestro»1. La «Sacra Corona», custodita in questo Parlamento come la Prima Reliquia Nazionale, ricorda con orgoglio a quanti vengono a vederla che Santo Stefano mille anni fa ha dotato il suo Stato di stabili fondamenta e ha inserito l’Ungheria nell’Europa cristiana2. All’eredità cristiana fa riferimento anche la Legge Fondamentale dell’Ungheria, sia con l’invocazione del nome di Dio all’inizio, sia tramite i valori cristiani ai quali si ispira nel suo testo. Saluto con deferenza le Autorità, i relatori e quanti intervengono a questo solenne atto commemorativo, durante il quale verranno ricordati i Monsignori Angelo Rotta e Gennaro Verolino, rispettivamente Nunzio Apostolico e Uditore della Nunziatura Apostolica a Budapest, nonché la loro azione in favore degli innocenti nei tempi bui e difficili della storia ungherese. laborazione fino al 1° dicembre 1990, quando lasciò l’incarico per raggiunti limiti di età. Con Giovanni Paolo II condivise numerosi viaggi apostolici. Gli fu al fianco in storici incontri come quello con Michail Gorbaciov. Nel 1988 si recò a Mosca per celebrare, a nome del Papa, i mille anni di cristianesimo in Russia. Come negoziatore della Santa Sede, Agostino Casaroli fu un autentico operatore di pace, guidato dal «profondo amore alla causa della pace e della cooperazione tra le Nazioni e all’interno di esse»5. Questa pace, egli sempre la domandò, negli innumerevoli colloqui e incontri avuti con rappresentanti di Stati e di organismi nazionali e internazionali, anzitutto per la Chiesa. Non tutti valutavano positivamente l’apertura della Santa Sede nei confronti dei Paesi comunisti. Non mancarono critiche e contestazioni da parte di quanti erano contrari a qualsiasi intesa con i comunisti, ritenendola inutile e dannosa, e di quelli che diffidavano delle intenzioni del regime totalitario e della possibilità di accordi che potessero portare un vero miglioramento della situazione della Chiesa. Le voci critiche si ripetevano con crescente insistenza di pari passo con le segnalazioni di nuove restrizioni, violenze e abusi nei confronti della Chiesa e dei suoi fedeli. Tuttavia, la difesa della libertà della Chiesa nell’adempimento della missione affidatale da Cristo fu la sua costante preoccupazione. «Il fine supremo a cui sempre ispirò la sua azione fu il bene delle anime, in particolare del grande numero di cattolici rimasti fedeli alla Chiesa, ma in grave pericolo di progressiva scristianizzazione»6. Il dialogo fu il metodo che favoriva l’efficacia e i risultati della sua azione diplomatica: un dialogo «fermo nell’affermazione della verità e nella difesa del diritto, rispettoso verso le persone»7. Egli non fu solo un brillante diplomatico, tessitore di relazioni, ma fu, e rimane per sempre, sacerdote di Cristo. «Pur occupato in questioni di grande rilevanza per la Chiesa e per le relazioni internazionali, egli dal 1943 non cessò di svolgere un L’Fmi prevede recessione per Argentina e Brasile Il Fondo monetario internazionale non esclude l’uscita di Atene dall’euro Tensione greca ATENE, 15. Tornano ad addensarsi le nubi tra la Grecia e i creditori, con il negoziato necessario per sbloccare i finanziamenti indispensabili ad Atene che stenta a decollare. Secondo molti osservatori, l’atteso Eurogruppo del 24 aprile a Riga è già destinato al fallimento, perché la trattativa non procede e il Brussels Group (l’ex troika), ha ormai perso le speranze in un avanzamento a breve. E si ragiona anche sullo scenario peggiore, cioè la cosiddetta “grexit”. Secondo il capo economista del Fondo monetario internazionale (Fmi), Olivier Blanchard, un’eventuale uscita dall’area euro sarebbe «molto costosa per la Grecia, ma non per l’Eurozona, che è meglio posizionata per affrontare un simile scenario». Durante la conferenza stampa a Washington a commento della pubblicazione delle stime sulla crescita globale contenute nel World Economic Outlook, Blanchard ha dichiarato che una crisi greca potrebbe destabilizzare i mercati finanziari. Nel caso in cui Atene abbandonasse l’Eurozona, ha concluso l’economista dell’Fmi, «il modo di rassicurare i mercati e fare progressi sta nell’andare ulteriormente avanti nell’unione fiscale e politica». Il fatto che le trattative siano complesse e tese — Atene sembra infatti avviata a mancare anche la sca- Il Parlamento di Atene (Afp) denza del 30 aprile, fissata dall’Eurogruppo per la consegna della lista di riforme definitiva — trova conferma anche da parte del Parlamento europeo. «Le discussioni con la Grecia proseguono con volontà costruttiva per rispettare la volontà del popolo greco e gli impegni assunti dal Paese», ha commentato il commissario Ue, Pierre Moscovici, aggiungendo, però, che si tratta di un lavoro «estremamente complicato». L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Sulla crisi del debito greco e del suo possibile impatto sul resto dell’Ue è intervenuto anche l’Alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza comune dei Ventotto, Federica Mogherini. Da Lubecca, dove è in programma il vertice dei ministri degli Esteri del G7, il capo della diplomazia europea ha detto che l’Unione europea dovrebbe «mostrare flessibilita verso Atene, non per motivi di solidarietà, ma per motivi di interesse comune». Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va servizio pastorale nel Centro di rieducazione per minorenni di Casal del Marmo in Roma. Aveva stretto con quei giovani e le loro famiglie un legame di reciproca fiducia»8. Per sua iniziativa fu istituita la «Villa Agnese», una casa-famiglia per accogliere alcuni giovani che uscivano dal carcere o che si trovavano nella necessità di essere aiutati a inserirsi nel mondo del lavoro. Incontrò i «suoi» ragazzi per l’ultima volta dieci giorni prima della morte. La ricerca del dialogo e del negoziato con i regimi comunisti, che caratterizza l’azione diplomatica di Agostino Casaroli, copre un lasso di tempo dal 1963 al 1989. Nel 1963 Monsignor Casaroli, Sottosegretario della Congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari, guidò la delegazione della Santa Sede alla Conferenza delle Nazioni Unite sulle relazioni consolari a Vienna. Per disposizione del Papa Giovanni XXIII, incoraggiato dalla presenza di alcuni Vescovi dell’Ungheria e della Cecoslovacchia alla prima sessione del concilio Vaticano II e allo stesso tempo desideroso di aprire qualche varco di dialogo per far uscire la Chiesa dall’isolamento in cui era venuta a trovarsi in quei Paesi, Monsignor Casaroli partì da Vienna per compiere due viaggi a Budapest e a Praga per riprendere i contatti, interrotti da anni, con i governi comunisti. «Si trattava di vedere che cosa fosse possibile fare al servizio della Chiesa nell’Ungheria e nella Cecoslovacchia comuniste, cercando di non limitare il dialogo ai soli “casi” Mindszenty e Beran»9. In Ungheria, la riforma agraria del 1945 espropriò la Chiesa della maggior parte delle sue proprietà fondiarie. Nel 1948 lo Stato nazionalizzò le scuole, sino ad allora in gran parte della Chiesa. L’insegnamento religioso nelle scuole era ostacolato. Le organizzazioni e la stampa cattoliche erano quasi scomparse. Nel WASHINGTON, 15. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) prevede che quest’anno le due maggiori economie sudamericane, Brasile e Argentina, entreranno in recessione, portando il prodotto interno lordo dell’area a una crescita inferiore all’1 per cento. È quanto emerge dal rapporto di primavera diffuso ieri a Washington dall’Fmi. Il dato sudamericano contribuisce a frenare la crescita mondiale, che secondo l’istituto di Washington rimane moderata e incerta, nonostante i chiari segnali di uscita dalla crisi finanziaria ed economica globale. Alla relativa ripresa delle economie dei Paesi maggiormente industrializzati — ma l’Fmi ammonisce che in Europa resta il rischio di stagnazione — corrisponde infatti un forte rallentamento di quelle dei Paesi emergenti rispetto ai dati degli anni scorsi. Secondo il rapporto del Fondo, di conseguenza, la crescita del prodotto interno lordo globale dovrebbe di conseguenza attestarsi al 3,5 per cento nel 2015, per poi registrare un 3,8 per cento il prossimo anno. Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale 1950 il governo disciolse ordini e congregazioni religiose. Solo quattro istituti — tre maschili e uno femminile — furono lasciati, con un numero molto limitato di membri. Un decreto governativo del 1957 rendeva praticamente impossibile alla Santa Sede provvedere al governo delle D iocesi. Si prospettava quindi un negoziato di straordinaria difficoltà. Per instaurarlo bene, bisognava conoscere nel miglior modo possibile i problemi e le situazioni, studiare una specie di piano, valutando le priorità, le urgenze e le possibilità, e avere una visione d’insieme della situazione. In questo piano si presentava per prima la questione dell’episcopato, cioè l’impegno per non lasciare mancare alle Diocesi legittimi pastori. Su dodici Diocesi, solo cinque avevano un proprio Vescovo; gli altri erano «impediti». Occorreva ricostruire il corpo episcopale, nella misura più completa possibile. Il governo si mostrò irremovibile nel non consentire che i Vescovi impediti riprendessero le loro funzioni. C’era il problema della scelta di nuovi candidati: da una parte il governo era intento a far passare «i suoi uomini»; dall’altra l’opinione pubblica cattolica era preoccupata di avere Vescovi della Chiesa e non del regime. Alla fine si riuscì a far accettare il principio che la ricerca di possibili candidati sarebbe spettata alla Santa Sede che avrebbe potuto compiere le consuete indagini sui candidati. Il governo si riservava di dare o di rifiutare il proprio consenso alle nomine. Inoltre, ai Vescovi, come ai sacerdoti, si imponeva il giuramento di fedeltà alla Repubblica Popolare Ungherese. La Santa Sede volle almeno che al giuramento i Vescovi e i sacerdoti aggiungessero la clausola «sicut decet episcopum, vel sacerdotem» (“come conviene a un vescovo o a un sacerdote”), per sottolineare che la fedeltà promessa alla Repubblica da un Vescovo o da altro ecclesiastico aveva dei limiti invalicabili nei principi della Chiesa. Per la vita e per l’attività quotidiana dei Vescovi, era importante che il governo rinunciasse all’istituto dei «commissari ministeriali» che esercitavano nelle curie e presso i Vescovi il potere di controllo e, praticamente, di decisione. Il 15 settembre 1964 fu firmato a Budapest un Atto con annessi un Protocollo e due Allegati. Un documento bilaterale, che non era destinato a essere reso pubblico nel suo testo, faceva il punto della situazione, impegnando entrambe le parti quanto alle assicurazioni e alle promesse fornite. I Vescovi ungheresi ne ricevettero un’ampia e fedele informazione. Contemporaneamente all’annuncio della firma del documento è stata annunciata la nomina di cinque nuovi Vescovi riconosciuti dal governo. Inoltre, fu riaperto il Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese a Roma per i sacerdoti provenienti dalle Diocesi di Ungheria. La vita rimaneva difficile per la Chiesa sotto l’occhio vigilante dello Stato e dell’Ufficio per i culti. Le intese del 1964 servivano, tuttavia, per tenere vivo il dialogo e le discussioni. Gli incontri tra Monsignor Casaroli, diventato nel 1967 Segretario per gli Affari ecclesiastici straordinari, e i rappresentanti governativi si ripetevano, ora a Roma, ora a Budapest. Il punto più spinoso per il governo era il caso del Cardinale Mindszenty, rifugiato nell’Ambasciata degli Stati Uniti dopo il fallimento della rivolta del 1956. Egli impersonava la tragedia della Chiesa e del popolo ungherese. Il governo insisteva sulla necessità di un provvedimento di «grazia», ma il Cardinale lo rifiutava, ritenendosi — a ragione Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 — vittima di una vergognosa ingiustizia. Alla fine, il governo prospettò una grazia concessa senza previa richiesta da parte del «beneficiario». Restava la questione delle «garanzie» che il governo esigeva circa il comportamento del Cardinale una volta uscito dall’Ambasciata e dall’Ungheria. La Santa Sede avrebbe dovuto prendere l’impegno e poi convincere il Cardinale a non intervenire nella vita ecclesiastica ungherese e ad astenersi da parole e da attività «ostili» alla Repubblica Popolare d’Ungheria. Nel 1980 il Cardinale Lékai, Arcivescovo di Esztergom, chiese al Papa di inviare il Cardinale Casaroli alle celebrazioni del millenario del vescovo e martire san Gerardo, venerato insieme al re Stefano e a suo figlio Emerico tra i fondatori della Chiesa nelle terre ungheresi. In quell’occasione, Agostino Casaroli tornò in Ungheria in veste di Segretario di Stato. Il governo organizzò anche un incontro con i più alti vertici dello Stato. Dieci anni più tardi il Cardinale Casaroli «ha avuto la gioia di veder coronare i suoi saggi e pazienti sforzi con l’avvento della nuova fase storica, segnata dagli eventi del 1989»10. Dopo i crolli che avevano cambiato il volto dell’Europa, il Porporato tornava ancora una volta in Ungheria, rinata a nuova speranza. Il 9 febbraio 1990 ebbe la gioia di firmare un nuovo Accordo per sancire la revoca di quello sottoscritto il 15 settembre 1964. Caduto in Ungheria il regime comunista, fra i primi atti del nuovo governo vi fu la revisione della legislazione ecclesiastica, con il riconoscimento della piena libertà di religione. Con la grande Messa celebrata nella Basilica di Santo Stefano l’11 febbraio 1990 si chiudeva la vicenda ungherese del Cardinale Casaroli, incominciata ventisei anni prima. Con l’Accordo del 1990 hanno avuto termine le intese restrittive della libertà religiosa e si è inaugurato un nuovo capitolo dei reciproci rapporti di amicizia, aperto a nuovi accordi bilaterali sulle questioni di mutuo interesse. Oggi, la Chiesa Cattolica in Ungheria «si impegna su larga scala con le sue istituzioni nel campo dell’educazione scolastica e della cultura, nonché dell’assistenza sociale, e in tal modo contribuisce alla costruzione morale davvero utile»11 al Paese. Mi piace cogliere quest’occasione per ringraziare coloro che hanno reso possibile la firma e la ratifica dell’Accordo sull’assistenza religiosa alle Forze Armate e di Polizia di Frontiera nel 1994, al quale ha fatto seguito l’Accordo sul finanziamento delle attività di servizio pubblico e di altre prettamente religiose («della vita di fede») svolte in Ungheria dalla Chiesa Cattolica e su alcune questioni di natura patrimoniale, nel 1997, e, recentemente, l’Accordo che è stato firmato il 21 ottobre 2013 e ratificato il 10 febbraio 2014 per apportare alcune modifiche a quello del 1997, aggiornandolo nel contesto delle nuove normative collegate con la Legge Fondamentale dell’Ungheria, promulgata il 25 aprile 2011. Grazie per il vostro ascolto e per la vostra attenzione. Dio benedica l’Ungheria! (Isten, àldd meg a Magyart!). 1 Benedetto XVI, Discorso al Signor Gábor Győriványi, nuovo Ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede, 2 dicembre 2010. 2 Cfr. La legge fondamentale dell’Ungheria, 25 aprile 2011, Professione Nazionale. 3 Giovanni Paolo II, Insegnamenti, XXI, 1, 1988, p. 1332. 4 Giovanni Paolo II, Omelia, 12 giugno 1998. 5 Agostino Casaroli, Nella Chiesa per il mondo, Milano 1987, 494. 6 Giovanni Paolo II, Omelia, 12 giugno 1998. 7 Agostino Casaroli, Nella Chiesa per il mondo, Milano 1987, 494. 8 Giovanni Paolo II, Omelia, 12 giugno 1998. 9 Agostino Casaroli, Il martirio della pazienza. La Santa Sede e i Paesi comunisti (1963-1989), Torino 2000, 9. 10 Giovanni Paolo II, Omelia, 12 giugno 1998. 11 Benedetto XVI, Discorso al Signor Gábor Győriványi, nuovo Ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede, 2 dicembre 2010. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 16 aprile 2015 pagina 3 Forze di sicurezza somale sul luogo dell’attacco terroristico (Epa) In Nigeria e nel mondo per le studentesse rapite un anno fa da Boko Haram Marce della speranza ABUJA, 15. Si è svolta nel segno della speranza, anzi di 219 speranze, la marcia organizzata ad Abuja, la capitale della Nigeria, dalla campagna BringBackOurGirls («portate indietro le nostre ragazze») nel primo anniversario del sequestro delle studentesse di Chibok, nello Stato nordorientale del Borno, a opera di Boko Haram. La marcia, conclusa nella sede del ministero dell’Istruzione, Ottimismo su un’intesa politica per la Libia TRIPOLI, 15. L’inviato speciale dell’Onu in Libia, Bernardino León, si dice ottimista sull’esito del terzo round dei colloqui tra i due Parlamenti contrapposti libici che inizieranno oggi in Marocco. Intervistato dal sito web «Ean Libya», León ha affermato che «la soluzione politica è molto vicina anche se abbiamo ancora diverse sfide da affrontare». Parlando da Skheirat, località situata nei pressi di Rabat e sede degli incontri, il diplomatico spagnolo ha aggiunto di essere lì «per dare un segnale forte» e porre fine alle sofferenze del popolo libico. Dal canto suo, il generale Khalifa Haftar, comandante delle forze armate fedeli al Governo di Tobruk, internazionalmente riconosciuto, si dice scettico sulle possibilità di un accordo per la pace in Libia sotto l’egida dell’Onu e afferma di «scommettere sulla soluzione militare» in caso i colloqui fallissero. Si è intanto appreso che sarà l’Egitto il Paese che ospiterà il prossimo Forum economico per la ricostruzione della Libia. È quanto ha annunciato il premier libico, Abdullah Al Thani, nel corso della visita ufficiale che sta effettuando a Mosca. Parlando alla stampa russa, il premier del Governo di Tobruk, ha affermato di aver «sempre lavorato per riprendere i rapporti con la Russia in modo che tornino a essere quelli di una volta». con la consegna di una lettera nella quale si ribadisce che il Governo ha il dovere di riportare al più presto a casa le giovani, è stata aperta proprio da 219 ragazze, “ambasciatrici” delle loro 219 coetanee scomparse dalla notte tra il 14 e il 15 aprile 2014. Analoghe iniziative si sono tenute a Lagos, la principale città nigeriana, nella stessa Chibok e in altre località, comprese alcune all’estero, come Londra e New York. C’è dunque un’ostinata speranza, nonostante il pessimismo di molti sulla sorte delle ragazze, delle quali da allora non si hanno notizie certe. «Siamo convinti che siano ancora vive e allora, ancora di più, speriamo e ci battiamo», ha detto Rotimi Olawale, portavoce di BringBackOurGirls, secondo il quale «inizialmente le autorità hanno fatto poco e male, ma l’intensificarsi della campagna militare delle ultime otto settimane fa sperare, perché è stato possibile liberare diverse persone prese in ostaggio da Boko Haram». Il portavoce ha aggiunto che «dopo 365 giorni di prigionia le ragazze sono traumatizzate, ma per noi è importante sapere che alcune di loro hanno avuto contatti con compagne di scuola riuscite a scappare subito dopo il sequestro». Non ha voluto negare speranza il neoeletto presidente nigeriano Muhammadu Buhari, che entrerà in carica il mese prossimo. Tuttavia, pur dicendosi deciso a fare tutto il possibile, Buhari ha chiarito di non poter promettere la liberazione delle ragazze di Chibok. «Il posto dove si trovano resta ignoto. Mi piacerebbe molto poterlo fare, ma non posso promettere di ritrovarle», si legge in un suo comunicato. Ad alimentare l’ottimismo di alcuni sul fatto che le studentesse siano ancora vive sono anche i racconti delle poche donne riuscite a sfuggire a Boko Haram, che ne ha rapite oltre duemila. Una di loro, la ventitreenne cristiana Liatu Andrawus, rapita lo scorso giugno e rimasta prigioniera dei miliziani jihadisti, che l’hanno costretta a “sposare” uno di loro, fino a che l’esercito nigeriano non ha ripreso a marzo il controllo della città di Gwoza, ha detto di avervi incontrato molte ragazza di Chibok alle quali era stata imposta la stessa sorte. Corno d’Africa senza pace MO GADISCIO, 15. La crisi somala che si protrae da oltre un quarto di secolo resta il fattore principale che allontana le speranze di pace nell’intera regione del Corno d’Africa. In particolare, suscitano preoccupazione le crescenti violenze messe in atto, con attacchi armati, ma anche attentati terroristici contro le popolazioni civili, dalle milizie radicali islamiche somale di Al Shabaab. Ad appena una settimana dalla terrificante strage nel campus nell’università kenyana di Garissa, dove un commando di Al Shabaab ha provocato centocinquanta morti, quasi tutti studenti cristiani, il gruppo islamista è tornato a colpire ieri in patria, con un attacco al compound del ministero dell’Istruzione a Mogadiscio. Secondo quanto dichiarato dal portavoce governativo, Ridwan Haji Abdiweli, ci sono stati in tutto diciassette morti. Tra questi figurano due poliziotti e otto dei civili presi in ostaggio dagli aggressori. Nell’intervento delle forze speciali somale per riprendere il controllo del compound sono stati uccisi sette miliziani di Al Shabaab. Risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’O nu Al Congresso statunitense l’ultima parola sull’accordo Embargo sulle armi ai ribelli huthi Nuovi colloqui sul nucleare iraniano NEW YORK, 15. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato con 14 voti a favore e un astenuto (la Russia) una risoluzione sullo Yemen che impone l’embargo sulle armi ai ribelli sciiti huthi, inserisce nella lista nera Ahmed Saleh, figlio dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh, e Abdulmalik Al Houthi, leader del gruppo sciita con il divie- to di viaggio e il congelamento dei loro beni. L’ex presidente Saleh e due alti dirigenti huthi — Abd Al Khaliq Al Huthi e Abdullah Yahya Al Hakim — erano già stati inseriti nella lista nera del Consiglio di sicurezza lo scorso novembre. La risoluzione approvata invita gli Stati membri, in particolare quelli vicini allo Yemen, Morto il ragazzo cristiano bruciato in Pakistan Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Reuters) ISLAMABAD, 15. Nauman Masih, il quattordicenne pakistano dato alle fiamme venerdì scorso da un gruppo di giovani musulmani dopo che si era dichiarato cristiano, è deceduto questa mattina nell’ospedale di Lahore. Lo apprende l’agenzia Fides da fonti locali in Pakistan. Gli aggressori lo avevano fermato e interrogato. Quando aveva dichiarato di essere cristiano lo avevano picchiato selvaggiamente e poi lo avevano cosparso di benzina che avevano incendiato prima di darsi alla fuga. Il ragazzo aveva riportato ustioni gravissime su più della metà del corpo e gli sforzi dei sanitari non sono riusciti a salvargli la vita. Secondo alcuni osservatori, il gesto criminale può essere stato una vendetta dopo il linciaggio avvenuto nel quartiere di Youhanabad di due musulmani ritenuti dai loro assassini responsabili degli attentati del 15 marzo a due chiese. Dopo la barbara uccisione dei due — dei quali, fra l’altro, è stata accertata l’estraneità agli attentati — la polizia ha perquisito molte abitazioni e fermato oltre cento giovani cristiani senza però identificare i colpevoli. Dopo la strage in Kenya Al Shabaab torna ad attaccare a Mogadiscio a ispezionare tutti i carichi diretti nel Paese se hanno fondati motivi di ritenere che contengano armi. Inoltre, il documento chiede che «gli huthi pongano fine immediatamente e senza condizioni all’uso della violenza, ritirino le proprie forze dalle aree sequestrate, compresa la capitale San’a, cessino tutte le azioni di esclusiva autorità del Governo legittimo dello Yemen e si astengano da qualsiasi provocazione o minaccia agli Stati vicini». Infine, il Consiglio di sicurezza «ribadisce la sua disponibilità a prendere ulteriori misure in caso di mancata attuazione della risoluzione». Lo Yemen è teatro da oltre venti giorni di raid della coalizione internazionale, a guida saudita, contro i ribelli huthi e i loro alleati, militari rimasti fedeli all’ex presidente Saleh. Drammatica è la situazione per la popolazione e, secondo la denuncia di agenzie dell’Onu, centinaia di civili sono morti nel conflitto. Secondo diverse fonti, cruenti combattimenti nel sud del Paese hanno causato, solo nella giornata di ieri, 52 morti, per la maggioranza huthi. La presenza dei leader del gruppo sciita huthi nella capitale yemenita è drasticamente diminuita dall’inizio dell’operazione guidata dal Riad. Fonti attendibili citate dal quotidiano «Al Sharq Al Awsat» hanno riferito che i capi dei ribelli hanno abbandonato San’a in previsione di una possibile operazione di terra. Tra talebani e reparti dell’esercito nazionale Sanguinosa battaglia nel nord-est dell’Afghanistan KABUL, 15. Intensi scontri armati fra centinaia di talebani, afghani e stranieri, e reparti dell’esercito nazionale sono avvenuti negli ultimi giorni nella provincia di Badakhshan (Afghanistan nord-orientale) con un bilancio ancora non definitivo, ma vicino o superiore ai 40 morti. Il ministero della Difesa a Kabul ha diffuso un comunicato in cui indica che circa 200 talebani hanno attaccato numerosi checkpoint dell’esercito nel distretto di Jarom, con un bilancio «di 33 soldati uccisi, feriti o considerati dispersi». Nel frattempo, almeno cinque militanti sono morti e due basi antigovernative sono state distrutte nel corso di una operazione delle forze di sicurezza pakistane nella Orakzai Agency, territorio tribale nord-occidentale al confine con l’Afghanistan. Le operazioni militari pakistane realizzate contro i talebani nel Wazi- ristan settentrionale nei mesi scorsi «stanno avendo effetti negativi in Afghanistan perché esistono collaudate vie di fuga per i militanti attraverso la frontiera pakistano-afgha- na». Lo ha denunciato ieri — come riferisce l’agenzia Khaama Press — il ministro dell’Interno afghano, Norulhaq Ulomi, al comitato per la Sicurezza interna del Parlamento. Combattimenti nella provincia di Badakhshan (Ansa) TEHERAN, 15. Si terrà il 21 aprile a livello di viceministri il prossimo round di colloqui sul programma nucleare iraniano. Lo ha annunciato ieri da Madrid — dove si trovava in visita ufficiale — il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif. Il 2 aprile scorso a Losanna, in Svizzera, l’Iran ha raggiunto un accordo quadro con il gruppo cinque più uno (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina, membri permanenti del Consiglio di sicurezza, più la Germania) sul suo programma nucleare e punta a raggiungere l’accordo definitivo entro il 30 giugno. Teheran — ha dichiarato Zarif — è pronto a fare «passi irreversibili», ma soltanto se anche «l’altra parte farà passi irreversibili». Se l’Iran varerà tutte le misure previste dall’accordo, ha precisato, «bisognerà revocare immediatamente il regime delle sanzioni». E proprio sui tempi della revoca delle sanzioni imposte a Teheran sembrano esserci alcune divergenze con l’Amministrazione di Washington. La commissione Esteri del Senato ha intanto approvato all’unanimità (19 sì e nessuno no), con totale condivisione bipartisan tra repubblicani e democratici, un provvedimento che attribuisce al Congresso il compito di rivedere l’intesa con la Repubblica islamica. Obama ha già ribadito che non intende rinunciare alle sue prerogative presidenziali, che in tema di trattati internazionali gli consentono di fare a meno di Camera e Senato. Ma mentre può evitare il voto parlamentare sull’intesa, altrettanto non può fare sulla revoca delle sanzioni, tema sul quale solo il Congresso può decidere. Fiducia sulle possibilità del raggiungimento di un accordo definitivo con l’Iran è stata comunque ribadita dal segretario di Stato, John Kerry. Ma sulle trattative sul nucleare iraniano pesa anche la decisione di Mosca — membro del gruppo negoziale internazionale sul nucleare iraniano — di vendere un sistema antimissile a Teheran, superando di fatto il regime delle sanzioni. Una decisione stigmatizzata dal premier israeliano, Benyamin Netanyahu, il quale, durante una conversazione telefonica, ha personalmente espresso la sua «delusione» a Putin. Il leader del Cremlino ha a sua volta replicato che, trattandosi di armi difensive, non possono rappresentare una minaccia per la sicurezza di Israele. Ma la decisione del Cremlino non è piaciuta neanche al cancelliere tedesco, Angela Merkel. «Penso sia utile che le sanzioni siano applicate il più possibile compatti» ha infatti dichiarato. Dure condanne negli Stati Uniti per una strage di civili a Baghdad WASHINGTON, 15. Si chiude uno dei capitoli più bui dell’intervento statunitense in Iraq. Per la strage di piazza Nusoor a Baghdad, che risale al 16 settembre 2007, quando contractor americani fecero fuoco sulla folla, uccidendo 17 persone, tra cui 14 civili, un tribunale federale americano ha condannato quattro guardie private addette alla sicurezza del personale diplomatico americano: uno di loro all’ergastolo, gli altri tre a 30 anni di reclusione. Il carcere a vita è arrivato per il cecchino Nicholas Slatten, condannato per omicidio e ritenuto il responsabile che ha dato inizio alla carneficina. Paul Slough, Evan Liberty, e Dustin Heard, dovranno invece passare in cella trent’anni della loro vita. Tutti si sono proclamati innocenti e hanno detto, per bocca dei loro legali, che ricorreranno in appello. Quel giorno di otto anni fa la furia si scatenò quando le quattro guardie lanciarono l’attacco con mitra e granate contro la gente che transitava nella piazza. Tra le numerose vittime anche due bambini di 9 e 11 anni, un dottore, un rivenditore di auto usate, un giardiniere, un autista, un aspirante medico che stava accompagnando la madre a un appuntamento. Secondo la difesa, il convoglio che gli agenti stavano proteggendo si è trovato sotto attacco, ma secondo l’Fbi, che ha indagato sul caso, si è trattato di una sparatoria ingiustificata, lanciata senza alcuna provocazione e andata oltre le regole d’ingaggio per le società di sicurezza privata che operavano in Iraq. Al processo, iniziato l’anno scorso, hanno partecipato anche una trentina di testimoni venuti appositamente dal Paese mediorentale. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 16 aprile 2015 In memoria di Charles Journet Tra i monaci di FERDINAND O CANCELLI i entra nello spazio silenzioso con qualche esitazione dopo aver oltrepassato il portone di legno sormontato dalle antiche insegne tra cui spicca il corvo di Riccardo II e Guglielmo V di Corbières che sono per sempre legati, con Gerardo I, alla fondazione della certosa nel 1295. Uno spazio dopo l’altro, un silenzio dopo l’altro, la luce del sole che gioca con le ombre di ambienti vastissimi: seguo il priore che mi spiega con poche parole la struttura dell’ultimo monastero certosino attivo in Svizzera, la Valsainte. «Vuole vedere dove riposa il cardinale Journet?» mi chiede con un sorriso leggero. Valichiamo anche l’ultimo portoncino e penetriamo nel cuore più intimo di questo scrigno di preghiere, ci accoglie una piccola selva di croci di legno scuro che sembrano più sbocciate che infisse nel verde incolto del prato. «Ecco, è questa» mi dice il priore. Ci raccogliamo insieme in preghiera per qualche minuto in compagnia di un vento leggero che qui nella Gruyère mi dicono annunciare il bel tempo. La croce del cardinale è uguale alle altre, introvabile se non ne si conosce con esattezza la posizione. Era il 18 aprile di quarant’anni fa: il cardinale Charles Journet, uno dei teologi più noti In mostra a Tokyo manoscritti della Biblioteca vaticana S Libro del cardinale Bassetti La gioia della carità Il 19 aprile alle 17, presso la chiesa di Santa Teresa degli Scalzi a Perugia, sarà presentato in anteprima il volume del cardinale Gualtiero Bassetti La gioia della carità (Venezia, Marcianum Press, 2015, pagine 384, euro 21), che sarà nelle librerie dal 7 maggio prossimo. All’incontro, al quale sarà presente l’autore, arcivescovo metropolita di Perugia - Città della Pieve, prenderanno parte il priore di Bose, Enzo Bianchi, il vaticanista del «Corriere della Sera», Gian Guido Vecchi, e il direttore della «Voce», monsignor Elio Bromuri. I proventi del libro, informano gli organizzatori, saranno devoluti al Fondo di solidarietà delle Chiese umbre per le famiglie in difficoltà. La porta del Rinascimento di CESARE PASINI el 2002 Toppan Printing Company, una società tipografica giapponese fondata a Tokyo nel 1900, organizzò nel Museo della stampa, aperto nella propria sede di Koishikawa (Tokyo) nell’anno 2000, una mostra di manoscritti e di incunaboli della Biblioteca vaticana intitolata «The Invention of Books». Nella mostra erano esposte ventidue Bibbie della Biblioteca vaticana, oltre ad altri pezzi di provenienza giapponese. Per quell’occasione fu presentata anche un’edizione digitalizzata della Bibbia di Gutenberg a quarantadue linee: le oltre 1200 pagine dei due volumi che compongono questa prima edizione a stampa in assoluto, prima riprodotte in ektachrome, furono poi digitalizzate con uno scanner a tamburo della stessa Toppan. Si provvide anche, con un esperimento di ricostruzione virtuale in digitale, a integrare alcune pagine mancanti nello specifico esemplare di incunabolo utilizzato. La collaborazione fra la Biblioteca e Toppan era iniziata nel 1997 e sarebbe continuata, negli anni successivi a quella mostra, con l’av- N Come riusciva a divulgare temi anche complessi? La corrispondenza con Maritain anch’egli ospite alla Certosa della Valsainte aiuta a capirlo del suo tempo, aveva scelto di riposare tra i monaci che aveva tanto amato e questi lo avevano accolto col loro stile sobrio ed essenziale, gli avevano promesso un pezzettino di quella terra nella quale riposano molti di loro in attesa del giorno glorioso per il quale hanno speso e ancor oggi spendono la loro vita. Da dove ricavava la sua energia quest’uomo dal volto allegro e ascetico che tanto affascinava i seminaristi del suo tempo con le sue splendide lezioni di ecclesiologia? In che modo il fine teologo Journet riusciva a «divulgare e non volgarizzare» come soleva dire spesso, temi anche complessi? La lettura della corrispondenza con il filosofo Maritain, anch’egli regolare ospite alla certosa della Valsainte, ci aiuta a capirlo. La spiritualità certosina profonda, gioiosamente silenziosa e solidamente radicata in Dio sotto il costante sguardo di Maria è stata senza dubbio la chiave di volta di molte sue meditazioni. Quando si spense all’ospedale cantonale di Friburgo il 15 aprile 1975 i monaci mantennero la promessa e lo accolsero tra di loro. «Sono stato quattro giorni alla Valsainte — scriveva a Jacques Maritain il 4 agosto 1932 dal seminario di Friburgo —. È sempre la regola di San Bruno e il silenzio pieno di Dio». Quella regola e quel silenzio sono stati il suo motore più intimo e ancor oggi la figura del cardinale Charles Journet è vivissima tra i suoi amici monaci e tra coloro che pregano per la beatificazione di questo grande amico di Dio. di EMILIO RANZATO Impegnata con le riprese di un film su una fabbrica in difficoltà, la regista Margherita (Margherita Buy) si occupa assieme al fratello Giovanni (Nanni Moretti) della madre malata (Giulia Lazzarini). Fra problemi coniugali e scontri con una stravagante star americana (John Turturro), ricordi e paure, Margherita rimarrà a lungo indecisa se e come accettare l’idea di una scomparsa imminente. Dopo la realtà italiana del Caimano (2006) e quella vaticana ma in qualche modo anche mondiale di Habemus papam (2011), in complessi racconti in bilico fra realtà e finzione, in Mia madre Nanni Moretti torna a guardare a Si tratta da parte del regista di un’evidente riduzione delle ambizioni E probabilmente anche di un’aperta confessione di stanchezza creativa se stesso con una storia venata di riflessi autobiografici, come rivela già il titolo. Dal dolore tragico per la perdita più grande nella Stanza del figlio (2001), inoltre, si passa a quello più soffuso, fisiologico, e sostanzialmente più rassegnato, dato dall’abbandono di un genitore. Si tratta, dunque, da parte di Moretti, di un’evidente riduzione delle ambizioni. E, probabilmente, anche di un’aperta confessione di stanchezza creativa. Ma l’intelligenza e l’onestà del regista italia- Dedica a Lorenzo il Magnifico della traduzione dell’Iliade in latino di Angelo Poliziano (Vat. lat. 3298) «Mia madre» di Nanni Moretti Richiesta di tregua no stanno appunto nel non nascondere questa stanchezza, e calarla anzi nei personaggi; tutti, chi più chi meno, presi in un momento di paralisi esistenziale, dal fratello che vuole smettere di lavorare all’attore famoso ma stufo del cinema. I difetti delle prove degli ultimi anni non sono dunque affatto assenti, anzi si acuiscono al punto che Moretti vi si lascia andare completamente, in modo da farli rientrare nello stato d’animo complessivo del film. Il personaggio che il regista ritaglia per sé è più marginale di quanto visto ultimamente, quasi inutile. Gli alter-ego — la Buy sul versante nevrotico, un simpatico e generoso Turturro su quello comico — non sono affatto all’altezza dell’originale. I momenti umoristici anche stavolta non mancano ma sono sempre più avulsi dal contesto, ormai quasi un pedaggio da pagare al pubblico più fedele. Le scene oniriche non hanno mai una grande efficacia simbolica. La frantumazione narrativa diventa spesso sintomo di indecisione. Nonostante tutto questo, e anzi grazie all’insieme di questi difetti, si creano paradossalmente — ma non troppo, considerando l’osmosi perenne fra vita e arte nel cinema morettiano — le condizioni ideali per raccontare la vicenda principale, che è quella di una madre malata, e di uno smarrimento comune a tutti coloro che la circondano. Quando il personaggio di Giulia Lazzarini è in scena, infatti, il racconto torna puntualmente a essere tratteggiato con mano delicata, sensibile, pudica ai limiti della reticenza ma incisiva. A dispetto della parsimonia dei mezzi e delle energie spese, è un cinema completamente istintivo che fa quasi a meno di una vera sceneggiatura — e i collaboratori in sede di scrittura ancora una volta non fanno francamente sentire il loro apporto — per andare a tentoni, ma anche con cieca fiducia, verso una conclusione che non sarà magari quella artisticamente più alta o ispirata, ma almeno è la più naturale e spontanea. Moretti ha confessato di ritenersi un regista tecnicamente scolastico. Eppure questo limite in passato non si avvertiva affatto. Anche perché alla mancanza di uno sguardo sopraffino sulla cinepresa sopperiva un grande senso del ritmo, tanto nella recitazione — sua e dei comprimari — quanto nel modo di legare le scene, spesso raccordate fra loro da un uso davvero sapiente della musica. Qualcosa che nei momenti migliori e vio nel 2005 di un progetto tuttora in corso, denominato Cicero, che consiste nel compiere riproduzioni ad altissima definizione di manoscritti palinsesti, su scanner appositamente progettati da Toppan, per riprese sia a luce normale sia a raggi ultravioletti. È noto, infatti, come la fotografia a raggi ultravioletti permetta di rendere di nuovo perspicua, con risultati più o meno riusciti, la scrittura di antiche pergamene che, lavate o raschiate e successivamente riscritte, risultano illeggibili a luce naturale in quella scrittura primitiva. Il progetto, giova ricordarlo, prende il nome dal grande oratore latino perché fu proprio la scoperta di un testo di Cicerone che si credeva perduto (il VI libro del De republica), avvenuta per opera di Angelo Mai nel 1819 nel manoscritto Vaticano latino 5757 conservato alla Biblioteca vaticana, a dare inizio ai moderni studi sui palinsesti. Mentre continua il progetto Cicero con strumentazioni sempre più perfezionate — è stato consegnato un nuovo scanner proprio nello scorso mese di marzo — Toppan Printing Company, a tredici anni dalla mostra su «L’invenzione dei libri», offre di nuovo alla Biblioteca apostolica vaticana l’occasione di aprire le pro- Lettera della prima ambasceria giapponese del 1585 (Borg. Cin. 536) prie porte e di mostrarsi al vasto pubblico giapponese con una nuova mostra dal titolo «Books, the Doors to the Renaissance», aperta al pubblico dal 25 aprile al 12 luglio. Intuiamo più risonanze in questa espressione: anzitutto i libri — è evidente — sono porte aperte alla rinascita, specificamente a quella dell’Umanesimo che, nell’epoca in cui nasceva la stampa, diede avvìo all’epoca chiamata appunto Rinascimento; poi, intorno alla metà del Quattrocento e in pieno Umanesimo, conclusa ormai la “cattività avignonese” di circa settant’anni e rientrati il Papa e la curia a Roma, la rinascita stessa della Biblioteca dei Papi a opera di Niccolò V Parentucelli, a sua volta uomo di studi e di Chiesa, educato a Bologna e Firenze dove contribuì a organizzare nel convento domenicano di San Marco la prima biblioteca pubblica di carattere umanistico. Il termine “rinascita”, assicurano gli organizzatori, vuole anche alludere, per quanto riguarda la Biblioteca apostolica, alla sua riapertura nel 2010, dopo tre anni di ampia ristrutturazione; per quanto si riferisce al Giappone che ospita la mostra, esso desidera sim- più maturi conferiva al suo cinema l’aspetto di una coreografia dalla malinconica levità. Di conseguenza i tanti elementi che oggi appaiono separati, prima erano un tutt’uno. E così capitava magari che una battuta esilarante fosse allo stesso tempo un grido di dolore. Oggi quei tempi sono passati e forse Moretti sta cercando il modo di ritrovare la vena perduta. O, più probabilmente, un modo nuovo per raccontare tempi diversi. «Basta con il cinema, voglio tornare alla realtà» grida emblematicamente il personaggio di Turturro. Nell’attesa, il regista paventa con questo film, sin troppo sincero e poco studiato, una sorta di tregua con lo spettatore. Una richiesta di sospensione del giudizio artistico. Richiesta che in virtù dell’umanità senza filtri espressa per l’occasione, è assolutamente giusto esaudire. boleggiare il rinnovato aprirsi alla speranza che quella terra intende sperimentare dopo essere stata recentemente e gravemente provata da terremoto e tsunami nel marzo del 2011: anche in questo senso i libri e la ricchezza umana di cui sono portatori sono intesi quali porte aperte a una nuova nascita. La Biblioteca vaticana espone in questa mostra alcuni manoscritti e un numero più consistente di stampati. Solo per presentarne qualcuno, fra i primi ricordo la celebre lettera della prima ambasceria giapponese del 1585, ideata e organizzata dal gesuita Alessandro Valignano con lo scopo di mostrare all’Europa, e al Papa in particolare, i frutti delle missioni gesuite in Oriente e che vide protagonisti quattro giovani che rappresentavano altrettanti daimyo (signori feudali locali) che si erano convertiti al cristianesimo. Vengono esposti anche la traduzione dei libri II e III dell’Iliade di Omero realizzata da Angelo Poliziano, conservata in un esemplare dedicato a Lorenzo il Magnifico e il facsimile dello stupendo codice con la Divina Commedia di Dante Alighieri illustrata da Sandro Botticelli alla fine del Quattrocento, del cui originale, disperso in diverse biblioteche, la Vaticana conserva i fogli più interessanti che fanno scoprire come anche le miniature di un manoscritto potessero essere opera di grandi artisti della pittura cosiddetta maggiore. Fra gli stampati non posso dimenticare alcuni importanti incunaboli, come la prima traduzione della Bibbia in italiano pubblicata a stampa, opera del monaco camaldolese Niccolò Malermi, che per circa due secoli fu l’unica traduzione italiana autorizzata dalla Chiesa cattolica e di cui viene esposta l’edizione del 1490; o la editio princeps, stampata a Roma tra il 1486 e il 1490, del De architectura di Marco Vitruvio Pollione, un classico ampiamente studiato dagli artisti italiani nel corso del Rinascimento. Ancora tra gli altri stampati viene presentata una copia della diffusa raccolta dei canoni e dei decreti del concilio di Trento pubblicata da Aldo Manuzio nel 1564 accanto a un molto raro Codex iuris Civilis di Giustiniano pubblicato in pergamena; e non manca la prima edizione del 1548 degli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, il fondatore dei gesuiti cui si deve, attraverso Francesco Saverio nel 1549, l’introduzione del cristianesimo in Giappone. Di interesse è ancora, fra gli altri volumi esposti, la Guia do pecador, opera del domenicano Luis de Granada pubblicata a Macao dal Collegio giapponese dei gesuiti nel 1599. Si intuisce, in questa pur parziale carrellata dei manoscritti e degli stampati esposti, la scelta di testimonianze inerenti al mondo giapponese, ai primi contatti che esso ebbe con l’Europa e con il Papa e all’annuncio del Vangelo in quelle terre lontane. Ma i libri esposti soprattutto esprimono, come il richiamo al Rinascimento invitava a fare, quella universalità umanistica che era stata magistralmente espressa dall’antico scrittore latino Terenzio: «Nulla di ciò che è umano mi è estraneo» e che rimane l’anima della Biblioteca apostolica vaticana, nella conservazione di libri di ogni lingua e nazione e cultura, nell’apertura agli studiosi e ricercatori di ogni provenienza e convinzione, nella diversa tipologia dei materiali conservati e nella loro variegata pluralità di contenuti, che toccano tutte le “scienze” che l’uomo può sondare e approfondire: le varie letterature a partire dai classici, la storia e la geografia, l’arte e l’architettura, la musica, la medicina, il diritto, la filosofia, la liturgia, la teologia. Un’universalità che si fa collaborazione e condivisione di imprese comuni con istituzioni di ogni parte del mondo: anche questa mostra al Museo della Stampa della Toppan Printing Company ne è un significativo esempio. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 16 aprile 2015 pagina 5 Drammatico appello dei responsabili delle Chiese locali Basta con la distruzione di Aleppo ALEPPO, 15. «Abbiamo ascoltato il pianto delle vedove e i lamenti dei bambini e abbiamo visto il panico sui volti della gente». È uno sconvolgente grido di dolore e di immane sofferenza quello lanciato ad Aleppo dal locale Consiglio dei capi delle confessioni cristiane, dopo i pesanti bombardamenti della città avvenuti la scorsa settimana, proprio in prossimità della Pasqua ortodossa, che come è noto è stata celebrata domenica scorsa, 12 aprile. In un comunicato dal titolo «Resurrezione del Salvatore o sepoltura dei fedeli?» dai toni particolarmente drammatici, i leader cristiani riferiscono delle sofferenze e del «dolore intenso» provato dalla popolazione di Aleppo durante la settimana santa e nei giorni di Pasqua. E, soprattutto, della notte «in cui sono stati presi di mira i quartieri civili della città con granate a razzo la cui capacità distruttiva non avevamo mai sentito e visto prima d’ora». Parole colme di angoscia e sconcerto. Testimonianza diretta di una realtà cruda e terrificante che sembra prendere corpo davanti agli occhi del lettore. «Siamo andati e abbiamo visto e abbiamo pianto: corpi estratti dalle macerie, brandelli attaccati alle pareti e sangue mescolato al suolo della patria. Decine di martiri di ogni religione e confessione, feriti e mutilati, uomini e donne, anziani e bambini». Ovunque, insomma, il pianto delle vedove, i lamenti dei bambini, la paura sui volti della gente. Così che il grido del dolore si trasforma in richiesta di soccorso. E, soprattutto, in severa denuncia del- la sopraffazione e degli oscuri interessi di morte. «Dal profondo della sofferenza e della grande angoscia — si legge nel comunicato diffuso sul sito in rete Terrasanta.net — facciamo appello, gridando, alle persone di retta coscienza, nel caso ci sia qualcuno disposto ad ascoltare: basta con la distruzione e la desolazione. Basta essere un laboratorio per armi di una guerra devastante. Siamo stanchi. Chiudete le porte della vendita di armi e fermate gli strumenti di morte e la fornitura di munizioni. Siamo stanchi!». Di qui il ripetersi di interrogativi angoscianti rivolti direttamente ai carnefici. «Che cosa volete da noi? Ditecelo! Perché siamo stanchi! Volete che restiamo feriti e umiliati, mutilati e privati di ogni dignità umana? Oppure che ce ne andiamo con la forza, e siamo manifestamente distrutti?». Tuttavia, nelle parole dei capi cristiani di Aleppo non c’è spazio per la resa e la rassegnazione. «Ma noi vogliamo vivere in pace, cittadini onesti insieme agli altri figli di questo Paese. Noi non abbiamo paura del martirio, ma rifiutiamo di morire e che il nostro sangue sia il prezzo di un fine sospetto e meschino». E ancora, «noi rifiutiamo che vi sia la “Aleppo dei martiri” ma vogliamo che resti la “Aleppo al-Shahbah», cioé letteralmente la città «grigia», dal tipico colore dei suoi edifici, «testimone della tenerezza, dell’amore e della pace, del perdono e del dialogo». In una parola che resti l’Aleppo di sempre, «la città, il gioiello prezioso sulla corona del nostro Paese, la Siria, con tutte le sue componenti e la sua diversità di civiltà, culturale, religiosa e confessionale». Così che l’appello si trasforma in auspicio e preghiera: «La misericordia ai nostri martiri, la guarigione ai nostri malati, la tranquillità nell’animo dei nostri figli e la sicurezza e la pace a tutti i nostri cittadini». Il racconto del vicario apostolico e del parroco Follia omicida ALEPPO, 15. La situazione ad Aleppo «è peggiorata», in città si assiste «a una progressiva escalation militare» a fronte di una popolazione civile, cristiana e musulmana, che «è stanca della guerra, è stanca di questi atti terribili di violenza». Tuttavia, potenze e interessi «regionali e internazionali» mantengono vivo il conflitto, inviando «armi e munizioni sempre più potenti e letali». È quanto testimonia il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, Georges Abou Khazen, secondo il quale la città, un tempo motore economico della Siria, rischia di essere distrutta dalla follia della guerra. Decine le vittime cristiane negli attacchi degli ultimi giorni. Un numero, come riferito dal presule all’agenzia AsiaNews, che potrebbe aumentare perché vi sono ancora diversi cadaveri «intrappolati fra le macerie degli edifici crollati a causa dei bombardamenti». Nella notte fra venerdì e sabato scorsi, al culmine della Pasqua ortodossa, racconta ancora monsignor Khazen, «i quartieri cristiani sono stati bombardati con armi pesanti, missili mai visti prima d’ora, razzi lunghi fino a tre metri». Si tratta di «una cosa nuova, dall’enorme potenza distruttiva», mentre sinora «eravamo abituati a pallottole e colpi di mortaio. Abbiamo visto palazzi di cinque piani sventrati, edifici rasi al suolo». Una situazione terrificante descritta su Terrasanta.net anche dal parroco di Aleppo, padre Ibrahim Sabbagh: «È stato un massacro, una catastrofe, un atto omicida: bombardare con missili così potenti edifici in cui ci sono bambini, famiglie, gente che sta dormendo». Testimonianza del cardinale Nichols dopo la visita ai profughi nei campi di Erbil Nonostante tutto LONDRA, 15. «Una delle cose che ho imparato è che l’aiuto deve essere dato in modo tale da non ferire la dignità delle persone sfollate. Lo scopo non è quello di rendere queste persone “dipendenti”, piuttosto di aiutarle a superare esperienze traumatiche. Penso agli uomini, ai padri di famiglia che dicono: “Cosa possiamo fare noi? Qual è il nostro ruolo, oggi, senza lavoro?”. È necessario incoraggiarli ad assumere nuove responsabilità e a riprendere a programmare il futuro». In un’intervista a Radio Vaticana, il cardinale arcivescovo di Westminster, Vincent Gerard Nichols, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, racconta il suo viaggio a Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno, concluso ieri. Lì ha incontrato i profughi cristiani costretti nei mesi scorsi alla fuga da Baghdad e soprattutto dalla piana di Ninive a causa dell’avanzata del cosiddetto Stato islamico. In totale centoventimila uomini, donne, bambini, inizialmente ospitati in campi di fortuna e ora in alloggi un po’ più stabili. «Sono giunto a Erbil sabato pomeriggio — ha spiegato — e da quando siamo arrivati abbiamo cercato di capire in particolar modo come le Chiese si siano impegnate a far fronte all’incredibile emergenza dalla quale sono state travolte a metà agosto dell’anno scorso e il lavoro che hanno fatto con l’aiuto di donatori del Kurdistan e di Baghdad per dare a queste persone una stabilità almeno temporanea». Tanti i passaggi da effettuare prima di parlare di un loro eventuale ritorno a casa. «Devono intanto superare la pena e il terrore di quanto è avvenuto in questi eventi traumatizzanti. Loro sanno che è un’opera lunga, ma la gente con cui ho parlato è determinata e speranzosa e crede che, con il tempo, questi risultati possano essere raggiunti». Secondo il cardinale Nichols, la questione è molto compli- cata, di non facile soluzione: «Molti profughi vengono dai villaggi della piana di Ninive che prima di tutto deve essere liberata dal controllo dell’Is. Poi, i villaggi e parte del territorio intorno a Mosul e la città stessa devono essere messi in sicurezza, perché a quanto abbiamo saputo sono stati disseminati di mine antiuomo e quindi non si può semplicemente “tornare”. Inoltre — ha aggiunto il porporato — è necessario istituire quegli elementi che rendono una società “stabile”, come riportare uno stato di diritto e un modello di giustizia in cui la gente può avere fiducia. Il quarto elemento è la coesione sociale: dare alle persone una possibilità di tornare a “vivere insieme”, come avevano fatto in passato». Nell’omelia pronunciata domenica sera durante la messa in rito caldeo nella cattedrale di San Giuseppe a Erbil, il cardinale ha elogiato la comunità cattolica locale per l’«ammirevole e reale» accoglienza riservata alle migliaia di sfollati vittime dell’instabilità e dei combattimenti nella regione. Il presidente israeliano al patriarcato ortodosso di Gerusalemme Mai più crimini nei luoghi santi GERUSALEMME, 15. «Questi crimini non devono avere luogo né sul Monte Sion, né sul Monte degli Ulivi, né dentro le sinagoghe, né dentro le moschee o le chiese»: lo ha affermato il presidente israeliano Reuven Rivlin durante la visita effettuata ieri presso il patriarcato ortodosso di Gerusalemme per rivolgere i suoi auguri di Pasqua ai rappresentanti delle Chiese cristiane. Un evento particolarmente importante (erano trent’anni, riferisce la Efe, che un capo di Stato israeliano non si recava nel patriarcato greco), un’iniziativa — si legge in un comunicato del patriarcato di Gerusalemme dei Latini — «per salutare la minoranza cristiana, demograficamente piccola rispetto alle comunità ebraica e musulmana, ma che assicura una presenza importante con la custodia dei luoghi santi, o con il suo impegno nei campi della sanità e dell’educa zione». Nei loro rispettivi interventi, il patriarca ortodosso, Teofilo III, il presidente Rivlin e il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, hanno insistito sull’importanza di proteggere i cristiani proprio come avviene per gli ebrei e i musulmani. Teofilo ha espressamente ringraziato il presidente per le sue ferme prese di posizione in occasione degli attacchi antireligiosi degli ultimi mesi: «Nell’attuale situazione particolarmente turbolenta in Medio oriente — ha detto il patriarca ortodosso — non c’è alternativa migliore che vivere insieme nella sincera armonia». Nel ribadire che certi crimini non devono avere luogo, il presidente dello Stato di Israele ha ricordato che «viviamo una realtà politica e religiosa complessa, specialmente qui a Gerusalemme, la città della pace, la città di Dio. Le nostre relazioni — ha proseguito — si sono conservate grazie allo Statu quo. Benché questo non sia un patto ufficiale resta un segno di comprensione reciproca tra le diverse comunità. La libertà religiosa è un valore dello Stato di Israele come Stato ebraico e democratico. Non possiamo permettere crimini contro le persone o gli edifici di culto. Un attacco contro i vostri luoghi santi è come un attacco contro i nostri luoghi santi». Durante l’incontro, i rappresentanti cristiani, insieme, hanno auspicato che durante il mandato di Ri- vlin si possa raggiungere la pace tra Israele e Palestina. Twal ha inoltre espresso il proprio rammarico per l’indifferenza dei leader mondiali davanti alle persecuzioni e alle uccisioni dei cristiani: «Preghiamo affinché Dio impartisca la pace tra la nostra gente in Medio oriente e in tutto il mondo. Cerchiamo di diventare, partendo da Gerusalemme, costruttori di pace e protagonisti di un autentico dialogo interreligioso». D all’Ucei Solidarietà ai cristiani e ai musulmani ROMA, 15. «Un pensiero, commosso, solidale e straziato dal dolore» è stato rivolto dal presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna, alle comunità musulmane e cristiane che, «solo per credere nella propria religione, sono vittime di atroci sofferenze in Asia e in Africa e subiscono vere e proprie stragi di innocenti». Intervenuto, ieri, al convegno dal titolo «Quale memoria per quale società? I musei della Shoah nel terzo millennio», svoltosi a Roma, a Palazzo Montecitorio, Gattegna ha sottolineato che «il mondo civile non può più rimanere fermo, paralizzato dalle proprie divisioni, ma creare una grande alleanza» che protegga le vittime e «sconfigga i barbari portatori e predicatori di morte». «Cultura e memoria — ha affermato il presidente dell’Ucei — sono le parole chiave, gli antidoti affinché la nostra società sia consapevole dei propri valori fondamentali e irrinunciabili, primo tra tutti il rifiuto di ogni deriva fanatica e fondamentalista che finisce per diventare assassina contro chiunque venga considerato diverso». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 16 aprile 2015 Era stato direttore della «Civiltà Cattolica» e di Radio vaticana È morto il cardinale Roberto Tucci È morto a Roma martedì sera, 14 aprile, dopo una lunga malattia, il cardinale gesuita Roberto Tucci, per molti anni direttore della «Civiltà Cattolica» e della Radio Vaticana e organizzatore dei viaggi di Giovanni Paolo II. Il porporato italiano, che avrebbe compiuto 94 anni domenica prossima, era stato ricoverato alcune settimane fa nella clinica romana Pio XI per problemi respiratori. Il decesso è avvenuto verso le 21.40 nell’infermeria della comunità gesuita di via dei Penitenzieri. Nato a Napoli il 19 aprile 1921, era stato ordinato sacerdote il 24 agosto 1950. Nel concistoro del 21 febbraio 2001 Papa Wojtyła lo aveva creato cardinale diacono di Sant’Ignazio di Loyola a Campo Marzio. Esattamente dieci anni dopo, il 21 febbraio 2011, aveva optato per l’ordine dei preti, mantenendo la stessa diaconia, elevata pro hac vice a titolo presbiterale. Per tutti era semplicemente “padre Tucci”. Ma a dispetto del carattere semplice e discreto, è stato indubbiamente uno dei testimoni diretti delle vicende della Chiesa negli ultimi decenni, lavorando da protagonista nel campo delle comunicazioni sociali e accompagnando Giovanni Paolo II nei suoi viaggi internazionali. Univa alla vivacità intellettuale una naturale schiettezza ereditata dalle origini partenopee. Era nato infatti a Napoli poco dopo la fine della prima guerra mondiale da Mario Tucci ed Eugenia Watt Lega, inglese di confessione anglicana. Sebbene la sua vocazione fosse inizialmente contrastata dalla madre — successivamente convertitasi anch’ella al cattolicesimo — a quindici anni era entrato nel noviziato della Compagnia di Gesù a Vico Equense (Napoli) e aveva percorso brillantemente il tradizionale corso di studi gesuitici: maturità classica nel 1941; licenza a Gallarate nel 1944 e laurea in filosofia a Napoli nel 1947; licenza in teologia a Lovanio nel 1951. Il 24 agosto 1950 era stato ordinato sacerdote. Dopo aver conseguito il dottorato in teologia alla Pontificia università Gregoriana, era stato destinato come professore alla facoltà teologica San Luigi di Napoli, dove aveva insegnato per due anni e, con altri docenti, aveva fondato e diretto la rivista «Digest religioso», poi divenuta «Rassegna di Teologia». Nel 1956 era stato chiamato a far parte del collegio degli scrittori della «Civiltà Cattolica», della quale tre anni dopo era divenuto direttore. In questo periodo, oltre a dare rinnovato impulso e maggior respiro Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice Cappella papale per le esequie NOTIFICAZIONE Venerdì 17 aprile 2015, alle ore 15.30, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, avranno luogo le Esequie del Signor Cardinale Roberto Tucci, S.I., del Titolo di S. Ignazio di Loyola a Campo Marzio. La Liturgia Esequiale sarà celebrata dal Sig. Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme con gli Em.mi Signori Cardinali e gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi. Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Francesco presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. I Signori Cardinali, gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi che desiderano concelebrare vorranno trovarsi alle ore 15 nella sagrestia della Basilica Vaticana per indossare le vesti sacre, portando con sé: i Signori Cardinali la mitra bianca damascata, gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi la mitra bianca semplice. *** Coloro che, in conformità al Motu Proprio “Pontificalis Domus”, fanno parte della Cappella Pontificia e intendono partecipare al Sacro Rito, indossando il proprio abito corale completo, sono pregati di trovarsi per le ore 15 presso l’Altare della Cattedra per occupare il posto che sarà loro indicato. Città del Vaticano, 15 aprile 2015 lità alle tematiche ecumeniche gli era valsa l’invito come ospite alla quinta assemblea del Consiglio mondiale delle Chiese tenutosi tra novembre e dicembre 1975 a Nairobi, in Kenya. Dal 1973 al 1989 aveva ricoperto l’incarico di consultore del Segretariato per l’unione dei cristiani (dal 1988 Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani). In seno alla Compagnia di Gesù, dal 1967 al 1969 era stato segretario generale della provincia italiana e aveva partecipato alle congregazioni generali dell’ordine XXI (1965-1966) e XXXII (1974-1975) come membro eletto dalla provincia napoletana. Dal 1970 al 1975 era stato consigliere ufficiale per l’ecumenismo del preposito generale, padre Pedro Arrupe. Inoltre aveva preso parte alla XXXIII congregazione generale che nel 1983 aveva eletto preposito generale padre Peter Hans Kolvenbach. Nel settembre 1973 era approdato alla Radio Vaticana, succedendo come direttore generale al confratello Giacomo Martegani. Aveva contribuito all’accelerazione del piano di potenziamento deciso da Papa Montini nel 1966, dando impulso alla nascita di nuovi programmi informativi, sollecitati anche dall’Anno santo del 1975. In qualità di direttore generale dell’emittente, aveva accompagnato Giovanni Paolo II fin dal primo viaggio apostolico, quello del 1979 in Messico. Tranne quelli in Francia del 1980 e in Austria del 1983, era stato al suo fianco in tutti i pellegrinaggi attraverso il mondo, e a partire dall’autunno del 1982 era stato l’organizzatore delle visite papali Per mandato del Santo Padre Mons. Guido Marini Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie Non protagonismo ma protagoniste è trasversale alle culture, alla fede e alle idee politiche e sociali. È necessario, pertanto, che in situazioni di conflitto esse lavorino insieme, in spirito di solidarietà, al di là di ogni differenza etnica, culturale o religiosa. È fondamentale dunque, ha evidenziato il porporato, che si instauri uno spirito di collaborazione e di solidarietà. A questo proposito, il cardinale Turkson ha citato una frase di Teresa di Calcutta: «Io posso fare cose che non puoi, tu puoi fare cose che io non posso, insieme possiamo fare grandi cose». Il 2015, ha proseguito, è un anno importante in questo senso, perché le Nazioni Unite stanno elaborando un programma che sarà realizzato attraverso una nuova serie di obiettivi di sviluppo sostenibile. Le donne cattoliche, ha detto, desiderano partecipare a questo processo e discutere attentamente le sfide degli obiettivi di sviluppo sostenibile proposti in fase di programmazione con donne di altre confessioni e religioni, presentando osservazioni e suggerimenti sulle più importanti questioni sociali che riguardano il mondo femminile e la vita. A sostegno di questa iniziativa, il Pontificio Consiglio organizzerà una conferenza internazionale a maggio sul tema «Le donne e l’agenda per lo sviluppo dopo il 2015: le sfide degli obiettivi di sviluppo sostenibile». A conclusione il cardinale, richiamando l’episodio evangelico di Marta e Maria, ha invitato a superare la vecchia mentalità che relega le donne a un ruolo marginale e ha ricordato in particolare l’Angelus dell’8 marzo scorso, quando Papa Francesco ha ribadito l’importanza e la necessità della presenza delle † La Direzione ed il Personale tutto della Radio Vaticana ricordano con grande affetto e stima P. ROBERTO TUCCI S.I. Ricordo del francescano Lanfranco Serrini di ED OARD O MENICHELLI Siamo collocati dentro un travaglio, siamo dentro un’impazienza: essere liberati cioè dalla corruzione, legata al tempo e al peccato, per entrare poi nella gloria di Dio, questo è il mistero pasquale della nostra vita! Dentro questo Mistero pasquale noi viviamo e ci giochiamo l’eternità. donne nella vita sociale ed ecclesiale. Per questo, ha detto, occorre guardare la realtà con occhi diversi, perché gli uomini riconoscano le capacità specifiche delle donne e collaborino con loro. Gli ha fatto eco l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, Francis Hackett Kenneth, il quale ha affermato che le donne non sono solo vittime della guerra ma sono anche potenti forze di pace. Infatti la loro partecipazione alla risoluzione dei conflitti è in grado di fornire una comprensione più completa delle cause e delle soluzioni alternative, trasformando poi questa comprensione in azione comunitaria. Inoltre, la mancanza di partecipazione delle donne al processo di pace comporta spesso che i crimini perpetrati contro di esse vengano dimenticati e che gli accordi di pace non riflettano in ultima analisi le esigenze di tutta la popolazione coinvolta. All’incontro sono intervenuti anche Irene Kajon, dell’Università La Sapienza di Roma, Ilham Allah Chiara Ferrero, segretario generale dell’Italian Islamic Religious Community (Coreis), e Donna Orsuto, della Pontificia università Gregoriana e della Pontificia università di San Tommaso d’Aquino. Il successivo dibattito è stato moderato dal rabbino Jack Bemporad, direttore del Centro Giovanni Paolo II per il dialogo interreligioso. fuori d’Italia, fino a quella del giugno 2001 in Ucraina, alla quale aveva partecipato come cardinale nel seguito papale. Nel luglio 1985 aveva lasciato la carica di direttore generale, ma non si era interrotto il suo legame con la Radio Vaticana, della quale aveva presieduto anche negli anni seguenti il Comitato di coordinamento. Nel concistoro del 21 febbraio 2001 — lo stesso in cui aveva ricevuto la porpora Jorge Mario Bergoglio — era stato creato cardinale diacono di Sant’Ignazio di Loyola a Campo Marzio. Il 21 febbraio 2011 la sua diaconia era stata elevata pro hac vice a titolo presbiterale. Aveva continuato a frequentare quotidianamente la Radio fino al dicembre 2013, occupandosi della rassegna stampa interna e della correzione di bozze di testi e libri. Dal gennaio 2014, quando ormai novantaduenne le sue condizioni di salute avevano cominciato a peggiorare, si era trasferito presso la curia dei gesuiti a Borgo Pio. Il 24 aprile dello scorso anno aveva partecipato alla messa di ringraziamento per la canonizzazione di san José de Anchieta, celebrata da Papa Francesco nella chiesa di sant’Ignazio, di cui era titolare. Card. Mistero conficcato nella carne Donne e conflitti Le donne hanno un ruolo decisivo nel costruire ponti tra le parti in conflitto. Ma anche nell’alleviare la sofferenza senza discriminazioni, nell’educare i belligeranti a dire no alla violenza e nel promuovere la pace. Lo ha detto il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, intervenendo alla conferenza sul tema «Leadership delle donne nella risoluzione dei conflitti: prospettive di fede». L’incontro, promosso dall’ambasciata degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, dalla Russell Berrie Foundation e dal Centro Giovanni Paolo II per il dialogo interreligioso, si è svolto, martedì 14 aprile, a Roma, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Per ricostruire la società, specialmente nei Paesi emergenti, ha affermato il porporato, è cruciale il ruolo delle donne nel tracciare il percorso di una pace sostenibile. Una grande sfida per la quale le donne hanno la particolare capacità di riallacciare relazioni tra nemici in tempo di guerra e favorire la ricostruzione del tessuto sociale nei luoghi di conflitto. Il cardinale ha poi sottolineato come questa capacità derivi dal fatto che «nel piano di Dio sono state create per accogliere una nuova vita ed essere l’eco creativa dell’amore che dà tutto». Le donne, ha aggiunto il porporato, dovrebbero svolgere il ruolo di mediatrici di pace nel quotidiano vivere all’interno delle loro famiglie e nei luoghi di lavoro. Anche in tempo di pace, ha osservato, c’è sempre da impegnarsi contro la violenza e l’ingiustizia, la fame, la sete e lo sfruttamento sul posto di lavoro. In questa missione, ha aggiunto il cardinale, le donne dovrebbero avere come obiettivo un miglior ordine mondiale. Infatti la pace è un bene comune il cui perseguimento internazionale alla rivista dei gesuiti d’Italia, aveva svolto molteplici attività assumendo sempre maggiori responsabilità sia in seno al suo ordine sia in campo ecumenico, sia soprattutto in organismi della Santa Sede. In tale contesto, particolarmente significativo era stato il suo contributo all’organizzazione e ai lavori del concilio Vaticano II. Dopo essere stato membro della commissione preparatoria sull’apostolato dei laici, durante l’assise conciliare aveva contribuito, come perito, alla redazione del decreto Apostolicam actuositatem e, soprattutto, alla costituzione pastorale Gaudium et spes. Per tutta la durata della seconda, della terza e della quarta sessione aveva tenuto quotidianamente una conferenza per i giornalisti accreditati presso la Sala stampa della Santa Sede. Dopo la chiusura del concilio, era stato tra i membri della commissione per l’apostolato dei laici, fino all’istituzione del Consilium de laicis. Nel contempo era stato vicepresidente dell’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi) dal 1961 al 1982, e consultore della Pontificia Commissione (dal 1988 Pontificio Consiglio) per le comunicazioni sociali dal 1965 al 1989. Come membro del centro stampa ufficiale, aveva preso parte anche al Sinodo dei vescovi del 1969 e del 1971. Primo sacerdote cattolico invitato a tenere un discorso a un’assemblea del Consiglio mondiale delle Chiese — a Uppsala, in Svezia, nel luglio 1968 — per parecchi anni aveva anche fatto parte del comitato di redazione della rivista teologica internazionale «Concilium». La sua sensibi- Trigesimo Mercoledì 15 aprile a Roma, nella basilica dei Santi apostoli, si celebra la messa per il trigesimo della morte del francescano Lanfranco Serrini, ministro generale dei minori conventuali dal 1983 al 1995, morto nella notte fra l’11 e il 12 marzo. I funerali sono stati celebrati il 13 marzo nella basilica di San Giuseppe da Copertino a Osimo, sua città natale. Pubblichiamo stralci dell’omelia che in quell’occasione è stata tenuta dal cardinale arcivescovo di Ancona-Osimo. Tutto ciò deve illuminare il tragitto nostro; allora, se così fosse e così deve essere, la morte è una consegna della vita a Dio, la morte è offerta grata dei doni dei quali il nostro tempo terreno è stato arricchito di misericordia di Dio, la morte come risposta alla chiamata di Dio che disegna tutta la nostra vita collocandola nel mistero della redenzione. Voi cari padri della famiglia dei conventuali e tutti gli altri che si ispirano alla santità e al carisma di san Francesco, voi molto più di me potete ben leggere la vita del carissimo padre Lanfranco in questa visione eucaristica pasquale. La sua lunga stagione terrena diventa un testamento da custodire e da imitare. La storia umana, spirituale, religiosa, ecclesiale di padre Lanfranco può essere ben custodita da tutti noi come una vita intrecciata con la volontà di Dio e con il desiderio unico, così ho letto la sua vita e la conoscenza che ho avuto di lui, il desiderio di piacere a Dio. Se non fosse stato così, se la sua vita non fosse stata rivolta cuore e mente a Dio egli, e voi lo sapete meglio di me, non avrebbe potuto mantenere limpida serenità e tanta letizia nel suo lungo spendersi per la famiglia religiosa e per la Chiesa e non avrebbe accettato con serenità gli impedimenti fisici di questi ultimi tempi che lo hanno costretto a consegnarsi con santa obbedienza alla fragilità della vita e alla bontà dei fratelli. Quando più volte l’ho visto unirsi alle celebrazioni eucaristiche da me presiedute in questa basilica, anche distraendomi un poco dalla preghiera, pensavo e dicevo tra me, guardandolo seduto sulla sedia: ecco come la vita diventa Eucarestia nella debolezza ed ecco come l’Eucarestia rallegra la vita nell’unione con Cristo. Come dire che il mistero pasquale e la verità teologica si fa, si deve fare, mistero conficcato nella carne. In questa visione la vita spirituale di tutti, e la sua, si fa speciale, speciale nella normalità, quasi carismatica, perché essa, a ben guardare, significa essere libera dai giudizi, dalle contaminazioni della debolezza. Questa spiritualità quasi carismatica, è costruita dentro le beatitudini evangeliche, che è strada maestra di ogni spiritualità, compresa naturalmente quella francescana. e si uniscono alla preghiera della Compagnia di Gesù, dei familiari e di quanti lo hanno amato rinnovando i sensi di riconoscenza e apprezzamento per la sua preziosa opera al servizio della Chiesa e della Santa Sede. † Alberto Gasbarri si unisce al dolore e alle preghiere dei confratelli della Compagnia di Gesù per la perdita del caro e indimenticabile Padre ROBERTO TUCCI S.I. Maestro e amico di una intera vita. † Il Presidente e la Direzione Generale dello I.O.R. sono vicini a Norberto per la perdita del fratello RO CCO ARQUILLA † La famiglia Mennini con profonda commozione ed affetto partecipa al grande dolore di Norberto e di papà Venanzio per la prematura dipartita terrena del fratello e figlio D ott. RO CCO ARQUILLA Ricordando la cara mamma Signora Elisabetta, assicura preghiere per l’anima eletta che il Buon Pastore ha accolto tra le Sue braccia e per il conforto di tutti coloro che lo hanno amato. 14 aprile 2015 † Il Presidente, il Segretario ed il Sotto-Segretario, insieme a tutti gli Officiali e i Collaboratori del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari sono spiritualmente vicini alla Dott.ssa Alessandra Ciattini, Officiale del Dicastero, per la scomparsa della carissima mamma Sig.ra ROSANNA BARTOLI in CIATTINI In questo particolare momento in cui solo la Fede ci è di conforto e sostegno, assicuriamo le nostre preghiere a suffragio della benedetta anima, nella speranza della Resurrezione finale. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 16 aprile 2015 All’udienza generale di mercoledì 15 aprile, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: Da diversi Paesi: Istituto di teologia della vita consacrata del Claretianum di Roma; Religiose del Santissimo Sacramento; Sacerdoti della Misericordia; Missionarie dell’Immacolata. Dall’Italia: Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Tutti i Santi, in Bagnarola di Sesto al Reghena; San Giovanni Battista, in Verona; Maria Vergine Assunta, in Cherasco; San Giuseppe dei morenti, in Milano; San Giovanni evangelista, in Monzuno; San Giacomo del Poggetto, in San Pietro in Casale; San Cristoforo, in Fano; Madonna delle grazie, in Scarlino Scalo; San Giovanni Battista, in Rosia; San Lorenzo, in Sovicille; San Bartolomeo, in Monastero; San Bartolomeo, in San Rocco a Pilli; Sant’Andrea, in Barontoli; San Verano, in Peccioli; San Donato in Val di Botte, in Villanova di Empoli; Beata Vergine Maria Madre delle grazie all’Isolotto; San Bartolo, in Firenze; Santo Stefano in Pane, in Firenze; San Giuseppe e Santa Lucia al Galluzzo, in Firenze; Sant’Agostino; Santa Famiglia, Stella Maris, in Città Sant’Angelo; San Lorenzo, in Pontenuovo di Deruta; Santa Maria della neve, in Canino; Santa Maria Goretti, in Villalba di Guidonia; Santa Lucia, in Acquaviva delle Fonti; Santissimo Sacramento, in Bitonto; Santa Maria della mercede, in San Vito dei Normanni; Sant’Antonio alla Macchia, in San Pancrazio Salentino; San Massimiliano Kolbe, in Lecce; Santissima Annunziata, in Casarano; Sacro Cuore di Gesù, in Massafra; San Giovanni Battista, in Sava; San Nicola, in Palagiano; San Giorgio, in Airola; Sant’Adiutore, in Cervinara; Madonna di Fatima, in Ariano Irpino; San Giacomo, in Pòllena Trocchia; San Giuseppe, in Fonte di Rocca d’Aspide; San Pietro e Santa Maria delle grazie, in Giffoni Valle Piana; San Domenico, in Crotone; Maria Santissima Addolorata, in Soverato Superiore; Comunità pastorale Giovanni Paolo II, di Seregno; Comunità pastorale Santa Maria Assunta, di Cairate; Parrocchia San Nicola, in San Nicola de Legistis; Parrocchie di Sant’Arcangelo; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di: Longara; Santa Croce Bigolina; San Pietro in Trigogna Debba; Campedello; Selva; Giazza; Sarzana; Scuola Sottufficiali dell’Esercito, di Viterbo; Consiglio direttivo dell’Associazione italiana guide e scout d’Europa cattolici; Seniores della Reale Mutua Assicurazioni; Caritas della Diocesi di Lanciano-Ortona; Associazione San Nicola di Bari, di Carbonara; Associazione Burraco Piemonte; Associazione ANFASS, di Bassano del Grappa; Associazione nazionale Vigili del fuoco, di Chiavari; Associazione ALTE, di San Donato Milanese; Associazione Arma Aeronautica, di Foligno, e di Campoformido; Associazione AVO, di Siena; Associazione Famiglia per tutti, di Bari; Associazione progetto Albatros, di Sennori; Associazione San Damianese, di Castro dei Volsci; Associazione sportiva CAM, di Teramo; Associazione Mediatori Mediterranei; Associazione Donnattiva, di Monreale; Associazione pensionati consistenza organica della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Centro «I delfini», di Mugnano di Napoli; Centro «Aurora», di Calvatone; Sbandieratori della Città di Arezzo; Comitato feste patronali, di San Vito Chietino; Casa di cura Santa Maria del Pozzo, di Somma Vesuviana; Club Frecce Tricolori, di Falconara Marittima; Fondazione Santa Lucia, di Roma; gruppo Cuori nella luce, di Seregno; gruppo di preghiera Padre Pio, di Cherasco; gruppo CRAL Ospedale, di Circolo di Varese; gruppo delle Pic- Con l’olio delle donne Siamo capaci, per fede, di investire tutti noi stessi come fecero le donne che furono prime testimoni della risurrezione? Se lo è chiesto padre Bruno Silvestrini, parroco della Pontificia parrocchia di Sant’Anna, impartendo la benedizione alla redazione e a tutto il personale dell’Osservatore Romano, la mattina del 15 aprile. Quella mattina all’alba, ha ricordato, le donne si mossero portando con loro un olio pregiato per il corpo di Gesù, un olio regale, costosissimo e profumato, per l’ultimo omaggio a chi aveva cambiato la loro vita. Chi avrebbe spostato per loro quell’enorme masso dal sepolcro? Non avrebbero potuto rotolare la pietra, ma avevano fiducia in lui. E il Signore anticipò la loro fede. Anche oggi, in un periodo che per la Chiesa è segnato dalla prova e dal dolore delle persecuzioni, possiamo accogliere l’annuncio della Pasqua con la stessa fede che ebbero le tre Marie. Richiamando anche l’episodio evangelico di Zaccheo, l’agostiniano ha invitato i presenti — c’erano la redazione e il personale del giornale quasi al completo — a fidarsi di Gesù, che è solito rompere i nostri schemi umani, e a farsi eco per il mondo, nel lavoro quotidiano, della novità evangelica. pagina 7 I lavori del Consiglio dei cardinali Gruppi di fedeli in piazza San Pietro cole Sorelle di Gesù Lavoratore, di Modena; Istituto penale per Minorenni, di Airola; gruppo Verona strada sicura, di Sommacampagna; gruppo UNITALSI, di Forlì-Bertinoro; gruppo Ministero economia e finanze, di Bari; Libera cooperativa, di Ostuni; Circolo Università degli studi, di Trento; Confraternita Anime sante del Purgatorio, di Leverano; Parrocchia San Giovanni Bosco, in Lignano Sabbiadoro; Parrocchia Santa Barbara, in Ragalna; Centro «Il faro», di Salerno; Istituto Maccolini, di Rimini; Gruppi di studenti: Liceo Sant’Ambrogio, di Milano; Liceo artistico, di Fermo; Liceo Scorza, di Cosenza; Istituto Latte dolce-agro, di Sassari; Istituto Marconi, di Vairano Scalo; Istituto Milani, di Policoro; Istituto Nostro-Rèpaci, di Villa San Giovanni; Istituto Bodoni Paravia, di Torino; Istituto Liside, di Taranto; Istituto Dantoni, di Scicli; Istituto Prudenzano, di Manduria; Istituto Bernocchi, di Legnano; Istituto Capuano-Giarratana, di Giarrata; Istituto Tomasi di Lampedusa, di Sant’Agata Militello; Istituto De Roberto, di Catania; Istituto D’Annunzio, di San Vito Chietino; Istituto Costantini, di Serra San Quirico; Istituto Oriani, di Faenza; Istituto musicale, di Agrigento; Istituto Diaz, di Laterza; Istituto Andreozzi, di Aversa; Istituto Vitrioli - Principe di Piemonte, di Reggio Calabria; Istituto Pascoli-Aldisio, di Catanzaro; Istituto Carducci - da Feltre, di Reggio Calabria; Istituto Maiore, di Noto; Istituto Stanga, di Crema; Circolo San Giuseppe, di Seregno; Scuola Bovio, di Foggia; Scuola XXI Aprile, di Roma; Scuola Di Francia, di Bari; Scuola Don Milani, di Vimercate; Scuola La Traccia, di Arlate di Calco; Scuola Astori, di Mogliano Veneto; Scuola secondaria, di Teggiano; Scuola Ungaretti-Ruginello, di Ruginello di Vimercate; Scuola Don Bosco, di Treviglio; Scuola Santa Elisabetta, di Roma; Scuola Immacolata, di Pagani; Scuola Santa Maria di Lourdes, di Roma; Scuole di Salure e Oniferi; Direzione didattica, di Olbia; Asilo Ghio, di Sori; Asilo Pio XI, di Rapolla; gruppi di fedeli da: Fiano Romano, San Giorgio Monferrato, Pòrcari, Bisceglie, Ravosa di Povoletto, Roccella Jonica, Cassano Spinola, San Giorgio di Piano, Paola, Grammichele, Ceglie del Campo, Monopoli; gruppo di fedeli da Tregnago. From various Countries: Officials, Officers, Diplomats and civil executives from the NATO Defense College. From England: Students and staff faculty from: Leeds Trinity University; Liverpool Hope University. From Ireland: A group of Knights of Saint Columbanus celebrating the centenary of the founding of the Order, accompanied by Cardinal Séan Brady; Students and staff from Ardscoil La Salle, Raheny, Dublin. From Denmark: Choirs from St Anna School, Copenhagen and Sct. Ibs School, Horsens; Students and staff from St Joseph’s School. From Continental China: A group of pilgrims. From Indonesia: Pilgrims from the Cathedral of Palembang. From Taiwan: Pilgrims from the Cathedral of Christ the Saviour. From Norway: St Eystein School, Bodø. From Canada: Pilgrims from St Bernadette’s Parish, Archdiocese of Toronto. From the United States of America: Pilgrims from the following parishes: St Mary, Des Plaines, Illinois; St John the Evangelist, St John, Indiana; St Martin de Porres, Poughkeepsie, New York; St Francis and St Dare, Greenwood, South Carolina; Members of Our Lady of Peace Il Papa con il gruppo di dervisci di Istanbul Deutsche Hochschule der Polizei, Münster-Hiltrup; Lübecker Nachrichten und Main-Post; Leserreise Traunsteiner Tagblatt; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Liebfrauenschule, Dießen; Dipoldswalde, DresdenMeißen; Berufliches Schulzentrum, Freiburg; Edith-Stein-Gymnasium, München; Burggymnasium, Speyer. Aus der Republik Österreich: Pilger aus folgenden Pfarren: St. Nikolaus, Linz; St. Blasius, Linz; Pilger aus der Diözese St. Pölten; Erzdiözese Wien; Pilger aus Geinberg; Waizenkirchen; Rom-Reise Orgelmusik, Diözese Feldkirch; Styler Missionare Stadt Gottes, Maria Enzersdorf; Das Blindenapostolat der Erzdiözese Wien; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Gymnasium der Benediktinerabtei St. Blasius, Admont; Bundeshandelsakademie Tamsweg; Technologisches Gewerbemuseum - Schule der Technik, Wien-Brigittenau. Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft: Pilger aus Olten; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus der Kantonsschule Aargau; Ministranten aus folgenden Pfarreien: St. Eusebius, Berschis und St. Johannes, Tscherlach; Seelsorgeeinheit Blattenberg; Frick und Gipf-Oberfrick; St. Johannes der Täufer, St. Gallen; Firmlinge aus folgenden Pfarreien: Bischofszell; Gebenstorf, Birmenstorf, Turgi und aus dem Pastoralraum Wasserschloss; Leuggern und Kleindöttingen; Seelsorgeeinheit Lichtensteig, Oberhelfenschwil, Mogelsberg und St. Peterzell; Teufen, BühIer, Gais, Stein und Hundwil. Aus der Provinz Bozen ù Republik Italien: Pilger aus der Pfarre St. Augustin, Bozen; Pilger aus der Diözese BozenBrixen; Verband Angehöriger und Freunde psychisch Kranker, Bozen. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Lituania; Armenia; Slovacchia; Ungheria; Bielorussia; Croazia. Uit het Koninkrijk der Ne- derlanden: Pelgrimsgroep uit de parochie van Lumen Christi, Denekamp. I polacchi: Księża i klerycy z Wyższego Seminarium Duchownego z Grodna z bpem Józefem Staniewskim; pielgrzymi z parafii: Świętych Piotra i Pawła z Myszkowa, św. Łukasza z Warszawy, Podwyższenia Krzyża Świętego z Dąbrówki, Najświętszego Serca Pana Jezusa z Pszczółek, Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny ze Świerzawy, św. Stefana Węgierskiego ze Skrzydłowa, Matki Boskiej Częstochowskiej z Zelowa, św. Antoniego Padewskiego z Przemyśla, Najświętszego Serca Pana Jezusa z Florynki, Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny z Wietrzychowic, Zwiastowania Najświętszej Maryi Panny z Nowego Kazanowa; uczniowie i nauczyciele ze Szkoły Podstawowej nr 159 Sióstr Urszulanek Unii Rzymskiej z Krakowa; młodzież i nauczyciele z Liceum Ogólnokształcącego im. gen. Stanisława Maczka z Warszawy; grupa pielgrzymów z Powiatowego Uniwersytetu Trzeciego Wieku z Mikołowa; pielgrzymka Polskiego Związku Niewidomych w Cieszynie, pracownicy Polskiego Górnictwa Naftowego i Gazownictwa z Sanoka i Tarnowa oraz elektrowni z Bełchatowa; grupy turystyczne z Tarnobrzega, Opola, Nowego Sącza i Piwnicznej- Zdroju; pielgrzymi indywidualni. De France: Groupe de prêtres du diocèse de Fréjus-Toulon, avec S.Exc. Mgr Dominique Rey; Séminaire Saint-Irénée, de Lyon; groupes de pèlerins des diocèses de Chartres, Annecy, Lille; Paroisse Saint Genis, de Laval; Paroisse Saint-Honoré, d’Eyleau; Paroisse Saint-Clément, de Metz; Paroisse Sainte-Thérèse, d’Annecy; Paroisse de Pont de Caylus; Paroisse de Russ; Paroisse de Warcq; Paroisses catholiques Sainte-Geneviève et Notre-Dame du perpétuel secours, d’Asnièressur-Seine Paroisse de Pont de Veyle; Communauté Saint-Jean-Baptiste, de Perpignan Communauté Saint-Laurent, de Verre; Aumônerie La Respelido, de Lunel; Aumônerie de Gex; Aumônerie des paroisses Sainte-Famille, de Daye Pont-Hébert, et Saint-Jacques de Saint James, de Coutances; groupe de confirmands, de Nogent-sur-Marne; groupe de pèlerins de Brou; Lycée Saint-Vincent, de Beauvais; Lycée de 1’Assomption, de Paris; Lycée Notre-Dame, de Chartres; Lycée des Vosges, de Saint Dié Collège Félix Aunac; Collège Notre-Dame de la Paix, de Lille; Collège Saint-Dominique, de Pau; Collège Victor Laprade, de Montbrison; Collège Notre-Dame, de Vineuil; Collège Dupanloup, de Paris; Collège Saint-Michel de Picpus, de Paris; groupe de collégiens de première, de Montauban; Institut Notre-Dame, de Saint-Germain-en-Laye; Institution des Chartreux, de Lyon Internat Notre-Dame, de Pontmain; Ensemble scolaire Batignolles-Epinettes, de Paris; groupe scolaire du diocèse de Vannes; Ecole Saint-Joseph, de Lectoure; Mouvement chrétien des Retraités, de Barzi; Fédération sociétés de chant, d’Alsace; groupe de Mauriciens, de Paris. De Suisse: Club du Joran, de Lausanne. De Belgique: Royale Uníon; Chorale SaintQuentin, de Peruwelz; groupe de pèlerins de Bruxelles. Du Liban: Groupe de la «Ligue Maronite». De Turquie: Groupe de derviches. Uit het Koninkrijk Belgio: Acolieten uit Eupen. De España: grupo de Sacerdotes; Seminario menor diocesano San Atilano, de Zamora; Fraternidad de agrupaciones Santo Tomás de Aquino, Valencia; Colegio Corazón Inmaculado de María, de Sentmenat; Colegio de la Presentación de Nuestra Señora, de Linares; Colegio San José de Carolinas, de Alicante; Colegio Jesuitas El Salvador, de Zaragoza; Instituto «La Encantà», de Rojales; grupo de Militares destinados en la Base Nato en Nápoles; Club naval de Oficiales, de Cartagena; grupo de las Asociaciones de Mediadores; grupo de Santiago de Compostela. Con i familiari di alcune vittime della sciagura aerea sulle Alpi francesi Catholic Community at Langley Air Force Base, Hampton, Virginia; Pilgrims from: Relevant Catholic Radio, Washington, D C; Union City, New Jersey; St Mary La Salle University, Minnesota; University of Washington, Rome Campus; Seatac Cooperative High School, Washington. Aus verschiedenen Ländern: Schwestern vom Göttlichen Erlöser, die ihr 25-jähriges Professjubiläum feiern. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Mater Dolorosa, Berlin; Mariä Himmelfahrt, Emsdorf; St. Johannes Nepomuk, Hadamar; Pfarreiengemeinschaft Lechrain; St. Johannes, Ottersweier; St. Michael, Peiting; Mariä Geburt, Wartenberg; Pilgergruppen aus dem Bistum Osnabrück; Erzbistum Paderborn; Pilgergruppen aus Erkelenz; Krautscheid; Oberaudorf; aus dem Oldenburger Münsterland; Ehejubelpaare aus dem Bistum Regensburg; Bund der Bayerischen Gebirgsschützen; Schützen aus dem Wegberger Land; Stiftung Bahn-Sozialwerk; Masterstudiengang De México: Parroquia de la Asunción, de Toluca; grupo de peregrinos a Tierra Santa, de Guadalajara; grupo de peregrinos de Ciudad de México. De Ecuador: grupo de peregrinos de Guayaquil. De Argentina: grupos de peregrinos. Do Portugal: grupo de sacerdotes; Paroquia de Torrao. La riforma dei media vaticani e la questione della responsabilità nella Chiesa in materia di abusi, sono due dei temi approfonditi nel corso della nona riunione di Papa Francesco con il Consiglio di cardinali, apertasi lunedì 13 aprile. In vista della conclusione dei lavori, nel pomeriggio di mercoledì 15, ne ha parlato il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in un briefing con i giornalisti accreditati. Ricordando che a tutti gli incontri, tranne a quello di mercoledì mattina, è stato presente il Pontefice, Lombardi ha sottolineato che per la maggior parte del tempo i porporati si sono occupati del tema generale della riforma della Curia romana, soffermandosi su considerazioni metodologiche, per poter pervenire entro il 2016 a un punto significativo nella preparazione della nuova costituzione apostolica. Quindi ha riferito che uno spazio consistente è stato ritagliato per la rilettura, a cura del vescovo segretario, degli oltre sessanta interventi fatti durante il Concistoro del febbraio scorso. In particolare si è parlato di principi generali e del consolidamento della linea che conduce verso la nascita di due grandi dicasteri: uno per la carità, la giustizia e la pace; e uno per i laici, la famiglia e la vita. Successivamente il direttore della Sala stampa si è soffermato sulla riforma dei media. Concluso il lavoro del comitato referente, guidato nei mesi scorsi da lord Chris Patten, dovrebbe nascere ora una seconda commissione che definirà la ristrutturazione dell’apparato informativo. Base della riflessione sarà il rapporto finale che il comitato ha consegnato al Papa e ai suoi collaboratori, «nel quale c’è un piano ancora piuttosto ampio e generale, non con decisioni operative particolari», ha detto Lombardi. Di conseguenza è stato chiesto al Pontefice di nominare una commissione, incaricata di articolare e studiare bene i passi all’attuazione, la quale lavorerà in continuità con il comitato che ha preparato il rapporto. Quanto al tema della accountability, Lombardi ha riferito che è stato proposto alla discussione dal cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e membro del Consiglio di cardinali, rispondendo a un’attesa della Pontificia commissione per la tutela dei minori, da lui presieduta. Si tratta di «come affrontare, con quali procedure e competenze, i casi non tanto di abuso, sul quale già ci sono le norme, ma i casi di abuso di ufficio, omissione, responsabilità, in particolare da parte di persone che abbiano responsabilità: sacerdoti, vescovi, superiori religiosi o altri», ha concluso il direttore della Sala stampa, puntualizzando che «non c’è un progetto preciso o un documento, ma il tema è stato posto esplicitamente sul tavolo e vi è l’intenzione di trovare le vie per procedere» in tale direzione. Fissato infine il calendario delle prossime riunioni, che si terranno dall’8 al 10 giugno, dal 14 al 16 settembre e dal 10 al 12 dicembre. Nomine episcopali in Brasile Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Brasile. Wilson Luís Angotti Filho, vescovo di Taubaté Nato il 5 aprile 1958 a Taquaritinga, Stato di São Paulo, diocesi di Jaboticabal, dopo aver frequentato le scuole elementari e medie nella città natale (1965-1975), ha ricevuto la formazione filosofica presso il seminario diocesano di São Carlos (1976-1978) e quella teologica presso il centro di studi dell’arcidiocesi di Ribeirão Preto, affiliato alla Pontificia facoltà di teologia Nossa Senhora da Assunção di São Paulo (1978-1982). Successivamente ha ottenuto la licenza in teologia dogmatica presso la Pontificia università Gregoriana a Roma (1987-1988). Ordinato sacerdote il 19 dicembre 1982, si è incardinato nella diocesi di Jaboticabal, nella quale è stato vicario parrocchiale di São João Batista e Nossa Senhora Aparecida a Bebedouro (1982-1986), coordinatore diocesano della pastorale vocazionale (1982-1986), membro dell’equipe di formazione del seminario diocesano (1982-1986), coordinatore della regione pastorale di Bebedouro (1983-1986), membro del consiglio presbiterale e del collegio dei consultori (1983-1986; 1992-1997 e 2004-2007), parroco di São Judas Tadeu (1989-2007), assessore diocesano della catechesi (2002-2007), coordinatore diocesano della pastorale (20032007). Ha insegnato teologia presso il centro di studi dell’arcidiocesi di Ribeirão Preto (1990-1995) e presso la facoltà di teologia dell’arcidiocesi di Brasília (2008-2010). Inoltre è stato assessore della commissione per la dottrina della fede della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) a Brasília (2007-2010). Il 4 maggio 2011 è stato nominato vescovo titolare di Tabe e ausiliare dell’arcidiocesi di Belo Horizonte. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 1° luglio successivo. Nell’ambito della Cnbb è membro della commissione per la dottrina della fede. Edson José Oriolo dos Santos, ausiliare di Belo Horizonte Nato il 18 settembre 1964 a Itajubá, Stato di Minas Gerais, nell’arcidiocesi di Pouso Alegre, dopo aver frequentato la scuola elementare a Itajubá e quella media a Pouso Alegre, ha compiuto gli studi di filosofia presso il seminario arcivescovile di Pouso Alegre (1983-1985) e quelli di teologia presso l’Instituto Sagrado Coração de Jesus a Taubaté (1986-1989). Inoltre, ha ottenuto le lauree in filosofia presso l’università di Campinas (Unicamp), in marketing e in gestione strategica delle persone presso l’università Gama Filho di Rio de Janeiro. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 5 maggio 1990 ed è stato incardinato nell’arcidiocesi di Pouso Alegre, nella quale è stato vicario parrocchiale di São Sebastião a São Sebastião da Bela Vista, vicario parrocchiale di São Francisco de Paula a Ouro Fino, professore di filosofia presso il seminario arcidiocesano, parroco di Nossa Senhora do Carmo a Borda da Mata, canonico cattedratico del capitolo metropolitano, promotore di giustizia del tribunale ecclesiastico, vicario episcopale per l’amministrazione del sacramento della cresima. Attualmente era parroco della cattedrale. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 16 aprile 2015 Marc Chagall «La creazione» (1960) All’udienza generale Papa Francesco parla della complementarità tra uomo e donna Creatività e audacia E chiede di riconoscere il ruolo femminile nella società e nella Chiesa «L’uomo e la donna devono parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più», perché «il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, e lo è per tutti, non solo per i credenti». È quanto ha raccomandato Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì mattina, 15 aprile. Proseguendo con i fedeli presenti in piazza San Pietro le riflessioni sul tema della famiglia, il Pontefice ha anche esortato a «fare molto di più in favore» delle donne. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! La catechesi di oggi è dedicata a un aspetto centrale del tema della famiglia: quello del grande dono che Dio ha fatto all’umanità con la creazione dell’uomo e della donna e con il sacramento del matrimonio. Questa catechesi e la prossima riguardano la differenza e la complementarità tra l’uomo e la donna, che stanno al vertice della creazione divina; le due che seguiranno poi, saranno su altri temi del Matrimonio. Iniziamo con un breve commento al primo racconto della creazione, nel Libro della Genesi. Qui leggiamo che Dio, dopo aver creato l’universo e tutti gli esseri viventi, creò il capolavoro, ossia l’essere umano, che In preghiera per tutti i cristiani perseguitati C’è «la preghiera per tutti i cristiani perseguitati» nel saluto che Asia Bibi ha fatto giungere al Papa tramite il marito Masih e la figlia quindicenne Esiham, che stamani hanno partecipato all’udienza generale. La donna pakistana, arrestata nel 2009, è stata condannata a morte per la legge sulla blasfemia. «In carcere non ha perso la fede e ora stiamo cercando l’appoggio di tutti per liberarla» spiegano i familiari. In piazza San Pietro oggi il Papa ha stretto in un abbraccio anche sei familiari delle vittime della sciagura aerea del 24 marzo sulle Alpi francesi. Da Barcellona per raccontare a Francesco il loro dolore sono venuti Marta Grasas Melich, che ha perso il marito e un figlio, insieme con Immaculada de Santiago Parera e Juan José Ansoleaga Izquierdo che hanno ricordato il loro figlio. Significativamente da Istanbul sono arrivati in piazza San Pietro «per pregare per la pace» otto rappresentanti dei dervisci rotanti del Galata Mevlevi ensemble, del maestro sheik Nail Kesova. Insieme a loro dalla Turchia sono venuti i sei frati minori francescani che da dieci anni danno vita alla fraternità internazionale nella chiesa di Santa Maria Draperis a Istanbul. «Il 27 ottobre di ogni anno facciamo sempre un incontro di preghiera per la pace con i dervisci» spiega padre Gwénolé Jeusset. «E così abbiamo deciso di venire insieme per la prima volta dal Papa, mentre domani saremo ad Assisi». Da parte loro i dervisci rimarcano «l’importanza di ogni iniziativa comune che punti a unire tutte le persone di fede». In piazza San Pietro c’era anche il coro delle suore armene dell’Immacolata Concezione. Significativa, poi, la presenza della Lega maronita, antica istituzione di laici cristiani maroniti, dipendente dal Patriarcato, composta da alti esponenti del mondo politico, culturale, finanziario e imprenditoriale. Francesco ha inoltre ringraziato i nove detenuti del carcere minorile di Airola, nel beneventano, che gli hanno portato «parecchi doni fatti con le loro stesse mani, nei laboratori artigianali del penitenziario, tra cui un’acquasantiera in ceramica» spiegano i volontari. È la seconda volta che una rappresentanza dei giovani detenuti di Airola incontra Francesco nella cornice dell’udienza del mercoledì, con la speranza — confida il direttore dell’istituto penale Antonio Di Lauro — «che diventi un’esperienza annuale». Ad accompagnare i nove ragazzi anche il cappellano e il personale del carcere. Sempre da Airola è venuta una delegazione guidata dal sindaco Michele Napoletano per la benedizione della grande statua di san Giorgio che il 23 aprile sarà collocata nella piazza centrale del paese, «proprio davanti alla chiesa che rimase gravemente danneggiata nel terremoto del 1980, tanto da essere poi demolita». Trentacinque anni dopo, dunque, la statua del patrono sarà messa nel luogo esatto dov’era la chiesa, spiega don Liberato Maglione, presente oggi anche a nome degli altri due parroci del paese: padre Luciano Benedetto e padre Pasquale Gravante. L’opera in bronzo, realizzata da Domenico Sepe, è stata voluta dagli emigranti airolesi a New York. E all’inaugurazione saranno presenti anche gli ambasciatori statunitensi presso la Santa Sede e in Italia. Il gruppo Despar ha donato al Papa un tir carico di generi alimentari di prima necessità da destinare ai poveri attraverso l’arcivescovo elemosiniere Konrad Krajewski. L’iniziativa ha visto protagonisti tanti volontari, tra cui anche diciotto ragazze del ginnasio Edith Stein di Monaco di Baviera. A Francesco è stato inoltre presentato il «chiostro della Provvidenza», segno forte di carità realizzato per il quinto centenario della diocesi di Lanciano-Ortona. «Abbiamo ristrutturato un antico monastero agostiniano, nel centro storico di Lanciano, per creare spazi per il dialogo, la formazione, ma anche per un emporio solidale, uno studio dentistico, un accompagnamento scolastico e per l’accoglienza» racconta monsignor Emidio Cipollone che nei quattro anni del suo episcopato ha visto «praticamente decuplicare, da circa quattrocento a circa quarantamila, le famiglie aiutate e sostenute dalla Caritas». Ma, fa notare, «ho visto anche crescere il numero dei volontari e la generosità delle persone, nonostante la precarietà lavorativa ed economica». Anche nella prospettiva dell’Anno santo, Francesco ha incontrato i sacerdoti della misericordia, preti diocesani che si ispirano al carisma delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia nella loro predicazione e nel loro ministero apostolico. Sono a Roma per un incontro di formazione. Un incoraggiamento particolare il Papa lo ha rivolto a cinque famiglie veronesi impegnate in prima linea nell’educazione alla sicurezza stradale tra giovani: un’iniziativa promossa dopo aver perso i loro cari per incidenti automobilistici. Un «omaggio a Francesco» è arrivato da Arezzo, e in particolare dal quartiere di Porta Santo Spirito che ha vinto la lancia d’oro della Giostra del Saracino dedicata proprio al Papa. E così la piazza è stata colorata dai figuranti e sbandieratori della famosa manifestazione aretina. E Francesco ha anche incontrato la squadra di calcio degli zingari ungheresi, a Roma per giocare la quarta partita con la rappresentativa delle guardie svizzere. «Il calcio è un mezzo per far conoscere la nostra storia e la nostra vera cultura» dice il responsabile István Mezei, che simpaticamente non manca di ricordare «di aver vinto le precedenti tre partite con gli svizzeri». In piazza c’erano anche i rappresentanti della squadra argentina che ha giocato la Homeless world cup ad Amsterdam. «Lo scopo — dicono — non è vincere ma creare una rete di relazioni che dia speranza a queste persone meno fortunate e non le faccia cadere nel vortice della droga e dell’emarginazione». fece a propria immagine: «a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1, 27), così dice il Libro della Genesi. E come tutti sappiamo, la differenza sessuale è presente in tante forme di vita, nella lunga scala dei viventi. Ma solo nell’uomo e nella donna essa porta in sé l’immagine e la somiglianza di Dio: il testo biblico lo ripete per ben tre volte in due versetti (26-27): uomo e donna sono immagine e somiglianza di Dio. Questo ci dice che non solo l’uomo preso a sé è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio. L’esperienza ce lo insegna: per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna. Quando ciò non avviene, se ne vedono le conseguenze. Siamo fatti per ascoltarci e aiutarci a vicenda. Possiamo dire che senza l’arricchimento reciproco in questa relazione — nel pensiero e nell’azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede — i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna. La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, e lo è per tutti, non solo per i credenti. Vorrei esortare gli intellettuali a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta. Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza. I segnali sono già preoccupanti, e li vediamo. Vorrei indicare, fra i molti, due punti che io credo debbono impegnarci con più urgenza. Il primo. È indubbio che dobbiamo fare molto di più in favore della donna, se vogliamo ridare più forza alla reciprocità fra uomini e donne. È necessario, infatti, che la donna non solo sia più ascoltata, ma che la sua voce abbia un peso reale, un’autorevolezza riconosciuta, nella società e nella Chiesa. Il modo stesso con cui Gesù ha considerato la donna in un contesto meno favorevole del nostro, perché in quei tempi la donna era proprio al secondo posto, e Gesù l’ha considerata in una maniera che dà una luce potente, che illumina una strada che porta lontano, della quale abbiamo percorso soltanto un pezzetto. Non abbiamo ancora capito in profondità quali sono le cose che ci può dare il genio femminile, le cose che la donna può dare alla società e anche a noi: la donna sa vedere le cose con altri occhi che completano il pensiero degli uomini. È una strada da percorrere con più creatività e audacia. Una seconda riflessione riguarda il tema dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio. Mi chiedo se la crisi di fiducia collettiva in Dio, che ci fa tanto male, ci fa ammalare di rassegnazione all’incredulità e al cinismo, non sia anche connessa alla crisi dell’alleanza tra uomo e donna. In effetti il racconto biblico, con il grande affresco simbolico sul paradiso terrestre e il peccato originale, ci dice proprio che la comunione con Dio si riflette nella comunione della coppia umana e la perdita della fiducia nel Padre celeste genera divisione e conflitto tra uomo e donna. Da qui viene la grande responsabilità della Chiesa, di tutti i credenti, e anzitutto delle famiglie credenti, per riscoprire la bellezza del disegno creatore che inscrive l’immagine di Dio anche nell’alleanza tra l’uomo e la donna. La terra si riempie di armonia e di fiducia quando l’alleanza tra l’uomo e la donna è vissuta nel bene. E se l’uomo e la donna la cercano insieme tra loro e con Dio, senza dubbio la trovano. Gesù ci incoraggia esplicitamente alla testimonianza di questa bellezza che è l’immagine di Dio. Nei saluti ai gruppi di fedeli Contro ogni forma di sopruso visita alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo vi ricorda che la vocazione al sacerdozio è prima di tutto un incontro personale con Cristo Risorto, il quale chiama e invia i suoi discepoli a portare a tutti il lieto annuncio della salvezza. Uniti a Lui, avrete il coraggio di testimoniare il Vangelo con franchezza e misericordia. Vi benedico con affetto. Sia lodato Gesù Cristo! Un invito a rifiutare «ogni forma di sopruso o di ingiustizia, in particolare contro le donne» è stato rivolto dal Papa nel saluto ai fedeli di lingua araba presenti all’udienza generale. Come di consueto, dopo la catechesi, il Pontefice si è infatti rivolto ai vari gruppi di pellegrini in piazza San Pietro. Saluto cordialmente i pellegrini venuti dalla Svizzera, dal Belgio, dalla Turchia, dal Canada e dalla Francia, in particolare i sacerdoti della Diocesi di Fréjus-Toulon con Monsignor Dominique Rey e il Seminario Sant’Ireneo di Lione. Auguro a tutti un buon pellegrinaggio nella gioia del Signore Risorto, invitandovi ad entrare nel mistero della sua infinita misericordia. Che Dio vi benedica. Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti rispettivamente da Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Norvegia, Cina, Indonesia, Nigeria, Canada e Stati Uniti. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore Risorto! Di cuore saluto i pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca, nonché dal Belgio e dai Paesi Bassi. Un particolare benvenuto al gruppo dell’apostolato per i non vedenti dell’Arcidiocesi di Vienna, ai ministranti di Eupen e alle Suore del Divin Redentore che celebrano 25 anni di professione religiosa. Il Signore Risorto vi colmi della Sua pace e gioia. La Sua parola vivente vi guidi sul vostro cammino. Dio benedica voi e i vostri cari. Il dono di generi alimentari di prima necessità per i poveri Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos venidos de España, México, Argentina, Ecuador y otros países latinoamericanos. Queridos hermanos y hermanas, cuando el hombre y la mujer juntos colaboran con el designio divino, la tierra se llena de armonía y confianza. Que Dios les bendiga. Muchas gracias. entrambi la stessa dignità e uguaglianza: lavoriamo, nella Chiesa e nella società, affinché tale uguaglianza venga rispettata, rifiutando ogni forma di sopruso o di ingiustizia, in particolare contro le donne. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno! Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Saluto cordialmente i fedeli della parrocchia di Torrão e il gruppo di sacerdoti del Portogallo. Il Signore vi benedica, perché siate dovunque per tutti faro di luce del Vangelo. Possa questo pellegrinaggio rinvigorire nei vostri cuori il sentire e il vivere con la Chiesa. La Madonna accompagni e protegga voi tutti e i vostri cari! Saluto i pellegrini polacchi, in modo particolare tutti gli sposi. Insieme a voi rendo grazie a Dio per la gioia e per la pace delle coppie felici. Sappiamo tuttavia quante sono le famiglie e i coniugi provati dalle crisi e dalle divisioni. Le raccomando alle vostre preghiere. Confidando nella potenza di Cristo Risorto, riscoprano la forza unificante dell’alleanza sacramentale e ricostruiscano la reciproca fiducia nel perdono e nella riconciliazione. Vi benedico di cuore. Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Libano e dal Medio Oriente. Dio creò l’uomo, maschio e femmina, a sua immagine, dando ad Saluto cordialmente i superiori e i seminaristi del Seminario Maggiore di Grodno in Bielorussia, venuti in pellegrinaggio di ringraziamento per i 25 anni della sua attività. Carissimi, la Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere gli studenti del Claretianum in occasione dell’Anno per la vita consacrata e le Religiose del Santissimo Sacramento che ricordano i trecento anni della loro Congregazione: vi esorto a vivere sempre la vocazione religiosa con la gioia e l’entusiasmo dei discepoli del Signore Risorto, sempre fedeli al carisma di fondazione. Saluto i Sacerdoti della Misericordia, la Scuola Sottoufficiali di Viterbo, la Reale Mutua Assicurazioni e i gruppi parrocchiali, in particolare i fedeli di Cervinara e Airola. Saluto la delegazione di Arezzo che mi ha accolto qui in piazza, e che con tanta cortesia mi ha regalato la sua bandiera e il libro della sua storia. Grazie tante! Un particolare pensiero va ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. In questo tempo di Pasqua, vi incoraggio ad essere dei veri testimoni della Risurrezione, nelle vostre famiglie e nei vostri ambienti di vita: cari giovani, specialmente voi studenti della Scuola Sant’Elisabetta di Roma, ricordate che la misericordia è il dono più bello di Dio; cari ammalati, lasciatevi consolare dal Padre Celeste; e voi, cari sposi novelli, vivete il vostro amore imitando l’amore misericordioso di Gesù.
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