FONETICA Parlare • Come avviene nei bambini la lingua parlata precede la lingua scri4a • Parlare significa eme4ere suoni • I suoni combina8 fra loro formano le parole • Le parole combinate fra loro formano le frasi • Siamo programma8 per imparare la lingua materna • Se le lingue materne sono due si parla di bilinguismo Come l’uomo produce i suoni • I suoni sono prodo< dall’aria che durante l’espirazione esce dai polmoni, a4raversa la trachea e la laringe • L’aria viene poi modulata dalle corde vocali, l’epiglo<de, il palato, la lingua, i den8 e le labbra L’apparato fonatorio I fonemi • Ogni lingua per funzionare usa un certo numero di suoni • I suoni tecnicamente si chiamano fonemi • In Italiano ci sono 30 fonemi • 7 vocali in posizione tonica: /i/, /e/, /E/, /a/, /ç/, / o/, /u/; • 21 consonan8 • 2 semiconsonan8, ovvero suoni intermedi tra la vocale e la consonante: /j/, /w/. L’alfabeto fone=co internazionale • Il principio generale delle le4ere dell'Alfabeto Fone8co Internazionale è di fornire una le4era per ogni suono dis8n8vo. • L'IPA nasce su inizia8va dell'Associazione fone8ca internazionale, con l'intenzione di creare uno standard per trascrivere in maniera univoca i suoni di tu4e le lingue conosciute La scri?ura 1 • A ogni suono corrisponde una o più le4ere • Tecnicamente le le4ere si chiamano grafemi • La scri4ura in origine era pi4ografica • Poi ideografica • Quindi alfabe8ca La scri?ura 2 • Noi scriviamo da sinistra a destra e dall’alto in basso • Ebrei, arabi, cinesi e giapponesi da destra a sinistra L’alfabeto • In Italiano usiamo 26 le4ere • In arabo si usano 28 le4ere • Anche in cinese ci sono 26 le4ere Le vocali 1 • Ci sono 7 suoni vocalici e 5 vocali scri4e • E e O possono essere aperte o chiuse • In base a questa differenza si dis8ngue accé+a da accè+a e ròsa da ròsa • Due parole scri4e nello stesso modo sono omografe Le vocali 2 I rappor= fra vocali • Due vocali pronunciate con una sola emissione di voce formano un di+ongo (sei, più) • Tre vocali pronunciate con una sola emissione di voce formano un tri+ongo (miei, guai, suoi) • Nella divisione in sillabe di4onghi e tri4onghi restano nella stessa sillaba • Due vocali pronunciate separatamente formano uno iato (zìo, paese, teoria) Le consonan= Digrammi e trigrammi • In linguis8ca, un digramma è una sequenza di 2 grafemi (o le4ere) che all'interno di una lingua iden8ficano graficamente un fonema • Ad esempio ‘gn’ rappresenta un solo fonema • In linguis8ca, il trigramma è una sequenza di tre grafemi che iden8ficano un fonema • Ad esempio ‘sciame’ o ‘caglio’ Troncamento • • • • • • Si chiama "troncamento" la caduta di una vocale, di una consonante o di una sillaba in fine di parola. Nella grafia non si usa l'apostrofo. Pensiamo a casi come buon giorno, ben de+o, gran maleducato. Vediamo i casi più ricorren; di troncamento. Il troncamento è molto usato nei sostan8vi che indicano un 8tolo seguì8 dal nome proprio: il signor Rossi, il professor Bianchi, il do+or Verdi, il cardinal Mar;ni. Anche bello e santo in taluni casi subiscono il troncamento obbligatorio: un bel ragazzo, san Giuseppe. Alcuni nomi propri si troncano nei nomi doppi: Anton Giulio, Gian Carlo (anche in grafia unita Giancarlo), Pier Paolo. Si troncano anche le parole Valle, Colle, Monte, Torre, nei nomi di luogo: Val d'Elsa, Val padana, Colfiorito, Monreale, Tor diQuinto. Elisione • Si chiama "elisione" la caduta della vocale finale di una parola davan8 alla vocale iniziale della parola seguente. • Scrivendo, dobbiamo indicare con l'apostrofo la caduta della vocale: una amica > un'amica, di oggi > d'oggi, senza anima > senz'anima. • Parlando, il ricorso all'elisione è frequen;ssimo, anche se nella grafia non ve ne è traccia. Per esempio degli uomini può essere pronunciato, con elisione, / de¥¥'wçmini/, ma non può essere scri4o degl'uomini, né tanto meno degluomini. • Con la preposizione di l'elisione è in taluni casi di fa4o obbligatoria: nessuno direbbe o scriverebbe andare di amore e di accordo, ma andare d'amore e d'accordo, oppure un bracciale di oro, ma piu+osto d'oro. • In genere i monosillabi si elidono quando la loro vocale finale coincide con quella iniziale della parola seguente: s'insultano è più frequente di s'amano, l'amo è più frequente di l'odio (la odio). • Solo la preposizione da non si elide mai, anche per evitare la confusione con di: d'avere sta infaV per di avere e non per da avere. La punteggiatura La punteggiatura è l'insieme dei segni non alfabe8ci che si usano nella lingua scri4a per suddividere il testo nelle sue par8. I principali segni d'interpunzione sono i seguen8: • il punto fermo (.) • la virgola (,) • i due pun8 (:) • il punto e virgola (;) • il punto esclama8vo (!), • il punto interroga8vo (?) • i pun8ni di sospensione (…) • le virgole4e (" ", «», ‘ ’) • il tra<no (‐) • Le parentesi tonde ( ) Il punto • Il punto fermo è certamente uno dei segni interpun8vi fondamentali. • Tradizionalmente il punto si usa per indicare una pausa forte, alla fine di un periodo o alla fine di una frase. • Il punto viene u8lizzato anche nelle abbreviazioni, dove può comparire alla fine o al centro della parola a seconda del 8po di abbreviazione: do+. = do+ore, prof. = professore, pag. o p. = pagina, ecc. = eccetera, ill.mo = illustrissimo, gent.mo = gen;lissimo. La virgola Di norma indica una pausa breve, ma è molto sogge4a agli usi individuali. Si usa nelle frasi coordinate senza congiunzioni, come in questo esempio: mi alzo, mi vesto, faccio colazione, mi lavo i den8, vado a scuola. Prima delle congiunzioni coordina8ve la virgola è per lo più omessa (mi lavo i den8 e vado a scuola), ma talvolta può essere introdo4a per dare maggiore rilievo alla frase coordinata: l'ho rimproverato, e non me ne pento. Abbiamo poi le enumerazioni: è una ragazza buona, onesta, generosa; bisogna predicare la pace, la libertà, la fratellanza, l'amicizia fra i popoli.
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