4.2 Diritti degli agricoltori Fabio Veronesi (1), Fabio Maria Santucci

4.2 Diritti degli agricoltori
Fabio Veronesi (1), Fabio Maria Santucci (1), Simone Vezzani (2)
(1)
Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
(2)
Dipartimento di Giurisprudenza
CON IL PATROCINIO DI
Grazie al progresso tecnologico ed organizzativo delle produzioni vegetali e animali nei Paesi Sviluppati (PS) ormai da
decenni non esistono fenomeni di diffusa denutrizione, quanto semmai di cattiva alimentazione e di obesità (in Europa
come in USA). Anche nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS) tale piaga si è ridotta almeno nell’incidenza percentuale dei
denutriti sul totale della popolazione. Questo grande sviluppo, che permette oggi ad un agricoltore degli USA di produrre
cibo per 155 persone (ma il modello americano non è esente da critiche) non è stato, come spesso accade, privo di
risvolti negativi, due dei principali costituiti dalla riduzione delle risorse genetiche agrarie (o Risorse Fitogenetiche, RF)
su cui si basa il futuro alimentare dell’umanità e dalla sempre maggiore dipendenza, per quanto riguarda le sementi, dei
PVS rispetto ai PS, le cui multinazionali hanno spesso acquisito gratuitamente le RF sviluppate dagli agricoltori. Ciò ha
fatto sì che, a partire dagli anni ’80 del XX secolo, sempre più si discuta sui diritti degli agricoltori o, come alcuni
preferiscono indicarli, diritti dei contadini. Questi diritti sono attualmente interpretati in due modi, uno più restrittivo e uno
più ampio. Nel primo caso, si parla di farmers’ rights, definiti nel 2001 dall’International Seed Treaty, vale a dire i diritti di
conservare, utilizzare, scambiare e vendere sementi e altri materiali di moltiplicazione e di partecipare all’adozione di
decisioni concernenti l’uso delle RF per l’alimentazione e l’agricoltura, nonché alla ripartizione giusta ed equa dei
vantaggi che ne derivano. In senso più ampio, i diritti dei contadini (peasants’ rights) e dei lavoratori agricoli “senza
terra”, oltre a quanto sopra indicato, riguardano l’accesso certo della terra, attualmente messo a rischio nei PVS anche
dal land grabbing, l’accesso all’acqua e agli altri mezzi di produzione, l’istruzione di base e permanente, l’accesso al
mercato per un reddito accettabile. Il tutto visto in un’ottica di parità di genere. Su queste basi sarebbe possibile
sviluppare in futuro un mondo più equo e anche più sicuro dal punto di vista alimentare.