Gentlemen’s Quarterly PURA VIDA MEGLIO DA SOLO, GUARDA L’ultima fissa collettiva è il gin, spunta dappertutto, soprattutto senza tonica. Magari fatto in Italia E C C O L A M A P PA DRY MARTINI Aribau 162, Barcellona GRAPHIC 4 Golden Square, Soho, Londra BATHTUB GIN 132 Ninth Ave., Manhattan, New York THE GIN CORNER c/o Hotel Adriano V, via di Pallacorda 2, Roma PRAVDA via C. Vittadini 6, Milano «Chi ha detto che va bevuto solo miscelato? Assoluto è anche meglio» Testo di LAURA PACELLI «Il mio nome è Bond, Gin Bond». Avrebbe potuto presentarsi anche così l’agente segreto più famoso del mondo, e state certi che nessuno gli avrebbe puntato la pistola addosso. Perché di Martini (cocktail a base di gin e vermut dr y) nell’arco della sua “carriera” Mr Bond ne ha bevuti parecchi. E continuerà a farlo, visto che, dopo la moda del rum e l’exploit della 3 vodka, questo è proprio l’anno del gin. A confermarlo ecco qualche indizio: dalla prima edizione di Gin Day a Milano alla distribuzione in Italia di marchi come l’inglese Bulldog, di Anshuman Vohra, ex finanziere col pallino per il gin. Allo scozzese Hendrick’s, che affida la sua immagine a un appeal super-vintage (qui sotto a destra). La riscossa del gin passa anche dalla disponibilità sul mercato di etichette prima introvabili, come il tedesco Monkey 47 (foto in basso a sinistra) e dalla prima produzione italiana di gin, il Marton’s di Roby Marton (con l’accento sulla “o”, foto in alto a sinistra). Il suo successo, non è altro che un distillato del grano e dell’orzo arricchito di spezie naturali, «è dovuto alla riscoperta del bere vintage – spiega Luca Pirola, fondatore di Bartender.it (magazine on line che tratta di mixologia) – la sua particolarità è che, se è cattivo, si sente subito, mica come la vodka!». Rodrigo Dias, Danny Kim – DESMOND PAYNE, MASTER DISTILLER DI BEEFEATER
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