CANTINE < Grave perchè, come le grave fra Veneto e Friuli, è un terreno molto calcareo, con sessanta centimetri di sassi bianchi, dove la vite deve lavorare duro per arrivare al nutrimento; “di Stecca” perchè...boh, il ricordo della ragione del toponimo si è perso nel tempo. Quello che è rimasto, però, è una splendida residenza, villa Barberina, con quattro ettari di terreno, tutti circondati da un muro di pietre. Dei quattro ettari, 2,4 sono a vigneto, circondati da un parco di alberi secolari capaci di creare un unicum climatico. 46 Euposia Aprile 2014 NINO FRANCO Primo Franco, uno dei produttori più celebrati del Prosecco di qualità nel mondo, l’ha prima presa in affitto agli inizi degli Anni Novanta e poi l’ha acquistata per, oltre alla sua residenza, trasformarla in una delle sue sfide più grandi. Perchè questo è, di fatto, il primo vigneto di questo negociant che dopo aver selezionato una squadra di fedeli agricoltori non disdegna adesso di diventare anche recoltant, produttore in proprio. Per questo ha passato, assieme alla moglie, mesi a selezionare le piante, a scegliere le più resistenti, Q UEL C LOS A VALDOBBIADENE Un vigneto in centro storico, nel cuore della Docg, circondato da un muro di pietre: un paradiso di quattro ettari che racchiude un nuovo tesoro di Giulio Bendfeldt quelle più belle, per poi farle reinnestare in Francia scegliendone il portainnesto più adatto e poi reimpiantando via via tutto il vigneto. Fra le scelte, anche quella di puntare alla totale sostenibilità, di arrivare alla certificazione bio e da questa chiedere via via a tutti i fedeli conferitori di passare progressivamente a coltivazio- ni sempre più sostenibili. E’ la figlia di Primo, Silvia, a raccontare ad Euposia, senso e tappe della sfida: «Credo che il senso sia proprio la sfida stessa, stravolgere il pensiero di seguire soltanto la delicata fase della vinificazione e della rifermentazione, lasciando agli agricoltori il compito di seguire al meglio le vigne. Certo, anche con l’aiuto del nostro staff tecnico, per arrivare a regole condivise e standard qualitativi sempre più d’eccellenza. La specializzazione spinta come scelta strategica. Grave di Stecca rovescia un po’ questa visione: Primo diventa agricoltore e testa sulla propria pelle vantaggi e svantaggi della situazione, imprevisti compresi. Gli inizi sono di sperimentazioEuposia Aprile 2014 47 NINO FRANCO 48 Euposia Aprile 2014 ne, mio padre cerca soluzioni per vini nuovi, cerca la strada anche della vendemmia tardiva per realizzare un vio fermo che fosse sì fortemente legato al suo territorio d’origine, ma anche innovativo, fuori dagli schemi anche lui testimoniare - come il “Primo Franco” - della capacità di invecchiamento senza perdere identità del Prosecco». Sei più diciotto fa ventiquattro: non valeva a questo punto puntare direttamente ad un metodo classico? e fuori da quella visione oramai divenuta standard del Prosecco. Una via che sapevamo stretta, un mercato divenuto piccolo: ci abbiamo provato. Prove su prove, poi la decisione: il “clos” sarebbe diventato un Prosecco charmat, sebbene con caratteristiche innovative. La prima annata spumantizzata è stata il 2007: sei mesi sui lieviti in acciaio e poi altri diciotto mesi di affinamento in bottiglia. Un tempo lunghissimo per un Prosecco: Grave di Stecca, insomma, doveva «La risposta è duplice. La prima, banale, è di logistica: non abbiamo spazio per cataste e cavalletti. La seconda, invece, è legata alla natura stessa del vitigno Glera, che resta un vitigno semiaromatico con la sua forza concentrata nei profumi primari. Nel metodo classico questi verrebbero penalizzati a favore di quelli secondari, più evoluti. E’ una strada legittima anche il metodo classico, ma noi abbiamo scelto diversamente». Grave di Stecca - 11mila bottiglie il millesimo 2011 in uscita fra poche settimane, su un milione di bottiglie di produzione complessiva - però non presenta in etichetta la Docg. «Anche questo è frutto dell’unicum di questo clos che porta ad un Prosecco dai profumi e dai sapori così unici e particolari che molto spesso la commissione camerale per l’assegnazione della denominazione ha faticato a ritrovarsi. E’ un vino che va raccontato. Così, presenta soltanto il suo nome, basta e avanza». >
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