DOPO L'ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI, LA SOCIETÀ GUADAGNA IN BORSA IL 5,55% Carige, il titolo riprende la corsa Conti in rosso: l'azienda non paga il premio produzione. Da martedì si tratta sugli esuberi GENOVA. Buone notizie dai mercati finanziari, cattive sul fronte del lavoro. A 48 ore dall'assemblea degli azionisti tenutasi mercoledì scorso e dopo lo stop del primo maggio, banca Carige torna in Borsa e s'impenna sull'onda delle ultime dichiarazioni rilasciate del nuovo vertice dell'istituto. Il ridimensionamento dellaFondazione (già scesa dal 45% al 43,4% e prossima a dimezzare il suo peso in vista dell'aumento di capitale da 800) e l'interesse degli investitori internazionale raccontato dal vertice della banca premiano il titolo con un +5,55% a 0,5615 euro per azione. Ma se gli azionisti brindano, i lavoratori piangono. A fronte di un bilancio 2013 chiuso con una perdita monstre di 1,7 miliardi, l'azienda non ha erogato il premio produzione ai dipendenti. Si tratta di circa 5.550-5.600 persone (su un totale di 5.700 addetti): impiegati e quadri che contavano su un premio pari a 3.000-4.000 euro lordi annui (secondo la qualifica), di cui invece dovranno farne a meno. Tra i lavoratori serpeggia malcontento perché è opinione diffusa che i conti «siano andati male per colpa del vecchio management e non dei lavoratori, come peraltro ha scritto Bankitalia nella sua relazione». Perciò la scelta aziendale di non distribuire il premio è vissuta come «iniqua». A livello sindacale per ora tutto tace. Ma non è da escludere che Cgil Cisl e Uil e autonomi possano portare l'argomento sul tavolo martedì prossimo, quando avrà inizio la trattativa sul nuovo piano industriale che prevede 600 esuberi (accompagnati alla pensione) e 90 sportelli in chiusura. Secondo indiscrezioni, l'azienda potrebbe, per ragioni contabili, decidere di non utilizzare o di utilizzare solo parzialmente il Fondo di settore per i prepensionamenti (e questo andrebbe a incidere sull'ammontare degli "accompagnamenti"). Altre fonti segnalano che le organizzazioni dei lavoratori avrebbero già completato la procedura di conciliazione (obbligatoria per fare sciopero nei servizi pubblici) nei confronti dell'Abi. Tale procedura sarebbe stata avviata sul contratto integrativo scaduto, ma arrivare al tavolo in avvio il 6 maggio con in tasca già un pacchetto di due giorni di sciopero dà l'idea di come il clima tra i lavoratori si stia surri- scaldando. Più gratificante il balzo in Borsa. Arilanciare gli acquisti hanno contribuito le dichiarazioni del vertice della Fondazioni, già scesa al 43,4% e pronta a scendere fino al 19% quando arriverà l'autorizzazione del Tesoro. Fondazione non è infatti in grado di partecipare all'aumento di capitale da 800 milioni, quindi dovrà diluirsi. Aproposito dei potenziali soci in ingresso il presidente della banca, Cesare Castelbarco Albani, e l'a.d. Piero Montani hanno parlato di prospettive straniere. Castelbarco ha dato conto delle prime due tappe del road show: «Ho incontrato 70 investitori fra Milano e Londra. Non mi stupirei di vedere nuovi soci stranieri con posizioni interessanti». «C'è grande interesse verso l'Italia da parte di investitori stranieri. - ha spiegato Montani al Secolo XIX - Siamo capitati nel momento giusto. Ci sono capitali di ritorno da investimenti asiatici che vengono impiegati sui mercati europei. Credo che molti di questi investitori stranieri possano aver già preso posizione in Carige, magari piccola, ma l'hanno presa». GILF.
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