La svolta di Carige - Associazione Azionisti della Banca Carige Spa

La svolta di Carige
"Orasi fa pulizia
l'utile fra due anni"
> Già avviata con i sindacati latrattativasui 600 esuberi
> Meno sportelli e più dipendenti sulla vendita dei prodotti
> L'a.d. Montani: "E un piano che può piacere a Malacalza"
C
ARIGE vuole
tornare a fare
utili «adeguati» dal 2016,
fino a 219 milioni nel
2018, per dimenticare il rosso
dal,7miliardidel2013,fìrmato
dal cda. Il rilancio dopo la bufera
passa attraverso l'aumento di
capitale di 800 milioni e il piano
industriale che prevede tra l'aitro 600 esuberi, 600 reimpieghi
dipersonaleinattivitàcommerciali, la chiusura di una novantina di filiali e la fusione con Carigè Italia. Per l'aumento di capit ale a Mont ani non dispiacereb-
j - , e r o investitori come Andrea
Bonomi («sarebbe il benvenuto, ci conosciamo da tempo, abbiamo lavorato bene insieme»)
0 Vittorio Malacalza («il nostro
piano potrebbe piacere a un imprenditore come lui»).
La città e l'economia
La Banca Carige vara
il bilancio della svolta
"Fra due anni toma l'utile"
Il presidente Castelbarco Albani dopo le perdite del 2013
"Stiamo facendo pulizia nei conti, i risultati si vedono già"
Ci sarà da soffrire ancora un po', perché il lavoro di
pulizia, come si dice oggi, è appena iniziato. Ma
Banca Carige dà già un appuntamento al ritorno
dell'utile nei suo bilanci. Succederà nel 2016, cioè
dopo l'esercizio attualmente in corso e quello
successivo. Fra due anni, insomma, il risultato
previsto sarà di 122 milioni di euro. Intanto il 2013 fa
emergere fino in fondo tutti i crediti deteriorati, e sui
quali è necessario correre ai ripari, adeguando il
valore delle poste attive a bilancio a quelli attuali, pei
ridurre il rischio. Obbligatorio quindi contabilizzare
ingenti rettifiche "non ricorrenti" nel conto
economico. Il 2013 chiude così con una perditarecord di 1,76 miliardi. Inparallelo, poi, secondo
quanto prevede il piano industriale, bisognerà anch(
ridurre gli organici. La stima su cui riflette
l'amministratore delegato Piero Montani è di 600
addetti, esodi che non verranno risolti in modo
traumatico, ma con ammortizzatori sociali, esodi
agevolati e accompagnamento alla pensione. E
sempre nel piano si sancisce la fusione tra Banca
Carige e Carige Italia, nata ai tempi di Berneschi per
gestire tutti gli sportelli fuori dalla Liguria.
Anche sugli sportelli si andrà a una riduzione, 80-90
unità, ma più dei numeri sarà la linea d'azione degli
sportelli a mutare, sempre più solleciti nell'aggredire
il mercato, sempre meno interessati a presidiare
postazioni che spesso rimangono sguarniti perché
l'afflusso in banca non è più quello di un tempo.
Ulteriore radicamento nel Nord Italia, poi, perché è
qui che la banca può e deve crescere. Inutili, quasi
velleitarie, certe presenze ridotte in regioni in cui la
concorrenza schiera numeri ampiamente superiori.
Una Carige più snella, più agile, un po' più piccola, al
momento decisamente più povera. Ma è solo
pulendo i conti, facendo emergere senza riserve
sofferenze e incagli che si può pensare di ripartire.
Non è certo una scelta in esclusiva. Tutte quante le
banche lo stanno facendo e quindi anche Carige si
adegua. Ma l'obiettivo resta quello della crescita. Nor
a caso la Borsa applaude. L'altro ieri ha quasi perso la
testa, con u n più tredici per cento alla vigilia della
presentazione dei conti. Ieri è andata un po' meno
bene, forse perché si attendevano sforbiciate ancor
più robuste e quindi costi ancor più contenuti. Ma il
titolo ha continuato a crescere.
Montani: "Il nostro piano può piacere a Malacalza"
L'amministratore delegato
del gruppo illustra le linee
le
guida dello Sviluppo
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organizzazioni sindacali
sui seicento esuberi
IL P E R S O N A G G I O
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MASSIMO MINELLA
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I I Montani. Di quelli che paleseK^J mente non amano la stampa
(si può anche capire), che mostrano
di non apprezzarle domande (è no-
toria la sua ritrosia a interviste e incontri con i media), che si irrigidiscono un po' nelle risposte. Un po' ruvido, ma altrettanto schietto. Per nulla
disposto a eludere i quesiti più diversi, da quelli tecnici fino al destino della gronda. Tocca a lui, oggi, entrare
nel merito dei numeri e indicare le
strategie piùopportune per uscire rapidamente dalla crisi. Con lui ci sono
il presidente Cesare Castelbarco e il
vicepresidente Sandro Repetto, che
secondo le regole della governance
hanno funzioni più politiche, di relazioni (anche se entrambi sono
profondi conoscitori della materia
bancaria). È una squadra che mostra
di marciare in sincronia, quella del
vertice di Carige. L'uomo solo al comando, il demiurgo della banca-assicurazione, Giovanni Berneschi, non
c'è più. E d'altra parte non c'è più
nemmeno l'altro grande vecchio della finanza genovese, Flavio Repetto,
disarcionato dal vertice della Fondazione e sostituito con il ben più moderato Paolo Momigliano (un altro
che non fa propriamente i salti mortali per finire sui giornali).
Il futuro è un aumento di capitale
che porterà nuovi soci. Chi? A lui non
dispiacerebbero investitori come
Andrea Bonomi («sarebbe il benvenuto, ci conosciamo da tempo, abbiamo lavorato bene insieme» ) o Vittorio Malacalza («il nostro piano potrebbe piacere a un imprenditore come lui»), ma si prepara a un "road
show" all'estero, fra Londra, Francoforte e Parigi.
Per un'ora e mezza Montani non si
nega ad alcun quesito, invitando
sempre a riflettere sull'insieme del
progetto. «Il destino delle assicurazioni è importante, ma è solo una parte — spiega — Ci sono state svalutazioni, ma niente di preoccupante. Ed
è finita anche l'ispezione dell'Ivass,
da cui non ci attendiamo altre richieste». Il destino della Vita e della Danni è segnato, fanno parte degli asset
non strategici e quindi restano in piedi le trattative (almeno due) per la
vendita. «La banca-assicurazione
nonèpiùpossibile»,diceMontani, ufficializzando la fine della grande Carige, la banca con l'ambizione sfrenata di crescere, rilevando sportelli
in ogni regione e marciando sul doppio binario banca e assicurazione.
Ambizioso, ma ormai insostenibile.
La banca cambia, perché cambia il
mondo, riflette filosoficamente Montani. «La clientela non è più quella di
sette-otto anni fa—spiega—Cisono
dei passi da compiere e il primo sarà
la fusione fra le due banche. Carige e
Carige Italia. La banca si era spacca-
ta, ora la rimettiamo insieme. Ci focalizzeremo anchesulNordltaliache
per noi vale l'85 per cento delle masse intermediate complessivamente». Che senso ha, aggiunge, avere 9
sportelli in Puglia e 11 in Sardegna,
dove i territori sono presidiati in modo ben più robusto da altri gruppi?
Mai Montani si lascia andare a commenti sulla gestione passata. Sarebbe oggettivamente scorretto e anche
un po' ingiusto, come se tutte le colpe
della banca oggi dovessero per forza
ricadere su una sola persona. La stessa per cui questa città si metteva in fila deferente, attendendo le sue decisioni. La stessa che qualcos a di buono
deve pur avere fatto, se Carige è diventatalaquintabancaitaliana.Non
ècheforsequellacolpasaràper lo meno da dividere con la più grossa delle
crisi finanziarie esplose dal Dopoguerra che ha trasformato crediti in
sofferenze e incagli in tutte lebanche
italiane? Una cosa, però. Montani la
dice. «Quando le banche aggregano
sportelli si finisce per crescere in modo un po' disordinato. Ma noi non li
butteremo a mare, quegli sportelli, li
valorizzeremo in modo diverso».
La partita più delicata da gestire
sarà ovviamente quella degli esuberi, seicento, che verranno gestiti senza "macelleria sociale", ma con «esodi agevolati e accompagnamenti alla
pensione, facendosi carico di tutte
quelle situazioni che, se non ci fosse
la legge Fornero, oggi sarebbero già
state risolte». Il cambio radicale,
però, sarà nella struttura della banca, che avrà la testa un po' più piccola
e che crescerà nella produzione. I territori saranno presidiati da una sola
filiale "hub",guidatada un direttore.
Le altre si adegueranno al nuovo disegno. «Con l'efficientamento della
banca unica si libereranno 1.200 risorse —dice Montani—600 verranno ricollocate sulla venditae seicento
andranno in esodo, concordando tutto quanto con i sindacati (ieri pomeriggio il primo incontro n. d. r. ) ». L'a.
d. invita a guardare avanti, perché
«l'organigramma di questa banca è
qualcosa di diffuso nelle banche di
dieci anni fa—spiega—Oggi i livelli
di controllo cambiano e si devono
adeguare. Stesso ragionamento per
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IL PRIVATO
Con Bonomi ci
conosciamo da
tempo, se venisse
sarebbe certo il
benvenuto
LA FAMIGLIA
Non ci siamo ancora
incontrati ma ora non
escludo che
ci si possa vedere
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BANCA CASCE
Piano industriale 2014-2018
b;mca Carigy; più solida e più semplice
QiikH'j, 2 7 - •
quanto riguarda il "palazzo", dove ci
sono uffici con persone che sono responsabili di se stessi e poco più».
Adesso bisogna crescere, dice ancora Montani, che lancia un piano industriale "stand alone", per restare
ancora forti e soli. Sulle alleanze si vedrà. Saràl'aumento di capitale adare
i suoi verdetti. A lui non dispiacerebbe «un titolo che ha più respiro e una
maggiore presenza di investitori che
lo vivacizzano», come a dire che dopo
la Fondazione, più di un altro investitore preponderante, gradirebbe una
platea più allargata di azionisti. Certo, anche a Montani, genovese di nascita e formazione bancaria, non
sfugge che questa Liguria si fa sempre più piccola, in tutti i sensi. «Quando menesonoandatoeravamo un milione, oggi siamo seicentomila. Abbiamo avuto un grande passato ai
tempi del triangolo industriale. Ora
dobbiamo avere la forza di guardare
fuori. E spero che la banca possa aiutare a muoversi in questa direzione».
PIERO LUIGI
MONTANI
IL PRESIDENTE
Per il presidente di Banca Carige
alla base di questa azione
interna al gruppo c'è una
nuova filosofìa tesa al ritorno
l'utile nell'arco del prossimo
biennio
Per l'amministratore delegato
una parte dei crediti incagliati
potrebbe essere ceduta, mentre
la parte preponderante (il 70%
legatoal 12%dellepratiche)
verrà gestita internamente