savona / provincia VERTICE TRA IL PRESIDENTE DELLA DE MARI E L’AD GENOVESE. NOMINATI I PERITI PER VALUTARE LE QUOTE La Fondazione “sfida” Carige Romani: «Tutelare la banca del territorio. I poteri decisionali restino qui» MARIO DE FAZIO Una perizia per valutare quanto la Fondazione De Mari-Carisa potrebbe incassare dalla vendita del suo pacchetto azionario di Carisa,circail5%,aCarige.Eunatrattativaapertaperfareinmodoche,nonostante la scomparsa della quota azionaria della Fondazione, Savona possaincideresullesceltedell’istitutodi credito presieduto da Luciano Pasquale. Si muovono lungo queste due direttrici gli esiti di un lungo colloquio cheierimattina,aGenova,siètenuto trailpresidentedellaFondazioneDe Mari, Roberto Romani, e l’amministratore delegato di Carige, Piero Montani. Un vertice che è servito a gettarelebasiperungentlemenagreement, un patto tra galantuomini, chepossaevitareforzatureearrivare a definire un quadro il più possibile condiviso. Da Savona non ci saranno rimostranze, innanzitutto, sulla cessione del 5% detenuto dalla Fondazione. Carige, come promesso alla Bce, arriverà ad acquisire il 100% di Carisa. Il prezzo, per ora, è un mistero, dovuto ai diversi parametri da considerare.RomanieMontanihanno deciso di nominare degli esperti, unasortadiperitidiparte,chepossanoarrivareintempistrettiallaquantificazionedelleazioni.Maduranteil vertice si è parlato, ovviamente, anche del futuro di Carisa. «Ho avuto un lungo colloquio con l’ad di Carige - spiega Romani -. Hanno assunto l’impegno con la Bce di acquistarelequotediminoranzadellebanchediSavonaeCarrara.Discuteremo del valore del 4,5% di azioni che deteniamo e tenteremo di portare a casa il risultato migliore. Abbiamo deciso di rivolgerci a persone competenti per stabilirlo, in modo che siano da garanti per tutti». RomaniescludecheabreveilCdadiCarisa possa saltare e si arrivi alla fusione. «Un conto è acquisire le minorities, altro fare la fusione, che oggi mi sembraprematura.Laforterichiesta fatta dalla Fondazione è quella di lasciare l’attuale Cda - continua -. Cercheremo di tutelare al massimo l’esistenza di una banca territoriale con poteridecisionalichedevonorestare qui perché ciò rappresenta un valore non solo per Savona ma anche per Carige». Resta il problema della rappresentanza: ad aprile, quando scadrà il Cda di Carisa, sarà solo Genova a decidere chi siederà nel nuovo board. «Il 9 ottobre sono scaduti i patti parasocialienonsonostatirinnovati perché Bankitalia è contraria - spiega Romani -. Per 14 anni abbiamo avuto un grande privilegio, potendo fare nomine importanti e sproporzionate rispetto al numero di azioni. Sono certo che ad aprile ci sarà un confronto sereno sulle nomine e la Fondazione pretenderà di parlare del problema della rappresentanza. È una battaglia che faremo anche se siamo piccoli e con pochi margini di manovra. Il problema della rappresentanza esiste e desta preoccupazione, ribaltandosi da Savona a Genova, fino a Roma e a Bruxelles». Sulla vicenda ieri è intervenuto anche il segretario provinciale del Pd,FulvioBriano.«Inquestigiornila situazione è peggiorata non di certo per problemi connessi alla gestione di Carisa che, è bene ricordarlo e ribadirlo, è una banca in salute ma per cause che riguardano di certo la gestione di Carige ma anche i difetti del sistema Italia». Per il segretario Pd occorre “fare sistema” per garantire rappresentanza a Savona. «Molto potràfarelanostraFondazionenella trattativa che la vedrà impegnata nella possibile vendita delle quote di minoranzadetenuteinCarisaaCarige, molto potremo fare se, compatti, sapremo convincere Carige della necessità di dare respiro alla rappreSAVONA. LA PROPOSTA DI BRIANO sentativitàdelterritoriosavoneseall’interno degli organi direttivi della banca qualora un domani si arrivi ad una fusione. Oggi però non mi sembracheabreveterminegliscenarisiano ancora questi e abbiamo ancora un po’ di tempo per aprire dei ragionamenti corretti con Carige e lo dob- La Fondazione De Mari-Carisa, presieduta da Roberto Romani, ha aperto una trattativa con Carige su Carisa IL NUOVO CDA LA POSIZIONE DEL PD Il presidente della De Mari chiederà la conferma del board fino ad aprile Il segretario Briano: «Se ci sarà la fusione Savona dovrà essere rappresentata» biamo fare portando alla banca il sentimentodiunterritoriochehabisogno non solo di mantenere uno stretto contatto tra istituto e correntisti, famiglie e imprese savonesi, ma anche di segnali di attenzione per una provincia che non si vuole sentire ai confini». IL LUNEDÌ NERO IN BORSA HA PROVOCATO UN NUOVO SALASSO A CHI HA AZIONI DELLA BANCA L’IRA DEGLI AZIONISTI SUL LASTRICO: «COSÌ PERDIAMO I NOSTRI RISPARMI» Giampiero, operaio che aveva investito la liquidazione: «Sono passato da 20mila a 700 euro» IL CASO GIOVANNI VACCARO SAVONA. Ipiccoliazionistisavonesi di Carige sventolano la stampa dei certificati della banca: quando avevano acquistato le azioni quel pezzo dicartavalevaoro,dueeurociascuna nel 2010. Oggi quel foglietto vale meno della carta su cui è stampato, sette centesimi e qualche millesimo. «Vorremmo buttare queste azioni nella spazzatura o, anzi, portarle a casa di chi so io – commentano i risparmiatori -, ora potremmo solo venderealribassoun’azionechevale già pochissimo, ma sarebbe un suicidio finanziario. Tanto vale tenercele lì e sperare in un futuro migliore». Sventolano i fogli come se fossero i fazzoletti di addio alla partenza del treno, ma gli azionisti Carige non vanno da nessuna parte, non possono muoversi senza bruciare quel poco che è rimasto in tasca. Ed ora si profila un nuovo aumento di capitale, dopo quello di luglio, che significa rimettere mano al portafogli per non vedersi deprezzare ulteriormente il capitale. Oppure rivolgersi agli avvocatipertentarelaviagiudiziaria.Fallita l’ipotesi di una class action promossadaungruppodipiccoliazioni- MERCOLEDÌ 29 OTTOBRE 2014 15 TIRRENO POWER «I sindaci ora spieghino il loro passo indietro» SILVIA CAMPESE SAVONA. «Pieno appoggio af- «PIAZZA E PARTITO INSIEME A GENNAIO PER PARLARE DI CRISI» ••• SAVONA. «In questo fine settimana il Pd si è diviso tra la piazza e la Leopolda: la mia proposta, per Savona, è di portare la piazza all’interno della nostra “Sibilla”». Il segretario provinciale del Pd, Fulvio Briano, lancia l’idea di un grande evento, da tenere a gennaio al Priamar, per concentrarsi sulla crisi provinciale. Una sorta di stati generali dell’economia savonese. «Banca, porto, economia sono tre temi importanti che il Pd savonese ha necessità di portare al centro della propria agenda politica attraverso una discussione non solo interna al partito ma che veda coinvolto tutto il suo sistema economico e sociale - spiega -. Un appuntamento oramai improcrastinabile e da tenersi a gennaio a Savona. Sull’organizzazione di questo evento voglio concentrare le forze del partito per tentare di avviare un percorso virtuoso che, almeno nella prima fase, deve arginare l’emorragia di posti di lavoro della nostra industria per poi procedere ad individuare una visione di sviluppo che oggi è del tutto impalpabile e indefinita». IL SECOLO XIX Giorni tremendi per gli azionisti Carige sti, giudicata inammissibile a luglio dal Tribunale di Genova, è sceso in campo il “Siti”, Sindacato italiano per la tutela dell’investimento e del risparmio (30mila associati), che ha promosso un’iniziativa collettiva di tutela, tesa alla costituzione di parte civile nel procedimento penale per il risarcimento del danno subìto dagli azionisti. I piccoli azionisti sono soprattutto impiegati, casalinghe, operai e pensionati. Gente che ha investito i propri risparmi nella banca ligure per eccellenza,manonsapevanocheiloro soldi sarebbero finiti nelle mani di manager come Giovanni Berneschi che li usavano per “giocare”. Ora si dovrà superare anche il contraccolpo degli stress test. Una botta che molti si aspettavano, ma che comunque ha creato il panico in Borsa. L’unica soluzione, per chi ha diversificato il proprio portafoglio e può considerare l’investimento in azioni Carige un passo falso, è aspettare due o tre anni, nella speranza che la banca si consolidi e il titolo riprenda quota. Però c’è chi non si può permettere certi lussi, come Giampiero, operaio, fedele cliente della banca, che qualche anno fa aveva de- ciso di investire la liquidazione nelle azioni Carige: «Davano un ottimo dividendo – spiega -, e poi era l’ufficio in cui andava anche mio padre. Ci fidavamo. Speravo di avere la base solida per godermi la pensione e magari lasciare qualcosa a mio figlio. Invece ora ci dobbiamo dimenticare i sogni. I miei ventimila euro ora sono diventati settecento. Una vita di risparmi vale quanto un mese di pensione. Cosa si sogna con 700 euro?». Giovanni, impiegato, si considera persino fortunato: «Avevo “rastrellato” un pacchetto di azioni a un euro, era già un prezzo scontato. Poi è arrivatoilverocrollo.Conl’aumento di capitale ho speso altri seimila euro. L’azione è stata ricollocata a 16 centesimi e anche in quel caso sembrava un’occasione. Ma non è mai risalita ed ora ne vale sette». C’è chi si spinge nel campo della fantapolitica, adombrando persino una manovra di qualche gruppo straniero: «Chi ci assicura che dietro agli stress test non ci sia qualche colosso che voglia mettere le mani su Carige facendo crollareilvaloreperpoirastrellarele azioni ad un prezzo da discount?». E c’è chi punta il dito contro analisti e agenzie di rating: «Per guadagnare bisognerebbe fare l’esatto contrario di quello che dicono – ironizza un’altra azionista -. Il 15 luglio proprio Standard & Poor’s dichiarava “Carige fuori pericolo”. Come no». finché venga garantito un posto di lavoro agli operai di Tirreno Power, ma non alle condizioni che hanno prevalso sino a qualche mese fa contrapponendo occupazione e tutela della salute». È questo il concetto principale emerso ieri in Sala Rossa durante la seduta della Seconda commissione consiliare, con audizione aperta ai rappresentanti della rete savonese “Fermiamo il carbone”. Un incontro assai partecipato, esplicitamente richiesto dal consigliere di maggioranza Giampiero Aschiero, a cui hanno aderito, tra gli altri, alcuni lavoratori e sindacalisti dell’azienda. Amarezza per gli operai senza un impiego, ma anche tanta voglia di porre la politica, il sindacato e la dirigenzadiTirrenoPowerdavanti all’obbligo di non abbandonare il sito savonese ripensando, invece, a uno sviluppo energetico alternativo. «Chiediamo investimenti che guardino all’innovazione – ha detto Aschiero – e che si distinguano dal piano industrialedel2013 che non poneva basi solide per il futuro, ma che si limitava a Aschiero puntare su uno sfruttamento dell’impianto per quattro anni, senza alcun investimento, per approdare a una successiva chiusura». Di fallimento della politica ha parlato Giovanni Durante, direttore Arci. «In una provincia in cui ci sono 33 mila disoccupati, dove esistono situazioni ambientali critiche conclamate, uno sviluppo economico in crisi e forti temi sociali da ridiscutere, è chiaro che la politica ha fallito il proprio compito»,hadetto.Diseguito,l’intervento di Maurizio Loschi della Rete.«Diciamobasta,unavolta pertutte,achihasollevatoconflitti tra cittadini e lavoratori – ha esordito Loschi – Io stesso sono tra coloro che, oggi, non ha lavoro e non faccio l’ambientalistadilusso.Questabattaglia,però,ètroppoimportante e, per questo, chiediamo chiarimentiaqueipoliticie,soprattutto, a quei sindaci che hanno fatto un passo indietro assumendo nuove posizioni rispetto ai limiti Aia». Temi assai delicati che sono stati ascoltati e accolti da alcuni dei lavoratori, mentre non hanno convinto altri dipendenti e sindacalisti che hanno lasciato la sala. Del resto, il rischio che l’azienda scelga di non investire negli adeguamentioinunnuovotipo di sviluppo, come auspicato dai presenti,èaltamenteprobabile lasciando aperto il dramma occupazionale.TuttaviaAschiero haribaditoilconcettoportante dell’incontro. «Dobbiamo perseguire un modello che preveda una visione nuova della produzione energetica – ha detto dove la chiave stia nelle tecnologie che già esistono e che si stanno sperimentando all’Università di Savona». «Altrimenti - ha concluso Gianfranco Gervino, Uniti per la salute - la sconfitta coinvolge tutti».
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