prima causa di mortalità, controllo fattori di rischio insoddisfacente e

A colloquio con il Prof. Roberto Volpe
Servizio Prevenzione e Protezione, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)
LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI OGGI: PRIMA CAUSA DI MORTALITÀ, CONTROLLO FATTORI DI RISCHIO
INSODDISFACENTE E NON COMPLETA ADESIONE ALLE TERAPIE
“Nonostante le campagne preventive volte a migliorare lo stile di vita dei nostri pazienti e la disponibilità di
farmaci sempre migliori, le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare la prima causa di morte
nel Mondo Occidentale. Ciò ha una relazione con il fatto che il controllo dei fattori di rischio
cardiovascolare non è ancora soddisfacente.
In effetti, i risultati del Progetto Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare dell'Istituto Superiore di
Sanità e del Centro per il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute, in cui si è andati a confrontare
la prevalenza dei principali fattori di rischio cardiovascolare nel periodo 2008-2012 con quella nel periodo
1998-2002, indicano che, a fronte di un miglioramento dei dati riguardanti pressione arteriosa e fumo, si
è assistito a un peggioramento dei dati riguardanti colesterolemia e peso corporeo con un aumento della
prevalenza dei soggetti in sovrappeso ed obesi.
In aggiunta, anche se vi è un miglioramento della percentuale di soggetti diabetici, ipercolesterolemici e
ipertesi che risultano in trattamento, la maggioranza dei soggetti con tali patologie - vale a dire, il 59% dei
diabetici e degli ipertesi e il 72% degli ipercolesterolemici - non è consapevole di essere portatore di
questi fattori di rischio e, se ne è consapevole, non segue alcuna terapia.
Inoltre, il fatto di essere in trattamento, non significa essere sotto controllo, in quanto spesso assistiamo a
una non completa adesione alle terapie mediche da parte dei pazienti con conseguente non
raggiungimento di valori considerati desiderabili secondo le Linee Guida. Ne risulta quindi che, nonostante
l'ampia gamma di farmaci a disposizione, solo circa il 20% dei nostri pazienti diabetici, ipercolesterolemici
e ipertesi è trattato in maniera adeguata.”
Come migliorare il quadro di riferimento? Migliorare le strategie di prevenzione cardiovascolare
“Questa sconfortante fotografia, ci impone di migliorare le strategie di prevenzione cardiovascolare,
supportati dall'evidenza che, se alcuni fattori di rischio, come l'età o la predisposizione genetica, non
possono essere modificati, su altri, quali gli errati stili di vita (alimentazione iperlipidica-ipercalorica,
abuso di alcool, vita sedentaria, fumo), il diabete, l'ipercolesterolemia, l'ipertensione arteriosa, l'obesità,
possiamo agire e con successo.
E' dunque indispensabile cercare di migliorare l'alleanza con i pazienti e cercare nuovi modalità di
intervento. Intervenire nei luoghi di lavoro può essere una opportunità in più di sensibilizzazione e
prevenzione concreta”.
La prevenzione nel mondo del lavoro: work place medicine
“Un forte impulso alla prevenzione cardiovascolare può arrivare anche dai luoghi di lavoro, nell'ambito
della cosiddetta workplace-medicine. Un esempio deriva da due studi condotti a Roma dal nostro Servizio
nella popolazione lavorativa del CNR (studio "PRO.SA.", PROgetto tutela della SAlute) e della FAO ("FAO
Medical Service Coronary Heart Disease Prevention Program") nel 2003 e 2007. Entrambi gli studi erano
volti a valutare la prevalenza dei fattori di rischio e il rischio cardiovascolare. In particolare, nello studio
FAO, se nel gruppo di controllo si è avuto, dopo 5 anni, un peggioramento dei fattori di rischio e,
conseguentemente, del rischio cardiovascolare globale calcolato, nel gruppo d'intervento dietetico e
farmacologico si è assistito, invece, a un netto miglioramento dei fattori di rischio con una significativa
riduzione del rischio cardiovascolare (-44%).
Questo risultato è senz'altro dovuto al fatto che sul luogo di lavoro è possibile seguire più assiduamente le
persone”.
L’obiettivo 25by25 è dunque raggiungibile?
“Il goal 25x25 deve essere raggiungibile e dobbiamo crederci e impegnarci. Nei confronti dei nostri pazienti,
abbiamo il dovere, anche nei luoghi di lavoro, di spiegare, ribadire, evidenziare che i fattori di rischio
cardiovascolare possono essere corretti. Accrescere le conoscenze dei nostri pazienti, sensibilizzarli,
motivarli, potrebbe orientarli a un miglior stile di vita e, quando in terapia, far ottenere una migliore
adesione terapeutica e, di conseguenza, una più efficace prevenzione cardiovascolare. Ciò si tradurrebbe in
un prolungamento della loro vita che non significa solo e semplicemente aggiungere degli anni, ma degli
anni migliori dal punto di vista della qualità fisica e mentale con, tra l'altro, un importante risparmio della
spesa sanitaria, sia per il singolo cittadino che per le nostre Regioni.
Come disse il grande cardiochirurgo Christian Barnard: ‘Se mi fossi occupato prima di prevenzione, invece di
salvare la vita a 150 persone, avrei potuto salvare 150 milioni di vite’.