Terzo numero

Mercoledì 9 aprile 2014
IL MINISTRO MARTINA A VINITALY BIO
Domenica mattina il ministro alle Politiche
agricole, alimentari e forestali Maurizio
Martina ha visitato Vinitaly Bio, intrattenendosi col presidente di FederBio Paolo Carnemolla.
Il ministro ha espresso il proprio apprezzamento per il format con cui è stata presentata la manifestazione .
“È necessario che, così come ha fatto in
questa occasione FederBio, tutte le organizzazioni delle imprese diano vita a piattaforme al servizio delle piccole e medie
aziende, accompagnondole in particolare
verso i mercati esteri”.
Il ministro e il presidente di FederBio hanno
anche discusso brevemente del progetto
FederBio/Sana in occasione dell’EXPO
2015 di Milano.
A questo riguardo, il ministro ha conferma-
to che il padiglione del vino italiano per
EXPO 2015 sarà realizzato dalla struttura
Vinitaly di Veronafiere.
Il ministro ha anche informato di aver
concordato con i colleghi Lorenzin,
ministro della Salute e Galletti, ministro
dell'Ambiente, la possibilità di un
intervento comune qualora la sentenza
del Tar sulla legittimità del decreto
interministeriale che dispone il divieto di
coltivazione in Italia per 18 mesi del mais
geneticamente modificato dovesse
annullarlo. In tal caso, d’intesa con le
Regioni, verrebbe emanato un nuovo atto
per impedire coltivazioni OGM .
Per ogni eventualità, il ministro ha già
convocato le Regioni per giovedì 10
aprile.
All’interno:
Il vino biologico in GDO
L’analisi di Nomisma
Il reg.UE n.203/2012
IL VINO BIOLOGICO? BRINDA!
Le vendite di vini
biologici nella grande
distribuzione italiana
nel 2013 sono
aumentate del 4%, con
un milione di litri
venduti e un giro
d’affari di 5 milioni di
EUR. Ma i risultati sono
nettamente migliori per
gestisce un
assortimento di bottiglie
biologiche ben
concepito: Alberto
Miraglia, direttore
marketing di Auchan,
può vantare una
crescita dell’8%. Il che
è significativo di una
chiara tendenza del
consumatore, se si
considera che le
vendite complessive di
vino nel canale della
grande distribuzione
hanno segnato una
sensibile flessione in
volume (- 6.5%), che
peggiora l’andamento
del 2012 (-3.6%).
Auchan non è la sola a
puntare sul biologico;
Carrefour ha già in
assortimento 15
etichette bio (cinque
delle quali senza solfiti
aggiunti), esposte sia
nel reparto vini che in
quello dei prodotti
biologici. In crescita
anche l’assortimento in
Coop, che negli ultimi
mesi ha inserito una
mezza dozzina di nuovi
vini biologici. In crescita
le vendite anche in
Billa; la catena, in
portafoglio alla tedesca
Rewe Group, è stata tra
le prime a proporre un
assortimento biologico,
ispirato dalla linea Ja,
Naturlich della casa
madre austriaca, e
prevede un 2013
brillante. Anche Valerio
Frascaroli, category
manager vino di Conad
dichiara trend di
crescita. La centrale
d’acquisto Agorà
Network sta inserendo
nei circa 450 punti
vendita dei gruppi
distributivi associati
(Iperal, Orrigoni, Poli e
Sogegross) tre vini
biologici siciliani.
Buoni numeri, ma in
Italia il canale della
grande distribuzione
non è certamente il
principale per i vini
biologici.
La canalizzazione
principale per volumi e
valore è quella
dell’export; ai
tradizionali mercati
dell’Europa centrale (in
particolare Germania,
Svizzera e Austria) si
sono via via aggiunti gli
Stati Uniti e il Canada, i
Paesi scandinavi, quelli
orientali dell’Unoione
europea, in cui si
trovano Organické italské bílé
víno, Szerves vörösbor Olasz e
Włoskie wino musujące
organiczny, ma anche Russia,
Brasile, Cina…
Per il mercato domestico, al netto
delle vendite dirette, il canale
principale è quello del dettaglio
specializzato; circa 1.200 punti
vendita con assortimento
interamente biologico, circa 200
dei quali di dimensioni superiori
ai 250 mq. Il 7% dei responsabili
dei negozi specializzati indica il
vino come prodotto che ha
riscontrato un particolare
successo nel 2012.
I motivi principali? “Sono buoni,
fanno bene, rispettano
l'ambiente e la gente ne è
consapevole”.
Da non dimenticare la crescita
del canale della ristorazione:
sono ormai oltre 300 i ristoranti
nella cui cantina tutte le
bottiglie esibiscono
orgogliosamente il logo
biologico europeo.
L’ANALISI DI NOMISMA
Per i prossimi anni le strade per cogliere le
opportunità del vino biologico nel mercato
italiano sono tante.
Occorrono strategie di comunicazione che
sappiano in modo semplice valorizzare le
sue virtù e occorre proseguire la strada del
maggior presidio nei pdv specializzati e
nella GDO e per favorire il primo acquisto e
superare le potenziali barriere d’accesso
per il consumatore.
I numeri della Survey Wine Trend Italia di
Wine Monitor suggeri-scono proprio questa
strada.
Il 18,8% dei consumatori, che nel 2013 ha
bevuto in almeno una occasione vini bio
fuori casa, dichiara che, pur non essendo
presenti i vini bio nei negozi abitualmente
frequentati, sarebbe interessato ad acquistarli.
Ma le maggiori opportunità di allargamento
della domanda arrivano dagli attuali non
consumatori (88,4% del totale): il 10% di
loro si dichiara disposto ad acquistare vini
bio se fossero presenti nei punti vendita
frequentati.
Nel 2013 grandi risultati per il vino bio italiano:
non solo importanza crescente sotto tutti i
punti di vista, ma anche grande
apprezzamento della qualità da parte delle
famiglie italiane
Vedi www.winemonitor.it
Il regolamento (UE) n. 203/2012
Banale, ma utile ricordarlo, il vino bio si fa solo e soltanto con l’uva bio
(il che, ovviamente, vale anche per il vino biodinamico, che condivide
gli stessi obblighi normativi comunitari).
In cantina vi sono pratiche che, ammesse nella produzione di vino
convenzionale, sono del tutto vietate in quella di vino biologico, quali la
concentrazione parziale a freddo, la desolforazione dei mosti,
l’elettrodialisi, la dealcolazione parziale, il trattamento del vino con
scambiatori cationici.
Altre pratiche sono limitate: il trattamento termico non può superare i
70°C e la filtrazione non può essere condotta con fori di diametro
inferiore agli 0,2 micron (ciò significa sì alla microfiltrazione, ma no alla
ultra e nano filtrazione).
Per quanto riguarda gli ingredienti e i coadiuvanti di processo vengono
ammessi quasi tutti quelli di origine naturale (vegetale, animale e
microbiologica, inclusi lieviti e batteri); quando disponibili, vanno scelti
di origine biologica; limitati, invece, i coadiuvanti di sintesi. Per quanto
riguarda i lieviti enologici, è obbligatorio l’uso di quelli biologici se sono
della tipologia/ceppo adeguato alla vinificazione che si intende
condurre.
Negli altri casi si può ricorrere, naturalmente, alla fermentazione
spontanea o con i propri lieviti (anche purificati e liofilizzati) o a lieviti
selezionati convenzionali, con l’ovvio divieto di quelli OGM.
Non si possono usare invece il DMDC, il PVPP, il solfito e il bisolfito di
ammonio, l’ureasi, le mannoproteine, la carbossimetilcellulosa, i sorbati
e altri additivi.
Rimangono fuori dalla possibilità di utilizzo anche il lisozima e le
betaglucasi nonostante l’origine naturale.
FederBio è la federazione unitaria delle organizzazioni operanti
in tutta la filiera dell'agricoltura biologica e
biodinamica di rilevanza nazionale, nata per
rappresentare e tutelare il biologico italiano, favorendone lo
sviluppo e promuovendone la conoscenza e la più ampia diffusione.
È riconosciuta quale
rappresentanza istituzionale di settore nell'ambito di tavoli nazionali e regionali e ha
sottoscritto un accordo
con il Ministero dello
Sviluppo Economico
per l'internazionalizzazione del settore biologico italiano.
È socia di ACCREDIA,
l'ente italiano per l'accreditamento degli organismi di controllo
certificazione.
FederBio ha come
scopo sociale:
- stimolare la conoscenza reciproca degli
organismi aderenti,
coordinarne le iniziative allo scopo di rafforzare la capacità operativa per gli intenti comuni;
-rappresentare e tutelare a livello nazionale
e internazionale le basi comuni del biologico
italiano;
- proporre al legislatore norme per la tutela e lo sviluppo del
settore; promuovere
presso il consumatore
la conoscenza e la diffusione della cultura e
del prodotto da agricoltura biologica;
- promuovere la ricer-
ca, la sperimentazione
e la definizione di
standard comuni;
- promuovere e attivare servizi per il settore;
- promuovere una politica di valorizzazione e
sostegno dell'agricoltura biologica in Italia
e all'estero;
-verificare l'applicazione corretta degli standard comuni e dei sistemi di certificazione
in sintonia con l'evoluzione legislativa Italiana e comunitaria; a tal
fine ha adottato un
Codice di autodisciplina vincolante per gli
associati.
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