la coccinella porta fortuna lo scafoideo solo guai

>> SPECIALE / VINITALY
LA COCCINELLA PORTA FORTUNA
LO SCAFOIDEO SOLO GUAI
di Lorenzo Tosi
Folta presenza
del bio a Verona,
mentre infuria
il caso
del “disobbediente
civile” Giboulot
I
Robin Hood della nostra
era non lottano contro i
tiranni, ma contro i “pe­
sticidi”. Emmanuel Giboulot
è un viticoltore biodinamico
francese
che
possiede
un’azienda di 10 ettari a Beau­
ne, dipartimento della Côte­
d’Or, in piena zona Aoc della
Borgogna. Rischia sei mesi di
carcere e una multa da 30mila
euro per non avere effettuato il
trattamento preventivo obbli­
gatorio contro Scaphoideus ti­
tanus, vettore della temibile fi­
toplasmosi della flavescenza
dorata. La sua storia è finita
sui giornali di mezzo mondo:
Le Monde, Repubblica, New
York Times. Nella rubrica
d’opinione del grande quoti­
diano americano l’editorialista
Andy Rosenthal ha preso
spunto da questo caso per af­
fermare che non è vero che i
vigneti europei sono coltivati
in modo naturale come crede
la maggioranza dei consuma­
Solfiti, nota dolente
La maggior parte delle critiche al regola­
mento 203 riguardano la scarsa limita­
zione dei solfiti rispetto al vino convenzio­
nale e questo aspetto è largamente condi­
viso soprattutto dal mondo del biologico
italiano. Di fatto solo in due casi la ridu­
zione di anidride solforosa raggiunge in
valore assoluto i 50 mg/l rispetto al vino
convenzionale; nei vini rossi bio il limite è
100 mg/l con zuccheri residui < 2g/l
44
tori americani, affascinati dal­
la resistenza del vecchio conti­
nente all’avanzata degli ogm.
I seguaci della
“naturalità”
È però vero che vivono in Euro­
pa i “nuovi eroi” della sosteni­
bilità. Una consapevolezza,
quella del ruolo dell’attenzio­
ne alle tecniche di produzione
sulla tutela dell’ambiente, che
contagia ormai tutti i viticolto­
ri dei paesi tradizionali, decli­
nandosi in diverse risposte,
dall’adozione della produzione
integrata, a quella biologica,
all’avanguardia dei vignaiuoli
seguaci dei vini sedicenti “na­
turali”. Come i quattro produt­
tori italiani scovati dal regista
Jonathan Nossiter, l’autore
del pluripremiato “Mondovi­
no”, che ha dedicato il suo
ultimo docufilm “Natural Re­
sistance”, di recente presen­
tato al festival di Berlino, ai
paladini della viticoltura “se­
mentre è 150 mg/l nel vino rosso conven­
zionale. Inoltre nei vini bianchi e rosé bio
il limite è 150 mg/l con zuccheri residui <
2g/l rispetto ai 200 mg/l per lo stesso vino
in convenzionale.
Negli altri casi la riduzione è di solo 30
mg/l rispetto al convenzionale.
Più in generale, in termini di riduzione
relativa non supera il 17% di media sul
totale delle tipologie di vino contemplate
dal regolamento Ce 606/2009.
Peraltro in caso di eccezionali condizioni
>> Emmanuel Giboulot.
condo tradizione e secondo
natura”.
Una tradizione che in realtà
deve fare i conti solo da pochi
anni con emergenze come
quella causata dalla flavescen­
za dorata, o da altri organismi
di recente introduzione come
la cocciniglia Planococcus fi­
cus o la Drosophyla suzukii.
Anzi, quando, secoli fa, sono
state messe a punto le varietà
attualmente coltivate, la vite
europea non aveva ancora fatto
climatiche – ad esempio, se in una deter­
minata area geografica è in pericolo la
salubrità delle uve a causa di attacchi fun­
gini – la normativa prevede anche la possi­
bilità di un innalzamento dei valori rispet­
to a quelli previsti. Il limite dei solfiti è
senz’altro la nota più dolente del regola­
mento sul vino biologico; in Italia, soprat­
tutto, si auspica una revisione immediata
dei limiti con una forte riduzione dei solfiti
ammessi, così come peraltro già avviene
nella pratica se si analizzano i vini bio. l
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
SPECIALE / VINITALY <<
Le aziende
Alcuni degli espositori a VinitalyBio:
>>Azienda Fasoli Gino (www.fasoligi­
no.com), in Valpolicella. È probabilmente
la cantina biologica più premiata al mon­
do. Fondata nel 1925, è biologica dal
1984, ben prima dell’ufficializzazione
del Reg.2092/91. Con il Soave superiore
"Pieve Vecchia" 2011, vigneti di 40 anni,
ha vinto la Grosses Gold Medal al concor­
so Mundus Vini a Norimberga 2014.
L'azienda è gestita dai figli di Gino, Nata­
lino e Amadio Fasoli, aiutati dai loro figli
Matteo e Giordano. Prodotti: Soave,
Valpolicella, Ripasso, Amarone, Merlot,
Pinot Nero, Recioto di Soave.
>> Castello di Tassarolo (www.castello­
ditassarolo.it). È Gavi, fortissimamente
Gavi: Docg, Docg superiore, Docg cru, Ga­
vi senza solfiti, Gavi frizzante (ma anche
Barbera). 20 ettari biologici, gestiti con
l’ausilio di cavalli da tiro. Decanter ha
inserito un suo Gavi senza solfiti tra i 50
top wines al mondo. L'azienda è di pro­
prietà di Massimiliana Spinola e Henry
Finzi­Constantine.
>> I Botri di Ghiaccioforte (www.ibotri­
dighiaccioforte.com), condotta da Gian­
carlo Lanza, enologo, e Giulia Andreozzi,
sommelier, biologici dal 1994, produco­
no Morellino di Scansano, sette ettari in
piena Maremma. Si vantano di fare vino
con soli vigneti autoctoni, senza tagli di
Cabernet, Merlot e Syrah, senza barrique.
Vini sinceri, come devono essere.
>> Vinicola GIOL (www.vinigiol.com).
Ecco un’altra azienda "antica": le prime
documentazioni storiche risalgono al
1427, in piena Serenissima Repubblica
di Venezia: l'America non era stata sco­
perta e c'erano ancora gli amanuensi,
>> Interfilare da sovescio. Una peculiarità tecnica
del bio copiata dal convenzionale
>> Roberto Pinton.
(Gutemberg non era ancora nato). Cinque
cripte che costituiscono il nucleo più an­
tico della cantina di San Polo di Piave (Tv)
risalgono a questa epoca. La famiglia di
Vittorio Giol, attuale proprietario gestisce
però l'azienda solo dal 1919.Prosecco
(anche metodo classico) e Raboso (com­
preso un passito) le produzioni di punta.
l
scenza.
L’alternanza
delle annate
conoscenza con avversari di­
struttivi come la peronospora,
l’oidio, la fillossera.
La nostra viticoltura non ha gli
anticorpi “naturali” per difen­
dersi da questi avversari, e
contravvenire ad un obbligo di
legge come quello della lotta
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
preventiva obbligatoria, per­
metterà a Giboulot di essere a
posto con la propria coscien­
za, ma espone i suoi vicini,
che nessuno si è scomodato a
intervistare, a subire i danni
economici devastanti indotti
dall’espansione della flave­
Questione di equilibrio. E di
priorità. Il vino è un prodotto
voluttuario, non ha un
ruolo decisivo nella mis­
sione di “nutrire il mon­
do”. L’interesse econo­
mico privato non può
vincere contro una co­
scienza ecologica così
diffusa e radicata.
L’alternanza produtti­
va, nelle qualità e
nelle quantità, può
essere uno scotto ac­
cettabile, ed è del
resto già ben conso­
lidata nei consuma­
tori di vino, già abi­
tuati a distinguere
tra millesimi e an­
nate.
Il Reg. 203/2012
ha consentito di dare una di­
mensione legale a questa con­
vinta aspettativa, disciplinan­
do finalmente, dopo 20 anni di
vuoto legislativo, la produzio­
ne di vino biologico. A quasi
due anni dal­
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>> SPECIALE / VINITALY
>> Vigneti bio dell’azienda barone Pizzini in Franciacorta.
>> Corno letame. La ricetta di Steiner per le concimazioni biodinamiche.
la pubblicazione della norma­
tiva gli effetti positivi dell’eti­
chetta con l’eurofoglia, il logo
del biologico europeo,sono
evidenti. Il biologico non è una
categoria tracciata da Istat e
quindi non è possibile quanti­
ficare l’incremento dell’export
dei vini bio e biodinamici, co­
munque evidente, soprattutto
verso le destinazioni storiche
invece, la consueta indagine
Iri presentata in occasione del
Vinitaly registra la crescita del
4% in volume delle vendite di
vini biologici nei supermerca­
ti, con 1 milione di litri venduti
per un valore di 5 milioni di
euro (in un contesto di crisi
economica che per il vino con­
venzionale comporta invece
uno spostamento dei consumi
della Germania, della Scandi­
navia , degli Usa e del Canada
(Paesi, questi ultimi, dove il
vino bio è normato da tempo).
La domanda è comunque pre­
sente anche nei mercati emer­
genti dell’Estremo Est.
Iri registra una
crescita del 4%
Sul fronte del mercato interno,
Criticità dell’export
Nonostante l’esistenza di accordi di equi­
valenza, il vino bio non è sempre facile da
esportare fuori dall’Unione europea. Le
criticità interessano soprattutto il con­
trollo dei requisiti specifici che differen­
ziano i vari standard e le procedure per
l’esportazione. Per l’export negli Stati
Uniti, la non completa equivalenza tra Ue
e Nop (lo standard bio locale) riguarda
soprattutto i limiti e la tipologia dei solfiti
ammessi (solo SO2 gassosa), oltre ad altre
sostanze non ammesse. Anche per que­
sto, il vino bio destinato al mercato ame­
ricano deve essere spesso prodotto ed eti­
chettato separatamente rispetto al nor­
male vino biologico venduto in Ue.
Ogni spedizione, poi, richiede l’emissio­
ne di un certificato d’importazione con
46
non pochi problemi di ordine logistico. In
alternativa, le aziende possono certificar­
si direttamente in conformità al Nop ed
esportare il vino biologico negli Stati Uni­
ti al di fuori dell’accordo di equivalenza.
In tutti i casi le etichette devono essere
approvate dall’ente di certificazione e de­
vono essere conformi al regolamento del­
l’etichettatura del mercato di destinazio­
ne. Le piccole cantine bio sono quelle
che più di altre soffrono le criticità legate
all’esportazione e questo aspetto è un fat­
tore limitante per la loro crescita. Lo stes­
so vale per il mercato canadese, dove
l’accordo di equivalenza tra Ue e Canada
non contempla il vino per cui la cantina si
deve certificare in conformità al Cor (Ca­
nada Organic Regime), norma bio cana­
dese. Poiché, invece, tra il Canadian Fo­
od Inspection Agency (Cfia) e l’Usda de­
verso private label e formati
meno costosi). Un dato signifi­
cativo che fa da volàno al­
l’esordio di Vinitalybio, rasse­
gna nella rassegna. La collabo­
razione tra Veronafiere e
Federbio, la federazione na­
zionale delle organizzazioni
operanti in tutta la filiera del­
l’agricoltura biologica e biodi­
namica, ha consentito di crea­
gli Stati Uniti esiste un regime di
equivalenza che copre anche i prodotti
enologici, i vini biologici europei certifi­
cati in conformità al Nop possono essere
venduti come biologici anche in Canada.
Il Brasile ha un regolamento nazionale
sul biologico ma non c’è regime di equi­
valenza con l’Unione Europea: le bevan­
de alcoliche, come gli altri prodotti ali­
mentari, devono essere certificate in con­
formità alle norme brasiliane da un ente
accreditato dal governo brasiliano. Men­
tre il Giappone non ha ancora una norma
specifica per la produzione di vino biolo­
gico, anche se è presente il regolamento
nazionale per l’agricoltura biologica. Per­
tanto non è possibile trovare sul mercato
vino biologico giapponese certificato se­
condo il Japanese Agricultural Standards
(Jas).
l
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
SPECIALE / VINITALY <<
re uno spazio dedicato all’in­
terno del padiglione 11 (ben
distinto da Vivit, dove sono
presenti produzioni non certi­
ficate da enti terzi). «Un’area –
dichiara Roberto Pinton di
Federbio – con 70 spazi dedi­
cati che sono stati precoce­
mente esauriti». Contando che
per alcuni di questi stand sa­
ranno presenti anche 2­3
aziende, significa che la pre­
senza del bio al prossimo Vini­
taly sarà massiccia, anche con
degustazioni (35 aziende par­
tecipano ad incontri con buyer
stranieri) e convegni mirati
(lunedì 7 aprile alle ore 15
presso la sala Puccini si terrà il
convegno organizzato da Fe­
derbio intitolato “Il vino biolo­
gico italiano alla sfida dei mer­
cati”, e nell’occasione sarà
diffuso lo studio sulla compe­
titività della filiera del vino bio
all’estero). Il tutto senza con­
siderare le grandi aziende pre­
senti con spazi individuali fuo­
ri da Vinitalybio.
Effetto
“sdoganamento”
Perchè l’atteso “sdoganamen­
to” normativo sta convincendo
anche i grandi nomi dell’eno­
logia nazionale a tentare la
strada del bio per fornire una
risposta qualificata all’au­
mento della domanda di so­
stenibilità ambientale dei
mercati esteri. Così nomi co­
me Gaja e Villa Banfi stanno
intraprendendo il percorso di
conversione in alcune tenute,
mentre un produttore storico
della Franciacorta come Baro­
ne Pizzini, biologico da sem­
pre, ha avuto la soddisfazione
di vedere i propri spumanti in­
seriti nell’enciclopedia mon­
VIGNEVINI n.4 aprile 2014
La sfida dei mercati
Si terrà lunedì 7 Aprile alle ore 15 presso la Sala Puccini il
convegno organizzato da Federbio e Veronafiere sul tema “il
vino biologico italiano alla sfida dei mercati” secondo il se­
guente programma:
Introduzione dei lavori (Paolo Carnemolla Presidente Federbio);
La normativa europea sul vino biologico (Teresa De Matthaeis –
Ministero delle Politiche Agricole); La produzione di vino biolo­
gico in Italia: stato dell’arte e potenzialità (Roberto Pinton –
Federbio); Presentazione dello Studio: La competitività della
filiera del vino biologico sui mercati esteri – Progetto Biofrontie­
re (M. C. Ferrarese – Valoritalia, R. Callieris ­ CIHEAM – IAMB,
R. Roma – UNIBA), Gli strumenti di promozione per l’interna­
zionalizzazione del vino biologico (P. Fraddosio – AGEA).
Le conclusioni sono affidate a Paolo De Castro – Presidente
della Commissione Europea Agricoltura e Sviluppo Rurale, che
approfondirà le opportunità per il vino biologico offerte dal
nuovo regolamento sull’Ocm unica
l
Tab. 1 ­ I limiti della solforosa
834/07
Tenore di
zuccheri x
(g/l)
Nop
Solforosa totale
Cor
Solforosa totale
Solforosa
libera
Rossi
Bianchi e
rosè
x<2
100
150
100
100
30
2≤x<5
120
170
100
100
30
5 ≤ x < 10
170
220
100
150
35
x ≥ 10
170
220
100
250
45
Nella tabella si riassumono i limiti di solforosa validi per ciascun vino. I limiti sono
da intendersi al momento dell’immissione al consumo umano diretto e sono espressi
in mg/l. Il tenore di zuccheri è espresso dalla somma di glucosio e fruttosio.
diale
“Champagne
&
Sparkling wines” di Tom Ste­
venson tra le 3 migliori canti­
ne della Franciacorta. E rima­
nendo nell’ambito delle gran­
di bollicine italiane, ma
cambiando regione e “riva”,
anche a Conegliano, nella pa­
tria del Prosecco Docg, l’alter­
nativa del bio è stata definiti­
vamente “istituzionalizzata”
con la nomina di Ivo Nardi,
patron di casa Perlage (antesi­
gnano del Prosecco bio) al ver­
tice dell’Unindustria locale.
La credibilità è così definitiva­
mente conquistata, ma per da­
re al settore maggiori prospet­
tive in termini economici ser­
vono risposte ad alcune
questioni ancora aperte La
norma per la vinificazione bio­
logica non rappresenta infatti
la fine di un percorso ma la
volontà, espressa chiaramente
dalla Commissione Europea,
di sostenere un miglioramento
progressivo dei processi, so­
prattutto di cantina.
Le questioni ancora
aperte in cantina
Lo stesso Reg.203, infatti,
prevede la possibilità di revi­
sione nel 2015 dell’uso di al­
cune sostanze e delle tecniche
di produzione. Con il riesame
diquestioni ancora non defini­
te circa l’uso di trattamenti
termici, l’utilizzo di resine a
scambio ionico per la rettifica
dei mosti concentrati e di
osmosi inversa. Ma soprattutto
sull’uso degli additivi e dei co­
adiuvanti tecnologici e sulla
difficile applicazione degli ac­
cordi di equivalenza con le
normative bio extra­Ue.
Preoccupazioni ben diverse ri­
spetto a quelle di chi si ostina
a definire autonomamente il
proprio vino “naturale”, senza
adeguarsi a nessun processo
normativo, nemmeno volonta­
rio (rischiando così di essere
paragonato all’oste che dice
che il suo vino è buono). La
mancanza di una precisa defi­
nizione normativa ha fatto na­
scere negli ultimi anni manife­
stazioni parallele al Vinitaly
come “ViniVeri”, in program­
ma anche quest’anno a Cerea
(Vr) dal 5­7 di aprile. Il piatto
forte dell’edizione è proprio la
presenza di Giboulot. Mentre il
bio che osserva la legge sarà
tutto in Fiera al Vinitaly.
l
47