21 Venerdì 4 Luglio 2014 MF SHIPPING & LOGISTICA Specialisti in shipping finance e diritto marittimo wfw.com NONSOLOMARE PELLET PER INTERGROUP Intergroup nel porto di Gaeta continua a investire sui traffici di pellet con l’acquisto di due nuovi macchinari per il packaging in grado di gestire fino a 2 mila sacchi all’ogni ora per ogni linea di confezionamento. L’investimento complessivo per questi impianti è di circa 8 milioni di euro e comprende, oltre ai due nuovi impianti di packaging, i magazzini costruiti per contenerli, i nuovi mezzi portuali, il tunnel di stoccaggio del materiale e il nuovo software di gestione. Oltre al terminal di Gaeta, al primo posto in Italia per questo traffico provenienti principalmente da Stati Uniti, Canada, penisola iberica e nord Europa, Intergroup dispone di magazzini anche nei porti di Civitavecchia, Ravenna e Savona. SAN MARCO A RISCHIO I cantieri navali San Marco di La Spezia rischiano di vedersi ritirare la concessione. Questa settimana il consiglio comunale della città ligure ha approvato una mozione che impegna l’amministrazione a istituire un tavolo di confronto in sede di comitato portuale sulla problematica della scarsa mole di lavoro che possa portare anche alla procedura di revoca/decadenza della concessione. TERMINAL RINFUSE INVESTE Terminal Rinfuse Genova, la società che ha in concessione la banchina per lo sbarco e imbarco di rinfuse nel porto di Genova, ha appena fatto entrare in attività una nuova tramoggia depolverata per la movimentazione delle merci polverulenti (clinker, ferroleghe, perlite ecc.) dalle navi ai mezzi o ferroviari. L’entrata in funzione della nuova tramoggia si inserisce nel piano di investimenti da 13 milioni di euro lanciato da Terminal Rinfuse Genova nel 2013 per l’ambientalizzazione del terminal e la ristrutturazione delle aree e delle attrezzature di sbarco e movimentazione delle merci. Nuove gru in arrivo per i porti di Genova e Ravenna. In questi giorni Gottwald (gruppo Terex) sta consegnando due gru mobili modello GHMK 7608 da 150 tonnellate di portata rispettivamente ai terminal del Gruppo Spinelli e di Setramar. L’investimento per ciascuna macchina di sollevamento adatta a movimentare container, merci varie e project cargo si aggira sui 3 milioni di euro. Il Gruppo Terex ha recentemente reso noto che sta sviluppando, presso i propri stabilimenti cinesi di Xiamen, la produzione di una nuova gru modello QM50 con una capacità di 50 tonnellate adatta soprattutto ai piccoli terminal fluviali e portuali. Specialisti in shipping finance e diritto marittimo Gru Gottwald al terminal Spinelli wfw.com RINCARO DI 120 MLN PER IL COSTO DELL’ENERGIA ELETTRICA PER TRAZIONE Ferrovie private a rischio Lo prevede il decreto Competitività. Ma il servizio di Trenitalia è esente dall’aumento. Duro colpo per un settore tradizionalmente a bassi margini Pagina a cura di Nicola Capuzzo D a anni si sente dire, dai vari governi e ministri che si sono succeduti, che il sistema dei trasporti italiano deve puntare maggiormente sulla ferrovia. Un’eterna buona intenzione di cui non c’è traccia nelle bozze di riforma dei porti e dei retroporti da mesi dimenticate in Parlamento o nei cassetti del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. Oltre al danno la beffa, però, perché ora il Governo Renzi ha inserito nel decreto Competitività un articolo (il 29) che prevede un consistente aumento del costo dell’energia elettrica per la trazione ferroviaria. Fercargo, in una lettera indirizzata al Premier e ai ministri Lupi (Trasporti), Padoan (Economia) e Guidi (Sviluppo economico) ha manifestato tutta la propria contrarierà su questo incremento dei costi quantificato in almeno un euro per ogni unità di treno/km, facendo passare il costo del pedaggio dagli attuali 3 a 4 euro. Il presidente di Fercargo, Giacomo Di Patrizi, chiedendo un’immediata revisione della norma prima che venga convertita in legge, sottolinea a MF Shipping & Logistica che «un aumento del costo del pedaggio cosi come ipotizzato incrementerebbe i costi aziendali nel loro complesso di circa il 10%, determinando l’immediato default delle aziende, con la conseguente ricaduta drammatica su tutti i settori (industria, trasporto intermodale, logistica ferroviaria ecc.) che ad oggi utilizzano questi servizi». Il provvedimento, quantificato in un aggravio di costi di circa 120 milioni di euro, colpirebbe soprattutto (ma non solo) le imprese ferroviarie private perché da questo aumento sono esenti il servizio universale cargo e passeggeri di Trenitalia. Attualmente il trasporto ferroviario merci vede le imprese ferroviarie private controllare Infrastrutture, gli investitori chiedono regole e tempi certi on esiste un problema di risorse finanzia«N rie scarse, ma di asset allocation». Marco Cerrina Feroni, responsabile direzione Merchant Banking di Intesa Sanpaolo, spiega così la distanza che ancora esiste tra il mondo delle infrastrutture e gli investitori istituzionali. Secondo Cerrina Feroni, «i rendimenti annui degli investimenti possono arrivare anche al 10-11% per le infrastrutture stradali e al 15% per porti, aeroporti e ferrovie, ma mancano gli investitori istituzionali puri interessati. Problemi di liquidità dal sistema finanziario non esistono, gli investitori non puntano sulle infrastrutture per un problema di certezze nei tempi e nelle regole». Il tema è stato oggetto di un convegno all’ultimo Forum Port&ShippingTech di Napoli e in quell’occasione Francesco Calvi Parisetti, partner della società di consulenza Roland Berger, ha fornito un quadro sullo scenario attuale del sistema infrastrutturale italiano ed europeo. Secondo questa analisi, il valore degli investimenti infrastrutturali necessari in Europa supera complessivamente i mille miliardi di euro (di cui 180 miliardi per infrastrutture stradali), mentre i progetti prioritari del programma europeo Ten-T una quota di mercato pari a circa 12 milioni di tonnellate/km a fronte di Trenitalia che ha in mano una fetta più importante pari a circa 28 milioni di ton- richiedono, a partire dal 2013, investimenti per 50 miliardi. «L’Italia in questo contesto ha investito poco al di sotto della media europea, ma bisogna considerare la qualità degli investimenti», ha sottolineato Parisetti, evidenziando che il nostro Paese dovrebbe migliorare la qualità della spesa per investimenti in infrastrutture. L’Italia è al 57° posto a livello mondiale per infrastrutture stradali, all’89° per quelle portuali, al 67° per gli aeroporti e al 40° per gli investimenti fatti nel sistema ferroviario. Fra il 2005 e il 2010 la media annua di investimenti in infrastrutture portuali è stata di 1,26 miliardi, per le ferrovie 7,9 miliardi, per gli aeroporti 281 milioni e per le strade oltre 11 miliardi. Guardando al caso dei porti, secondo Fabrizio Vettosi (Venice Shipping & Logistics) e Umberto Masucci (Propeller Club Napoli) le priorità risiedono nel sistema di governance. Vettosi auspica la privatizzazione delle Autorità Portuali (o quantomeno una governance dei porti secondo lo schema adottato in Nord Europa dove le Port Authority sono spa), mentre Masucci vorrebbe vedere ai vertici di questi enti professionisti competenti, che svolgano il ruolo di direttori generali. La norma in questione quindi, a parità di attività, aumenterebbe i costi di 1,5 milioni di euro, causando un passivo di 1 milione». Anche Giancarlo Laguzzi, amministratore delegato di Oceanogate (gruppo Contship Italia), è sceso in campo spiegando che «se questa norma non viene modificata, le contromisure Un treno cargo di Oceanogate che le imprese ferroviarie nellate/km. potranno mettere in atto sono Di Patrizi aggiunge inoltre poche e ad avvantaggiarsi di che «con questa norma i costi questa minore competitiviaziendali crescerebbero di cir- tà del trasporto su ferro sarà ca il 10%, in un settore in cui i subito il trasporto stradale. margini delle imprese più per- Esattamente il contrario di formanti non arrivano al 5%. quelli che sono gli indirizzi Prendiamo il mio esempio: comunitari volti a perseguire Compagnia Ferroviaria Italia- un forte riequilibrio modale na (azienda di cui Di Patrizi del trasporto terrestre». Oceaè amministratore delegato) ha nogate in pochi anni è riuscita chiuso il 2013 con un fatturato a mettere in piedi un network di circa 24 milioni di euro e un di servizi di navettamento utile di circa 0,5 milioni di eu- ferroviario economicamente ro, su 1,5 milioni di treni-km. sostenibile tra i maggiori por- ti e retroporti del Nord Italia (oltre un milione di treni/km nel 2013) ma questo progetto è destinato a scomparire con questo aumento tariffario. Il grido d’allarme di Fercargo è stato subito condiviso e rilanciato anche da Assiterminal (Associazione dei terminalisti italiani), Confetra (Confederazione Italiana Trasporti) e Assofer (Associazione Operatori Ferroviari e Intermodali). Confetra ha chiesto di cancellare questa misura penalizzante per il trasporto ferroviario sottolineando che «da anni la politica dei trasporti è decisa dal Ministero dell’Economia e non dal Ministro dei Trasporti. Ferrovie dello Stato, tasse portuali, accise sul gasolio diventano fatti puramente finanziari senza valutazioni sulle ricadute per il sistema logistico nazionale». Secondo alcuni operatori del comparto una possibile soluzione tampone sarebbe quella di spalmare l’aumento previsto su tutto il mercato del trasporto ferroviario (compresi i servizi universali passeggeri e merci forniti da Trenitalia) attenuando in questo modo gli effetti del rincaro energetico. (riproduzione riservata)
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