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Venerdì 4 Luglio 2014
MF SHIPPING & LOGISTICA
Specialisti in shipping
finance e diritto marittimo
wfw.com
NONSOLOMARE
PELLET PER INTERGROUP
Intergroup nel porto di
Gaeta continua a investire sui
traffici di pellet con l’acquisto di due nuovi macchinari
per il packaging in grado di
gestire fino a 2 mila sacchi
all’ogni ora per ogni linea
di confezionamento. L’investimento complessivo per
questi impianti è di circa 8
milioni di euro e comprende,
oltre ai due nuovi impianti di
packaging, i magazzini costruiti per contenerli, i nuovi
mezzi portuali, il tunnel di
stoccaggio del materiale e il
nuovo software di gestione.
Oltre al terminal di Gaeta,
al primo posto in Italia per
questo traffico provenienti
principalmente da Stati Uniti, Canada, penisola iberica
e nord Europa, Intergroup
dispone di magazzini anche
nei porti di Civitavecchia,
Ravenna e Savona.
SAN MARCO A RISCHIO
I cantieri navali San
Marco di La Spezia rischiano di vedersi ritirare la concessione. Questa settimana
il consiglio comunale della
città ligure ha approvato una
mozione che impegna l’amministrazione a istituire un
tavolo di confronto in sede
di comitato portuale sulla
problematica della scarsa
mole di lavoro che possa
portare anche alla procedura di revoca/decadenza
della concessione.
TERMINAL RINFUSE INVESTE
Terminal Rinfuse Genova, la società che ha in concessione la banchina per lo
sbarco e imbarco di rinfuse
nel porto di Genova, ha appena fatto entrare in attività
una nuova tramoggia depolverata per la movimentazione delle merci polverulenti
(clinker, ferroleghe, perlite
ecc.) dalle navi ai mezzi o
ferroviari. L’entrata in funzione della nuova tramoggia si inserisce nel piano di
investimenti da 13 milioni
di euro lanciato da Terminal
Rinfuse Genova nel 2013
per l’ambientalizzazione
del terminal e la ristrutturazione delle aree e delle
attrezzature di sbarco e movimentazione delle merci.
Nuove gru in arrivo per i porti di Genova e Ravenna. In
questi giorni Gottwald (gruppo Terex) sta consegnando due
gru mobili modello GHMK 7608 da 150 tonnellate di portata
rispettivamente ai terminal del Gruppo Spinelli e di Setramar.
L’investimento per ciascuna macchina di sollevamento adatta
a movimentare container, merci varie e project cargo si aggira
sui 3 milioni di euro. Il Gruppo Terex ha recentemente reso
noto che sta sviluppando, presso i propri stabilimenti cinesi
di Xiamen, la produzione di una nuova gru modello QM50
con una capacità di 50 tonnellate adatta soprattutto ai piccoli
terminal fluviali e portuali.
Specialisti in shipping
finance e diritto marittimo
Gru Gottwald
al terminal Spinelli
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RINCARO DI 120 MLN PER IL COSTO DELL’ENERGIA ELETTRICA PER TRAZIONE
Ferrovie private a rischio
Lo prevede il decreto Competitività. Ma il servizio di Trenitalia è esente
dall’aumento. Duro colpo per un settore tradizionalmente a bassi margini
Pagina a cura
di Nicola Capuzzo
D
a anni si sente dire, dai
vari governi e ministri
che si sono succeduti, che
il sistema dei trasporti
italiano deve puntare maggiormente sulla ferrovia. Un’eterna
buona intenzione di cui non c’è
traccia nelle bozze di riforma
dei porti e dei retroporti da mesi dimenticate in Parlamento o
nei cassetti del ministro dei
Trasporti Maurizio Lupi. Oltre
al danno la beffa, però, perché
ora il Governo Renzi ha inserito nel decreto Competitività
un articolo (il 29) che prevede
un consistente aumento del
costo dell’energia elettrica per
la trazione ferroviaria. Fercargo, in una lettera indirizzata al
Premier e ai ministri Lupi (Trasporti), Padoan (Economia) e
Guidi (Sviluppo economico)
ha manifestato tutta la propria
contrarierà su questo incremento dei costi quantificato in
almeno un euro per ogni unità
di treno/km, facendo passare il
costo del pedaggio dagli attuali
3 a 4 euro.
Il presidente di Fercargo, Giacomo Di Patrizi, chiedendo un’immediata
revisione della norma
prima che venga convertita in legge, sottolinea
a MF Shipping & Logistica che «un aumento
del costo del pedaggio
cosi come ipotizzato
incrementerebbe i costi
aziendali nel loro complesso di circa il 10%,
determinando l’immediato default delle aziende, con la conseguente
ricaduta drammatica
su tutti i settori (industria, trasporto intermodale, logistica
ferroviaria ecc.) che ad oggi
utilizzano questi servizi».
Il provvedimento, quantificato
in un aggravio di costi di circa
120 milioni di euro, colpirebbe
soprattutto (ma non solo) le imprese ferroviarie private perché
da questo aumento sono esenti
il servizio universale cargo e
passeggeri di Trenitalia.
Attualmente il trasporto ferroviario merci vede le imprese
ferroviarie private controllare
Infrastrutture, gli investitori chiedono regole e tempi certi
on esiste un problema di risorse finanzia«N
rie scarse, ma di asset allocation». Marco
Cerrina Feroni, responsabile direzione Merchant
Banking di Intesa Sanpaolo, spiega così la distanza che ancora esiste tra il mondo delle infrastrutture e gli investitori istituzionali. Secondo Cerrina
Feroni, «i rendimenti annui degli investimenti
possono arrivare anche al 10-11% per le infrastrutture stradali e al 15% per porti, aeroporti e
ferrovie, ma mancano gli investitori istituzionali
puri interessati. Problemi di liquidità dal sistema finanziario non esistono, gli investitori non
puntano sulle infrastrutture per un problema di
certezze nei tempi e nelle regole».
Il tema è stato oggetto di un convegno all’ultimo Forum Port&ShippingTech di Napoli e
in quell’occasione Francesco Calvi Parisetti,
partner della società di consulenza Roland Berger, ha fornito un quadro sullo scenario attuale
del sistema infrastrutturale italiano ed europeo.
Secondo questa analisi, il valore degli investimenti infrastrutturali necessari in Europa supera
complessivamente i mille miliardi di euro (di cui
180 miliardi per infrastrutture stradali), mentre i
progetti prioritari del programma europeo Ten-T
una quota di mercato pari a circa 12 milioni di tonnellate/km
a fronte di Trenitalia che ha in
mano una fetta più importante
pari a circa 28 milioni di ton-
richiedono, a partire dal 2013, investimenti per
50 miliardi. «L’Italia in questo contesto ha investito poco al di sotto della media europea, ma
bisogna considerare la qualità degli investimenti», ha sottolineato Parisetti, evidenziando che il
nostro Paese dovrebbe migliorare la qualità della
spesa per investimenti in infrastrutture. L’Italia è
al 57° posto a livello mondiale per infrastrutture
stradali, all’89° per quelle portuali, al 67° per gli
aeroporti e al 40° per gli investimenti fatti nel
sistema ferroviario. Fra il 2005 e il 2010 la media
annua di investimenti in infrastrutture portuali è
stata di 1,26 miliardi, per le ferrovie 7,9 miliardi,
per gli aeroporti 281 milioni e per le strade oltre
11 miliardi. Guardando al caso dei porti, secondo
Fabrizio Vettosi (Venice Shipping & Logistics)
e Umberto Masucci (Propeller Club Napoli) le
priorità risiedono nel sistema di governance.
Vettosi auspica la privatizzazione delle Autorità Portuali (o quantomeno una governance dei
porti secondo lo schema adottato in Nord Europa dove le Port Authority sono spa), mentre
Masucci vorrebbe vedere ai vertici di questi enti
professionisti competenti, che svolgano il ruolo
di direttori generali.
La norma in questione quindi,
a parità di attività, aumenterebbe i costi di 1,5 milioni di
euro, causando un passivo di
1 milione».
Anche Giancarlo Laguzzi,
amministratore delegato
di Oceanogate (gruppo
Contship Italia), è sceso in
campo spiegando che «se
questa norma
non viene
modificata, le
contromisure
Un treno cargo di Oceanogate
che le imprese ferroviarie
nellate/km.
potranno mettere in atto sono
Di Patrizi aggiunge inoltre poche e ad avvantaggiarsi di
che «con questa norma i costi questa minore competitiviaziendali crescerebbero di cir- tà del trasporto su ferro sarà
ca il 10%, in un settore in cui i subito il trasporto stradale.
margini delle imprese più per- Esattamente il contrario di
formanti non arrivano al 5%. quelli che sono gli indirizzi
Prendiamo il mio esempio: comunitari volti a perseguire
Compagnia Ferroviaria Italia- un forte riequilibrio modale
na (azienda di cui Di Patrizi del trasporto terrestre». Oceaè amministratore delegato) ha nogate in pochi anni è riuscita
chiuso il 2013 con un fatturato a mettere in piedi un network
di circa 24 milioni di euro e un di servizi di navettamento
utile di circa 0,5 milioni di eu- ferroviario economicamente
ro, su 1,5 milioni di treni-km. sostenibile tra i maggiori por-
ti e retroporti del Nord Italia
(oltre un milione di treni/km
nel 2013) ma questo progetto
è destinato a scomparire con
questo aumento tariffario.
Il grido d’allarme di Fercargo
è stato subito condiviso e rilanciato anche da Assiterminal
(Associazione dei terminalisti
italiani), Confetra (Confederazione Italiana Trasporti) e
Assofer (Associazione Operatori Ferroviari e Intermodali).
Confetra ha chiesto di cancellare questa misura penalizzante
per il trasporto ferroviario sottolineando che «da anni la politica dei trasporti è decisa dal
Ministero dell’Economia e non
dal Ministro dei Trasporti. Ferrovie dello Stato, tasse portuali, accise sul gasolio diventano
fatti puramente finanziari senza
valutazioni sulle ricadute per il
sistema logistico nazionale».
Secondo alcuni operatori del
comparto una possibile soluzione tampone sarebbe quella
di spalmare l’aumento previsto
su tutto il mercato del trasporto
ferroviario (compresi i servizi
universali passeggeri e merci
forniti da Trenitalia) attenuando in questo modo gli effetti del
rincaro energetico. (riproduzione riservata)