Barbara Sangiovanni, Simona Lingeri PARLO CURANDO E CURO PARLANDO La comunicazione in casa anziani Barbara Sangiovanni, Simona Lingeri Parlo curando e curo parlando Copyright© 2014 Edizioni del Faro Gruppo Editoriale Tangram Srl Via Verdi, 9/A – 38122 Trento www.edizionidelfaro.it – [email protected] Prima edizione: settembre 2014 – Printed in EU ISBN 978-88-6537-323-1 Copertina: Studio grafico Boneff, Lugano Casa anziani Malcantonese 6981 Castelrotto Tel.: +41 916113700 Fax: +41 916113701 Su internet: http://www.oscam.ch/ “A volte succedono cose strane, un incontro, un sospiro, un alito di vento che suggerisce nuove avventure della mente e del cuore. Il resto arriva da solo, nell’intimità dei misteri del mondo” Alda Merini “Le parole sono delle melagrane mature, cadono a terra e s’aprono. L’interno si volge all’esterno, il frutto scopre il suo segreto mostrando il seme, un nuovo segreto”. Parole, Hilde Domin Questo lavoro non avrebbe mai visto la luce senza la disponibilità di coloro che hanno partecipato con entusiasmo e determinazione alla formazione “La comunicazione nelle relazioni di cura” per le edizioni sin qui svolte. A: Claudia Baldaccini, Cinzia Barbarelli, Livia Beltrame, Mara Bergonzoli, Silvia Bozzolo, Piero Cannata, Antonella Cavaleri Viola, Nadia Cavallini, Sara Clobas, Elisa Colombo, Loredana Crippa Pedemonti, Sabrina Del Zot, Valentina Digilio, Antonella Erba, Manuela Fasoli, Jonne Frigerio, Emanuela Galati, Donatella Garzelli, Michela Gerevini, Lidia Giancroce, Josephine Gudinga, Giuseppina Lo Stuto, Maria Assunta Masci, Liliana Müller, Francesca Pierangioli, Consuelo Nesa, Michela Ratti, Ivana Ronchetti, Nadia Ronia, Tania Scalmazzi, Mahoni Scotti, Anna Sgubin, Gloria Silva, Maurizio Simonetto, Marisa Tasso, Germano Valli, Gina Vanga, Silvia Vantaggiato, Natascha Veronesi Pierpaola Villa, Marilena Voce, Philomena Sr. Volarivo, Astrid Zammattaro, Paolo Zanella, Daniela Zarri va il nostro sentito ringraziamento. Un ringraziamento va anche a Federica Guerra che si è occupata della revisione del testo. Con amicizia e gratitudine Barbara e Simona SOMMARIO Prefazione 13 Introduzione 19 1. L’ospite, la sua famiglia e l’operatore 29 La voce del gruppo – primo incontro 2. Conversare con gli ospiti e le loro famiglie La voce del gruppo – secondo incontro 3. La comunicazione nelle organizzazioni complesse La voce del gruppo – terzo incontro 4. Lavorare bene insieme La voce del gruppo – quarto incontro 5. La gestione creativa dei conflitti La voce del gruppo – quinto incontro 6. Le emozioni nella relazione comunicativa La voce del gruppo – sesto incontro 7. La responsabilità comunicativa La voce del gruppo – settimo incontro 38 43 54 59 67 75 82 85 94 99 111 115 121 Il cerchio che non si chiude 125 Postfazione 129 Bibliografia 135 Filmografia 151 PARLO CURANDO E CURO PARLANDO La comunicazione in casa anziani 13 Prefazione Prefazione Questo progetto formativo nasce nel contesto della Casa Anziani Malcantonese quale risposta al bisogno di comunicazione con il quale ogni istituzione complessa si confronta nella sua quotidianità operativa. Trae quindi spunto dalle esperienze vissute e dalla consapevolezza che si può e si deve migliorare il processo attraverso il quale si stringe una relazione con qualcuno, che implica sempre un incontro con l’altro. È stato promosso in un momento particolare della storia della nostra Casa, ma soprattutto in un contesto economico difficile, dove la risposta istituzionale non si è legata a tagli indiscriminati di spesa allo scopo di far quadrare il bilancio, ma ha generato importanti investimenti nella formazione del personale, attraverso un percorso che proponesse la centralità della comunicazione e in maniera ancora più generale un nuovo e più attivo atteggiamento di cura rivolto ai nostri residenti. Molto si gioca infatti sul piano della reciprocità e dello scambio alla partecipazione nella relazione da parte dei 14 Prefazione vari attori, che si realizza a livello istituzionale, attraverso la responsabilità della risposta. E da qui il rimando al senso etimologico del termine comunicazione (cum – con e munia – doveri, vincoli, stringere insieme, dono che obbliga a uno scambio gratuito e reciproco) che richiama al fatto che esistiamo solo nella relazione con gli altri. La comunicazione diventa allora uno strumento che restituisce l’identità e la storia a ogni individuo all’interno della dimensione del rapporto con l’altro. Obiettivo di questo percorso formativo è quindi stato fin dal suo esordio quello di promuovere una percezione dell’altro non più rappresentato come un astratto termine di riferimento (sia esso residente o suo famigliare, collega di lavoro, ecc.) ma quale elemento costitutivo di una dinamica nella quale ogni soggetto è coinvolto. Ecco allora che se cambiando il paradigma legato al prendersi cura dell’altro contempla anche il prendersi cura di sé, si accoglie il presupposto che della presenza dell’altro è costituito il nostro stesso essere. Il passo allora è breve per comprendere che non esiste alcuna comunicazione neutra, né per chi parla, né tanto meno per chi riceve. In ogni comunicazione ci sono aspetti verbali e non verbali, di contenuto e di relazione, sono implicati fattori esterni a noi (come veniamo percepiti e accolti nella relazione) e altri interni (che fanno riferimento ai nostri intenti, ai nostri pensieri). Questa riflessione porta in seguito a interrogarsi sul concetto o sul pensiero della presa a carico, un termine troppo riduttivo, che dovrebbe invece contemplare il processo dell’aver cura, del curarsi e del prendersi cura, per restituire insomma il senso della cura, che si origina dalla cura del Prefazione 15 senso. Occorre pertanto riappropriarsi della cura del valore della vita se vogliamo pure iscrivere la cura stessa in un orizzonte di significato ad essa attribuita. Il prendersi cura, come oggi noi l’intendiamo nel contesto di una casa per anziani, rappresenta pertanto un compito di vita, nel senso di un impegno che si assume e il senso e il valore che gli si dà, in una dimensione di relazione diffusa, dove prevalga la reciprocità degli scambi (verbali e non verbali). Per i dipendenti del nostro Istituto di cura l’ambizione è stata quella di abbordare temi di grande complessità (la comunicazione nelle organizzazioni, la gestione creativa dei conflitti, le emozioni nella relazione comunicativa, ecc.), con un linguaggio e delle metodologie di lavoro che fossero invece facilmente accessibili e comprensibili da tutti. In qualche modo si è voluto offrire nuovi strumenti di percezione o chiavi di lettura del proprio vissuto e del proprio approccio di comunicazione, spostando l’asse osservativo dal terreno della complessità, dove di regola regna, a quello della “semplessità”, che indica, secondo il suo ideatore Alain Berthoz, docente di fisiologia della percezione e dell’azione al Collège de France, una proprietà degli essere viventi, i quali nel corso del tempo hanno imparato a sviluppare soluzioni sempre più raffinate per elaborare un numero crescente di informazioni. La semplessità, secondo il suo ideatore, è complessità decifrabile, perché fondata su una ricca combinazione di regole semplici e rappresenta la strategia adottata dagli esseri viventi per affrontare con successo le sfide poste dalla complessità del mondo. Abbiamo raccolto questa sfida con un pizzico di incoscienza, armati anche di una buona dose di senso dell’iro- 16 Prefazione nia per vincere i pregiudizi ai quali siamo ancora troppo spesso aggrappati, ma con l’obiettivo di far crescere il senso di comunità, una comunità che non cessa di interrogarsi, di guardarsi allo specchio, di comprendere che è solo attraverso la relazione partecipativa con l’altro che si può abbattere l’asimmetria del potere comunicativo, per dar finalmente spazio, visibilità e voce alla responsabilità relazionale. Arriverà un giorno che impareremo tutti che c’è un tempo per parlare e un tempo per tacere. Ora lascio al lettore il tempo per addentrarsi in questi episodi vissuti, contestualizzati e rielaborati attraverso spunti teorici evidenziati dalla Dr.ssa Barbara Sangiovanni a cui è stato attribuito il mandato di gestire il percorso di crescita individuale e collettivo delle collaboratrici e dei collaboratori del nostro Istituto di cura. Attraverso la voce del gruppo, a cura della nostra tutor, Simona Lingeri, riviviamo il percorso formativo dei partecipanti con richiami al sentito e il riannodare continuo dei temi accarezzati di volta in volta ma riletti e integrati negli incontri successivi. Sono pagine che raccontano la parabola di crescita di un gruppo che ha assunto la consapevolezza dell’importanza di prendersi cura del sé, ancor prima dell’altro, all’interno del paradigma di un linguaggio comunicante, che è essenza della vita stessa, emanazione di una comunità che è garante del diritto espressivo di ogni sua componente. Sono riconoscente a tutti i collaboratori e le collaboratrici che hanno saputo cogliere questa opportunità, perché attraverso la loro crescita individuale e di gruppo mi hanno permesso di crescere ulteriormente come persona, ma soprattutto ha avvicinato ulteriormente l’Istituzione al Prefazione 17 proprio motto: “se ogni uomo una volta nella vita prendesse la mano di un anziano, ci sarebbero più uomini e meno anziani” (Th. S. Eliot – poeta). Roberto Perucchi, Pedagogista Direttore Casa Anziani e Ospedale Malcantonese 19 Introduzione Introduzione Perché parlare di comunicazione nel lavoro di cura? E soprattutto ce n’è ancora bisogno? Secondo le ricerche svolte negli ultimi anni, il tema della comunicazione continua a essere centrale per la sua complessità strutturale, per il suo intreccio in ogni ambito organizzativo, per il movimento dinamico che crea: la comunicazione è in ogni dove. Dal primo vagito – al momento della nascita – la comunicazione entra a far parte della nostra vita per poi complessificarsi sempre più – dall’appropriazione del linguaggio fino alla costruzione di una parola curata e autentica. Nel lavoro di cura, o meglio nell’ambito dell’aver cura, la parola gioca un ruolo centrale tanto nella gestione dell’ospite quanto nella relazione con i colleghi. Nelle patologie croniche poi, talvolta, è anche tutto quanto si possa offrire. Le abilità comunicative di tutti gli operatori lasciano un segno indelebile non solo negli ospiti, ma anche nelle loro famiglie e tra i colleghi che lavorano insieme. Esiste una parola-che-cura, la tradizione psicoanalitica è indubbiamente uno dei rami scientifici che maggiormente 20 Introduzione ha esplorato questo aspetto, ma esiste anche una parolache-ammala. Ognuno di noi ha segni indelebili di parole, magari ascoltate dieci, vent’anni fa, che ancora fanno male, ferite ancora aperte o cicatrici visibili che ci rendono più sensibili a certi temi o comportamenti dell’altro, chiunque esso sia. Il testo che seguirà è un collage di riflessioni, immagini, resoconti e citazioni che affrontano i temi della comunicazione e della cura in modo intrecciato e interdipendente. Un lavoro che, possiamo dire, ha dato i suoi frutti, grazie all’implicazione degli operatori coinvolti e al sostegno della Direzione dell’Istituto di cura. A partire dall’anno 2011, la Casa Anziani Malcantonese di Castelrotto ha commissionato un percorso formativo centrato sul tema della comunicazione nelle relazioni di cura. Il percorso formativo, oggi alla sua terza edizione, ha previsto 7 incontri di 8 ore (dalle 09.00 alle 17.00) e 2 incontri di 1 ora e mezza (un incontro di lancio e di promozione delle attività formative e uno di chiusura e di restituzione del percorso). A prima vista sette incontri possono sembrare pochi, soprattutto per un tema così coinvolgente e profondo in grado di toccare non solo la nostra sfera lavorativa, ma anche e soprattutto quella personale. In tal senso la progettazione del per-corso formativo ha previsto fasi alternate di attività: non solo i momenti più “formali” d’aula, ma anche quelli “informali”, costruiti sugli spazi lavorativi, vissuti nel quotidiano. Si è voluto dare ampio spazio alla riflessività personale e all’agire professionale. Si è così immaginato un percorso che favorisse azioni continuative sul tema della comunicazione passando in-
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