lunedì 17 marzo 2014 L’approfondimento 2 La luce colorata su meridiani e zone riflesse dà al corpo un’informazione precisa: sciogliere squilibri, sbloccare l’emotività trattenuta. Così le cellule tornano a parlarsi e il corpo può guarire. Luce scaccia dolore La luce scioglie il dolore. Dodici pazienti della Casa anziani Malcantonese sono stati trattati con la cromopuntura. Stupefacenti i risultati dello studio clinico autorizzato dal Dipartimento sanità: dopo la prima seduta il dolore cala del 30%, per svanire quasi del tutto. Dimezzati i consumi di analgesici, oppioidi deboli e morfina. Ora l’Ufficio del medico cantonale ripeterà lo studio. Ecco perché i colori guariscono. di Simonetta Caratti I medici della Casa anziani Malcantonese non si aspettavano un risultato simile: dolori azzerati per 12 pazienti su 11 e pastiglie dimezzate. È il primo studio che indaga gli effetti della cromopuntura sul dolore per un anno (da febbraio 2012 a marzo 2013) con valutazioni oggettive: la percezione del dolore veniva misurata prima e dopo ogni seduta da personale infermieristico indipendente dalla terapista di cromopuntura. L’Ufficio del medico cantonale farà l’indagine in un’altra struttura. Sembra tutto molto semplice: irradiando con luce colorata la pelle lungo i meridiani dell’agopuntura e altri punti riflessologici, il male cala. «La luce è il linguaggio tra le cellule. I colori danno un’informazione al corpo correggendo un disturbo di questo linguaggio», spiega il dottor Fausto Pagnamenta. L’ex primario di pediatria a La Carità, esperto di cromopuntura (ha scritto libri e fa corsi), ha diretto lo studio clinico. Perché la cromopuntura ha sciolto i dolori? Abbiamo usato una luce infrarossa (con una frequenza di 950 nanometri) che ha la stessa vibrazione del nucleo delle cellule. L’onda dà al corpo un’informazione: sciogliere blocchi energetici. Così le cellule iniziano di nuovo a parlarsi. Quindi il dolore è la punta di un iceberg, che cosa c’è sotto? Emozioni trattenute per anni. Sono i mattoni che costruiscono la malattia, i fattori scatenanti, spesso dimenticati. Sbloccando questa emotività con la luce, si riduce lo stress nel corpo e di conseguenza il sistema immunitario si rinforza. È successo questo ai 12 pazienti? Nelle prime due sedute abbiamo usato una terapia per riequilibrare l’emotità e il dolore è diminuito del 30%: evidenzia quanto l’emotività sia all’origine di dolori medicalmente inspiegabili. Poi abbiamo continuato con l’infrarosso. E il dolore è sceso ancora. Tutti hanno ricevuto una diagnosi, poi la seduta di circa 30 minuti, una volta a settimana. Sempre collaborando con i medici, perché la cromopuntura è complementare alla medicina tradizionale. Chi ha meno traumi emotivi guarisce più velocemente? Tratto neonati che soffrono di coliche e bastano una o due sedute per curarli. In questi casi, né l’effetto placebo, né la fiducia nel terapeuta giocano un ruolo. Hanno semplicemente una storia più breve, meno blocchi rispetto a un adulto. Si aspettava un risulato simile dallo studio? Non mi stupisce, da 25 anni curo emicranie, insonnia, mal di schiena... con la luce colorata. Irradiando punti particolari si risolve un dolore anche in poche sedute. Mentre per gravi malattie degenerative si può rinforzare il sistema immunitario. Penso alle cure pagliative, dove la cromopuntura potrebbe alleviare grosse sofferenze. Comunque, in questo studio, era importante avere una valutazione indipendente dal terapista. Questo dà maggior forza ai risultati. Un paziente su 12 non ha avuto i benefici sperati, perché a volte non funziona? Le racconto una storia. Una paziente di valle aveva mal di schiena, dopo tre sedute il dolore c’era ancora, ma lei era cambiata: era più calma, meno coinvolta nelle dispute di casa. Tollerava meglio il dolore. Ma è lo scetticismo a bloccare? Anche il cervello aiuta. Negli anni 90 abbiamo seguito per tre mesi 80 pazienti con emicrania: il 40% è guarito con la cromopuntura. Per chi non funziona, si cercano altre vie. L’ansia cala e l’anziano sta meglio, anche chi ha disturbi cognitivi possono sollecitare un consulto con la terapeuta. «Vedo una decina di residenti al giorno e aumentano sempre più quelli che vogliono provare», spiega Laura Ceolin. La terapista complementare, si è diplomata in cromopuntura e medicina esogetica secondo Peter Mandel, ha un decennio di esperienza ed è abilitata all’insegnamento della tecnica. Ci spiega che è lo staff medico a individuare i pazienti con dolori resistenti alle cure tradizionali per i quali si cerca beneficio attraverso la cromopuntura. «Quasi sempre lavoro sulla componente dell’ansia, una volta attenuata si allentano o ri- ‘Grazie ai colori abbiamo dimezzato la morfina ai degenti’ Se si interrompe la cura, il dolore torna? Abbiamo valutato la percezione del dolore nei pazienti un mese dopo l’interruzione delle terapie: l’efficacia era uguale. LA CROMOPUNTURISTA «La prima volta che ho fatto la terapia dei colori, il ginocchio mi faceva molto male. Ho dovuto sospenderla, poi i dolori sono diminuiti e anche la cervicale faceva meno male. È un’esperienza da ripetere, quando arrivava la terapista provavo sollievo». È la testimonianza di un residente della Casa anziani Malcantonese, riportata nello studio sull’efficacia della cromopuntura nel trattamento del dolore. Ora la cromopuntura fa parte dell’offerta sanitaria della struttura, dove due giorni a settimana una cromopunturista somministra la terapia ai pazienti che la necessitano; a decidere è sia il team medico sia gli stessi residenti che LO STUDIO IN CASA ANZIANI solvono anche altre sintomatologie», spiega. Altri casi che vengono affidati alla terapeuta riguardano quei pazienti che sollecitano parecchio il personale infermieristico. «Sono residenti che richiedono spesso l’attenzione dei curanti. Con loro, la cromoterapia funziona bene, li calma». Interessanti, i risultati ottenuti anche su residenti con disturbi cognitivi: «Dopo il trattamento ci sono miglioramenti, c’è chi torna a sorridere, ad essere reattivo, alcuni recuperano più equilibrio e riescono ad alzarsi. Altri riacquistano tratti del carattere originario». Insomma l’esperienza continua. Studio clinico alla Casa anziani Malcantonese L’iniziativa di ‘testare’ nella Casa anziani Malcantonese la cromopuntura è stata del direttore Roberto Perucchi, che ha voluto avviare uno studio clinico sul dolore, autorizzato dal Servizio di vigilanza e qualità dell’Ufficio del medico cantonale. Il dolore condiziona pesantemente il vissuto e la quotidianità dei pazienti, incidendo in modo importante sulla loro qualità di vita. Se ci sono modi per lenirlo è giusto provarci. È con questo spirito che Roberto Perucchi si è lanciato nell’avventura: «Il direttore sanitario ha dato la disponibilità per fare lo studio. Di fatto la cromopuntura non scompaginava le cure. Poi abbiamo avuto il consenso scritto dai partecipanti», spiega Perucchi. Il direttore è soddisfatto dei risultati ottenuti: «Il paziente è al centro. Riuscire ad abbattere la percezione del dolore e dimezzare l’assunzione di antidolorifici, anche di morfina, è un ottimo risultato». Poi c’è anche un aspetto economico, si risparmia sulla fattura dei farmaci. «È sicuramente un terreno da esplorare meglio. Infatti si rifarà la sperimentazione in un’altra struttura, stiamo valutando come e dove con l’Ufficio del medico cantonale. Questo permetterà di raccogliere ulteriori dati. Intanto alla Casa anziani Malcantonese la cromopuntura continua. TI-PRESS
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