del 28 Giugno

Del 06 Marzo 2015
Estratto da pag. 43
Del 06 Marzo 2015
Estratto da pag. 43
Pellegrini: «I buoni pasto? Aste al ribasso, paga la qualità»
MILANO La gara Consip? «Noi non abbiamo neanche partecipato». A parlare è Ernesto Pellegrini, 75 anni,
l’indimenticato ex presidente dell’Inter, il ragazzo della Bianchi diventato l’uomo delle mense, passato
dall’infanzia in cascina alla periferia di Milano all’impresa della ristorazione collettiva, oggi un colosso della
ristorazione da 450 milioni di euro di fatturato e 5.700 dipendenti.
Dal suo ufficio milanese con a fianco la figlia trentenne Valentina, che ha da poco nominato vicepresidente,
l’imprenditore, in genere poco incline alle polemiche, parla di una faccenda che in questi giorni sta scatenando
una lotta intestina al mondo della ristorazione. O meglio, al settore dei buoni pasto. La gara Consip di cui parla
Pellegrini, è quella che aggiudicherà la fornitura dei ticket a oltre 2 milioni di dipendenti di ministeri, ospedali,
enti pubblici. In pratica un appalto che si aggiudicherà il 50% del mercato in un settore che vale 2,7 miliardi e
coinvolge 150mila esercizi convenzionati. E per cui si sta scatenando la «guerra» della pausa pranzo.
A giocare un ruolo fondamentale è proprio lo Stato, che pur di risparmiare per la fornitura del servizio,
potrebbe accettare per questa gara uno sconto del 20% scegliendo l’offerta economicamente più vantaggiosa.
Tutto bene? Non proprio. Perché se lo Stato risparmia, non succede esattamente la stessa cosa per gli avventori
di bar e supermercati che usano i ticket. «Un tempo - racconta Pellegrini - gli sconti ammissibili nelle gare
d’appalto di questo tipo erano molto contenuti, oggi invece arrivano fino al 20%. E sa cosa succede? Che gli
emettitori di buoni pasto fanno gare al ribasso, le vincono e poi alzano le commissioni agli esercenti fino anche
al 12%. E ristoranti, bar e supermercati, per poter recuperare, sono costretti o ad alzare i prezzi dei prodotti o a
diminuirne la qualità». Tanto più che, per gli esercenti, i tempi di riscossione dei buoni pasto arrivano anche a
120 giorni lavorativi e molti rinunciano a questa possibilità, utilizzando a loro volta i ticket per fare la spesa. In
altri casi, di mezzo ci vanno direttamente i consumatori, a cui una piccola parte della grande distribuzione ha
cominciato ad applicare commissioni dirette: per ogni ticket da sette euro, ad esempio, si arriva a scalare fino a
0,7 centesimi. «È un cane che si morde la coda» aggiunge Pellegrini, che però ci tiene a non colpevolizzare i
negozianti. «Ogni tanto – spiega - mando uno dei miei a comprare con i nostri buoni pasto e gli chiedo di
osservare bene la reazione dell’esercente. Da lì capisco tante cose».
Federdistribuzione, qualche settimana fa, ha lanciato la provocazione: «Smettiamola con i buoni pasto, le
commissioni sono salate, le gare distorte. Date i soldi ai lavoratori direttamente in busta paga». «Ma sarebbe
un fardello per le aziende – precisa Pellegrini – con pagamenti di oneri indiretti e contributi. Basterebbe che
nelle gare d’appalto si stabilisse uno sconto massimo del 16%».
L’Anseb, l’associazione nazionale delle società emettitrice di buoni pasto, nei giorni scorsi ha proposto in
Senato l’inserimento, nel nuovo Codice Appalti, di norme per tutelare sia gli esercenti che i consumatori finali.
Qualcuno le darà retta? Chissà, quel che è certo è che il pasticciaccio dei buoni pasto ora rischia di diventare
ancora più complesso con la faccenda dei ticket elettronici: il governo, con la Legge di stabilità, ha alzato la
soglia defiscalizzata a 7 euro dal 1 luglio 2015. Ma solo per i buoni pasto elettronici (circa il 15% del mercato)
di cui si vuole ampliare la diffusione, perché in grado di tracciare meglio i pagamenti e ridurre il rischio frodi.
Le società emettitrici però sono tante e per gli esercenti si è subito palesata la possibilità di dover tenere alla
cassa diversi dispositivi di lettura. Sodexo, QUI! Group e Day Ristoservice hanno firmato un protocollo di
intesa per un Pos unico. E Pellegrini? «Noi no – spiega stavolta Valentina – e il motivo è semplice: che senso
ha dare altre apparecchiature agli esercenti, con ulteriori costi di gestione, quando invece si può usare il Pos
bancario?». Pellegrini infatti ha stipulato accordi con i principali gestori di terminali bancari garantendo che
sarà in grado di connettere il 90% dei Pos bancari italiani con i suoi buoni pasto elettronici.
Ma senza soluzioni condivise, il rischio caos è dietro l’angolo .
corinnadecesare