Il racconto di Maria Astarita: L’isola che Eventi a Capri non si scorda mai Capita di udire pur non volendo i commenti di chi ha deciso di approdare, novello Ulisse, sull'isola che non si scorda mai. Il momento è frutto di sacrifici tira la cinghia di qua, economizza di là e il sogno si avvera: si sarebbero immersi nella bellezza tante volte ammirata in cartolina . Famiglia alle calcagna, la vita spesso in salita, il dolce onere che si trascina dietro tra alti e bassi quelli che, di questi tempi, non risparmiano nessuno e le vacanze di Pasqua a Capri. L'odissea inizia con l'imbarco, guadagnato il posto nella fila alla biglietteria, appurato che il costo moltiplicato per quattro è scoraggiante anche per portafogli a fisarmonica, il punto di non ritorno e la rassegnazione ha la meglio. Gli ignari ospiti provenienti dalla montagnosa e innevata Irpinia, denunciano nell'immediato scarsa conoscenza dei venti e turbolenze marine, con tutto ciò che ne consegue. A detta del capofamiglia, un rubicondo e ben disposto uomo di campagna, quelli che sanno di zappa e di vino, non si erano mai spinti oltre i confini della loro terra. La traversata li vede in balìa dei marosi come anime traghettate verso l'ultima spiaggia, il mal di mare, questo sconosciuto, si palesa con sudori freddi, nausee, conati, giramenti di testa e qualcos'altro. E non sono i soli, altri compagni di sventura s'accasciano e sbiancano tra rigurgiti inquietanti. Arrivati, sbarcano ciondolanti come morti viventi, manca poco al grido di ''terra'' e prostrarsi baciando il suolo salmastro, non c'è tempo per indugiare, tirare fiato, vomitati dal portellone, come esodati si lasciano trascinare dall'ammasso brulicante, sgomitano, si mescolano, si disperdono. Ora la sfida è raggiungere il bus per partire alla scoperta delle beltà del posto e non importa se si procede stipati come sardine, a sten- to riescono a godere del panorama che scorre loro davanti, sussultano sullo strapiombo, si segnano pregando che la Madonnina a metà percorso vegli sull'arrampicata. A mezzodì, altra stangata la scelta del punto di ristoro, contribuisce pesantemente ad alleggerire le tasche della famigliola, sempre più demotivata, rimanendoli quasi a digiuno. Arrivano a logica deduzione: con tale cifra a terra ferma avrebbero mangiato per una settimana. Il senso di disagio raggiunge l'apice al momento di ripartire in colonna alle fermate dove giungono con largo anticipo, gli autobus strapieni scorrazzano per tener fede a coincidenze e orari, la corsa dei vacanzieri pendolari sta per finire. Un ultimo sguardo dal ponte della nave, il profilo dolce assomiglia a quello di una donna distesa sullo specchio d'acqua, si allontana all'orizzonte ridestandoli dal sogno e l'epilogo ha ben poco di onirico... davvero questa è l'isola che non si scorda mai... e non sempre la spesa vale l'impresa. Maria Astarita A Capri la mostra delle opere di Pompilio Mandelli Dal 3 aprile al 24 maggio a cura della Galleria d’Arte Cinquantasei in mostra a Capri le opere di Pompilio Mandelli dagli anni ’40 al 2004 insieme ad una collettiva di artisti tra cui Gigino Falconi, Mirella Guasti, Pol Palli, Luigi Pellanda, Mario Sironi ed altri. Per il terzo anno consecutivo la Galleria Cinquantasei inaugura i propri spazi estivi a Capri presso Nabis ed Epoché e presenta la prima mostra della stagione dedicata a Pompilio Mandelli (1912-2006), pittore bolognese di importanza nazionale che fu allievo di Virgilio Guidi e Giorgio Morandi. È stato 12 uno dei più conosciuti artisti informali italiani con Afro, Santomaso, Vedova, Morlotti e ha partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia. Secondo le parole del Prof. Claudio Spadoni, che riprende a sua volta E. Raimondi, è proprio nelle nature morte e nei paesaggi bolognesi che meglio si possono cogliere i tratti del suo carattere: “Bologna dove la poesia del luogo e dell’ora è colta nei rosa e nei rossi distesi sui tetti, in toni di vecchie sete, nei giallini stagionati delle case, nei profili delle torri rinsecchite come alberi, sotto il cielo placido e pesante che l’Appennino manda fin qui in un giorno di marzo”. La luce e il colore sono la parte dominante delle tele del Mandelli negli immediati anni postbellici; un altro motivo rivelatore della sua pittura sarà la figura femminile e negli ultimi anni ’50 ritroveremo una continuità con le immagini della natura, tra paesaggi, alberi e figure nel paesaggio con toni vari, a volte più tenui altri rabbuiati, rappresentati con una stesura pittorica sempre discontinua, percorsa da trasalimenti, costellata di tacche o di larghe spatolate, con filamenti, grumi e spessori materici. Un periodo animato della sua pittura si avvertirà inoltre nei pieni anni ’70 con i colori che acquisteranno una nuova intensità nei rosa carne, nei gialli luminosi, nei verdi pastosi, in alcune oscurità notturne fino ad accostamenti azzardatamente dissonanti. Uno degli ultimi cicli sarà quello delle mannequins, con un'ampia gamma cromatica di forte intonazione emotiva volta ad esprimere i toni più vari tra luci e colori delle diverse stagioni. Sede mostra: Galleria d’Arte Cinquantasei Capri Nabis - Via Fuorlovado 1/e Epoché - Via delle Botteghe 56 orario 16.30-19.30
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