Omelia di Pasqua - Associazione Nuova Citeaux

Domenica di Pasqua B 2015
5 Aprile 2015
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At 10,34a-43; Col 3,1-4; Gv 20,1-9.
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Giovanni costruisce il suo racconto della risurrezione come il resoconto di un
evento qualsiasi. La ricostruzione è molto precisa. Ci sono i dati di tempo: il primo
giorno della settimana, di mattino, quando era buio. Poi vengono i dati più concreti:
al sepolcro, la pietra era stata tolta dal sepolcro. E infine sottolinea lo svolgimento
preciso degli avvenimenti: prima ci va Maria di Màgdala, che corre a informare
Pietro e l'altro discepolo, questi due corrono per recarsi al sepolcro, l'altro discepolo
arriva per primo ma non entra e poi segue Pietro nel sepolcro. Tutti e due constatano i
fatti: Gesù non c'é, ma rimangono i teli posati là, il sudario non posato là con i teli,
ma avvolto in un luogo a parte.
Sembra che Giovanni voglia sottolineare l'aspetto molto concreto, senza niente
di meraviglioso, di ciò che sta succedendo. Non ci sono, come nei racconti degli altri
evangelisti, nè terremoto, nè angeli, nè luce, nè guardie addormentate, neanche Gesù.
No, ma ci sono solo fatti molto concreti, molto semplici, molto banali. L'unica cosa
strana è che Gesù non c'é. E piccoli segni, come la posizione dei teli e del sudario,
lasciano indovinare che il suo corpo non è stato spostato, ma è sparito. La
risurrezione è prima di tutto una presenza che manca, e rimangono solo indici di
questa presenza.
E per noi, ciò che segue è molto importante. Per i primi compagni di Gesù, la
risurrezione è prima di tutto lo stupore di fronte all'assenza del corpo di Gesù che non
è dove dovrebbe essere. Il sudario e i teli sono la traccia di una presenza che manca.
Ciò che vedono non è razionalmente spiegabile. C'é una rottura della logica di questo
mondo che fa intuire qualcos'altro. Dietro l'apparenza di normalità si nasconde un
mistero. Per passare dallo stupore alla fede, ci vuole qualcosa in più. E Giovanni la
capisce molto bene. L'evangelista conclude difatti che l'altro discepolo vide e
credette.
Per capire ciò che sta succedendo, ci vuole una capacità particolare di
discernere, dietro la banalità dei fatti e dei piccoli segni molto discreti, un altro
significato. Questa intelligenza spirituale del discepolo che permette di vedere ciò che
gli altri non vedono e di credere quando gli altri rimangono stupiti, suppone una
relazione particolare con il Signore risorto. Ci vuole questa attenzione dell'amore che
distingue, tra i dettagli più sottili, la traccia di Gesù. Il discepolo ha visto subito che
c'era qualcosa di strano, di misterioso. Ha capito subito, perché aveva il cuore aperto
e attento. Spesso, a noi, manca questa apertura e questa attenzione per discernere, nel
quotidiano della nostra esistenza, questa presenza discreta e sottile dell'amore e della
bontà di Dio. Siamo sensibili alla sua assenza, ma non indoviniamo i segni della sua
presenza. Vorremmo che Dio si manifestasse in un modo assolutamente
incontestabile! Ma Dio ha scelto di rispettare la nostra libertà. Egli non si impone
mai. Suscita segni e tracce, e ci lascia discernere. Dio non vuole forzare la nostra
fede, ma desidera la nostra adesione libera e amorevole. Dio ha tanto rispetto per
ognuno di noi!