Il mistero della Sindone L`essenziale è invisibile agli occhi. Tanti

Il mistero della Sindone
L’essenziale è invisibile agli occhi.
Tanti interrogativi
Alla visione della sindone sorgono tanti interrogativi: Cos’è questo telo? Quanti
anni ha? Chi è quell’uomo il cui corpo e volto appare in negativo? Come è
morto? Come questo telo è arrivato a Torino? ecc.... Per dare una risposta alle
tante domande si sono fatte tantissime ricerche nel tentativo di dare delle
risposte ai molti interrogativi che continuano a porsi. Vi si sono cimentati e vi si
cimentano ricercatori delle più disparate scienze, credenti e non credenti.
Perché tanto interesse? Tutti vogliono capire, vederci chiaro, arrivare a scoprire
che cosa si nasconde nelle fibre di questo tessuto dai cui segni emerge in modo
inequivocabile soprattutto il volto di un uomo, “l’uomo della sindone”, e la
domanda fondamentale è: chi è quest’uomo?
L’uomo dei dolori
Una cosa appare certa; l’uomo che ha segnato quel telo col suo corpo
martoriato può essere detto: “l’uomo dei dolori”. Doveva essere un “uomo
forte” per resistere a tanta barbarie. Più gli studi su quel telo si fanno precisi,
più sembrano confermare ed evidenziare la puntuale descrizione che i vangeli
fanno della passione e morte di Gesù; allora si conclude che “l’uomo della
sindone” è “l’uomo della passione”: è una icona fedele di Gesù nelle sua
passione, impresso in un telo, con le sue ferite e il suo sangue. Più gli studiosi
si addentrano nei particolari, più si vede che in quell’uomo si è realizzato ciò
che il profeta Isaia (capitolo 53) aveva intravvisto: “uomo dei dolori”,
“disprezzato”, “caricato di sofferenze”, “percosso”, trafitto”, “agnello condotto
al macello”.
Vogliamo vedere Gesù
Al fondo di tutte le ricerche sta il desiderio di arrivare a vedere. Già Gesù,
incontrando i primi due discepoli che gli chiesero: “Maestro dove dimori”,
disse: “Venite e vedrete”. Del loro “vedere” però ci viene detto solo che videro
“dove egli dimorava”, senza ulteriori dettagli; eppure “rimasero con lui” l’intera
giornata! (Gv1,38-39).
Nella sua ultima festa di pasqua Gesù era salito a Gerusalemme e alcuni
pellegrini greci domandarono a Filippo: “Vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a
dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù”. Come seguito
della richiesta ci si poteva aspettare che Gesù chiamasse con quei greci e
intavolasse un discorso; invece Gesù dà una risposta a prima vista enigmatica,
ma che dice tutto del suo vero volto che sta pe rivelarsi: “È venuta l’ora che il
Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di
grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce
molto frutto”. La sindone ci testimonia del chicco di grano che muore. Ma
questo è solo un aspetto, bisogna andare oltre.
Vedere oltre
Il mattino di Pasqua, dopo l’annuncio di Maria di Magdala, Pietro e Giovanni
vanno al sepolcro
Pietro “entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato
sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora
entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e
credette”.(Gv 20,6-8). Giovanni vide i teli (la sindone), ma, ricordando quando
aveva detto Gesù, seppe vedere oltre quei teli che ora testimoniavano
“l’assente”; credette che Gesù con il suo corpo era davvero risorto come aveva
promesso; il seme morto incominciava a portar frutto.
Cosa siete andati a vedere?
I pellegrini che oggi si pongono in cammino per vedere la sindone devono
avere gli occhi di Giovanni, saper vedere oltre, perché come ripeteva il Piccolo
Principe: “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Dalla visione della sindone
“testimone della passione morte e risurrezione di Gesù” si impara a
interpretare la propria vita, credendo che nella sofferenza è nascosta la gioia,
nella morte la vita. Gesù infatti disse presentandosi come chicco posto nel
terreno: “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo
mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e
dove sono io, là sarà anche il mio servitore. (Gv 12,22-26)