LA STAMPA GIOVEDÌ 5 GIUGNO 2014 In Italia FTSE/MIB FTSEItaliaAllShare Euro-Dollaro CAMBIO -0,16% -0,10% All’estero DOWJONES(NewYork) NASDAQ(NewYork) DAX(Francoforte) 1,3598 Petrolio dollaro/barile FTSE(Londra) S Oro 102,64 euro/grammo ECONOMIA FINANZA +0,07% +0,41% +0,07% -0,26% R 29,7127 . 35 & UN BOLLETTINO DI GUERRA: FRA IL 2001 E IL 2013 NEL NOSTRO PAESE È SCOMPARSO PIÙ DI UN MILIONE DI POSTI DI LAVORO NELLA MANIFATTURA Italia scavalcata anche dal Brasile Confindustria: nella produzione siamo scesi all’ottavo posto mondiale, perse 120 mila aziende LUIGI GRASSIA Le industrie dei Paesi emergenti macinano record e producono sempre di più, mentre l’Italia arretra e così viene scavalcata dall’India e dal Brasile, scivolando all’ottavo posto nel mondo per le attività di manifattura. Secondo un rapporto del Centro studi di Confindustria, dal 2007 (ultimo anno pre-crisi) al La storia GIUSEPPE BOTTERO TORINO P rima il riso Scotti, poi Mundi Riso, adesso la pasta Garofalo. Il colosso spagnolo Ebro Foods fa rotta sulle tavole made in Italy e investe 62 milioni per il 52% dell’azienda di Gragnano, Napoli. «Non si tratta di un pezzo di Italia che se ne va», dice l’ad del gruppo Massimo Menna, la cui famiglia, fino ad oggi, ha controllato il pastificio, «perché l’azienda e sana e forte e questo l’ha messa nella posizione ottimale per cogliere la migliore opportunità di crescita». Poco spazio per la nostalgia: l’accordo, spiega il manager, prevede un colpo di acceleratore sulla diffusione su scala internazionale di un marchio storico del cibo italiano e l’ampliamento dello stabilimento campano, dove rimane il centro direzionale. In arrivo ci sarebbero anche nuove assunzioni, anche se Gennarino Masiello, numero uno della Coldiretti Campania, teme che, così, «sparisca un pezzo del nostro futuro». Certo, nel giro di tre anni il gusto italiano ha perso pezzi da novanta: dall’Orzo Bimbo agli spumanti Gancia, dai salumi Fiorucci alla Parmalat passando per Star e Bertolli, i marchi tricolore finiti in mani straniere valgono almeno 10 miliardi. L’associazione che rappresenta i coltivatori ha paura che non sia finita qui. «Siamo di fronte a un’escalation» spiega il presidente nazionale Roberto Moncalvo. «Chiediamo al governo interventi seri e concreti, altrimenti si rischia di perdere il controllo di un comparto vitale per la nostra economia», incalzano dalla Cia (Confederazione 2013 il nostro Paese ha subìto un calo produttivo del 5%, mentre l’India è cresciuta del 6,2% e il Brasile dello 0,8%. L’Italia ha perso interi comparti industriali, come quello dei computer e delle macchine per ufficio (praticamente azzerati). Inoltre la produzione si è più che dimezzata nell’elettronica e nell’auto, e l’evoluzione non è stata molto diversa nel tessile, nella pelletteria e nel legno (esclusi i mobili). Da notare che il nostro Paese ha avuto prestazioni non semplicemente inferiori, ma addirittura opposte a quelle del mondo nel suo complesso: l’elettronica, i computer e le macchine da ufficio registrano la maggior crescita globale fra i com- parti industriali. Molto colpiti da noi anche settori completamente diversi, come la lavorazione del tabacco, che peraltro andavano male già prima che esplodesse la crisi. Fra i pochi comparti che reggono c’è l’abbigliamento e meno male, il made in Italy non tradisce. Allargando la visuale al periodo 2001-2013, il Centro studi di Confindustria segnala che l’Italia ha perso più del 25% della sua produzione. Sono state chiuse 120 mila fabbriche ed è sparito più di un milione di posti di lavoro. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi parla di «bollettino di guerra» ma aggiunge: «Non siamo vittime di un destino crudele e inelutta- bile, siamo noi che possiamo e dobbiamo costruire il nostro futuro». Servono però «un salto di mentalità, una svolta chiara e decisa». Proprio quella che per Confindustria si profila all’orizzonte con il go- Il Centro studi: il declino è dovuto anche all’asfissia del credito e al costo del lavoro verno Renzi: «Mi pare che si stiano creando le condizioni per questa svolta». Squinzi fa anche notare che in molti altri Paesi «la politica industriale è tornata a essere utilizzata come una leva normale di gover- no dell’economia, con la stessa dignità di quelle di bilancio e monetaria», mentre (osserva polemicamente il presidente) «in Italia no». Eppure il sistema «mostra ancora una forte capacità di competere sui mercati esteri». Il capo economista di Confindustria Luca Paolazzi osserva che se l’Italia è scivolata dal sesto all’ottavo posto mondiale nella classifica dei produttori industriali la colpa è anche «dell’asfissia del credito, dell’aumento del costo del lavoro slegato dalla produttività, e della redditività che ha toccato nuovi minimi». Secondo l’associazione degli industriali serve «una stagione di nuova politica industriale, condivisa e non imposta dall’alto, cogliendo opportunità come il semestre italiano di presidenza Ue». Intanto le Camere di Commercio puntano sulle start-up, sui 123 mila i giovani che secondo i calcoli di Unioncamere vorrebbero creare una nuova impresa ma sono frenati da mancanza di mezzi e burocrazia: su questa strada, sostiene Unioncamere pungolando il governo a prendere misure specifiche, «si può puntare a 30 mila nuove imprese di giovani con 51 mila occupati in più in 2 anni, per contrastare la crisi occupazionale che porterà nel 2014 a perdere altri 144 mila posti di lavoro nell’industria e nei servizi». Dopo il riso Scotti, pasta Garofalo La Spagna fa rotta sul made in Italy Ebro investe 62 milioni per il 52%. L’ad: ma non è un pezzo di Paese che se ne va italiana agricoltori). L’agroalimentare infatti vale il 17% del Pil, fattura 250 miliardi di euro e traina l’export nazionale con quasi 34 miliardi di vendite oltreconfine. Difficile, però, pensare di mettere dei paletti, soprattutto quando in gioco ci sono multinazionali del calibro di Ebro, oltre 2 miliardi di fatturato l’anno, utile di 132 milioni, 60 marchi controllati, presente in 25 Paesi mondiali. Agli spagnoli serviva un brand di altissimo profilo, con l’etichetta di certificazione Igp, e l’antico pastifi- I precedenti 2013 Acquistato dal gruppo turco Toksoz Il 25% è passato alla spagnola Ebro Il pastificio Garofalo è stato fondato nel 1920 2012 L’allarme di Coldiretti: i marchi tricolore finiti agli stranieri valgono oltre 10 miliardi cio Garofalo, che in dieci anni ha visto passare i ricavi da 20 a 134 milioni, è sembrata la soluzione ideale. Il presidente e ad Antonio Hernandez Callejas ha spiegato di aver scelto il gruppo della famiglia Menna «per la qualità del suo prodotto, per gli eccellenti risultati raggiunti nel tempo e per le sue persone che, in particolare negli ultimi 15 anni, hanno permesso di dar vita ad una storia straordinaria». L’accordo, che secondo Massimo Menna «rappresenta un valore per il Sistema Italia», dovrebbe concretizzarsi entro la fine di giugno. Gli investitori spagnoli però sono rimasti freddi: ieri alla Borsa di Madrid il titolo di Ebro ha perso lo 0,64%. AUTORITÀ PORTUALE DI SAVONA Via A. Gramsci 14, 17100 Savona – Tel. +3901985541 – Fax +39019827399 Pelati Antonino Russi Acquistato da una controllata della giapponese Mitsubishi Il 75% è andato agli spagnoli del gruppo Agroalimen Centimetri-LA STAMPA Il presidente Squinzi «Non è un destino ineluttabile, cambiare dipende da noi» Acquisita dalla francese Lactalis Il marchio è andato a un oligarca russo IL PRESIDENTE DELL’AUTORITÀ PORTUALE DI SAVONA Ricordato che Colacem s.p.a. è titolare, ai sensi dell’articolo 18 della legge 84/94, di concessione demaniale marittima con scadenza 17 luglio 2014 relativa a un terminal portuale sito nel Porto di Savona - Molo P. Boselli 16, nel quale è autorizzata ex art. 16 della legge 84/94 a svolgere operazioni portuali relative a carico, scarico, trasbordo, deposito, movimento, assistenza in genere di cereali, legumi, semi oleosi, farine di estrazione ed altri prodotti similari, anche per conto terzi, nonché ai prodotti cementizi e leganti idraulici RENDE NOTO che Colacem s.p.a. ha presentato istanza per il rinnovo e il rilascio della concessione demaniale del terminal portuale non acquisito allo Stato, munito di impianti di proprietà del terminalista, sito nel Porto di Savona - Molo P. Boselli 16 per ulteriori 20 anni o altro periodo che si ritenga congruo, con correlata autorizzazione ex articolo 16 per la movimentazione di prodotti cerealicoli in generale, cemento e leganti idraulici nonché allumina e prodotti similari. Si invitano tutti coloro che possano avervi interesse a presentare istanze e/o osservazioni ritenute opportune, che dovranno pervenire entro e non oltre il termine perentorio delle ore 18:00 del 26 giugno 2014. Trascorso tale termine, e riservata comunque ogni diversa e/o ulteriore valutazione da parte dell’Ente, si darà ulteriore corso alla pratica inerente l’istanza di cui sopra. Responsabile del procedimento è Paolo Canavese, Dirigente del Settore Gestione Territorio Portuale; Unità Organizzativa competente è l’Ufficio Demanio e Beni Patrimoniali, presso il quale - nei giorni di martedì e giovedì dalle 8.30 alle 12.30 - si può prendere visione delle suddetta istanza. Il presente avviso resta disponibile all’albo pretorio online dell’Autorità Portuale di Savona e dei Comuni di Savona, Vado Ligure, Bergeggi e Albissola Marina dal 5 giugno 2014 al 25 giugno 2014. Savona, 29 maggio 2014 IL PRESIDENTE Dott. Gian Luigi Miazza DUBAI SERVICES & SOLUTIONS Consulenze e servizi per privati e aziende SYCURA INTERNATIONAL Dubai – Lugano - Monaco Tel. +377640623770 www.sycurainternational.com [email protected] Questi e molti altri avvisi li puoi trovare anche su internet Consulta i siti www.legaleentieaste.it www.lastampa.it
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