Savona. Un istituto piccolo e chi dirige è capace di

Segreteria Regionale della Liguria
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Al Provveditorato regionale
Amministrazione Penitenziaria
Genova
Alla segreteria generale
SAPPe – Roma
Per conoscenza
Alla Direzione della
Casa Circondariale
SAVONA
N° 23/15_sr del 5.3.2015
Oggetto: C.C. Savona.
E’ inverosimile ma siamo nuovamente costretti a portare alla Sua attenzione e per
l’ennesima volta, episodi concreti e dimostrabili che negano la validità dei rapporti non solo sindacali
ma anche e soprattutto istituzionali tra il personale in divisa e la Direzione dell’istituto.
Nuovamente dobbiamo riportare alla Sua attenzione che la l’attuale Direzione preferisce
imprimere la propria volontà o l’improntare la gestione pubblica forse in maniera personalistica
discostandola da ciò che non preferisce, cioè il confronto sindacale nel quale è richiesto il rispetto e
l’applicazione delle regole. Infatti ci sono stati dei cambiamenti che hanno stravolto in negativo, e
non di poco, l’equilibrio lavorativo di chi presta servizio all’interno di questo Istituto.
Nello specifico è accaduto che:
1.
L’organizzazione del personale è precaria ed improvvisata ne è testimone gli orari effettuati in
alcuni momenti cioè dalle 22:00 alle 06:00 o dalle 18:00 alle 06:00;
2.
L’emanazioni di ordini di servizio che hanno modificato gli incarichi al personale avvenuti senza
alcun confronto sindacale;
3.
Disposizioni che limitano l’autonomia del Comandante allorquando formalmente dispone sulle
conferenze di servizio; materia di appannaggio del Comandante del reparto.
4.
Viene tollerata una mensa di servizio in condizioni disdicevoli che, a parere di chi ne è fruitore,
poco è associabile alle elementari norme igienico/sanitarie, e come mensa di servizio finanziata
con stanziamenti economici della Polizia Penitenziaria, dovrebbe essere gradita e trovare il
consenso degli aventi diritto, cosa che attualmente non accade.
5.
Nell’ufficio segreteria Agenti, dove il personale si reca per le proprie necessità, vi lavora solo
una Unità, e tenendo conto dell’esigenze di questa di ferie o riposi, spesso il personale si trova
a dover posticipare le proprie richieste per mancanza di personale presente.
6.
Ma c’è anche del paradossale quando la direzione (in missione) vieti al personale l’utilizzo di
alcuni parcheggi all’interno dell’Istituto o, forzando ordini di servizio e ben note disposizioni
dipartimentali, consenta che si possa accedere all’interno dell’istituto con i telefoni cellulari
privati o addirittura limiti ulteriormente i già risicati spazi, ad uso comune, per la creazione di
servizi igienici ad uso “personale” con impegno di danaro pubblico, quando a Savona
sicuramente necessiti di interventi strutturali a beneficio di chi garantisce presenza e sicurezza
24 ore al giorno e per 365 giorni l’anno.
7.
Sempre inerente all’episodio del recente ricovero di un detenuto, a riprova della
disorganizzazione che imperversa a Savona, segnaliamo che la traduzione per il ricovero del
detenuto è avvenuta senza alcuna indicazione da parte del Coordinatore del Nucleo, ovvero
senza sapere chi erano i nominativi della scorta, dell’autista, senza ordine di traduzione, con i
mezzi senza gasolio (spese di rifornimento sostenute dagli Agenti). Ricordiamo che la
particolare attenzione posta dagli uffici dipartimentali, i quali a seguito di attività ispettiva hanno
ritenuto indispensabile indire per i responsabili dei nuclei, specifici corsi di formazione, non
attecchisce in questo istituto.
Ma riteniamo indispensabile ritornare sull’argomento della prevenzione da malattie a rischio
contagio cui il personale è esposto, argomento al quale questa O.S. pone una delle sua priorità.
Se è vero che a Savona il detenuto, al suo ingresso in istituto, non subisce alcun controllo medico e
viene subito allocato insieme agli altri detenuti senza un eventuale isolamento per motivi sanitari in
attesa del previsto controllo medico, Le chiediamo come questo combaci con le norme di
salvaguardia per l’aspetto sanitario o in forma di omissione de:
A.
l’art. 11 O.P che inquadra la visita medica al “nuovo giunto”, funzionale all’efficacia di ogni
eventuale successivo intervento di carattere sanitario nei confronti del detenuto che
consente, appunto di "accertare eventuali malattie fisiche o psichiche", deve avvenire non
oltre il giorno successivo all’ingresso in istituto. Visita che dovrebbe servire, poi, per un
adeguato trattamento delle patologie riscontrate,
B.
l’art. 23 c. 2 O.P. per l’individuazione di eventuali situazioni rilevanti ai fini della
concessione del differimento dell’esecuzione della pena (sia in relazione alle esigenze
riguardanti l’intera comunità carceraria: proprio la tutela degli interessi collettivi, per
esempio, è alla base della disposizione che prescrive l’isolamento per i detenuti e gli
internati sospetti o riconosciuti affetti da malattie contagiose (già citato art. 11 O.P.).
C.
l’art. 33 O.P sempre al fine di evitare la diffusione di malattie contagiose, prevede la misura
igienico-sanitaria dell’isolamento continuo, prescritta appunto dal medico per ragioni
sanitarie e destinata a venir meno con la cessazione dello stato contagioso.
D.
l’art. 17 c. 9 O.P. infine recita: "In ogni istituto devono essere svolte con continuità attività
di medicina preventiva che rilevino, segnalino ed intervengano in merito alle situazioni che
possono favorire lo sviluppo di forme patologiche, comprese quelle collegabili alle
prolungate situazioni di inerzia o di riduzione del movimento e dell’attività fisica".
Attendiamo fiduciosi ad un riscontro a quanto riportato.
Distinti saluti
Il segretario regionale
Michele LORENZO